Per onore e gloria del Signore del Mattino eccomi a redigere gli appunti di questo viaggio. La pazienza è la virtù dei forti, dice il saggio, tuttavia immagino che per nessuno sia una virtù illimitata. Pensavo di esserne ben dotato, prima di questa missione, ma a quanto pare Lathander mi vuole spingere a misurarmi con i miei stessi limiti per andare oltre e diventare un uomo migliore.
Lo ringrazio per questo, ma è una prova davvero ardua.
Aethimir è diventato intollerabile. Ho sopportato che fino ad ora ci seguisse senza rendersi mai utile e nascondendosi ad ogni minimo rumore, ponendo la condizione implicita per cui continuasse a stagnare nella sua codardia in silenzio. Dall’avvistamento della porta insanguinata, tuttavia, il suo corpo ha perso anche quel minimo accenno di attributi che dovrebbero derivare dalla sua componente umana, tramutandosi a tutti gli effetti nell’incarnazione elfica del piagnisteo. “E’ pericoloso!”, “Scappiamo!”, “Torniamo a casa!”, “Moriremo tutti!” ed altre innumervoli variazioni sul tema sono stati il suo unico contributo alla causa da diverse ore. Mi rincuora il fatto che, evidentemente, questo strazio ha iniziato a dare sui nervi anche agli altri, Lord Ramphaer in primis. Quest’ultimo ha quindi deciso di congedarci dal mezzelfo, inviandolo al campo per effettuare la guardia ai cavalli. In sostituzione sarebbe arrivata una delle due guardie che avevamo lasciato fuori, cosa che a voler ben guardare io richiedevo dal principio.
Purtroppo in questa missione non c’è verso che qualcosa funzioni e vada per il verso giusto. Aethimir, giunto al campo, ha ritrovato solo resti mangiucchiati e carbonizzati di Masambe, Taman e dei nostri cavalli. Questa sconvolgente notizia ha gettato tutti noi in uno stato di profonda tristezza e preoccupazione, che nel mio caso specifico si struttura su più livelli. In primo luogo sono morte due persone a causa del male terribile che infesta questo luogo. Non le conoscevo e quindi non verserò lacrime, ma è sempre terribile quando la luce, per propagarsi tra le tenebre, richiede vite in sacrificio. In secondo luogo quanto successo dimostra che fuori dal complesso non si sia affatto al sicuro, quindi la nostra idea di tornare al campo per la notte potrebbe essere del tutto errata. Potremmo invece dormire nei cunicoli segreti che abbiamo scoperto diramarsi dal sotterraneo dell’edificio. Stando a come li abbiamo trovati, nessuno sembra esserci passato da tanto tempo, quindi potrebbero essere il posto più sicuro a disposizione. In ultima analisi, seppur con un filo di vergogna, non posso non ammettere di aver pensato che questa tragedia avrebbe potuto avere risvolti meno problematici se fosse avvenuta dopo che Aethimir avesse preso il posto di uno dei due defunti alla guardia del campo.
Ultime note: Malcer tra tutti sembra essere diventato il più propenso, dopo il sottoscritto, alla liberazione del luogo dal male e al donare ai defunti la pace eterna che loro spetta. Utilizzando la magia, ha letto una parte del libro che avevamo ritrovato, intitolato SKOPTSI, e pare parli di una pratica antica originaria del Thay che ipotizza la guarigione tramite l’amputazione delle parti infette del corpo. L’ipotesi del garzone è che Mark Stetenfield, ad un certo punto e non si sa bene per quale ragione, si sia votato a queste pratiche che l’hanno poi portato alla follia. Continuo a nutrire una certa diffidenza nei confronti di Malcer, ma questo sua atteggiamento mi è piaciuto. Pence invece è rimasto davvero sconvolto per la morte di Masambe e non sembra darsi pace. Non vorrei sbagliare, ma nelle sue parole di dolore ho colto rammarico per il fatto che al posto del malcapitato sarebbe dovuto esserci un certo Jurisk.
Come sempre, ecco la mappa con la descrizione delle aree esplorate.
Stanze 19-37: il grosso portone di metallo che conduce all’ala Est dell’edificio è stato aperto grazie ad una delle chiavi ritrovate nello studio di Mark Stetenfield. Il corridoio che ne segue affaccia su 19 celle che, stando ai resti ritrovati, costituivano la sezione femminile della struttura di ricovero. Non c’è nulla da segnalare in merito a queste aree se non la presenza di una rampa di scale che sale al piano superiore e una botola lungo il corridoio, che porta direttamente al cumulo di ossa animate che abbiamo fronteggiato nella stanza S5. Note: 1) dal piano superiore proveniva un canto sinistro. 2) cadere nella botola è piuttosto pericoloso e doloroso.
Stanza 38: è una grossa stanza, che una volta aveva ruolo di asilo per i neonati e gli infanti della struttura. Appena fatto il nostro ingresso, abbiamo assistito ad una scena tremenda. Fantasmi di alcuni bambini giravano in tondo sopra una culla, marcata con la lettera A. Il fantasma della bimba a cui apparteneva la culla è comparso di lì a poco. Morta all’età di circa tre anni, alla bambina furono mozzati i piedi. Pensando di donarle la pace eterna ho provato a colpire la bambina con il martello sacro, ma questa si è dissolta. Gli altri fantasmi della stanza, al mio gesto, hanno generato un grido tremendo che ha gettato molti di noi nel panico più cieco. Malcer, che ha resistito all’incantamento, ha poi cercato notizie di questa A nello schedario dell’istituto, presso la stanza 6, ma non ha trovato nulla.
Stanze 39-52 e 54-55: anche l’altro portone di metallo si è aperto con le chiavi del dr. Stetenfield. Come facile immaginare, l’ala Ovest era quella maschile che a differenza di quella femminile si sviluppa su due piani di celle. Il secondo livello è accessibile tramite una scala, ma abbiamo deciso di non visitarlo, per il momento. Al nostro ingresso nel corridoio abbiamo nuovamente assistito ad una scena tra fantasmi, come quelle avvenute nelle stanze sotterranee. Il dialogo vedeva protagonisti il dr. Renald Stetenfield ed il figlio Mark, bambino:
RS: “Lo capisci vero, Mark? Per lui sarà meglio qui. In questo modo non potrà farsi del male, o farne ancora a te…”
MS: “Sì papà.”
A quel punto, dalla cella 41 è uscita la mano di un fantasma ed una voce:
“Papà non lasciarmi qui… faccio il bravo…”
Finita l’apparizione, nella cella 41 non abbiamo rinvenuto nulla di rilevante.
Stanza 53: questa cella si differenzia dalle altre per la presenza, su tutte le pareti, di una quantità abnorme di scritte incise nel muro. Tra le tante, le uniche decifrabili riportano la frase “Il tabù è tabù” e le parole “Succor Beloth”, che so riferirsi a nefaste entità demoniache. In un angolo della stanza si trova una porzione di muro completamente non scalfita dai danni dell’incendio. Incisa su quel muro, c’è la figura di un essere umanoide dalle lunghe orecchie d’asino. Di fronte alla rappresentazione, lo scheletro di un uomo accovacciato le cui ossa del bacino riportano segni di graffi causati dalle sue stesse unghie. Non avevo mai visto nulla di più tremendo e macabro.
Nella stanza fa immediatamente la sua comparsa un nuovo fantasma che però si dimostra subito amichevole e volenteroso ad interagire. Avendo capito che non è attaccandoli che li libererò da questa condizione, mi sono prestato ad ascoltare quanto avesse da raccontare. Si tratta del fantasma di Padre Lias, un confratello di Lathander che operava in questo posto prima dell’incendio. Ci racconta che la rivolta nell’ospedale fu guidata da un gruppo di pazienti noti come “i figli del manicomio” e ci conferma che il fratello di Mark, Luc Stetenfield, era effettivamente tra i pazienti. La cella in cui ci troviamo apparteneva ad un certo Ikam Vaas, un viandante adoratore di demoni. Stando a quanto sostiene Padre Lias, se troveremo Ikam e sapremo donargli la pace, scacceremo il male da Havertold. Secondo i miei compagni, è probabile che anche l’artefatto che stanno cercando fu portato qui da questo tizio. Il che mi fa pensare non sia certamente qualcosa da lasciare nelle mani sbagliate.
Stanza 56: si tratta delle celle di isolamento. Non c’è nulla da segnalare, se non l’essere stati nuovamente attaccati da delle ombre. Con questa stanza abbiamo completato l’ispezione del primo piano. Ora dobbiamo salire.