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Perù – Luglio 2024

Dopo averci provato l’anno scorso ed essere stati sconfitti da una situazione politico/sociale non proprio serena, quest’anno siamo tornati alla carica e siamo riusciti, finalmente, ad andare in Perù.
Rispetto al 2023 però, già in fase di preventivo ci siamo trovati di fronte ad un notevole incremento di spesa, dovuto in larga parte dall’impennata dei prezzi dei voli aerei. Non volendo però rinunciare di nuovo a questo sogno, abbiamo fatto due conti nel tentativo di renderlo comunque possibile e alla fine, anche grazie ad un aiuto, ce l’abbiamo fatta. L’aiuto è arrivato dalla mia azienda, che per i 10 anni di impiego offre ai dipendenti un bonus cash utilizzabile però unicamente per il rimborso di spese di viaggio, ma anche con quello è stato necessario riarrangiare un pochino il giro che avevamo in testa, accorciandolo di due o tre giorni. La scelta è stata quella di rinunciare al canyon del Colca e ai suoi condor e, devo dire, è una rinuncia davvero sofferta. Come diceva mia nonna però: “putost che nient l’è mei putost” e quindi amen, ce ne siamo fatti una ragione. Le altre cose che non abbiamo fatto invece sono state tutte scelte nostre:
– Le montagne arcobaleno coi loro 5000m sul livello del mare ci sono sembrate troppo hardcore per i bambini
Nazca non ci è mai risultata interessante
– L’amazzonia ha il problema degli insetti, un po’ per la questione Dengue/Malaria, un po’ perchè sono aracnofobico.
– Il deserto e l’oasi di Huacachina richiedevano uno spostamento molto/troppo grosso da gestire.
Il Perù è un paese grande, ma in generale quando si viaggia c’è sempre qualche rinuncia da fare e quindi noi abbiamo fatto le nostre nell’ottica di dare spazio alle priorità e lasciare indietro quello che può dare la scusa, un domani, per ritornare.

La Polly, Olly e Giò a Lima Per organizzare questo viaggio siamo tornati a contattare l’agenzia con cui avevamo allacciato rapporti lo scorso anno, ovvero HTS Viaggi, che è la collaboratrice italiana di Perù Etico, una piccola travel agency peruviana gestita da italiani che vivono lì. La scelta di andare tramite agenzia l’avevamo già fatta lo scorso anno, quando abbiamo iniziato a valutare il Perù come destinazione. Per noi è stata la prima volta in sud America e abbiamo pensato che il fai da te non fosse una scelta percorribile, specie con i bambini. Volevamo però qualcuno che ci assistesse in modo specifico e non si limitasse ad infilarci dentro un tour pre-confezionato. Non per una questione di esclusività, che non è una roba che ci interessa, ma principalmente perchè portare in giro due bambini necessita già di un lavoro certosino di incastro dei ritmi di viaggio tra noi quattro, senza doverci mettere anche altre persone con esigenze magri molto diverse dalle nostre. Quello che abbiamo scoperto poi, durante il viaggio, è che Perù Etico lavora davvero come suggerisce il suo nome, permettendo al viaggiatore di entrare in contatto con la cultura locale, anche in modo profondo, ma sempre in punta di piedi ed evitando gli artefatti gioco forza generati dal turismo di massa. Il tutto affiancato da un supporto e dialogo continuo con il viaggiatore (senza essere invadenti), per supportare qualsiasi necessità e superare eventuali imprevisti che possono capitare. Non ho viaggiato spesso con agenzie, ma è per distacco quella con cui mi sono trovato meglio in vita mia, insieme ovviamente ad HTS, che ha lo stesso tipo di approccio per quanto concerne tutta la gestione pre-partenza. Oltre alla gestione del viaggio, Perù Etico ci ha fornito due guide eccezionali, che hanno fatto quel passo in più per coinvolgere i bambini nel modo migliore, con un’attenzione affatto scontata: la guida avrebbe tutto il diritto di fare la guida e lasciare a chi si porta i figli l’onere di doverli gestire e coinvolgere.
Se a qualcuno, leggendo questa guida, venisse voglia di andare in Perù non posso che stra-consigliare entrambe le agenzie.

Giò e Olly a Machu PicchuAndiamo ora alle questioni più pratiche, prima di chiudere con la consueta descrizione dell’itinerario.
Per il volo ci siamo affidati all’accoppiata Iberia/Latam e, devo dire, poche volte abbiamo volato così bene. Sul lungo raggio abbiamo trovato con entrambe le compagnie aerei nuovi con buono spazio vitale, buon intrattenimento a bordo, grande gentilezza del personale e cibo per una volta oltre il mangiabile. Volo troppo poco per considerare le mie esperienze statisticamente significative, tuttavia è l’ennesima volta in cui il “There’s no better way to flight” di Lufthansa (suca) viene sbugiardato malissimo. L’alternativa che avevamo trovato sarebbe stata Air Europa, con cui il costo totale dei voli si sarebbe abbattuto di quasi 1000 euro. Io non ci ho mai volato, ma leggendone in giro mi sono fatto l’idea sia una sorta di Ryan Air intercontinentale e non me la sono sentita di volare 12 ore in quelle condizioni. Potendolo fare, ho optato per la soluzione più cara sperando fosse anche valida. Fortunatamente lo è stata.
La mia idea iniziale sarebbe stata di fare un fly&drive, ma sono stato persuaso a rinunciarci da moglie e agenzia. Una volta tornato, ammetto che sarebbe stata un’idea del cazzo. Moltissime tratte di montagna sono sterrate e prive di segnaletica (e di guard rail), cosa di per sè complessa per chi non conosce il posto, ma che diventa inapprocciabile se ci si aggiunge la necessità di gestire sensi unici alternati che si risolvono a chi suona di più il clacson. Quello però è niente rispetto alla situazione cittadina, dove ho vissuto la realtà più prossima all’anarchia di tutta la mia vita da patentato. Segnaletica, semafori, attraversamenti: non ci sono regole e non sarei mai riuscito a districarmici senza fare qualche danno. Molto meglio spostarsi con autisti locali, che siano taxi, guide o bus pubblici. Ho visto fare cose ai bus che, stando ai vaghi ricordi di fisica che mi porto dal liceo, non dovrebbero essere possibili.
Ultima nota di questo infinito preambolo, come sempre, la dedichiamo alle possibili criticità che riguardano i bambini, ma non solo. La prima, ovviamente, è l’altitudine. Tolte le 24 ore passate a Lima, tutto il nostro viaggio si è svolto tra i 2000 e i 4000 metri sul livello del mare. Avendo noi preso un volo interno per raggiungere Cuzco da Lima (l’alternativa sono 20 ore e passa di auto), siamo arrivati in quota di botto. Forse ha aiutato il fatto che quest’anno mi sono rimesso un po’ in forma e mi sono allenato, ma tolto qualche leggero capogiro appena sceso dall’aereo e un fiatone più intenso del normale ad ogni minima rampa di scale, non ho avuto particolari problemi. Mia moglie ha accusato un po’ di più, ma sempre in termini ultra gestibili di stanchezza e fiato corto. Visti da fuori, i bambini non sembra se ne siano neanche accorti e non hanno lamentato nessun sintomo. Certo, noi ci siamo evitati tutti i trekking più hardcore, ma abbiamo comunque fatto tra i 10K e i 20K passi al giorno senza problemi. Nessuno di noi ha masticato le foglie di coca, ma sia io che Giorgio ci sparavamo due Mate de coca al giorno, più che altro perchè ci piaceva e tutti gli alberghi lo danno via free.
Lato clima, è essenzialmente come andare in Islanda con l’enorme vantaggio che non piove mai (o quantomeno non dovrebbe, durante quella che per noi è l’estate). Al sole fa caldo, all’ombra serve la felpina, mattino e sera è meglio avere un bel pile e una giacchetta da metterci sopra. Cappellino e sciarpetta necessari, guanti non così tanto. Vestendosi “a cipolla” si va ovunque senza problemi. Il limite al massimo è l’ingombro per le valigie se si è tra quelli che hanno la necessità di essere sempre vestiti puliti ed impeccabili, ma non si fidano a lavare le cose in loco. Ecco, noi non siamo così, quindi zero problemi.
Dulcis in fundo, parliamo del cibo. In Perù si mangia molto bene e si spende mediamente poco. Le porzioni sono molto abbondanti. Si trova tutto: carne, pesce (sulle Ande tantissima trota), riso, patate e cereali vari. Comunissime la pasta e la pizza (che è sorta di tortillas condita, ma è molto più mangiabile della pizza USA) e almeno in ogni città ci sono posti vegani/vegetariani in cui anche noi onnivori abbiamo mangiato con soddisfazione. Questa cosa è la prima volta che la noto così forte, per quel che vale. Certo, tocca scendere a patti con il loro uso delle spezie, ma il piccante è raro e molto delicato, mentre l’uso dell’odioso cilantro drasticamente contenuto rispetto a Messico e Guatemala (almeno nella mia esperienza). Importante: noi siamo stati super attenti al discorso verdura fresca e acqua del rubinetto, ma l’impressione è che le condizioni igieniche siano molto buone. Forse è uno dei lasciti positivi del COVID, ma anche quando mi è capitato di sgarrare non ho avuto conseguenze intestinali e capitava spesso che nei menù venisse indicato specificamente che frutta e verdura erano sanificati, in ristoranti dove una main course costava 30 soles (7 euro), quindi non propriamente da Cannavacciuolo.
Ah ecco, i soles. La moneta locale valeva, durante il nostro soggiorno, circa 0,25 euro. Avevamo con noi dei dollari, ma non ci sono praticamente serviti. Tutte le attività commerciali propriamente dette prendevano le carte di credito e tutto ciò che era “street market” lo pagavamo con la moneta locale prelevata comodamente al bancomat.
Last, but not least: questione sanitaria. Al netto della consueta, imprescindibile, assicurazione, quest’anno prima di partire abbiamo chiesto un consulto al centro vaccinale per sapere quali vaccinazioni fosse meglio fare prima del viaggio. Il nostro itinerario è tutto malaria free, ma c’è la questione Dengue da considerare. Nella stagione in cui siamo andati noi però di zanzare non ne abbiamo trovate praticamente da nessuna parte. E’ stata comunque occasione per fare il richiamo dell’antitetanica per noi adulti e per fare vaccinazione per tifo e epatite A a tutta la famiglia. Non mi è ancora chiaro perchè ci han fatto pure la Febbre Gialla, ma col fatto che vale per tutta la vita e che ce la passava l’assicurazione del lavoro, non me la sono sentita di protestare. Prima o poi tornerà utile, magari.

La Polly sul cammino Inka Intro finita, andiamo al tour.
Il nostro volo è partito alle 00:00 da Madrid per atterrare a Lima alle 5:00 del mattino. Come suggerito dall’agenzia, abbiamo preso una stanza con early check in in modo da poterci appoggiare fin da subito ad una sistemazione per riprenderci, darci una sistemata e coprirci, prima di andare alla scoperta di Lima in mattinata. Piacevole sorpresa, l’hotel (senza infamia e senza lode per il resto) ci ha fatto fare colazione anche all’arrivo, senza costi aggiuntivi, nonostante noi avessimo inclusa solo la colazione del giorno seguente. L’accordo con il nostro autista prevedeva pick-up in hotel alle 10, visita libera del centro storico fino alle 13 e poi rientro in hotel. Due ore per girare il centro sono un po’ tirate, volendo vedere tutto, ma la prima è anche una giornata in cui è facile strafare per via del carico di stanchezza sul groppone. Noi abbiamo solo evitato di farci riportare in hotel e farci invece lasciare ad un ristorante circa 2km da lì. Così ci siamo sparati un ceviche (buono, ma non mi ha spostato: 6.5) e siamo tornati a piedi facendoci un bel pezzo di lungomare, che devo dire è molto bello anche se la visibilità oltre la costa era nulla o quasi.
Il giorno seguente siamo subito ripartiti per Cusco, dove ci siamo presi un giorno libero per adattarci all’altitudine. Cusco è una cittadina meravigliosa, dove siamo stati in totale 5 giorni, anche se spezzati, in un hotel molto carino. Il secondo giorno lo abbiamo usato per visitare la città e le prime rovine Inca che la circondano, che però non sono nulla di che se paragonate a quel che si vede dopo. Al terzo giorno io ero comunque ormai completamente in balia dell’atmosfera sudamericana di festa continua, coi suoi pro ed i suoi contro: la seconda notte, intorno alle 4:00 e dopo 3 ore di botti e petardi, sotto la nostra finestra è passata LA BANDA. True story. D’altra parte, eravamo nell’intorno della Festa dell’Indipendenza, che abbiamo scoperto essere davvero molto sentita.
Il giorno successivo siamo partiti di buon mattino alla scoperta della Valle Sacra in un itinerario che parte da Chinchero e arriva a Ollantaytambo. Chinchero è un centro bellissimo e suggestivo, dove abbiamo avuto la fortuna di incrociare un matrimonio locale che ha aggiunto festa alla festa. Poi siamo passati all’area di Maras, che è più o meno come immagino la pampa argentina e che ospita una salina molto caratteristica ed interessante da visitare. In seguito siamo stati a vedere i famosi terrazzamenti tondi di Moray prima di arrivare appunto a Ollantaytambo, una cittadina meravigliosa con un sito archeologico meraviglioso. Da qui, con solo uno zaino col minimo indispensabile, è partita la nostra spedizione per Machu Picchu.
Ci sono un monte di modi per arrivare al sito archeologico più noto e famoso del Perù, noi per ovvie ragioni di tempo e prole, abbiamo scelto il più “comodo”. Da Ollantaytambo abbiamo preso un treno panoramico per Aguas Calientes, dove siamo arrivati in serata giusto in tempo per dormire. Sarebbe stato possibile utilizzare anche un treno locale, che con ogni probabilità sarebbe costato meno (non ho verificato i prezzi), ma la soluzione coi vagoni aperti che permettono le fotografie ci è piaciuta molto. Inoltre, nelle carrozze “panoramiche”, un piccolo complessino suonava musica locale e i turisti, perloppiù sudamericani, ballavano tenendo costantemente viva l’atmosfera festaiola. E’ stato molto bello. Aguas Calientes è probabilmente uno dei posti più turistici dove siamo stati e lo si nota soprattutto dai prezzi del cibo. In qualità di tappa obbligatoria per la salita a Machu Picchu non può essere altrimenti, ma fa specie sapere che fino a 100 anni fa era un villaggio sconosciuto in mezzo all’amazzonia. All’alba del giorno dopo abbiamo finalmente preso il bus per salire al sito archeologico. Il bus di suo è un’esperienza magica (kind of), ma arrivati su ci si trova al cospetto di una cosa davvero sensazionale. Un pochino nella vita ho girato, ma un luogo che lasci completamente senza fiato come quello mi era capitato poche volte. Indescrivibile.

Manq nel lago TitikakaFinita la visita, che nella sua versione più mild richiede comunque almeno una mezza giornata, siamo rientrati con lo stesso treno del giorno precedente su Ollantaytambo dove abbiamo soggiornato nel mio hotel preferito di tutto il viaggio. Camera bella, una bella doccia potente, ed una colazione semplicemente meravigliosa. Qui è iniziata la parte di viaggio a più stretto contatto con la cultura peruviana.
Sulla via del rientro per Cusco, infatti, siamo stati ospiti della prima comunità locale, quella tessile di Patacancha. Abbiamo letto e ci siamo confrontati con altri viaggiatori: le comunità tessili nell’intorno di Cusco sono molte, ma tantissime si sono ormai convertite in centri turistici che poco hanno a che fare con la realtà locale. Patacancha, al momento, non è ancora così e lo si capisce immediatamente: c’eravamo solo noi, non accettavano altro che contante locale, non parlavano altro che quechua. Più avanti nel viaggio abbiamo visto realtà teoricamente analoghe, che però analoghe non erano, e una certa esperienza di viaggio le differenze te le fa percepire. Siamo stati loro ospiti per una giornata, vestendo i loro abiti, mangiando con loro pollo e patate cotte nella terra (con tanti saluti al diktat della Polly per l’attenzione alimentare) e facendoci mostrare come viene lavorata la lana dei loro alpaca. Un’esperienza fortissima a livello umano, per noi e per i bambini, che è rimasta come una delle più belle del viaggio.
Da qui, siamo tornati su Cusco dove il giorno seguente abbiamo fatto un pezzo (prevalentemente in discesa) del famoso Cammino Inca. Una bellissima passeggiata di oltre 8 km che mi aspettavo in altura e che invece si è rivelata un trekking nella giungla, divertentissimo ed avventurosissimo per i bambini, tra cascate e ponticelli sospesi.
E così siamo arrivati all’ultimo giorno a Cusco, che è stato essenzialmente un giorno di riposo. In programma ci siamo messi solo la visita al museo del cioccolato, con annesso laboratorio di cioccolateria. Una cosina più che altro per occupare due ore coi bambini nel pomeriggio e che da soli non avremmo certamente fatto, ma che è stata comunque bella e divertente (oltre che golosa). Resto della giornata dedicato appunto al riposo e all’acquisto di qualche regalino da portare a casa.
La partenza da Cusco alla volta di Puno richiede un transfer di 7 ore di pullman. Noi abbiamo preso uno di quelli “turistici” che di ore ce ne mette 10 facendo soste ripetute che spezzano il tragitto in tronconi di un’ora e mezza circa. Si sta con altri turisti, le soste non sono imperdibili (ad eccezione di quella sul passo Les Desea (?) a 4335m sul livello del mare: paesaggio pazzesco), ma credo sia l’unico modo sensato per farsi la vasca. Ci sono tante compagnie che lo fanno, noi siamo andati con questa.
Puno non è questo centro imperdibile (un po’ come il nostro albergo, e sto usando toni fin troppo gentili), ma è cruciale per la visita a cui più tenevo io, ovvero quella al lago Titikaka. Anche in questo caso Perù Etico ci ha permesso di fare un’esperienza diversa da quella che fanno praticamente tutti i viaggiatori, ovvero restare ospiti di una famiglia sull’isola di Taquile. Vi spiego come funziona e perchè è così diversa.
Un po’ come per arrivare a Puno, anche per arrivare a Taquile si deve sfruttare una delle barche che offrono la visita in giornata sul lago. La barca ospita circa 50 persone e prima di arrivare a Taquile fa sosta a Uros. Lì si trova una comunità tessile che viene visitata ogni giorno da centinaia di turisti, dove le donne locali (imbeccate dalle guide) ti cantano Volare e Vamos a la playa senza avere la minima idea di quello che stanno dicendo, nella speranza di raccimolare qualche mancia (che ho dato anche io, ovviamente, ma non sta lì il punto). Spero non risulti un paragone offensivo, non vuole esserlo, ma fa l’effetto di vedere animali allo zoo ed è, personalmente, molto triste. Arrivati a Taquile noi, unici della nostra barca, abbiamo lasciato il gruppo per incontrare la famiglia che ci avrebbe ospitato per la notte in loco. Ed è una situazione completamente diversa. Questa famiglia ci ha ospitati per la notte, con loro abbiamo condiviso il tavolo per tre pasti, mangiando quello che mangiavano loro (Giorgio è uscito di testa per la zuppa di quinoa) e vivendo la realtà dell’isola per come ce l’hanno mostrata loro. Dopo la ripartenza delle barche e prima dell’arrivo di quelle del giorno seguente abbiamo esplorato l’isola e persone che facessero la nostra stessa esperienza ne abbiamo incontrate 5. Non lo so, magari è una visione mia, ma per me viaggiare è questa cosa qui.

Queste guide/report dei viaggi mi vengono sempre lunghissime, ma questo giro probabilmente ho sbrodolato più del solito. Il motivo però è che questo viaggio in Perù è stato, forse, il più bello della mia vita e certamente uno di quelli che ha entusiasmato di più tutti e quattro, in modo trasversale anche se, ovviamente, per motivi diversi. E, finalmente, credo non ci sia altro da aggiungere.


Team:
Giò, Manq, Olly e la Polly
Durata: 14 giorni
Km percorsi: 1.700 indicativamente, tratte aeree escluse.
Mezzo di locomozione: Minivan, bus, treni e barche.
Spesa: 3.500 euro circa a persona
Sponsor*: Cerveza Cusqueña e Mate de coca.

VALUTAZIONE:
5-stelle

*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai (tranne appunto la mia azienda in questo caso, per i miei 10 anni di onorato servizio.)