Mi dedico delle attenzioni, ogni tanto.
Oggi mi sono dato al risanamento del mio ego ferito come solitamente fanno le donne.
Shopping e pianificazione del prossimo futuro.
Avevo bisogno di sentirmi ancora attraente?
No. Avevo bisogno di un giubbetto primaverile. Sabato son passato di fronte a Treesse (quello delle origini, quello in viale Monza) e son rimasto folgorato da un giubbettino di cotone corto e nero che più tamarro non si può.
Oggi sono uscito dal lavoro alle 18.46 e son volato ad acquistarlo.
Mi son preso pure una cintura. Dopo averne spaccate due in meno di una settimana e aver constatato di aver necessità di stringere la terza rimasta di almeno 8 centimetri (il frigo costantemente vuoto paga) era una scelta forzata.
Entrambi gli oggettini che ora militano nel mio guardaroba sono targati Atticus.
Atticus è il meglio, per quel che mi riguarda.
E poi “l’uccello morto”, per dirla come la direbbe il Theo, ha un non so che di metaforico oggigiorno.
Riguardo la pianificazione del mio futuro non ho fatto granchè, in realtà.
Ho solo deciso che andrò a Cuba a Luglio.
Definitivamente.
Ancora da chiarire sono invece la composizione della squadra, l’esatto periodo e l’itinerario, ma queste son cose che contano meno.
L’importante era decidere di partire e io ho deciso.
Vediamo quanti consensi riuscirò a tirar su.
Intanto, come primo step, ho chiesto a Lale se mi recupera in quel di Boston una guida Frommer dell’isola. Mi sono innamorato delle guide Frommer a New York, solo che non è possibile trovarle in Italia, nè acquistarle on-line dall’Europa e quindi l’ultima speranza è la fanciulla di Busto.
Io credo in lei.
Direi che posso pure andarmene a letto.
Anzi no, devo fare i compiti. Oggi ho iniziato il corso di inglese e Susan ci ha detto di scrivere qualche frase tutti i giorni. Una sorta di diario volto ad allenare la mente a pensare e scrivere nella lingua di albione.
Non è un’idea così orribile, dopo tutto.
Credo parlerò del mio nuovo giubbetto.