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H’S’P will conquer the radio!

Io, al mattino, ascolto Tutto Esaurito su radio 105.
Tutto esaurito è il mio programma preferito.
Venerdì dopo aver sentito l’ennesima puntata del Marco Galli’s Factor, mi sono detto: “Beh, in mezzo a sti cretini potremmo fare anche noi bella figura.”.
Arrivato in ufficio, ho inviato “Sombrero” al programma.
Più che altro per ridere.
Ci hanno scelti.
Mi contatteranno per farmi presentare il pezzo prima di mandarlo.
Assurdo.
Prima in TV, poi in radio.
Tutto senza saper suonare e proponendo un prodotto di una demenza difficilmente eguagliabile.
Siamo dei fighi.

E’ fatta.

I Finch sono dei fighi.
Ok, lo so, ho iniziato così anche il post sugli Underoath.
Probabilmente non ho la stoffa per fare il “blogger che ne sa”.
Tuttavia i Finch sono assolutamente dei fighi e non c’è altro modo per iniziare a parlare di loro se non riconoscerlo.
Io li ho sempre amati.
“What it is to burn”, il loro primo disco, è stato prodotto da Mark Trombino e vede la partecipazione alle voci di Daryl Palumbo. Non dovrebbe essere nemmeno necessario aggiungere altro.
In quel disco ci sono solo pezzi belli, dal primo all’ultimo.
Ci sono perle come “Ender”, “Untitled”, “Three Simple Words”, “What it is to burn” e la devastante “Project Mayhem”.
E poi c’è “Letters to you”.
Quanto ho amato e amo tutt’oggi quella canzone è indescrivibile.
La adoro persino in chiave acustica.
In conclusione “What it is to burn” lo considero un disco della madonna.
Due o tre anni dopo è uscito “Say hallo to sunshine”.
Dopo averlo sentito la prima volta, scrissi questo post.
Oltre a trattarsi di uno dei peggiori post da me scritti e ad essere stato steso dopo aver visto uno, se non il concerto più pacco di sempre, quello linkato nella precedente frase è un esempio di come i giudizi andrebbero ponderati e non gettati d’impulso.
Ci ho messo più di un anno ad apprezzare “Say hallo to sunshine”.
Oggi forse lo ritengo addirittura più bello del predecessore.
E’ vero, non ci sono più i pezzi accattivanti e canterecci degli inizi, però le melodie ci sono eccome e sono devastanti, se uno ha la pazienza di metabolizzarle.
Con il secondo disco i Finch diventano in assoluto la versione figa dei Deftones.
Non mi pare certamente poco.
Anyway dopo l’uscita di quel disco i cinque sarebbero dovuti passare per l’Italia, precisamente a Torino.
Ai tempi, non amando il disco che stavano promuovendo con il tour, ero in dubbio se adare o no. Dubbio che avevo sciolto a poche settimane dall’evento, propendendo per il sì.
La data, neanche a dirlo, saltò.
Qualche mese più tardi, oltretutto, il gruppo decise di sciogliersi.
Questa primavera tuttavia, la band ha deciso di tornare insieme e di fare un tour negli Usa. La cosa è andata abbastanza bene, evidentemente, perchè i Finch hanno deciso di pubblicare un EP intitolato fantasiosamente proprio “Finch” e di continuare ad andare in tour.
Questa volta decidono pure di espatriare.
Europa.
Italia?
Ovviamente no. Però piazzano abbondanti date nel Regno Unito, tra cui una a Londra il 25 Novembre.
Fatti due conti, ho preso ferie, biglietto aereo e biglietto del concerto.
Se non succede nulla di eclatante, sarò ad Astoria a sentirli suonare dal vivo.
Su “Ender” credo piangerò.
Su “Letters to you” sicuramente piangerò.
Non vedo l’ora.
Sarà la prima volta in cui riesco ad andare ad un concerto fuori dai confini nazionali.
Chiudo con un commento al nuovo EP.
Sono quattro tracce. Le due centrali non mi paiono degne di nota, ma la prima e l’ultima sono dei gran pezzi.
“Daylight” soprattutto.

Google Hit List [Ottobre 2008]

Prima di prepararmi per l’appuntamento con l’Accappatoio Party mi prendo qualche minuto per la consueta classifica delle googleate.
La prima di questo mese è assurda, le altre direi bruttine.
Nei prossimi giorni spero di riuscire a prendermi una paginetta per parlare del primo viaggio/concerto che farò fuori dai confini italiani.
Per le prime indiscrezioni c’è la sezione musica del menu.
Ora vado a lavarmi.
Dopo la doccia metterò, come sempre, l’accappatoio.
La differenza è che lo terrò per tutta la sera.
Figata.
A volte mi chiedo perchè sia così difficile coinvolgere il prossimo in attività potenzialmente divertenti.
Ho capito che c’è il rischio di incappare in un flop, ma credo sia sempre meglio che andare a bere la solita birra nel solito posto tristezza.
Per carità, non siamo fatti tutti nello stesso modo, però se penso che non abbiamo ancora trent’anni un po’ la cosa mi rattrista.
Solo un poco.
Ognuno è libero di fare ciò che vuole e ho smesso di prendermela da tempo per queste cose.
Più o meno da quando ho capito di poterle fare anche da solo e di potermi divertire uguale.
Sta sera poi, non sarò nemmeno solo, quindi non so perchè mi son perso via con sto discorso.
E’ stata solo una riflessione estemporanea.
Vado, che è tardi.

1 – ostico, lottare. sfacelo m’assale, gonfia fiumana. oceano cieco, pozzo nero di pena m’accerchia senza spiragli. non esiste approdo
2 – alle signore piace cazzo giovane
3 – san remo
4 – “costruire uno scolapiatti”
5 – racconti infermiera e dottore
6 – feisbuc
7 – mi sono aperto il pollice
8 – occupare la parete sopra il letto
9 – chris martin si droga
10 – è corretto dire anticlericalista

Nota: aggiornata la sezione “musica”

L’unica cosa che dirò sulla questione scuola/Gelmini

Pubblico uno stralcio del discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 Febbraio 1950.
C’è di che riflettere.

“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasfornare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.”

I sogni son desideri

Ho realizzato uno dei miei sogni.
Mi sono comprato il LEGO della miniera dei nani (si dice così, non la miniera dei nani della LEGO).
Sta sera me la sono montata tutta, ho finito alla una passata, ma ne è valsa assolutamente la pena.
E’ bellissima.
Innanzi tutto sono rimasto sopreso dal fatto che fosse proprio tutta da montare. Avevo sentito dire che ultimamente la LEGO era scaduta facendo costruzioni composte di macropezzi che si incastrano insieme in cinque minuti.
Non è così.
Non l’ho trovata affatto diversa da quelle che potevano essere le ultime produzioni LEGO con cui ho giocato da bambino, ovvero il LEGO dei pirati, il castello, la Banda del Lupo, o il LEGO dello spazio (anche in questo caso, si chiamano così).
Oltretutto ho avuto modo di apprezzare una certa dovizia e ricercatezza nei particolari che mi hanno felicemente sorpreso.
Insomma, il LEGO non delude mai.
Ora che l’ho montata penso la lascerò in salotto, di fianco a Patrick, a mostrarsi in tutto il suo splendore.
Ero talmente fiero del mio acquisto che mi sono scattato un sacco di foto, mentre realizzavo l’opera e a montaggio ultimato.
Ancora adesso ho un sorriso stampato in faccia che vale più di mille parole.
Il LEGO è la cosa più bella che l’uomo abbia creato.
Il LEGO dei nani è una chicca che uno come me, che i LEGO li ha avuti tutti e che ci ha giocato fino a quando i suoi genitori non glieli hanno dati via, non poteva lasciarsi scappare.
Ora vado a letto, che son stravolto e domani lavoro.
Chiudo con una delle foto che ho scattato all’opera.
Che figata!
*Arturo il fabbro, il più forte tra i nani al servizio di Re Bud.
Infatti mena come un fabbro.
A tempo perso forgia armi ed armature utili a sfogare la sua innata violenza.

Io non penso che tu sia un pirla

Ho aggiornato la mia agenda concerti.
La lista con gli eventi cui Manq difficilmente mancherà è, come al solito, nella sezione musica.
Questo è il motivo principale che mi porta a scrivere una paginetta.
Non ho molto da dire, infatti.
La mia vita lavorativa procede a stento, ma comunque meglio di quanto avesse fatto il mese scorso.
La mia vita extralavorativa, al momento, spacca.
E’ esattamente come la vorrei e questa è una cosa figa, che credo di poter affermare non mi sia mai capitata prima.
Non essendo io mai stato particolarmente incline a scrivere lunghi post riguardo la mia “felicità” viene da se che i contenuti di questa pagina necessitino di un qualche incremento.
La cosa si risolverebbe in un niente usando il solito trucchetto di tre step:
1- Aprire Repubblica.it
2- Leggere cosa ha detto oggi il papa
3- Inveire.
Oggi però non ne ho voglia (nonostante i primi due step porterebbero ad un terzo particolamrmente prolisso, visto che oggi il santo padre s’è occupato di malati incurabili).
Non mi va di essere ripetitivo e non voglio trasformare questo sito nel manifesto di un anticlericale.
Cazzo, spero non lo sia già diventato.
Panico.
Vabbè, tiriamo avanti e vediamo di uscirne con delle frivolezze.
Potrei ad esempio parlare di calcio. E’ un bel po’ che non parlo dello sport nazionale, effettivamente, e qualcosa da dire ce l’avrei anche.
Io amo Josè Mourinho.
Sul serio, da quando è approdato in Italia non mi perdo mezza dichiarazione, le trovo tutte decisamente geniali.
Ovviamente spero non vinca nulla, però non posso negare di essere un suo grandissimo ammiratore.
Ironico, sprezzante, arrogante, autocelebrativo e cattivo.
In una parola: idolo.
Ovviamente parlo del personaggio Josè Mourinho.
Se volessi parlare dell’allenatore l’unica parola sarebbe catenacciaro.
E qui si vede il genio che sta dietro alla società nerazzurra che decide di spendere uno sproposito per portare in Italia, patria de “l’importante è non prenderle”, un allenatore catenacciaro dal Portogallo, patria del “tutti avanti a gigioneggiare”.
Oltretutto per sostituire l’unico uomo in grado di far vincere qualcosa all’inter dai tempi di Trapattoni.
In tutto questo il Milan, squadra che seguo con moderata passione, continua ad affidarsi ad un altro elemento di dubbio gusto: Ancelotti, l’unico allenatore italiano che vorrebbe fare il catenaccio, ma non può. E allora si inventa le mezze punte davanti alla difesa, i centrocampisti sulla terzina, le ali che non possono oltrepassare la tre quarti e devono per forza crossare da lì e i fantasisti con compiti di copertura.
Tutto questo nella speranza di poter fare un gol e avere l’alibi per schierare tutti sulla linea di porta a difendere il risultato.
Il risultato è che il Milan, ormai da tre anni, ha perso ogni velleità di giocare al calcio. Tre anni orsono ci andò di lusso, perchè giocando un totale di 360′ in una stagione vincemmo la Champions. L’anno scorso di minuti giocati se ne sono visti forse 90, generati unicamente dalla voglia di non far vincere lo scudetto all’Inter proprio contro di noi.
Un po’ pochino anche per chi alla squadra c’è moderatamente affezionato come il sottoscritto.
Quest’anno però è arrivato Ronaldinho e con lui in casa mia è rientrata la voglia di accendere la tele e guardare i ragazzi. La speranza è ogni settimana quella di assistere alla giocata sensazionale che ti fa saltare in piedi sul divano.
Neanche a dirlo non è ancora successo e, vedendolo in campo, dubito succederà a breve.
Però quantomeno sta giocando e sta segnando, cosa che va ben oltre le mie aspettative di inizio stagione.
Comunque vada, lo amerò per sempre per aver segnato sotto la curva durante il derby e averci regalato quel balletto imbarazzante.
Curva dove ho rischiato più volte l’infarto.
Fortuna che seguo questo sport con moderato distacco, una piena dedizione mi costerebbe la vita.
Ah, il titolo è dedicato a Mourinho.
Se qualcuno si è sentito chiamato in causa nel leggerlo, beh, probabilmente di lui non penso la stessa cosa.

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Dumb is the one who reads!

I’m a little bit drunk.
Not so much, only a little bit.
I saw bad things.
I listen to bad words.
I read very bad discussions.
Do I really care about these things?
Who knows…
Who knows why am I writing in english?
Not me, for sure.
Damn.
Today I had a good evening with friends and Casi.
Dani told me that meets someone and I’m happy I was not there.
Am I still running away?
Am I afraid?
Am I only playing a role, acting like the guy that is still part of something broken?
What a fuck!
I’m only a perfect idiot.
The guy that loves regrets even when there are no regrets to love.
Today I worked all day, tomorrow I’ll do the same.
In this moment I have to put the 100 comments post outside my mind, because it’s all my fault if I saw it.
Fuck my curiosity!
Fuck this orrible post written in a so terrible english.
Fuck all the “fucks” I wrote in this page.
Fuck Dragoon beer and its 10% vol..
I have to sleep.
Seriously, I need at least 8 hours of deep sleep.
I can’t wait for my future.
I wouldn’t have my bed empty tonight.

Acido colico

Oggi sono nervoso.
Parecchio.
Ho lo stomaco chiuso e un nodo in gola, cose che non capitavano veramente da tempo.
Mi piacerebbe essere abbastanza stronzo da fare quella che probabilmente è la cosa giusta.
Mi piacerebbe essere poco orgoglioso al punto da lasciar correre una discussione per il quieto vivere.
Mi piacerebbe avere sotto mano il tipo che mi ha contattato oggi, prima in Facebook e poi in MSN, perchè con lui si che potrei togliermi delle soddisfazioni notevoli.
Mi piacerebbe se chi mi sta vicino non facesse finta di non conoscermi.
Mi piacerebbe saper stare felice per i cazzi miei e sbattermene del prossimo, visto che i momenti in cui sto bene sono già così pochi che guastarseli per i problemi degli altri è proprio da pirla.
Mi piacerebbe aprire una finestra di dialogo di MSN oppure prendere il telefono e liberare il groppo.
Mi accontenterei se altri trovassero la forza di fare quello che io non riesco a fare e provassero a parlarmi.
Al momento però ho bisogno di una valvola di sfogo in cui riversare il mio astio.
Fortunatamente c’è il papa.
Più o meno tutte le persone che conosco oggi hanno trovato modo di accanirsi contro l’ultima sparata del santo padre.
In questo momento vorrei avere di fronte il buon Joseph e sfogare su di lui tutto il mio risentimento, facendo un unico conto, anche sommario, per tutte le puttanate che va avanti a dire da quando l’altissimo ha avuto la malsana idea di chiamare a sè il suo predecessore (e non ti ho detto Voltaire).
Benedetto XVI è il male.
Come tale va combattuto.
Fino a poco tempo fa ero dell’idea che bastasse poterlo ignorare, ora no.
Bisogna proprio osteggiarlo.
Fanculo.
Giornata di merda nel solito mondo di merda.