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Un saluto

Mi prendo due righe per salutare Elena alias “Rianna” che oggi ha trascorso il suo ultimo giorno nel lab. Rugarli.
Elena è stata la mia tutor e mi ha insegnato molto di quello che so oggi.
Lavorare con lei è stato molto bello e se si considera che quando sono arrivato lì c’era solo lei, beh, da Gennaio ai miei occhi sarà tutto diverso.
In bocca al lupo Rianna!

Manq’s Awards 2008

Visto che il nostro premier si è preso un’oretta per dichiarare agli italiani cosa di buono è successo in questo 2008, mi pare giusto fare lo stesso. D’altra parte il maxiriepilogo di fine anno è una tradizione longeva per questo blog e quest’anno non sarà da meno.
Oltretutto io non ho nemmeno da rimproverare “la sinistra ecologista” poichè tutto ciò che non mi è piaciuto in questi dodici mesi non è certo colpa loro. Ecco, si potrebbe precisare che anche l’assenza del nucleare in Italia non è colpa dei comunisti, ma di un referendum indetto sull’onda della paura post Cernobil che ha visto la mobilitazione dell’intero Paese, ma questo probabilmente al Silvio non l’hanno detto. Comunque non ci sono problemi, visto che il Governo ha deciso di defecare sull’espressione del popolo sovrano e avviare la costruzioni di impianti nucleari sul territorio nazionale.
Con tutto che non sono certo contrario al nucleare, l’idea di ribaltare le decisioni popolari senza chiedere nulla a nessuno un po’ mi spaventa in vista, soprattutto, di altri referendum del passato.
Comunque sia, non è di questo che volevo scrivere.
Il fatto è che ultimamente di tempo per me stesso in cui dedicarmi a questa pagina ne ho sempre meno e quindi quando mi trovo a poterlo fare, diventa difficile restringere il campo ad un unico tema.
Tonro quindi alle classifiche.
Anche in questo 2008 mi prendo una pagina in cui valuto il meglio ed il peggio dei [pochi] ambiti culturali di cui mi occupo.
Analizzando gli ultimi mesi devo riconoscere di aver trascurato soprattutto l’ambito musicale, ascoltando veramente pochi CD e vedendo ancor meno concerti. La cosa mi spiace moltissimo perchè la musica resta sempre la mia maggior passione e vorrei dedicarle molto più tempo. Poche volte mi è capitato di chiudere un anno senza innovare quasi per nulla il panorama dei miei ascolti. Parte della colpa però la imputo a “Dedication.it“, la webzine che seguo da anni e da cui solitamente traggo utili consigli per nuovi ascolti. Ultimamente però le recensioni dei dischi coprono un panorama sempre più spesso distante dai miei gusti ed il loro numero è notevolmente diminuito. Non conoscendone altre, mi ritrovo sempre più povero di consigli ed imbeccate utili.
Speriamo in un 2009 migliore da questo punto di vista.
Ok, lascio spazio alle classifiche.
Di quel che è stato quest’anno a livello personale non sento di dover scrivere nulla, se non che mi ha dato veramente moltissime soddisfazioni, lavorative e personali, insegnandomi che anche quando le cose vanno male può essere che sia semplicemente un passaggio necessario a farle andare meglio di prima.
Sarò mica diventato ottimista?
Naaaa…

Miglior Disco:
1° “Lost in the Sound of Separation” – Underøath
2° “Finch (EP)” – Finch
3° “Pneuma” – Moving Mountains
* ho volutamente escluso “How to Ruin Vergani’s Wedding” degli H’s’P per evidente superiorità sui concorrenti.

Peggior Disco:
1° “Machine 15” – Millencolin
2° “Weezer (Red Album)” – Weezer
3° “Remain in Memory – The Final Show” – Good Riddance
* ho volutamente escluso “Chinese Democracy” dei Guns’n’Roses per evidente superiorità sui concorrenti.

Miglior Concerto:
1° Finch@Astoria 2, Londra
2° Coldplay@Datch Forum, Assago
3° Canadians@Bloom, Mezzago

Peggior Concerto:
1° Jimmy Eat World@Musicdrome, Milano
2° Funeral for a Friend@Rolling Stone, Milano
3° Hexes@Astoria 2, Londra

Miglior Libro:
1° “Soffocare” & “Survivor” (exequo) – Chuck Palahniuk
2° “A Storm of Sword” (Tempesta di Spade+I Fiumi della Guerra+Il Portale delle Tenebre) – George R.R. Martin
3° “Terrore” – Danila Comastri Montanari

Peggior Libro:
1° “Lo Scudo di Talos” – Valerio Massimo Manfredi
2° “Bar Sport” – Stefano Benni
3° “Fuori da un Evidente Destino” – Giorgio Faletti

Serie TV rivelazione:
Life

Serie TV delusione:
Scrubs

Precisazione

Ho da poco finito il primo “Max Payne” e sento di dover fare una piccola precisazione.
Il film è una merda.
Il gioco invece è splendido come lo ricordavo.
Ora giocherò il secondo.

Dicembre

Come è facile intuire, non ho più molto tempo per scrivere.
Dicembre è iniziato ormai da diversi giorni e l’ultima mia notizia rimane la google list di Novembre.
Non ci siamo.
Ho così deciso di prendermi qualche minuto per scrivere il blog questa sera in cui non intendo metter piede fuori di casa, dedicando a me stesso diverse ore di meritato riposo.
Sarà un post multitematico, perchè non ho un particolare argomento da trattare e al contemo ho diverse cose di cui vorrei scrivere.
Andrò in rigoroso e confuso ordine sparso.
Per prima cosa non posso non dedicare qualche riga al mio aver finalmente finito i nove libri fino ad ora pubblicati da R.R. Martin in italiano per quel che riguarda “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Questo vuol dire aver terminato il “salvagente” dei libri ancora da leggere.
Spiego meglio il concetto.
Quando nel Febbraio 2007 decisi di iniziare a leggere l’opera, sapevo benissimo quanto mr. George fosse lento nel dare alla luce i propri scritti. Per questo la decisione fu quella di non leggere tutti e nove i capitoli in un colpo solo, ma di affrontare la saga con calma, in modo da non trovarmi a dover attendere il nuovo capitolo in uscita con il sangue agli occhi.
Ci ho provato, ma ho fallito.
La verità è che questi libri sono, purtoppo e per fortuna, una droga da cui è impossibile staccarsi troppo a lungo.
Ora non mi resta che attendere che Martin si degni a buttar fuori “A Dance with Dragons”, libro che a quanto disse lui sarebbe dovuto uscire nel 2005.
Ho finito l’ultimo libro da meno di una settimana, e già non ne posso più di aspettare.
Cambio discorso va, che se no inizio a parlare della trama e non amo rovinare le sorprese ad ignari possibili lettori.
Mercoledì sono stato al cinema a vedere “Max Payne”.
Il film non è fatto molto bene e la cosa mi ha stupito, essendo il videogame dalla trama più cinematografica che abbia mai avuto modo di giocare. La storia è confusa, il film è lento e per 4/5 della pellicola il buon Max non spara a nessuno. Trattandosi della trasposizione di un videogioco in cui, al primo livello, si stermina l’intera popolazione tossicodipendente di NY c’è per forza di cose qualcosa che non torna. Di positivo però questo film alcune cose le ha. In primis vengono riproposti, per quanto male o eccessivamente in breve, un bel po’ delle ambientazioni del videogioco e soprattutto la sua atmosfera noir. Oltre a questo è da sottolineare come nel film Max Payne, quando è ferito, cammini esattamente come il personaggio del videogame quando si trovava a corto di energia. Voto dieci, infine, alla scena del tipo sul ponte sospeso all’interno del Ragnarock: identica al gioco. Tutto questo per dire essenzialmente una cosa: del film potevo fare a meno, ma il videogame adesso me lo rigioco tutto dal principio.
Mulo permettendo a partire proprio da questa sera.
Al momento ho il terribile dubbio di aver dimenticato parte delle cose che volevo scrivere.
Pazienza.
Intanto il Natale incombe e quest’anno, dopo anni, ho tutta l’intenzione di godermelo al meglio.
Ho sempre amato il Natale.
Anche per questo ho deciso di “prendere in prestito” una vecchia idea di Max e rendere più natalizia la grafica del mio blog compatibilmente con la penuria di tempo e voglia necessari a fare una cosa carina.
Il risultato è qui in alto.
Spero di scrivere qualche altro post prima del consueto maxiriepilogo di fine anno, ma non garantisco nulla.
A Natale entreranno in casa mia Leo Messi e soci, quindi di tempo a disposizione non ne avrò più.
Per nulla.

Google Hit List [Novembre 2008]

Questo mese la classifica delle googleate mi ha decisamente dato soddisfazione.
Prima di tutto sono seriamente emozionato per le 90 persone che hanno trovato il mio blog cercando la recensione al nuovo disco degli Underøath. Peccato che nessuna di queste abbia lasciato un commento al post in questione, avrei apprezzato molto un feedback da quel punto di vista.
Detto questo, questo mese, voglio dare spazio a chi trova questo blog ponendosi delle domande esistenziali di notevole spessore.
Per questo ho deciso che, prima di rivelare la classifica, proverò a rispondere ad alcuni di questi quesiti in modo che coloro che li hanno formulati, qualora ripassassero, non debbano rimanere di nuovo delusi ed insoddisfatti.

01 – Come faccio a mettermi in lista al plastic?
E’ fondamentale sembrare gay.
02 – Cosa è una martin alla roulette?
Una ricetta di pesce.
03 – Come distogliere la mente?
Usa i porno.
04 – Dove parcheggiare di sera s.babila milano?
In divieto.
05 – La scuola dovrebbe cambiare o restare così?
Cambiare.
06 – Posso usare la farina di castagne dell’anno scorso?
Nessuno può impedirtelo.
07 – Quanto è lungo il cazzo di siffredi?
Più del mio.
08 – Cosa fare se si capita in siti illegali?
Scappare.
09 – Come si vede un concerto dal secondo anello blu di san siro?
Piccolo.
10 – Devo interrompere la pillola anticoncezionale staro meglio?
No.

Perfetto, ora posso chiudere con la classifica del mese.
Sono tutt’ora dubbioso per il primo posto, poichè la prima e la seconda mi hanno ucciso entrambe. La seconda però è più di nicchia, quindi arriva dietro.
Io però la adoro.
Mi piace pensare l’abbia cercata un biologo che, sentendosi solo, necessitava di un “aiutino”.

1 – odri eppur
2 – pompa sodio – potassio , immagine
3 – snai sistemazione schermi e videi
4 – psicologia harleysti
5 – Borsa portapranzo
6 – divano regimental
7 – combattere l’ansia da test hiv
8 – frasi tipo “l’importante è crederci!”
9 – non riesco a prendere la mano finta monkey island 4
10 – detti dicembre

Nota: aggiornata la sezione “musica”

A Milano la musica è morta

Ieri sera sono stato a sentire i Funeral for a Friend al Rolling Stone di Milano.
Essendo Venerdì sera, alle 23.00 doveva iniziare la serata.
Per questo il concerto è stato tranciato alle 22.30 spaccate.
Niente bis.
Neanche un’ora di musica.
Nove pezzi.
Diciotto euri.
Innumerevoli madonne.
Oltretutto con il biglietto del concerto non è nemmeno permesso restare nel locale per la serata seguente.
Ci hanno cacciati.
Ok, sarebbe stata serata gay/lesbo e me ne sarei andato comunque, ma non è lì il punto.
E’ ora di finirla di organizzare i concerti a Milano o in posti che devono tenere il volume basso o in posti dove si deve forzatamente smontare entro le 22.30.
E’ uno schifo.
Vabbè, parliamo di musica. Il concerto è stato aperto da una band di Roma che faceva electro/rock modaiolo. Ragazzini, il bassista era pure simpatico, però se devi chiudere alle 22.30 mi chiedo che cazzo di senso abbia mettere addirittura due gruppi spalla di cui, non me ne vogliano, non frega un cazzo a nessuno.
Io sono sempre stato assolutamente favorevole al dare spazio alle band emergenti, anche quando non incontrano il mio gusto. Uno se le ascolta volentieri e magari scopre qualcosa di nuovo e piacevole, ma questo non deve togliere spazio alla band per cui, in parole schiette, ho speso i soldi.
Dopo di loro è stato il turno dei Cancer Bats, band su cui riponevo molte aspettative perchè pur non avendoli mai sentiti sono uno dei nomi che girà di più al momento.
Sono i re dei tamarri.
Suonano un heavy metal molto vecchio stile e sono senza dubbio divertenti. In un locale dove non ci saranno state più di cento persone, hanno suonato come fossero davanti al pubblico delle grandi occasioni e di questo va dato loro merito.
Alla fine è il turno dei FFAF.
Io li vidi esattamente un anno fa, in tour per presentare l’allora appena uscito “Tales don’t tell themselves”, e fecero secondo me un gran bel concerto.
A dodici mesi di distanza mi hanno lasciato con non pochi dubbi.
E’ infatti appena uscito un nuovo disco, da me mai sentito, che credo abbia l’unico pregio di avere in copertina ua tamarrissima doppia elica di DNA.
Due dischi in quindici mesi sono troppi per una band che non fa dell’innovazione iil suo cavallo di battaglia.
Per prima cosa li ho trovati brutti.
In secondo luogo il nuovo bassista non mi ha per nulla convinto.
Infine i suoni facevano discretamente cagare.
A loro merito va detto però che hanno provato a fare un bel concerto nonostante la penuria di pubblico, cosa che apprezzo, ma che non basta a risollevare la serata.
In sostanza, se non avessi visto i Jimmy Eat World a Febbraio, questa settimana avrebbe condensato al suo interno il concerto più brutto e quello più bello dell’anno.
Chiudo annunciando la pubblicazione di alcune foto della mia gita a Londra.
Di solito sono abbastanza deluso del mio operato di fotografo, ma in questo caso devo dire che alcune mi piacciono assai.

Nota: aggiornata la sezione “foto”

Finch@Astoria 2, London

Sono a casa.
Ho mille cose da fare e 36 ore di veglia sulle spalle, di cui otto abbondanti di lavoro.
Ciò nonostante devo assolutamente scrivere del concerto di ieri sera.
Eclatante.
E’ stato un concerto eclatante.
Andiamo con ordine.
Mi presento all’ingresso del locale poco dopo le 18.30, forte del biglietto acquistato on-line. Il mio atroce pessimismo ha fatto sì che per tutto il giorno io pensassi che qualcosa sarebbe andato storto, rendendo il bel viaggio a Londra un’incompiuta simile alla notissima svista di Caporetto, e così mi ritrovo in coda all’apertura dei cancelli.
In Inghilterra i concerti iniziano paurosamente presto.
Da qui in avanti generalizzerò molte delle cose viste ieri come fossero consuetudini del Regno Unito, sebbene io abbia un’unica esperienza di questo tipo alle spalle.
Chissenefrega, il blog è mio e faccio come mi pare.
Il locale è un incrocio tra il Rainbow ed il Rolling Stone: il palco è in una saletta sotterranea abbastanza piccola su cui si avvacciano due sale laterali rialzate da cui si può seguire il concerto dall’alto con una vista fantastica del main (and only) stage. Da qualunque punto del locale infatti non si è mai a più di grossomodo dieci metri da chi sta suonando, cosa che rende il tutto di un’intimo impressionante.
Si registra il tutto esaurito, ma non essendo Wembley la cosa un po’ me l’aspettavo.
Alle 19.00 iniziano il loro set gli Shadows Chasing Ghosts. Sono una sorta di Silverstein dell’Essex. Sono giovani, si sbattono e non tengono nemmeno così male il palco, tuttavia la mia prof delle medie avrebbe scritto loro, a margine della valutazione, “poche idee e confuse”. Mi prendo la loro mezz’ora per valutare l’acustica del locale che è decisamente sopra le righe. Alla fine si meritano la mia simpatia.
19.30: cambio palco.
In Inghilterra il cambio palco si fa a mano.
La band che ha finito di suonare smonta ampli, piatti, rullante, spie, pedali e microfoni e se li porta via, lasciando che la seconda band in programma arrivi e si monti i suoi strumenti, operazione che svolta in Italia credo avrebbe impiegato delle ore.
Li ci mettono un quarto d’ora.
Il mio pensiero però è: come cazzo fanno ad avere i suoni a posto se si rimontano il palco ogni volta?
Inizio così a temere che il suono sarà una merda.
Sono quasi le 20.00 quando sale sul palco la seconda band: gli Hexes.
Mi bastano due accordi per odiarli dal profondo del mio cuore.
Oltretutto hanno dei suoni osceni: non si capisce una fava ed io imputo la cosa alla brillante idea dei cambi palco fatti alla cazzo di cane.
Nel tentativo di sentirli meno, visto che non sentire chi suona dentro quel locale è impossibile, faccio un salto al banchetto del merchandise.
Ho ovviamente finito tutte le sterline a mia disposizione prima di entrare, visto che all’uscita l’idea è volare in aereoporto, quindi posso solo guardare l’EP dei Finch, attualmente praticamente introvabile on-line.
Un pizzico di rammarico è ancora vivo in me.
Sta di fatto che intorno alle 20.20 anche i disgraziati sopracitati concludono la loro esibizione e iniziano a smantellare il palco.
In Inghilterra anche gli headliners della serata si montano il palco da soli.
Se sono i Finch.
I Rolling Stones magari hanno i fonici.
Mi piace pensare di no, comunque.
Sta di fatto che i nostri eroi salgono sul palco ed iniziano a montarsi la strumentazione.
Io li guardo e penso che i Finch sono il prototipo degli anti-poser.
Drew a tempo perso credo giri remake di film porno anni ’70.
Daniel è il sosia di Nicola Gallo di QSVS e si veste uguale: camicina bianca, pullover grigio fumo e sciarpina di ciniglia grigia annodata sotto la gola come i veri fighetti milanesi.
R2K arriva con il Woolrich addosso, cappuccio di pelo alzato, e fa i suoni così conciato in un ambiente dove ci saranno stati seimila gradi. Per suonare toglie il Woolrich e si rivela essere in pigiama (o comunque con una felpa brutterrima).
Alex ha la stessa camicia a scacchi che mette sempre. Forse è un tatuaggio, difficile capirlo.
N8 ha la maglia del primo dei due gruppi di supporto, gesto che apprezzo.
Disquisizione stilistica a parte, i Finch si fanno il cambio di palco in dieci minuti netti.
Prova suoni giusto in spia, nulla più.
A quel punto ho la certezza che si sentirà una merda.
L’inizio del loro set è previsto per le 21.00 così si aspetta un’infinità e l’agitazione sale.
Finalmente, alle nove spaccate, lo show comincia.
Si parte con “Perfection Through Silence” e, come previsto, non si capisce una mazza. Suoni confusi, gran macello, gente impazzita. Da metà pezzo in poi però tutto migliora, il suono si pulisce fino ad essere praticamente perfetto.
Nate ha una voce della madonna, non scherzo, e si sente tutta alla faccia della tonsillite che settimana scorsa l’ha costretto a cancellare diverse date del tour.
Il secondo pezzo è “Worms of the Earth”, la canzone che meno mi piace della band.
In sostanza, dopo due tracce, il concerto per me ancora non ingrana.
Dalla terza in poi però, mi prendo decisamente bene.
“Grey Metter”, “Insomniatic Meat” e “Miro” mi trascinano decisamente nel vivo dell’esperienza.
Nel sentirli rifeltto su come dal vivo i pezzi di “Say Hallo to Sunshine” rendano particolarmente bene.
“Daylight” viene accolta con una mezza ovazione dal pubblico, cosa che sorprende molto anche la band, trattandosi di un pezzo nuovo. Grande pezzo, a mio avviso, e grande esecuzione.
A questo punto hanno fatto “Untitled” e sono morto.
In inghilterra ai concerti tutti fanno macello.
Tutti.
Teenagers, anziani come il sottoscritto, ragazze: non si può uscire dal pit perchè tutto il locale ne è coinvolto. Durante questo pezzo ho attraversato tutta la pista per due volte, spinto e trascinato da forze sovrannaturali.
E prima dell’ultimo ritornello la gente si è spontaneamente aperta in due per poi fondersi in un unico grande e violentissimo abbraccio.
Le cose che tutte le band che vengono in Italia chiedono al pubblico di fare e che, immancabilmente, non fa mai nessuno.
Fantastico.
Ormai sono regredito ad un ragazzino: salto, canto, spingo e alzo le corna cercando di non perdere la giacca (come detto, zero cash per il guardaroba).
La band riprende a suonare egregiamente estratti dal secondo disco, prima di tornare agli albori con la combo “Letters to You” e “New Beginning”.
“Letters to you” l’ho cantata tutta con un trasporto che poche volte mi è capitato di mostrare, per tanti, troppi motivi.
E’ il momento di chiudere e per farlo i Finch scelgono “Chinese Organ Thieves”, ultima traccia del nuovo EP.
Presentandola Nate si prende un minuto e chiede se qualcuno ha già sentito “Chinese Democracy” dei G’n’R.
Citando, o meglio parafrasando: “Have you heard it? Damn. Ok, it’s not bad, but fifteen years to write that songs? Fifteen years? Anyway I’m not Axl Roses, this is not Chinese Democracy and we took only four years to compose it.”
Dal vivo il pezzo spacca, mette proprio la pelle d’oca.
A questo punto i cinque se ne vanno per un paio di minuti, prima di venire richiamati sul palco per il bis.
Il bis consiste in tre pezzi.
“Ender”.
“Stay with me”.
“What it is to burn”.
Sulla prima ho quasi pianto, sull’ultima credo di aver perso conoscenza e aver vissuto un’esperienza extracorporea.
Contemporaneamente.
Esagero?
Forse sì, ma è il mio blog e faccio come mi pare.
Scaletta della madonna.
Quella di ieri è stata una delle più belle esperienze di musica live che io abbia mai vissuto.
Sono stravolto, ma ripartirei oggi per farlo di nuovo.
Con questo interminabile report ho anche posto fine ad un periodo di scarsa produttività in ambito di blog.
Ok, un post infinito non può ovviare ad una latitanza lunghissima, ma come forse ho già detto il blog è mio e faccio come mi pare.

H’S’P will conquer the radio!

Io, al mattino, ascolto Tutto Esaurito su radio 105.
Tutto esaurito è il mio programma preferito.
Venerdì dopo aver sentito l’ennesima puntata del Marco Galli’s Factor, mi sono detto: “Beh, in mezzo a sti cretini potremmo fare anche noi bella figura.”.
Arrivato in ufficio, ho inviato “Sombrero” al programma.
Più che altro per ridere.
Ci hanno scelti.
Mi contatteranno per farmi presentare il pezzo prima di mandarlo.
Assurdo.
Prima in TV, poi in radio.
Tutto senza saper suonare e proponendo un prodotto di una demenza difficilmente eguagliabile.
Siamo dei fighi.

E’ fatta.

I Finch sono dei fighi.
Ok, lo so, ho iniziato così anche il post sugli Underoath.
Probabilmente non ho la stoffa per fare il “blogger che ne sa”.
Tuttavia i Finch sono assolutamente dei fighi e non c’è altro modo per iniziare a parlare di loro se non riconoscerlo.
Io li ho sempre amati.
“What it is to burn”, il loro primo disco, è stato prodotto da Mark Trombino e vede la partecipazione alle voci di Daryl Palumbo. Non dovrebbe essere nemmeno necessario aggiungere altro.
In quel disco ci sono solo pezzi belli, dal primo all’ultimo.
Ci sono perle come “Ender”, “Untitled”, “Three Simple Words”, “What it is to burn” e la devastante “Project Mayhem”.
E poi c’è “Letters to you”.
Quanto ho amato e amo tutt’oggi quella canzone è indescrivibile.
La adoro persino in chiave acustica.
In conclusione “What it is to burn” lo considero un disco della madonna.
Due o tre anni dopo è uscito “Say hallo to sunshine”.
Dopo averlo sentito la prima volta, scrissi questo post.
Oltre a trattarsi di uno dei peggiori post da me scritti e ad essere stato steso dopo aver visto uno, se non il concerto più pacco di sempre, quello linkato nella precedente frase è un esempio di come i giudizi andrebbero ponderati e non gettati d’impulso.
Ci ho messo più di un anno ad apprezzare “Say hallo to sunshine”.
Oggi forse lo ritengo addirittura più bello del predecessore.
E’ vero, non ci sono più i pezzi accattivanti e canterecci degli inizi, però le melodie ci sono eccome e sono devastanti, se uno ha la pazienza di metabolizzarle.
Con il secondo disco i Finch diventano in assoluto la versione figa dei Deftones.
Non mi pare certamente poco.
Anyway dopo l’uscita di quel disco i cinque sarebbero dovuti passare per l’Italia, precisamente a Torino.
Ai tempi, non amando il disco che stavano promuovendo con il tour, ero in dubbio se adare o no. Dubbio che avevo sciolto a poche settimane dall’evento, propendendo per il sì.
La data, neanche a dirlo, saltò.
Qualche mese più tardi, oltretutto, il gruppo decise di sciogliersi.
Questa primavera tuttavia, la band ha deciso di tornare insieme e di fare un tour negli Usa. La cosa è andata abbastanza bene, evidentemente, perchè i Finch hanno deciso di pubblicare un EP intitolato fantasiosamente proprio “Finch” e di continuare ad andare in tour.
Questa volta decidono pure di espatriare.
Europa.
Italia?
Ovviamente no. Però piazzano abbondanti date nel Regno Unito, tra cui una a Londra il 25 Novembre.
Fatti due conti, ho preso ferie, biglietto aereo e biglietto del concerto.
Se non succede nulla di eclatante, sarò ad Astoria a sentirli suonare dal vivo.
Su “Ender” credo piangerò.
Su “Letters to you” sicuramente piangerò.
Non vedo l’ora.
Sarà la prima volta in cui riesco ad andare ad un concerto fuori dai confini nazionali.
Chiudo con un commento al nuovo EP.
Sono quattro tracce. Le due centrali non mi paiono degne di nota, ma la prima e l’ultima sono dei gran pezzi.
“Daylight” soprattutto.