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Casina

Pur essendo rientrato ieri mattina in italia, solo oggi riprendo pieno possesso della mia casina.
Caldo, ma tutto sommato ok.
I miei quindici giorni negli States sono stati piuttosto strani e ricchi di sorprese.
La più eclatante è che non sono riuscito a trovare dei CD, cosa che non mi aspettavo.
Oltretutto ho avuto milioni di problemi con le carte di credito, cosa altrettanto inattesa per una gita nel paese che sulle carte di credito si fonda.
Per il resto però, le cose sono andate bene.
E’ stato il classico viaggio “on the road”, per chi sa apprezzare il tanto tempo in auto e le prospettive che questo comporta. Potrei parlare ore dell’assurdo metodo di guida americano, del cruise control inserito all’uscita del parcheggio e rimosso solo all’ingresso del parcheggio successivo, della gente che viaggia su tre corsie alla stessa velocità tagliandosi però la strada senza nessuna ragione apparente, delle interminabili superstrade e dei limiti di velocità surreali. Come detto però, sono stati una parte del viaggio che ho apprezzato quindi lamentarsene sarebbe irrispettoso.
Il tentativo compiuto e portato a termine è stato quello di vivere la Florida, più che visitarla, e direi che ci siamo riusciti.
Ovviamente senza farci mancare perle da turisti come il Magic Kingdom e il JFK Space Center, ma inserendole in un contesto di vita quotidiana ben congeniato, capace di portarci ad esempio al cinema a vedere Ice Age 3 (che, tra parentesi, è spettacolare) o ad ordinare in motel la pizza extra cheese con peperoni e salsiccia tipica dei film e telefilm made in USA.
Bei posti, bella gente quasi ovunque e bella vita, quindi.
A modo suo anche bel mare, se non fosse che prima di partire avevo letto delle Keys come di “isole caraibiche” ed essendo stato a Cuba lo scorso anno ci avevo riposto molte aspettative che poi sono state disattese. Non che siano brutte, per carità, però caraibi per me è un’altra cosa.
La cosa più agghiacciante di questa vacanza è stato lo scontro frontale coi veri segni della crisi.
Ora, è vero che anche qui da noi il problema c’è, ma non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che ho visto lì.
Ho visto le tendopoli.
Ho visto ospedali, grossi ospedali, in vendita. Ma non per dire, proprio con il cartello “for sale” appeso sul cancello.
E ho visto le pubblicità per il pagamento di consulenze atte all’aiuto nella gestione dei debiti domestici.
Cose assurde, insomma.
Cose tipicamente americane che riescono sempre nell’intento di far sembrare l’Italia, con tutti i suoi problemi, un posto decente.
E forse lo è, tutto sommato, e io sono solo troppo critico.
In sostanza quindi è stato un bel viaggio.
Ora che sono a casa, tuttavia, mi godrò qualche altro giorno di ferie prima del rientro al lavoro.
Giorni in cui cercherò di dedicarmi alle mie attività extralavorative, al relax e alla ripresa dei ritmi e dei contatti quotidiani.
Ho già iniziato, in realtà, quest’opera.
Mi sono guardato l’anteprima del nuovo video degli Used, “Blood on my hands”, dall’album “Artwork” di prossima uscita.
Credo sia il video più brutto della storia.
Eccolo.

Quasi a casa

In attesa di partire e rientrare a casa ho deciso di fare veglia.
Il perchè è semplice: preferirei crollare in aereo e far così volare le troppe ore di volo che mi separano da Brugherio.
Non sapendo bene come impegnare il tempo, ma essendo sicuramente deciso a sfruttare fino all’ultimo ciò che questa notte in albergo ha da offrire, mi sono dedicato a questo blog su tre diversi fronti.
Il primo è facilmente visibile a tutti: ho creato l’album di foto di questo viaggio.
Una volta tanto sono soddisfatto delle foto che ho scattato.
Probabilemente questa sarà invece la volta in cui non piaceranno a nessuno.
Il risultato dei miei sforzi comunque è visibile nel menu qui accanto, come al solito.
Il secondo ambito su cui ho lavorato dovrebbe essere visibile soprattutto ai più attenti.
E’ da poco uscito il nuovo Internet Explorer 8.0 ed il suo avvento ha creato non pochi disastri al mio template.
La cosa buffa è che se utilizzato in modalità “normale” creava alcuni problemi, se invece impostato su “compatibilità con i browser precedenti”, ne creava di diversi che, ovviamente, i “browser precedenti” nemmeno si sognavano.
Dopo questa serata di lavoro spero di aver risolto i problemi della modalità “normale” e di conseguenza il mio blog diventa ufficilamente progettato per IE 8.0. Chi non ce l’ha potrebbe incorrere in piccoli difetti di visualizzazione che ignoro, poichè non ho più modo di controllare. Chi usa Firefox questi problemi li ha sempre avuti e non credo che per loro le cose siano ne migliorate, nè peggiorate.
La terza opera è quella che mi ha occupato più tempo e che, però, al momento non è visibile a nessuno.
Sto continuando la creazione di una nuova sezione del sito che spero possa essere non solo piacevole per chi decida di visitarla, ma a suo modo anche utile.
Ok, direi che per questo aggiornamento dall’Habana Libre Hotel di Miami Beach è tutto.
Appena tornato a casa scriverò qualcosa del viaggio e dell’intervista che i My Own Private Alaska mi hanno gentilmente concesso, intervista che dovrebbe uscire quanto prima su Groovebox.it.
Due ore e trenta al check out.
Quasi quasi due mele le peso comunque.

Nota: aggiornata la sezione “foto”

Miami? Ancora non so, ma nel dubbio dico sì.

Alle 10.00 si decolla, destinazione Miami.
Il CD della vacanza è pronto.
La valigia pure.
Porterò il PC, quindi credo si potranno avere mie notizie in questi 15 giorni.
Se così non sarà, tuttavia, non abbiatene a male.
Se non ho capito male, Mel vorrebbe postare delle foto mentre siamo via, indi se siete curiosi occhio a Facebook.
Buon Luglio.
Io parto.

Edit from Malpensa:
Volo cancellato.
Si parte domani.
Forse.

Comunicare

Quella di questa sera è stata una serata indubbiamente particolare.
Sarei dovuto andare a sentire i Seventy Times Seven a Vimercate ed invece, per varie ragioni, mi sono ritrovato a sentire i Lost a Carugate.
Sì, i Lost.
Ok, non ero lì per loro. Ero lì per i Minnie’s e perchè Bazzu mi ha chiesto di accompagnarlo a sentirli.
Bazzu, a dirla tutta, era convinto che i Lost suonassero di spalla ai Minnie’s e questo mix di genuinità e buonsenso mi ha subito conquistato. Ero curioso di rivedere i Minnie’s dopo il live semi-acustico di spalla a Kris Roe ed ero curioso di vederli con i pedalini accesi e i suoni distorti di conseguenza. Avrei voluto comprar loro il CD di “Un’estate al freddo”, ma ho scoperto che è andato esaurito. In compenso, dopo lo show, mi sono comprato il nuovo “Esercizio delle Distanze”. Questo perchè dopo averli brevemente conosciuti mi sono risultati simpatici e, soprattutto, perchè il loro set mi è piaciuto. Ora me lo sto ascoltando, mentre scrivo, e lo sto apprezzando. Di solito quando scrivo con un CD mai sentito in sottofondo, mi distraggo dall’ascolto e mi concentro sullo scrivere. In questo caso mi sta accadendo l’esatto opposto, segno sicuramente che il cantato in italiano coinvolge molto e che, soprattutto, il disco mi piace.
Dopo il set dei Minnie’s e l’acquisto del CD, io e Bazzu ci siamo concessi qualche pezzo dei Lost.
Abbastanza per dire che sono imbarazzanti.
Non che avessi dubbi, per carità, però vederli dal vivo è proprio rendersi conto che, parafrasando Bazzu, sono vuoti. Privi di qualsivoglia concetto da comunicare, oltre che della benchè minima voglia/capacità di suonare qualcosa di decoroso.
Penosi.
E penose le ragazzine che strillano. Non tanto perchè strillano ad una band, perchè quello è doveroso che le ragazzine lo facciano, ma perchè sono riusciti a far loro credere di essere diverse da quelle che strillano per Marco Carta.
E’ brutto quando ti privano di personalità convincendoti che nel farlo, in realtà, te ne stiano dando una.
Stop alle digressioni.
Stando a quanto ho scritto fino ad ora però, non c’è motivo perchè io definisca “particolare” questa serata.
Invece alla rotonda dell’Euromercato, tornando a casa, ci imbattiamo nel bassista dei Minnie’s che fa l’autostop.
Ovviamente lo raccattiamo.
Era incazzato.
Nel discutere del perchè lo fosse mi ha dato, personalmente, un grandissimo spunto di riflessione.
Era arrabbiato perchè la sua band, a suo dire, non aveva colto l’occasione di dire qualcosa alle ragazzine presenti, di far passare un messaggio. Il suo punto era che se decidi di suonare davanti a bambine che non sono lì per te, ma che sono il prodotto di una certa omologazione, E’ TUO DOVERE far passare un messaggio. Non farle contente, per quello ci sarà tempo quando arriverà la loro band del cuore, ma comunicare qualcosa. Questo perchè se anche solo poche di quelle ragazzine recepiscono ciò che stai dicendo, hai già cambiato un po’ le cose. Sempre parafrasando, secondo lui è facile far passare certi messaggi al Conchetta o al Leonkavallo, ma lì si sta solo facendo il proprio compitino, senza in realtà essere utili. Chi ti ascolta in quei contesti il tuo pensiero l’ha già recepito. E’ di fronte ad un pubblico come quello di sta sera, invece, che è importante far capire ciò che si è e ciò per cui si suona.
L’idea, ciò che differenzia una band che per suonare a Carugate prende 300 euro da una che ne prende 6000.
Altrimenti, tanto vale mettersi a suonare per i soldi.
Io non so bene cosa avrebbero potuto fare o dire di diverso, questa sera, per perseguire meglio questo proposito.
Ma, cazzo, questo ragionamento mi ha profondamente colpito.
E lo condivido al 1000%.
Ok, il CD è finito ed anche questo post.
Sicuramente i Minnie’s saranno sul mio “CD delle vacanze”.
Resta da decidere con che traccia.

Aggiornamento

In Luglio non ho ancora scritto nulla su questo diario.
E’ una vergogna, effettivamente.
Di robe di cui parlare ce ne sarebbero anche tante, ma nessuna di queste al momento è riuscita a distogliermi dagli altri interessi che sto coltivando.
Di che interessi parlo?
Nulla di trascendentale, ad essere onesti, però tante piccole cose che occupano una marea di tempo.
Devo leggere altre 450 pagine di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” prima di partire per la Florida, dove dovrò leggere “HP e il Principe Mezzosangue” in modo da giungere preparato al cinema al mio rientro in Italia. Ce la farò? Al momento l’impresa appare titanica, ma non ho ancora smesso di crederci del tutto.
Oltre a questo, sto realmente dedicando del tempo alla costruzione di una nuova sezione per questo sito.
E’ una cosa a cui pensavo da tempo e che solo recentemente ho deciso di fare per davvero, sobbarcandomi di una certa qual mole di lavoro di programmazione, disciplina in cui ero abbastanza arrugginito. Nel fare questa cosa mi sono per altro reso conto che la grafica di questo blog inizia a stancarmi. Cambiarla, tuttavia, risulta un impresa titanica che non credo affronterò mai.
Come ultimo impegno, infine, cito la mia “nuova” e brillante idea di trasformarmi in giornalista musicale. Per questo ho deciso di riprovare ad intervistare una band via e-mail, dopo il fallimentare tentativo ottenuto anni fa coi Relient-k. Allora avevo richiesto l’intervista (per altro commissionatami, non avendo io particolare stima per i suddetti) e mi era stata concessa, ma alle domande non era mai pervenuta risposta. Questa volta ho quantomeno scelto io la band, optando per i meno famosi e per questo spero più disponibili My Own Private Alaska. Il risultato però ,al momento è il medesimo: intervista concessa, domande inviate e risposta mai pervenuta. Non è passato molto tempo in ogni caso, quindi non ho ancora del tutto perso le speranze.
Oltre a tutte queste iniziative, poi, ci sarebbero state un sacco di altre cose da raccontare.
Il matrimonio di Robi, a cui vanno i miei migliori auguri.
L’exploit canora di Salvini che meriterebbe ampia riflessione (accenno: ma possibile che quest’uomo dica una marea di stronzate razziste da anni e ci si debba scandalizzare per l’unica volta in cui, ubriaco, probabilmente stava solo facendo il pirla con gli amici senza pensare di essere parlamentare?).
Il mirabolante calciomercato del Milan.
La visione in semi anteprima del film “Outlander – L’ultimo vikingo” e conseguente disturbo della digestione.
Insomma, ci sarebbero come sempre moltissime cose di cui scrivere.
Io però, devo tornare a leggere Harry Potter.

Google Hit List [Giugno 2009]

Devo dire che le ricerche di questo mese non mi hanno entusiasmato, sebbene sulla prima io abbia riso un bel po’.
L’insoddisfazione è accentuata da altri due elementi: il primo è che il disco del mese sarebbe dovuto essere il nuovo Enter Shikari, ma l’aver cancellato gli mp3 dall’HD all’arrivo del CD mi impedisce di caricare il sample, mentre il secondo è che il video dei Fightstar che avrei voluto mettere era quello di “Mono”, ma non ne ho trovato uno in qualità anche solo accettabile.
Tutta questa delusione mi costringe a chiudere qui il post.

1 – nei night club a lugano ci sono ragazze facili?
2 – foto moglie di nofx
3 – frasi per scarico bagno
4 – non ce la faccio piu dottorato
5 – contagio da varicella devolve in zoster
6 – gorgiera con spalle
7 – mi sono tolta uno sfizio
8 – è finita la terza media cosa ho appreso in questi tre anni?
9 – sosia giorgia surina
10 – è riuscito a trovarmi

Nota: aggiornata la sezione “musica”

E’ suonata la sveglia? Naaa, tornate pure a dormire…

La Repubblica – Famiglia Cristiana contro il premier: “Indifendibile, ora parli la Chiesa”

A sto punto le ho viste tutte.
Qualche mini considerazione:
1- Famiglia cristiana oggi sostiene quello che Manq sostiene da anni. Come fa la chiesa a lasciare che uno come il Premier si faccia portavoce dei suoi valori durante ogni campagna elettorale?
2- Famiglia cristiana, come Manq da anni, resterà molto delusa dall’atteggiamento della Chiesa che, come al solito, farà spallucce. D’altro canto, se non si ha la forza di condannare i preti pedofili non si ha la forza di condannare nulla.
3- Famiglia cristiana, come l’Avvenire, come la stampa estera in toto sono tutti giornali controllati da Franceschini (non ho detto Rambo nè tantomeno Carlo Magno). Non mi capacito di come mai un uomo che controlla la stampa mondiale si impegni tanto ad essere il leader del movimento politico più perdente della storia invece di esercitare il suo immenso potere di controllo sulle masse e le opinioni.
Vabbè va, tornaimo a lavorare che è meglio…

Nota: per la prima volta ho condiviso un post di questo blog su Facebook. Il motivo è che l’argomento mi irrita a tal punto che vorrei tutti sapessero quanto mi girano i maroni.

Addio al celibato vol.1

Eccomi di rientro dal primo addio al celibato effettuato dalla mia compagnia.
Il futuro sposo è Robi, detto Scipp.
La location è Monaco di Baviera. Ancora.
Il gruppo era composto da me, Robi, Simo, Peich, Bazzu, Uazza, Aui anche detto “Wiener Schnitzel“, Missa anche detto “pene di Sauropoden” e Dani.
E’ stata una due giorni piuttosto intensa, di cui porto ancora i segni in questo Lunedì mattina di solitaria in laboratorio (la Vero è alle cellule, la Polly alle urne, il capo credo in volo). Mi piacerebbe mettere la testa sul bancone e dormire, ma non posso farlo. Però posso prendermi qualche minuto per scrivere un breve resoconto del week-end monegasco.
Innanzi tutto spero che Robi si sia divertito.
Io credo di sì.
Peccato che non abbia mai voluto approfittare dell’offerta “indicane una e noi te la portiamo, consenziente o no”. Io, al posto suo, in alcuni casi avrei indicato.
Per il resto il viaggetto è stato il classico tour a Monaco, con giro forsennato delle birrerie a partire dalle 10.00 del primo giorno, nessun tipo di visita della città (che alla mia settima volta in loco persiste ad essermi semi sconosciuta), pernottamento alla “Penzion Beck mit Kolazione”, visita dello stadio con annessa foto e goliardia in strada utilizzando le varie statue a disposizione: il cavallo detto “caua”, la signorina da palpeggiare e l’om ca l’và a pè.
Aver scelto l’aereo alla fine si è rivelata una mossa assai saggia. Non tanto all’andata, che essendo stata fissata per le 6.55 ha previsto comunque una nottata in bianco ed una certa stanchezza in loco, ma per il ritorno che alleviato del problema della guida ha concesso al gruppo di uscire dall’ultima birreria alle 19.00 per imbarcarsi alle 21.00 sul volo di rientro.
Unica nota negativa della due giorni è stata la scelta poco elegante, poco simpatica, ma forse lungimirante dei camerieri dell’HB che, poco prima del mezzogiorno di Sabato, ci hanno gentilmente detto: “No more beer for you.”
O forse: “No more fucking beer for you, drunk italian motherfuckers!”.
Non ricordo bene com’è andata la cosa.
Ricordo però che alle 12.30 eravamo a bere all’Augustiner con buona pace dei sopracitati camerieri.
Insomma, risate e divertimento come non se ne facevano da un po’, visto che ormai muoversi per un viaggio tutti in compagnia è diventato molto complicato se non impossibile.
Ovviamente una cosa del genere può essere fatta solo con mete esterne al territorio nazionale o comunque caratterizzate da una lingua diversa dall’italiano, se non si vuole incappare in problemi penali.
Chiudo con l’immagine più significativa della trasferta.

* Dani @ Augustiner, ore 14.00. Risparmio la foto di Dani @ Cesso della Pensione delle ore 15.00 per non sconvolgere gli stomaci deboli.

Ascolti

Come al solito, quando è un po’ che non scrivo, per riprendere non trovo argomento migliore della musica.
In questi giorni sto ascoltando un po’ di CD “nuovi”, alcuni appena usciti e altri nuovi solo alle mie orecchie.
Iniziamo subito con quello che ho ascoltato per ultimo, così, per stravolgere gli schemi.
Enter Shikari, “Common Dreads”.Enter Shikari - Common Dreads
Non lo nego, mi aspettavo di più. Anzi, me lo aspettavo diverso. Il primo disco secondo me aveva due difetti: troppo poco spazio alla trance “dura e pura” e aggregazione un po’ confusa delle idee che portava a pezzi poco omogenei nel tentativo di far stare in 17 canzoni tutti i riff e le situazioni che la band aveva a disposizione. La mia speranza era che mettessero a posto le cose con il secondo album, ma così non è stato. Si è presa proprio un’altra strada, a mio avviso, nel tentativo di dare al mix di HC e elettronica un aspetto più compatto, cercando forse di creare un suono etichettabile non solo come commistione di generi diversi. La trance c’è ed è tamarra come nel precedente lavoro, ma è meno a sè stante e più integrata nei pezzi che tuttavia sono meno danzerecci e più “rock”, con le dovute virgolette. Detta così sembrerebbe non avere alcun senso, ed invece secondo me è proprio così che suona questo disco. Con le dovute eccezioni, sia chiaro. “Solidarity” è un pezzo che potrebbe benissimo essere inserito nel disco scorso (forse e soprattutto per le autocitazioni in esso presenti [un gruppo che al secondo disco già si autocita va solo amato]), “The Jester” ha un riff che potrebbe essere benissimo stato scritto dagli Stunned Guys e “Gap in the Fence” è forse una delle canzoni più vergognosamente tamarre della storia, ma anche in questo caso si parte da una sorta di ballata acustica per poi sfociare in cori da Duplè dei bei(?) tempi, cori che si rivedono anche in “Halcyon”. Dovrò ascoltarlo ancora un po per poterlo valutare al meglio, però senza dubbio rispetto al precedente disco non ci sono tracce accattivanti da subito e questo, che potrebbe sembrare un difetto, magari donerà a “Common Dreads” maggiore longevità nella mia autoradio. Una cosa è sicura, gli Enter Shikari sono una band da ascoltare soprattutto dal vivo, contesto in cui trovano difficilmente eguali.
Cambio.
Fightstar, “Being Human”.Fightstar - Being Human
Secondo me “Grand Unification” è un disco della madonna. Quello uscito dopo non l’ho mai sentito per intero, a causa credo del periodo di stanca che avevo allora per quel tipo di suono. O forse perchè mi era parso indegno senza bisogno di ascoltarlo tutto. In ogni caso mi sono avvicinato a questo nuovo CD con una certa curiosità e devo dire che lo sto ascoltando ormai da qualche giorno. Al primo impatto ho pensato fosse un disco arrogante. Credo sia stato per via dell’orchestra inserita in gran parte dei brani. O forse dei cori gregoriani. Sta di fatto che l’impatto epic/symphonic metal che mi ha dato il primo ascolto non è stato proprio un bel biglietto da visita. Non sono uno che gradisce i Nightwish, per far chiarezza. Andando avanti con gli ascolti però devo riconoscere che questo “Being human” non è poi così male. Sempre tentando di mettermi nella testa dell’autore, credo l’intenzione fosse cercare di sviluppare un po’ un certo genere di suono che ha detto più o meno tutto quel che aveva da dire. Se l’intento era effettivamente questo, credo che l’obbiettivo sia stato raggiunto visto che non ho cestinato il disco al grido di: “la solita roba”, ma ho continuato ad ascoltarlo. Continuo a ritenere il tutto un po’ troppo pomposo (l’inizio di “Chemical Blood” è agghiacciante), ma inizio a farci l’orecchio. Il grosso problema del disco, invece, è che in molti pezzi il tentativo di rinnovare il sound sfocia in scelte troppo discordanti, rendendo alcune tracce, come ad esempio “Colours Bleed to Red”, un’accozzaglia di parti sconnesse forzatamente legate assieme. Non tutti, fortunatamente, e così si trovano pezzi come “Give me the Sky” capaci realmente di emozionare il sottoscritto, anche grazie ad un suono che spesso, anche nella voce, sembra “rubato” ai Mae dei bei tempi. Il risultato finale nel complesso è accettabile e fa dei Fightstar una delle poche band capaci di continuare a battere la strada del nu-emocore senza ridursi ridicole.
Un’esempio di chi non ce la fa?
Silverstein, “A Shipwreck in the Sand”.Silverstein - A Shipwreck in the Sand
I Silverstein sono l’unica band che seguo ad aver fatto 4 dischi identici in tutto e per tutto. L’artwork, ad esempio, secondo me è sempre splendido e questo quarto full-lenght non mi smentisce. Stiamo però parlando di musica e, nella fattispecie, credo dell’unica band capace di fare un brutto disco anche facendosi produrre dal genio di Mark Trombino. Insomma, a modo loro, sicuramente unici. Il disco in questione non parte nemmeno troppo male, poichè la open track pur essendo l’emblema del clichè ha un buon tiro e riesce anche a farsi apprezzare. Andando avanti però la situazione non decolla, anzi, all’incipit di “American Dream” uno avrebbe già ampiamente voglia di smetterla. Io non l’ho fatto, ho insistito, e alla fine ho portato a casa un paio di ascolti completi del CD, ma giusto per dovere. Questo disco è noioso, non c’è molto da farci o da dire. La nota divertente è che proprio in settimana Uazza mi ha regalato “18 candeles: the early years”, una raccolta dei primi demo proprio dei Silverstein. La cosa bizzarra è che sentendo i primi cinque pezzi di questa raccolta pare di sentire un’altra band. All’inizio i nostri eroi suonavano come una copia dei Mineral, senza la volontà di distaccarsi troppo dall’originale, ma senza nemmeno apparire troppo scontati. Forse, se avessero continuato su quella strada ora oltre a delle belle copertine i loro dischi avrebbero anche delle belle canzoni.
Ok, volevo parlare di un altro disco che ultimamente sto ascoltando molto, ma non ho più tempo.
Il disco è “Blood Coloured Skies” dei Daylight Seven Times.
Dico solo che secondo me è un gran bel disco e che “Revelation” è un capolavoro.
Ora vado.
Mi piacerebbe chiudere dicendo che ultimamente non sto aggiornando perchè impegnato nella costruzione di una nuova parte di questo sito, ma non è così. O meglio, è in costruzione una nuova parte del sito, ma non sto facendo nemmeno quello.
Viva l’onestà.