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Avatar 3D

Chi mi conosce sa che non sono certo indifferente ai fenomeni di massa, anzi, ne subisco da sempre l’influsso malefico. In virtù di tutto questo si spiega facilmente la scelta di recarmi ieri sera all’Arcadia di Melzo per visionare il nuovo colossal di Cameron: “Avatar”, ovviamente in versione 3D.
Personalmente non avevo mai assistito ad un film 3D di ultima generazione. Le mie esperienze in merito si fermavano al cinema dinamico di Gardaland, almeno 10 anni fa, e non è che lo ritenessi una cosa particolarmente esaltante. Anzi.
Ieri però mi pareva sensato visionare il film che a detta di molti ha rivoluzionato il modo di fare cinema al pieno delle sue potenzialità: 11 euro, occhiali da 100 kg sul naso e via con la visione.
I primi commenti vanno, di conseguenza, all’impatto visivo. Da questo punto di vista Avatar vale tutti i soldi spesi perchè mi ha regalato veramente qualcosa di mai visto ed inaspettato. Sebbene il 3D all’inizio mi abbia un po’ infastidito, appena abituato l’occhio non resta che spalancare la bocca in un’espressione inebetita. Cameron ha generato un’ambientazione sensazionale, fatta di paesaggi e colori che rapiscono chi guarda senza possibilità di scampo. In tutto questo la tridimensionalità gioca, a mio avviso, un ruolo marginale poichè il tutto potrebbe apparire magico anche nel classico piattume cinematografico.
Alla domanda che quindi mi circolava in testa prima di andare, ovvero se potesse valere la pena di vederlo solo per gli effetti speciali, la risposta è sicuramente sì.
Il film però è costituito anche di una trama che, come mi aspettavo, non è certamente travolgente. Intendiamoci, la pellicola dura 166 minuti che non pesano per niente a dimostrazione quindi che anche in fase di sceneggiatura non si sono fatte le cose poi malissimo, il tutto però procede sui binari arcinoti di miliardi di film del genere “arrivano gli alieni convinti di fare brutto e vengono rispediti a casa a calci da chi lotta per la sua dimora e non per la sete di conquista.”.
La cosa che mi è molto piaciuta invece è il messaggio che il film vuole lanciare. Non tanto quello più eclatante del tipo “save the planet / beware of the nature”, ma quella sorta di documentario sulla razza umana dipinta esattamente com’è, ovvero governata dalla legge di profitto. Non so se altri film hanno dipinto l’uomo come alieno invasore e non come vittima di un invasione aliena (ok, “Planet 51” a parte). Effettivamente per come la nostra società è oggi, “Avatar” assume risvolti attualissimi e per nulla etichettabili come fantascienza.
Ad ogni modo per il sottoscritto la scena più bella è quella del soldato che, di fronte alla barbarie compiuta dall’esercito di cui fa parte, rifiuta di eseguire un ordine e non spara. Veramente un gran messaggio, quello.
Alla fine quindi “Avatar” secondo il sottoscritto è un bel film, reso strepitoso da effetti visivi che tolgono il fiato. Tanto bello da meritarsi un post che pensavo avrei dedicato alla sfida Bargnani-Gallinari che ho seguito in diretta Venerdì notte.
Non poco, insomma.

Sdoganamento una sega

Questo post era in canteire nella mia testa da un bel po’ di tempo, ma credo non ci fosse momento migliore per dargli una forma ed un corpo. Tra breve spiegherò il perchè oggi sia IL giorno giusto, ma prima vorrei introdurre a grandi linee il tema.
Today on manq.it is nerd pride.
Attenzione però, si tratta di vera attitudine nerd ed altrettanto vero orgoglio, roba molto, ma molto distante dallo sdoganamento che attualmente si cerca di dare al termine. Chiariamolo subito: Rivers Cuomo, uno “vero” che ciò nonostante ce l’ha fatta, ha creato un precedente sgradevole e da quel momento passa il concetto che essere nerd sia figo. Che sia come essere alla moda.
Beh signori, non è vero un cazzo.
Di essere nerd, anche solo un po’, in gioventù ci si vergogna. E’ avere qualcosa in comune con una fetta della società che a nessuno, ripeto nessuno, fa piacere avere intorno (anche solo per l’odore di sudore che ne scatursice).
Chi oggi si bulla dell’essere nerd, se non lo sta facendo vestito da goblin in qualche castello della bassa bresciana in compagnia di suoi simili ormai irrecuperabili, con tutta probabilità non conosce il fenomeno e pensa che sia un modo giovane e cool di definire chi ascolta indie, mette i pantaloni stretti e ha quel fare da sfigato per limonare di più. Nulla di più lontano dalla realtà.
C’è solo una strada che porta alla possibile riabilitazione della cultura nerd (ribadisco, della cultura, non dell’esserlo) ed è quella di viverci ai margini durante l’adolescenza. Abbastanza inserito da essere guardato male dalla gente normale, ma non abbastanza da non essere guardato male anche dai nerd full HD.
Il limbo degli sfigati con la fissa dei fumetti/gdr/fantascienza (spesso non propriamente self confident) che non hanno problemi con la loro passione, ma ne hanno diversi con chi nell’immaginario collettivo iconizza quel tipo di hobby.
Sto parlando di quelli a cui è riuscito di mettere in atto il comandamento supremo: “Get a life!”.
Noi.
Noi che ce l’abbiamo fatta e ne siamo consci. Sapevamo qual’era il pericolo, l’abbiamo visto e toccato da molto vicino, ma non ci siamo caduti ed oggi, razionalizzando sull’argomento, ostentiamo con orgoglio come la nostra passione per quel determinato ambito nerd non ci abbia trasformato in esseri doccia repellenti dal capello costantemente unto e la maglietta degli Stratovarius costantemente pezzata.
Solo per questo posso scrivere senza problemi che oggi è il giorno giusto per parlare della cultura nerd perchè Lunedì sera ho concluso dopo diversi anni la campagna di D&D in cui facevo da master.
E solo per questo posso rivelare con altrettanta tranquillità di essere passato in libreria questa sera ed aver acquistato un romanzo tratto dalla stessa ambientazione in cui eravamo soliti giocare per leggerne le origini.
Posso farlo perchè sto riflettendo a mente fredda nella solitudine di casa mia di fronte allo schermo del mio portatile.
Oggi in libreria però, a caldo, quando la commessa mi ha chiesto “E’ tuo “La trilogia degli Avatar”?” ho di getto risposto: “Sì, ma è per un mio amico.”
Chi ha visto il lato oscuro se lo porta dentro per sempre e vive nell’ansia.
Mi dispiace per i Deaf Pedestrian, ma di “good” non c’è proprio un cazzo in tutto questo.

Inconsuetudine

Il primo concerto dell’anno è stato una piacevolissima sorpresa.
Fine Before You Came + Minnie’s @ Bloom di Mezzago.
In una parola: figo.
Usandone di più ho scritto un report.
Qui, di conseguenza, non mi dilungo.
Bello il posto, bella la gente, bella la compagnia, bello lo show.
Disgustosa la birra, ma come ho avuto modo di comprendere ieri sera non va mai “tutto” bene.

Nota: aggiornata la sezione musica.

Conto alla rovescia

Direi che è il caso di scrivere il primo post dell’anno.
Lo so, ho già pubblicato qualcosa nel 2010, ma era semplicemente una citazione e quindi non conta.
Manca poco alla mia imminente partenza destinazione Germania e le robe da fare sembrano troppe in proporzione al tempo che ho a disposizione per portarle a termine.
Credo sia sempre così, quando uno deve partire.
Andando in ordine sparso, ecco alcuni esempi di ciò che riempie questa lista:

– Sto cercando di organizzare una festa per salutare tutti quanti. Il grosso scoglio, al momento, è trovare un posto dove farla. Ho provato a chiamare in giro diverse persone, ma nessuna ha saputo aiutarmi. Il centro Sulè di Agrate, mio primo bersaglio, non risponde a mail nè chiamate. Ripiegando sui “locali” il prezzo diventa esorbitante anche solo per organizzare una festa durante una serata normale. Inimmaginabile riuscire ad avere il locale a completa disposizione. Domanda: Perchè dovrei comprare 50 free drinks al prezzo di costo delle consumazioni? A sto punto pago da bere in loco ai presenti ed evito di spendere più del necessario. Mah. Vediamo cosa riesco a fare.
– Nell’ipotesi più che concreta di fallire con il primo punto, sto cercando di organizzare un calendario serratissimo in modo da salutare più o meno tutti prima del grande salto. Essendo inabile in questa operazione, sono assicurate serate in cui si sovrappongono mille impegni. Tipo oggi. Faccio le mie scuse.
– Ho deciso di procurarmi una discreta scorta di libri, film, serie e via dicendo prima di partire. Il senso di questa operazione è provare ad avere qualcosa da fare la sera nel mio monolocale/sgabuzzino privo di televisione, internet e playstation. Cazzo. Solo a scrivere sta cosa mi son preso male.
– Con ogni probabilità l’ultimo concerto cui assisterò su suolo italiano sarà Enter Shikari al Tunnel, il 20 Gennaio. Lo scrivo perchè se qualcuno volesse aggregarsi mi faciliterebbe il punto due della presente lista. Il primo cui assisterò a Colonia sarà invece il set acustico di Joey Cape e Tony Sly il 18 Febbraio. Sempre che riesca a capire dove suonano e come prendere il biglietto. La cosa figa è che sembra che a Colonia suoni un sacco di gente, anche di quella che in Italia non ci viene.
– Avrei voluto aggiungere su questa pagina un maxi countdown che segnasse quanto manca al decollo, ma solo a crearlo mi sono preso male e quindi ho desisto. Inoltre ammetto che impaginarlo sarebbe stato molto complicato.

Ci sono cose però che, nonostante i mille pensieri, sono riuscito a fare. Una di queste è stata votare per l’All Star Game, come ogni anno.

Stando alle mie più che discutibili scelte, East quest’anno vince facile.

Ninna nanna

[…]
Secoli fa, i marinai che intraprendevano lunghi viaggi erano soliti abbandonare su ogni isola deserta a cui approdavano una coppia di maiali. O una coppia di capre. Così facendo, se mai ci fossero ricapitati, avrebbero trovato una scorta di carne. Queste isole erano intatte. Ospitavano specie di uccelli privi di predatori naturali. Uccelli che non esistevano in nessun altro luogo del pianeta. In assenza di nemici, le piante indigene si evolvevano senza sviluppare spine o veleni. In assenza di predatori, queste isole erano paradisi.
Alla visita successiva, i marinai sull’isola non trovavano nient’altro che branchi di maiali o greggi di capre.
E’ Ostrica che sta raccontando questa storia.
I marinai la chiamavano la “semina della carne”.
Ostrica dice: “Vi ricorda niente? Non so, tipo Adamo ed Eva?”.
Guardando fuori dal finestrino dice: “Vi capita mai di chiedervi quand’è che Dio tornerà sulla terra con una vagonata di salsa babecue?”.
[…]

Nota: aggiornata la sezione letture causa nuova versione di aNobii.

Google Hit List [Dicembre 2009]

Buon anno.

1 – culi di donne trova l’intruso
2 – briscola chiamata pazza
3 – perchè non ci sono più i politici di una volta?
4 – “intervista bruce willis con sigaretta”
5 – ho 15 anni quale sacco da box potrei comprare?
6 – aggiornare le26r86bd
7 – ascolti qsvs 8 dicembre 2009
8 – cosa simpatica
9 – interpretazione sogno gemelli polsini
10 – reunion robbosi

Il 2009 di Manq

Fine anno, tempo di classifiche.
Come di consueto cercherò di prodigarmi nel tentativo vano di selezionare il meglio ed il peggio che quest’anno che sta per chiudersi ha offerto, circoscrivendo la cosa a quei due o tre ambiti che mi preme e soprattutto che posso permettermi di trattare.
Va detto che mai ho avuto tante difficoltà nell’assegnare le posizioni, sia per la presenza di molte opere meritevoli, sia per il fatto che negli ultimi dodici mesi ho veramente visto/sentito/letto molte cose.
Quello che si avvia alla conclusione è stato anche un anno notevole a livello personale, ricco di avvenimenti che in un modo o nell’altro segneranno per sempre la mia vita, ma come al solito riassumere quanto ho vissuto in una pagina del mio diario, che ciò che vivo lo racconta “in diretta”, è un’operazione che ai miei occhi non spicca per utilità. Ecco perchè non lo farò.
Partirò subito con le classifiche invece, che per la prima volta saranno seguite da una breve “spiega” volta a motivare le mie scelte.

Miglior disco
1° Thrice – Beggars
2° Biffy Clyro – Only revolutions
3° Minnie’s – L’esercizio delle distanze
spiega: premio “Beggars” perchè è il disco che non ti aspetti e quindi che apprezzi ancora di più. Questo non toglie che sia anche un capolavoro, ma a mio avviso lo è pure il nuovo Biffy Clyro, quindi per il primato serviva qualcosa in più. Più o meno per le stesse ragioni sego i Brend New, perchè mi aspettavo un capolavoro che non è arrivato. In onestà “Daisy” sarebbe probabilmente nella mia top 3 se fosse stato scritto da altri. Al posto suo ci finiscono i Minnie’s che, semplicemente, una volta ascoltati non ho più tolto dall’auto. Era Maggio. E se dopo aver ascoltato “Milano è peggio” qualcuno avesse ancora da ridire, beh, s’inculi.

Peggior disco
1° Nofx – Coaster
2° 30 Seconds to Mars – This is war
3° Taking Back Sunday – New Again
spiega: primo posto indiscusso per i Nofx che commento citando le pagelle di Giorgio Terruzzi ai tempi di Grand Prix: “Un campione del mondo non si comporta così”. Il disco dei 30StM è ovviamente gran peggio di “Coaster”, tuttavia non ero nemmeno certo di volerlo inserire in classifica. Non avrei proprio dovuto ascoltarlo, inutile lamentarsi dopo. Preciso che, nonostante i fiumi di parole ingiuriose da me spesi su questo blog, “Artwork” dei The Used non è tra i peggiori dischi perchè, pur essendo una maxi cagata, io lo adoro. Letteralmente.

Miglior concerto
1° Biffy Clyro @ Tunnel (Milano)
2° The Get Up Kids @ Estragon (Bologna)
3° All-American Rejects @ Musicdrome (Milano)
spiega: le prime due posizioni hanno una duplice spiegazione. La prima è che i GuK non potevano sperare di vincere non suonando “Forgive & Forget” dopo che mi sono sparato 200km per sentirla. La seconda è che mi sentivo di aver già parzialmente derubato i Biffy Clyro nella sezione dischi. Però anche solo il fatto di essere tornato al Tunnel dopo secoli vale la scelta. Ho segato il set dei Thursday di Bologna perchè, pur essendo ancora convinto abbiano fatto il live perfetto, rivisti a Milano mesi dopo non hanno ripetuto l’opera, anzi, hanno deluso. Se i GuK nonostante lo smacco sono finiti in classifica, non mostro alcuna pietà per Kris Roe. Invece di “Broken Promise Ring” hai suonato “Boys of Summer”. Vergongati!

Peggior concerto
1° Alkaline Trio @ Rolling Stone (Milano)
2° Green Day @ Datch Forum (Milano)
3° Escape the fate @ Estragon (Bologna)
spiega: la prima posizione va da se, trattandosi di una band incapace di suonare dal vivo. Per quel che riguarda i Green Day il giudizio è sulla prova on stage, perchè non si discute sia stata una delle serate più belle e divertenti di questo 2009. In merito agli Escape the Fate dico solo che sono stati in ballottaggio con i Lost e che hanno vinto perchè: 1- i Lost li ho mollati dopo tre canzoni 2- gli EtF se la menavano di più.

Miglior film
1° Inglorious basterds
2° Gran Torino
3° Watchmen
spiega: onestamente credo ci sia poco da spiegare. Watchmen appartiene ad una categoria di film che solitamente non apprezzo e, oltretutto, è lento da morire. Però non premiare una pellicola con una colonna sonora del genere, con una trama del genere ed una realizzazione del genere secondo me sarebbe stato a dir poco ingiusto.

Peggior film
1° New moon
2° Transformer 2
3° Outlander – L’ultimo vichingo
spiega: in condizioni normali District 9 avrebbe vinto a mani basse, ma di fronte ai fuoriclasse bisogna saper chinare il capo.

Miglior Libro
1° Il Mercante in Fiera – L. Scarpetta
2° Herry Potter (saga) – J.K. Rowling
3° L’assassino che è in me – J. Thompson
spiega: sento di dover precisare solo l’inserimento della saga del maghetto di Hogwarts in classifica perchè sui sette libri sono più le pagine discutibili di quelle buone. Molte di più. Però alla fine mi è piaciuto parecchio e quindi chi se ne incula. Ora sto leggendo “Il Potere del Cane” di D. Winslow e non avendolo ancora finito ho dovuto estrometterlo dalla classifica. Al momento però, con 500 pagine lette su 700, caga in testa a tutti e tre i premiati. La spiega più grezza dedicata al capitolo letteratura mi riempie di orgoglio.

Peggior libro
1° Uomini che odiano le donne – S. Larsson
2° La mano sinistra di Dio – J. Lindsay
3° La solitudine dei numeri primi – P. Giordano
spiega: il primo è un polpettone infinito privo del benchè minimo mordente. Il secondo è una cagata colossale da cui, inspiegabilmente, hanno tratto un telefilm favoloso. Il terzo è il libro con i personaggi più odiosi della storia. Direi che ho motivato a sufficienza.

Miglior serie TV
Scrubs – VIII serie
spiega: decisione ultrasofferta. Quest’anno infatti ho scoperto Boris e Californication, per fare due nomi che potrebbero ampiamente meritare il premio. Ho votato col cuore.

Peggior serie TV
Dexter – II serie
spiega: sottotitolo del Manq al cofanetto: “Come gettare in merda una roba figa.”

Mixtape (2000-2009)

Sono un modaiolo e questa è la principale motivazione che mi spinge a scrivere il post che segue. In attesa dell’immancabile classifica di fine anno ho infatti deciso di cimentarmi in un’operazione simile a quella vista in molti altri blog sotto le più svariate forme: l’analisi degli anni zero, ovviamente da un punto di vista musicale. Come dicevo, molti blog hanno già affrontato l’impresa.
Bastonate ha scelto di celebrare il decennio utilizzando le copertine degli album. Idea molto figa. Tra i commenti al post linkato qui sopra c’è anche la mia selezione, non ho saputo reistere.
Dietnam ha stilato la classifica dei migliori 20 album del decennio. Anche in questo caso avrei voluto fare la stessa cosa, ma mi sono reso conto che più che gli album più belli, in senso “assoluto”, avrei voluto premiare quelli che io ho ascoltato di più. Ok, so che dire che un disco è “bello” è sempre qualcosa di soggettivo, però secondo me ci sono dischi che sono “oggettivamente” belli ed altri che lo sono per me pur riconoscendo io stesso abbiano non poche carenze.
Non credo sia chiaro quanto intendo, ma chissenefrega. Alla fine tanto ho abbandonato l’idea di fare una classifica.
Trovo invece carina e più intima la scelta di autodedicarmi una bella mixtape.
Ah, per chi se lo chiedesse, ignoro volutamente l’argomento neve a Milano.
E poi la selection sottostante renderebbe le tre ore che ho impiegato ieri a percorrere 10 km pura poesia.

Manq mixtape ’00/’09
01 – Underøath – Breathin in a new mentality – Lost in the sound of separation (2008)
02 – Taking back sunday – Ghost man on third – Tell all your friend (2002)
03 – Rufio – Above me – Perhaps, I suppose… (2001)
04 – Bad astronaut – Linoleum – Unreleased (2008)
05 – Glassjaw – Siberian kiss – Everything you ever wanted to know about silence (2000)
06 – Brand new – Me vs. Maradona vs. Elvis – Deja entendu (2003)
07 – No use for a name – International you day – Hard rock bottom (2002)
08 – Biffy Clyro – Machines – Puzzle (2007)
09 – The used – Poetic tragedy – The used (2002)
10 – Funeral for a friend – Bend your arms to look like wings – Casually dressed and deep in conversation (2003)
11 – The ataris – Fast times at dropout hight – End is forever (2001)
12 – Boxcar racer – Watch the world – Boxcar racers (2002)
13 – All-american rejects – Paper heart – All-american rejects (2002)
14 – Britney Spears – If U seek Amy – Circus (2008)
15 – Finch – Letters to you – What it is to burn (2002)
16 – Mae – The Sun and the Moon – The Everglow (2005)

Pilota

L’appartamento è quasi totalmente immerso nel buio.
Un’altra torrida estate milanese è ormai iniziata ed in questo periodo le lampadine accese hanno lo spiacevole difetto di innalzare ulteriormente la temperatura oltre a richiamare le zanzare.
Io odio le zanzare.
Spesso mi chiedo quale sia stata la spinta evolutiva che le ha portate ad essere ciò che sono oggi. Il fatto che il loro ciclo vitale si fondi sul prelevare dal mio corpo preziosa linfa non mi crea particolare disagio. E’ irritante, se vogliamo, pensare che questi esseri per vivere non debbano fare altro che succhiare energia dalle creature che li circondano, tuttavia credo che questa cosa faccia particolarmente incazzare perché a noi poveri esseri umani non è concesso di fare lo stesso. Conosco molta gente che vivrebbe volentieri la vita del parassita. Gente che già nel quotidiano cerca, giorno dopo giorno, di attingere il più possibile da parenti, amici, colleghi e perfino estranei pur di risparmiarsi il peso di dover fare da sola. Anche il più dotato degli appartenenti a questa categoria, tuttavia, non arriverà mai a sfruttare il prossimo quanto possono e sanno fare le zanzare.
Per quanto non credo mi abbasserei mai a fare la vita del parassita il solo pensare che questi piccoli insetti possano permetterselo solletica la mia invidia, tuttavia sebbene dall’invidia sovente scaturiscano rancore e di conseguenza odio, non è per questo motivo che provo così tanto risentimento nei confronti dei fottuti insetti succhia sangue. Ciò che mi fa letteralmente impazzire è altro.
Per sopravvivere l’unica cosa che le maledette devono fare è succhiarmi del sangue. Niente di più. Oltretutto essendo migliaia non ho una sola fottuta speranza di impedirglielo, in nessuna maniera. Non c’è rimedio di quelli i cui spot inondano la TV ogni estate che abbia mai dato anche solo l’impressione di essere efficace e per quanto io mi possa impegnare ad uccidere ogni singolo esemplare mi ronzi attorno, ce ne sarà sempre qualcun altro pronto a pungermi nei punti più impensabili. Preso atto di questa sconfitta in partenza e rassegnatomi al dover donare alle bastarde parte del mio sangue come nutrimento, non c’è un solo cazzo di motivo per cui sia giustificabile il fatto che lascino sul mio corpo quegli orribili ponfi urticanti.
Ecco, è questo che non tollero delle zanzare: la beffa che si fanno di me dopo avermi sfruttato.
Ed è per questo che non vedo alcuna ragione evolutiva perché gli insetti che tanto disprezzo debbano aver mantenuto questa peculiarità nel corso degli anni. Trovo addirittura sia loro controproducente ai fini della continuità della specie, essendo il prurito la ragione principale per cui l’uomo tenta da secoli di sterminarle.
Allora perché sono così?
Non avendo una risposta a questa domanda potrei comportarmi come fa la gran parte gli uomini al cospetto di interrogativi privi di ragionevole e logica spiegazione: potrei rifugiarmi nella volontà divina. Se così facessi tuttavia, le zanzare per me non potrebbero rappresentare altro che la prova dell’anima sadica di Dio.
Sbatto le palpebre e torno al qui ed ora.
Dalla cucina del trilocale arrivano delle voci oltre ai tenui raggi dell’unica lampada presente nella stanza. La TV è accesa, ma con tutta probabilità le due persone che gli stanno intorno non la stanno guardando. Nessuno più la guarda, la televisione, eppure ormai qualunque abitazione ha un apparecchio televisivo per locale. Non credo manchi molto a che la gente inizi a farsi installare super schermi al plasma persino al cesso, strappando alla lettura l’ultima delle sue roccaforti.
La finestra del salotto si affaccia sul cortile ed è aperta proprio di fronte a me. La tapparella è alzata e l’immagine incorniciata dagli stipiti potrebbe essere ammirata per ore senza mai stancare, intrisa di una poesia ed una malinconia tali da rapire chiunque sappia apprezzare le cose belle che quotidianamente ci circondano. All’orizzonte il cielo è sereno e risplende di flebili e rade stelle. Per quanto piccolo, questo dannato paesino alle porte di Milano genera fin troppo inquinamento luminoso per permettere agli astri di farsi ammirare al massimo del loro splendore. La luna però, quella è difficile da offuscare, specialmente questa notte. Dritta avanti a me è piena ed arrogante nel suo giallo intenso. Oggi è talmente bassa dall’essere parzialmente coperta da alcuni alberi all’orizzonte e le sagome nere risaltano nella luce riflessa dal satellite generando un paesaggio che mai ci si aspetterebbe di poter vedere in questo buco di culo di area suburbana.
E dire che tempo fa non avrei certamente apprezzato cose come questa e non perché io abbia recentemente sviluppato un maggior gusto estetico. Semplicemente è cambiata l’attenzione con cui osservo ciò che mi sta attorno.
Ho aperto gli occhi.
Tornare a casa dall’ufficio non è più solo la coda in tangenziale. E’ il gioco di luci che il sole crea dietro le nuvole, è il luccichio dei riflessi sulle immense vetrate dei modernissimi palazzi che mi circondano, è il cucciolo di lupo addormentato nel verdissimo prato del mio vicino ed è quanto sto ammirando dalla finestra della stanza in cui mi trovo ormai da diversi minuti.
La bellezza.
Nel salotto di un appartamento quasi totalmente immerso nel buio in cui non ero mai stato prima di oggi sono le 22.17.
Basta cazzate, devo tenere salda l’attenzione su quel che sto per fare.

NdM: quello appena pubblicato è uno scritto che risale a diversi anni fa. Come altri suoi simili se ne stava sul mio PC in attesa di Dio solo sa quale destino, parte di chissà quale progetto nato e morto senza mai uscire un solo istante dalla mia testa. Oggi mi è ripassato per le mani e, a differenza di tutte le altre innumerevoli volte, ho deciso di pubblicarlo. Il nome del file era “pilota”, come si trattasse del primo episodio di chissà cosa.