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La classe politica italiana non è acqua. Purtroppo.

Dopo giorni di astinenza dalla scrittura del blog riprendo trattando ancora una volta di politica.
Non me ne si voglia, mi piacerebbe parlare anche d’altro, ma non ho molti argomenti in faretra ultimamente. Il risultato di questa sera a S. Siro oltretutto mi impone di glissare in toto sull’argomento calcio nonostante io mi sia imposto nell’annuale sfida del Fantacalcio.
Ad ogni modo vorrei parlare di Marcello Dell’Utri.
E’ un argomento che fa schifo, lo so, ma stando in Germania non so quale rilevanza possa aver avuto questa notizia nel mio paese e quindi ne parlo anche io, sicuro di ripetere cose che i TG nazionali hanno già mostrato fino alla nausea.
La procura di Palermo ha chiesto un inasprimento della pena per il sopracitato senatore del Popolo delle Libertà rispetto alla condanna infera in primo grado. Fino a qui nulla di interessante. Ad avermi lasciato un po’ così sono state le dichiarazioni dell’imputato che ai microfoni afferma in merito al processo: “Io sono… ho detto che faccio il deputato… faccio l’imputato, non il deputato. No? Per cui sono diciamo così vestito della carica di deputato per difendermi dai processi. L’ho detto e lo confermo. Che cosa farò dopo non lo so. Se non ci fossero per me questi problemi di carattere giudiziario io sicuramente non farei il deputato. Questo lo posso assicurare. Nel momento in cui mi chiuderanno tutto, basta…”.
Sembra assurdo, lo so, ma ha detto proprio così e al minuto 3.00 di questo video è possibile sentire la dichiarazione per bocca proprio del senatore.
Ormai non solo è possibile utilizzare la politica per scampare ai processi, ma è diventato addirittura lecito vantarsene.
Peggio, si fa passare la cosa come fosse una seccatura. Del tipo: “Che due coglioni dover prendere uno stipendio stratosferico come senatore senza dover realmente svolgerne le mansioni, ma solo per poter scansare le condanne…”.
Nel vasto bestiario dell’italica classe dirigente però non c’è solo questo. Ha recentemente fatto il suo ingresso anche il famigerato Bossi jr. Sì, quello che nonostante il padre ed i mille ricorsi è riuscito a farsi stampare tre volte alla maturità. Ora per carità di Dio, non ho nulla contro chi non è un fenomeno a scuola, anzi, alcuni dei miei più cari amici hanno avuto lo stesso problema. Uno di questi gli somiglia anche un po’, sicuramente come fisionomia, ma potrei scommettere anche da un punto di vista gergale. Il punto quindi non è che critico a priori chi non ha un buon rapporto con l’istruzione, ma cazzo, la classe politica che tira le redini di un paese non può essere formata dalla “gente comune”, sennò che cazzo li strapaghiamo a fare? Ad ogni modo anche a voler sorvolare sulla non brillantezza culturale del soggetto, come si può decidere di intraprendere una carriera politica per un paese di cui non ci si senta parte?Ora mi rivolgo a te, caro il mio Renzo. A sto punto il dubbio che in realtà non te ne freghi un cazzo, che tu non sappia fare un cazzo e che tu voglia fare politica perchè col padre che ti ritrovi puoi permetterti questa scappatoia invece di lavorare come tutti i comuni mortali, beh, mi viene. Ed allora mi sento di dovermi scusare verso i miei amici che, resisi conto che la scuola non faceva per loro, hanno deciso di andare a fare un lavoro onesto per portare a casa la pagnotta. Mi devo scusare per averli paragonati a te che sei solo un cazzone ignorante che ha la fortuna di avere un padre ormai impossibilitato a rifilarti i calci in culo che meriteresti (e che conoscendo il soggetto ti darebbe pure volentieri). Sei il manifesto del peggio della generazione nata nella bambagia e te lo dice uno che non è che ha fatto la guerra, ma che ancora ancora il concetto di “guadagnarsi da vivere” ce l’ha presente.
Vorrei conoscerli, i tredicimila fenomeni che ti hanno votato.
Ha ragione Gigi Riva: “Se non sta bene può anche andarsene dall’Italia, nessuno ne farà una malattia…”.
Grande, Rombo di Tuono.
Vabbè, è giunta l’ora di andare a letto.
Il prossimo post, salvo imprevedibili avvenimenti impossibili da non commentare, non parlerà di politica.
Cazzo, ci sono anche cose belle nella vita.
Tipo che questo week-end me ne vado a Bruges con la Polly e degli amici che ci faranno visita dall’Italia.
Oppure tipo “Amen”, il primo disco dei My Own Private Alaska che secondo me è stratosferico.
O anche il fatto che probabilmente riuscirò ad andare a Bochum a vedermi la sfida salvezza dell’ultima giornata contro l’Hannover.
Ah già, di calcio però ho detto che non parlo.

“I couldn’t care less” (cit.)

L’Osservatore Romano in questi giorni ha pubblicato un articolo di rivalutazione dei Beatles da parte della Santa Sede.
Ringo Starr ha commentato come da titolo.
Applausi a scena aperta.
Chissenefrega. Era ora che qualcuno facesse presente che non siamo tutti qui ad aspettare che la chiesa dica la sua su ogni argomento. A molti non frega nulla e, devo ammetterlo, si vive altrettanto bene. Ringo Starr riesce con una frase dove intere generazioni di centrosinistra d’opposizione hanno fallito e continuano a fallire, con una semplicità ed una natturalezza che lasciano effettivamente spiazzati, ma solo perchè non si è abituati al fatto che qualcuno dica le cose come stanno quando di mezzo c’è il clero. Di contro, alla chiesa sono serviti quarant’anni per rivalutare i Beatles, qualcuno di più per ammettere il silenzio ignobile sulle leggi raziali. Non oso pensare quanto gli ci vorrà per fare mea culpa sulla pedofilia e magari chiedere anche scusa per aver lasciato parlare uno come Bertone in un momento tanto delicato.
Bertone che, per altro, ogni volta che apre bocca incrina non di poco il mio credo nella non violenza.
Ad ogni modo grande Ringo Starr, da sempre il mio Beatles preferito perchè indubbiamente il meno hippie e, a mio avviso, il più punk.
Oltre che il più brutto, s’intende.

Io, nel dubbio, sto con Emergency

Io della questione degli italiani di Emergency rapiti/arrestati in Afghanistan so poco e nulla.
La Polly ha preso a cuore la vicenda, ma io non ho fatto altrettanto e quindi ora parlerò da perfetto disinformato sulla base di quel poco che ho letto in merito.
Nel dubbio io credo che Emergency non abbia fatto nulla di male e che le armi trovate in quell’ospedale siano più o meno della stessa fattura di quelle reperite nella scuola Diaz di Genova.
Questa è una mia sensazione e posso pure sbagliarmi.
Di certo al momento c’è solo che questi tre arrestati/sequestrati (a seconda delle fonti) non sono ancora stati processati e che la loro colpevolezza non è stata provata. Per carità, magari poi si tratta davvero di tre terroristi e nessuno pretende che siano innocenti a priori, però a mio avviso per adesso la Farnesina dovrebbe unicamente dichiarare con fermezza di “esigere chiarezza sull’argomento in pieno rispetto dei diritti civili ed umani di queste persone”. Altre dichiarazioni del tipo: “sono Italiani, ma erano li per i cazzi loro”, parafrasi dell’ufficiale “Le persone in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile nè direttamente nè indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana”, al momento Frattini potrebbe pure tenersele per se.
Se ricordo bene quando morì Quattrocchi nessuno dal ministero fece la corsa a dire che era lì per i cazzi suoi. ATTENZIONE: trattasi di situazioni enormemente differenti che non possono essere paragonate sul piano dell’accaduto, ma che possono essere termini di paragone su come la Farnesina si approcci alle questioni in maniera decisamente strumentale, cosa che non credo dovrebbe fare.
Il punto della questione è che in Italia ormai tutto è campagna elettorale, tutto è utilizzato per gestire i consensi e creare stereotipi. Emergency – comunisti – terroristi. Questo gioco al massacro già fa schifo fatto dai politici durante la campagna elettorale (che da noi poi ha la simpatica peculiarità di risultare perenne dalle politiche del ’94), ma messo in mano alle istituzioni che dovrebbero rappresentare tutto il paese e non solo chi ha votato la maggioranza in carica è addirittura eticamente infame.
Roba di cui sarebbe bene iniziare a vergognarsi.
Come ho già detto della questione in se non mi curo molto ed il mio “Io sto con emergency” è un po’ messo lì a priori. Diciamo che in un paese dove ci sono fondamentalisti religiosi pronti a farsi esplodere in mezzo ai civili, truppe d’invasione d’ogni tipo, governi fantoccio pronti a diventare il nemico di domani e medici che cercano di salvare delle vite, io prenderò sempre e comunque le parti di questi ultimi.
Questo è un blog d’opinione, mica di informazione. Io do un mio parere su alcune notizie, ma spero bene che la gente si documenti e vada a farsi un’opinione propria in merito. Non vengo pagato per pensare per tutti, io, e questo non è il TGn.
Ad ogni modo la cosa realmente interessante dell’articolo di Repubblica che ho letto prima di parlare di tutta questa faccenda, è l’ultimo paragrafetto che riporto di seguito:

La Nato si scusa per l’uccisione di alcuni civili. Sempre oggi, il presidente afgano Hamid Karzai accusa le truppe della Nato di aver ucciso quattro civili a Kandahar aprendo il fuoco su un autobus che si era avvicinato a un convoglio di militari stranieri. La Nato ammette di aver sparato contro il pullman ed esprime “profondo rincrescimento” per la morte dei quattro civili.

Questo giusto per dare un po’ l’idea del posto in cui ste cose stanno succedendo. Nel mio giornale ideale questa sarebbe la notizia centrale e la storia di emergency il paragrafetto conclusivo. Non per altro, ma perchè se alla lista delle parti in causa previa elencate ci si aggiungono civili che come unica colpa hanno quella d’esser nati lì, beh, la mia preferenza si sposta.
E poi a me il “profondo rincrescimento” m’ha belle che rotto il cazzo.

IKEA

Lo so, Marzo ha abituato tutti troppo bene con il suo incessante martellamento di post sempre nuovi ed attuali e così ora che nei primi dieci giorni di Aprile non ho scritto una riga sul blog inizio ad avvertire non solo il classico senso di colpa verso me stesso, ma anche questo nuovissimo senso di colpa nei confronti dei lettori (?).
Ho deciso di liberarmi di questo duplice peso.
La verità però è che non è successo poi molto in questi dieci giorni.
Ok, sono rientrato in Italia, ho rivisto gli amici e mi sono gustato una super soddisfacente gita di Pasquetta, ma raccontare tutto questo a giorni di distanza mette tristezza, quindi devo andare oltre.
Ci sarebbe la questione preti pedofili con l’onda di scandalo che arriva dall’america e che sta sommergendo il mio amato Ratzinger, ma riprendere con un argomento del genere le mie scritture on-line sarebbe troppo impegnativo. Per chiunque proprio tenesse ad un mio parere in merito la Google Hit List di Marzo è poco più sotto e basta fermarsi alla prima posizione della classifica per avere una chiara esposizione del mio pensiero.
Serve un altro argomento.
In questi giorni sono morti Maurizio Mosca e Malcom Mclaren. Due enormi perdite per la storia del punk. Il primo tuttavia l’ho già omaggiato come meritava, mentre del secondo, ad essere onesto, non mi è mai interessato molto. Anche questa notizia è quindi da scartare.
Resterebbe il mio ventinovesimo compleanno, celebrato con gioia nel momento in cui ho scoperto che non si sarebbe trattato del trentesimo (questo è avvenuto pochi giorni prima, parlando con i colleghi) e coronato dall’arrivo in casa mia di un super regalo. Non saprei che aggiungere, però.
Forse un argomento alla fine l’ho trovato.
Oggi io e la Polly siamo andati all’IKEA per acquistare i mobili del nostro nuovo appartamento. Dopo aver girato tutta l’esposizione, selezionato con rigore tutto ciò che costava meno, recuperati gli articoli in questione da tutti gli scaffali del magazzino e fatta buona parte della coda in cassa ci si avvicina una commessa e, ovviamente in tedesco, ci chiede come abbiamo intenzione di pagare.
In tedesco, rispondiamo: “Credit Card”.
La tipa ride di gusto e risponde che non accettano carte di credito. Nessuna. Niente Visa, Mastercard o American Express.
Sfortunatamente io e Paola eravamo sprovvisti di milleduecento euro in moneta e abbiamo dovuto lasciare tutto lì dov’era. In realtà forse avrei dovuto rimettere a posto, ma in quel momento per me è già stato difficile uscire senza uccidere nessuno.
Finita la visita di cortesia all’IKEA siamo andati nel nuovo appartamento a controllare com’era venuta l’imbiancatura. Lavoro ben eseguito, niente da dire, ma coi muri bianchi e la casa vuota ci siamo resi conto che i tizi che la abitavano prima erano probabilmente dei primitivi. Per la prima volta da quando l’abbiamo presa in affitto abbiamo alzato il coperchio della tazza del cesso. Uno spettacolo vietato ai minori. Sembrava il WC che ha recitato in Trainspotting, anzi, forse è proprio lui. Sta di fatto che servirà il tritolo per pulirlo, temo, e non sarà un lavoro piacevole. Anche la cucina che i precedenti inquilini ci hanno gentilmente donato non è propriamente pulita e, se non ci fosse bastato, ci ha dato nuovi elementi per considerare i due ragazzi diciamo “non propriamente dediti all’igene”. Il fatto che vivessero con un coniglio forse avrebbe dovuto insospettirci, ma alla visione dell’appartamento questo era chiuso in un’adorabile gabbietta e solo dopo aver firmato il contratto abbiamo appreso che quella non era certo un’abitudine. Insomma, l’Italia sarà quel che sarà, ma anche qui abbiamo la nostra buona dose di teste di cazzo, da chi vende i mobili (mo-bi-li, mica caramelle) e non accetta le carte di credito a chi vive allo stato brado in una casa che non è nemmeno sua.
Paese che vai…

Google Hit List [Marzo 2010]

Anche questo mese di Marzo, il primo trascorso per intero in quel di Colonia, è giunto al termine ed è stato decisamente profiquo per quel che riguarda questo sito.
Innanzi tutto ho scritto veramente molti post, praticamente il doppio della media mensile degli ultimi anni, ma ho anche incrementato un po’ le visite e questo mi fa piacere. Apprezzo soprattutto quando, come questo mese, tra le chiavi di ricerca che conducono qui ce ne sono diverse legate ai reali contenuti del blog. Lo streaming di “Rai per una notte” e del nuovo disco dei Canadians sono forse i due esempi più eclatanti in questo senso. Questo spazio però non vuole premiare le ricerche che mi fanno piacere, ma quelle che mi fanno sorridere, quindi bando alle ciance ed iniziamo con la classifica.
Prima però voglio solo precisare a chi si sentisse offeso dalla vincitrice del mese che su queste pagine non ho mai scritto la frase incriminata.
Ho sempre utilizzato ben più nobili parafrasi.
Il fatto, però, che il concetto espresso in quella forma “bruta” porti qui, beh, un po’ mi da soddisfazione.
Il podio, ad ogni modo, è spettacolare.

01 – il papa è una merda
02 – l’approccio delle teenager e i pompini nel 2010
03 – chi ha orecchie per capire
04 – inutile phd
05 – detti popolari contro la diversita’
06 – capannone di polli da fstidio alle case
07 – chi mi sa dire il significato dei tatuaggi che ha leonardo allenatore milan
08 – ciccio russo gente di lusso
09 – prurito gamba ingessata
10 – vorrei trasformare la casa privata in osteria chi puo darmi consigli?

Nota: aggiornata la sezione “musica”.

Ho scelto di non scegliere (cit.)

Prima che parta il classico e ormai decisamente stucchevole carrozzone televisivo in cui tutti i vari candidati di tutte le varie coalizioni si impegneranno a dire che hanno vinto loro, a questo giro voglio pensare che probabilmente ho vinto io.
Io che, per la prima volta da quando ne ho il diritto, ho scelto di non recarmi alle urne.
Potrei facilmente motivare con il fatto che sto all’estero e che rientrare solo per votare il week end prima di Pasqua mi sarebbe risultato non solo dispendioso, ma anche tremendamente seccante, tuttavia non è una precisazione che tiene.
Chi mi conosce sa benissimo che, se davvero mi fosse interessato farlo (come era qualche anno fa), un modo per rimpatriare ed esprimere la mia preferenza l’avrei trovato.
Se non ho votato quindi è perchè non ho voluto votare.
Oggi, tra un esperimento ed una delle tante proiezioni sui vari siti dei quotidiani italiani, mi sono preso qualche secondo per rileggere quanto scrissi in occasione delle ultime elezioni politiche. E’ evidente che sto peggiorando. Solo due anni dodici mesi fa ritenevo sbagliato l’astenersi dal voto ed oggi sono qui a manifestare approvazione verso il boom dei non votanti. Ok, è sicuramente vero che se già ha poco senso spendere soldi per rientrare in Italia ad esprimere una preferenza, non ne ha proprio rientrare per annullare la scheda. In condizioni normali con tutta probabilità avrei annullato, magari utilizzando qualche inutile, ma assai soddisfacente frase ad effetto incisa sulle schede con la matita copiativa. Nella situazione in cui mi trovo però la scelta più facile per esprimere dissenso e disinteresse nei confronti della classe politica italiana è l’astensione, quindi eccomi qui a scrivere l’apologia al non voto.
Stando ai dati, il 34,8% degli aventi diritto ha deciso di non recarsi alle urne. A questi dovranno aggiungersi coloro che hanno annullato la scheda o che l’hanno lasciata in bianco. Più di un Italiano su tre, in definitiva, ha scelto di non scegliere.
Sono numeri grossi.
Rispetto alle scorse Regionali l’incremento delle astensioni è del 7,5%, 8,5% se si restringe il cerchio alla mia cara ed amata Lombardia.
Questi sono dati che, in un paese civile in cui l’astensione non è consuetudine, dovrebbero far riflettere la classe dirigente in toto. Nella mia testa questa dovrebbe essere l’occasione per i nostri politicanti di dire: “Prendiamo questo segnale preoccupante come indice del non aver fatto il nostro dovere al meglio. E’ colpa nostra.”
E’ inutile girarci intorno, è veramente così che stanno le cose. Invece le mie proiezioni vedono il 97,5% dei politici in TV, questa sera e domani, a dire che per un motivo o per l’altro, il risultato è buono. Bersani dirà: “Questo deve portare Berlusconi a capire che deve iniziare a parlare dei problemi della gente.”. Cazzo, quante volte gli ho sentito dire questa frase? Quanto ci vorrà per fargli capire che lui è uno dei “problemi della gente”?
Ma Berlusconi non sarà da meno e dirà: “Tutto questo è frutto del clima d’odio generato dalla sinistra e dalla magistratura politicizzata”. Forse, se interrogato riguardo alle astensioni, millanterà anche di radicali sdraiati fuori dai seggi e gli elettori gli crederanno.
E questo è un altro dei “problemi della gente” di cui Bersani si riempie la bocca e per cui nè lui nè nessun’altro pare avere soluzione.
D’altra parte l’unico atto che ricordo del centro sinistra durante questa campagna elettorare è stato il tentativo, fortunatamente non andato a buon fine, di trombare Vendola in Puglia. Il buon Niki mi è simpatico. Con tutta probabilità, se è osteggiato anche dalla sua parte politica, è perchè forse qualcosa sta facendo.
L’italia ormai è un giocattolo lasciato dai suoi possessori in mano a bambini viziati che finiranno per romperlo.
Toglierglielo di mano ormai è impossibile, l’unica cosa che potremmo e dovremmo fare è dar loro una sonora sculacciata.

NdM: I dati citati sono tratti da Repubblica.it, ad eccezione delle mie personali previsioni.

Rai per una notte

Ieri sera è stata trasmessa una puntata speciale di Annozero, la trasmissione di Michele Santoro.
A causa della cancellazione di tutti i talk show dai palinsesti Rai, questa è stata trasmessa solo da alcune TV private e satellitari, nonchè in rete, dando luogo al più grande fenomeno on-line della storia italiana.
In questo blog amo parlare del mio Paese e credo che un tale evento meriti di essere analizzato.
Oggi in rete è possibile rivedere l’intera trasmissione cercandone i frammenti su youtube (23 in totale, per una durata poco superiore alle tre ore).
Come prima cosa quindi ho deciso di creare una playlist in cui fosse possibile vedere tutto il programma, dall’inizio alla fine.
Spero funzioni.

Divulgo tutto questo perchè ritengo che per potersi dire favorevoli o contrari a quanto viene affermato nel programma, in prima istanza è necessario averlo visto. Sembra banale, ma questa cosa spesso viene dimenticata e troppi sono quelli che parlano sul sentito dire, sui loro preconcetti o su quanto altri hanno detto loro in merito.
Io “Rai per una notte” l’ho visto tutto ed ora cercherò di sottolineare le cose che mi hanno colpito della trasmissione, andando per punti.
Mi piacerebbe si aprisse un dibattito in merito, ma non credo succederà. Quello che spero è che magari qualcuno passando di qui provi a guardare e farsi un’opinione propria.
Iniziamo.
1/23 – Il primo frammento si apre con un parallelismo ormai “gettonatissimo” tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il fu Duce Benito Mussolini. A mio avviso è innegabile ci siano elementi caratteriali comuni alle due figure (su tutti megalomania e grande carisma), tuttavia credo sinceramente che Berlusconi non sia in grado di diventare un nuovo Duce. Il motivo che mi spinge a dire tutto questo è che, nella sua follia, Mussolini voleva grande l’Italia ed il suo popolo (ricevendo gloria infinita dall’essere stato colui che aveva relizzato tutto questo, ben inteso). Berlusconi vuole grande se stesso e null’altro e chi ragiona così, prima o poi, resta solo.
2/23 – Santoro apre il programma con una lettera aperta a Napolitano. A me Santoro non piace come conduttore, lo trovo spesso arrogante e incapace di instaurare un discorso senza prevaricare l’interlocutore. La sua introduzione sulla necessità di far sentire una certa voce in questo momento però la trovo condivisibile e ben posta, seppur in maniera in alcuni passaggi esagerata. Durante la trasmissione, non essendoci voci “antagoniste”, non avrà mai occasione di mostrarsi prevaricatore come suo solito e questo me lo ha reso più digeribile.
3/23 e 4/23- Sigla, con esposizione del pensiero di alcuni presenti alla manifestazione PdL. Come qualcuno dirà dopo, non fotografa in pieno l’elettorato di centro destra, vengono chiaramente enfatizzati i personaggi più discutibili, ma sentire certe parole da comunque da pensare. Cercando il peggio in una manifestazione di sinistra non credo le cose andrebbero diversamente, in ogni caso. Dopo la sigla parte il pezzo di Cornacchione. Mi ha spezzato.
5/23 – Primo intervento di Travaglio. Chi dice che Travaglio non ami il contraddittorio e che sia capace di soli monologhi ha probabilmente ragione. Chi dice che è un bugiardo credo di no. Molto significativa l’uscita su come nessuno intercetti Berlusconi, ma sia quest’ultimo ad avere a che fare sempre con gente che, per motivi diversi, è sotto intercettazione.
6/23 – Primo intervento di Floris. A me lui piace molto. Segue il primo intervento di Lerner, altro personaggio che gode della mia stima. Ecco, difficilmente mi è capitato di vederlo così infervorato. Credo ne abbia tutti i motivi.
7/23 – Tristemente reale l’analisi di Barbara Serra, specie per chi ultimamente vive all’estero e sente parlare dell’Italia da un’altra prospettiva. Iniziano poi le Docufiction che, riportando semplicemente le intercettazioni, non mi dicono nulla di nuovo. Non tutti si informano come me, però, quindi bene mostrarle.
8/23 – Primo intervento sulla crisi “nascosta” in vece dell’ottimismo. Si dica quel che si vuole, ma trovo sbagliato consentire ad un azienda in ATTIVO di lasciare a casa trecento persone. Sarò comunista. Poi canta Elio, verso cui ho da tempo il dente avvelenato ed è forse per questo che il pezzo non mi piace.
9/23 – Intervista a Mario Monicelli. Illuminante. Lasciando perdere la conclusione “rivoluzionaria” il dipinto fatto del popolo italiano è incontestabile. Vogliamo che qualcuno pensi per noi, da sempre. Che sia un dittatore, il Papa, o chiunque altro necessitiamo di qualcuno che faccia per tutti, così da gioire se va bene e voltargli le spalle se, o meglio quando, va male. Anche l’intervento di Dorfles è parecchio significativo.
10/23 – Un po’ di dati e intervista a Loris Mazzetti. Il succo del suo pensiero è che chi gestisce la Rai ne voglia in realtà il fallimento. Può sembrare assurdo, però basta fare due conti per trovare il tutto tristemente plausibile. Un po’ perchè chi sta facendo tutto questo è proprietario delle tre televisioni concorrenti, un po’ perchè di indizi in questa direzione ne saltano fuori continuamente.
11/23 e 12/23 – Luttazzi. Non sono suo fan, non mi faceva ridere dai tempi di Mai dire Gol, davvero. Ieri però è stato il vero mattatore della scena. Poi parla Norma Rangieri del Manifesto ed i toni si fanno un po’ troppo drammatici. Non siamo ancora in dittatura. Giusto allarmarsi, ma meglio restare credibili. Fa riflettere la parte sull’editoria, in ogni caso.
13/23 – Altra docufiction, vale il discorso di prima.
14/23 – Morgan. In sincerità, inizia a muovermi a compassione. Interventi totalmente decontestualizzati, visibile stato di euforia farmaco indotta. Non critico la persona, nè i suoi problemi, nè tantomeno il fatto che si droghi, ma il suo intervento è una cosa che può andar bene ad X-factor, ma non in una trasmissione di questo tipo. Il duetto con Venditti, nella sua follia, è speciale.
15/23 – Interviene Milena Gabanelli. Altro personaggio che stimo non poco, quindi niente da dire.
16/23 – Secondo intervento di Travaglio. Da lacrime agli occhi, parimenti dovute a riso e tristezza. Si dice poi che Bondi abbia commentato la trasmissione con un “fanno pena”. Centrale la risposta di Santoro che legittima il pensiero di Bondi, ma sottolinea il diritto di chi non la pensa ugualmente a poter usufruire del servizio.
17/23 – Altro intervento di Floris che prova ad uscire dal clima di “pompini a vicenda” e subito viene rimesso nei binari da Santoro, evidentemente incapace di accettare dissenso anche dai propri “alleati”. Interviene poi Jacona, interrotto sul finire ancora da Morgan, per cui vale sempre il discorso di prima. E mi dispiace.
18/23 – Altra docufiction e nuovo intervento di Lerner, anche questa volta da applausi.
19/23 – Benigni. A me Benigni fa cagare. Simpatico eh, ma non da nessun valore aggiunto alla questione. E poi coi baci ha rotto il cazzo. Gusti, per carità.
20/23 – Altro intervento dalla “crisi invisibile” e Trio Medusa. Loro invece a me piacciono molto.
21/23 – Intervista ad Emilio Fede. Non credo serva commentare. Poi è il turno della musica di Teresa De Sio, ampiamente evitabile in ambe le performance.
22/23 – Secondo pezzo della De Sio (vedi sopra) e intervento a sorpresa di Crozza che imita Brunetta. Ai miei occhi risulta identico. Bello.
23/23 – Classica conclusione con le vignette di Vauro che mi fanno meno ridere del solito. Salvo unicamente quella su D’Alema, che mi ha spezzato.

Questa, ai miei occhi, è la sintesi del più grande evento on-line della storia del mio Paese e sono contento di averla raccontata qui, con i suoi pro ed i suoi contro. In ogni caso, qualcosa di cui in Italia abbiamo grande bisogno.

Canadians – The fall of 1960

In questo Marzo densissimo di post (11, mai così tanti da tempo immemore) ho deciso di dedicare una paginetta alla promozione del nuovo disco dei Canadians. “The fall of 1960” uscirà nei negozi il 9 Aprile, ma qui sotto è possibile non solo ascoltarlo in anteprima (ok, ok, lo so.), ma anche scaricarlo in versione mp3.

<a href="http://ghostrecords.bandcamp.com/album/canadians-the-fall-of-1960">A Great Day by Ghost Records</a>

Faccio tutto questo in primis perchè oggi ho scoperto di essere un indiesnob, ma anche perchè a me i Canadians piacciono e trovo questa modalità di diffusione del loro lavoro molto intelligente, onesta e lodevole.
Del disco in questione non dirò molto, anche perchè non credo che qualcuno preferisca leggere una recensione piuttosto che ascoltarsi il disco, ma un paio di cose vorrei sottolinearle. La prima è che la copertina mi piace tantissimo. La seconda è che mi mancano molto le interminabili code strumentali del precedente disco. La terza è che dopo pochi ascolti la title track e “Carved in the Bark” sono i miei pezzi preferiti. L’ultima è che la traccia fantasma conclusiva è capace di sopperire ampiamente a quanto sottolineato nella mia precisazione numero due.
La domanda ora è: verranno a suonare a Colonia?

L’inverno di Frankie Machine

Quest’anno sto leggendo molto.
Probabilmente l’essere in un paese straniero e non avere molte alternative su come occupare il mio tempo libero aiuta in questo senso, ma i fatti recitano che rispetto all’anno scorso e a quello precedente ho già letto due libri in più (grazie aNobii, un altro dei siti che mi permettono di tenere statistiche della mia vita). L’ultima opera letteraria che ho concluso è “L’inverno di Frankie Machine” di Don Winslow ed è di lui che vorrei parlare in questo post.
Giusto per dare la corretta collocazione all’autore di cui sopra, suo è anche il da me più volte elogiato “Il potere del cane”, il libro che, se non l’avessi letto dopo aver già compilato la classifica dell’anno, avrebbe conquistato l’oro 2009 a mani basse.
A poche ore dalla conclusione del secondo romanzo voglio scrivere un post essenzialmente per chiarire che Don Winslow si candida con diritto al ruolo di mio scrittore preferito. Cinico, crudo, capace di costruire intrecci appassionanti, ma al contempo ai miei occhi molto più che credibili. Anche quando, come in quest’ultimo caso, prova ad inserire del “buonismo” questo appare quasi fuori luogo nella società terrbile e schifosa che è capace di descrivere.
Per una volta quindi volevo spendere due parole sullo scrittore e sull’opera, invece di omaggiarla unicamente con la classica citazione.
Ora però, dopo poche righe, mi rendo conto che le citazioni sono la cosa che più mi piace usare per descrivere i libri.

[…]
… nessun mafioso al mondo è così spregevole da rapire la figlia di un affiliato.
Ci voleva un politico, per quello.
[…]

Nota: aggiornata la sezione “letture”.