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Diario dall’isolamento: day 38

Sono giorni in cui è abbastanza complicato non cedere all’odio nei confronti di parte delle istituzioni.
Vivo in una delle regioni che funziona meglio e che forse anche per quello si è potuta permettere anni di malagestione clientelare schiava di CL, dell’incompetenza Leghista e delle infiltrazioni malavitose. Ora che questa impronosticabile sfiga ci ha messo alle corde, spingendo sul meccanismo fin oltre il punto di rottura e facendo così emergere tutti i problemi prima invisibili (o forse ben mascherati), sentirsi montare dentro la necessità di poter odiare i responsabili è qualcosa di difficilmente gestibile.
Se possibile però c’è una categoria che mi disgusta ancora più dei vari Fontana, Gallera e Formigoni: i vigili urbani ubriachi di potere.
Quella sottopopolazione di vigili che invece di sentir crescere il senso del dovere, in questa momento di merda hanno il bisogno di ostentare il loro ruolo, mettendosi a sindacare sulle autocertificazioni, sulle reali necessità, sui contenuti della spesa.
Vigili che multano i propri vicini di appartamento perché scendono a buttare il pattume nei box senza mascherina.
Mi piacerebbe pensare siate unicamente il prodotto della recente disumanizzazione, come gli stronzi appollaiati sui balconi a far vedetta anti-runner, ma la realtà è che molto probabilmente siete sempre stati esseri spregevoli a cui mancava solo l’occasione per darlo a vedere.

Oggi ho postato il giochino social dei 10 concerti (9 a cui sei stato davvero e uno a cui invece non sei andato).
Per renderlo un po’ più complesso ho fatto una lista di roba improbabile: Queen, Spice Girls, Van De Sfroos, Gazzé, GDV, Subsonica, Muse, Scooter, Joe Strummer che però mi sono visto davvero (in alcuni casi con soddisfazione). E poi c’era l’intrusa, con grande, grandissimo rammarico.

Diario dall’isolamento: day 37

Pasquetta da me è tradizione farla con gli amici. Prenotiamo uno di quei posti scrondi da settecento portate per 20 euro a testa e ci ritroviamo tutti insieme per una mega mangiata. Da quando ci sono i bambini facciamo tavolate da quaranta coperti come ridere, per mangiare male e stare tutti insieme.
Oggi ci siamo ritrovati su Zoom per provare a tener fede alla tradizione.
Ho spadellato tutta mattina perché Paola ci ha svegliati con dei croissant home made da pasticceria e quindi sentivo la competizione. Mi sono giocato uno spaghetto con ragù di triglie seguito da un’orata al bbq e devo dire che non ho sfigurato.
Insieme, anche se a distanza, abbiamo riso, bevuto e ci siamo tenuti compagnia. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca, più o meno.

Domani si torna al lavoro e non ho davvero un cazzo di voglia.

Diario dall’isolamento: day 36

Questa mattina Paola mi ha chiesto di mettere della musica in casa.
Abbiamo ascoltato l’ultimo disco dei Biffy Clyro e ci è sembrato meglio di quanto ce lo ricordassimo, poi abbiamo ascoltato i Minnies e i FASK, che lei non aveva mai sentito. Le sono piaciuti.
Abbiamo rimesso nello stereo anche Warning dei Green Day che ho scoperto compie giusto giusto vent’anni. È invecchiato benissimo, credo molto meglio di Nimrod per dire, e mi è toccato fare i conti col fatto che ai tempi lo odiai più per limiti miei che non per demeriti suoi.
Credo onestamente sia un gran bel disco.
Mentre sentivamo la musica abbiamo giocato, ballato e passato tanto tempo in giardino. Cose che avevamo già fatto in questi 36 giorni, ma che non mi ero goduto così tanto.
Oggi abbiamo sentito della musica ed è stata la miglior giornata da che è iniziata la quarantena. Coincidenze? Io non credo.

Pasqua 2020 credo resterà legata per sempre a questa canzone.

Diario dall’isolamento: day 35

Ho sanificato il frigo.
Quando ho i miei momenti brutti mi rendo conto che sfogarmi pulendo/sistemando qualcosa è un bell’aiuto. Nelle puntate precedenti era già venuto fuori quando ho raccontato di aver pulito il box.
Stessa cosa, grossomodo.
Poi ho tagliato il prato.
Poi ho litigato/dibattuto in internet. La prima discussione è finita come capita spesso, ovvero a raccogliere sdegno da gente che non si è presa neanche la briga di capire quel che ho detto, la seconda invece è stata decisamente più costruttiva.
Ho anche parlato con alcuni amici con cui ieri mi ero un po’ sfogato su whatsapp.
Sarà paradossale, ma questo è l’unico contesto pubblico in cui mi apro e racconto le mie debolezze. Fuori di qui sento il dovere di mettere su una sorta di posa da super positivo perché vedo e sento le forze di coloro a cui voglio bene venire meno e ho questa idea egocentrica di non potermi permettere di mostrare cedimenti anche io, la certezza che in quel caso crollerebbe tutto.
So che scrivere tutto questo su un blog online può sembrare un controsenso, ma qui è diverso, qui le persone che davvero mi stanno vicine non ci vengono e quindi posso depressurizzare.
Ad ogni modo oggi è stata una bella giornata di rottura.
In questo momento sono sul letto, stanco morto, e spero di addormentarmi nel breve visto che arrivo da un totale di 6 ore dormite nelle ultime due notti. Il programma prevede di guardare il terzo capitolo dei Pirati dei Caraibi.
Vediamo se reggo.

Son tornato mezzo in fissa con questo pezzo, che oggi al ventesimo ascolto ha fatto traballare la mia certezza che la base più bella mai realizzata sia quella di BOCCIOFILI.
Parla di mettere le cose in prospettiva, credo.

Diario dall’isolamento: day 33

Ho questo amico con cui giocavo a D&D. Non proprio amico, diciamo amico di amici. Fuori dal tavolo da gioco non ci siamo mai frequentati, quindi a ragion veduta direi più un conoscente.
Qualche anno fa salta fuori che ha la leucemia. Io tendo ad empatizzare molto con le persone che si ammalano. Non ho idea del perché, ma se dovessi scommetterci credo sia il meccanismo mentale per cui mi sento molto fortunato per la vita che ho e di conseguenza tendo sempre a credere che prima o poi mi arrivi un conto da pagare. Se state qui sopra ancora, dopo 33 giorni, fareste meglio a levarvi dalla faccia quell’aria stupita dall’apprendere come ragiono o, peggio, come usi questo blog per buttare in mondovisione i cazzi miei.
Dicevamo: sto ragazzo si ammala di leucemia, la vede brutta, ma poi guarisce. Bella storia.
Tempo dopo però si ammala di nuovo. Non una vera recidiva, una seconda leucemia pare. Scopro che è un fenomeno non rarissimo, ma neanche tanto comune. Soprattutto, scopro che la cosa non ha prospettive tanto buone. E infatti le notizie che arrivano inizialmente sono davvero brutte. L’amico in comune, con cui ho un rapporto migliore, ad una certa ci dice che le condizioni sono molto gravi causa complicazioni, anche perché il tipo (per questioni che evito di stare a spiegare) non ha facilità nel trovare un donatore per il trapianto di midollo.
È grigissima.
La situazione però ad un certo punto inizia a migliorare. Ci sono millemila priblemi, ma iniziano anche i primi segnali positivi. Una percorso lento e lungo, in cui ogni cm conta per dirla alla Al Pacino, e certamente una cosa di cui non aveva bisogno per arrivare in fondo era lo scoppio di una pandemia.
Notizia fresca però riporta che, in barba a tutto, il quadro ora è definitivamente positivo.
Non sarà il mio amico più caro, ma sono comunque felice un bel po’.

Quando rifletto su queste situazioni posso stare ore ad arrovellarmi se sia più sfiga il fatto che queste cose capitino o più fortuna il superarle.
Ci divento matto, a pensarci.

Diario dall’isolamento: day 32

Oggi ho compiuto 39 anni.
Mia moglie è riuscita a farmi un fantastico regalo, i miei figli mi hanno coccolato, abbiamo mangiato una pizza in videoconferenza con la famiglia allargata e poi ci siamo bevuti una birretta online con gli amici di sempre.
Potrebbe non essere il peggior compleanno della mia vita nonostante le premesse, non fosse che ogni compleanno ormai è destinato ad essere il peggiore della mia vita, COVID-19 o meno.
Per il buon umore, provate a ripassare domani.

Diario dall’isolamento: day 31

Ho bisogno di staccare.
Solo quello.
All’inizio era dura perché tutto era diverso, ma quella necessità di adattarsi alla situazione riempiva la giornata di qualcosa. Era devastante, a volte, ma aveva uno scopo.
Ora siamo routine.
Ora siamo tutto sommato ok con la nostra quotidianità da reclusi. Rassegnati. Potrebbe durare ancora una settimana o un mese e non cambierebbe nulla.
Ci siamo abituati all’asocialitá, abbiamo trovato una quadra e tutto sommato le persone che ci mancano sono molte meno di quelle che eravamo costretti a incontrare nostro malgrado. A me, quello che stiamo diventando, spaventa.
Quindi, per favore, datemi una prospettiva. Non una data, voglio qualcosa a cui tendere.

Diario dall’isolamento: day 30

Ultimamente non dormo benissimo.
Da anni le situazioni di stress hanno come primo effetto su di me quello di levarmi il sonno. Non sono ai livelli di insonnia vera che ho toccato in passato (e che spero di non rivivere mai), però faccio piuttosto fatica a prendere sonno.
Ieri notte quindi, diciamo in un momento non meglio definito tra le 3:00 e le 4:00, ho finito The Big Bang Theory.
Avevo mollato tutto alla fine della decima stagione. L’avvento dei servizi streaming a pagamento mi ha tolto completamente la voglia di cercare roba pirata in giro per il web e calcolando che ormai TBBT lo guardavo unicamente per abitudine, mollare il colpo fu una delle prime conseguenze. In questo periodo di lockdown però Infinity TV offre due mesi di servizio gratuito, così mi sono abbonato e ho soddisfatto la mia piccola ricerca ossessiva di completezza guardandomi gli ultimi 48 episodi.
Non mi ero perso niente.
Nelle due stagioni recuperate si ride giusto una volta, nell’episodio con Mark Hamill, e pure tutto il finale è veramente un polpettone anonimo e buttato via. Oltretutto l’ultima stagione (ma forse la serie in generale, non ricordo e di certo non voglio verificare) è un bel po’ reazionaria quando si mette ad affrontare argomenti come la maternità o le questioni di genere. Non che la cosa mi interessi più di tanto, mi fa sorridere che ci sia tutta una letteratura in rete (ref.) che accusi Friends di non avere la sensibilità richiesta oggi ai prodotti televisivi (una serie chiusa nel 2004 e iniziata nel 1994, quindi parliamo di roba pensata e trasmessa tra i SEDICI e i VENTISEI anni fa), ma non abbia mai sentito nessuno lamentarsi di TBBT, che pure è uno degli show più visti di sempre, ma è decisamente più recente e quindi “colpevole”.
Va beh, sta polemichetta ha annoiato me che la scrivevo, figuriamoci chi legge.

Anche se ormai abbiamo preso il ritmo della convivenza forzata i Lunedì restano un giorno complicato da gestire perchè i bambini, soprattutto Olivia, non riescono bene a comprendere perchè io e Paola si debba lavorare, con tutte le lamentele e i pianti che ne conseguono.
Nel cercare un pezzo per oggi mi sono reso conto che quasi tutte le canzoni che mi vengono in mente sui Lunedì ne parlano grossomodo bene. Per una frazione di secondo ho addirittura valutato di postare Vasco (Giuro [e comunque da piccolo sono stato in fissa per Fronte del Palco, facevo le elementari. Poi sono passato ai Queen. Poi sono guarito.]), ma alla fine metto questo video dei Crummy Stuff perchè non ho idea di cosa dica il testo.
E va bene così.
(Senza parole).

Diario dall’isolamento: day 29

Oggi ho provato a fare le bbq ribbs come da tradizione americana.
Le ho condite ieri sera con le spezie (rub) e le ho lasciate tutta la notte ad insaporirsi, poi questa mattina ho impostato l’affumicatore a 110° e le ho cotte per 3 ore, prima di laccarle con la salsa bbq (fatta da me) e ripassarle in cottura diretta. Sono stato dietro alla cosa grossomodo cinque ore.
Ero davvero carico a pallettoni, ma ho cappellato la cottura perché in 3 ore senza um passaggio in cartoccio (foil) vengono cotte, ma non abbastanza da sciogliersi in bocca. C’è un metodo per capire se la costina bbq è cotta ed è il cosiddetto “bending test”: se sollevi la fila di ribbs da un lato non deve piegarsi per il peso, ma sfaldarsi.
Non l’ho superato.
Al gusto erano davvero molto soddisfacenti, però. Paola ha preparato anche l’insalata di cavolo (coleslaw) che insieme alle ribbs è il contorno perfetto e ci siamo tirati un numero di Poretti APA che non preciso per puro pudore. Ho sempre pensato tutte le cinquanta sfumature di luppolo di Poretti fossero una cagata, ma questa 9 luppoli APA devo dire che il suo lo fa.
Da quando siamo in isolamento compro solo birra italiana. Lo facevo anche prima, non per ideologia, ma perché in casa mia entra praticamente solo moretti. Adesso invece spazio tra tutto quel che trovo al Gigante: Ichnusa, Menabrea, Poretti, Moretti. Le artigianali no perché se sono al Gigante più di tanto artigianali non possono essere e pagare il doppio per un prodotto comunque industriale mi pare insensato. Questa mia posizione potrebbe essere stupida.
Tornando alle ribbs, devo assolutamente riprovarci. Oggi sono partito smargiasso e ho fallito, serve più umiltà.

Ho sentito che Salvini vuole riaprire le chiese per Pasqua, da lí la scelta del pezzo.