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Oggi ho fatto un mucchio di cose.
Perchè allora sto avendo un sacco di difficoltà nello scrivere? Non lo so. Basterebbe iniziare a raccontare di quando ho portato le foto di capodanno a sviluppare, del pomeriggio passato con Ambra alla ricerca di un paio di Vans uscite di produzione nel ’73, dell’aver finalmente prenotato il libro di Fisiologia che mi consentirà di sostenere l’esame o semplicemente dei primi tentativi di creazione del tanto agoniato Template. Sarebbe anche piuttosto semplice farlo, se ne avessi voglia.
Non ne ho.
La realtà è che oggi è stata una giornata piacevole a livello di attività svolte, ma raccontarla come tale non le renderebbe appieno giustizia. L’incipit corretto a questa pagina sarebbe indubbiamente dovuto essere questo:
Oggi, oltre ad aver fatto un mucchio di cose, è stata la classica giornata introspettiva.
Non essere dovuto andare al lavoro e non avere alcun impegno impellente mi hanno permesso di dedicare la giornata a me, di fermarmi un momento a riflettere. Come al solito è bastato tenere spenta la televisione, chiudere la porta di camera mia ed accendere lo stereo ad un volume sufficientemente alto da isolarmi dal mondo. Luce spenta, occhi chiusi e canto libero/liberatorio.
Le tracce che si susseguono, diffuse dalle mie casse, sono tra le più eterogenee. Non scelgo mai un unico gruppo quando voglio creare questo tipo di atmosfera, non mi piace auto condizionarmi. Meglio lasciare che sia la funzione “random” del lettore a farlo.
Così, dopo un oretta buona, mi sono ritrovato in uno stato di incapacità totale di descrivere le mie emozioni. Incapacità che persiste tutt’ora.
Probabilmente è la stanchezza, domani passerà.
Vorrei gridare.