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Slang

Che gran serata.
Era da tempo che non mi divertivo così tanto.
Oggi si è laureato Simo ed era il caso di festeggiare. Il programma prevedeva qualche brindisi alla panchina ed il resto della serata in un qualche bel locale innovativo.
Magari a ballare.
I presupposti per una bella serata fuori dagli schemi c’erano tutti.
Peccato che già intorno alle 22.00 il neo ingegnere desse segni di visibile scompenso.
Come facilmente immaginabile quindi il programa è stato ribaltato portandoci a prendere una birretta al Barcollando e ad assistere all’agonia di Simo per un paio di ore buone.
Sdraiato sull’aiula di fronte al locale, vicino a quanto il suo apparato digerente aveva appena espulso con violenza non faceva certo una bella impressione.
Se a questo si aggiunge la sua totale assenza di reattività a qualsivoglia stimolo e la sua incapacità di aprire le mani, bloccate in una posa rigida tipo Zoidberg, il nostro tentativo di chiamare un’ambulanza non può che apparire giustificato.
I medici tuttavia ci hanno detto che la miglior cura non sarebbe potuta essere fornita se non dal sonno e quindi si è deciso di portarlo a casa ed accomodarlo su un giaciglio per la notte.
E’ stato scelto il divano.
La cosa non è stata affatto facile.
Fatto questo però, secondo Ori, la serata sarebbe dovuta continuare come vuole il famoso detto “the show must go on” e quindi da lì a poco sulla bocca di tutti c’era l’intenzione di recarsi in un night club. Peich appariva il più lanciato e alla domanda dialettale “tal cugnusat?” non faceva che rispondere arrogantissimo con l’ “ohhh” di chi ha di quei luoghi una conoscenza molto più che sommaria.
Al grido di “se ghem de ‘ndà, ‘ndem!” Ori, Aui, Peich, Bazzu ed io ci siamo imbarcati per le vie di Milano alla ricerca di un locale di bassa lega, possibilmente malfamato e lurido.
Peich guidava la sua Golf, fresca del battesimo fornitole da Simo, per le vie del centro come se fosse facile trovare un night in San Babila o in Piazza della Scala.
Qui non posso astenermi dall’aprire una parentesi su quanto possa essere bella Milano alle 4:00 della mattina, quando in giro ormai non c’è più nessuno e la città è sottratta al caos che solitamente la imbruttisce.
Toglie il fiato.
Nessuno di noi pensava avremmo mai trovato un locale, ma l’idea di cercarlo divertiva tutti come ci fossimo imbarcati in una di quelle avventure improvvisate nel cuore della notte di cui tutti noi sentivamo ampiamente la mancanza. Se l’avessimo trovato saremmo entrati e avremmo continuato a vivere la serata sulle ali dell’impulsività che fino a li ci aveva guidato.
Tutti eravamo convinti di questo e avevamo la seria intenzione di andare fino in fondo.
Peccato che, una volta trovato il William’s Night Club, un finestrino della golf di Peich abbia ceduto e si sia irrimediabilmente incassato nella portiera, rendendo inattuabile l’idea di parcheggiare l’auto e lasciarla incustodita.
Per questo siamo tornati a casa.
Ridendo.
Contenti della bella serata trascorsa, che ci ha restituiti all’attitudine adolescenziale capace, ogni tanto, di farti fare qualche sana pazia.
Non credo sarebbe potuto esserci modo migliore di festeggiare il mio 25° compleanno.
Oggi, 8 Aprile, compio un quarto di secolo.
Il fatto che domani, 9 Aprile, avrò via libera per votare anche per il senato non fa di me una persona particolarmente contenta di segnare il suo avanzare nella storia.
Ultimamente odio compiere gli anni e sono sempre meno in grado di contare quanti siano.
Ciò nonostante apprezzo molto serate come quella di questa sera.
Anzi, le sfrutto e mi faccio gli auguri.

Pollice alto

Ci sono varie cose di cui, oggi, mi sento di essere felice.
Principalemtne però sono due le ragioni che hanno guidato la mia emotività in questa direzione, la prima legata al lavoro e la seconda alla sfera personale.
Come va molto di moda in questi tempi di “par condicio”, le esporrò in ordine inverso rispetto a quando le ho presentate in modo da metterle a tutti gli effetti sullo stesso piano. Preciso che non c’è Vespa al mio fianco e quindi potrebbe capitare che non dedichi egual spazio espositivo ad entrambe, ma credo di poter sopportare questa mia eventuale mancanza di imparzialità.
Partirò come detto dal lato più personale.
Oggi, stando a quanto preannunciato, tornerà a calcare il territorio Italiano Uncle Bazzu. Ho proprio voglia di rivederlo e di sentire i suoi racconti sulla west coast, sulle bionde facili, sulla birra solo ai ventunenni, sui teenagers con le pistole, sulle corse clandestine e, soprattutto, sul surf.
Chissà che aspetto avrà. Io mi sento sempre uguale, ma forse a lui risulterò molto cambiato e, probabilmente, lo stesso varrà per me. Se devo azzardare un pronostico lo immagino capellone, barbuto e abbronzato. Non so se lo vedrò direttamente sta sera, presumo sia stanco dal viaggio e abbia voglia di stare un po’ con la sua famiglia.
Comprensibile.
Proverò a chiamarlo più tardi.
Dal punto di vista lavorativo invece è andato a buon fine un esperimento su cui nè io nè il mio capo riponevamo troppe aspettative. Lo scopo del tutto era investigare la regione posta tra i due ATG della proteina di cui sto studiando il promotore al fine di verificare alcuni pronostici ottenuti tramite analisi bioinformatica. I dubbi erano dettati sia dalla scarsa attendibilità che questo tipo di pronostici solitamente ha, sia dal fatto che ritenevo di aver piastrato troppe cellule nei pozzetti della mia 8 well plate, temendo che questo avesse portato ad un’efficienza di trasfezione molto prossima allo zero. Così non è stato, la trasfezione è andata bene e il pronostico è stato validato per immuno fluorescenza, com somma sorpresa per tutti.
Soprattutto per me.
E’ necessario che faccia ancora alcuni accertamenti in merito, ma potrei aver ottenuto il primo risultato positivo del mio percorso lavorativo e questo mi da parecchia carica e soddisfazione, ripagandomi per tutto l’impegno e tutta l’applicazione che sto riversando in questa cosa. Chi mi sta vicino sa di cosa sto parlando.
Credo sia pronta la cena ed avendo io molta fame penso che smetterò qui ed andrò a mangiare. Non prima però di aver fatto gli auguri alla mia amata Bri che oggi compie gli anni.
Non ho inserito questo evento tra le cose che mi rendono felice perchè di per se non lo è.
Vederla lo è. Uscirci sta sera non può che migliorare il mio umore.
Come sempre.
E’ finita anche la riproduzione del CD dei Fightstar. Gran bel disco.
Vado.

Anche io Pippo Inzaghi!

Non c’è molto da dire sullla serata di questa sera.
Ennesima partita dell’anno che mi appresto a guardare.
Lo stato d’animo ormai è distaccato.
Non c’è tensione, non c’è nervosismo, non c’è ansia.
In questa stagione le partite le ho sempre vissute con distacco.
Non mi piace il Milan di quest’anno e per questo faticavo ad appassionarmici.
Faticavo.
Sta sera, per la prima volta in stagione, mi sono di nuovo appassionato al calcio.
Il Milan ha fatto schifo, come al solito, però questa sera è venuto fuori quello che è il bello del seguire questo sport: la sofferenza, la gioia, le grida, le esultanze, la tensione, il nervosismo, l’arrabbiatura, lo sconforto e poi di nuovo la gioia.
Tutto questo rende bello il calcio.
Tutto questo, ma anche e soprattutto il gol del Villareal che consegna l’Inter all’ennesima stagione fallimentare.
E chissà cosa ci riserverà il domani…
Superpippo
* Oi-oi-oi oi-ioioioi
Pippo Inzaghi segna per noi!

“I just wanna say I think killin’ is wrong, no matter who does it, whether it’s me or y’all or your government.”

Al ritrovamento del cadavere del piccolo Tommaso, la situazione è piuttosto pesante.
Alessandra Mussolini dichiara: “Gli assassini del piccolo Tommaso vanno giustiziati. Subito un referendum per chiedere al popolo italiano la istituzione della pena di morte per chi uccide i bambini.”.
La gente ha quasi linciato Alessi, uno dei carnefici dell’infante.
L’associazione “Detenuti non violenti” ha promesso pesanti ritorsioni sui colpevoli una volta incarcerati.
Apparentemente più assennata la reazione di Calderoli che dichiara: “In questo momento il dolore per la morte di Tommaso è così forte che, forse, sarebbe meglio non parlare: siamo attoniti di fronte ad un episodio così terribile, certamente una delle cose più atroci e orribili che siano mai capitate in questo Paese.”. La lucidità però non dura molto, visto che il suo intervento prosegue in questo modo: “In questo momento oltre al dolore, è forte anche la rabbia per quanto accaduto, per questo posso comprendere la rabbia del collega Ettore Pirovano quando arriva a chiedere la pena di morte per chi si macchia di delitti aberranti come questo. Ci si trova di fronte non a balordi ma a bestie, che arrivano a sopprimere un bimbo, colpendolo con un badile, solo perchè piange e le bestie feroci in quanto tali dovrebbero essere soppresse.”.
Queste reazioni, che alcuni definiscono “comprensibili”, mi lasciano non poco perplesso.
Personalmente sono profondamente sconvolto dalle barbarie che alcuni miei simili possono essere in grado di compiere, come è avvenuto in questo caso, tuttavia non voglio nemmeno pensare di dover vivere in uno stato governato dalla violenza e che prende i suoi provvedimenti in ambito di giustizia facendosi guidare dalla rabbia e dalla volontà di vendetta.
Sono fermamente convinto che per Alessi e soci vivere un’intera vita in galera logorato dal rimorso sarà ben più pesante di un’iniezione letale, un impiccagione in pubblica piazza o il sostare di fronte ad un qualsiasi plotone d’esecuzione. Senza un futuro da vivere la morte è solo un sollievo.
Ora la domanda è questa: io sono profondamente convinto che non sia nel diritto dell’uomo uccidere i suoi simili in alcun caso, tuttavia mi rivolgo a coloro che reputano giusta un’azione del genere. Siete sicuri di voler fare questo favore agli assassini?

Bricolage

Oggi mi sono dato al bricolage.
Finalmente sono riuscito ad acquistare la mensola che mi serviva per alloggiare i CD, essendo ormai satura la disponibilità dell’unico ripiano fino ad oggi adibito a quello scopo.
Pomeriggio quindi, insieme a mio padre, mi sono armato di trapano, metro a nastro, martello e tasselli Fisher. Il lavoro è stato più semplice del previsto ed in una ventina di minuti la mensola era al suo posto pronta a sostenere il peso della musica.
Grazie a questa nuova superficie ho potuto trovare alloggio per alcuni CD che non avevo ancora potuto inserire tra gli altri:

  • Atreyu – The Course
  • Bad Astronaut – Huston, We Have a Drinking Problem
  • Coheed and Cambria – Second Stage Turbine Blade
  • Glassjaw – Everything You Ever Wanted To Know About Silence
  • Jimmy Eat World – Bleed American
  • Taking Back Sunday – Where You Want to Be

Sono piuttosto soddisfatto del lavoro fatto. La mensola è perfettamente in linea col resto dell’arredamento e a guardarla non sembrerebbe nemmeno aggiunta in un secondo tempo.
Ottimo.

La realtà

Oggi, intorno alle 12.43, ho potuto osservare l’eclissi.
Questa cosa mi ha permesso di soffermarmi a riflettere su alcuni aspetti della realtà che spesso non valorizzo come vorrei.
Il fenomeno in se non è stato poi così eccezionale.
Ammetto, mi è piaciuto.
La cosa che mi ha realmente affascinato però è stato il blu del cielo.
Non capita spesso di vedere il cielo di Milano blu come lo era oggi.
Veramente strepitoso.
Il sole, il sereno, l’aria del temporale appena andato via, un buon cd in auto a volume discretamente alto e il non trovare il buio all’uscita del laboratorio, sebbene l’ora sia quella di cena: queste cose che all’occhio di molti possono sembrare sciocchezze, oggi mi hanno riempito il cuore.
Eclissi
* Il cielo attraverso una pellicola.

“Andrà tutto bene, fidati.”

Ooooooh – stop!

With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
But there’s nothing in it
And you’ll ask yourself

Where is my mind?

Way out in the water
See it swimmin’

I was swimmin’ in the Carribean
Animals were hiding behind the rocks
Except the little fish
But they told me, he swears
Tryin’ to talk to me to me to me

Where is my mind?

Way out in the water
See it swimmin’?

With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
If there’s nothing in it
And you’ll ask yourself

Where is my mind?

Ooooh

With your feet in the air and your head on the ground

Ooooh

Try this trick and spin it, yeah

Ooooh Ooooh

Parentesi

Andare al cinema è stata una cosa molto piacevole.
Una parentesi nella consuetudine.
Non sono un appassionato, ma vedere un film è sicuramente un’attività che apprezzo. Fosse per me ci andrei molto più spesso di quanto in realtà faccio, ma questo non è possibile perchè nel week-end nessuno vuole mai andarci e 7.70 Euri per una serata infrasettimanale non sono certo pochi.
Sta di fatto che l’idea che ho buttato lì questa sera è stata raccolta e così siamo andati al Warner Village alla ricerca di qualcosa che si potesse guardare.
Le alternative rimaste ad un primo screaning degli spettacoli sono state “V per Vendetta”, “Crush” e “Doom”.
Personalmente il mio tifo andava tutto per il primo, mentre Missa spalleggiava caldamente il film di The Rock. Gli altri tre erano piuttosto incerti, non fosse per la leggera simpatia di Simo nei confronti di Crush. Sta di fatto che si è optato per la pellicola dei Wachowski, credo più che altro per scongiurare la possibilità di trovarsi di fronte a Doom.
Il film, a mio parere, non è affatto male.
Chi ne ha curato la fotografia ha fatto un gran lavoro.
A voler essere sinceri, mi è proprio piaciuto.
C’è qualcosa di brutto però in questa cosa, poichè le tematiche affrontate sono tutt’altro che di facile approccio. Più volte durante la visione mi sono trovato a pensare quanto fosse sbagliato apprezzare le cose che stavo apprezzando nel guardarlo. E’ stata una sensazione strana.
Adesso come adesso mi sento proprio di consigliarlo.
Credo faccia molto più riflettere di quel che potrebbe sembrare.
Una citazione:
“I popoli non dovrebbero temere il propro governo. I governi dovrebbero temere i popoli.”
A me, questa cosa, spaventa alquanto.

Domenica sera

Scrivere sul blog sta diventando difficile.
Non ho mai tempo.
In realtà non ho neanche troppa voglia perchè si tratterebbe di parlare sempre delle stesse cose, quelle di cui è composta la mia vita. Non essendo io ultimamente particolarmente eccitato dal viverle, cerco di evitare di soffermarmi a rifletterci sopra ulteriormente per descriverle su queste pagine. Il risultato è che sto perdendo costanza nell’aggiornare questo mio blog e questo non credo sia un bene. Una delle cose migliori del tenere un diario è che permette di analizzare in maniera più lucida le situazioni vissute e quindi forse dovrei farlo più spesso, anche controvoglia.
Ad essere sincero credo che un po’ mi imbarazzi continuare a scrivere deprimenti analisi, perchè qualcuno purtoppo/per fortuna queste righe le legge e questo mi fa sentire vulnerabile.
Anyway, scrivere mi ha sempre fatto bene e quindi è giusto continuare a farlo.
Al contrario di quanto si possa pensare la settimana è stata discretamente densa di avvenimenti che vale la pena raccontare.
Al primo posto nei miei travagliati pensieri c’è come al solito la questione universitaria. In questi giorni, anche alla luce dei risultati che ho ottenuto in lab, alcune premesse su cui si fondava parte significativa del mio progetto di tesi sono cadute. Questo ha chiuso delle porte e ne ha aperte altre. Se c’è una cosa buona in questo stramaledetto lavoro è che anche nel ricominciare da capo si possono trovare moltissimi stimoli dovuti alle intriganti ipotesi che si fanno seduti ad un tavolo e che rendono, sulla carta, ogni nuovo studio potenzialmente rivoluzionario e sicuramente mille volte più interessante di quello che si è stati costretti ad abbandonare. Non credo che chi non ha a che fare con questo ambiente possa capire cosa intendo, ma potrebbe essere solo presunzione.
Sta di fatto che mi sto spaccando la testa in laboratorio come mai prima nel tentativo di cavare il dannato ragno dal suo fetido buco e la cosa mi prosciuga di tutte le energie. Arrivo la sera in uno stato molto simile al coma cerebrale e questo, vien da se, poco si concilia con lo studio.
Questa cosa mi stressa non poco.
Credo di non essere mai stato così nervoso.
Il lavoro mi prende, mi piace, ma mi toglie la capacità di concentrarmi sui pochi esami rimasti e la cosa mi spaventa.
Nella speranza che questo totale assorbimento dal lavoro sia una cosa momentanea, la soluzione che ho cercato di adottare è non pensarci, ma non è facile. Non tanto perchè mi risulti difficile, quanto perchè chi mi sta intorno non fa che parlare di queste cose.
Sempre.
Tutti a dirmi che nel mio lavoro non si guadagna, che si è sfruttati, che farò il borsista a vita e via dicendo. Non è piacevole stare a sentire questi discorsi continuamente, da chiunque, cercando di sembrare superiore e distaccato quando in realtà l’unico desiderio sarebbe alzarsi, bestemmiare e levarsi di torno. Non che queste persone lo facciano per mettermi a disagio, tuttavia forse non si rendono conto che non ho bisogno di essere continuamente sbattuto dentro una realtà da cui cerco, quando posso, di uscire. Questo mi capita anche sentendo i miei amici mentre organizzano il loro viaggio estivo negli States.
Se tutto va come previsto io quest’estate me la passerò qui.
E’ chiaro come sia totalmente egoista e sbagliato anche solo sperare che ne parlino tra loro e non in mia presenza, io per primo non avrei mai la sensibilità di farlo, tuttavia non posso nascondere di vivere piuttosto male questa cosa, nonostante continuino a cercare di coinvolgermi nel progetto. Il loro è un gesto carino e mi fa piacere sapere che mi vorrebbero con loro, tuttavia so che non potrà essere così e, ancor peggio, non posso fare nulla per cambiare le cose.
E’ come se tutto si stesse allontanando da me.
E’ come se mi sentissi tagliato fuori da una relatà che mi aveva sempre avuto come protagonista.
E’ una sensazione orribile.
Comunque sia, anche questo week-end è giunto al termine senza lasciare tracce di se. Come troppo spesso accade non si è fatto nulla che valga la pena ricordare, chiusi nei più insipidi standard che esigono “la birretta” al pub e tutti i restanti clichè. Inizio a capire chi, come Bazzu, cominciava a sentirsi schiacciato dalla cosa. E’ oggettivamente angosciante essere schiavi della routine a 24 anni ed è ancora peggio vedere che molti dei miei amici non se ne accorgano. Arrivare a non avere voglia di uscire è abbastanza emblematico della situazione, soprattutto se a non avere questo desiderio sono io che, in questo momento, necessito di distrazione più che di ossigeno.