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A present for me?

Finalmente è arrivato il mio regalo di compleanno*.
Bellissimo.
Comprarlo on-line ci era sembrato un rischio, senza poterlo provare nè vedere se non in foto, tuttavia l’affare si è rivelato azzeccatissimo. Un grosso ringraziamento va fatto a Gigio del Family’s Street Shop che ce li ha procurati.
Nella foto si possono anche distinguere le lesioni che, fino alla visita dermatologica di domani, continuerò ad attribuire alla varicella.
Sono raccapriccianti e mi fanno ancora un prurito tremendo.
Spero che lo specialista mi risolva questo problema.
Avrei voluto scrivere di più, ma inizio ad avere sonno.
Starò al PC ancora qualche minuto nell’attesa di vedere un servizio sulla finale di Champion’s. Dopo tutto quello che è successo in questi giorni riguardo allo sport nazionale, ho perso perfino la voglia di vedere la partita dell’anno. Ora però sono curioso. Ho come il sentore che l’unica partita che ho scelto di non vedere quest’anno sia stata anche l’unica che valesse la pena vedere. Non sono comunque pentito, la serata che ho passato è meglio di qualsiasi partita non veda il Milan tra i contendenti.
Chiudo con il rammarico più grande della giornata: Mastella Ministro alla Giustizia.
Ed io che, con la nuova legislatura, volevo iniziare a crederci nella giustizia.
Ingenuo.
Billabong rulez!
*Grazie Bri!

Il week-end

Raccontare questo fine settimana alle due di notte di Domenica sera non ha molto senso, soprattutto essendo consci di dover andare al lavoro domani mattina. Il mio capo sarà via fino a Mercoledì, ma con tutto quello che ho da fare è bene che io domani alle 9.00 sia in laboratorio.
Avrei dovuto scrivere prima.
Non ne ho avuto il tempo.
In realtà fino a Sabato sera non avrei avuto molto di cui raccontare se non il menù del pranzo di compleanno di mio padre. La voglia di scrivere me l’ha messa il concerto dei Thrice.
Bello.
Mi sono piaciuti tantissimo dal vivo gli Hundred Reasons, apprezzati pur non avendoli mai sentiti su disco. Il cantante sa veramente il fatto suo. Per quanto riguarda i Thrice invece il concerto è durato un po’ troppo poco, credo non più di un’ora, con un’unica traccia dopo la canonica pausa col finto finale ed il pubblico che inneggia per la performance di altri pezzi. Per dirla in parole povere non è che si siano proprio ammazzati per questo live, come lo facessero per obbligo e non per piacere. Posso capire che all’ultima data di un tour la voglia e le motivazioni siano in calando, però credo che comunque il pubblico meriti un certo trattamento.
Parlando di musica avevano dei suoni sbalorditivi, soprattutto sulle tre voci. Questo aggiunge diversi punti alla mia valutazione.
Oltre all’aspetto più strettamente legato allo show, credo che ci siano diversi motivi per ricordare il live di Sabato sera.
In primis l’essere finalmente andato ad un concerto “serio” con la Bri.
E’ stato molto bello poter condividere una delle mie principali passioni ed è stato ancora meglio farlo senza avere l’impressione che lei fosse lì per farmi un favore. Oltre a questo fatto di non poca rilevanza e non certo facile ripetizione, ho trovato molto piacevoli molte delle cose viste e successemi al Transilvania live: dall’aver conosciuto la blogger friend Betty, all’aver assistito allo show di un inglese ubriachissimo con l’espressione meditativa di chi sta riflettendo sui massimi quesiti della fisica pur non riuscendo letteralmente a stare in piedi, alle frasi geniali tipo: “Un po’ di casino! Basta con questa merda di emo Dioca*e!” oppure “Adesso vado e ammazzo un emo” proferite a gran voce da alcuni idoli tra il pubblico, all’aver rivisto Pier con dei capelli improponibili e senza che lui mi riconoscesse per niente. Per tutto questo la serata di sabato è stata un’altra serata molto molto bella.
Non vorrei abituarmici.
Sabato prossimo mi sa che per tornare in registro andrò al Tyr Na Nog.
Meglio non esagerare con l’euforia.
Se non ho scritto oggi invece è perchè per tutto il giorno e per tutta la sera sono stato impegnato nell’ultima tappa del campionato di D&D che quest’anno mi ha visto tra gli organizzatori.
Sono contento che sia finita.
Questa esperienza mi ha tolto molto più di quanto abbia saputo darmi, sotto ogni punto di vista. Di tutte le persone con cui ho avuto a che fare oggi ne salverei relamente poche, forse anche meno di quelle che realmente andrebbero salvate.
Oggi.
Magari più avanti sarò meno disfattista.
Personalmente però non scommetteri su questa ipotesi neppure pochi centesimi.

Vita in laboratorio

A Natale il capo ci ha regalato uno stereo per il laboratorio.
Lavorare con un po’ di musica in sottofondo è sicuramente meglio, anche e soprattutto perchè solleva il morale in periodi come questo in cui non si riesce nemmeno a riprodurre dati pubblicati da altri.
Tendenzialmente lo usiamo per ascoltare la radio. Non ne abbiamo una particolare cui siamo affezionati, solitamente ci sintoniziamo su quella che si sente meglio. Settimana scorsa ad esempio per un po’ è andata Rock FM, anche se effettivamente non incontrava troppi consensi tra i lavoratori, mentre in questi giorni siamo fissi su Kiss Kiss.
L’uso del CD si è quindi limitato a sporadiche situazioni in cui Elena portava qualche suo disco in laboratorio o al Venerdì in orario Happy Hour in cui viene rigorosamente pompato un CD tribal house di Andrea.
La situazione è stata questa fino a ieri.
Oggi c’è stata la svolta.
Elena mi ha chiesto di procurarle il disco degli Zero Assoluto. Portandoglielo sapevo l’avrenmmo sentito, così ho preparato un’adeguata contromossa e mi sono munito di altri due dischi. Trovare qualcosa di mio gradimento che possa andar bene a tutti non è cosa facile, ma dopo attente riflessioni ho trovato la risposta ai miei problemi: Weezer e Gwen Stefani.
Fare le prep dei clonaggi plasmidici con “Love.Angel.Music.Baby.” in sottofondo è stato divertente.

One night in Lugano

Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
More money, more problems
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.

La decisione

Sono andato a vedere i No Use for a Name.
Ho indubbiamente fatto la scelta giusta.
E’ stato un grandissimo concerto.
Tony Sly* ha una voce semplicemente fantastica.
Per non parlare della scaletta che non ha tralasciato credo nemmeno uno dei miei desideri, da “On the Outside” a “Coming too Close”, da “Reddemption Song” a “Not Your Savior”, passando per chicche come “Fairytale of New York” e “Room 19”.
Credo di aver cantato tutte le canzoni a squarcia gola, toccando apici di commozione in diversi punti.
Alla fine ho perfino deciso di comprare una maglietta tamarrissima per ricordare questa bella serata.
Aver trovato Daniele sul posto mi ha anche risolto il problema della solitudine.
Questi sono i miei momenti di felicità.
Tony Sly
* He’s the man.

E’ giunta l’ora delle decisioni irrevocabili

Ale non verrà al concerto dei No Use.
Dovrei andarci da solo.
Non che questo sia mai stato un deterrente, tuttavia non sono così convinto di volerli rivedere dal vivo.
L’ultimo CD fa oggettivamente schifo e di loro performance live ne ho viste ormai parecchie, ma sono pur sempre uno dei gruppi cult della mia giovinezza ed andare ad un concerto è pur sempre una cosa che amo fare.
Insomma sono combattuto.
Ora sono le 20.38.
Se decidessi di andarci dovrei partire tra le 21.00 e le 21.30 in modo da arrivare in loco per le 22.00, giusto per l’inizio della loro performance. I gruppi di supporto, da solo, me li risparmierei volentieri.
L’idea di dover tirare fuori la macchina dal box mi infastidisce alquanto.
L’idea di andare con gli altri al Sajo (se va bene) mi infastidisce alquanto.
Provo a chiedere a Max in ICQ se gli va di farmi compagnia.
Non gli va, non sta bene.
Con lui ho esaurito tutte le carte a disposizione che potessero portarmi un socio.
E’ ora.
Serve una decisione.
Presa.

Nel dolore l’anima politica si infiamma

Questa mattina mi sono svegliato con un atroce mal di schiena.
Devo aver preso freddo oppure aver dormito in una qualche posizione particolarmente contorta, sta di fatto che fatico seriamente a muovermi senza sentire fitte lancinanti.
Ridicolo.
Mi sento realmente ridicolo, un incrocio tra un vecchio corroso dai reumatismi e un paralitico.
Ho provato a contattare la mia sciamana di fiducia, la Paola, ma purtoppo non finirà di lavorare prima delle 21.00, ora cui io sarò già uscito di casa.
Dolorante.
Mio padre ha provato a massaggiarmi con un olio strano uscito da non sò dove e i risultati non sono stati troppo confortanti, visto che tutt’ora fatico a stare seduto senza rivolgermi all’Altissimo in tono di sfida.
Parlando d’altro: Bertinotti è presidente della Camera dei Deputati.
Cavoli.
Io non ricordo Nilde Iotti, ero abbastanza piccolo da non sentirmi in dovere di seguire la politica a quel tempo, quindi per me questa cosa è piuttosto sensazionale. Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista posto ad occupare una così alta carica non me lo sarei mai sognato. Era forse l’unico della Sinistra autentica a poterlo fare e, anche se ogni tanto pure lui parte per la tangente, credo sia abbastanza intelligente da fare un buon lavoro.
Quando vedo queste cose penso che forse la Sinistra italiana sta maturando.
Poi mi ricordo che tra i nostri abbiamo Mastella e mi ravvedo.
La cosa brutta è che il povero leader dell’Udeur non è certo il peggiore dei problemi. Il nostro problema serio è venuto fuori in tutto il suo splendore il 25 Aprile e il 1° Maggio a Milano. Quando ho letto dei fischi alla Moratti ho pensato: “Perchè vogliono farle pubblicità?”. Per un momento ho anche pensato che a fischiarla fossero prezzolati di Forza Italia messi li con un preciso e ben studiato piano mediatico.
Ho voluto pensarlo come per convincermi che a sinistra gente così cretina non ci sia.
A quel punto mi è tornato in mente Mastella e ho capito che, nella migliore delle ipotesi, la verità sta nel mezzo.
Non credo di essere troppo moderato nel mio pensiero politico. Su certe cose forse ho vedute fin troppo estreme, ma, cazzo, non mi sognerei mai di dire frasi tipo: “Bisognerebbe espropriare la proprietà privata!”.
A Nassyria intanto continua a morire gente e la cosa è solo un pretesto per litigare sull’intitolare o meno ai caduti vie e piazze. A prescindere dal fatto che in quasi tutte le città si può facilmente trovare Via/Piazza/Corso/ Caduti sul Lavoro e quindi non mi pare personalmente il caso di litigare su una cosa che già giustamente esiste e che non credo necessiti di sottocatogorie ulteriori, si può avere un paese diviso tra chi definisce eroi i caduti e chi grida ad altre dieci, cento, mille stragi?
Ci si può scannare prendendo due posizioni parimenti idiote ed arroccandosi su queste?
Evidentemente sì.
Come ultimo punto di questa mia dolorosa (in senso stretto, visto il mal di schiena) analisi non posso non citare i simpatici amici di Teheran che continuano a gridare quanto stiano facendo per essere competitivi nella corsa agli armamenti nucleari. Sebbene ritengo che si tratti di una sfilza infinita di proclami populisti e privi del minimo fondamento e riscontro che il governo iraniano fa per tener buoni i suoi cittadini, la cosa che non mi spiego è perchè mamma U.S.A. non abbia già messo in moto la sua inarrestabile macchina bellica. Se per far la guerra all’Iraq è bastato il sospetto, mai comprovato per altro, della presenza di armi di distruzione di massa nelle mani di Saddham, perchè la dichiarazione di Ahmadinejad di averle ed essere pronto ad usarle contro l’occidente infedele non è sufficiente a motivare un intervento armato?
Non lo so.
Magari me lo spiegherà Emilio Fede nel TG4 di domani.

Mission accomplished

La mia voglia è stata appagata.
Sabato, in giardino da me*, si è aperta la stagione delle grigliate con una delle meglio riuscite di sempre.
Tanta roba da mangiare, altrettanta da bere, moderazione ed un certo stile sono stati gli elementi che l’hanno resa eccelsa.
Il menù prevedeva:
– Aperitivo con Moët & Chandon (in offerta a “soli” 20 euri la bottiglia) da accompagnare a dell’ottima focaccia ligure e del salame nostrano.
– Primo piatto di carne a base di Salamella, accompagnata da zucchine e peperoni grigliati.
– Secondo piatto di carne a base di bistecche di coppa.
– Pannocchia grigliata al burro.
– Fragole con gelato alla panna.
– Digestivo certificato Ori (Coca&Havana).
Hanno accompagnato il pasto ottime Moretti da 66cl.
Tolto lo champagne, preso per ovvie ragioni in piccola dose, tutto è stato acquistato in quantità decisamente abbondante e non lasciare nulla era impresa quantomai titanica.
Noi siamo stati ad un passo dal realizzarla.
Credo di non aver mai mangiato così tanto.
Abbiamo anche fatto dei saggi investimenti per il futuro, comprando una pratica panchina componibile che potrà seguirci nelle grigliate future, siano anche queste fuori porta.
Certo organizzare un evento di tale proporzione ha un costo, che in questo caso si è rivelato più salato del previsto per alcuni disguidi tecnici che non vale la pena menzionare, ma credo che ne sia valsa assolutamente la pena.
Già questa sera infatti ci siamo rigettati nella monotona e scialba ritualità della “birretta al tavolo”, giusto per non rendere l’intero week-end un successo.
Sembra però che io non sia l’unico a non sopportare più questo andazzo.
Il germe del malumore è ormai insinuato in molti di noi e forse le cose pian piano cambieranno.
Oggi il moto di rivolta verso i Pub è stato soffocato nell’amarezza, ma i riottosi si sono dati appuntamento a Sabato/Venerdì prossimo (data ancora da decidere) per sovertire il giogo del Baldovino di turno in virtù di una reale botta di vita: il casinò di Lugano.
Ce la faranno?
Si accettano scommesse.
Baffo Moretti, sponsor ufficiale delle grigliate.
*I vuoti dei fuochisti.

Idolo

Oggi è venuto in laboratorio un grosso nome della medicina e biologia mitocondriale.
Il suo nome è H. T. Jacobs.
Collabora spesso con il dottor Zeviani, direttore del laboratorio affianco al mio.
E’ scozzese, ma credo gestisca un laboratorio in un paese scandinavo.
Quando si è aperto l’ascensore e l’ho visto sono rimasto di sasso.
Chiodo, anfibi, un discreto numero di borchie e un bel crestone a punte giravano per il mio laboratorio.
Dopo aver saputo che era una mente notevole del campo della ricerca, il mio stupore non è certo calato, ma è sicuramente cresciuta la stima.
All’ultimo congresso cui ha partecipato per ricevere un riconoscimento si è presentato con un collare a punte e la maglietta dei Ramones.
Credo che, una volta laureato, il primo curriculum che spedirò sarà per lui.
Corna alzate.