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Attento, Uomo Radioattivo!

Oggi sono stato introdotto all’utilizzo di sostanze radioattive.
Ho lavorato per tutto il pomeriggio con UTP*, ovvero marcato con fosforo 32, in quella parte del laboratorio nota come camera calda.
Probabilmente si chiama così perchè con camice, copriscarpe e due paia di guanti lì dentro pare di stare in una sauna.
Tra le persone con cui lavoro esistono due tipologie di approccio alla questione “radioattivo”.
Alcuni non se ne curano, altri ne sono terrorizzati.
Io faccio parte della prima categoria, convinto però che prima o poi l’aver lavorato con tutti questi reagenti tossici darà i suoi effetti.
D’altra parte questo è ampiamente tenuto in considerazione nel fatto che un ricercatore lavori per massimo mille euro al mese, rigorosamente a tempo determinato e per di più senza la benchè minima previdenza sociale.
Credo che il problema stia nel fatto che chi si avvicina a questo tipo di professione lo fa perchè vorrebbe nel suo piccolo poter essere utile.
Sicuramente lavorare tanto prendendo poco e senza l’ardire di avere una pensione in futuro o una minima tutela se dovesse ritrovarsi un giorno malto magari della stessa malattia che per anni ha cercato di combattere, è un bel modo di essere utile a qualcuno.
A chi se ne approfitta.

Gnocco fritto

Ero partito con lo scrivere un resoconto della serata di ieri sera, ma poi non mi piaceva e quindi l’ho cancellato.
Non ho neanche intenzione di riprovarci, perchè un po’ sono stufo di riempire questo spazio con riassunti di episodi della mia vita.
Una riflessione tuttavia la voglio fare: non ho più l’età per fare certe cose.
Ieri sera ci siamo uccisi.
Abbiamo mangiato talmente tanto che avevo il reale timore potesse venirmi un infarto.
A parte l’abbuffata di gnocco fritto, salumi e zola abbiamo pensato bene di ordinare anche un paio di primi ed un secondo.
Gnocchi coi fagioli, tagliatelle al ragù di lebre e cinghiale in salmì per altro, tutta roba di un certo peso specifico. Persino la cameriera si è lasciata andare ad un: “Cazzo ragazzi…” quando ha compilato le ordinazioni.
Non che poi sia avanzato niente, tolto un po’ di dessert che nessuno voleva e che abbiamo preso solo perchè la cameriera di cui sopra altrimenti ci avrebbe dato dei chiacchieroni, però alla fine della cena i pantaloni abbottonati si contavano sulle dita di una mano.
Il test di ieri è stato sicuramente un buon banco di prova per l’appuntamento con Mafalda ed il suo menù che, a detta di alcuni, sarebbe addirittura “impossibile da finire”. La prestazione piacentina infatti può definirsi buona e questo farebbe ben sperare, ma basterebbe anche solo una fetta di prosciutto in più rispetto a quanto servitoci ieri, per incappare in una clamorosa disfatta.
Comunque vada, è il caso che mia madre compri un’altro barattolo di Brioschi visto che coi due bicchieri di ieri sera ne ho esaurito le scorte.

Non di solo pane vive l’uomo

Se volessi aggiornare il diario di bordo della mia vita oggi, non avrei molto da scrivere.
L’ultimo periodo è stato abbastanza avaro di news e si presterebbe ad una facile sintesi di questo tipo:
– Lavoro: ok
– Università: ok
– Bri: ok
– Amici: ok
– Milan: ko
Non molto da aggiungere.
A questo punto mi prendo un po’ di tempo per parlare di alcuni hobbies cui ho potuto dedicare del tempo ultimamente.
Sono essenzialmente tre, in rigoroso ordine di importanza: musica, cinema e playstation.
Ho sentito un sacco di CD ultimamente, alcuni appena usciti altri più datati, alcuni belli ed alcuni meno belli. Quello che più mi sta appassionando è il primo lavoro dei (+44), disco che non riesco a togliere dal lettore e che quindi lascerò su queste pagine come disco del momento ancora per un po’, anche se con una nuova traccia disponibile in streaming.
Cos’ha di speciale?
Tutto e nulla.
Tutto perchè è bello, a sprazzi è originale, è ben suonato ed è piuttosto vario nel suo insieme. Nulla perchè una volta ripulito dalle velleità elettroniche resta un cd di neo-pop-rock come in giro ce ne sono tanti, anche se a mio avviso spesso meno validi. Nel mio stereo stanno passando molto anche i Saosin con il loro omonimo album di debutto. Anche in questo caso zero innovazione, ma standard molto apprezzabili per le mie orecchie e quindi pollice alto. Stessa premessa vale per “The city Sleeps in Flames” degli Scary Kids Scaring Kids, tuttavia in questo caso la solita solfa mi ha stancato dopo pochi ascolti e quindi il pollice cambia repentinamente posizione. Mi sono preso anche la briga di gettare il muso fuori dal solito contesto, perchè spesso amo cercare nuove sonorità che possano colpirmi positivamente. L’ascolto alternativo è stato così dedicato ad “Oceanic” degli ISIS e al “Greatest Hits” dei Faith no More. In entrambi i casi sono rimasto decisamente deluso, ma credo soprattutto perchè ascolti troppo oltre i miei standard. So che molti mi tacceranno di eresia, ma uno scoglionamento come quello datomi dagli ISIS l’avevo provato solo ascoltando i Tool, il che è tutto dire.
Per chiudere il primo dei tre fronti, mi sono anche dedicato al disco di cartello di questo periodo. Il CD più chiacchierato di questa fine 2006, almeno per il momento, è “The Black Parade” dei My Chemical Romance. Definirlo in una parola è quantomai semplice: vergognoso.
Non credo di poter salvare una traccia, nemmeno il singolone super trasmesso da radio e TV, perchè sentendolo mi viene in mente che i Green Day fecero un lavoro migliore con Minority, estratto del loro peggior album in assoluto.
Credo di aver detto tutto.
Passando al cinema, mi sono tolto la soddisfazione di vedere alcuni film che mi intrigavano da un po’ di tempo.
Forse di alcuni ho già scritto, ma non ricordandomelo farò un breve riepilogo, per punti.
– Match point: siccome tutti mi dicevano di guardare assolutamente un film di Woody Allen, ho scelto questo. Bello. Fino a mezz’ora dalla fine l’ho odiato, ma ai titoli di coda mi sono detto molto soddisfatto.
– Clerks: non ho resistito oltre i quindici minuti.
– Memento: rivisto per caso su Rai Due sere fa. STRE-PI-TO-SO.
– Three Kings: consigliatomi da Orifizio, molto carino. Direi bello, in verità.
– Jerry McGuire: si fa guardare. Niente di che, ma nemmeno brutto.
Ora mi restano da vedere “Munich”, “Syriana” e “Le Relazioni Pericolose”.
Mi piacerebbe andare al cinema a vedere “Babel” e “The Departed”, ma tanto vale rassegnarsi.
Per concludere andiamo all’argomento playstation. Come tutti gli autunni è venuto anche quest’anno il momento di comprare Pro Evolution Soccer, unico motivo per cui in casa mia risiede la console.
Dopo due settimane il giudizio è piuttosto negativo. In primis perchè c’è la Juve nonostante sia in serie B, in secondo luogo perchè lo trovo abbastanza ingiocabile e giocare senza mai vincere alla lunga stanca.
Bene, è pronta la pasta ed è il caso che vada a mangiare altrimenti non esco più e la Bri mi uccide.

Caro Prodi, corri a pagina 153

E’ un po’ di giorni che per radio e televisione continuo a sentire parlare di questa iniziativa della LAV e questo mi da modo di tratare un argomento che già da molto tempo avrei voluto affrontare.
Premetto fin da ora di non essere mai stato e di non essere tutt’ora animalista/vegano/sXe/verde o quant’altro. Da un anno a questa parte tuttavia vivo in un laboratorio di ricerca che lavora anche su modelli animali e questo mi ha permesso di vivere più strettamente a contatto con la problematica di cui voglio andare a parlare, almeno per quanto riguarda la parte inerente a cavie e ricerca scientifica. Non ho idea di cosa il programma elettorale dell’Unione abbia promesso in merito, nella fatidica pagina 153, tuttavia credo che un problema etico morale in questo ambito ci sia. Prima di iniziare il mio progetto di tesi, durante i vari colloqui, ho sempre risposto che non avrei avuto problemi a lavorare con gli animali. La mia inesperienza faceva sì che basassi la mia risposta prettamente sul pensare di non avere problemi alla vista del sangue o delle interiora di un topo.
Adesso, alla stessa domanda, risponderei “sarebbe meglio di no”.
Il cambio di posizione in merito tuttavia non è dettato dall’aver scoperto che non sopporto la vista delle operazioni sugli animali, anzi sono molto “affascinato” quando mi capita di osservare alcuni colleghi che operano i topi, li dissezionano o li perfondono (NdM: trattasi di un operazione piuttosto complessa in cui al topo anestetizzato ed incosciente, viene aperto il torace e mandata in circolo Paraformaldeide al 4% tramite iniezione diretta nel cuore. La “para” è un fissativo che, raggiunti i tessuti, li rende sezionabili ed analizzabili per microscopia. Il topo deve essere vivo al momento della perfusione, perchè viene sfruttata l’azione del muscolo cardiaco per la messa in circolo della “para” stessa, tuttavia è inutile sottolineare che l’animale non sopravvive al trattamento.) perchè le operazioni chirurgiche richiedono una cura ed un abilità notevole. La maggior parte di queste pratiche avvengono su cavie assolutamente anestetizzate, oppure già uccise tramite metodi stabiliti e volti ad annullare la sofferenza sull’animale, come ad esempio la decapitazione o la dislocazione, e quindi a mio avviso il problema etico in questi frangenti non sussiste.
Ben diversa è la questione sulla creazione di modelli animali volti ad esempio a riprodurre la patologia in esame nella cavia. Prendiamo ad esempio animali K.O. in cui il gene responsabile della malattia che si sta cercando di studiare viene tolto dal patrimonio genetico della cavia, portando alla nascita di bestie malate nel tentativo di caratterizzarne il fenotipo (in sostanza gli effetti visibili della malattia) e magari di individuare possibili trattamenti di cura. In questo caso vengono messe al mondo creature anche molto menomate e con gravi disfunzioni che spesso muoiono precocemente e dopo aver passato un’esistenza di sicuro poco piacevole. Assodato che questo tipo di ricerca sugli animali è lecita e di conseguenza ritenuta eticamente valida, a me resta il dubbio di quanto in realtà il tutto mi sembri piuttosto crudele. E’ chiaro che se sul piatto della bilancia viene messa la possibilità di alleviare le sofferenze di tante persone tramite le sofferenze di un topo/coniglio/cane/quant’altro, risulta difficile non essere favorevoli alla cosa. In fin dei conti, cinicamente parlando, è un sacrificio che mi sento pronto a compiere. Però vedere questi piccoli topini (perchè da noi fortunatamente teniamo solo topi) che nascono incapaci di muovere le zampe e che passano la loro breve vita in preda a chissà quali sofferenze non perchè la sfortuna li abbia voluti gambizzare dalla nascita, ma perchè un uomo ha scelto di proposito di farli nascere così è abbastanza brutto.
Anzi no, è proprio orribile.
Purtoppo non ci sono moltissime alternative all’utilizzo degli animali per quanto riguarda la ricerca e quindi non credo si potrà poi fare molto, a meno di decidere di precludere alla scienza la possibilità di salvare delle vite in virtù della certezza della sofferenza delle cavie. Per quanto ci sia pieno in giro di gente che si sciacqua la bocca con frasi fatte sulla tutela degli animali, difficilmente l’uomo, se costretto a scegliere tra la sua vita e quella di un topo, opterà per quella del topo. Forse è anche giusto che sia così, tuttavia mi chiedo come si possa generare un cataclisma su diritti di qualcosa che “non è un essere vivente” ed ignorare invece chi vivente e sofferente lo è davvero.
Forse a Dio non piacciono gli animali.
Più probabilmente risultano solo indifferenti al Vaticano.

Google Hit List [Ottobre 2006]

Notte di Halloween piuttosto particolare, passata guradando la tv con un paio di amici e poi ascoltando un po’ di CD appena procurati. Non è fine mese però, senza la tradizionale lista delle migliori googolate capaci di condurre ignari visitatori su queste pagine. Sulla prima posizione di questo mese non ci sono dubbi, ha sbaragliato la concorrenza.

1- foto del tubo digerente
2- l’è tua l’è mia l’è mort a l’umbria
3- bart simpson inattuabile
4- come fare un fioretto
5- come viene accolta l’idea di eutanasia in belgio
6- daniela pasti nilde iotti
7- dove comprare le rane
8- slides consenso informato
9- film pornto
10- festa di compleanno di shevchenko

Probabile ≠ Sicuro

Fried chicken c’è.
Il ragazzo del Kentucky è il campione del mondo Moto GP 2006.
Nonostante tutto, nonostante il calcolo delle probabilità volesse diversamente, nonostante la maglia celebrativa di Dani e nonostante nessuno di noi ci credesse veramente Nicky Hayden è riuscito a portare a casa i punti necessari a riscavalcare Valentino in classifica.
Godo soprattutto per gente come Beltramo, come Cereghini e come tutti quei tifosi del 46 che oggi hanno dato colpa alla moto o alle gomme.
Spiace un po’ per Rossi, seriamente, perchè ha perso nel peggiore dei modi.
Forse, come sostiene Carlo, quest’anno si sentiva così sicuro di vincere ancora, da non avere la giusta concentrazione per poterlo fare davvero.
Se così fosse spero capiti la stessa cosa all’Inter, anche se ieri mi è parsa purtoppo realmente in grado di vincere qualcosa sul campo.
Ora però è tempo di festeggiare un titolo guadagnato sulla pista e costruito di gara in gara, da un pilota che seguo con affetto da ormai tre anni, capace sempre di farmi divertire, anche pensando che mai avrebbe potuto vincere qualcosa.
Evidentemente mi sono sempre sbagliato.
Niky c'è!!!!!
*… e andiamoooo!!!

Sapore di confusione

Ebbene sì, mi sono fatto la vasca tremenda casamia/estragon ieri.
In solitaria.
Una sorta di Giovanni Soldini emoposer, al volante della mia fantastica autovettura, spinto dal cuore verso un festival che, sulla carta, somigliava molto ad un evento imperdibile.
La giornata è stata progettata al millimetro, tanto che nonostante gli immancabili inconvenienti il tutto si è svolto secondo copione.
Sono uscito prima da laboratorio, intorno alle 13.30, così da arrivare a casa e darmi un paio di ore di sonno prima di partire. Il tutto ovviamente nell’ottica del ritorno.
Così è stato e per le 16.30 mi sono allacciato la cintura e ho preso la via per Bologna.
Tempo per arrivare a melegnano: 45′. Passo d’uomo.
Tempo di percorrenza Melegnano-Bologna Borgo Panigale: 1h e 30′. Velocità di crociera di 120/130 km orari, traffico praticamente nullo.
Tempo tra l’immissione in tangenziale dopo il casello di Bologna e l’uscita 7 bis: 1h e 15′. Record di bestemmie battuto senza sforzo.
Ho parcheggiato la macchina all’Estragon per le 20.10, ho rintracciato la Betty ed i suoi amici e sono entrato in tempo per sentire la performance dei Saosin.
Il loro set è stato decisamente positivo. Il cantante ha una voce altissima, ma precisa e ben in evidenza per tutto il concerto. Il genere non offre nulla di nuovo, tuttavia dietro alle pelli si trova un tizio veramente impressionante e questo, si sà, per una mia valutazione positiva vale tantissimo.
Hanno suonato mezz’ora, come da copione, ed alla fine sono stato contento di non essermeli persi.
Concluso il primo round ho avuto occasione di valutare il posto e l’affluenza.
Mi rincresce dirlo, ma un posto come l’Estragon a Milano manca proprio: grande, fuori dall’abitato e con una buona acustica. Se fossi un’agenzia che organizza concerti e che ama la qualità del prodotto che offre ne organizzerei più lì che al Transilvania Live, tuttavia da brugherese apprezzo molto che Milano resti la capitale dei concerti italiani.
Sulla gente pervenuta all’evento invece le sorprese sono poche: media affluenza e livello di poseraggine incalcolabile. Tutti gli ingredienti per fare di un concerto un buon concerto.
I tempi sono stati piuttosto serrati, per mantenere fede alla scaletta prevista dall’organizzazione, così dopo soli 15 minuti hanno fatto il loro ingresso sul palco i Senses Fail, uno dei due gruppi che hanno innescato la mia voglia di trasferta.
Grande delusione.
Il frontman della band è veramente un incapace. Su tutte le parti di cantato pulito, che sono un buon 80% nei loro pezzi, manca di voce, intonazione e tempo.
Io avrei potuto fare meglio.
Spiace perchè la loro scaletta è risultata veramente ben concepita e tutto sommato la band ha suonato in modo decoroso. Il cantante riesce solo a limitare i danni con un siparietto in cui ha esclamato: “This one goes out to Red Hot Chili Peppers. Thank you for making music I hate for over twenty years!” facendomi molto ridere.
Alla conclusione c’è stata una nuova pausa e così ne ho approfittato per un salto al banco del merchandise. L’assurdità è stata che non vendessero i CD, la cosa ormai consueta è stata che le magliette fossero scandalosamente brutte. L’unico indumento che valesse realmente la pena acquistare era la t-shirt dei TBS a righe orizzontali, che come sempre accade per le magliette più belle, era esclusivamente formato donna.
Ho comprato così un kit di adesivi e pins in cui è contenuta una spilletta fantastica, giusto per avere un ricordo della trasferta.
A salire sul palco a questo punto sono stati gli UnderØath. Puro Jesus Christ HC condito di tanta elettronica e sprazzi di melodia. La loro performance è stata suprema. Tanto sono brutti a vedersi, tanto spaccano una volta accesi gli amplificatori. In una parola: enormi. Tutto il set è stato praticamente perfetto e anche la conclusione in cui il cantante ha dichiarato quanto per loro fosse importante il credere in Gesù è riuscita a non infastidirmi eccessivamente. Avrei voluto premiare la loro performance con l’acquisto di qualcosa al banchetto, ma, come detto, non c’era nulla che valesse la pena fare proprio.
La serata procede ed arriva così il turno degli Anti-Flag. Nessun commento possibile perchè non fanno musica che possa piacermi, almeno sentendoli live, tuttavia devo dire che l’impatto che hanno avuto sulla gente è sembrato buono e questo va sicuramente enunciato come un loro pregio.
Da apprezzare anche la morale molto hippy che hanno sfoggiato inneggiando allo stare uniti, all’essere una cosa sola, all’aiutarsi vicendevolmente e via dicendo.
Non male.
Alla fine della loro prova è iniziata la febbre da Taking Back Sunday che ci ha tenuto compagnia fino all’inizio della loro performance, ore 23.30.
La prima cosa che mi ha colpito vedendoli è lo stile immenso dei cinque, veramente da alta scuola poser alla faccia delle frangette, delle magliette strette e di tutto il resto. Il cantante poi è un essere mitologico capace di unire la bellezza di Brad Pitt, il fascino di Kurt Cobain, le movenze di Michael Jackson (non scherzo), l’attitudine del frontman degli Hives, l’essere checca di Malgioglio ed una (in)capacità vocale live simile a quella del cantante dei Senses Fail.
Hanno suonato neanche un’ora, troppo poco, e hanno fatto troppi pezzi da “Louder Now” ultimo imbarazzante lavoro. Nel complesso mi sono sembrati piuttosto freddi e non sono riusciti a darmi quella scarica di emozioni eterogenee che invece mi trasmettono dal lettore CD, nemmeno su un pezzo come “Cute without the E”. Prima del finale ho apprezzato molto unicamente “Make Damn Sure” che anche se tratta dal sopracitato disco è veramente un gran pezzo.
Poi è accaduto l’inaspettato.
I Taking Back Sunday hanno suonato “A decade under the influence” ed è stato puro delirio.
Da lacrime agli occhi.
Il fatto che sia stata anche la canzone che ha concluso la manifestazione ha lasciato in bocca un senso di soddisfazione per quanto visto anche superiore alla realtà delle cose.
Erano le 0.20 quando sono uscito dall’Estragon e mi sono ritrovato immerso in una nebbia fittissima che lasciava presupporre unicamente un infelice viaggio di ritorno.
Con l’aiuto di un panino dell’autogrill, di una lattina di Burn letteralmente miracolosa e di una serie di CD veloci e canterecci suonati dallo stereo della mia macchina invece le procedure di rientro sono scivolate via piuttosto agili e mi hanno visto sotto il piumoncino intorno alle 3.00 del mattino.
Sicuramente una bellissima esperienza, anche grazie alla Betty e ad i suoi amici che mi hanno fatto compagnia sul posto, rendendo la sfacchinata molto meno pesante.
Grazie a tutti.
Se i gruppi in programma dovessero interessarmi, un’eventuale edizione 2007 potrà rivedermi tra le sue fila.

Last and even worse least

Oggi ho dato Chimica Bioorganica.
E’ andata bene.
A questo punto sono ad una sola lunghezza dal traguardo.
Un solo esame.
Un’unica prova orale da sostenere entro il 31 Gennaio 2007.
Si tratta di Tecologia, Socioeconomia e Legislazione.
Credo di aver ormai sostenuto molti esami brutti, troppi forse, e questo non è che il loro principe.
Studiarlo sarà realmente un’impresa ardua, ma la consapevolezza che si tratti dell’ultimo esame sarà sempre lì a confortarmi.
Oggi si è laureata Lale.
Sono andato ad assistere e così ho potuto rivedere un po’ di gente che non vedevo da lustri, anche a causa del pacco tirato loro un paio di settimane orsono.
La ragazza ha spaccato, 110 e lode per lei.
Partendo da un onestissimo 100 (media del 27,3) direi che la sua tesi è stata sicuramente ben valutata.
Approfittando della presenza di persone che sicuramente sono più informate di me su punteggi e conteggi delle lauree ho potuto informarmi e fare due calcoli allegri sulle mie prospettive.
La mia media attuale è di 25,1.
Tradotto in punti questo mi vedrebbe ai blocchi con un tutto sommato dignitoso 92.
Il mio voto di laurea dovrebbe quindi aggirarsi intorno al 100.
La Cristina, laureatasi oggi e nelle mie stesse condizioni, ha portato a casa un 101.
Un po’ mi secca pensare che senza quest’ultimo anno avrei potuto ambire ad un 103/104.
Non mi è mai fregato nulla di queste cose, sono sempre stato contento del mio 25 di media e se questo fosse rimasto immutato per tutti e cinque gli anni non avrei avuto certo di che lamentarmi.
Essere arrivato ad un passo dal 26 per poi ripiombare a 25 invece è abbastanza irritante.
Ora però basta con i calcoli.
Ora è il caso di organizzare questo serratissimo week-end, cercando di non lasciare spazio a nulla se non allo svago.
Si comincia Venerdì con la trasferta bolognese targata Taking Back Sunday.
Non ho ancora il biglietto e sarà una vasca importante, tuttavia mi ero ripromesso di regalarmela qualora l’esame fosse andato com’è andato e odio fare di me un bugiardo.
Per quanto riguarda Sabato invece ho propositi di shopping sfrenato da saziare spero con l’aiuto della Bri e questo dovrebbe occuparmi più o meno tutta la giornata.
La sera, dopo aver seguito un’altra imbarazzante partita dei rossoneri, sarà destinata ai festeggiamenti della neodottoressa Lale in un locale danzereccio di Milano ancora da definirsi e che spero sia molto poco fighetto.
Passando a domenica al momento non c’è nulla di organizzato se non la serata con Ambra, quindi credo di poterla occupare comodamente con un sapido mix di sonno e playstation.
Direi che i miei programmi sono da considerarsi niente male e quindi credo di potermi fermare qui.
Con il fatto che in casa mia ancora non vanno i riscaldamenti, mi si stanno ghiacciando le dita delle mani.
E’ il momento di una doccia bollente.

Riserva

Sono assolutamente privo di energie.
Scarico.
Stanco.
In quest’ultima settimana credo di aver lavorato il numero di ore che di solito copro in dieci giorni. Non mi sono fermato un secondo da quando, Mercoledì scorso, io ed Elena abbiamo pensato di dover buttare tutto quello che avevo prodotto negli ultimi cinque mesi.
E’ stato piuttosto agghiacciante arrivare a quella conclusione.
In pochi giorni ho quindi dovuto fare una serie infinita di controlli e verifiche nel tentativo di avere finalmente una risposta chiara sui dati fino a questo momento prodotti.
E’ tremendo fare degli esperimenti che potrebbero dare come esito il dover buttare via tutto e ricominciare pressapoco da capo.
Una pressione mostruosa addosso per giorni e mai la mente scombra da pensieri e preoccupazioni.
L’esito di tutti questi controlli è arrivato nelle ultime quarantotto ore.
E’ stato positivo.
Non il massimo che avrei potuto augurarmi, ma sicuramente eccellente visti i presupposti e le alternative.
Gran parte dei dati ottenuti infatti parrebbero, anzi sono da considerarsi buoni.
La sfumatura negativa sta nel fatto che una piccola parte del lavoro non è attendibile ed i dati che abbiamo in proposito sono da definirsi falsi.
La parte in questione è piuttosto ridotta rispetto al resto, ma contiene al suo interno l’ipotesi più interessante di tutto il lavoro, ipotesi che se correttamente verificata e riscontrata permetterebbe persino di pubblicare qualcosa, almeno in linea teorica.
Il problema è che i metodi fino ad ora utilizzati per indagare in quella direzione si sono rivelati poco attendibili perchè poco riproducibili.
La speranza è di riuscire a mettere in piedi una nuova strategia di test capace di darci un risultato certo, positivo o negativo che sia.
In tutto questo io dovrei anche studiare per l’imminente penultimo orale.
Se rinasco faccio il tossicodipendente.

Calcolo delle probabilità

Probabilmente Valentino avrebbe comunque vinto il mondiale.
Probabilmente Hayden* questa gara avrebbe fatto poco bene.
Probabilmente Pedrosa è un pilota migliore in potenza del Kentucky Kid.
Probabilmente la colpa dell’ennesimo imminente fallimento Honda sta in una politica errata della stessa HRC.
Probabilmente non capiterà un altro anno buono come questo per battere il ravennate.
Sicuramente però non è così che sarebbe dovuta finire.
Un sogno in fumo
* Tristezza.