Il giro dell’Islanda è un tour che avevamo nel mirino da parecchi anni, ma che purtroppo, per motivi vari, ci era già saltato ben due volte. Se abbiamo deciso di riprovarci in questo 2022 é stato soprattutto per la ormai imprescindibile questione COVID: quando abbiamo iniziato a pianificare, cercavamo una meta quanto più “safe” possibile e che presentasse, quantomeno sulla carta, poche limitazioni, ancora scottati dal calvario che furono i corridoi turistici del 2021. L’Islanda ci è sembrata la migliore delle opzioni e quindi ci siamo decisi a riprovarci, questa volta arrivando fino in fondo. E lo dico subito: è stato un viaggio pazzesco, ben al di sopra delle mie personali aspettative e forse addirittura il più bello da quando viaggiamo coi figli.
Quella che segue quindi è la consueta guida, che poi è più un resoconto dettagliato infarcito qui e là di quelli che potrebbero essere consigli utili a chi volesse cimentarsi in una roba simile, soprattutto se con prole al seguito. Iniziamo, quindi.
La prima voce della “to do list” quando si prenota un viaggio di solito è acquistare i voli e noi lo abbiamo fatto tramite Wizz Air ben prima che scoppiasse il disastro dei voli cancellati/ritardati che ha colpito grossomodo tutti in questo 2022. Nel nostro caso, il disagio si è limitato ad un paio di cambi orario neanche troppo significativi e comunicati con largo anticipo, quindi devo dire che tutto sommato è andata bene. Quattro ore di volo su una low cost sono probabilmente il massimo tollerabile, ma al momento della nostra prenotazione era l’unico volo diretto disponibile, oltre ad essere quello che costava meno. Di contro però, la compagnia opera solo due voli a settimana su Milano, uno il giovedì e uno il sabato, quindi diventa necessario calcolare bene i giorni di viaggio per scegliere la combinazione migliore. Il tour che abbiamo fatto noi si può tranquillamente coprire in 10 giorni, ma per evitare di massacrare i bambini noi ne abbiamo fatti 15 e, col senno di poi, è una scelta che rifaremmo (ci torno dopo). Sulle due settimane l’opzione migliore e decisamente più economica era partire e rientrare di giovedì come abbiamo fatto, fare la stessa cosa sul sabato sarebbe costato circa 400 euro in più.
Prenotato il volo, ci siamo dedicati al noleggio dell’auto e qui tocca parlare dell’elefante nella stanza: i costi. L’Islanda è un Paese carissimo.
Lo era prima del COVID, lo è certamente anche dopo e, anzi, confrontandomi con diverse persone che ci erano state in precedenza l’impressione è che i prezzi siano schizzati alle stelle. L’esempio ultimo in questo senso è proprio il noleggio auto.
A noi serviva una macchina easy, unico requisito era che contenesse i bagagli di 4 persone che viaggiano in un posto freddo. Calcolando che la prima fascia (economy) prevedeva Aygo o similari, siamo andati sulla seconda (basic), a cui abbiamo dovuto aggiungere due seggiolini. Questo setup in totale ci è costato circa 1.800 euro. Mi fa male scriverlo, credo di non aver mai speso neanche la metà per noleggiare una macchina in passato, a parità di giorni, da nessuna parte nel mondo. E ci è andata anche bene, visto che la Hunday i20 che ci sarebbe spettata si è poi fortunatamente convertita in i30 senza costi aggiuntivi per noi. Il noleggio auto è forse è una di quelle situazioni in cui smanettando con le VPN si può risparmiare, io ho provato ad usare quelle del lavoro (US, UK e DE) e non ho visto differenze, ma magari avendone altre a disposizione qualcosa si poteva limare. La prenotazione dell’auto l’abbiamo fatta con Rentalcars, uno di quei portali che raggruppano providers mostrandoti le opzioni più convenienti. Un altro servizio simile è BSP, con cui avevamo fatto la prima prenotazione (prezzi ovviamente identici), ma che è risultato impossibile contattare in seguito per avere alcune informazioni di cui avevamo bisogno. Fortunatamente tutti questi servizi hanno la cancellazione gratuita fino a 24/48 ore prima del noleggio e così abbiamo deciso di cancellare la prenotazione e farne una nuova cambiando servizio.
Ora non ci era rimasto che prenotare hotel e qualche escursione, ma anche in questo caso è necessario dare un’indicazione importante, relativa ad un disagio che abbiamo riscontrato e che potrebbe capitare ad altri. L’islanda è grossomodo cash free: tutti gli esercenti accettano la carta senza il minimo problema, tuttavia larga parte dei portali per il pagamento online islandesi sono incompatibili con il sistema di sicurezza Nexi per le carte di credito. Questo vuol dire che noi, con 3 carte di credito su 3 (sia Visa che Mastercard), non siamo riusciti ad effettuare pagamenti online nè qui in Italia prima di partire, nè arrivati lì. Una discreta seccatura, usando un eufemismo.
Fortunatamente ce ne siamo accorti prima di partire, proprio tentando di prenotare qualche escursione in anticipo, e abbiamo potuto risolvere usando una comunissima carta ricaricabile, ma è una roba da tenere in considerazione perchè tantissimi servizi in Islanda, dai parcheggi agli alloggi, non prevedono personale fisico, non accettano contante e non sono forniti di un pos (che invece ovviamente funziona), ma sfruttano un QR code che rimanda al portale di pagamento online di cui sopra per cui, senza un’alternativa alle carte Nexi, si rischia di non sapere come pagare. Non una bella sensazione.
Per quanto riguarda gli alloggi, è sufficiente prenotare con booking.com, per levarsi il pensiero: provvedono loro ad effettuare i pagamenti direttamente e senza passare dal sito delle strutture. Anche le escursioni, se pagate in loco, non dovrebbero presentare problemi, tuttavia ci si espone al rischio di non trovare posto e in un giro così serrato potrebbe non essere semplice incastrare date alternative. Unica vera menata sono, come detto, i parcheggi (sempre videosorvegliati, se vi venisse in mente di dire “chissenefrega, non pago.”). Tra le opzioni per la notte quella sicuramente vincente, per noi, è stato l’appartamento, che offre l’indubbio vantaggio di poter cucinare qualcosa per cena limando tantissimo i costi e, soprattutto, mangiando qualcosa di diverso da fish&chips, hamburger o l’immancabile agnello.
Dicevamo delle escursioni: quali fare?
La nostra scelta è stata ristretta dal fatto di avere due bambini sotto i 12 anni, cosa che rende inaccessibili uscite sul ghiacciaio o gite nelle caverne (uniche due opzioni che avrei valutato, fosse stato possibile). Per il resto, l’isola offre tantissime possibilità, ma tenete sempre presente che se tutto sommato le sistemazioni per la notte hanno prezzi abbastanza ragionevoli, cercando bene e prenotando in anticipo, cibo ed escursioni sono due voci di costo ad alto impatto sul bilancio finale, quindi toccherà quasi certamente fare delle scelte.
Il mio personale must era l’uscita in barca per il whale watching, che ho prenotato con Whale Watching Akureyri essenzialmente perchè consigliata da diverse guide e, più importante, offre l’opzione di imbarcarsi sia da Akureyri che da Reykjavík. In caso di mancato incontro con le balene o di cancellazione del tour per maltempo (come ci è effettivamente capitato), avremmo così avuto una seconda possibilità di imbarcarci a fine giro. Col senno di poi, una scelta lungimirante, anche se probabilmente l’uscita a nord avrebbe permesso incontri più fighi di quelli che abbiamo fatto noi.
Seconda attività in lista per noi era il bagno nelle piscine geotermiche. Anche in questo caso ci sono essenzialmente due possibilità: Myvatn e la Blue Lagoon. Noi le abbiamo fatte entrambe, ma solo per accontentare i bambini, una delle due è più che sufficiente e se dovessi consigliare quale direi indubbiamente la prima: meno fancy, più piccola, ma decisamente più carina. In generale però va tenuto presente che il 90% dell’esperienza è legato al clima esterno. Se fa freddo fuori, o magari piove, è davvero qualcosa di molto bello e suggestivo. Se c’è bel tempo, come capitato a noi nel secondo caso, se ne va gran parte della magia.
Ultima escursione fatta è lo snorkeling a Silfra. La mia opzione iniziale era quella di farci una vera immersione, ma la cosa avrebbe richiesto un brevetto dedicato (tuta stagna) e sarebbe costata più del doppio. L’opzione snorkeling invece permette comunque di apprezzare le due caratteristiche fondamentali di quel luogo, ovvero la visibilità estrema e il nuotare tra due placche tettoniche, ma con molti meno sbattimenti e risparmiando parecchio. Anche perchè, con quella visibilità, quel che si vede da sopra è esattamente quel che si vede anche da sotto. Io sono contento di averla fatta, ma la consiglio ovviamente solo a chi è patito di queste cose come me.
Prima di passare alla descrizione del tour che abbiamo fatto, l’ultima premessa doverosa è relativa alla situazione climatica. La seconda metà di Agosto non è il momento ideale per andare in Islanda perchè inizia il freddo. Noi siamo stati davvero fortunatissimi, beccando pioggia unicamente in tre occasioni, due delle quali eravamo in macchina per uno spostamento (quindi chissene), ma chi decide di fare questo viaggio è bene che sia preparato a farsi giorni al freddo (diciamo tra i 15° C e gli 8°C) e a non farsi fermare da qualche temporale o dal vento gelido che tira da quelle parti. Noi siamo partiti consapevoli e non abbiamo mai avuto grossi problemi. Cappellino e guanti sono fondamentali, ma con una bella felpona e un giubbetto anti vento (tipo k-way) per me ci si può stare senza necessariamente portarsi il piumino (che, comunque, avevamo). Portatevi anche delle scarpe comode e impermeabili, che si cammina tanto e non sempre all’asciutto, e se volete fare un buon investimento consiglio anche dei copri pantaloni antivento da 15 euro, che in certe occasioni sono stati molto apprezzati. That’s it, non serve l’abbigliamento tecnico di chi va al campo 4 dell’Everest (che ho visto spopolare in aeroporto alla partenza, con non poca ansietta), ma non dovete neanche partire come se andaste una settimana a Ponte di Legno. Fa freddo.
Va bene, direi che ho asciugato abbastanza con tutti questi preamboli, andiamo al tour.
Noi abbiamo fatto essenzialmente tutto il giro dell’isola, quindi non solo il Golden Circle, e lo abbiamo fatto in 15 giorni in modo da non avere mai spostamenti troppo massacranti (max 280 km in un giorno) e da essere sempre in alloggio intorno alle 16:00, così da far riposare i bambini in vista del giorno seguente. L’aereo arriva a KEF in serata, quindi appena atterrati abbiamo ritirato l’auto e siamo andati direttamente a Grindavík, dove abbiamo solo dormito. Il giorno seguente, vero primo giorno di tour, lo abbiamo usato per andare prima ad ammirare l’eruzione del vulcano Fagradalsfjall (gran botta di culo, è stato attivo giusto il tempo di poterci andare) e poi per trasferirci al Parco Nazionale Þingvellir, che offre diversi percorsi per ammirare la faglia tra continente americano e continente eurasiatico. Da qui, ci siamo spostati a Árbakki per dormire in una fattoria gestita da due persone carinissime.
Il giorno seguente è stato il primo approccio vero all’attrazione predominante dell’isola: le cascate. Ne abbiamo viste tantissime, durante tutto il giro, e altre ne avremmo potute aggiungere. Può sembrare strano, ma valgono tutte la pena perchè tra paesaggio e passeggiate per arrivarci sanno conquistare ognuna a suo modo. In questa giornata abbiamo visto Gullfoss, Gljúfrabúi e Seljalandsfoss, non prima di essere passati da Geysir, forse il posto più famoso dell’isola. Vedere l’acqua schizzare fuori dal terreno è, onestamente, una figata. Nei pressi delle cascate abbiamo trovato un lodge di quelli utilizzati per chi vuole vedere l’aurora boreale (SPOILER: in estate non si vede, sicuramente non ad occhio nudo. Le foto dei travel influencer sono, essenzialmente, immagini ritoccate). Sembrava di dormire nell’appartamento del Ragazzo di Campagna, ma ai bambini è piaciuto un sacco.
Ripartiti, abbiamo visitato la cascata di Skógafoss e ci siamo spostati in una delle parti per me più suggestive ed inaspettate dell’isola, il promontorio Dyrhólaey e la spiaggia di Vik, sui cui scogli vivono i pucciosissimi (e maledettissimi, per la fatica che ti fanno fare per una foto) puffins. La spiaggia scura, i verdissimi scogli a strapiombo sul mare e i tantissimi uccelli che volano intorno mi hanno regalato un paesaggio che, simile, avevo trovato solo alle Hawaii. Poco oltre ci siamo fermati a dormire qui. Giudizio: senza infamia e senza lode.
Nuovo giorno, che di solito i tour più compatti usano per andare direttamente in zona ghiacciaio. Noi abbiamo preferito spezzare e dedicarci alla visita del canyon Fjaðrárgljúfur, poco prima del quale si possono fare anche quattro passi nella lava. Prima di fermarci a dormire in un posto che vi sconsiglio, vista la bella giornata ci siamo goduti un po’ di aria aperta vicino alla cascata Stjórnarfoss, guardando alcuni aspiranti suicida lanciarsi dall’alto nell’acqua gelata.
Quello successivo è stato anche per noi il giorno del ghiacciaio. Pur non avendo fatto escursioni, dal centro accoglienza del parco Vatnajökull a Skaftafell partono due belle passeggiate che ci siamo goduti: la prima porta a ridosso del ghiacciaio Skaftafellsjökull e la seconda alla cascata nera Svartifoss. Nel pomeriggio ci siamo spostati nei pressi della laguna Jökulsárlón per ammirare gli iceberg (e le foche!!). Qui avrei voluto effettuare l’escursione in barca, ma non avevo trovato posto e devo dire che è stata una fortuna perchè anche dalla riva il paesaggio è comunque stupendo e ultra suggestivo, soprattutto se ci si ferma in uno degli spot meno battuti che ci sono lungo la strada principale. Anche in questo caso, i tour più compatti ripartono per arrivare fino ai fiordi orientali con una maxi traversata. Noi l’abbiamo spezzata fermandoci in una casettina da sogno circa a metà del tragitto. L’altra metà l’abbiamo fatta il giorno seguente, percorrendo tutta la costa fino a Seyðisfjörður, fermandoci in diversi paesini di pescatori molto suggestivi e provvisti di parchi giochi. Nulla da segnalare se non 200km di paesaggi mozza fiato e l’appartamento trovato in loco, che era non solo stupendo, ma aveva una vera macchina per l’espresso che da sola è valsa tutto il costo. Nota a margine: qui, come in altre località costiere, approdano le grosse navi da crociera, che sbarcano folle di personaggi diciamo “non propriamente piacevoli” da avere intorno, soprattutto se italiani (non per la nazionalità, ma perchè hanno l’aggravante di farsi capire quando parlano). Generalizzando: turisti non adatti al contesto, che si comportano come tali. Qui siamo nel punto più ad est del viaggio e ci siamo arrivati esattamente a metà della vacanza.
Inizia il ritorno a ovest e nella prima tratta abbiamo deviato per una bella camminata che prevede altre due cascate, Litlanesfoss e Hengifoss, prima della visita a Stuðlagil Canyon. Piccolo rimpiantino: il canyon ha due punti di accesso. Uno “panoramico”, che permette di arrivare in auto fin sopra la spaccatura ed osservarla dall’alto, ed uno di trekking che porta fin dentro al canyon, a livello del fiume. Avevamo letto che il trekking sarebbe stato di 10km totali e quindi lo abbiamo escluso, ma arrivati in loco ci siamo accorti che sarà al massimo di 3/4km e sarebbe quindi stato fattibilissimo anche coi bambini. Purtroppo, condizioni meteo e tempistiche non ci hanno permesso di tornare sui nostri passi e farci la camminata, che certamente consiglierei di fare. Usciti dal canyon, abbiamo pernottato in una guesthouse che non vi consiglio. Il giorno seguente è stata la volta della prima delle due piscine geotermiche di cui vi ho detto all’inizio, ma per arrivarci abbiamo prima visitato altre due imponenti cascate, Hafragilsfoss e Dettifoss, e la zona di Hverir che, in sostanza, permette di andare su Marte senza farcisi spedire da Elon Musk. Dopo il bagno termale ci siamo fermati a dormire in un ostello per cui ho almeno 20 anni di troppo, che potrei dare alle fiamme se qualcuno mi ci riportasse e che mi ha inculato convinto solo perchè si fa chiamare Bed&Breakfast.
La tappa successiva è stata l’unica giornata di meteo davvero infame, che come detto ci è costata la prima occasione di vedere le balene. Siamo riusciti giusto a visitare Goðafoss (ultima cascata ufficialmente in itinerario) e il minuscolo centro di Akureyri, prima di macinare altri chilometri sulla via verso la penisola Snæfellsnes. Quella notte abbiamo dormito in una casa nel mezzo del niente con le pecore in giardino.
Come detto, il prossimo punto sull’itinerario è la visita a Snæfellsnes, che insieme al Golden Circle è probabilmente il posto più bello di tutto il viaggio. Ci siamo stati due giorni, per girare con calma tutto il parco naturale, i paesini, i diversi fari e il monte Kirkjufell, noto per aver dato i natali al Re della Notte. In queste due notte siamo stati nella struttura migliore del viaggio, il Miðhraun Lava Resort, che ci ha messo a disposizione un cottage più bello (e forse grande) di casa mia, con parco giochi annesso. Sul momento mi era sembrato di averlo pagato tantissimo, ma in realtà è piuttosto in linea con le altre sistemazioni e sicuramente vale ogni centesimo.
Ripartiti da lì, abbiamo chiuso il tour con gli ultimi tre giorni dedicati a Reykjavík e alle ultime escursioni: la visita alla blue lagoon (unico posto in Islanda in cui fanno pagare l’acqua, ‘sti maledetti), lo snorkeling della faglia di Silfra e il recupero della gita in barca per vedere le balene. Abbiamo anche visitato il centro della capitale, ma diciamo che non è il punto di forza di questo Paese. Nelle due notti, siamo stati all’hotel Mùli, molto carino ed “economico”, oltre ad essere iper strategico come posizione.
Questo è quanto e se il report è così lungo è anche perchè è stato un viaggio che posso definire perfetto, superiore a qualsiasi aspettativa. L’Islanda è un posto magnifico, suggestivo e appagante, che si colloca in cima alla classifica dei posti che ho visitato per quanto riguarda il paesaggio e la sua varietà. Ok, si mangia da schifo, ma per quindici giorni ci si può tranquillamente passare sopra.
VIAGGIARE CON BAMBINI:
Ho già scritto tantissimo, coprendo anche parte di questa appendice, quindi riassumo per punti:
– CIBO: nei supermercati si trova quasi tutto e se vi organizzate con appartamenti muniti di cucina ve la cavate easy. Un pacco di barilla da mezzo chilo costa 3 euro, ma un hamburger nel pub più sgrauso ve ne costa 25/30 quindi il conto è facile. Soldi a parte, mangiare fuori due volte al giorno per 15 giorni in quel contesto credo sia incompatibile con la nutrizione. L’acqua è free ovunque, invece, quindi borraccia fondamentale.
– ATTIVITA’: qualsiasi cosa fatta nel viaggio è adatta ai bambini e può appassionarli. Ci sono animali, vulcani, ghiacciai, cascate: è la vacanza dell’avventura. Certo, il consiglio è diluire per non sovraccaricare: si può investire mezza giornata al parco giochi per farli saltare su uno dei tantissimi tappeti elastici disseminati nell’isola, se questo permette di ripartire di slancio dopo. Se però i vostri figli hanno bisogno di attrazioni più strutturate rispetto a quanto offra la natura “selvaggia”, allora non è il posto per voi.
– QUESTIONE SANITARIA: primo viaggio coi figli che faccio senza neanche fare l’assicurazione.
– CLIMA: fa freddo e potrebbe piovere. Se li vestite a strati e li convincete che è parte della vita dell’avventuriero, non ci sono problemi. Quando non riuscite a convincerli, il più è far fronte alle lamentele che non un reale problema termico.
Team: Olly, La Polly, Manq e Puffo
Durata: 15 giorni
Km percorsi: 2.700 indicativamente, tratta aerea esclusa.
Mezzo di locomozione: Hyundai i30
Spesa: 2.800 euro circa a persona
Sponsor*: Maryland cookies
VALUTAZIONE:
*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai.