Una delle mie passioni, da sempre, è viaggiare. A chi non piace?
Beh, a un sacco di persone che conosco e per tantissime ragioni valide. E’ vero, probabilmente l’idea di viaggiare affascina tutti, ma nel concreto non sono tanti gli amici che ci si dedicano con reale passione. E ne capisco in pieno le ragioni.
Viaggiare costa.
Per quanto uno possa imparare ad arrangiarsi ed organizzarsi da solo tutto, per quanto ci si smalizi con trucchetti vari che riducono seriamente le spese, organizzare ogni anno un viaggio è una voce importante da inserire in un budget familiare, soprattutto se in famiglia ci sono bambini. Non è vero che serva essere ricchi per viaggiare, ma è vero che se non si è ricchi è necessario che i viaggi stiano in cima alle priorità, per poter avere davvero i soldi da dedicargli. Per me e la Polly è così, da sempre.
Viaggiare è scomodo e tremendamente stancante.
Lavoriamo tutto l’anno e stiamo dietro a casa e ai figli nel tempo libero. Le vacanze sono l’unico momento che abbiamo per tirare il fiato e, volendo, riposare. Viaggiare, nella sua accezione più ampia, è stancante. Che sia la visita ad una città o la scoperta di un luogo selvaggio, fino anche al soggiorno in un paradiso tropicale, viaggiare significa sfruttare il poco tempo di norma a disposizione per poter vivere il più possibile l’esperienza del posto che si è visitato. Questo vuol dire stare sempre in movimento, vedere posti nuovi ogni giorno, incontrare persone, magari guidare per ore o dormire male a causa di un diverso fuso orario. Se queste “fatiche” non ripagano lo spirito, viaggiare può diventare una tortura, come detto anche dispendiosa.
Viaggiare è un secondo lavoro.
A meno di potersi permettere che qualcuno pianifichi in dettaglio le nostre vacanze, viaggiare richiede un sacco di organizzazione. Bisogna muoversi in largo anticipo per risparmiare sui voli, documentarsi sulla destinazione in modo da non scegliere il posto sbagliato nel periodo sbagliato o da non avere aspettative che non collimino con la realtà. Bisogna pianificare gli itinerari, prenotare alberghi comodi ed economici, pensare a tutte le evenienze. Se poi si viaggia con dei bimbi piccoli la cura di questi aspetti deve diventare davvero maniacale e quindi bisogna averne voglia e spenderci tanto tempo, senza nessuna garanzia di aver fatto le cose al meglio se non durante il viaggio.
Viaggiare porta imprevisti.
Come la vita in genere, ovviamente, ma un conto è affrontare un inconveniente nel caldo della propria comfort zone, un altro è farlo a migliaia di chilometri da casa, in un luogo dove non parlano la nostra lingua e magari non propriamente vicino ai nostri standard di comodità. Ogni viaggio porta con se qualche imprevisto, dalla giornata di pioggia che non ci voleva alla carta di credito che smette di funzionare, passando per voli aerei cancellati o prenotazioni che non risultano. Se non si ha lo spirito adatto ad affrontare queste avversità con la voglia di risolverle, ma ci si lascia schiacciare, viaggiare può essere una gigante fonte di frustrazione. Poi oh, il cazzo gira anche a chi pensa di saperle gestire, sia chiaro.
Viaggiare non è la vacanza preferita dai bambini.
I bambini sono abitudinari per definizione, quindi anche in vacanza apprezzeranno di più una soluzione a cui abituarsi, con orari fissi e attività fisse. Se iniziano ad essere grandicelli, avranno anche voglia di passare il tempo con altri bambini invece che con noi. C’è poi la questione alimentare: lontano da casa è più difficile restare vicini alle loro abitudini, sia in termini di cibo che di orari. Insomma, ci sono un sacco di variabili per cui avere un bambino in viaggio può rivelarsi una bomba ad orologeria. L’importante quindi è conoscere i propri figli, sapere su cosa si può transigere e su cosa no, quali attività possono apprezzare e quali no. Se mio figlio non sopporta stare in macchina, il coast to coast degli Stati Uniti non è probabilmente una grande idea, ma tra quello e due settimane a Finale Ligure (dio me ne scampi), c’è un intero pantone di possibilità. L’importante è costruire anche nei bambini, per quanto possibile, la cultura del viaggio, in modo che la vacanza non sia un periodo completamente sconvolgente rispetto alla loro vita quotidiana, ma semplicemente una cosa un po’ più strana del solito.
Quindi sì, a me piace viaggiare perchè nonostante tutte queste problematiche e le tante altre che non ho elencato, ma che di sicuro esistono, provo tutti gli anni ad investire una cospicua parte dei risparmi per visitare qualche posto nuovo ed affascinante.
Quando riesco a farlo, poi ne tengo traccia qui.
Nel menu in alto ci sono i report più o meno dettagliati dei viaggi che ho fatto, con itinerari e qualche dritta. C’erano anche degli album di foto, ma erano fatti in flash e quindi non esistono più. Le foto erano mie, non una grande perdita.
Ultimamente vanno molto di moda le mappe colorate con i Paesi del mondo visitati, quindi metto qui sopra la mia. Di lavoro da fare ce n’è tantissimo.