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Politica/Informazione – Split post

Side A – Politica
Pur essendo in Germania non posso fare a meno di seguire quanto sta avvenendo nella mia cara Italia riguardo le prossime elezioni amministrative. In particolare, ovviamente, mi riferisco a quanto accaduto alla lista Formigoni in quel della Lombardia e alla lista Polverini in Lazio. Lo dico subito: trovo che non dare la possibilità ad un numero elevato di persone di esercitare il proprio diritto fondamentale sia quanto di più antidemocratico possa esistere. Per questo sono molto più che solidale nei confronti di tutti i cittadini incazzati che, se le cose andranno come dovrebbero andare, saranno costretti ad un voto di ripiego o, come farei io al loro posto, ad un’astensione forzata. In quest’ottica farebbero davvero bene a farsi sentire, questi cittadini. Il problema però è che gli unici colpevoli di questo mezzo disastro sono gli esponenti stessi delle liste in questione e nessun altro. Non ha colpa chi ha notato le scorrettezze fatte nel presentare le liste nè tanto meno chi ha deciso di attuare la legge e, a problema riscontrato, prendere i dovuti provvedimenti. Le migliaia di persone che potrebbero non riuscire a votare dovrebbero prendere i loro rappresentanti ed esigere non solo delle sentite e profonde scuse, ma anche che i colpevoli di questo crimine contro i loro diritti paghino di conseguenza. Invece no, in Italia è tutto buono per fare casino e quindi via ai proclami di rivolte di piazza ed anacronistiche marce su Roma. Si grida al complotto, alla congiura, con una faccia tosta che solo la nostra classe dirigente può ostentare in certe occasioni. E ovviamente tutti dietro a dar ragione a chi sbraita, nessuno che si prenda la briga di dire: “Cazzo, ma pare possibile che io debba perdere il voto perchè un cazzone qualsiasi va a mangiarsi un panino invece di fare quello per cui lo pago profumatissimamente?”. Tutta la gente che c’era in piazza oggi, per esempio, avrebbe dovuto tirare pomodori al grido di: “Non siete nemmeno in grado di farvi votare.” invece di osannare i loro stessi carnefici. Io, almeno, avrei reagito così. E’ anche vero che è difficile che ci sia qualcuno, oggi, per cui mi dispiacerebbe perdere la possibilità di votare. Ah, ho appena appreso che la lista Polverini è stata riammessa. Domani probabilmente toccherà a Formigoni. Quanto ho scritto resta comunque valido, per quel che mi riguarda.

Side B – Informazione
Oggi è stato anche il giorno in cui, tramite il bell’uomo, sono venuto a conoscenza di un esperimento mediatico molto interessante di cui riporto a lato unicamente la parte video. L’intero post è leggibile qui. La notizia su cui verte il documento in questione è che Barak Obama farebbe i suoi comizi in playback, con tutte le implicazioni del caso. Ovviamente la notizia è una bufala, ma non è qui la questione. Il punto sta nel fatto che il post che ho linkato era null’altro che un tentativo di dimostrare che internet non è affatto luogo ove si possono mescolare con facilità notizie vere e notizie false. Il tutto è stato fatto in risposta ad un articolo del Corriere in cui si diceva come la rete, per due italiani su tre, non sia affidabile. Direi che il loro esperimento è riuscito. La cosa buona della rete, infatti, è che è accessibile a tutti e che, di conseguenza, tutti possono “controllarne” i contenuti. Se si diffonde una notizia falsa quindi saranno moltissime le persone a sottolineare come questa lo sia. Esattamente come accaduto nei commenti del post in questione. A meno di un complotto globale che spinge l’intero pianeta a mentire, difficilmente si possono pubblicare notizie false e dar loro risalto senza venir sbuggerati. L’esperimento è stato riporposto in piccolo proprio da Ale che, nonappena ha pubblicato la notizia (al momento presa per buona) si è trovato di fronte a diverse persone che gli hanno segnalato come si trattasse di un falso. La rete funziona bene perchè è di tutti, non c’è un caporedattore, un padrone o un vertice cui rendere conto. E, cazzo, cercare di far passare tutto questo come negativo è ovviamente il gioco di chi un potere sovrano ce lo metterebbe di corsa. E’ tuttavia importante sottolineare come l’informazione on-line sia utile solo se sfruttata e sempre l’esperimento in questione offre la dimostrazione di quanto ho scritto. Appena vista la notizia sul wall del bell’uomo, oggi, ci sono cascato come una pera, ma ho comunque deciso di controllare le fonti. Ho così cercato in google se c’era tracca di questa notizia su altri siti ed ho anche cercato sul sito della Casa Bianca la fantomatica lettera di scuse citata nel video in questione. Questo perchè, come reazione alle notizie che mi interessano, ho l’abitudine di approfondirle e verificarle. Se non avessero immediatamente detto tutti che era un falso, ci sarei comunque arrivato io tramite ricerca. Questo vuol dire informarsi ed è una cosa che con la TV non si può fare e, purtroppo, lo si può fare sempre meno anche con i giornali. Ecco perchè la rete da fastidio a molti ed ecco perchè c’è una campagna in atto per fare in modo che la gente vi riponga sempre meno fiducia. La rete è un contraddittorio continuo, la TV no. Semplice e facile.

Trova l’intruso

Per giocare basta clikkare qui.
Un indizio: non sono i Nirvana.

Grazie a Uazza per la segnalazione.
Aggiungo un’annotazione: inizia a darmi sui nervi vedere su tutti i blog che giro la copertina di Rolling Stone di Dicembre.

Il mio sacco da boxe

La giornata odierna, lavorativamente parlando, è iniziata una merda.
Nell’attesa che tutto quello che avevo fatto ieri e che ho dovuto rifare questa mattina venga pronto e mi consenta di fare tutto quello che avrei dovuto fare oggi e che mi terrà in lab fino a non so che ora, scrivo due righe sul blog e mi sfogo un po’.
Sarà un post di quelli che scrivo di getto, forse anche un filo incazzoso, sicuramente non troppo meditato.
Lo dico perchè dopo l’ultima discussione col BU ormai scrivere qui mi da ansia da prestazione.
Vado per punti, perchè alla fine è il modo migliore di scrivere pagine di questo tipo:

– Aprendo la Repubblica, oggi, la prima notizia che ho letto è stata questa. Niente di nuovo. Niente di inaspettato. Però se nessuno parlasse mai di ciò che non è nuovo o inaspettato in Italia non si parlerebbe più di mafia, corruzione in politica e sconfitte europee dell’Inter. Questo può anche essere l’obbiettivo di molti, ma non certo il mio e quindi qualcosa in merito la dico lo stesso, a costo di risultare noioso. La prima cosa che ho pensato leggendo la notizia è stata: “La solita manovra abbuonisci Vaticano e non pensanti annessi”. Ad essere onesto è la seconda cosa che ho pensato, la prima non si dice. Poi però qualcosa in me dev’essere scattato, anche in virtù di quanto accaduto ultimamente con la storia dei vaccini per l’H1N1, e ho spostato la mia riflessione su un altro piano. La notizia linkata riporta il blocco della messa in commercio della pillola RU 486, di conseguenza immagino che qualche ditta farmaceutica ci perderà un po’ di soldi. Leggendo qua e la in internet quello che sono riuscito a capire è che il farmaco è prodotto da una ditta francese, tal Exelgyn Laboratoires. Sono così, per pura curiosità, andato sul loro sito a guardare chi fosse a distribuirli in Italia e con somma sorpresa ho notato che siamo l’unico paese tra i citati col bollino arancione a non avere un distributore assegnato. Con tutta probabilità gli accordi per distribuire in Italia i prodotti della Exelgyn dipendono molto dalla decisione di poter commerciare o meno questo farmaco, è comprensibile. La domanda è: siamo realmente sicuri che il piano su cui si giochi la partita sia quello etico? Inizio a sentirmi un po’ ingenuo a pensare che la RU 486 sia rea solo di spostare voti. Forse dovrei iniziare a riflettere su quanti soldi potrebbe spostare. Chiunque abbia più di due neuroni e voglia utilizzarli per documentarsi infatti capisce al volo che non c’è nessuna reale questione etica di conflitto del farmaco con la vigente legge 194 e che, soprattutto, anche se ci fossero state delle contraddizioni in termini non è mai stato un problema per chi ci governa e legifera in materia ignorarle. La legge 40, per fare un esempio, con la 194 ci fa proprio a pugni, eppure è ancora lì.

– La seconda notizia che ho letto oggi sfogliando Repubblica è stata questa. Per educazione e rispetto nei confronti di chi legge tralascerò ancora una volta il mio primo pensiero in merito. Potrei anche non aggiungere nulla, avendo dedicato gran parte del mio precedente post a Paolo Brosio e al suo incontro con la Madonna. Evidentemente per ritrovare la fede oggi è necessario pippare o sottoporsi a rettoscopie. Se così è, temo resterò agnostico ancora a lungo.

– Dopo due notizie del genere ho preferito lasciare Repubblica e leggere l’ansa. Nessuno credo ritenesse il Giornale un reale organo di informazione e non serviva certo questa notizia per spostare l’opinione di nessuno. Come per il primo punto però, una riflessione è d’obbligo. Il tipo che si è auto-minacciato è accusato di diversi reati e va bene, ma di questo non mi interesso, mi preme piuttosto sapere se è o meno plausibile che venga radiato dall’ordine dei giornalisti. Perchè se così non fosse credo sarebbe molto, ma molto grave. Per un giornalista esiste colpa più grave dell’inventare le notizie?

– Ne ho anche per la pagina di gossip: il nuovo look di Rihanna è una merda.

A questo punto ho chiuso i giornali e quindi chiudo anche il post. Avrei voluto scrivere un pezzo sulla “nuova moda geek”, argomento che ultimamente è molto in voga nella blogosfera, ma non ero dell’umore adatto.
Forse lo farò nei prossimi giorni.

Parliamo di gente che sa fare il suo mestiere

Rompo il silenzio con un omaggio a gente che sa fare il suo mestiere e per farlo riporto un articolo apparso questa mattina sul sito della Gazzetta.

Uno scherzo del Diavolo – Real-Milan batte Beethoven

“A Milano una nota birra tende una trappola a 500 tifosissimi rossoneri costretti ad assistere a una serata di musica da camera. Ma è uno scherzo e tra le vittime c’è anche il nostro inviato”

MILANO, 22 ottobre 2009 – Diabolici e sadici. Menti perverse capaci di intrappolare 1.000 tifosi del Milan nella sera della super sfida del Santiago Bernabeu e rinchiuderli all’Auditorium Mahler di Milano per una notte all’insegna della musica da camera. Regista dell’operazione Heineken che l’ha davvero pensata bella: una gigantesca trappola in cui sono caduti alcuni ignari ospiti invitati a un finto concerto di quartetto d’archi, famoso a New York come a Berlino e Dubai. Ma andiamo per gradi: perché fra quegli spettatori c’era anche il sottoscritto.

L’ANTEFATTO — Capiterà un giorno anche a voi. A me è successo in Gazzetta. Telefonata del mio caporedattore per una comunicazione in sala riunioni. Sguardo teso e la notizia sconcertante: il 21 ottobre devo assistere e commentare con un pezzo un concerto di un “celebre” quartetto d’archi. Pausa di riflessione. Dubbio. Leggera protesta. Genuflessione: lo ha deciso il direttore. Poi il mio capo mi ricorda un particolare: il 21 ottobre c’è Real-Milan e poiché mi occupo di Milan da quando esiste il sito, mi incupisco. Dura realtà, ma puoi dire di no a un ordine partito dall’alto? Da professionista accetto. Bastasse. Poco dopo vengo anche a sapere che della sfida, ritorno compreso, se ne occuperà un altro. E qui lo sconcerto dilaga. Stai a vedere che mi hanno fatto fuori. Ma va – penso – devo aver capito male.

DIE SHNUREN — E venne il giorno della madre di tutte le sfide. Puntuale come un orologio svizzero mi faccio trovare alle 20 davanti alla reception dell’Auditorium. Mi assegnano il posto e mi accomodo: nona fila, posto 11. Accanto a me splendide ragazze con abito lungo e giovanotti non dico con lo smoking ma quasi. Colgo frasi del tipo: “Comunque non sono il peggio vestito”, mentre una coppia disquisisce di Beethoven e di violini. Sul palco, sovrastato da uno schermo gigantesco, tutto è pronto: leggii, sedie per i musicisti. Il teatro è gremito. Si comincia. Alle 20.30 precise fa il suo ingresso il “famoso” (così si legge sull’invito) quartetto “Die Schnuren”. Mai sentiti in vita mia. Gente seria. C’è anche una giapponese. Attaccano, mentre sullo schermo viene proiettata una bella mano femminile che scrive frasi sconnesse, ma dal significato preciso: “Notte…lame di luce…fuori dal tunnel…un tempo s’infiamma” e altre amenità.

NON E’ POSSIBILE — La musica procede. Tediosa. Dieci minuti angoscianti. E la mano insiste: “Melodie diagonali…l’angolo conteso…il tacco addolora…l’Europa si alza…un fischio”. Qualcosa mi passa per la testa. Il quartetto chiude la prima sonata. Applausi scroscianti. Brusii. Ma che bravi…bis…ancora. Ancora? Ma è uno strazio. Riprendono a far vibrare le corde degli archi. Poi la mano infila altre frasi, questa volta simili a stilettate al fianco: “Ancora niente?…Difficile dire di no al capo e al professore, alla fidanzata e alla partita”. Ma stai a vedere che…Insiste: “Come hai potuto pensare di perdere il big match”, mentre i quattro infilano le note della Champions League. “Are you still with us?” si legge, “Real-Milan sono in campo, godiamoci insieme la partita”, secondo la filosofia della nota birra.

COME A S.SIRO — Uno scherzo; una candid camera. Sprofondo mentre sullo schermo esplode il Santiago Bernabeu con le squadre allineate. La partita in diretta e in alta definizione. E così il pubblico apparentemente raffinato e colto si trasforma in un popolo di barbari, pronti a immolare i gemelli dei polsini o il collier di marca per un gol di Pippo o Pato. Delirante, mentre tutti sono in piedi pazzi di gioia perché, alla faccia del quartetto, hanno ritrovato il loro Milan, mentre io avrei voluto essere in tribuna stampa a fare il mio lavoro. Ma va bene così. Anche quando Dida commette quell’errore pazzesco su Raul (commenti no-comment, “caz…”, “porc…”). Perché lo senti che è serata da Milan. Caro Ludwig Van Beethoven, per una sera ce lo puoi permettere: ma chissenefrega delle tue sonate. Guarda che meraviglia Pirlo. E Pato? Due gol da sballo. L’Auditorium è una bolgia e finisce tra cori da stadio e abbracci e baci, mentre sullo schermo passano le immagini delle vittime dell’atroce scherzo. Comprese le mie. Mi sento osservato, ma mi becco anche anch’io la mia razione di applausi. Come Pato e Dinho. E’ già qualcosa.

Il mio omaggio va quindi nell’odine a:
– Heineken, perchè la trovata è geniale.
– Gaetano Di Stefano (la firm del pezzo su Gazzetta.it), perchè l’articolo è scritto veramente bene.
– Alexandre Pato, perchè se il Milan può vincere al Bernabeu senza giocare a calcio è solo grazie a lui.

Something to write on blog about (plagio inconsapevole).

La mia nuova avventura di giornalista musicale al momento mi sta dando alcune soddisfazioni.
In settimana è infatti uscito su Groovebox il mio report sul live dei Get Up Kids @ Estragon.
Scrivere per una webzine tuttavia sta un po’ togliendo spazio a questo blog, perchè stendere due volte un pezzo che parla dello stesso evento è decisamente poco motivante. In un report scritto perchè qualcuno lo legga e non allo scopo di immortalare dei ricordi personali non trovo però giusto lasciare troppo spazio alle mie percezioni e quindi tento di attenermi al dovere di cronaca.
Il dilemma di conseguenza è che se scrivessi qui sopra del concerto, con tutta probabilità non ne uscirebbe una pagina come quella linkata in alto. Su questa pagina ci sarebbe ampio spazio per la bella sensazione provata nell’andare a Bologna finalmente in compagnia. Ci sarebbero delle menzioni d’onore a Marco e Carlo che si sono sparati insieme a me la trasferta, ma anche al BU e a Dietnam incontrati sul posto. Ci sarebbe un ampia cronaca della cena argentina fatta prima del live approfittando dei vari stand multietnici della Festa dell’Unità bolognese (che, per inciso, è veramente figa). Parlerei a lungo di come non ci abbiano serviti per quaranta minuti abbondanti, per poi mettersi una mano sul cuore una volta saputo che saremmo dovuti andare ad un concerto che iniziava circa 20 minuti dopo facendoci ingurgitare paella e grigliata mista di carne praticamente con l’imbuto.
Menzionerei la delusione nel non aver trovato una maglietta decente al banchetto, cosa a cui tenevo parecchio perchè i Get Up Kids live sono un evento che merita un cimelio.
Parlerei più o meno nello stesso modo dei The Briggs, ma sicuramente aggiungerei molto della diatriba animata avuta col bell’uomo sul loro essere simili o dissimili ai Dropkick Murphys.
E poi scriverei della performance dei ragazzi del Kansas, ma senza dedicare troppe righe alle scalette o alla risposta del pubblico. Parlerei soprattutto della mia risposta, la risposta di uno che la speranza di vederli dal vivo l’aveva abbandonata tanto tempo fa.
La risposta di uno che li adora per “Something to write home about” e che del resto si è sempre curato poco.
Uno che su “Action & Action” ha perso probabilmente la voce.
Uno che si è commosso su “Valentine” e “Out of Reach”.
Insomma, uno come me.
Avrei scritto della voce incredibile di Matt Pryor e dello stile ipnotizzante di Ryan Pope alla batteria, ma quello forse l’ho scritto anche nel report.
Una cosa che però anche in un pezzo di cronaca sicuramente non mi sono sentito di omettere è stato il fantastico e al contempo tremendo salto negli anni novanta cui questo concerto mi ha sottoposto. E’ stato bello, per una volta, vedere gente della mia età sotto il palco e gente più vecchia di me sul palco. E’ stato bello essere contenti e fieri, a nostro modo, dell’essere parte di un’altra generazione. Perchè i Get Up Kids, a differenza di tutti i gruppi che continuo a seguire dai gloriosi anni novanta, sono rimasti fermi a dieci anni fa. Basta dischi (the guilt show non l’ho credo mai sentito), basta concerti, nessun tentativo di continuare a restare attuali. Ogni due anni vedo i Nofx su un palco e sembra che il tempo non sia trascorso. Loro sono si convincono e ci convincono di essere gli stessi e va bene così, perchè anche noi trentenni con gli shorts un po’ vogliamo credere di essere rimasti al liceo. E’ una sorta di tacito accordo che sta bene ad entrambe le parti.
Con i Get Up Kids però quest’illusione scompare di fronte ad una band visibilmente invecchiata, ad un audience visibilmente invecchiata e per nulla reinfoltita dalle nuove leve e ad una scaletta che, che tu lo voglia o meno, è lì per ricordarti che una decina d’anni fa eri giovane.
Forse anche per questo non mi sono sbattuto più di tanto nel tentativo di andare a vedere gli Offspring Mercoledì scorso.
Sarebbe stato troppo presto, troppo traumatico.
Alla fine è bello saper trovare la voglia ed il tempo per scrivere qualcosa di più di una semplice cronaca di un live.
Oltretutto pagine più intime mi permettono di sfogare il mio innato talento per i titoli osceni.

[NdM: ho realizzato solo ora che il BU ha intitolato un post sul suo blog praticamente nello stesso modo. In quel post oltretutto linka un terzo post in cui si gioca con lo stesso tema. Questo lascia spazio ad una considerazione: noi ex giovani abbiamo poca fantasia e tanto cattivo gusto. Ad ogni modo la correzione al titolo è dovuta a questo. Se penso che all’inizio avevo intitolato il post “I’m a journalist, Dottie. A reporter”…]

Ferragosto è frivolo

Porco zioFerragosto è sinonimo di estate e spiaggia.
Estate e le spiaggia sono entrambi sinonimi di frivolezza e gossip.
Questo blog non vuole sentirsi estromesso da questo clima e così, prima che il suo autore parta per Varazze, offre ai suoi ipotetici lettori uno spunto di riflessione che ha appassionato Manq ed i suoi colleghi in questa lunga giornata preferiale.
Quella immortalata qui affianco è Bar Rafaeli.
Bar Rafaeli, per chi come il sottoscritto non lo sapesse, è una modella israeliana, ma soprattutto è la ex morosa di Leonardo di Caprio.
Leonardo di Caprio, prima di stare con lei, stava con Giselle.
Secondo me, Bar Rafaeli batte Giselle 10 a zero, ma sembra sia uno dei pochi a pensarla così.
In lab la disputa ha premiato la brasiliana con un semi plebiscito.
Ho così deciso che la diatriba tra le due super model diventasse il tormentone di Ferragosto di questo blog.
Ovviamente ogni parere in merito è ben accetto.
Ovviamente la cosa su cui non si discute è che Di Caprio andrebbe venerato in templi appositi, essendo diventato ai miei occhi una specie di divinità.
Spero che Dietnam, il blogger che mi tiene costantemente informato sull’universo della patata di qualità, si esprima in merito e, soprattutto, non me ne abbia per aver scritto un post palesemente di sua competenza.
Buon ferragosto!

La mia nuova droga


*FARMVILLE
E’ un gioco stupidissimo.
Immediatissimo.
Una sorta di O-Game, ma dove non rischi nemmeno di perdere ciò che hai a causa degli altri.
L’unico scopo è accumulare.
Eppure ci sono dentro fino al collo.
Ormai non faccio più nulla che non abbia tempistiche compatibili con le mie coltivazioni.
Devo andare.
Ho le magiostre da piantare.

Sotto il dito

Ho un problema.
In internet non trovo una webzine decente che recensisca dischi e mi sproni ad ascoltare musica, a documentarmi su una certa band o a confrontarmi col giudizio altrui riguardo un disco.
Una volta leggevo “Munnezza”, da tempo nota come “Dedication“.
Ad essere sincero la leggo ancora, ma non mi piace più.
Il motivo è abbastanza semplice: trovo le recensioni arroganti. Non ho mai avuto nulla contro l’arroganza, per carità, io sono il primo a ritenerla una virtù, però quando voglio documentarmi riguardo ad un disco vorrei che mi si dicesse solo se è bello o meno, non sentirmi giudicato dall’autore per il fatto che io possa o meno ascoltare il disco in questione.
Oltretutto il taglio dato alla webzine da ormai qualche anno è decisamente diverso da quello che era un tempo, probabilmente a causa del cambiamento dei gusti dell’ormai credo unico redattore. Questo fa si che vengano recensiti un sacco di dischi di cui al momento non mi interessa e non vengano quasi mai segnalati quelli su cui vorrei un parere. Questo non è chiaramente un “difetto” della webzine, ma la rende inutile o poco più ad una persona come me.
Tempo fa bazzicavo anche le pagine di “Emotional Breakdown“. Non la trovavo malaccio e avevo anche provato a collaborarci (senza grande successo in realtà) prima che chiudesse. Ora ha riaperto sotto forma di blog e non la leggo da molto. Faccio fatica a trovare quello che cerco, così evito a priori.
Recentemente infine ho provato a dare un’occhiata a “Groovebox“, più che altro perchè ho visto che Uazza ci scriveva sopra e volevo vedere come fosse.
Senza offesa, ma non mi piace proprio.
A costo di fare l’errore imputato poc’anzi a Dedication, mi pare che la recensione dei dischi che conosco non sia decisamente fatta come si deve. Posso sbagliarmi, ma mi pare che l’approccio sia leggere al volo in internet cosa si dice della band in questione e copiaincollare qualche news insieme, più che ascoltare il disco e dire come lo si è trovato. Ripeto, io ho valutato solo le poche recensioni fatte a dischi che posso conoscere anche io, e le ho trovate decisamente poco funzionanti. Magari sulle robe più “metal/nu-metal” vanno forte. Però paragonare gli Used agli Evanescence, per fare un esempio, è proprio indice di non avere un minimo di bagaglio culturale in merito alla questone.
Indipendentemente dai gusti.
Io, per esempio, non mi metterei mai a recensire dischi di un genere che non ascolto. Non ne sarei capace e ne uscirebbero prodotti poco utili a chi cerca una recensione.
Perchè dico cosa farei io? Perchè mi è scivolata in testa l’idea di provare a farmela da me, la webzine che cerco.
Per farlo però, ho evidente bisogno di aiuto e da qui arriva il titolo del post.
Forse per la prima volta da che ho un diario on-line mi rivolgo ai possibili lettori dicendo semplicemente: “chi ci sta, metta sotto il dito”.
Serve una redazione. Possibilmente una redazione variegata, non troppo ampia, capace di dare spazio a diversi tipi di musica senza la pretesa di volerli valutare tutti. Tra le persone che so leggere questo blog e quelle che potrebbero leggerlo senza che io le conosca c’è sicuramente gente che di musica ne ascolta tanta. Si tratterebbe solo di dire quel che si pensa in merito, nè più nè meno di quel che si fa quando ci si vede di fronte ad una birra.
Se qualcuno decidesse di appoggiare l’idea, io sono qui.
Anche solo per parlarne, per stabilire assieme come si potrebbe fare una cosa del genere.
Poi oh, se non dovesse dirsi disponibile nessuno, questo resterà uno dei miei tanti progetti incompiuti ed io continuerò a scrivere dei dischi che ascolto sul mio diario.
E a cercare una webzine decente in rete.