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TV

Blackwater

Domenica sera la HBO ha trasmesso il penultimo episodio della seconda serie di Game of Thrones. Si intitolava “Blackwater” e narrava le vicende dell’omonima battaglia avvenuta tra i Lannister, arroccati ad approdo del Re, e le truppe di Stannis Baratheon.
Questo episodio, con la dovuta moderazione di giudizio, è essenzialmente la roba più grossa che sia mai stata trasmessa in una serie TV. Cinquantaquattro minuti di tensione devastante, paura, ansia e adrenalina. Cinquantaquattro minuti di pelle d’oca, che, può sembrare assurdo, tocca l’apice sui titoli di coda.
Non: “appena prima dei titoli di coda”. Durante.
“The rain of Castamare” io non me l’ero mai immaginata, ma mi son bastate due note per realizzare come non potesse che suonare così. E già piango all’idea di quando la sentirò di nuovo.

And who are you, the proud lord said,
that I must bow so low?
Only a cat of a different coat,
that’s all the truth I know.
In a coat of gold or a coat of red,
a lion still has claws,
And mine are long and sharp, my lord,
as long and sharp as yours.
And so he spoke, and so he spoke,
that lord of Castamere,
But now the rains weep o’er his hall,
with no one there to hear.
Yes now the rains weep o’er his hall,
and not a soul to hear.

“Gesù Cristo, no nessuno!”

Se n’è andato Germano Mosconi.

Il filmato qui sopra, che potrebbe urtare la sensibilità di alcuni, è il mio modo di ricordarlo.
Checchè ne dica La Repubblica, che ormai in quanto a perbenismo, paraculaggine e velleità moralizzatrici è ormai giunta al punto di non ritorno, trovo giusto e sacrosanto ricordare Germano Mosconi con quei vituperati filmati youtube.
Il motivo è presto detto: a me non è mai interessato il Mosconi giornalista, non ho mai visto una sua trasmissione e dolermi della sua morte in quanto “volto della televisione veronese” vorrebbe dire dolermi per la morte di tutti gli sconosciuti che abitano questa terra. Tradotto, vorrebbe dire passare la vita a dolermi per la fine di quella altrui.
Mosconi per me era un perfetto sconosciuto, una persona normale, genuina, di cui youtube ha mostrato il lato più umano e vero creando così un legame che altrimenti non ci sarebbe mai stato. “Germano uno di noi” perchè lo era per davvero. A me non interessano le bestemmie di per sè stesse. Non ho bisogno di un video di Mosconi per sentirle nè di emularlo per dirle. Strappano un sorriso perchè sono lo sfogo di situazioni di nervosismo in cui tutti ci troviamo e cui tutti dobbiamo far fronte. C’è chi reagisce nello stesso modo, chi si sfoga in altra maniera e chi tiene tutto sotto pelle. Il primo caso forse è il più folkloristico, ma sicuramente anche il più genuino e probabilmente il più efficace.
E comunque, la creatività che utilizzava nel bestemmiare è degna del grande artista e faceva decisamente simpatia.
Tutto questo per dire ciao a Germano Mosconi, immaginandolo al cospetto di San Pietro mentre chiede “chi l’è che va avanti e indrio da che la porta lì?”. Poi oggi sarebbe morto pure Lucio Dalla, ma con tutto il rispetto non è mai stato tra i miei cantanti preferiti e non ci sono video youtube che, nel vederli, generino quel genere di empatia.

Manq’s Awards 2011

Di solito questa cosa delle classifiche la butto fuori gli ultimi giorni dell’anno perchè non voglio perdere neanche un minuto di quelli a disposizione per collezionare materiale, valutare e decidere di conseguenza.
Quest’anno però ho deciso di pubblicare tutto in largo anticipo, convinto del fatto che quasi certamente non vedrò, leggerò o ascolterò nulla di nuovo in queste ultime due settimane. Oltretutto, dal mio rientro in patria non è detto io abbia una connessione internet disponibile nel breve, quindi il tutto rischia di saltare. Certo, potrei scrivere il post e programmarne la pubblicazione per fine anno, ma non vedo l’utilità di attendere sconnessa dalla possibilità di implementare.
Insomma, le classifiche le faccio oggi perchè l’unica cosa che mi premeva era finire un paio di serie TV, cosa che ho fatto.
Ok, il gioco è quello di sempre, quindi bando alle ciance e via con le classifiche, che tra categorie e spieghe di materiale da buttar giù ce n’è in abbondanza.

Migliori dischi
1 – Murder, We Wrote – Life
2 – Thrice – Major/minor
3 – Defeater – Empty days & sleepless nights
4 – Crash of Rhinos – Distal
5 – Face to Face – Laugh now, laugh later
Spiega:
Dal basso. I F2F buttano fuori nel 2011 un disco anni novanta come nulla fosse, come se ad essere fuori posto fossimo noi che siamo andati avanti, e certa arroganza va premiata. I COR fanno più o meno la stessa cosa, ma usando due bassi e centomila linee vocali, quindi step up. I Defeater pubblicano un disco violentissimo ed emozionante dalla prima all’ultima traccia, nonchè l’unica cosa urlata ascoltata quest’anno che non mi sia sembrata inutile. I Thrice sono la miglior band post-hc oggi in circolazione e mettono a referto undici prove documentate che avvalorano questa tesi. I MWW registrano “Falling Down” dopo dieci anni che la aspetto e avrebbero vinto a prescindere contro chiunque.

Peggiori dischi
5 – Blink 182 – Neighborhoods
4 – New Found glory – Radiosurgery
3 – Silverstein – Rescue
2 – Aiden – Some kind of hate / Disguise
1 – Get up kids – There are rules
Speiga:
Dall’alto. Dopo tutto quello che è stato (e che non gli perdonerò mai) nessuno sentiva il bisogno di una reunion, figuriamoci di un disco dei Blink182. Il disco dei NFG non contiene un solo pezzo che si incolli in testa, il che lo priva dell’unico suo possibile significato. I Silverstein hanno semplicemente fatto un disco dei Silverstein e tanto basta. Gli Aiden fanno peggio dei Silverstein perchè addirittura di dischi ne fanno due a distanza di otto mesi e li riempiono pure di cover offensive. I GUK sono stati rapiti dagli alieni e rimpiazzati da dei cloni biorobotici malvagi che, non informati dello scioglimento, hanno buttato fuori un disco raccapricciante facendo crollare la loro copertura e salvando il mondo dalla loro stessa minaccia. Nota a margine: girando per youtube in cerca degli orrendi video per questa categoria ho scoperto “Hoppus on music”, programma di interviste condotto da Mark Hoppus e decisamenete carino. Motivo in più per deprecare la scelta di continuare a fare dischi. Nota a margine 2: Matt Pryor, quello vero, smaschera definitivamente i replicanti.

Migliori libri
Premessa: quest’anno ho letto pochissimo, meno di un libro al mese. Da Novembre mi sono imbarcato in “A Dance with Dragons” in inglese e la cosa si sta rivelando più dura del previsto. Non che io abbia scuse eh.
1 – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
2 – Belve – Don Winslow
3 – God hates us all – Hank Moody
Spiega:
Dal basso. Io amo Californication e questo libro/tributo dovevo proprio leggerlo, visti questi presupposti poteva essere molto peggio. Don Winslow è il capo. Il libro di Haddon è la cosa più tenera e commuovente che possa portare un uomo a riflettere su condizioni diverse dalla propria.

Peggiori libri
3 – Un po’ più in la sulla destra – Fred Vargas
2 – Cavie – Chuck Palahniuk
1 – American tabloid – James Ellroy
Spiega:
Dall’alto. Il secondo capitolo della trilogia degli evangelisti di Vargas non è all’altezza degli altri due e l’averlo letto per ultimo non lo ha aiutato. Siccome a Palahniuk voglio bene, mi sento in dovere di dirgli che nello specifico ha scritto una cagata. Ellroy non lo commento nemmeno, non avendo superato il traguardo delle cento pagine prima di sassarlo lontano dal mio comodino.

Migliori serie TV
Premessa: anche quest’anno ne ho viste tantissime, molte delle quali ho scoperto in ritardo e ho recuperato in corsa. In questi casi la valutazione non si attiene solo all’ultima serie, ma a tutto il prodotto che per me è di conseguenza interamente targato 2011.
1 – Game of throne stagione 1
2 – Homeland stagione 1
3 – True Blood
4 – How I met your mother
5 – Romanzo criminale
Spiega:
Dal basso. Le storie della magliana sono un vero capolavoro nostrano e vanno segnalate. “HIMYM” l’ho scoperto tardi, ma fa riderissimo (anche nelle ultime controverse stagioni). “True Blood” è LA droga. “Homeland” unisce terrorismo, complotti, follia, e impulsi anti americani e fa recitare il tutto all’attore di Life. “GOT” vince perchè se aprissero delle cliniche per riabilitare i Martin-dipendenti, io sarei il loro paziente incurabile.

Peggiori serie TV
5 – Grey’s Anatomy stagione 7
4 – The wire stagione 1
3 – Dexter stagione 6
2 – Fringe stagione 1
1 – Breaking bad stagione 1
Spiega:
Dall’alto. “Grey’s Anatomy” è sempre uguale a se stessa, quindi fa sempre schifo ed è al momento l’unico lato negativo del mio matrimonio. “The wire” parla di Baltimora e questo legittima il disinteresse. “Dexter” è diventato un “True Blood” che ha la pretesa di non essere affatto come “True Blood” (sì, il link è uno spoilerone enorme, sorry, è che voglio il male per questa serie). “Fringe” è il modo sbagliato di fare fantascienza. “Breaking bad” prende veramente troppo male.

Migliori film
Premessa: quest’anno, a sorpresa, ne ho visti un bel po’. Giusto per dire che per una volta ho potuto scegliere chi escludere dalle classifiche.
1 – Fast Five
2 – Boris il film
3 – RED
4 – Drive
5 – C’è chi dice No!
Spiega:
Dal basso. Da ricercatore precario, mi piace autocommiserarmi, quindi apprezzo film come “C’è chi dice no”. “Drive” è un film assurdo con una colonna sonora epica e delle scene splendide. “RED” mi ha gasato. “Boris il film” riporta il prodotto ai livelli della prima serie. “Fast Five” è, dopo il primo, il migliore della saga.

Peggiori film
5 – Transformer III
4 – True Grit
3 – Machete
2 – Super 8
1 – Pirati dei Caraibi oltre i confini del mondo
Spiega:
Dall’alto: “T3” è meglio del secondo, ma ancora troooooppo lungo per non stracciare i coglioni. “El Grinta” l’ho visto al cinema in lingua originale e non c’ho capito mezza parola, pur cogliendo la trama appieno. “Machete” è peggio del trailer. “Super 8” ricorda al mondo che Spielberg dovrebbe fare il pizzaiolo e che JJ Abrams, a conti fatti, ci prende meno volte di quante scazza. L’ultimo capitolo dei “Pirati dei Caraibi” l’ho mollato dopo venti minuti e mi sento di avergli già concesso troppo.

Miglior concerto
Premessa: quest’anno ho visto solo tre concerti. Tre. Credo non avvenisse dal 1993.
Millencolin @ E-werk (Koeln)
Spiega:
Tutto “Pennybridge pioneers” dal vivo rende. Poi però è saltata corrente.

Peggior concerto
Persiana Jones @ Carroponte (Sesto S. Giovanni)
Spiega:
Spiace dirlo eh, perchè gli ho voluto bene, ma rivisti oggi il giudizio è impietoso.

Ed eccoci quindi alla fine. A scrivere tutto sto post, con tutto che le classifiche fossero praticamente già pronte, ci ho messo delle ore. Il risultato però mi appaga. Ora posso finalmente andare a letto.

Fang-bangers and microwave fingers

Come sarà più o meno chiaro a chi segue questo blog, da quando sto in Germania ho iniziato a nutrirmi di serie televisive. Ne seguo parecchie, ma dopo la full immersion di Lost e la prima folgorante stagione di Game of Thrones ho faticato veramente nel trovare qualcosa che mi prendesse davvero. Ok, mi sono visto tutto Prison Break, continuo a seguire i vari Dexter, House, The Big Bang Theory e compagnia. Ho anche scoperto e recuperato tutti gli episodi di How I met your mother, traendone molto divertimento, ma ancora non ero riuscito nell’impresa di recuperare una serie che mi desse quello che davvero stavo cercando. A questo scopo, ho iniziato a seguire qualche sito specializzato e a parlare con amici ben più preparati di me in materia, ma i consigli arrivatimi si son quasi sempre rivelati fallimentari. Fringe l’ho mollato dopo aver a stento finito la prima serie, Breaking Bad mi ha stracciato le palle dopo quattro episodi, 24 ha ottenuto lo stesso risultato in sei mentre a The Wire è bastato il pilot per farmi gettare la spugna.
Poi, più o meno una settimana fa, la folgorazione.
True Blood è entrato di botto nella mia vita e, in sette giorni, io e la Polly ci siamo sparati tutte e quattro le serie fino ad ora uscite. Ma roba da addiction vera, con tanto di rientro a casa in pausa pranzo per poter vedere un episodiuzzo anche a metà giornata. Totale.
Ora, per chi non conoscesse la serie in questione, vado a fare una piccola introduzione. Prendete “Sogni d’amore”, la spero nota a tutti telenovela piemontese, e trasponetene le trame in un mondo in cui i giapponesi hanno inventato il sangue sintetico e, di conseguenza, i vampiri non sono più costretti a nascondersi e possono uscire allo scoperto e tentare di integrarsi con la popolazione che, ovviamente, li disgusta e li discrimina. A condire questo canovaccio, una serie infinita di scene di sesso molto esplicite intervallate da massacri splatter fuori d’ogni raziocinio. Esempio? Cose così. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Sotto si trovano kamikazee cristiani che si fanno esplodere ai ritrovi per vampiri, mutaforme, stalker non morti (Idolo vero, Franklin), licantropi, streghe e fate, inseriti a forza e senza alcun ritegno in trame da “classic drama” come l’amore, il tradimento, le famiglie disagiate e i problemi di alchol e droga. Un mix nonsense che avvinghia fin da subito con le sue storyline, sempre sull’orlo della caricatura di genere, ma soprattutto con i suoi personaggi.
Perchè alla fine, True Blood come gran parte delle serie, è essenzialmente fatto di personaggi. E qui ce ne sono davvero a bizzeffe (qualcuno dice troppi), tutti ben caratterizzati e quasi tutti protagonisti di una certa evoluzione lungo l’andare delle puntate. Il mio preferito è decisamente Eric, il protagonista del filmato linkato qui sopra, che nel tempo vira da Claudiano a Sawyer e che riesce sempre a tenere vivo l’interesse. A corollario troviamo poi i vari Bill, Sookie, Jason, Tara, Sam, Lafayette, Jessica e compagnia, intrecciati in continue storie che servono essenzialmente da copertura al reale scopo degli autori: farli accoppiare tra loro come ricci. E’ tipo un Dawson Creek splatter e con la gente che, oltre a struggersi, scopa abbestia. L’ho detto io, che è una cosa TOTALE.
La quarta serie l’ho finita oggi a pranzo e dovrò attendere fino alla prossima estate per avere nuovi episodi. Inutile dire che sono già in astinenza, anche perchè succedono più cose nell’ultima metà dell’ultimo episodio, che nei restanti undici e mezzo.
In sostanza, questo è quello che cerco da una serie tv. Pure entertainment.
Basta con questi drama veramente troppo drama. Basta presi male che mi fanno prendere ancora peggio. Basta show pretenziosi che si sgonfiano come palloncini dopo pochi episodi. Datemi sesso, sangue, intrighi amorosi e qualche momento di puro delirio e io sarò con voi per sempre.

Spoiler e valutazioni su Prison Break

La mia passione per le serie tv è abbastanza recente e, di conseguenza, spesso e volentieri le mie analisi ricadono su prodotti non proprio di recentissima pubblicazione. Lost è stato il primo esempio di serie vista per intero e tutta d’un fiato solo una volta che fosse già conclusa e quindi come un’unica intera opera e non con la percezione delle diverse stagioni. L’esperimento era stato un successo e così ho deciso di fare altrettanto con un’altra serie. Chiedendo un po’ in giro, la scelta è ricaduta su Prison Break che ha battuto “24” al fotofinish, soprattutto grazie al fatto che si sviluppa in un numero di episodi decisamente inferiore.
La prima serie, devo riconoscerlo, si è rivelata una bomba. Appassionante, curata, abbastanza originale e con personaggi tutto sommato ben caratterizzati per quanto stereotipati. Ecco, lì sarebbero servite giusto due o tre puntate aggiuntive per scagionare i fratelli, magari con l’aiuto di Veronica, e tutto sarebbe andato a posto.
Invece no.
Hanno pensato bene di tirare la roba in lungo per ben tre serie successive, generando uno delle più grandi sequenze di “WTF” cui mi sia mai capitato di assistere. Esemplifico? Ok. T-Bag è un pluriomicida pedofilo evaso e ricercatissimo cui viene tagliata una mano di netto con un’accetta. Questo vaga nei boschi per un incalcolabile numero di ore, sanguinante, fino a quando raggiunge un veterinario. Lo sopraffà. A questo punto lo obbliga a ricucirgli la mano e questo esegue che nemmeno il Lanzetta. Con la sua nuova mano T-Bag riprende la fuga, ma viene preso da due cacciatori di taglie che, per scoprire dove sono gli altri evasi lo torturano e lo ammanettano ad un termosifone. Lui scappa staccandosi di nuovo la mano ricucita pochi giorni prima e, senza medicazione alcuna, continua a vagare per l’America. Ecco, questa non è che la punta dell’iceberg.
Però vabbè, a parte i nonsense e la costante ricerca del botto a scapito di qualsivoglia logica o trama, la serie l’ho seguita quasi sempre volentieri e, alla fine, ai personaggi chiave mi ci sono anche affezionato. Non c’è chiaramente stato il vuoto emotivo lasciato da “Friends”, “Scrubs”, “Lost” o “Dawson’s Creek”, ma comunque un po’ di malinconia sul finale c’è stata.
Che poi, anche lì, la scelta di piazzare un doppio episodio a colmare il vuoto tra quanto succede nella quarta serie e quanto mostrato negli ultimi due minuti della stessa risulta ancora una volta superfluo e nonsense, ma forse ormai l’abitudine a gridare “No dai, non questo…” ad ogni cambio di inquadratura era così radicata da impedire una conclusione diversa da quella utilizzata.
Restano le montagne di cadaveri, davvero incalcolabili, che dal primo episodio in poi si accumulano levando di mezzo sistematicamente un buon 60% dei personaggi via via introdotti. Ad un certo punto, sul finale della quarta serie, compaiono persino Jacob e Smookye, a garanzia del fatto che tutto andrà in malora di lì a poco, e puntualmente finiscono anche loro nella lista dell’obitorio. Se si pensa che tutto è scaturito dalla volontà di Michael di salvare una vita, si capisce chiaramente il tono della serie.
Non so se consiglierei di vererla a qualcuno, ma tutto sommato e nonostante quanto scritto, non sono pentito.
In ogni caso, Fernando Sukre libero!

“When you play the game of thrones you win or you die!”

Domenica si è chiusa la prima serie di Game of Thrones.
Chi ancora non la conosce è scusato perchè alla fine è uscita da poco, in Italia non la passano e va vista per forza di cose in streaming. Almeno per il momento.
Discorso diverso per chi non conosce nemmeno i libri da cui è stata tratta. Niente scusanti, visto che è materiale che nello specifico di questa season one risulta datato 1996. Fatevi un favore e andate a prendere il primo volume (primi due se si parla dell’edizione italica). Leggetelo. Non sarà necessario che io vi dica di leggere anche i seguenti. Per ringraziarmi avrete tempo e modo su questo blog dopo aver letto almeno il primo capitolo. Per insultarmi e maledirmi invece aspetterete di arrivare alla fine del quarto (nono nella versione italica). Il motivo è presto detto, quel vecchio simpaticone di R.R. Martin ultimamente se la prende quel filino comoda nella release dei suoi libri legati alla saga “A song of Ice and Fire” e noi poveri appassionati attendiamo il nuovo capitolo dal 2005. Ok, “A dance with dragons” finalmente uscirà in Luglio, ma non è questo il punto.
Pensate un po’ allo stato d’animo di chi da sei lunghi anni attende di conoscere i nuovi sviluppi nelle trame alla corte del trono di spade e, invece di venir accontentato con l’uscita di un nuovo libro, si trova di fronte la release di una serie TV che riparte ovviamente dal principio. Non si possono immaginare le nubi di bestemmie ed insulti rivolti al povero George, reo di cazzeggiare su mille progetti invece di darci quello che tutti si aspettano da lui. C’è persino chi ha pensato di boicottare tutte queste iniziative parallele. “Facciamolo fallire, il bastardo, almeno si rimette a scrivere”.
Non scherzo, la situazione per i fan di vecchia data era tutto fuorchè rosea.
Poi abbiamo visto il primo episodio e, come fu per i libri, siamo entrati in un vortice di passione che ci ha fatto dimenticare tutto il resto al punto che oggi, onestamente, non saprei dire se aspetto con più ansia l’uscita del nuovo libro o della nuova serie. Se si considera che quello che succederà nella nuova serie già lo so, direi che non è cosa da poco. Perchè se per i libri c’è l’ansia di conoscere gli eventi, per quanto riguarda la serie si aspettano con ansia i nuovi personaggi, i nuovi volti, e come le tante trame verranno realizzate e mostrate al pubblico.
Con la prima serie, secondo me, il lavoro di trasposizione è stato fatto egregiamente. Ci son stati dei tagli che non hanno pesato, i personaggi sono stati introdotti con calma per non creare confusione e caratterizzati quando e se necessario. Alcune trame, che nel libro erano lasciate ad intendere, sono state esplicitate per facilitare la comprensione (su tutti mi viene in mente il rapporto stretto tra Renly e il Cavaliere di Fiori).
Insomma, non credo si potesse aspirare a farla meglio, questa prima serie. La cura nei particolari poi mi ha abbastanza impressionato. La HBO è riuscita a costruire con le immagini quella sensazione di detto/non detto, quella continua ricerca dell’indizio nascosto tra le righe o del reale senso di certe frasi che si ha leggendo i libri. La scena d’inizio del settimo episodio in cui Twin Lannister parla col figlio squoiando un cervo ne è l’esempio chiave.
Tanto di cappello quindi.
E il bello non è solo questo. La cosa figa è che le cronache del ghiaccio e del fuoco sono state ideate in sette libri, di cui Martin ha già rivelato tutti i titoli. Ogni libro corrisponderà ad una stagione della serie. La prima serie è andata, questo significa che da oggi il buon George ha sei anni per chiudere il cerchio, ovvero per buttar fuori gli ultimi due libri “The winds of winter” e “A dream for spring”. Calcolando poi che i libri devono per forza di cose uscire prima delle serie, gli anni diventano cinque. Quindi ben venga che altra gente si appassioni alla serie e ai libri, ben venga il successo e tutto il resto. Se la serie sarà prodotta fino in fondo Martin sarà costretto a chiudere la saga, a scrivere il finale, cosa su cui ormai in tantissimi nutrivamo seri dubbi.

* Eroe.

Last, I get lost too

Per tutti e sei gli anni in cui Lost è stato trasmesso io ero uno di quelli che andava fiero dell’esserne completamente disinteressato.
Avevo in realtà provato un approccio quando la serie era già giunta al terzo capitolo, downlodando l’intera prima stagione. Ne avevo guardato un episodio e mezzo e avevo deciso di smettere. Il motivo? A metà del secondo mi ero clamorosamente addormentato. Da quel momento avevo bollato la serie come qualcosa di decisamente non adatto al sottoscritto e così è stato fino a un mese fa.
Poi c’è stata la svolta.
In meno di quaranta giorni io e la Polly ci siamo visti tutte e sei le stagioni, episodio per episodio, dormendo sempre meno e dando sfogo a congetture e ipotesi sempre più assurde. Tutto normale, sensazioni ed umori che chi è finito sull’isola prima di noi ritardatari conosce molto bene.
Oggi, ormai qualche ora fa, Lost è tuttavia giunto al termine anche per noi ed è quindi arrivato il tempo di parlarne in maniera adeguata (anche) su questo sito. Vederlo tutto d’un fiato ci ha probabilmente privato di una delle parti fondamentali del suo successo, ovvero la discussione. Quel meccansimo per cui dopo un episodio parli con gli amici, leggi in internet e, in sostanza, diventi pazzo nel tentativo di capire cosa ci sarà nell’episodio seguente o nella serie successiva. Ecco noi tutto questo non l’abbiamo vissuto perchè, essenzialmente, dopo ogni puntata l’unica cosa che ci interessava fare era guardare la seguente, in un meccanismo che se non può essere definito come dipendenza, beh, poco ci si allontana. Col senno del poi forse questo non è stato proprio un male perchè, visto come il tutto si è concluso e le tonnellate di interrogativi che mi sono rimasti, non essermi scervellato per anni al fine di tirarne fuori altri è certamente qualcosa che credo sia bene apprezzare.
Come detto però, la conclusione è arrivata ed è quindi ora di tirare le somme. Lost, a mio avviso, racchiude il meglio ed il peggio della televisione. Potenzialmente rivoluzionario, appassionante, curato e coinvolgente, ma allo stesso tempo inconcludente, pretenzioso, negletto e banale, Lost è stato uno show capace di sconvolgere il modo di fare fiction, ma che a mio avviso ha finito col dover pagare dazio ai meccanismi televisivi canonici, piegandosi alla loro volontà. Con le avventure dell’isola gli autori hanno portato in casa di milioni di persone la filosofia, la letteratura, la fisica e la fantascienza aprendo per molte di queste nuovi mondi e nuovi interessi ed è in questo che la serie secondo me ha iniziato una potenziale rivoluzione, alzando il livello “culturale” ed aprendo lo scenario a concetti non così frequenti nel prime time televisivo. Di contro però, con la conclusione della serie hanno deciso di mettere da parte molto di quel che avevano costruito, per far convergere il tutto nell’ottica dell’emozione, ovvero esautorando i misteri dell’isola dal ruolo di star e conferendo lo scettro ad amore e morte dei personaggi, le due cose che, in definitiva, portano al coinvolgimento emotivo del telespettatore.
E’ lì che sta il fallimento, secondo me. Chi ha seguito Lost si aspettava delle risposte perchè gli autori hanno creato la serie facendo in modo che fosse così. Hanno fornito delle aspettative. Lost non è un film di Lynch, per intenderci. Il messaggio che avrebbe potuto/dovuto passare era che alzando il livello culturale di una serie, portando elementi non consueti in casa della gente, si potesse creare una trama più complessa e ciò nonostante farla risultare fruibile a tutti. Quel che è passato invece è che quando ci sono di mezzo fantascienza, fisica, matematica, filosofia e letteratura alla fine non ci si capisce un cazzo. Questo è un peccato perchè, magari sbaglio, ma un domani il pubblico di fronte alle stesse tematiche potrebbe storcere il naso e dire: “No grazie, poi va a finire che non mi spiegano niente e ci rimango di merda come con Lost. Ridatemi Grey’s Anatomy che almeno lì i personaggi limonano duro e non c’è nulla da capire!”. Questo è quel che intendo quando dico che alla fine Lost si è piegato ai canoni della televisione. Jack e Kate che si dicono “Ti amo”, Sawyer che ritrova Juliet, Charlie che ritrova Claire, Jin e Sun che muoiono insieme baciandosi son cose che coinvolgono e commuovono, me per primo, ma che non sono certo gli elementi per cui la gente (o se vogliamo io) ha iniziato ed ha soprattutto continuato a guardare Lost.
Intendiamoci, io non critico le scelte che hanno adottato per spiegare il poco che hanno spiegato perchè non è lì la questione. Se pensi una trama e la sveli alla fine, il risultato piò convicere o meno, ma almeno la spiegazione c’è stata e quindi va bene così (accetto anche il maxi lavandino finale, per intenderci). Che critico è quando invece si fa finta di nulla e si lasciano cadere le domande nel vuoto. In quel caso infatti non si parla più di gusti, ma di tradimento della fiducia che il telespettatore ha riposto nella serie.
Ok, il grosso della critica l’ho quindi snocciolato. Passiamo alle cose buone.
Di Lost ho amato la cura nella creazione dei personaggi, probabilmente unica nel genere, la fotografia, la regia, le musiche sempre di altissimo livello ed in alcuni momenti direi spettacolari. E poi gli elementi che dicevo prima, che anche se non sono stati portati avanti come speravo fino alla fine, per gran parte delle serie mi hanno coinvolto ed appassionato come mai mi era capitato prima. E poi, come dicevo, non sono certo rimasto insensibile alla parte emotiva del tutto, specie in alcuni casi. Questo in termini generali, entrando invece nel dettaglio direi che potrei andare per punti e parlare dei Lost moments che ho amato di più:
Ogni scena in cui presenziava Sawyer. Indiscusso eroe della serie, personaggio superiore da ogni punto di vista. L’ho amato dal primo momento, anche nei picchi in cui era eccessivamente stronzo. La scomparsa dell’addominale con l’andare delle puntate è la cigliegina sulla torta, ma a lui lego realmente i momenti più belli della serie. Tra gli altri personaggi, la mia stima va a Miles, Lapidus, Charlie, Desmond e Jin.
Ogni scena in cui Ben prendeva schiaffi. Mai provata cotanta indisponenza nei confronti di un personaggio centrale ad una serie. Altri losties mi hanno irritato parecchio, tipo Mikail, Juliet nella fase pre Sawyer, Shannon, ma nessuno mai ha solo sfiorato il livello di fastidio causatomi da Benjamin Linus.
La greatest hits di Charlie. Forse il mio episodio preferito di tutte le serie.
I flashback. La vera droga, ciò che rende le prime serie superiori alle ultime. Scoprire pian piano la storia dei personaggi è stata la cosa che più mi ha dato dipendenza.
E adesso ecco le (prime) 10 domande che mi sono rimaste dopo l’aver assistito alla serie completa.
1 – Perchè, quando gli Oceanic 6 decidono di tornare sull’isola, Sun è l’unica tra loro a non finire nel 1977?
2 – Perchè Libby era al Santa Rosa Institute? Prima del volo 815 intendo.
3 – Perchè sull’isola le donne incinte muoiono?
4 – Perchè gli altri si mascherano da primitivi?
5 – Chi ha paracadutato i viveri della Dharma ai superstiti sull’isola? Se è stata la Dharma stessa, perchè l’ha fatto se i suoi scenziati sono tutti morti nei tardi anni settanta?
6 – Se era il fumo nero a prendere le sembianze delle varie visioni avute dai losties sull’isola, chi era a prendere le sembianze del Jacob giovane dopo la morte di Jacob stesso?
7 – Ma i tatuaggi di Jack? Passi per quello “spiegato” nell’episodio tailandese (che poi, vabbè…), ma gli altri? Senza senso?
8 – La bomba chiaramente non è esplosa, quindi il flash alla fine della quinta serie è dato da un altro salto temporale. Dovuto a cosa, visto che la ruota era stata sbloccata?
9 – Se gli studi della Dharma avevano un reale senso, perchè presupponevano anche stazioni inutili come la Perla?
10 – Ma Walt, il suo dono e il fatto che gli altri fossero interessati a lui che ruolo avevano nella vicenda?
Queste sono le prime dieci domande che mi sono venute. Probabilmente ne avrei anche altre, ma al momento mi limito a queste. Escludo di proposito il finale dalle domande, perchè per quello sarebbe una soltanto: What the fuck?
Tirando le conclusioni quindi, direi che la Lost Experience vale la pena di essere vissuta e, anche alla luce dei difetti elencati, la rifarei senza dubbio.
Chiudo con questo video perchè direi che il messaggio che ne scaturisce è senza dubbio vero: nel bene e nel male, “We’ll never be lost again”.

Commozione

  • Manq 
  • TV

Giro di boa. Si prosegue.
“Greatest Hits” puntata colossale.

Manq’s awards 2010

Eccoci qui, come alla fine di ogni anno, a stilare un po’ di classifiche sul meglio ed il peggio di quello che mi è passato per le mani in questi dodici mesi. Per alcuni aspetti l’anno che volge alla conclusione è stato decisamente prolifico: ho letto tanto e visto molte serie TV, ad esempio, ma per altri si è trattato di dodici mesi di magra. Un dato su tutti: credo di aver visto solo quattro film usciti in quest’anno.
Come di consueto le classifiche riporteranno non solo il meglio, ma anche il peggio perchè io le ho sempre intese così e come di consueto a margine delle scelte ci sarà la classica spiega.
Ah, se qualcuno si chiedesse come mai le mie classifiche non fittino mai, ma proprio mai, con le opinioni della blogosphera (di solito abbastanza compatta nei giudizi), la risposta è che, probabilmente, io sono una brutta persona.
Via

Migliori Dischi 2010
1° Envy – Recitation (recensione)
2° Far – At night we live (recensione)
3° My Own Private Alaska – Amen (recensione)
Speiga:
Il primo, secondo me, è un disco perfetto nel suo mix di post-rock, screamo e post-hc. E poi è in giapponese, cazzo, totale. Il secondo per quello che mi riguarda è il miglior disco emocore uscito quest’anno ed è una bella cosa che una band del calibro dei Far si sia riunita per tirar fuori qualcosa di onesto, genuino e “fedele alla causa”. Soprattutto se si guarda a cosa stanno combinando i Get Up Kids. Il terzo è il disco più interessante dell’anno. Acerbo e seminale quanto si vuole, però interessante e, a tratti, colossale.

Peggiori Dischi 2010
3° Comeback kid – Symptoms + Cures (recensione)
2° Weezer – Hurley (recensione)
1° Rufio – Anybody out there (recensione)
Spiega.
Per i Comeback kid la colpa principale non è tanto l’aver fatto un disco pretenzioso, quando da loro mi aspetto solo e soltanto punk-hc a settecento all’ora, ma l’averlo fatto male. Sui Weezer c’è poco da dire, hanno rotto il cazzo. Grossissima delusione invece per quel che riguarda i Rufio, band che ai tempi avevo amato e che torna insieme dopo anni per dare alla luce un disco di cui si poteva ampiamente fare a meno. Peccato, perchè il tutto inizia con un riff di chitarra che lasciava ben sperare.

Migliori Concerti 2010
1° Joey cape + Tony Sly + Jon Snodgrass @ Underground – Koeln
2° Scooter @ Palladium – Koeln
3° Fine Before You Came + Minnie’s @ Bloom – Mezzago (MI)
Spiega.
Nel primo caso è stata veramente un’esperienza super emozionante, uno di quei concerti che se ne vedono pochi. Il secondo è stata una di quelle robe che, una volta nella vita, bisogna vedere. Il terzo l’ho apprezzato per l’atmosfera che c’era al Bloom, una roba veramente anni novanta.

Peggiori Concerti 2010
3° Nofx @ Festival Radio Onda D’Urto – Brescia
2° Fightstar @ Blue Oyster – Koeln
1° HORSE the band @ Essigfabrik – Koeln
Spiega.
I Nofx non hanno colpa, perchè sfoderano una prestazione eccellente con una scaletta favolosa. Però ascoltare un concerto dei Nofx a quei volumi rovina tutto. Tutto. E, vista la premessa, il giramento di cazzo è doppio. I Fightstar si sono rivelati sorprendentemente mosci e non hanno suonato “Mono”. Direi che basta e avanza per punirli. HORSE the band imbarazzanti.

Miglior Film 2010
The expendables – I Mercenari.
Spiega.
Non serve, direi, però preciso che se anche avessi visto “The social network”, “Inception”, “Toy Story 3” e via dicendo la scelta non sarebbe cambiata. Ecco,resta il dubbio “Machete”.

Peggior Film 2010
Twilight – Eclipse
Spiega.
Non serve, colpa mia che mi ostino.

Migliori Serie TV 2010
1° Californication serie 3
2° House serie 6
3° Big Bang Theory serie 2
Spiega.
Tengo fuori dal podio, ma devo menzionare, la serie completa di Friends che ho finalmente visto per intero, e che becca il premio alla carriera. Per il resto direi che la prima posizione vince con discreto distacco, anche se sia House che la seconda serie di BBT (la terza è pessima) meritano parecchio. Avessi iniziato prima a guardarlo forse ci sarebbe stato spazio per Lost, perchè la seconda serie è veramente bella. La terza tuttavia mi sta deludendo, quindi sospendo il giudizio.

Peggiori Serie TV 2010
3° Dexter serie 4
2° Boris serie 3
1° Life serie 2
Spiega.
Come detto avrei voluto punire anche la terza serie di Big Bang Theory, rea di aver perso di vista le nerdate per dare spazio ad una sorta di friends meno riuscito, ma queste tre cose si son rivelate ancora peggio. La quarta di Dexter, esclusi gli ultimi 5 minuti, butta di nuovo in merda il personaggio. La terza di Boris non fa ridere e la seconda di Life è qualcosa di indescrivibile. Ok che a metà hanno deciso di sospenderla e di conseguenza hanno dovuto rigirare tutto per concludere, ma ne è uscito qualcosa di abominevole.

Migliori Libri 2010
1° L’inverno di Frankie Machine – Don Winslow
2° Vedi di non morire – Josh Bazell
3° Io sono il tenebroso – Fred Vargas
Spiega.
Il primo è il mio scrittore preferito e si prende il premio che avrebbe dovuto vincere anche l’anno scorso con “Il potere del cane”. Il secondo è veramente un libro geniale. Il terzo è forse il miglior giallo/noir letto quest’anno.

Peggiori Libri 2010
3° La Dalia nera – James Ellroy
2° Il simbolo perduto – Dan Brown
1° La trilogia degli Avatar – Richard Awlinson
Spiega.
Ellroy mi ha fracassato i coglioni, Dan Brown ha fatto peggio. Il primato tuttavia va a quella monnezza tratta da D&D che, non so neanche come, m’è venuto in mente di leggere.

Miglior Videogame 2010
Uncharted 2
Spiega.
Ben fatto e appassionante, veramente un capolavoro.

Peggior Videogame 2010
Assassin’s creed
Spiega.
Un’imensa rottura di cazzo, che ti fa ripetere per milioni di volte la stessa identica dinamica di gioco.

Mi pare di aver detto tutto. Ovviamente i commenti sono a disposizione di chi volesse replicare o far sapere le sue scelte.