Si parla pur sempre di geni
Ieri, in piscina, mi sono ascoltato “Coaster”.
No, non frequento una piscina particolarmente punk, ma Polly mi ha regalato l’mp3 subbaqquo e quindi ora in vasca trovo il tempo per ascoltarmi i CD.
Invenzione suprema.
Anyway, “Coaster” è il nuovo disco dei Nofx.
I Nofx sono stati per lungo tempo qualcosa più del mio gruppo preferito. Erano i gloriosi anni novanta ed io ero un glorioso teenager che cercava la sua strada per uscire dal seminato. Da anni tuttavia ho semsso di seguirli con l’ardore che avevo in gioventù. Si cresce, ci si evolve, i gusti non è che cambino, però per una persona che ascolta tanta tanta musica è normale sentire il bisogno di rinnovare il tipo di ascolti, perchè per forza di cose dopo un po’ un certo suono inizia a risultare ripetitivo.
Dopo “The Decline” (1999) ho pian piano preso le distanze dai miei idoli, aiutato anche da un disco, “Pump up the Valuum” (2000), che reputo ancora oggi uno dei loro peggiori prodotti. Così devo ammettere di aver concesso ben pochi ascolti a “The War on Errorism” (2003) e ancora meno a “Wolves in Wolves’ Clothing” (2006), giunti entrambi in un momento in cui l’HC melodico era stato da me rinchiuso per gran parte in un cassetto.
Oggi le mie orecchie sono state ampiamente detossificate da quel tipo di suono e sulla scia di un certo revival che ultimamente la fa da padrone nei miei ascolti ho deciso di approcciare “Coaster” con la voglia di sentire un disco Nofx con l’attenzione che gli avrei dedicato anni ed anni fa.
“Coaster” è veramente un disco osceno.
Cerchiamo di capirci: il previa citato “Pump up the Valuum” è un brutto disco per i Nofx degli anni novanta, per il gruppo che in tre anni ha prodotto tre caploavori come “Punk in Drublic”, “Heavy Petting Zoo” e “So long… and Thanks for all the Shoes”.
“Coaster” è un brutto disco e basta.
A mio avviso gli mancano più o meno tutti i marchi di fabbrica che hanno da sempre scandito le opere di Fat Mike e soci. Dodici tracce che stancano, suonano vecchie al primo ascolto e, soprattutto, risultano prive del benchè minimo mordente. E’ vero che, come dice il BU, la musica non la si dovrebbe valutare col metronomo, però cazzo, questo disco proprio non “tira”. Ascoltandolo ho avuto come unico momento di piacere l’analisi del testo di “Blasphemy (The Victimless Crime)”. Mi sono tornati in mente tutti i CLlini che quando ero giovane ascoltavano i Nofx perchè faceva figo, perchè come predica Facchinetti il punk è radicato in CL. Mi piace immaginarli così, mentre mi guardano con sdegno per un moccolo scivolatomi di bocca e si allontanano fischiettando “Blasphemy, want some more? Mother Mary, the virgin whore…”. D’altra parte la coerenza non è mai stata a casa loro.
Il post potrebbe anche essere concluso qui, ma così non è.
Già perchè a me la voglia di ascoltare i Nofx dopo anni è rimasta anche più alta di prima alla fine di “Coaster” e quindi ho rispolverato il mai ascoltato “Wolves in Wolves’ Clothing” per cercare di placare questo mio istinto.
Avrei dovuto immaginarlo.
I Nofx non sono band da toppare completamente due dischi di fila ed infatti il mai considerato disco in questione da subito mi riporta alla mente i fasti del passato.
“60%” è una open track fighissima, “USA-Hole” è tutto quello che chiedo ad una canzone dei Nofx e “Seeing Double at the Triple Rock” è un’autocitazione troppo raffinata per non essere colta da un fan di vecchia data. E poi via con le tracce seguenti, tutte esattamente come dovrebbero essere, o almeno come io vorrei che fossero.
In conclusione, per quel che mi riguarda l’ultimo disco dei Nofx ha la copertina gialla e suona dannatamente anni ’90.
Pare che anche quest’anno di avere buoni dischi in uscita non se ne parli.
Al momento le due canzoni appena uscite che più mi hanno colpito sono “If U Seek Amy” di Britney Spears e “Per Dimenticare” degli Zero Assoluto.
Oh, gran pezzi secondo me, però cazzo…