Sport
Paradosso: definizione.
Cos’è un paradosso?
Io l’ho capito appieno oggi.
Paradossale è tenere un diario on-line e reagire male se scopri che tuo padre lo sta leggendo. In effetti non avevo valutato questa possibilità, non pensavo potesse interessarmi. In fin dei conti molta gente, a quel che ne so, si avventura a leggere queste mie pagine e la cosa non mi da assolutamente fastidio. Anzi. Sono felice che qualcuno possa trovare interessante ciò che scrivo. Che siano i contenuti o la forma a suscitare interesse, non mi importa granchè, resta il fatto che gli avventori di questo blog sono molti di più di quel che avrei mai pensato e la cosa mi rende contento. Perchè allora agitarsi se è mio papà a leggere? Mistero. In fin dei conti non è che qui ci sia scritto nulla che i miei genitori non sanno. Ciò nonostante mi ha imbarazzato parecchio.
Sono strano.
Oggi non ho messo muso fuori casa nemmeno per un istante. Sono pigro, è risaputo, ed in giornate come questa esprimo al meglio le mie qualità. Mi sono goduto il famigerato “dolce far niente”. Almeno fino alle 20.30. Poi è iniziata la partita e, con lei, la mia sofferenza. Niente stadio per me, come preannunciato, solo la tv in costante zapping tra Diretta Stadio e QSVS (oggi più che mai “Qui Studio a Voi Stronzi”). Le unghie sono finite, mangiate tutte nei primi 10 minuti. Serve qualcosa per stemperare la tensione, distendere i nervi. L’idea è quindi di provare a scrivere. E’ difficile, però, dannatamente difficile.
Rigore per la Lazio. Gol.
“Intervento scellerato di Stam” dice Crudeli. Lodetti conferma la teoria dal bancone della trasmissione rivale. Corno ride. Melli ride. Sono sconsolato.
I minuti seguenti li ho passati scrivendo e cancellando frasi che non mi piacevano. Troppe distrazioni per elaborare pensieri in maniera apprezzabile.
L’arrovellarmi su possibili concetti fa passare totalmente in sordina l’inizio della pubblicità su Tele Lombardia. Il motivetto del Mercatone dell’Arredamento di Fizzonasco è troppo “già sentito” perchè possa attrarre la mia attenzione. La sua interruzione improvvisa ha quindi lo stesso effetto di un colpo di pistola, in camera mia. Poche frazioni di secondo con il cervello in bilico tra il possibile raddoppio laziale e l’agoniato pareggio rossonero.
Apnea.
Sheva! Pareggio.
Esultanza, legittima. Ormai voglio attendere la fine dei 90 minuti prima di pubblicare la pagina. Crudeli grida, ci crede. Io sono con lui. Dalle bocche degli esperti piovono commenti d’ogni genere. Per me è come brusio indistinto. Sento solo la voce di Tiziano. I minuti di recupero sono quattro. Il milan preme. Il tempo è poco. La speranza nei tre punti sta svanendo.
Poi, un grido.
PALO! GOOOOOOOOOOOOOOL!!!
Hernan “Valdanito” Crespo! E’ delirio puro, in studio e nella mia camera. Abbracci, baci, qualche lacrima. Dal banco della tribuna stampa occupato da Crudeli e Ielpo arrivano immagini di giubilo, forse eccessivo, ma indubbiamente sincero. Passano così gli ultimi secondi. E’ finita! Triplice fischio e tutti a casa. Ho il cuore a mille e un sorriso da paralisi.
Paradossale è anche non voler andare allo stadio e poi stare a casa in queste condizioni.
PS: Tutto ciò che ho scritto, l’ho scritto realmente in diretta durante la partita.
Cross my heart with a lemon icicle
Fa freddo.
Di per se non ho mai sofferto il freddo. Ci convivo come convivo con molte persone che mi sono indifferenti.
Tuttavia odio quando non avviene nulla che possa riscaldarmi.
Dov’erano oggi le mie emozioni? Quelle positive, intendo. La gioia, l’euforia, ma anche il nervosismo per un risultato bugiardo o la rabbia per un torto subito. Disperse.
E così ci si ritrova in macchina alle 18.30 di domenica sera, in coda, con il sonno che la fa da padrone e l’ipotermia che avanza.
Filosofeggiare sull’unico tiro in porta effettuato dal Bologna del buon Mazzone e sullo strapotere rossonero in fase di possesso palla è poca cosa. Mancano ardore e convinzione di aver ragione. Lo capiamo subito sia io, che Simo, che la Paola e quindi preferiamo tornarcene in silenzio. La speranza è che il viaggio di ritorno da San Siro finisca presto.
Sicuramente i pochi ultrà bolognesi presenti al Meazza non hanno patito il freddo come l’ho patito io. L’ansia di riuscire a mantenere un risultato assolutamente insperato, l’emozione di averlo conseguito e la sicurezza di poterne gioire con merito dopo averlo acquisito hanno sicuramente combattuto il gelo meglio del termos di the caldo che la Paola ha portato con se. Di quel termos però io ho lodato ogni singola goccia, perchè al terzo rosso era l’unica cosa calda reperibile.
Se dovessi descrivere il Milan lo definirei un ghiacciolo al limone. Buono, per carità, anche dissetante, ma pur sempre inutile quando fuori la temperatura è sotto zero. Per questa ragione ho concluso che non è la stagione adatta per seguire i ragazzi. Domenica prossima il mio abbonamento stazionerà nel portafoglio di qualche mio amico.
Fa troppo freddo.
Meglio riprenderlo tra un po’, con l’arrivo del caldo, quando un buon ghiacciolo trova la sua giusta collocazione. In fin dei conti a maggio/giugno ultimamente mi ha ristorato a dovere…
Nota: il messaggio sovrastante in prima stesura era molto meglio, ho dovuto riscriverlo da capo per un problema avuto col mio PC prima che potessi pubblicarlo. Peccato.
Tennis, Bri Bri e due spaghetti aglio e olio.
Sabato.
Finalmente.
Come tutti i sabati, anche questo ha preso vita e forma nel primo pomeriggio. E’ infatti noto che il concetto di “Sabato Mattina” non ha mai fatto capolino tra le mie mura domestiche, anche a causa di un concetto di “Venerdì Sera” che tende ad inglobarne una buona parte. Chiacchierare in macchina con Missa* e Simo è ormai consuetudine nel post serata e questo spesso si protrae fino ad orari importanti. Ieri sera è stata uno di questi casi e il mio ingresso nel letto è stato segnalato alle 4.35 a.m..
Digressione conclusa.
Dopo il pranzo/colazione che ho dovuto affrontare appena aperti gli occhi, la giornata ha iniziato a delinearsi per quello che era ed io, all’aumentare della mia lucidità, ho potuto iniziare a programmarne la restante parte.
Il primo punto sulla mia scaletta era occupato dal Tennis. Settimana passata ho aderito all’iniziativa “tennis settimanale” portata avanti dal sopracitato Missa e da Massi, adesione che comporta l’andare a calcare i campi per una o due orette il sabato pomeriggio. Oggi sarebbe stato dei nostri anche Simo e quindi il tabellone recitava “Partita in Doppio”. Recuperato un abbigliamento il più possibile riconducibile ad uno dei tennisti presenti nel videogame Virtua Tennis 2 (io solitamente vesto i panni di Tommy Haas), ci si è recati al campo da noi antecedentemente prenotato per due ore.
Le partite sono state 4, di cui due vittorie e due sconfitte. Sicuramente un buono score. Sono soddisfatto.
Più di tutto però sono stanco.
Il secondo punto invece prevedeva e prevede tutt’ora l’uscire dopo cena. La destinazione è come sempre ancora ignota, così come l’orario a cui ci si incontrerà per decidere dell’imminente futuro. L’unica cosa certa è che stasera verrà qui a Brugherio Ambra*, ovvero Bri Bri. E’ buffo come un nomignolo affibbiato allo scopo di infastidire una persona possa radicarsi nell’uso comune al punto da creare una corrispondenza inscindibile e incontrovertibile tra nome e nominata. E’ ancora più buffo come una cosa che prima poteva infastidire adesso possa far piacere solo in virtù dell’evoluzione del rapporto tra le due persone coinvolte nell’interazione. La cosa più buffa di tutte però è proprio il nomignolo Bri Bri.
Sono contento. Quanto? Abbastanza. Troppo? non sono in grado di dirlo. La lucidità sull’argomento me la sono persa per strada tempo fa e per il momento non ne sento la mancanza.
Dopo l’esame di Biotecnologie delle Fermentazioni non pensavo avrei mai potuto apprezzare la melassa. Ultimamente invece ci sto nuotando agile.
Paradossale.
Sorprendentemente paradossale.
Ora spaghetti aglio e olio e doccia calda.
Poi via.
* = soggetti della foto
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