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Riflessioni

Another brick in the wall

L’esame di Chimica Bioinorganica è andato bene.
Un altro tassello nello smisurato mosaico della mia laurea è stato messo.
Sono piuttosto soddisfatto. La cosa che più mi fa contento è l’essermi districato bene nonostante il mio orale abbia vertito soprattutto sulle questioni che reputavo di aver capito meno.
Bene, ora posso finalmente dedicarmi al Natale inteso come distacco mentale da tutto quanto. In realtà resta il lavoro in lab, ma quello al momento lo faccio talmente volentieri, da non ritenerlo nemmeno un impegno. La settimana prossima dovrei finalmente iniziare a fare i miei saggi al luminometro, sperando di riuscire a capire come funziona.
Capodanno si avvicina e a quanto pare lo trascorrerò sull’Appennino. Nulla è ancora sicuro, visto che sembra siano necessarie le catene per raggiungere la casa in cui saremo ospiti e considerato che nessuno di noi le possiede, tuttavia la Kla e l’Ali, padrone di casa, hanno garantito l’ospitalità e sapere dove andare è già un problema in meno.
L’ultimo dell’anno è una festività particolare. Non sono troppo convinto di apprezzarla, più che altro perchè mi ricorda quanto io viva nel passato e abbia paura del futuro. Riuscirò mai a crescere, maturare e smettere di essere infantile? Difficile, soprattutto fino a quando continuerò a vedere quel processo come negativo e  di conseguenza ad averne timore. A tal proposito mi sovviene “American Pie 2”, film che ho rivisto proprio l’altro giorno e che trovo veramente geniale per musiche, demenzialità mai eccessiva e “core” di contenuti. Ne resto colpito ogni volta che lo vedo.
Bene, ora credo che sia giunta l’ora di andare a rilasarmi un po’ prima di uscire. Lo farò ascoltando “1.FM-X” tramite l’iTunes che ho appena installato. Questo programma permette infatti, tra le varie cose,  di ascoltare radio on-line e tra quelle che ho sondato, la previa citata è decisamente la migliore.
Chiudo con una precisazione: il titolo scelto per questo post rende benissimo il concetto, ma non è assolutamente dettato dalla benchè minima stima verso i Pink Floyd.
Io odio i Pink Floyd.

“Al temp da guera…”

Sabato sera tipo: birretta in compagnia.
Sulle ali dell’innovazione facciamo rotta verso il West House Cafè di Seregno, dove entriamo ed ordiniamo sulle note di una giovane band che si esibisce sul palchetto del locale.
La serata procede tranquilla sino all’arrivo del conto che, invece di 68 euro, recita 72. L’arcano si spiega facile: la lista riporta la scritta: “nelle serate live la prima consumazione è di 6 euro”, ma in realtà sullo scontrino vengono segnati i prezzi standard di ciascuna consumazione, maggiorati di un euro per ogni persona. In sostanza chi ha preso una consumazione da, esempio, 4,5 euro ne paga 5,5 e chi ne ha presa una da 6 per ottimizzare il prezzo fisso indicato sulla lista, ne deve invece versare 7. A conti fatti il disavanzo è di 4 euro. Il caos generato da questa situazione mi ha dato modo di riflettere su due principali questioni.
1- Alcuni locali truffano le persone apportando maggiorazioni non previste sui prezzi di listino. Per questa ragione posti come il West House Cafè non mi rivedranno più e non posso esimermi dal consigliare a chiunque legga queste righe di non andarci e di far cattivissima pubblicità in giro. Non c’è peggior cosa che rubare i soldi a chi non ne ha e, solitamente, i ragazzi della mia età sono studenti senza reddito che campano di beneficenza.
2- Disdegno profondamente la mentalità consumistica della gran parte dei ragazzi di oggi. Di fronte a quanto accaduto la mia personale idea era di fare una minima di casino e farci ridare i soldi, non tanto per la cifra in se visto che era irrisoria, ma più che altro per la classica “questione di principio”. E invece ti trovi di fronte a persone che ti guardano e ti trattano come fossi un pezzente. “Cazzo stai a litigare per un euro…” oppure “Mi avete rotto i coglioni, quant’è che manca che li metto io che non ho voglia di fare il lepecoso…” (cito testualmente) sono le frasi che saltano fuori in queste situazioni e la cosa un po’ mi sconcerta. In primo luogo perchè non sono uscito con la famiglia Agnelli, ma con ragazzi come me che certamente non nuotano nell’oro ed in secondo luogo perchè in questi atteggiamenti vedo tutta l’incapacità a farsi valere delle nuove generazioni.
E’ vero che non si tratta certo di milioni di petroldollari e che probabilmente anche a protestare non si sarebbe cavato un ragno dal buco, tuttavia credo che se ogni tavolata che subisce questa ingiustizia facesse almeno un po’ di rumore le cose cambierebbero, prima o poi. Il bello è poi sentire le stesse persone che fanno discorsi del tipo: “Certo che da quando c’è l’euro ci inculano soldi da tutte le parti…”. Sarà anche vero, ma probabilmente molto dipende anche dal fatto che nessuno ha detto nulla. Se una birra che prima costava 8000 lire adesso costa 5,5 euro è anche colpa nostra che abbiamo continuato a comprarle come nulla fosse. Io non credo di essere una persona particolarmente attaccata ai soldi, li reputo uno strumento atto a soddisfare i miei bisogni e quindi in quest’ottica ne faccio l’uso che ritengo opportuno. Per alcuni probabilmente li spreco e magari hanno anche ragione a pensarlo, tuttavia finchè vengono spesi per cose che mi interessano e in maniera da non restarne sprovvisto, non mi faccio remore. Ciò nonostante resto sempre ben conscio del valore che hanno e per questo mi pare illegittimo quando mi si chiede di buttarli via senza ragione, specie se in virtù di una truffa subita.
Mia nonna diceva sempre: “Nùm savem sa vòr dì fà la fam perchè al temp da guera l’em fada tùch. Mica me vialter…”. Il brutto è che anche noi abbiamo la nostra guerra, solo questa è priva persino della possibilità di ricavarci insegnamenti utili.
Bella fregatura.

La citazione

“Choose life. Choose a job. Choose a career. Choose a family, Choose a fucking big television. Choose washing machines, cars, compact disc players, and electrical tin openers. Choose good health, low cholesterol and dental insurance. Choose fixed-interest mortgage repayments. Choose a starter home. Choose your friends. Choose a three piece suit on hire purchased in a range of fucking fabrics. Choose DIY and wondering who the fuck you are on a Sunday morning. Choose sitting on that couch watching mind-numbing, spirit-crushing game shows, stuffing fucking junk food into your mouth. Choose rotting away at the end of it all, pishing your last in a miserable home, nothing more than an embarassment to the selfish, fucked-up brats you have spawned to replace yourself. Choose a future. Choose life…But why would I want to do a thing like that? I chose not to choose life. I chose somethin’ else. And the reasons? There are no reasons. Who needs reasons when you’ve got heroin?”

“So why did I do it? I could offer a million answers, all false.
The truth is that I’m a bad person, but that’s going to change, I’m going to change. This is the last of this sort of thing. I’m cleaning up and I’m moving on, going straight and choosing life. I’m looking forward to it already. I’m going to be just like you: the job, the family, the fucking big television, the washing machine, the car, the compact disc and electrical tin opener, good health, low cholesterol, dental insurance, mortgage, starter home, leisurewear, luggage, three-piece suite, DIY, game shows, junk food, children, walks in the park, nine to five, good at golf, washing the car, choice of sweaters, family Christmas, indexed pension, tax exemption, clearing the gutters, getting by, looking ahead, to the day you die.”

Trainspotting, 1996.

Delusioni

Il torneo si è concluso e, per la prima volta, ne sono realmente contento.
Stress, insoddisfazione, rabbia, gioia, tristeza e delusioni hanno sconvolto il mio animo per tre interminabili settimane ed ora, finalmente, tutto è finito. Potrei parlare di tante delle cose che sono accadute, ma la cosa che più mi sta a cuore analizzare è l’aspetto delle delusioni. Troppe ne sono scaturite da questo torneo e questo mi porta a pensare che è probabilmente buona cosa smettere. Parlo di delusioni con rammarico, ma non mi riferisco solo a quelle ricevute. Molte sono anche a quelle causate. Partirò tuttavia ad analizzare le prime.
Delusione è stato credere di poter contare su molte persone che in realtà questo appoggio non l’hanno mai dimostrato.
Delusione è stato scoprire di aver messo cuore e anima in una cosa pensando di essere parte di un gruppo, per poi capire di essere soli o quasi.
Delusione è stare male per un qualcosa che dovrebbe essere fonte unicamente di divertimento.
Delusione è aver troppe volte represso l’istintivo impulso di mandare tutti affanculo e partire per il Messico.
Delusione per le promesse infrante.
Delusione per le mancanze di rispetto.
Delusione per l’incapacità di lasciar scivolare le preoccupazioni e i problemi e per lo stupido orgoglio che sistematicamente mi porta a farmi carico di responsabilità che non mi appartengono o quantomeno che potrei anche permettermi di scansare.
Delusione per le bugie.
Delusione per le cattiverie.
Delusione per aver tenuto dentro sentimenti di dolore e tristezza e non essermene liberato sfogandomi, in qualunque modo, se non facendo buon viso a cattivo gioco.
Delusione perchè se avessi agito per come nei momenti più duri ho pensato, ora sarei probabilmente un bastardo, ma avrei sicuramente meno macigni nello stomaco.
Delusione infine, per aver a mia volta deluso.
Deluso chi da me si aspettava cose cui non ho potuto tener fede.
Deluso me stesso per aver mancato molti degli obbiettivi che mi ero prefisso e che, sebbene conscio di non averli mancati solo per colpa mia, restano emblema del fatto che forse avrei potuto fare di più.
Deluso chi mi è stato vicino (you know who you are) mostrandogli la mia incapacità di reagire se non con sterili ed inutili parole, che raramente hanno lasciato spazio ai fatti.
A tutte queste delusioni oggi rispondono le parole dei molti che, sinceri o ipocriti personalmente non mi importa, mi si sono avvicinati dicendomi la semplice frase: “Grazie, ci siamo divertiti.”. Questo personalmente basta a lavare via qualunque delusione e mi permette di andare a letto più sereno di ieri.
Grazie a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno provato a valorizzare l’immenso sbattimento che mi sono fatto.
In quest’ambiente si conoscono molte persone, alcune delle quali valgono ogni singolo secondo buttato in quest’avventura ed ogni singola goccia di sudore o lacrima versata.
Per tutti gli altri, c’è il disco del momento.

Melting pot

Oggi è arrivato in laboratorio un ragazzo giapponese che condurrà degli studi presso il Besta per le prossime due settimane. Non dico il nome perchè, sinceramente, sono in dubbio sul fatto che me l’abbia detto. Ho paura che il suo sia uno di quei nomi che estrapolare dalla frase in cui viene pronunciato è impossibile. Il suo arrivo ha portato nella mia vita lavorativa due principali innovazioni:
1- Non ho più il mio badge. Ho dovuto prestarglielo perchè lui arriva al mattino prestissimo e va via la sera tardissimo, quindi ne ha bisogno per entrare ed uscire. Bella fregatura visto che senza badge si resta chiusi fuori dal laboratorio ogni volta che se ne esce.
2- Dovrò parlare in inglese.
La seconda delle novità è, se vogliamo, la più rilevante. Il problema infatti non è solo dovuto al mio inglese pessimo, ma anche e soprattutto al suo. Devo ancora capire realmente se sia balbuziente, dislessico o semplicemente negato per le lingue straniere, tuttavia parlarci è una reale impresa. E’ vero che anche per lui deve essere la stessa cosa, visto che non ho certo una padronanza linguistica da Oxford, tuttavia nella sua maccheronicità il mio inglese possiede una certa limpidezza. Ogni parola, seppur pronunciata all’italiana, è separata dalle altre e distinguibile nel contesto. Le frasi del nipponico invece sono costantemente pronunciate tutte d’un fiato, interrotte solo da farfugliamenti di origine ignota (a meno che non metta il suo nome in ogni frase, perchè allora l’origine si chiarirebbe) e condite dalla proverbiale “L” a sostituire le “R”.
Non fosse per questi particolari, apprezzo molto lo scambio culturale che può innescarsi in un ambiente lavorativo come il mio. Al giapponese infatti si dovrebbe aggiungere Anieska, una ragazza polacca. Ha fatto il concorso per il dottorato e sembra l’abbia passato. Ora tutto sta a capire se vorrà accettare il posto. Dalle poche parole che ho potuto scambiarci quando ci ha fatto visita, pare piuttosto sicura di se. Si dice che addirittura abbia corretto Paola, la neolaureata che lavora con noi, sulla costruzione di un periodo in inglese durante una loro conversazione. Non so come avrei reagito se fosse capitato a me.
Intanto la mia lotta contro l’università procede nettamente appannaggio loro. Dopo la debacle di ieri ho provato a rialzare la testa. Devo assolutamente riuscire a dare un esame prima dell’anno nuovo e per fare questo ho sentito via mail due professoresse, rispettivamente di “Chimica Farmaceutica” e “Chimica Bioinorganica”, chiedendo se fosse possibile fissare un appello in Dicembre. Da noi infatti gli appelli si fissano contattando i professori, cosa che sarebbe anche comoda se realmente fissassero gli esami quando glielo si chiede. Sta di fatto che dopo più di 24 ore nessuna delle due mi ha ancora risposto. Domani telefonerò nei loro studi e proverò a vedere se almeno in questo modo mi degneranno di attenzione. Dubito, ma val la pena di fare un tentativo.
Ecco come sarebbe stato quanto scritto, se avessi dovuto raccontarlo al giapponese. Io infatti ragiono come un traduttore automatico: penso in italiano, traduco mentalmente e poi pronuncio il risultato ad alta voce. Come metodo è demenziale, ma se va bene quando lo fa Google non capisco perchè qualcuno si dovrebbe lamentare se lo faccio io.

Henrietta Lacks never dies!

Mi sento un po’ in colpa nei confronti di questo blog. Proprio ora che quanto scrivo è motivo di vive ed accese discussioni non ho mai tempo da dedicare a queste pagine, aggiornandole solo di rado.
Il torneo che sto organizzando assieme ad alcuni soci è alle porte e tra quello, il lavoro e lo studio non ho veramente un minuto libero. Anche in questo momento per scrivere sto sottraendo tempo alla mia formazione universitara, tuttavia credo che la vita sia fatta di priorità.
Ieri sera sono stato ad una festa “dark” per il compleanno di Silver Fox. Il luogo preposto ad ospitarla era il Midnight, localino metal in quel di zona Porta Romana. Prepararmi per andarci è stato piuttosto fiko, tra lo smalto nero da stendere sulle unghie rigorosamente mangiucchiate e il pittaggio dei miei contorni oculari. Una volta pronto, nel mio vestito rigorosamente nero e dalla cravatta rosso fuoco, ero una sorta di Matt Skiba dei poveri. Non male.
Sono anche riuscito a farmi fare le corna dal DJ del locale che alla mia richiesta di “Fucking Hostile” dei Pantera ha risposto gridandomi: “Sei un grande!”. Certo, detto a me che il metal non lo sopporto potrebbe suonare buffo, ma in realtà stava a significare che mi ero ben mimetizzato e la cosa mi ha fatto piacere. Peccato non essere rimasto fino all’elezione del “più dark” della serata, tuttavia stavo crollando dal sonno e non avrei realmente potuto spingermi oltre. Il mio rammarico è dettato dalla convinzione che avrei vinto facile.
Al lavoro intanto si stanno susseguendo un po’ di novità. In primis ho finalmente iniziato a lavorare sul mio progetto e tempo una/due settimane dovrei poter mettere le mani sulle famose HeLa, cellule di tumore umano provenienti dalla cervice uterina di Henrietta Lacks, morta a causa di questa malattina nel 1951. In realtà non sono così sicuro del fatto che sia morta, visto che le sue cellule continuano a sopravvivere e proliferare (anche in maniera sconsideratamente veloce) in più o meno tutti i laboratori del mondo. Si potrebbe quasi dire che la signora Lacks ormai è immortale. Peccato che per diventarlo abbia dovuto morire e patire atroci sofferenze a causa del cancro. C’è dell’ironia anche a pensare che chi studia perchè i tumori smettano di proliferare nel mondo, non fa che continuare ad ingigantire ed espandere quello della povera Henrietta. Non so se l’opinione pubblica sia a conoscienza di questo fatto che, tengo a precisare, è tutt’altro che tenuto segreto. Probabilmente ne è all’oscuro visto che non ho sentito ancora nessuno lamentarsene in piazza. E di motivi per protestare ce ne sarebbero molti, credo. In fin dei conti ogni cellula del nostro organismo ha al suo interno tutto il patrimonio genico dell’individuo e quindi ne racchiude in se “la vita”. Eppure su questa questione non esiste un “Comitato per la Vita”, non c’è il Ruini di turno a sensibilizzare le coscienze, non vi è una campagna contro il “far west” e non vi saranno referendum entro breve.
Perchè? Io vorrei che qualcuno me lo spiegasse.
Ieri a “Che tempo che fa” è intervenuto Roberto Vacca a proposito dell’illuminismo. Serbo molta stima per quell’uomo, ha capito che l’arroganza si combatte solo con l’arroganza.

Considerazioni nate nel traffico

Oggi ero in macchina e stavo ascoltando Wake the Dead dei Comeback Kid. Hardcore suonato come si deve, senza fronzoli, capace di darti la carica necessaria a stare nel traffico di Milano. Ad un certo punto mi soffermo a pensare: “Chi direbbe che questa musica violenta racchiude in se il messaggio cristiano?”. I CK infatti sono un gruppo dichiaratamente cristiano e su quel messaggio incentrano la gran parte dei loro testi. Nulla di male, tengo a precisarlo, tuttavia è singolare che nessuno parli mai del fenomeno del “Christ Rock”. Perchè se è vero quel che dicono i media, ovvero che la musica plasma le giovani menti e le porta dove vuole allontanandole dai valori, dovrebbe anche essere in grado di fare l’esatto opposto. Oltre ai Comeback Kid io ascolto un sacco di altri gruppi appartenenti a questo filone, come Anberlin, The Cootees, Dead Poetic, MxPx, Slick Shoes e Underoath solo per citarne alcuni, eppure non sono mai stato pervaso da un irrazionale desiderio di predicare il vangelo. Com’è possibile? Insomma, se ascoltare gli Slayers dovrebbe ridurre gli adolescenti dei provetti satanisti, perchè non accade anche il contrario? E anche qual’ora io fossi l’unico elemento non influenzabile e il fenomeno dell’indottrinamento musicale fosse reale, perchè nessuno ne parla in quest’ottica? Mi piacerebbe vedere un servizio di Lucignolo accanirsi su un ragazzo che, cantando “Hear that Sound” totalmente privo di autocoscienza, si mette a battezzare i suoi amici nel Lambro.
Certo che è una bella fregatura. Io da ateo ritengo molti dei testi delle sopracitate band molto belli. Apprezzo il livello di spiritualità che riescono in alcuni casi a trasmettere, ma forse dovrei temere di esserne inconsapevolmente influenzato? Non saprei. Certo che per chi ascolta un certo genere musicale, come può essere quello che ascolto prevalentemente io, è difficile anche essere indottrinato. Troppe contraddizioni.
Qui sotto riporto testo che mi ha portato a tutta questa riflessione. E’ preso dal sito Christian Rock Lyrics, grande database di bands e testi pro Gesù.
Tutto questo, ma soprattutto la pubblicità di Dogma che ho appena visto in TV, mi ricordano il “Cristo compagnone“. La prima volta che ho visto il film mi aveva letteralmente piegato in due.

This is our city of the dead
Another life holds its weary head
We hope, we try, we live, survive
Counting days, trying to get by
Waiting for the calling
Anticipation in the air
We hope and dream of difference
City sleeping, unaware
Break the silence, WAKE THE DEAD
Running through these streets alone
I’ll kick and scream, let’s break the hold
Cuz I swear, and this won’t render useless
I promise you, we’ve come this far
And I’m not stopping, I’m not stopping now
I’m not hiding in shadows
Wake up, Send out this message, it’s clear

You said, you said, you said
this time was gonna be different
WAKE UP THE DEAD

Coming alive, something stirs inside
This isn’t over yet
Shake off the dirt
Swallow regret
Stop living under the weight
Living under the weight of regret
Your regrets
DON’T LOSE HOPE
Don’t let it happen to you
DON’T LOSE HOPE
Which side are you gonna choose?
Cuz I believe, I believe it’s in you RISE!

We said, we said, we said
This time was gonna be different
WAKE UP THE DEAD

Playtest

Questo week-end l’ho dedicato interamente alle prove del torneo di GdR che stiamo organizzando qui in Brugherio.
Sabato la giornata è stata devoluta all’acquisto dei premi e all’impaginazione delle prime stampe, mentre tutta la Domenica ha visto svolgersi il famigerato playtest, ovvero una sorta di prova generale di quanto sarà poi il torneo vero e proprio.
Il tempo che ci separa dall’inizio delle ostilità non è molto, poichè il primo fine settimana di gioco sarà quello del 12/13 Novembre, ma direi che siamo ben messi e che dovremmo farcela (toccando ferro) senza troppi problemi.
La prova generale, che ha visto la partecipazione di Ze, Po’, Sturm e Leo è andata bene poichè sono uscite delle falle impreviste nella storia cui adesso potremo mettere delle pezze, evitando che simili problemi nascessero in sede di competizione. Oltre a questo chi ha giocato l’avventura sembra l’abbia gradita e questo ci rende piuttosto soddisfatti.
Perchè tutto venga bene serve tuttavia un ultimo sforzo e quindi in questa settimana ci sarà ancora da lavorare sodo. Devo ammettere che organizzare questo genere di attività è molto pesante, ma sa dare le sue soddisfazioni.
Molte meno soddisfazioni da dover litigare e farsi venire il sangue marcio per organizzare cose che:
1- dovrebbero essere belle e divertenti.
2- non portano nelle mie tasche nessun introito economico.
Tuttavia il mondo è bello perchè è vario e permette di venire a contatto con tante persone diverse, tra cui militano anche elementi della cui conoscienza farei volentieri a meno.
Poco male, la loro presenza nella mia vita passerà, prima o poi…
Inoltre il rapporto soggetti fastidiosi : soggetti simpatici è vicino all’1:100 e questo è un altro motivo che spinge ad andare avanti.
Se in questo perodo ho scritto e scriverò poco sul blog è per questo motivo.
Chiudo con una nota estemporanea e totalmente a se stante: qualcuno dovrebbe uccidere Celentano e tutti quelli che pensano sia “uno contro”.

Me Vs. TAQ Polymerase

Vittoria!
Oggi, dopo 4 interi giorni di lavoro, è finalmente venuta la mia prima PCR! E’ stata una bella sensazione perchè oltre all’evidenza dell’esperimento riuscito si potevano notare su gel anche i segni della mia precisione e della mia accuratezza. Lavoro pulito insomma. Resta da risolvere un piccolo problema di aspecificità con uno degli oligo, nonostante il DMSO, ma non è un problema dovuto al mio lavoro e questo è positivo. Avrei voluto postare una foto del gel di controllo, ma era troppo complesso riuscire ad avere una copia del file quindi ho lasciato perdere.
Oggi il mio capo non c’era quindi posso prepararmi una frase d’effetto per presentarle i risultati domattina. Pensavo ad una roba tipo: “Guardi il controllo negativo. Un bianco così bianco, non l’avrebbe ottenuto nemmeno con Dash!”.
Devo ancora migliorarmi sulle battute da laboratorio.
Mentre scrivo mi sovviene una riflessione: possibile che io non abbia altro di cui parlare eccetto il mio lavoro? E’ indiscutibile che questo occupi gran parte della mia giornata, ma ci sarà pure qualcos’altro di cui valga la pena scrivere.
Ci provo.
Ultimamente non mi è capitato nulla di realmente interessante e la scelta più emozionante cui ho dovuto sottopormi riguardava il calendario che avrei acquistato per quest’anno (Per la cronaca, ho preso la Palmas. Notevole.). Tuttavia ieri sera sono uscito a bere una cosa con alcuni ragazzi conosciuti su un forum di GdR e uno di loro mi ha messo in contatto telefonicamente con un altro utente che vive a Roma. Questo tipo mi è sempre stato simpatico per quel che traspare dalle pagine del forum, ma ieri in 10 minuti di telefono ha guadagnato un’ulteriore montonata di punti. Tra le altre cose fa uno dei lavori più fighi del mondo: corregge le bozze per una casa editrice. Forse si riesce ad organizzare qualcosa per una delle volte in cui verrà a Milano (la sua ragazza vive e lavora qui). Speriamo.
Per il resto la serata è stata piacevole, non fosse per l’enorme quantità di metal che ho dovuto sorbirmi all’Elf’s Inn di Sesto S. Giovanni (Sì, i GdRisti si devono far riconoscere anche nella scelta dei locali.).
I metalli pesanti sono nocivi per l’organismo, soprattutto al singolare.
Questa, come battua da laboratorio, è già meglio.
Devo segnarmela.

Causa/Effetto

Causa:
E’ da venerdì che lavoro sulla mia prima PCR. La macchina è nuova di zecca e gli oligo per fare l’esperimento li ha disegnati Elena, la dottoranda che mi segue, per un lavoro in cui ancora non li ha utilizzati. Ho seguito il protocollo passo per passo eppure dei 12 campioni messi ad amplificare non ne è venuto mezzo. La cosa è decisamente frustrante. Dicono che il lavoro di laboratorio dia un sacco di soddisfazioni e probabilmente è vero. Io al primo esperimento fatto e venuto bene mi sono sentito piuttosto “proud”, non lo nego. Però è innegabile che la delusione sia sempre in agguato e che forse siano più le volte in cui è lei a vincere, soprattutto nell’ambito della ricerca scientifica. La speranza è che una soddisfazione basti a ripagare dei tanti bocconi amari e io continuo a credere che sia così. Vedremo, se mai ne avrò.
L’uscita dall’ufficio è avvenuta alle 18.40, dopo quasi dieci ore di desolante assenza di risultati.
La mia macchina è stata chiusa da un demente in possesso di una nuova Polo TDI. Ci ho messo 17 manovre per uscire dal parcheggio.
Effetto:
Aiutandomi con un puntale da P1000 gli ho sgonfiato una gomma. Anteriore sinstra. E sono ancora stato buono…