Vai al contenuto

Riflessioni

Countdown

A volte le cose vanno male.
Vorrei che chiudendo gli occhi e riaprendoli dopo qualche istante tutto fosse diverso e che i problemi svanissero come d’incanto.
Capita invece che riaprendoli la situazione sia addirittura peggiore.
Oggi è andata così.
Mi piacerebbe poter reagire e superare la cosa.
Mi piacerebbe dire che è stata solo una giornata storta, ma non ce la faccio.
Non ci credo.
Non ho ben chiaro cosa stia succedendo, sta di fatto che sono entrato in un tunnel di cui non riesco a vedere la fine, tanto da iniziare a pensare che la fine non ci sia.
Inizia ad essere troppo tempo che non ne va dritta una ed io inizio ad essere stufo.
Stufo marcio.
Vorrei riuscire a sfogarmi con qualcuno, ma il meglio che riesco a fare è scrivere qui e continuare a far finta di nulla con chi mi circonda.
Non riesco ad aprirmi.
E’ come se avessi il timore di scoprire che nessuno starebbe a sentirmi e quindi faccio finta di nulla.
Sono l’emblema vivente del buon viso a cattivo gioco.
Sono sempre stato così.
Ora però ho seriamente paura di non farcela ad andare avanti.
Ho come l’impressione che si sia innescato un conto alla rovescia che mi porterà ad esplodere e, ad essere del tutto sincero, spero che il momento del tracollo arrivi quanto prima perchè il peso è ormai insostenibile.
Sto male.
Ho paura.

Contrasti

All’interno della mia vita si presentano spesso situazioni in netto contrasto tra loro.
Un esempio sono le due serate consecutive di ieri ed oggi.
Arrivo dal concerto degli Alkaline Trio, gruppo dall’attitudine darkeggiante e da una spiccata “Simpathy for the Devil” che è difficile intendere quanto sia reale e quanto parodistica, seppur voci di corridoio vogliano Matt e Derek membri della chiesa di Satana.
Non che la cosa mi interessi.
Per commentare il concerto devo partire da Derek Grant*, il batterista, perchè è lui che vale assolutamente ogni centesimo speso per la serata. Alla vista, si presenta come una sorta di nazi-punk dell’orrore con una cresta nera e cadente sulla faccia che ricorda il taglio di capelli dell’ultimo Hitler, tuttavia vederlo suonare lascia senza fiato. Spaventoso come tecnica, come stile, come precisione e come presenza scenica. Togliergli gli occhi di dosso diventa impossibile per gran parte della serata, estasiati da tanta maestria. Oltretutto i suoni sono regolati alla perfezione e sulla batteria non mancano gli effetti, uno su tutti l’echo, capaci di creare un’atmosfera fantastica. Nota non da poco la batteria in se, nera laccata, di ua bellezza stratosferica e con tanto di pentacolo sulla cassa che racchiude il logo col teschio. Credo di non sbagliare se dico che è il miglior batterista che io abbia mai visto suonare e posso garantire che di batteristi bravi io ne ho visti un bel po’.
In quest’ottica le restanti componenti del concerto risultano del tutto marginali, sia quelle positive (su tutte la scaletta aperta da “Back to Hell” e chiusa da “Radio” e conseguente pelle d’oca) che quelle negative (gran parte dei pezzi cantati da far schifo).
Alla fine non ho potuto astenermi dall’acquisto della maglietta, segnale inequivocabile del concerto che piace. L’ha presa anche Ale, uguale, piaceva molto ad entrambi.
E se un giorno la indossassimo contemporaneamente e ci incontrassimo?
Non voglio pensare a quanto potrebbe essere imbarazzante.
Pensare che certa gente questi discorsi li fa sul serio.
Impressionante
* While you’re taking your time with apologies,
I’m making my plans for revenge.

Attualità

Se è un po’ di giorni che non scrivo è semplicemente perchè non ho nulla da raccontare.
Se avessi scritto qualcosa sarebbe stato ancora una volta un quadro autolesionista incentrato sulla depressione imperante che mi affligge in quest’ultimo periodo. Il dubbio che più mi tormenta ultimamente è sapere se ho di colpo perso la felicità o mi sono semplicemente reso conto di averla persa già da tempo. Nulla di cui io abbia voglia di scrivere, comunque.
Per questo ho atteso di avere qualcosa di cui valesse la pena parlare, prima di tornare su queste pagine.
L’attualità è venuta in mio soccorso.
A tenere banco in questi giorni sono sostanzialmente due argomenti: quella pagliacciata che è la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane e le vignette satiriche danesi raffiguranti Maometto.
Partendo dal presupposto che il mio interesse per entrambi gli argomenti è pari a quello mosso dal curling, dalla filosofia zen e dalla pesca d’altura, sono rimasto letteralmente agghiacciato da quanto si è innescato riguardo il secondo dei due fronti citati.
Folle aizzate dai governi, nel tentativo di convogliare l’odio e l’insofferenza che quella povera gente altrimenti riverserebbe su di loro, verso i propri nemici o semplicemente verso capri espiatori. La cosa è indubbiamente più facile se le folle sono accecate e soggiogate in virtù di un ideale religioso a cui non possono opporsi. Si può contrastare l’uomo che ci governa, ma certamente non si può contestare ciò che Dio ordina. Peccato che ciò che Dio ordina arrivi alla gente tramite l’uomo che la governa e che quindi spesso le due identità vengano a sovrapporsi. La stessa cosa la fece Hitler, che in parole spiccie fece credere al popolo che non c’erano soldi perchè se li intascavano gli ebrei. I governi giocano ad incanalare la rabbia e l’insofferenza della povera gente e la convogliano dove più fa loro comodo.
Banale.
Eppure la gente non se ne accorge.
Il mio discorso non è più legato al solo medio oriente, perchè è così ovunque. In america hanno i terroristi con cui accanirsi se manca la minima assistenza sociale e la povera gente muore di fame, da noi ci sono gli immigrati ed i cinesi da incolpare se c’è crisi economica e si fatica ad arrivare a fine mese. Tuttavia se un ragazzo sedicenne e rincoglionito dalla propaganda spara ad un prete in Turchia per giorni non si parla d’altro, mentre se quattro ragazzi, sempre giovani e sempre storditi dalla medesima propaganda, pestano a sangue un immigrato alla periferia di Milano forse se ne legge su “La Padania” e di certo non in chiave critica.
Ecco una bella sequela di ovvietà.
Tristi ovvietà, oltretutto.
A causa di queste ovvietà mi tocca vivere in un mondo governato dalla violenza figlia, ancora una volta, dell’ignoranza.
Forse nella gara a chi si libererà per primo dal peso delle dittature teologiche l’occidente è un po’ in vantaggio, ma certamente nessuno vede ancora il traguardo. In questa condizione non mi sento di giudicare nessuno. Forse mi sento di giudicarci tutti.
Chiudo con l’immagine presa dalla copertina* di un disco antecedente i fatti di cui sopra e, come giusto, passata totalmente indifferente.
Scandalosa?
* Se i Most Precious Blood fossero stati Iraniani? Se Mosconi fosse stato un imam? Chissà…

Increa [snow] park

Serata alternativa?
Ok. Invece di andare a vedere il Milan e seguire in diretta l’ennesima prova indegna dei ragazzi, aderisco all’idea di Gabo e Lele: tavola e parco Increa*.
L’idea è di uscire poi con gli altri in seconda serata.
A tre anni dall’ultima volta in cui ho indossato la tavola eccomi nuovamente con scarponi e attacchi ai piedi. L’impatto iniziale è duro, ma poi, tutto sommato, ci si diverte.
La serata procede bene e si protrae fino alla una, anche perchè i miei amici sono andati via senza dirmi nulla, riducendo drasticamente le mie alternative. Probabilmente c’erano macchine a sufficienza alla panca, questa sera.
Non importa.
Soddisfatti e divertiti dalle scorribande sulla neve ci si appresta a tornare a casa.
Tempo di cambiare gli scarponi e un tizio, che non si sa cosa facesse li a quell’ora, in retro sbanda un attimo e centra pieno il mio zaino contenente il cellulare di Gabo, il lettore mp3 di Gabo, le maschere mia e di Gabo e la mia macchina fotografica. La verifica danni vaga subito ogni dubbio: le uniche cose rotte sono la spallina del mio zaino e la mia macchina foto.
Quest’ultima è totalmente andata.
Il tipo mi lascia nome e numero, io per scrupolo prendo anche la targa.
La fotocamera digitale non aveva nemmeno un anno.
Questo importa.
Arrivo a casa e cerco di sentire Ambra per un po’ di conforto. Mi dice che non rivedrò mai una lira da quel tizio.
Nulla da aggiungere.
Proprio un bel perido.
Se questo è il 2006, la fine non la voglio vedere.
La truppa al completo
* Lele nella migliore delle foto postume al decesso della mia Nikon

A Brugherio c’era la neve

La neve è caduta come mai la mia memoria è in grado di ricordare.
Una coltre profonda mezzo metro si è depositata su tutto ciò che mi circonda*, ovattando tutto.
I suoni, i colori, i pensieri.
Un paesaggio nuovo è calato lieve dal cielo, rendendo questo posto un posto nuovo.
Diverso.
Guardandomi attorno spaesato e sbigottito, intento a scattare insulse fotografie, mi è parso di essere stato trasportato altrove.
Lontano.
La cosa, per un attimo, mi ha fatto stare bene.
Bianca, bella e crudele.
* via XXV Aprile. 20047 Brugherio (MI)

La mia risposta definitiva

Sono seriamente convinto che nessuno possa dirsi felice della propria vita.
Ciò nonostante alcune cose la rendono meritevole d’essere vissuta.
Sono poche cose, in rapporto alla totalità di ciò che la compone, ma ne sono il sale e costituiscono l’unica ragione per cui si va avanti.
Se la vita fosse una lavagnetta in cui è possibile cancellare quanto non ci piace di quel che si è scritto, probabilmente io potrei dare un colpo di straccio a gran parte, se non a tutto quello che in questi 24 anni abbondanti avrei tracciato su di essa. Soffermandomi a riflettere non c’è nulla di quanto ho vissuto che non presti il fianco a una possibile valutazione negativa e quindi associato ad un “magari non fosse andata così…”.
Tuttavia questo giudizio è profondamente ingiusto, poichè si sofferma su quanto di negativo accaduto, ma mai su quanto di bello e positivo ho tratto dalle esperienze del mio quarto di secolo scarso.
Per questo credo di poter affermare di non essere soddisfatto della mia vita solo in virtù del fatto che sono incapace di essere soddisfatto di qualunque cosa.
Quanto appena scritto però non può negare il malessere dato dall’insoddisfazione.
La coscienza non aiuta a superare il problema.
Che schifo.

Emo

Eccomi appena tornato dal live dei Lagwagon e quindi eccomi puntuale a scrivere le mie impressioni.
Innanzi tutto un grazie monumentale a Daniele che mi ha dato il biglietto e mi ha permesso di andarci, regalandomi così una bella serata.
Fatto il doveroso riconoscimento, la cosa che più mi sta a cuore dire non riguarda la musica.
Di quella parlerò dopo.
L’analisi riguarda le persone. Si cresce, è innegabile. I gusti cambiano e molto spesso si preferisce archiviare ciò che si è ascoltato in gioventù al grido di “ero giovane, ora sono diverso.”.
Vero.
Innegabile.
Così quando arrivano i Lagwagon a suonare a Milano il pensiero è: “che ci vado a fare? Non sono più tipo da quella roba.”. Ebbene andandoci comunque la sensazione non è per nulla quella e il pensiero diventa: “sarò anche cambiato, ma queste cose continuano a divertirmi e cazzo, vorrei mi divertissero finchè ho fiato in corpo!”.
Come me devono pensarla un sacco di persone che, puntualmente, capita di incontrare in queste situazioni. E’ stato bellissimo rivedere Carlo e Marco, Fabio Uni, Jack “Lorenzo” Burton e Francy e Marta BG. Quest’ultima tra l’altro studia farmacia a Milano eppure non l’ho mai vista. Comunque, se anche l’avessi vista in quella situazione e non sta sera, sarebbe stato diverso.
Così si viene rapidamente trascinati dall’atmosfera, aiutati da “Violins”, “May 16”, “Alien 8”, “Razor Burn” e tutti quei pezzi che si cantano a squarcia gola, saltando e alzando le corna al cielo. Non conta che Joey Cape non avesse un filo di voce questa sera, l’atmosfera e l’attitudine hanno colmato agilmente la lacuna.
Non so perchè, ma ho sempre l’impressione di poter sembrare ridicolo in queste situazioni.
Chissenefrega.
E’ in serate e momenti come questi che si assapora la felicità vera e quindi sono contento dell’essermela goduta appieno.
Col senno di poi, a non andarci avrei commesso uno sbaglio enorme.
Credo di aver detto tutto, anche riguardo alla musica.
Potrei aggiungere che hanno suonato in maniera impeccabile e precisa, ma se anche così non fosse stato, non credo avrebbe fatto differenza per me quindi l’elemento non è certo rilevante.
Vedrò altri concerti prossimamente, ma credo che nessuno avrà questo impatto emotivo.

Sogno

Non capita mai che io mi svegli e ricordi quanto ho sognato durante la notte.
Forse è perchè dormo poco o perchè il mio sonno è troppo profondo, non saprei dire. Le mie conoscenze in materia sono pressoché nulle e quindi darmi delle risposte mi è impossibile.
Questa mattina non dovevo andare al lavoro e ho quindi potuto protrarre il mio sonno più a lungo, tuttavia il mio bioritmo ormai saldamente formato ha fatto sì che mi svegliassi comunque intorno alle 8.00. Uno sguardo rapido al cellulare, un pensiero al disappunto provato nel realizzare l’inutilità dell’essere sveglio e il pronto ritorno al sonno innescato dal classico “voltarsi dall’altra parte”.
Così mi sono concesso un altro paio di ore di sonno, di quel sonno leggero e frammentato di chi non ha la tranquillità di poterlo continuare ad oltranza e sa che presto dovrà svegliarsi, di nuovo.
Ebbene, ricordo quanto ho sognato in quel lasso di tempo e quindi ho deciso di annotarlo qui. Premetto che, ad una mia prima analisi, quanto sto per scrivere è risultato totalmente privo di alcun senso. Come detto però, non so nulla in materia e quindi il mio giudizio potrebbe essere troppo superficiale. Mi limito quindi a riportare il tutto con spirito cronista, lasciando in sospeso i pareri e le opinioni personali in merito.

Sono al mare.
Non saprei contestualizzare dove, ricordo solo un ponte con una ringhiera, sopra delle altissime scogliere. Ricordo che l’attività principale del gruppo di persone con cui sto è saltare al di là della ringhiera e gettarsi dal dirupo, tuffandosi nelle acque dell’oceano. Non saprei dire da chi sia composto il gruppo con cui sono in vacanza, ma il feeling è quello che si ha in compagnia con degli amici pur non focalizzando la faccia di nessuno di questi.
Ad un certo punto il sogno mi vede costretto a salutare tutti per andare ad assistere ad un concrto. Mi reco quindi in una sorta di Hotel/Residence per prepararmi ed entrando incrocio l’Ottolini. Dapprima non la riconosco, ma poi riflettendo torno indietro a salutarla. E’ piuttosto diversa, sembra più vecchia, tuttavia mi risponde di essere lei e ricambia il saluto. Immancabile, vista la presenza della previacitata, ecco fare il suo ingresso la Ilo. Arriva con quello che dice essere il suo ragazzo, un tamarro col capello a spazzola e diversi piercings alle orecchie, la cui fisionomia non rimanda a nessuno che conosco. Anche lei ha fattezze decisamente diverse da quella della Ilo reale e anche lei fa finta di non vedermi. Puntuale la seguo per salutarla e lei ricambia con simpatia. Il suo ragazzo invece inizia a prendermi per il culo pesantemente. Decido di andarmene, ma lui insiste e così mentre mi allontano gli rispondo male. Il tipo a quanto pare non aspetta altro ed iniziano dei tafferugli fatti più che altro di spinte e frasi intimidatorie cui rispondo puntuale fino all’intervento di amici non meglio identificati, che si frappongono tra noi.
Me ne vado, questa volta sul serio, ed arrivo in quella che credo essere la mia sistemazione. Nel tentativo di trovare dei vestiti adatti al concerto ribalto un borsone blu, da cui esce un sacco di roba. La ricerca dura un po’ perchè non saltano fuori i pantaloni corti che cerco.
Mi incazzo mentalmente con mia madre rea di averli dimenticati nonostante le avessi detto esplicitamente di metterli in valigia. La rabbia tuttavia dura poco poichè i pantaloni saltano fuori. Li abbino ad una polo dell’Atticus identica a quella sfoggiata da Tom Delonge sull’ultimo numero della rivista Kerrang, che una volta indossata mi fa riflettere sul fatto che ho una pancia smisurata, nel sogno ancora più grande di quella reale.
Esco e parto per il concerto, che si tiene in una sorta di aula conferenze in cui un sacco di ragazzi sono seduti con carta e penna tra le mani. Molti di questi hanno una candela accesa sul loro banco.
La cosa mi sembra del tutto normale.

A questo punto mi sono svegliato.
Bizzarro.

Spiegazione

Viste le numerose richieste di spiegazione riguardanti il post precedente mi sembra corretto fornirle in via ufficiale.
Il pensiero del compianto Giorgio Gaber cui facevo riferimento è “Io non mi sento Italiano”, frase che indubbiamente esprime quanto ho provato leggendo il citato articolo. Se l’Italia è questo, un paese che non ha nulla di meglio a cui pensare che stupide e puerili recriminazioni, e lo è per certo, io non mi sento di farne parte. Dirò di più, io mi sento superiore. Questa mia affermazione è piuttosto pericolosa e me ne rendo conto anche ora che, dopo averci meditato sopra, mi sono deciso a scriverla.
L’uguaglianza è illusione.
Gli uomini, grazie al cielo, non sono tutti uguali.
Se è vero che “l’italiano medio” sguazza in queste notizie al limite del gossip, apprezzando la politica solo se fonte di zuffe tra “vip”, io non mi sento tale e mi infastidisce anche solo pensare di poter essere considerato uguale a persone del genere.
Io non sono uguale a Calderoli.
Io non sono uguale a Franca Ciampi.
Io non sono uguale a coloro che reputano interessante questa notizia.
Io sono diverso.
L’arroganza che mi prende quando faccio questo tipo di riflessioni è ai limiti del patologico. Mi ritrovo in un lampo a giudicarmi migliore degli altri in un processo che, propagandosi a macchia d’olio, investe una moltitudine di individui. La pericolosità intrinseca a ragionamenti di questo tipo è lampante e contraddistingue non solo quest’ambito del mio pensiero.
A volte mi sorprendo a riflettere e tessere le lodi dell’ignoranza come unica portatrice di felicità, oppure dell’ipotetica “dittatura giusta”, in un mix da cineteca tra Neo e Anakin Skywalker.
Chi mai avrebbe bisogno della pillola rossa se ignorasse l’esistenza di Matrix?
Chi mai potrebbe non approvare la follia delle riflessioni sulla dittatura che il non ancora Darth Vader snocciola in Episodio II?
Mi trovo in difficoltà se penso a queste cose che reputo essere i punti chiave della debolezza dell’uomo.
Probabilmente sono solo un pazzo come ce ne sono stati tanti, che come tutti i pazzi si crede l’unico sano.
Fortunatamente però capita che qualcuno mi faccia capire i miei limiti e mi permetta di comprendere come, per certi versi, io sia peggio di molti miei simili.
Quando questo accade, l’autocoscienza diventa dura da sopportare ed il mio carattere si tempra.
In una parola: cresco.
Chiudo questo delirio personale e probabilmente incomprensibile con l’ultima foto del mio capodanno.

Foto n°5 – Lo scopone
As bass fa mass!
* indubbiamente gioco della vacanza.

Tutto è bene ciò che finisce bene

Facendo i debiti scongiuri sembra che la questione Capodanno sia stata risolta in modo che soddisfi tutti anche dal punto di vista della distribuzione dei posti letto. Grazie all’aiuto dell’Ali sono riuscito ad ottenere per me e Bri una cameretta con due letti singoli, uno spazio dove avere un minimo di intimità e poter passare del tempo in pace. Purtoppo non abbiamo quasi mai la possibilità di vivere situazioni di questo tipo e quindi era mio interesse riuscirci almeno l’ultimo dell’anno senza dover rinunciare all’altra parte fondamentale della mia vita: gli amici. Essere riuscito a salvare capra e cavoli mi rende molto contento, anche e soprattutto perchè ora come ora tutti risultano siddisfatti della sistemazione. Il brutto delle discussioni che si verificano in queste circostanze è essenzialmente che ognuno ha le sue ragioni e che sono tutte esattamente valide allo stesso modo. Non c’è quindi chi ha ragione e chi ha torto e per questo venirne a capo spesso crea notevoli impicci. L’importante comunque è essere riusciti a chiarirci.
Ora vado a nanna perchè domani mattina (leggasi Domenica mattina) dovrò andare in laboratorio a “passare” le cellule. Devo farlo perchè in questo modo guadagno un giorno sulla pianificazione e posso permettermi di stare a casa durante le feste. Quel che dovrò fare non richiede molto tempo, quindi la cosa non mi disturba.
L’ultima annotazione riguarda l’elenco di live show che si susseguiranno nei primi mesi del 2006: Thrice, Silverstein, MxPx, Yellowcard, Death Cab for a Cutie, Good Riddance, Lagwagon e Foo Fighters sono alcuni dei nomi delle band che passeranno dal Bel Paese. Alcune le ho già viste e quindi posso escluderle a priori, tuttavia le altre restano tante e vederle tutte sarà difficile. Peccato, perchè un concerto è lo spettacolo più bello che esista, a mio parere, e non rinuncerei mai a nessuna occasione di vederne uno.