Chi ha orecchie per intendere…
Quello riportato qui a fianco è uno dei tre spot d’autore che Intesa San Paolo ha deciso di far circolare sulle reti televisive del nostro bel paese. Non so se stia girando per davvero o no, purtoppo non posso più seguire la TV italiana, però in rete c’è arrivato, la gente ha iniziato a parlarne ed io, di conseguenza, voglio spender due parole in merito.
Per prima cosa mi permetterei di fare due pulci alla storia narrata nel promo. Claudio “33 anni, laurea con lode e dottorato (o PhD come dicono in America)” è il protagonista della favola. Facendo due conti a quell’età, se è bravo come si lascia intendere, a Los Angeles deve aver fatto il PhD e almeno un post-doc, se non due. Verrebbe da dire che uno non fa dottorato e due post-doc nello stesso laboratorio, se vuol davvero fare questo lavoro, ma qui andrei sulla pignoleria e non è questo quel che mi preme adesso, quindi passo oltre. Sta di fatto che a questo punto decide di ritornare in Italia a fare il PI, ovvero il capo laboratorio. Il professore americano gli fa il suo in bocca al lupo, la morosa americana sclera un po’, ma lui è deciso e parte. Domanda: dove cazzo va? Qualcuno gli ha spiegato che per tornare a fare il PI in Italia, in Università, deve fare milioni di concorsi che non vincerà mai perchè il suo posto è già assegnato ad almeno tre diversi sgherri che hanno sacrificato la scienza per restare a far da schiavi a qualche cattedrato? Forse no. Però, grazie al cielo, in Italia non c’è solo l’università e questo Claudio lo sa. Lui a Los Angeles ha pubblicato bene, diciamo un paio di primo nome su Nature/Science/Cell, ha un buon curriculum e quindi applica a Telethon e vince un posto da PI al Tigem di Napoli. Bravo. Come lui ce ne saranno 1 su un milione, anche e soprattutto considerata l’età, ma ci sono e quindi bravo. Adesso qualcuno mi spiega in tutto questo che ruolo può mai ricoprire Intesa San Paolo?
Sul serio, qualcuno me lo spieghi perchè io non lo capisco. Mi pare ovvio che non abbia la minima intenzione di finanziare la ricerca, visto che in gergo scientifico “finanziare” non vuol dire prestare dei soldi, ma regalarli. Potrei non prendere bene il fatto di essere emigrato proprio quando le banche iniziano a regalare denaro invece che succhiarlo come sanguisughe.
Forse però ho capito male. Forse quello che Intesa fa per Claudio, il ragazzo dello spot, esula dalla ricerca e si riferisce alla sua vita privata. A quel punto non capisco perchè scegliere il ricercatore come figura e non un qualunque ragazzo che decide di rientrare a lavorare nel suo paese, forse perchè la figura del ricercatore fa sempre un po’ più pena delle altre, ma ad ogni modo ok. Diciamo che Claudio ha bisogno di una mano per rifarsi una vita a Napoli, insieme a Kate, e quindi si rivolge alla banca amica dei ricercatori.
Sono così andato, per curiosità, a vedere sul sito di Intesa San Paolo i servizi che offrono ai giovani, ricercatori e non. Alla fine Claudio ha 33 anni e Kate forse pure qualcuno meno, quindi rientrano ampiamente nella finestra d’età necessaria per poter accedere a questi privilegi.
I due possono ad esempio aprire un conto a zero spese con operazioni on-line (ZEROTONDO). Wow. Non so quante banche non abbiano ormai conti di questo tipo, ma anche fosse l’unica mi chiedo in ogni caso cosa ci sarebbe di così straordinario in un ente che ti chiede di prestargli i tuoi soldi e non ti paga nemmeno. A sto punto te li tieni nel materasso, no? Vabbè, Claudio sta a Napoli e non vuole rischiare, quindi ok fa bene ad aprire il conto.
Costantemente in due su uno scooter però non possono andare avanti, ‘sti poveri figli (oltretutto, non per apparire razzista, ma è assodato che glielo fottano la prima settimana e non potendo nemmeno assicurarlo credo che presto o tardi avrà bisogno di una macchina. Se compra un altro scooter c’è da farsi due domande su come abbia avuto quei risultati nella ricerca.). Avranno bisogno di un’auto ed essendo ricercatori, indi privi di risparmi di sorta, potranno chiedere ad Intesa di far loro un prestito (PRESTITO GIOVANI). Purtroppo però Intesa chiuderà loro la porta in faccia perchè nessuno dei due ha risieduto in Italia gli ultimi due anni e quando avranno due anni di residenza, finalmente, saranno fuori dalla finestra temporale che consente di richiedere il prestito. Una sfiga, perchè avrebbero potuto farsi prestare 30.000 euro per renderne 35.000 dopo ventiquattro mesi (spannometricamente).
Servirà loro pure una casa, direi. Possono provare per un mutuo (DOMUS GIOVANI), ma come sopra Kate non ha i requisiti di italianità necessari per avere il prestito. Claudio invece dovrebbe poterlo ottenere anche senza un lavoro fisso e quindi siamo a posto. Ora, sul sito non se ne parla, ma credo che al buo Claudio qualche garanzia la chiedano comunque (l’ipoteca sull’immobile acquistato con i soldi della banca pare non bastare più).
Per finire, la coppia coraggiosa dello spot può anche scegliere di far partire un maxi investimento (EURIZON META GIOVANI) in cui affida un tot dei suoi risparmi nelle mani della Banca per almeno 5 anni per riuscire finalmente ad avere qualche spicciolo di interesse. Anche fosse vantaggioso (non ho tempo nè voglia di fare una simulazione on-line per capire quanto realmente frutti la cosa) non so quante coppie che devono costruirsi una vita in un nuovo paese, con un affitto da pagare (perchè di comprar casa, come detto, temo non se ne parli) e tutte le spese del caso, abbiano anche del valore aggiunto da investire. Che lavoro abbiamo detto che facevano Claudio e Kate? Ricercatori? Ah, ecco.