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Riflessioni

Chiedo venia

Oggi, a caldo, come reazione alla nuova, ennesima, esternazione imbecille del mio Presidente del Consiglio ho scritto uno status di Facebook che recita così: “Essere omosessuale è meglio che essere Berlusconi.”.
Dopo qualche ora, credo di dovermi scusare perchè rileggendo la frase non posso non trovarla offensiva nei confronti della categoria degli omosessuali. Già perchè, per come è scritta, pare si vogliano equiparare due disgrazie di cui una gode di una leggera preferenza rispetto all’altra.
Ovviamente non è quello che intendevo, quindi adesso elencherò dieci cose che sono realmente meglio di essere Silvio Berlusconi.
1- Essere calvo o avere dei capelli palesemente finti incollati in testa è meglio che essere Berlusconi.
2- Essere dominato dalla necessità di apparire giovane, bello, forte, ariano e terribilmente uomo è meglio che essere Berlusconi.
3- Essere ignorante è meglio che essere Berlusconi.
4- Essere idiota è meglio che essere Berlusconi.
5- Essere anziano, probabilmente impotente e sviluppare un atteggiamento ossessivo compulsivo nei riguardi della figa, magari giovane, è meglio che essere Sivlio Berlusconi.
6- Essere una persona dal dubbio passato, che ha costruito il suo impero sull’illegalità come solo le grandi associazioni criminali sanno fare, è meglio che essere Berlusconi.
7- Essere un arrogante liberticida con il pallino per la dittatura è meglio che essere Berlusconi.
8- Essere il principale responsabile del declino sociale e culturale di una nazione è meglio che essere Berlusconi.
9- Essere un amico intimo di persone che si dilettano col genocidio è meglio che essere Berlusconi.
10 – Essere basso, incredibilmente basso, è meglio che essere Berlusconi.
Una bella lista, direi. Tra l’altro essere anche più di queste cose insieme è meglio che essere il Premier. Avere nove dei dieci difetti elencati sarebbe comuqne da preferirsi all’essere il nostro Presidente del Consiglio. Solo nel caso ci si ritrovi in tutte e dieci le definizioni non si potrebbe dire di essere meglio di lui, ma è una cosa che può succedere solo ad una persona.
A Silvio Berlusconi.
Pare impossibile? Faccio un esempio: Mussolini si ferma a 9/10.
Lui, almeno, non era incredibilmente basso.

Uno che se lo mandi “a fare in culo” rischi di farlo contento.

Questo post parte dalle conclusioni, che sono le seguenti.
Essere Rocco Buttiglione è eticamente e moralmente sbagliato.
Votare o aver mai votato Rocco Buttiglione dovrebbe essere civilmente e penalmente perseguibile.
Il motivo per cui affermo tutto questo lo si può capire in pochi secondi leggendo questo articolo.
Il pezzo tratto dal Corriere offre tuttavia al sottoscritto non uno, ma tre spunti di riflessione.
Il primo, ovviamente, riguarda l’equazione omosessualità=pratica moralmente sbagliata. Anzi, citando il presidente dell’UDC, “pratica oggettivamente sbagliata”. Per quello che mi riguarda certe affermazioni, nel 2010, si commentano da sole. Passiamo le giornate a condannare i talebani, i palestinesi e tutti gli integralisti religiosi con cui viene quotidianamente riempito il TgN (mettete un numero a caso) e ci teniamo in parlamento gente che non si fa esplodere solo perchè troppo attaccata al proprio culone nonchè alla poltrona su cui si poggia. Bene così, perchè gli integralisti son sempre gli altri quando uno ha “oggettivamente” ragione. Che poi, detto tra noi, non sono mica sicuro che il buon Rocco non paghi profumatamente qualche trans clandestino per farsi profanare dalle parti dell’osso sacro (a quelli come lui piace dire così, ano è volgare e la volgarità offende il Signore), ma si sa che i politici che lo prendono dai trans non sono gay, ma semplicemente troppo tempo lontani da casa, chiesa e famiglia, quindi va bene anche questo. Da queste dichiarazioni ad ogni modo è subito nato un polverone mediatico di quelli tipici all’italiana: sfdegno sui social network, sui blog, sui giornali. L’affermazione è senz’altro grave, ma leggendo lo sbobinato messo a disposizione dai giornalisti Rai la cosa che mi colpisce è un’altra e a questa offro il secondo spunto di riflessione.
Butt-iglione (cit. da Accento Svedese. Genio.) ascrive l’omosessualità alla categoria di cose “moralmente sbagliate, ma che la legge non deve perseguire” e fa degli esempi: adulterio, mancata carità verso i poveri, evasione fiscale, … ehhhhh? Fatemi rileggere. EVASIONE FISCALE? L’evasione fiscale è un atto moralmente sbagliato che la legge NON DOVREBBE PERSEGUIRE????? Ma stiamo dando i numeri?
Eppure su questa cosa nessuno commenta, tutti sorvolano. Io capisco lo schierarsi a favore dei gay quando una persona fa un’uscita che definire infelice è niente, ma questo non deve distogliere l’attenzione dal resto.
E’ un po’ come se Hitler avesse detto “Arresterò gli omosessuali e sterminerò gli ebrei” e la gente avesse replicato solo alla prima metà dell’affermazione. A mio avviso che un cattolico integralista bacchettone e intellettualmente prossimo alle mosche giudichi “morlamente sbagliata” l’omosessualità non è che ci sia da stupirsi o scandalizzarsi più di tanto. Ma se una persona che ripetutamente ha rivestito e forse riveste ruoli istituzionali sostiene che evadere il fisco, ovvero rubare i soldi di tutti, non debba essere legalmente perseguibile è decisamente più grave.
Cazzo è immensamente grave, puttana bastarda la miseria.
Il terzo ed ultimo spunto di riflessione investe il tenore della risposta dei giornalisti RAI. Non ho molto da dire se non che li ho trovati geniali.
Vabbè, vado a gustarmi cotechino e lenticchie.
Se Buttiglione nel contempo dovesse farsi saltare in una chiesa Valdese qualcuno me lo faccia sapere.

Folgorato sulla via di Bresso.

E’ possibile che, il giorno dopo la diffusione di una mia riflessione in prima serata per bocca nientepopò di meno che di Roberto Saviano*, io trovi altro di cui scrivere?.
Sì, perchè alla fine io sono modesto ed umile e a certe cose neanche ci bado.
Oltretutto in questo post ho deciso di occuparmi di argomenti più alti, già perchè dopo aver discorso a lungo Domenica sera con Mauro, Miriam, Elena, il Po’, Aui e la Polly ho deciso di abbracciare la teoria di Mauro ed iniziare a credere.
Da Domenica io credo in Gesù Cristo, l’uomo del futuro che è tornato indietro nel tempo.
Prima di allertare le autorità e far partire le operazioni di scomunica nei miei confronti attendente almeno che illustri la riflessione che mi ha portato a dare credito a questa teoria. A farmi scomunicare fate sempre in tempo (e giuro che non mi opporrò).
Che la figura di Gesù sia realmente esistita è storicamente provato, fin qui quindi niente per cui necessiti avere fede.
Quello che è arrivato sino a noi è che fosse una persona speciale, in grado di compiere miracoli, nonchè portatore di un messaggio di pace ed uguaglianza rivoluzionario per quel tempo. Da qui c’è chi ha dedotto fosse figlio di Dio (più degli altri uomini, intendo).
Interpretazione forse un po’ ardita e coraggiosa, ma incontrovertibile.
La tesi che Mauro mi ha proposto, invece, è decisamente più affascinante, meno teologica ed altrettanto indiscutibile: e se Gesù fosse semplicemente un uomo venuto dal futuro? Uno che, magari volontariamente e magari no, si è trovato catapultato nell’anno zero e che una volta lì ha pensato che la cosa più giusta da fare fosse quella di far passare un messaggio che poteva, come effettivamente ha fatto, rivoluzionare il corso della storia?
Perchè se un uomo del futuro si ritrovasse catapultato nel passato, parecchio nel passato, non è così vero che avrebbe la possibilità di diventare signore e padrone di tutto sfruttando le sue conoscenze, come molti pensano.
Con tutta la teoria di fondo che si vuole, mancherebbero comunque gli strumenti per creare realmente qualcosa capace di far dominare i popoli. L’unica cosa che si potrebbe sfruttare è il pensiero e far quindi passare concetti etici e morali che realmente possono cambiare la società in meglio.
Sì, io parto dal presupposto che Gesù fosse/sarà una brava persona.
Ed infatti, pensandoci, il messaggio dato era realmente rivoluzionario per quel periodo e sicuramente ha segnato un grosso passo nell’evoluzione etica e morale che l’umanità ha compiuto fino ai giorni nostri. Tanto precorreva i tempi e tanto era difficile per allora capirne il concetto, che una volta lasciato il tutto ai posteri, ovvero alla Chiesa di Roma, questi sono stati capaci di buttare tutto in merda fino ad arrivare a mortificarne la memoria più di quanto possa fare io, chessò, guardando il derby. Parlare di uguaglianza e amore del prossimo non è facile oggi, figuriamoci…
Tornando a Gesù, per farsi ascoltare aveva bisogno di riscuotere credito nei confronti del popolo e quale miglior modo se non sfruttare qualche conoscenza per compiere gesti che agli occhi di persone N mila anni indietro possano apparire come miracoli? Perchè arrivare nell’anno zero e costruirsi una pistola, per esempio, capace di soggiogare chiunque non è cosa semplice. Anzi, è quasi impossibile per un uomo solo anche dotato della più grande conoscenza. Però è già più semplice mettere insieme qualche piccolo trucchetto da alchimista o piazzare qualche cura miracolosa. Distillare del disinfettante è decisamente più easy, sempre per fare un esempio. E così la voce si spande e Gesù diventa quello che cura i malati. Poi è ovvio che in duemila anni i miracoli siano diventati cose enormi. Se un aneddoto lo racconto in compagnia e lo richiedo dopo un mese agli stessi, già è diventata una storia epica. E nella mia compagnia non succede mai un cazzo di straordinario, quindi siamo capacissimi di ingigantire il niente. Figuriamoci se c’è davvero qualcosa di pazzesco da raccontare.
Ecco, la storia dei miracoli dev’essere nata più o meno così.
Credo quindi che il buon Gesù sia uno che è tornato indietro nel tempo e che ha deciso di usare questa esperienza per fare del bene.
Probabilmente non è stato l’unico a fare una roba del genere, magari ce ne sono stati anche altri il cui impatto è stato minore, o semplicemente diverso.
Ora non mi addentrerò nella spinosa questione del viaggio nel tempo, con paradossi e quant’altro, perchè ancora non saprei scegliere tra le due teorie scientificamente più gettonate (“Back to the future” vs. “Terminator”), il succo è che trovo questa ipotesi come la più attendibile.
Giuro che non sto facendo del sarcasmo. Lo credo davvero.
Ed è un messaggio di speranza, perchè significherebbe che un domani la gente sarà più libera e moralmente integra di oggi. Mica facile crederlo, leggendo i giornali.

Ah, dimenticavo. Come parte della blogosphera credo non mi sia concesso continuare a tenere aperto questo spazio seza esprimere il mio pensiero sul nuovo disco di Vasco Brondi aka “Le luci della centrale elettrica”. Non l’ho sentito nè intendo farlo. Non è roba per me. Spero nessuno se la prenda a male, ma se tu lettore non volessi più leggere questo blog, beh, potrei capirlo.

* il riferimento è alla questione dei volumi, Saviano ha preferito non citare i Nofx.

La rivincita dei nerd

C’era un po’ da aspettarselo.
Se si decide di dare il premio Nobel per la medicina a colui che ha inventato la FIVET non ci si può non immaginare che dalle parti del Vaticano la cosa venga presa maluccio. Ed infatti non sono mancate le risposte polemiche da parte di prelati, filosofi, bioeticisti, luminari e dell’ a me tanto caro comitato Scienza e Figa Vita.
Per quel che mi riguarda trovo la cosa abbastanza divertente perchè, dal mio punto di vista, è inusuale veder rosicare tutta quella masnada di braccia rubate all’agricoltura. Non so. E’ quello spirito peccaminoso ed immorale che ti fa godere quando finalmente qualcosa va di traverso a quelli che la mandano sempre di traverso a te. Quella pruriginosa soddisfazione che ti da vedere qualcuno che finalmente decide di non piegarsi a novanta ogni volta che questa gente apre la bocca. Insomma, quel gusto di rivincita che si prova quando nei film il buono finalmente spacca il culo ai cattivoni prepotenti, con l’unico rammarico dato dal fatto che in questo caso il film dura da sempre e che da domani i cattivoni prepotenti saranno di nuovo li a spadroneggiare.
Già perchè adesso che il Silvio ha deciso di bestemmiare in pubblico sarà necessario ripareggiare i conti con l’amico Vaticano concedendo qualcosina. Come sempre. Qualche bella leggina ad hoc e pace fatta.
Chissenefrega se stiamo parlando di un adultero blasfemo che da vent’anni combatte la legalità (e non lo dico io eh, ma Fini, l’uomo che gli è stato più vicino da che è in politica), perchè finquando questo farà i Family Day, firmerà le leggi 40, aizzerà putiferi intorno ad eventuali casi Welby o Englaro, finanzierà le scuole private e si straccerà le vesti in nome dei crocifissi nelle aule tutto sarà concesso.
Come a dire, sia fatta la volontà di Dio, anche se poi ad attuarla è il diavolo.
Ecco perchè, oggi, sono così contento del Nobel a Edwards. Non solo perchè da scienziato non posso non riconoscere la grandezza di un personaggio che ha reso possibile la nascita di più di 4 milioni di bambini (un po’ più dello Spirito Santo, da che ne so io) curando di fatto una patologia tremenda come l’infertilità, ma soprattutto perchè da cittadino laico troppo spesso intrappolato ai piedi del Vaticano una rivincita ogni tanto da gusto.
E adesso forza Internet!

Quando prende male, qui prende peggio.

E’ un blog fiacco, questo qui.
Potrei dire che quando uno ha una vita spumeggiante come quella che ho io da queste parti non è che poi ci sia così tanto di cui scrivere. Ed infatti lo dico.
Tirando due somme due, a trent’anni farsi un anno affareinculo lontano da tutti è una gran rottura di coglioni.
A venti probabilmente è diverso.
A venti sicuramente è diverso.
Sei giovane, hai voglia di divertirti e i tuoi coetanei sono giovani ed hanno voglia di divertirsi. Sei studente in mezzo a studenti. Vivi, esci, vai alle feste, limoni. Non perchè tu sia particolarmente brillante, ma perchè è quello l’ambiente. Tutti con le stesse esigenze. A trent’anni invece la solfa è diversa. La gente ha una sua vita e tu, come è giusto, non ne fai parte. Certo ogni tanto esci, qualcosa si organizza, ma sono momenti estemporanei. E poi parliamone: quando capita ti ritrovi in una stanza con diciamo un rapporto 1:5 tra conoscenti e sconosciuti, ognuno con i propri interessi, ognuno con la propria vita, forzati assieme dall’unica esigenza di non restare soli. Ne nascono anche discussioni fighe eh, per carità, lungi da me criticare lo scambio culturale. Però anche dopo aver scoperto cosa pensano quindici persone di cui non mi frega un cazzo rispetto ad uno dei tanti temi che possono essere tirati in ballo non è che ci si senta poi così euforici. La serata passa, la compagnia è anche piacevole, ma non è niente che valga lo stare assieme alle persone di cui ti frega realmente qualcosa.
Capiamoci: sarebbe un modo figo per scappare dalla routine quotidiana, relazionarsi con qualcuno di diverso e allargare i propri orizzonti. Una tantum. Dopo mesi di socializzazione forzata uno si trifola anche i coglioni.
In sintesi quindi, se scrivo sporadicamente e perloppiù di attualità invece che della mia vita è solo perchè non c’è nulla di interessante da scrivere.
Di conseguenza, sono il primo a soffrire della cosa.
Forse anche l’unico.

Sfumature

In Italia se sei una donna, magari immigrata senza permesso di soggiorno, e stai sulla strada vendendo il tuo corpo per pochi euro che dovrai consegnare al tuo pappone per evitare di prendere più botte di quante già non te ne dia di solito, sei una prostituta, comunemente detta puttana o zoccola. Come prevede la legge queste donne sono perseguibili con l’arresto o con il rimpatrio immediato nel caso delle immigrate. I loro clienti rischiano costosissime ammende se pescati in flagranza di reato. Ammende ben superiori al costo della prestazione per cui hanno pagato, per intenderci.
Sempre in Italia, se sei una donna giovane e particolarmente attraente, magari immigrata senza permesso di soggiorno, e vivi nel tuo loft vendendo il tuo corpo per parecchi euro che potrai spendere in vestiti e trattamenti relax, sei una escort, comunemente detta zoccola o puttana da chi non può permettersela. Per gli altri è imprenditrice. Al contrario di quanto prevede la legge queste donne non vengono perseguite e se sorprese in flagranza di reato è probabile facciano carriera in televisione. Di rimpatriarle ovviamente non se ne parla. I loro clienti non rischiano nulla che non possa essere risolto in piazza al Family Day, nemmeno l’ammenda di cui sopra, nonostante possano pagarla senza quasi accorgersene e sia, quest’ultima, di molto inferiore al prezzo della prestazione acquistata.
Tutto noto.
Da ieri però l’Italia è anche ufficialmente il posto in cui se sei una bella donna e vuoi vendere il tuo corpo, ma i moltissimi soldi che prende una escort non ti bastano più, puoi farlo in cambio di una poltrona in Parlamento. Conosciuta come Deputata o collega da chi ha usufruito del servizio, è comunemente zoccola o puttana per gli altri, specialmente per le Deputate donne che si sono meritate il posto. Anche in questo caso niente sanzioni, perchè: “Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato.”. Niente pena anche per il cliente, comunemente utilizzatore finale.
Credo di dover scrivere alla Garzanti.
La loro definizione di prostituta è ferma alla seconda Repubblica e non menziona tutte queste sfumature.

Agli animalisti

Se ho deciso di scrivere queste poche righe indirizzate a tutti coloro che in queste ore imperversano sulla rete gridando la loro verità in merito alla sperimentazione scientifica sugli animali è perchè si sta sfociando nel ridicolo.
Mi rivolgo quindi tanto agli attivisti di lunga data quanto ai moltissimi riottosi dell’ultim’ora precisando come il mio tentativo non sia quello di “convertirvi” al credo della cavia, quanto di provare a dare a molti di voi una prospettiva diversa, nuova, in modo che possiate perlomeno conoscere in maniera più dettagliata il problema di cui avete deciso di farvi carico.
Io sono un ricercatore scientifico. Per mia scelta anni fa ho deciso di non lavorare personalmente sulle cavie, pur vivendo in un contesto ove la sperimentazione animale è all’ordine del giorno. Questo non lo dico per ricevere approvazione (se continuerete a leggere vi sarà ancora più chiaro), ma semplicemente per sottolineare come il problema etico e morale esista e sia vivo anche tra coloro che in questi giorni sono dipinti come sadici e perversi torturatori.
Quello che nessuno dice è che la ricerca medica e farmaceutica sugli animali è, oggi, indispensabile. Questo non significa affatto che sia esente da problematiche o che non vada regolamentata e controllata, tuttavia chi dice che se ne potrebbe fare a meno dice una stupidata.
Questo non è un mio parere. Questa è la realtà dei fatti e chiunque, andando a leggere qualunque rivista scientifica di una certa rilevanza, non potrà che ammettere come le cose stiano così. Non è il luogo e non sono certo la persona adatta per illustrare tutti i motivi scientifici per cui non si possa, attualmente, rinunciare a tale pratica. Però sono senza ombra di dubbio in grado di smentire chi, ad esempio, sostiene che “i test sugli animali si possono sostituire con test su cellule di derivazione umana. Perchè noi siamo più simili ad una cellula umana che ad un topo.” (cito da discussione realmente avvenuta). Questo non è vero. Chiunque abbia fatto le scuole medie sa benissimo che ad esempio un topo ha gli organi, una cellula no. Quindi se devo testare l’efficacia di un farmaco ad azione polmonare farlo su una cellula è impossibile. Punto.
Ed è anche ora di smetterla di equiparare la ricerca medica alla cosmetica, o ancora peggio all’industria delle pellicce (o alla corrida). Non è tollerable che si equipari la ricerca finalizzata a migliorare il tenore di vita di persone con malattie tremendamente debilitanti con la ricerca per un nuovo deodorante o con la realizzazione di indumenti alla moda. Per quanto si possa essere contrari a tutte e tre le pratiche non è lecito porle sullo stesso piano.
Infine è veramente nauseante, nonchè offensivo, leggere in continuazione di persone che sostengono come il ricercatore medio si diverta nel “seviziare” le cavie con le più ignobili torture.
Finchè la discussione quindi verterà su temi come quelli sopracitati non solo i toni saranno demenziali, ma si perderà l’opportunità di riflettere sul reale problema etico e morale che sta dietro questa questione.
Come dicevo la sperimentazione animale in campo medico farmaceutico esiste, è necessaria ed è condotta seguendo norme severissime atte a tutelare i diritti delle cavie. Questo tuttavia non significa che non ci siano dei problemi da risolvere o delle questioni che sarebbe meglio sollevare.
Se infatti esistono sperimentazioni per cui l’utilizzo delle cavie è indispensabile è altrettanto vero che ve ne sono molti altri in cui potrebbe essere evitato. Questo non perchè il loro utilizzo in quegli ambiti sia inutile, quanto perchè potrebbero esserci altre vie per ottenere lo stesso risultato anche se magari in tempi più lunghi e con più lavoro. Trattandosi sempre di scienza medica la questione etica esiste poichè si tratterebbe di ritardare la possibile guarigione del paziente. E il problema quindi riguarda non solo chi effettua la ricerca, ma anche chi la finanzia poichè anche i revisori dei progetti potrebbero forse valutare con maggiore attenzione la reale necessità di utilizzare animali in quello specifico ambito.
Insomma, ci sono diversi settori in cui è possibile e doveroso migliorare ed è per questo che ci si dovrebbe battere, ovviamente nella speranza di un futuro in cui si possa fare a meno degli animali da laboratorio.
Il clima da caccia alle streghe che si solleva ogni tanto in merito alla ricerca invece non porta a nulla di buono e viene strumentalizzato unicamente allo scopo di fare il classico sensazionalismo tanto caro ai giornalisti italiani.
Informarsi non vuol dire andare a cercare per la rete o in televisione qualcuno che ci dica quello che vogliamo sentire. Informare non vuol dire convertire il prossimo al proprio pensiero. Queste sono derive tutte italiane. Informarsi significa cercare di capire come stanno realmente le cose, ci piaccia o meno, ed informare vuol dire fornire a chi legge o guarda una ricostruzione dei fatti quanto più completa possibile, senza preconcetti o preclusioni.
Tutto questo in seguito ad una normativa UE di cui tutti parlano, che tutti commentano, ma che nessuno riporta in versione integrale e che, con ogni probabilità, in pochissimi hanno letto e compreso.
Perchè per criticarla, come si dovrebbe riguardo certi punti, bisognerebbe averla letta.
Ogni protesta, se male argomentata, si ritorce sistematicamente su chi la porta.
O peggio, sui più deboli che protestando si cerca di tutelare.

PS: Non ho volutamente parlato di industria farmaceutica, perchè non ne conosco i retroscena. La ricerca cui questa lettera fa riferimento è quella universitaria.

I heard they play louder live!

Vacanze finite, ma ferie ancora in atto.
Fermo a Milano per una settimana di pseudo relax prima del rientro al lavoro non è ancora tempo per me di scrivere riguardo il viaggio, le foto, il surf e tutto il resto.
Per quello ci sarà modo nei prossimi giorni, quando la routine della vita dell’emigrante sarà totalmente ricostituita e sarà davvero necessario fare un po’ il punto delle vacanze 2010.
Mentre il PC è impegnato a rippare tonnellate di CD che mi piacerebbe sentire anche oltre confine (lo so, potrei scaricarli, ma sono un idiota) mi prendo qualche minuto per scrivere del concerto dei NOFX cui Martedì sera ho preso parte in quel di Brescia.
I NOFX sono i Rolling Stone della mia generazione. Punto.
No, non sto esagerando e se qualcuno non lo capisce o non è parte della generazione di cui sopra, oppure semplicemente non se ne è ancora reso conto.
Non si parla di gente che si è limitata ad inventare un genere, qui siamo molto oltre. Qui si parla di una band che ha creato un qualcosa di così trasversale che è difficile anche solo parlarne per renderne l’idea.
I Nofx sono oltre le mode, oltre le ondate, oltre il revival. Piacciono a chi ascolta punk-rock dal ’94, a chi ha smesso di ascoltare punk-rock nel ’95 e a chi ha iniziato nel 2009. Piacciono a chi a trent’anni ancora mette all-star e pantaloni corti come a chi adesso si trova molto più a suo agio in giacca e cravatta. C’è chi va a sentirli coi figli e chi ci va coi genitori. Tutto questo senza essere mai, MAI, stati nell’hype, inteso ovviamente come quel momento in cui la gente che conta decide che tu sei un prodotto che va bene vendere. Sulla cresta dell’onda vera invece, quella che definisce coloro che hanno successo indipendentemente se è stabilito o meno che ne abbiano, Fat Mike, Melvin, Hefe e Smelly ci sono da quasi vent’anni e non pare proprio siano destinati a scenderne.
E questa non è l’unica cosa figa. Il top è che non ci saranno mai due concerti dei Nofx uguali perché non ci sono i singoli. Non c’è la classica scaletta pre fatta di pezzi che se non li suoni la gente si incrista e rivuole i soldi del biglietto. Tolta forse “Linoleum” non c’è una canzone che io ricordi come suonata in ogni loro live. Ogni volta pezzi diversi e ogni volta qualcuno del pubblico andrà in visibilio per la traccia che aspettava di sentire da anni e che finalmente gli viene regalata.
Martedì mi hanno fatto “Falling in love”, la mia preferita di sempre. Chi se l’aspettava? E chi si aspettava “We Threw Gasoline On The Fire And Now We Have Stumps For Arms And No Eyebrows” presa direttamente da Punk-o-rama vol.3?
Dai, non c’è storia e non c’è competizione, sono i Rolling Stone della mia generazione con buona pace di tutti gli altri.
Aspettiamo vent’anni e sarà chiaro a tutti.

Nota a margine.
I Nofx l’altra sera hanno suonato alla festa di Radio Onda d’Urto al prezzo di quindici euro. Le considerazioni in merito sono le seguenti. In primis ci sarebbe da riflettere su quante volte mi sono stati inculati i soldi per farmeli vedere dal vivo, quindi plauso onesto all’organizzazione dell’evento. In secondo luogo ancora una volta ho assistito ad un concerto all’aperto in un posto che più fuori dal centro abitato c’è solo l’Amazzonia, ma a dei volumi che dire ridicoli è eufemistico.
Se in centro abitato la questione è mascherabile con il rispetto della quiete pubblica, in posti come quello di Martedì (o come il Magnolia di Milano) anche quella facciata cade e si rivela l’aggressione a mano armata che la classe dirigente di questo bel paese di merda cui tanto sono legato (mannaggia a me) mette costantemente in atto nei confronti della cultura, di qualunque forma e sostanza questa sia fatta.
Il messaggio ai pezzi di merda che quotidianamente lavorano per sopprimere tutto ciò che loro non capiscono (e visti i soggetti si parla di una quantità incalcolabile di cose) è sempre lo stesso: per quanto ci proviate, non riuscirete mai a togliere chi la cerca, la gioia di vivere.
Bastardi.

Futuro o libertà?

Non avrei voluto scrivere un altro post di politica, ultimamente non mi pare di pubblicare altro, però oggi è successo qualcosa che va per forza commentato.
Berlusconi ha cacciato Fini. I due fondatori del PdL si separano dopo mesi di rapporto a dir poco travagliato. Il presidente della Camera rende noto di non volersi dimettere e lancia una nuova corrente dal nome “Futuro e Libertà”, precisando che sarà ancora disposto a sostenere il Governo, ma solo quando questi si atterrà al programma elettorale e non prenderà iniziative contrarie a “valori irrinunciabili quali l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale e la legalità”.
Mi chiedo quando un Governo sostenuto da una maggioranza i cui partiti principali sono il PdL di Berlusconi (e Dell’Utri, Previti, Verdini e via dicendo) e la Lega Nord di Bossi possa mai venir meno a questi “valori irrinunciabili”.
Ad ogni modo il dado è tratto e Gianfranco alla fine è stato cacciato a pedate da una coalizione che ha contribuito a fondare, uscendo come “lo sconfitto” dallo scontro con Berlusconi, soprattutto se il Governo resterà in piedi.
Cosa che mi auguro con tutto il cuore ed il motivo è presto detto. Se si andasse a votare domani e Fini si presentasse come autonomo la metà buona dei voti la porterebbe via al PD, cosa che più ci penso più delinea benissimo lo stato del nostro paese. Chi ha votato PD perchè facesse opposizione a Berlusconi infatti non può che preferire Fini, attualmente. Con Rutelli e Casini in giro a vendere il culo lo scenario che ci si pone di fronte è quantomeno nefasto: maggioranza più o meno solida, opposizione ininfluente e, oltretutto, composta da due fazioni ideologicamente opposte.
Senza contare che la legge elettorale attuale resta quello schifo che per tutti andrebbe cambiato, ma che nessuno si azzarda a toccare.
Insomma, io a votare non ci andrei. Andiamo avanti così, che si può solo fare peggio.

La moviola

La RAI ha deciso di eliminare, o meglio, di ridurre notevolmente l’utilizzo della moviola durante le sue trasmissioni. Il motivo è che mostrare alla gente le decisioni sbagliate degli arbitri “avvelena” il dibattito sportivo e “agita gli animi”. Le reazioni a questa decisione sono ovviamente le più varie: da chi sostiene sia giusto, a chi pensa invece che non lo sia affatto.
Più o meno tutti concordano col fatto che la RAI perderà non poco nei confronti della concorrenza, ma questa non è certo la prima volta in cui prendono decisioni di questo tipo e non è quello di cui voglio parlare.
Vorrei invece sottolineare un altro aspetto. Siamo sicuri che il problema del calcio sia la moviola in TV? E’ senza dubbio vero che la moviola spesso porti alla luce “ingiustizie” e “misfatti” che altrimenti resterebbero sconosciuti ai più e questo può certamente agitare gli animi. Nascondere la polvere sotto il tappeto però non significa eliminarla e questo lo insegnano tutte le mamme del mondo. Se ci sono problemi legati ad un regolamento che non viene rispettato o fatto rispettare come si dovrebbe, anche se vogliamo a causa di un limite oggettivo della classe arbitrale, a mio avviso bisognerebbe fare in modo che questo problema venisse risolto in modo da rendere inutile la moviola in TV. Eliminare la moviola stessa e sperare che i cittadini non vengano mai a sapere delle eventuali irregolarità è invece una soluzione che non può andare bene in un paese civile.
Facciamo un esempio.
Mettiamo il caso si stesse parlando di legge e non di sport. Ipotiziamo per un momento cosa accadrebbe se in un paese ci fosse il reale problema di una giustizia che, per diversi motivi, fatichi a farsi rispettare. Potrebbero facilmente esistere alcuni uomini privilegiati che, esattamente come le squadre di calcio più blasonate, in questo paese godano di un trattamento diciamo “di favore”, di una certa sudditanza psicologica da parte dell’opinione pubblica e di chi la legge dovrebbe farla rispettare. Sempre per ipotesi in questo paese il problema potrebbero non essere i giudici in se, ovvero gli arbitri, ma gli strumenti che questi giudici possiedono per fare in modo che le leggi vengano rispettate. Il governo di questo paese in questo parallelismo avrebbe il ruolo della Federazione, ovvero di colei che stabilisce le regole e, sempre per assurdo, questo governo potrebbe prendere decisioni che invece di facilitare il lavoro dei giudici, lo rendono sempre più difficile.
Ebbene, in un paradossale scenario come quello dipinto l’unico modo che il cittadino potrebbe avere per venire a conoscenza di tali misfatti è che qualcuno, dall’esterno, li documenti e li riporti al pubblico. La moviola ha quindi il ruolo che avrebbe una stampa libera in un paese governato da persone che pensano di scavalcare la legge: il compito di denucnciare nella speranza che certi fatti non capitino di nuovo. E se la gente si incazza, una volta scoperta la magagna, il problema non sta certo in chi l’ha informata, ma in chi ha commesso il misfatto.
Bloccare la moviola quindi è come imbavagliare l’informazione.
Ed è per questo che Fabrizio Cichitto, presidente dei deputati di centro destra, è così contrario al fatto che questa venga eliminata dai programmi RAI.
Perchè loro, all’informazione libera, ci tengono.
Il calcio, lo dico da sempre, è metafora della vita.