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Riflessioni

Last, I get lost too

Per tutti e sei gli anni in cui Lost è stato trasmesso io ero uno di quelli che andava fiero dell’esserne completamente disinteressato.
Avevo in realtà provato un approccio quando la serie era già giunta al terzo capitolo, downlodando l’intera prima stagione. Ne avevo guardato un episodio e mezzo e avevo deciso di smettere. Il motivo? A metà del secondo mi ero clamorosamente addormentato. Da quel momento avevo bollato la serie come qualcosa di decisamente non adatto al sottoscritto e così è stato fino a un mese fa.
Poi c’è stata la svolta.
In meno di quaranta giorni io e la Polly ci siamo visti tutte e sei le stagioni, episodio per episodio, dormendo sempre meno e dando sfogo a congetture e ipotesi sempre più assurde. Tutto normale, sensazioni ed umori che chi è finito sull’isola prima di noi ritardatari conosce molto bene.
Oggi, ormai qualche ora fa, Lost è tuttavia giunto al termine anche per noi ed è quindi arrivato il tempo di parlarne in maniera adeguata (anche) su questo sito. Vederlo tutto d’un fiato ci ha probabilmente privato di una delle parti fondamentali del suo successo, ovvero la discussione. Quel meccansimo per cui dopo un episodio parli con gli amici, leggi in internet e, in sostanza, diventi pazzo nel tentativo di capire cosa ci sarà nell’episodio seguente o nella serie successiva. Ecco noi tutto questo non l’abbiamo vissuto perchè, essenzialmente, dopo ogni puntata l’unica cosa che ci interessava fare era guardare la seguente, in un meccanismo che se non può essere definito come dipendenza, beh, poco ci si allontana. Col senno del poi forse questo non è stato proprio un male perchè, visto come il tutto si è concluso e le tonnellate di interrogativi che mi sono rimasti, non essermi scervellato per anni al fine di tirarne fuori altri è certamente qualcosa che credo sia bene apprezzare.
Come detto però, la conclusione è arrivata ed è quindi ora di tirare le somme. Lost, a mio avviso, racchiude il meglio ed il peggio della televisione. Potenzialmente rivoluzionario, appassionante, curato e coinvolgente, ma allo stesso tempo inconcludente, pretenzioso, negletto e banale, Lost è stato uno show capace di sconvolgere il modo di fare fiction, ma che a mio avviso ha finito col dover pagare dazio ai meccanismi televisivi canonici, piegandosi alla loro volontà. Con le avventure dell’isola gli autori hanno portato in casa di milioni di persone la filosofia, la letteratura, la fisica e la fantascienza aprendo per molte di queste nuovi mondi e nuovi interessi ed è in questo che la serie secondo me ha iniziato una potenziale rivoluzione, alzando il livello “culturale” ed aprendo lo scenario a concetti non così frequenti nel prime time televisivo. Di contro però, con la conclusione della serie hanno deciso di mettere da parte molto di quel che avevano costruito, per far convergere il tutto nell’ottica dell’emozione, ovvero esautorando i misteri dell’isola dal ruolo di star e conferendo lo scettro ad amore e morte dei personaggi, le due cose che, in definitiva, portano al coinvolgimento emotivo del telespettatore.
E’ lì che sta il fallimento, secondo me. Chi ha seguito Lost si aspettava delle risposte perchè gli autori hanno creato la serie facendo in modo che fosse così. Hanno fornito delle aspettative. Lost non è un film di Lynch, per intenderci. Il messaggio che avrebbe potuto/dovuto passare era che alzando il livello culturale di una serie, portando elementi non consueti in casa della gente, si potesse creare una trama più complessa e ciò nonostante farla risultare fruibile a tutti. Quel che è passato invece è che quando ci sono di mezzo fantascienza, fisica, matematica, filosofia e letteratura alla fine non ci si capisce un cazzo. Questo è un peccato perchè, magari sbaglio, ma un domani il pubblico di fronte alle stesse tematiche potrebbe storcere il naso e dire: “No grazie, poi va a finire che non mi spiegano niente e ci rimango di merda come con Lost. Ridatemi Grey’s Anatomy che almeno lì i personaggi limonano duro e non c’è nulla da capire!”. Questo è quel che intendo quando dico che alla fine Lost si è piegato ai canoni della televisione. Jack e Kate che si dicono “Ti amo”, Sawyer che ritrova Juliet, Charlie che ritrova Claire, Jin e Sun che muoiono insieme baciandosi son cose che coinvolgono e commuovono, me per primo, ma che non sono certo gli elementi per cui la gente (o se vogliamo io) ha iniziato ed ha soprattutto continuato a guardare Lost.
Intendiamoci, io non critico le scelte che hanno adottato per spiegare il poco che hanno spiegato perchè non è lì la questione. Se pensi una trama e la sveli alla fine, il risultato piò convicere o meno, ma almeno la spiegazione c’è stata e quindi va bene così (accetto anche il maxi lavandino finale, per intenderci). Che critico è quando invece si fa finta di nulla e si lasciano cadere le domande nel vuoto. In quel caso infatti non si parla più di gusti, ma di tradimento della fiducia che il telespettatore ha riposto nella serie.
Ok, il grosso della critica l’ho quindi snocciolato. Passiamo alle cose buone.
Di Lost ho amato la cura nella creazione dei personaggi, probabilmente unica nel genere, la fotografia, la regia, le musiche sempre di altissimo livello ed in alcuni momenti direi spettacolari. E poi gli elementi che dicevo prima, che anche se non sono stati portati avanti come speravo fino alla fine, per gran parte delle serie mi hanno coinvolto ed appassionato come mai mi era capitato prima. E poi, come dicevo, non sono certo rimasto insensibile alla parte emotiva del tutto, specie in alcuni casi. Questo in termini generali, entrando invece nel dettaglio direi che potrei andare per punti e parlare dei Lost moments che ho amato di più:
Ogni scena in cui presenziava Sawyer. Indiscusso eroe della serie, personaggio superiore da ogni punto di vista. L’ho amato dal primo momento, anche nei picchi in cui era eccessivamente stronzo. La scomparsa dell’addominale con l’andare delle puntate è la cigliegina sulla torta, ma a lui lego realmente i momenti più belli della serie. Tra gli altri personaggi, la mia stima va a Miles, Lapidus, Charlie, Desmond e Jin.
Ogni scena in cui Ben prendeva schiaffi. Mai provata cotanta indisponenza nei confronti di un personaggio centrale ad una serie. Altri losties mi hanno irritato parecchio, tipo Mikail, Juliet nella fase pre Sawyer, Shannon, ma nessuno mai ha solo sfiorato il livello di fastidio causatomi da Benjamin Linus.
La greatest hits di Charlie. Forse il mio episodio preferito di tutte le serie.
I flashback. La vera droga, ciò che rende le prime serie superiori alle ultime. Scoprire pian piano la storia dei personaggi è stata la cosa che più mi ha dato dipendenza.
E adesso ecco le (prime) 10 domande che mi sono rimaste dopo l’aver assistito alla serie completa.
1 – Perchè, quando gli Oceanic 6 decidono di tornare sull’isola, Sun è l’unica tra loro a non finire nel 1977?
2 – Perchè Libby era al Santa Rosa Institute? Prima del volo 815 intendo.
3 – Perchè sull’isola le donne incinte muoiono?
4 – Perchè gli altri si mascherano da primitivi?
5 – Chi ha paracadutato i viveri della Dharma ai superstiti sull’isola? Se è stata la Dharma stessa, perchè l’ha fatto se i suoi scenziati sono tutti morti nei tardi anni settanta?
6 – Se era il fumo nero a prendere le sembianze delle varie visioni avute dai losties sull’isola, chi era a prendere le sembianze del Jacob giovane dopo la morte di Jacob stesso?
7 – Ma i tatuaggi di Jack? Passi per quello “spiegato” nell’episodio tailandese (che poi, vabbè…), ma gli altri? Senza senso?
8 – La bomba chiaramente non è esplosa, quindi il flash alla fine della quinta serie è dato da un altro salto temporale. Dovuto a cosa, visto che la ruota era stata sbloccata?
9 – Se gli studi della Dharma avevano un reale senso, perchè presupponevano anche stazioni inutili come la Perla?
10 – Ma Walt, il suo dono e il fatto che gli altri fossero interessati a lui che ruolo avevano nella vicenda?
Queste sono le prime dieci domande che mi sono venute. Probabilmente ne avrei anche altre, ma al momento mi limito a queste. Escludo di proposito il finale dalle domande, perchè per quello sarebbe una soltanto: What the fuck?
Tirando le conclusioni quindi, direi che la Lost Experience vale la pena di essere vissuta e, anche alla luce dei difetti elencati, la rifarei senza dubbio.
Chiudo con questo video perchè direi che il messaggio che ne scaturisce è senza dubbio vero: nel bene e nel male, “We’ll never be lost again”.

Lettera aperta al Ministro della Difesa

Caro Ministro La Russa
Le scrivo queste righe nel tentativo di comprendere le affermazioni da Lei fatte durante la puntata di “Annozero”, in risposta all’intervento di uno studente.
Riporto il video, per completezza.

Prenda questa mia lettera per quello che è, ovvero un’innocente e sincera richiesta di spiegazioni. A tal proposito infatti, pur fermamente convinto di posizioni molto lontane dalle Sue in merito a quanto accaduto a Roma il 14 Dicembre, voglio per un momento partire dai Suoi stessi presupposti e quindi mettermi nelle stesse condizioni da cui Lei è partito quando ha avuto quello scatto in diretta TV.
I giovani studenti, in toto, hanno sfogato la loro delusione e la loro rabbia in atti di violenza.
I giovani ragazzi delle forze dell’ordine, incolpevoli, ci sono andati di mezzo.
Ok, presupposti chiari. Anche così fosse però, non ritiene che i vigliacchi, quelli che frappongono giovani ragazzi incolpevoli per evitare di essere presi a sassate dal popolo incazzato, siate Voi? Voi intesi come Governo, come classe politica di cui I’Italia bipartisan è chiaramente stufa, Voi ladri di futuro così distaccati dalla realtà da non comprendere neanche il perchè certi fatti succedono, ma semplicemente impegnati a strumentalizzarli in una direzione o nell’altra?
In sincerità sono pronto a scommettere che nessuno degli studenti in piazza, anche quelli partiti con le peggiori intenzioni fin da casa, potendo scegliere una valvola di sfogo fra Lei ed un poliziotto, avrebbe optato per il poliziotto.
Quindi, prima di dare del vigliacco a chi sta in piazza disposto a prendere manganellate che magari non gli spetterebbero pur di far sentire la sua voce, rifletta un po’ sulla posizione Sua e dei suoi colleghi, così sfacciatamente non curanti del popolo che dovrebbero rappresentare da arrivare a barattare voti e scambiarsi preferenze senza minimamente tenere conto delle persone che li hanno votati.
Ah no, mi scusi, dimenticavo che in Italia ormai deputati e parlamentari non vengono più nemmeno votati dal popolo.
Ve li scegliete da soli.
Con rispetto, ma senza la minima stima.

Manq

EDIT: ho provato a cercare il contatto per scrivere direttamente al Ministro, ma non l’ho trovato.

Identificati i Black Block presenti oggi a Roma: erano 314.

Prima di addolorare tutti con la sua dipartita, Cossiga ebbe il tempo di rilasciare un’intervista il cui testo è tutt’ora presente negli archivi del Governo Italiano.
L’intervista, datata 23 Ottobre 2008, era a cura di Andrea Cangini e di seguito ne riporto uno stralcio.

AC: Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
FC: Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia.
AC: Quali fatti dovrebbero seguire?
FC: Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno.
AC: Ossia?
FC: In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…
AC: Gli universitari, invece?
FC: Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
AC: Dopo di che?
FC: Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.
AC: Nel senso che…
FC: Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.
AC: Anche i docenti?
FC: Soprattutto i docenti.

Queste parole mi sono venute in mente oggi vedendo quanto stava accadendo a Roma. Poi ho pensato a quanto successe a Genova, ma non quando Ivan il Serbo ed i suoi amici hanno demolito una città ed uno stadio imperterriti, bensì a qualche anno prima. Per qanto mi sforzassi a riflettere non riuscivo proprio a comprendere il perchè quell’intervista mi fosse tornata alla memoria. Poi ho visto questo video e tutto è stato più chiaro.

Life on Mars?

L’articolo apparso su Science in questi giorni e di cui riporto l’immagine qui sopra ha fatto molto parlare di se. Vivendo all’estero ed essendo parte della comunità scientifica non riesco a giudicare l’impatto che la notizia può aver avuto sulla popolazione, quindi mi prendo qualche riga per parlarne. Il succo della scoperta qui riportata è che alcuni batteri possono utilizzare l’arsenico al posto del fosforo come elemento con cui costruire ciò di cui gli esseri viventi si compongono, dal DNA alle proteine.
L’arsenico esiste in natura con stato di ossidazione 3 e 5: in stato 3 è altamente tossico, in stato 5 altamente instabile in presenza d’acqua. Da quanto ho capito (non ho ancora avuto modo di leggere il paper, mi è stato presentato in un talk da un collega) questi batteri riescono a vivere proprio perchè non utilizzano l’acqua. La conseguenza è quindi che ci può essere vita senz’acqua.
La questione merita sicuramente un approfondimento ed è certamente molto interessante, tuttavia la prima cosa che ho pensato nel sentire di tutto questo è che tutti coloro che hanno insultato M. Night Shyamalan dopo aver visto il finale di Signs dovranno al regista un bel po’ di scuse.

La peggio di tutte

Silvio Berlusconi ha fatto un sacco di cose pessime che non è certo necessario stare qui ad elencare.
La peggiore di tutte però è stata l’avermi fatto apprezzare, anche solo per un breve periodo, Gianfranco Fini. Uno che dopo sedici anni di prostituzione intellettuale verso il nuovo messia venuto da Arcore capisce, come solo i grandi politici italiani sanno fare, che è il momento di cambiare aria. Scendere dal carro che fu del vincitore e scappare dalla nave che imbarca acqua. Come i topi.
La cigliegina sulla torta poi è il modo in cui sta scappando, con grandi parole di distacco e ancor più grandi azioni che le smentiscono. Tipo il voto con la maggioranza sul lodo Alfano dopo aver gridato per mesi ai quattro venti: “Legalità o morte”, o il voto con la maggioranza per la riforma Gelmini dopo aver messo la parola Futuro nel nome del nuovo partito.
Eppure sono talmente convinto che Berlusconi sia un tumore maligno al colon* di questo Paese che a Fini è bastato prenderne le distanze, come detto più che altro a parole, per tramutarsi ai miei occhi in un potenziale salvatore. E la colpa di tutto questo è mia, certo, ma anche di Berlusconi reo di avermi esasperato al punto da farmi trovare simpatico un fascista. E questa proprio non posso perdonarla al presidentissimo. Proprio no.
Chiudo citando un articoletto di Giovanni De Mauro apparso tempo fa sull’Internazionale, nella speranza di aiutare chi come me in questo momento difficile si attacca agli appigli sbagliati.

Calcolare il numero di anni in cui è stato alleato di Silvio Berlusconi (sedici). Memorizzare almeno un paio di sue frasi famose (“Mussolini è stato il più grande statista del secolo”, La Stampa, 1 Aprile 1994; “Ci sono fasi in cui la libertà non è tra i valori prominenti”, La Stampa, 3 Giugno 1994).
Elencare i nomi dei deputati per cui ha negato l’autorizzazione a procedere o all’arresto (Cesare Previti; Marcello Dell’Utri; Gaspare Giudice; Amedeo Matacena; Umberto Bossi, accusato per la frase “Col tricolore io mi pulisco il culo”).
Trascrivere i numeri di due delle leggi di cui è stato promotore (189/02, primo firmatario con Umberto Bossi della legge sull’immigrazione clandestina; 49/06 primo firmatario con Carlo Giovanardi della legge che elimina la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere e tra consumo e spaccio di droga).
Tradurre la frase del Guardian a proposito della sua presenza nella questura di Genova durante il G8 del Luglio 2001 (“He has never been required to explain what orders he gave”).
Esercizi da fare per resistere alla tentazione di non trovare poi così male Gianfranco Fini.

* Silvio, questo è l’unico cancro che puoi sconfiggere. Cerca di metterci meno di tre anni…

Diritto di replica

E’ una situazione strana, quella del mio Paese. Ogni giorno si fa un gran parlare del diritto di replica, ma la cosa buffa è che a richiederlo siano sempre e solo le persone che la possibilità di parlare già ce l’hanno. Le giornate trascorrono tra commenti e repliche degli stessi agli stessi, in un circolo vizioso che onestamente mi ha decisamente stancato. Ieri era Maroni che, in qualità di Ministro degli Interni, sentiva la necessità di far sentire la sua voce sorvolando sul fatto che la sua carica questa possibilità gliela fornisce a prescindere. Oggi è il comitato per la Vita a voler replicare alle storie di vita di Welby ed Englaro. Come se alla Chiesa mancasse una voce. Come se non ci fosse il Papa tutte le domeniche su tutti i telegiornali. Cosa ci sia da replicare poi ad un racconto di vita, resta un mistero. Il concetto è che questa gente sente di continuo il bisogno di dire la sua su tutto, sempre. Non conta quante volte l’abbiano già fatto e quanto spazio già abbiano, vogliono di più. Vogliono parlare sempre, vogliono spazio sempre. Si impongono. Non credo qualcuno possa affermare che Berlusconi non abbia possibilità di esprimere le sue opinioni, però è necessario che intervenga a Ballarò per farlo una volta di più.
Ancora e ancora.
Il pretesto come detto è sempre lo stesso: il diritto di replica.
Ho citato questi tre casi, ma ce ne sarebbero molti altri ed il fatto che questa maggioranza lo faccia in modo più “violento” non le da comunque l’esclusiva. Gli altri fanno altrettanto e non certo con meno frequenza.
Esistono però persone cui il diritto di replica è negato, sempre, e forse è il caso che qualcuno dia loro questa possibilità. Sempre che queste persone non decidano di prendersi da soli il diritto di replicare, utilizzando mezzi che in qualunque caso il sottoscritto non si sentirebbe di criticare.
Prendiamo ad esempio questa ragazza. Le verrà data la possibilità di replicare al suo amico carabiniere?
Oppure si potrebbe chiedere di replicare ai cittadini che hanno devoluto il 5×1000 quest’anno e che ne sono stati derubati.
Credo sarebbe anche giusto far replicare un po’ di votanti di qualsivoglia colore e chiedere loro se il Parlamento parlasse davvero in loro vece quando oggi, praticamente all’unanimità, ha deciso di non rinunciare il vitalizio. In giorni in cui non si raggiunge la maggiornaza su nulla o quasi, vedere il voto compatto di 498 deputati fa una certa impressione.
Insomma, non vado avanti con la lista perchè poi finisco per innervosirmi ancora di più, però direi che di esempi di diritto di replica mancato ce ne sono a bizzeffe, quotidianamente.
Alcuni si organizzano e salgono sui monumenti per farsi sentire, ma c’è chi pensa che andrebbero menati per questo.
Ecco, questo post è essenzialmente volto a ringraziare il signor Giuliani per aver fatto valere il mio diritto di replica.

USA-hole

Avrei passato volentieri la serata a veder perdere il Milan, ma non posso farlo perchè anche lo streaming mi ha abbandonato. Di conseguenza chiudo questa giornata non felicissima dando libero sfogo a qualche riflessione.
In tutto il mondo ridono dell’Italia perchè il nostro presidente sembra un personaggio dei film di Vanzina. Ci sta. Se si considera che il cinepanettone tutti gli anni sbanca al botteghino non c’è da stupirsi che Berlusconi stia al governo, le persone che fomentano i due fenomeni sono le stesse. Sono gli italiani, o quantomeno una larga parte di questa categoria, gli artefici di questa situazione e ci sarebbe da incazzarsi con questi ultimi più che con chi cerca di fornir loro il prodotto che richiedono. Il prolema è che non si ha il coraggio di prendere le distanze da una popolazione che esige a gran voce elementi come Berlusconi dietro cui nascondersi. Il popolo non è mai colpevole, è colpa della televisione che non lo informa o che lo indottrina. Al sottoscritto, in sincerità, questo alibi inizia ad andare un po’ stretto.
In realtà chi ci governa è chi vogliamo ci governi. Punto. Perchè se la gente non volesse farsi indottrinare farebbe come me, si informerebbe altrove. Invece alla gente sta bene che le cose vadano così quindi smettiamola con tutte queste stronzate dello scoop del presidente che va a troie o che fa i festini con la droga, come se si fosse tirata fuori chissà quale verità scomoda e malcelata con incredibile abilità giornalistica. Son cose che sanno tutti, che son già uscite due anni fa con interpreti diversi e che comunque non smuoveranno un’opinione pubblica che, per questo o nonostante questo non fa differenza, continuerà a dare fiducia a gente come Berlusconi.
E se anche è vero che non siamo messi bene, noi del bel Paese, ne ho pieni i coglioni di farmi fare la morale da tutto il mondo. Me ne fotto di cosa scrive la stampa estera di Berlusconi.
Se il New York Times non si capacita di come in Italia Berlusconi continui a governare nonostante tutte le stronzate che combina, mi chiedo come possa capacitarsi di un popolo, quello americano perlappunto, che sfiducia pesantemente un Presidente reo solo di aver provato a garantire a tutti il diritto dell’assistenza sanitaria. Una roba che qui da noi c’è da sempre.
Da estraneo ai fatti l’idea che ho è che per una volta gli Stati Uniti abbiano un uomo vero come presidente. Uno che pur di perseguire gli ideali in cui crede accetta di perdere consenso. Uno che dopo aver perso le elezioni dichiara non solo di essere conscio della sconfitta, ma se ne prende pure la colpa. Echi l’ha mai visto uno così in Italia? Negli USA però mica l’hanno votato per quello. L’hanno votato perchè era di colore, per lanciare al mondo il messaggio di quanto siano evoluti. Però nonappena si sono accorti che le cose che diceva di voler fare non erano le classiche storielle da campagna elettorale, bensì un programma VERO, si son subito preoccupati di tirare il freno a mano.
Il problema è che le classi dirigenti rispecchiano il popolo ed il popolo, nella maggior parte dei casi, fa schifo.

Chiedo venia

Oggi, a caldo, come reazione alla nuova, ennesima, esternazione imbecille del mio Presidente del Consiglio ho scritto uno status di Facebook che recita così: “Essere omosessuale è meglio che essere Berlusconi.”.
Dopo qualche ora, credo di dovermi scusare perchè rileggendo la frase non posso non trovarla offensiva nei confronti della categoria degli omosessuali. Già perchè, per come è scritta, pare si vogliano equiparare due disgrazie di cui una gode di una leggera preferenza rispetto all’altra.
Ovviamente non è quello che intendevo, quindi adesso elencherò dieci cose che sono realmente meglio di essere Silvio Berlusconi.
1- Essere calvo o avere dei capelli palesemente finti incollati in testa è meglio che essere Berlusconi.
2- Essere dominato dalla necessità di apparire giovane, bello, forte, ariano e terribilmente uomo è meglio che essere Berlusconi.
3- Essere ignorante è meglio che essere Berlusconi.
4- Essere idiota è meglio che essere Berlusconi.
5- Essere anziano, probabilmente impotente e sviluppare un atteggiamento ossessivo compulsivo nei riguardi della figa, magari giovane, è meglio che essere Sivlio Berlusconi.
6- Essere una persona dal dubbio passato, che ha costruito il suo impero sull’illegalità come solo le grandi associazioni criminali sanno fare, è meglio che essere Berlusconi.
7- Essere un arrogante liberticida con il pallino per la dittatura è meglio che essere Berlusconi.
8- Essere il principale responsabile del declino sociale e culturale di una nazione è meglio che essere Berlusconi.
9- Essere un amico intimo di persone che si dilettano col genocidio è meglio che essere Berlusconi.
10 – Essere basso, incredibilmente basso, è meglio che essere Berlusconi.
Una bella lista, direi. Tra l’altro essere anche più di queste cose insieme è meglio che essere il Premier. Avere nove dei dieci difetti elencati sarebbe comuqne da preferirsi all’essere il nostro Presidente del Consiglio. Solo nel caso ci si ritrovi in tutte e dieci le definizioni non si potrebbe dire di essere meglio di lui, ma è una cosa che può succedere solo ad una persona.
A Silvio Berlusconi.
Pare impossibile? Faccio un esempio: Mussolini si ferma a 9/10.
Lui, almeno, non era incredibilmente basso.

Uno che se lo mandi “a fare in culo” rischi di farlo contento.

Questo post parte dalle conclusioni, che sono le seguenti.
Essere Rocco Buttiglione è eticamente e moralmente sbagliato.
Votare o aver mai votato Rocco Buttiglione dovrebbe essere civilmente e penalmente perseguibile.
Il motivo per cui affermo tutto questo lo si può capire in pochi secondi leggendo questo articolo.
Il pezzo tratto dal Corriere offre tuttavia al sottoscritto non uno, ma tre spunti di riflessione.
Il primo, ovviamente, riguarda l’equazione omosessualità=pratica moralmente sbagliata. Anzi, citando il presidente dell’UDC, “pratica oggettivamente sbagliata”. Per quello che mi riguarda certe affermazioni, nel 2010, si commentano da sole. Passiamo le giornate a condannare i talebani, i palestinesi e tutti gli integralisti religiosi con cui viene quotidianamente riempito il TgN (mettete un numero a caso) e ci teniamo in parlamento gente che non si fa esplodere solo perchè troppo attaccata al proprio culone nonchè alla poltrona su cui si poggia. Bene così, perchè gli integralisti son sempre gli altri quando uno ha “oggettivamente” ragione. Che poi, detto tra noi, non sono mica sicuro che il buon Rocco non paghi profumatamente qualche trans clandestino per farsi profanare dalle parti dell’osso sacro (a quelli come lui piace dire così, ano è volgare e la volgarità offende il Signore), ma si sa che i politici che lo prendono dai trans non sono gay, ma semplicemente troppo tempo lontani da casa, chiesa e famiglia, quindi va bene anche questo. Da queste dichiarazioni ad ogni modo è subito nato un polverone mediatico di quelli tipici all’italiana: sfdegno sui social network, sui blog, sui giornali. L’affermazione è senz’altro grave, ma leggendo lo sbobinato messo a disposizione dai giornalisti Rai la cosa che mi colpisce è un’altra e a questa offro il secondo spunto di riflessione.
Butt-iglione (cit. da Accento Svedese. Genio.) ascrive l’omosessualità alla categoria di cose “moralmente sbagliate, ma che la legge non deve perseguire” e fa degli esempi: adulterio, mancata carità verso i poveri, evasione fiscale, … ehhhhh? Fatemi rileggere. EVASIONE FISCALE? L’evasione fiscale è un atto moralmente sbagliato che la legge NON DOVREBBE PERSEGUIRE????? Ma stiamo dando i numeri?
Eppure su questa cosa nessuno commenta, tutti sorvolano. Io capisco lo schierarsi a favore dei gay quando una persona fa un’uscita che definire infelice è niente, ma questo non deve distogliere l’attenzione dal resto.
E’ un po’ come se Hitler avesse detto “Arresterò gli omosessuali e sterminerò gli ebrei” e la gente avesse replicato solo alla prima metà dell’affermazione. A mio avviso che un cattolico integralista bacchettone e intellettualmente prossimo alle mosche giudichi “morlamente sbagliata” l’omosessualità non è che ci sia da stupirsi o scandalizzarsi più di tanto. Ma se una persona che ripetutamente ha rivestito e forse riveste ruoli istituzionali sostiene che evadere il fisco, ovvero rubare i soldi di tutti, non debba essere legalmente perseguibile è decisamente più grave.
Cazzo è immensamente grave, puttana bastarda la miseria.
Il terzo ed ultimo spunto di riflessione investe il tenore della risposta dei giornalisti RAI. Non ho molto da dire se non che li ho trovati geniali.
Vabbè, vado a gustarmi cotechino e lenticchie.
Se Buttiglione nel contempo dovesse farsi saltare in una chiesa Valdese qualcuno me lo faccia sapere.