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Riflessioni

Il peccato.

In questi giorni si è discusso dell’ennesimo attacco da parte del Vaticano alla fecondazione assistita, definita a questo punto senza se e senza ma autentico peccato (NdM: in merito consiglio il bel pezzo di Gilioli sull’argomento, anche se per l’opinione pubblica è probabilmente un altro caso di strumentalizzazione). Quando ho letto la notizia, la mia prima reazione è stata pensare a tutte le cose che, evidentemente, per la chiesa invece peccato non sono o che quantomeno non meritino da parte sua una condanna forte e decisa quanto l’orribile pratica sopra menzionata. L’elenco ottenuto è piuttosto lungo e, all’inizio, sarebbe dovuto essere il protagonista di questo post.
Poco dopo, però, Facebook mi ha messo a conoscenza di un filmato, questo, tratto da una trasmissione di Radio Maria circa i tragici fatti giapponesi. Siccome incrementare il tasso di tumori e leucemie nei bambini fa parte della lista cui questo post sarebbe dovuto essere dedicato, ho pensato di deviare un minimo la rotta e commentare il video in questione. Non so quanto il filmato resterà on-line, quindi cito e commento per iscritto i passaggi che secondo me meritano analisi.
A parlare è tal Roberto de Mattei.
“Dice monsignor Mazzella che in primo luogo le grandi catastrofi sono una voce terribile, ma paterna della bontà di Dio che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita che è immortale. Infatti se la terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi la terra eserciterebbe sopra di noi un fascino incredibile. Non ci accorgeremmo che essa è un luogo di esilio e dimenticheremmo troppo facilmente che noi siamo cittadini del cielo.
Ma in secondo luogo, osserva l’arcivescovo di Rossano Calabro, sono talora esigenza della giustizia di dio della quale sono giusti castighi. Infatti alla colpa del peccato originale che tocca tutta l’umanità, si aggiungono nella nostra vita le nostre colpe personali. Nessuno di noi è immune dal peccato e può dirsi innocente e le nostre colpe possono essere personali o collettive. Possono essere le colpe di un singolo o quelle di un popolo. Ma mentre dio premia e castiga i singoli nell’eternità è sulla terra che premia o castiga le nazioni, perchè le nazioni non hanno vita eterna, hanno un orizzonte terreno. Nessuno può dire con certezza se il terremoto di Messina ieri o quello del Giappone oggi sia stato un castigo di dio. Sicuramente è stata una catastrofe e, scrive monsignor Mazzella, la catastrofe è un fenomeno naturale che dio ha potuto introdurre nel suo piano di creazione per molteplici fini degni della sua sapienza e bontà. Ha potuto farlo per raggiungere un fine della stessa natura, ottenendo per mezzo di una catastrofe un bene fisico più generale, come quando con una tempesta di venti che produce danni si purifica l’aria. Ha potuto farlo per un fine di ordine morale, per esempio come acuire il genio dell’uomo e sollecitarlo a studiare la natura per difendersi dalla sua potenza distruggitrice e così determinare il progresso della scienza. Ha potuto farlo per uno dei fini per i quali la fede ci dice che talora l’ha fatto come sarebbe quello di infliggere alla città un esemplare castigo. Ha potuto farlo per un fine a noi ignoto. Per quale fine in concreto dio ha operato in un caso speciale? Per quale fine Messina e Reggio sono state distrutte? Chi potrebbe dirlo? E’ possibile fare delle congetture, non è possibile affermare alcuna cosa con certezza. Intanto per noi basta la sicurezza che le catastrofi possono essere e talora sono esigenza della giustizia di dio. E aggiungiamo questo concetto che dio talora si serve delle grandi catastrofi per raggiungere un fine alto della sua giustizia, si trova in tutte le pagine della sacra scrittura. Che cosa furono il diluvio, il fuoco che cadde su Sodoma e Gomorra e quello che non si abbattè su Minive se non castighi di dio? Però, si dice, eh la catastrofe è cieca. Punisce il colpevole, ma colpisce anche l’innociente. Come si conciliano con la provvidenza queste stragi dell’innocenza e della virtù che avvengono per esempio in un terremoto? E la rispostna è che dio non potrebbe fare in modo che un terremoto colpisca il colpevole e rispetti l’innocente, se non attraverso la moltiplicazione di miracoli, attraverso una profonda modifica del piano della creazione divina. Ora è chiaro che dio può salvare e talvolta salva l’innocente operando un miracolo, ma dio non è obbligato a moltiplicare i miracoli o a rinunciare al piano della sua creazione per salvare la vita di un innocente. E poi dio è padrone della vita e della morte di ognuno, misura i giorni dell’uomo sulla terra e stabilisce l’ora e il modo della morte di ciascuno. Quindi l’innocente che muore sotto una catastrofe generale che punisce i colpevoli si trova nelle stesse condizioni nella quale si trovano tutti gli innocenti che sono sorpresi dalla morte. Per loro questa morte non è un castigo di colpa personale, ma è l’esecuzione di un decreto di colui che è padrone della vita e della morte. Ogni giorno noi vediamo fanciulli innocenti, uomini virtuosi che muoiono di morte naturale o violenta. Perchè meravigliarsi quando poi vediamo molti fanciulli innocenti o uomini virtuosi morire sotto le rovine di un terremoto? La loro morte, presa isolatamente, non è diversa da quella di tanti uomini innocenti e virtuosi che sono vittima di un accidente e muoiono ad esempio schiacciati da una macchina o investiti da un treno.
Ma c’è un terzo punto. Le grandi catastrofi non sono solo spesso atti di giustizia di dio, ma sono altrettanto spesso una benevola manifestazione della misericordia di dio. Abbiamo detto infatti che nessuno, mettendosi la mano sulla coscienza, potrebbe dare a se stesso un certificato di innocenza. Nessuno può dire io sono innocente e non lo può dire nè per il peccato originale che lo macchia, nè per i propri peccati personali. E un giorno, quando sarà sollevato il velo che copre l’opera della provvidenza e alla luce di dio vedremo quello che egli avrà operato nei popoli e nelle anime, ci accorgeremo che per molte di quelle vittime che oggi compiangiamo il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perchè dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire. Scrive monsignor Mazzella, noi pensiamo con raccapriccio ai momenti terribili passati da loro tra la vita e la morte sotto le rovine, ma forse appunto in quei momenti discese su quelle anime il torrente di una speciale misericordia di dio sotto forma di profonda contrizione e rassegnazione. Chi può dire ciò che è passato tra quelle anime e la misericordia di dio negli ultimi momenti. Chissà con quali slanci dio misericordioso e buono nelle terribili sofferenze ha toccato i loro cuori per unirli a lui. Chi potrebbe in una parola scandagliare l’abisso di espiazione, di merito e di doni di dio che in quelle anime fu scavato per occasione del terremoto. E non si tratta di pie illusioni, perchè sta scritto che nella tribolazione dio rimette più facilmente i peccati e versa più abbondantemente i suoi doni. E sta scritto che dio manda la morte prematura agli innocenti per liberarli da un triste avvenire. Per comprendere l’azione della provvidenza che da una ragione a tutto ciò che avviene, anche ai terremoti, bisogna però avere una prospettiva soprannaturale. La prospettiva di chi crede in un dio creatore e remuneratore della vita eterna. Chi nega dio, gli atei, i laicisti militanti, ma anche coloro che pur non professando l’ateismo vivono di fatto nell’ateismo pratico , eh costoro non possono concepire l’idea della provvidenza.”

Vabbè, non c’è neanche da stare a commentare.
Le cose sono due: o tutta sta gente che sostiene di parlare per bocca di dio dice cazzate (e allora sarebbe anche ora di liberarsene, invece di stare a pensare al sosia di Santana), oppure dio ai miei occhi sarà sempre qualcosa che è difficile non dico venerare, ma anche solo stimare.

L’unica bandiera alla mia finestra ha sette colori.

Siamo in guerra. Ancora. Per l’ennesima volta abbiamo deciso di appoggiare l’esportazione di democrazia tanto cara all’occidente. Caso vuole, ancora una volta il bersaglio di questa azione è, coincidentalmente, un paese ad ampia disponibilità petrolifera. Mu’ammar Gheddafi infatti non è un dittatore sanguinario da ieri, bensì dal 1969. Non solo, a volerla dire tutta non è nemmeno l’unico nè il più pericoloso (se mai fosse possibile stilare una classifica). Da ieri però le truppe alleate hanno deciso di intervenire, come un sol uomo, per porre fine al suo regime di violenza. “Anche l’Italia, non vuol essere da meno, anche lei ha il suo vagone da attaccare in fondo al treno” recitavano cinque ragazzi che a volte, in quanto ad occhio lungo, han fatto seria concorrenza ai temibilissimi Maya. Però questo giro non è così semplice salire sul carrozzone. Il problema, neanche a dirlo, l’ha causato il tale che nella foto a margine mostra il culmine della sua opera in termini di “gestione della questione libica”. Il risultato è che ora siamo in guerra, siamo i più vicini al nemico e, quando ci sarà da spartire, non conteremo una beata proprio in virtù degli ostentati rapporti di amicizia con il colonnello. Senza voler scomodare paragoni illustri, credo che un neonato in termini di politica internazionale avrebbe potuto fare meglio. Vedremo ora cosa succederà, quanto realmente lampo sarà questa guerra (magari si può chiedere un parere in merito al popolo afghano o ai nostri soldati spediti in loco) e quanti morti causerà, da entrambe le parti. Già perchè il raiss, dopo aver lanciato razzi sul suo popolo, ha deciso di utilizzare gli scudi umani a riprova che forse, pazzo come un cavallo, non lo è diventato in un paio di settimane. E se me ne ero accorto io che non ci ho mai parlato, i dubbi su chi l’ha ospitato in casa son più che legittimi. Molti amanti del compianto Benito sottolineano che il suo unico errore furono le amicizie sbagliate. In quest’ottica, direi che Silvio “salvaci tu e difendi la democrazia” Berlusconi non ha imparato proprio nulla, anzi, forse riesce a fare pure peggio.
Non resta che sperare che l’occidente civilizzato e baluardo dei diritti umani non decida mai di fare il passo più lungo della gamba e puntare ad un altro paese sotto dittatura, sempre in zona medio-orientale, ricco di petrolio e combustibili fossili e autoproclamatosi possessore di armi di distruzione di massa. Già perchè a differenza dei suoi sfortunati colleghi e predecessori, Mahmoud Ahmadinejad i mezzi per fare danni pare averceli sul serio. Questo fa sicuramente di lui il dittatore più pericoloso, ma grazie a Dio forse anche l’ultimo sulla lista di quelli da andare a sposdestare.

Io strumentalizzo

In Giappone è successa una tragedia di dimensioni epocali. Un popolo che ha fatto tutto quanto gli era possibile per prepararsi alle sfide che la natura geografica della sua terra gli sottopone si ritrova in ginocchio per il semplice fatto che fare tutto il possibile al meglio non sempre è sufficiente. In certe circostanze, purtoppo, non ci sono garanzie. Condurre una vita sana, fare sport, mangiare bene, non bere e non fumare non garantisce di campare sani fino alla vecchiaia. Le vita è fatta di imprevisti e questi, spesso, sono legati a quegli aspetti che l’uomo suo malgrado non può controllare.
In queste ore un paese tecnologicamente avanzato come il Giappone è sul baratro di una possibile, per quanto indesiderabile, catastrofe nucleare. Non parlarne oggi, a tre mesi dal Referendum che chiamerà il popolo italiano ad esprimersi in merito alla questione energetica, per quel che mi riguarda è uno sbaglio. Chicco Testa mi definirebbe probabilmente uno sciacallo e la cosa non mi turba, specie se si pensa a come potrei definire io lui. L’ipocrisia tutta italiana per cui quando succede una tragedia non è lecito parlarne o meglio, non è lecito utilizzarla allo scopo di riflettere sulle questioni che l’hanno causata al sottoscritto è andata in noia da tempo.
Una tragedia resta tale in ogni caso, non trarne insegnamento al solo fine di “non strumentalizzare” sarebbe renderla ancor più grave. Il fatto che siano necessari diecimila e forse più vittime e lo spettro di una catastrofe atomica per accendere nel popolo italiano l’interesse alle questioni che lo riguardano in prima persona è uno schifo che illustra al meglio lo schifo di Paese che siamo. Indiscutibile. Vanificare persino quest’ultimo e tardivo barlume di interesse nel nome del perbenismo intellettuale sarebbe troppo persoino per noi.
Quindi eccomi qui, pronto a strumentalizzare, ad usare le immagini terribili che arrivano dal Giappone per porre la domanda: “Siamo sicuri di volere aggiungere un fattore di rischio alla nostra vita?”. Sì, io sono disposto ad usare la paura che la tragedia nipponica ha scatenato in ognuno di noi e non me ne vergogno. La paura fa bene, non va ignorata, non va criminalizzata. Concordo nel dire che non si debba lasciarle in mano le redini della nostra vita, ma è altrettanto vero che le persone che non hanno paura solitamente campano poco.
Chi non teme o è pazzo o è ignorante.
Personalmente ritengo ci fossero molti spunti su cui riflettere in termini di nucleare anche prima del terremoto di settimana scorsa.
Perchè dovremmo puntare su una tecnologia che il resto del mondo sta cercando di soppiantare con alternative tecnologicamente più avanzate?
Perchè, alla luce di come vengono costantemente gestiti gli appalti in Italia, non dovremmo preoccuparci di chi e soprattutto come costruirà le centrali nucleari nostrane?
Perchè, consci del fatto che la camorra imbottisce la nostra terra di qualunque genere di rifiuto, vogliamo metterci nelle condizioni di darle in mano anche le scorie nucleari?
Queste ed altre domande sarebbero sufficienti ad innescare un dibattito interno all’opinione pubblica di qualunque paese.
Da noi no.
Da noi servono i morti, le catastrofi. Servì Chernobyl come porbabilmente servirà Fukushima. Siamo fatti così.
Ora non resta che aspettare e vedere se il quorum verrà raggiunto.
Nel mio piccolo cinismo personale, la cosa che più mi colpisce però è pensare che saranno stati necessari innumerevoli vittime ed il collasso di una Nazione per bloccare il legittimo impedimento.

Una roba che mi fa realmente incazzare

A Maggio, il 29, si vota per le amministrative.
Il 12 Giugno, due settimane dopo, si votano i referendum. Questa volta il poplo è chiamato a pronunciarsi su tre cosine da nulla come:
1- Il legittimo impedimento
2- Il ritorno al nucleare (!)
3- L’acqua pubblica (!!)
Come ogni volta si crea quindi la classica situazione odiosa del quorum. Il governo, per ovvi motivi che sarebbe ridondante menzionare, non vuole che il referendum passi. Comprensibile. Per farlo, invece di fare campagna educativa sul voto responsabile, adotterà come sempre e come tutte le parti politiche la strategia di incitare la gente al non-voto. All’auto-castrarsi. A rinunciare ad uno dei pochi mezzi rimasti per far sentire la propria voce.
Per aiutarsi nell’opera, butterà addirittura via più di 300 milioni di euro in modo che le due chiamate al voto sopra citate non avvengano in contemporanea, e piazzerà la seconda a scuole finite. Una roba che raccapriccia, a pensarci, ma che purtroppo è specchio ancora una volta del Paese incivile che siamo, della cultura nulla del cittadino e di come non ci stia per nulla a cuore la società in cui viviamo.
Già perchè la mossa squallida proposta dal governo evidenzia una grossa paura del voto, dell’espressione della volontà popolare nella sua forma più pura e costituzionale. Tuttavia se la gente andasse a votare comunque, se la smettesse di sbattersene i coglioni solo perchè “c’è il sole e si può andare al mare”, se iniziasse a realizzare che lo Stato ha speso 300 milioni dei soldi di TUTTI per organizzare la cosa e che quindi l’unico modo per non ritenerli buttati via sia spendere 10 minuti 10 per mettere una croce su una scheda, beh, forse le cose potrebbero cambiare.
E non parlo del referendum in questione, che comunque è di una certa rilevanza, ma del concetto in generale. La classe politica ha fatto una legge apposta per toglierci la possibilità di scegliere chi votare. Non contenta, cerca di sottrarci anche il mezzo del referendum con strategie bieche che fanno perno sull’assenza di educazione civica cui cercano di assuefarci. Parliamoci chiaro, qui non si parla più di maggioranza e opposizione, di destra e di sinistra, ma di politici e cittadini. Perchè l’astensionismo ai referendum è stato propagandato da tutti i colori, così come tutti hanno tratto vantaggio dalla legge elettorale suina.
Purtoppo però temo che rieducare il popolo italiano sia operazione non facile e soprattutto priva di sponsor sufficientemente potenti da poter veramente fare qualcosa.
Ciò nonostante, resta valida la possibilità di opporsi ad un ennesimo spreco di soldi e almeno questa cosa forse si può riuscire a realizzarla. Esiste un comitato per l’unificazione referendum-amministrative. E’ dura, ma possiamo provare per una volta ad essere cittadini. Intanto godiamoci l’italia, un Paese dove c’è talmente tanto lavoro da lamentarsi per un giorno di festa in più ai lavoratori, ma non non ce n’è abbastanza per non lasciarli a casa in cassa integrazione la restante parte dell’anno. Un Paese dove c’è tanta crisi e debito da sospendere tutti i dottorati e gli assegni di ricerca, ma non abbastanza da buttare via 300 milioni di euro.

La chitarrina

Quella nella foto è la mia nuova chitarra.
Se sarà uno dei miei tanti trip passeggeri ancora non lo so. Le intenzioni sono buone, ma lo sono state altre volte e questo non è garanzia di nulla. Tuttavia voglio crederci. Non saper suonare uno strumento è da sempre uno dei miei rimpianti maggiori, così in questi giorni ho deciso che sarebbe stato da stronzi non provarci nemmeno. Non so dire come mai mi sia mosso proprio ora. Forse è stata l’euforia dell’aver finito la stesura di quella che voglio sperare sarà l’ultima tesi della mia vita, o forse il vedere attorno a me amici che, nelle mie stesse condizioni, hanno deciso di provarci ed iniziare ad imparare.
Forse avevo bisogno di uno stimolo.
Sta di fatto che sta sera sono uscito dal lavoro e sono andato al Music Store di Colonia.
Ho girato per un po’ tra le tantissime chitarre, completamente indeciso non solo su quale acquistare, ma se farlo o meno. Poi ho chiesto aiuto.
Il ragazzo, molto gentile, mi ha indirizzato su una chitarra classica che, a suo dire, per imparare è la meglio cosa. Dal canto mio però, la volevo amplificabile. Non elettrica, perchè non credo ne avrò mai bisogno, ma nemmeno totalmente acustica.
Quella che alla fine mi son portato a casa dovrebbe essere il giusto compromesso. La custodia era omaggio, così come l’accordatore (ausiliario, avendolo la chitarra già incorporato di suo). Ho dovuto solo acquistare i plettri. Ne ho presi tipo cento tutti identici, così, giusto perchè non pensassero che ne capisco qualcosa.
Poi sono arrivato a casa e mi sono sparato le prime cinque lezioni del manuale di chitarra di Massimo Varini. Cinque lezioni non perchè io sia un genio o particolarmente portato all’apprendimento dello strumento, ma perchè nelle prime quattro non c’è molto da imparare. Lui comunque è un idolo.
Nella quinta lezione ho appreso i primi due accordi: Mi minore e La minore. Ok, appreso è un parolone, però diciamo che ho iniziato a far pratica. Ora devo esercitarmi un po’, prima di passare alla lezione successiva. Intanto però, segnalo che sto scrivendo il blog solo usando la mano destra in quanto medio e anulare della sinistra dolgono come poche altre volte.
Sono contento.
Vediamo quanto durerà questa euforia.
Per i bookmakers, la Polly mi da stufo in tre settimane.

Ecco come ci vedono all’estero. Davvero.

Si fa un gran parlare di come all’estero la gente veda l’Italia. Ci sono le prime pagine dei quotidiani, le rivelazioni di Wikileaks, ma è tutta roba “astratta”, distante, politica. Per avere una reale idea di quel che pensano all’estero del nostro paese non c’è altro modo che andare all’estero ed ascoltare cosa la gente dice.
Sta sera sono andato ad una festa ed ho avuto due esempi in merito.
Il primo è abbastanza folkloristico: due ragazzi, ignari della presenza di italiani in sala, chiacchieravano del carnevale. Uno di loro avrebbe fatto Berlusconi, l’altro la troia. Risate generali. Nulla di eclatante.
Il secondo invece mi ha decisamente colpito e, non lo nego, amareggiato.

Tim, canadese: “Ho visto le foto di Ruby. Posso capire Berlusconi, non dimostra certo 17 anni.”
Manq: “Il punto infatti secondo me non è quello, ma che il Presidente del Consiglio si faccia estorcere denaro da ragazze in cambio di silenzio sulla sua condotta morale.”
Tim: “Questo infatti mi è sembrato strano. Pensavo l’avrebbe fatta semplicemente ammazzare.

Ecco come ci vedono.

Chiacchiere e distintivo

Alphonse Gabriel Capone, detto Al, era un malavitoso. Grazie ad un vastissimo giro di illeciti, costellati da ingenti omicidi, accumulò nella sua pur breve vita una ricchezza spropositata ed una posizione di potere elevatissima. Tutta l’America sapeva che era un delinquente dei peggiori, a Chicago nessuno poteva dormire tranquillo e l’FBI lo dichiarò nemico pubblico n°1. Eppure, grazie ad ingenti opere di corruzione, nessuno riuscì a contrastarlo per moltissimo tempo e nessuno potè provare un suo collegamento con le stragi ed i crimini di cui costantemente si macchiava.
E non si pensi che il popolo lo odiasse, affatto, perchè lui non faceva altro che dare alla gente quello che la gente voleva.
Ebbene, per arrestare un pluriomicida malavitoso come capone, dovettero attaccarsi all’evasione fiscale ed uno come lui fini in galera condannato a “soli” 11 anni di reclusione.
Paradossale, a pensarci sopra.
Oggi il GIP ha disposto che Silvio Berlusconi venga processato per concussione e favoreggiamento alla prostituzione. La prima udienza sarà il 6 Aprile. Nel leggere la notizia non ho potuto fare a meno di notare un certo qual parallelismo tra le due storie. Non so se cinquanta giorni saranno sufficienti al Premier per lavorare ad un DDL che lo scampi dal presentarsi in aula. Tuttavia mi piace ricordare che Capone corruppe la giuria che avrebbe dovuto sentienziare su di lui, ma questa venne improvvisamente sostituita la notte precedente il processo, ponendo il più noto gangster della storia di fronte alle sue colpe ed assicurandolo alla giustizia.
Di conseguenza, mi piace sperare che gli ultimi colpi di coda del Presidente del Consiglio si riveleranno inefficaci e daranno finalmente la possibilità ai giudici di processarlo per questi ed altri crimini di cui è imputato.
Magari, tra qualche anno, qualcuno girerà un film su questa storia. Un film che vincerà degli oscar. Un film in cui un bravissimo attore interpreterà la scena finale al palazzo di Giustizia di Milano, gridando “Sei solo chiacchiere e distintivo!!!” ad un attrice nei panni di Ilda Boccassini.

Asleep (Bravo thè, povero me)

Io, il thè di quelli di Bravo Pizza, devo imparare a rifiutarlo.
Son simpatici eh, e me lo offrono sempre volentieri mentre aspetto la mia pizza mozzarella-champignon. Però quando lo bevo va a finire che fatico a dormire.
No, malelingue dei miei stivali, il problema è il thè, non la pizza.
Io non bevo più nemmeno il caffè alla mattina, sono in deprivazione totale da caffeina da un paio di mesi. E’ chiaro che poi un thè alle otto della sera mi faccia l’effetto di una Redbull.
Il thè è pieno di caffeina, quello turco non fa eccezione. Anzi, secondo me lo addizionano.
No, malelingue ignoranti, si chiama caffeina anche quella del thè, theina credo sia un vocabolo commerciale usato per vendere il thè infrè. Che poi è ridicolo a pensarci. E’ come se chiamassimo l’emoglobina delle mucche muccoglobina. O l’insulina dei cani cansulina.
Era tantissimo tempo che non usavo il blog come paliativo all’insonnia.
Sono a letto, la Polly dorme qui affianco, ed io scrivo utilizzando come supporto al pc l’utilissimo vassoietto porta colazione che mi hanno regalato per natale.
Uno sbadiglio, faccio progressi.
Da poco è rientrato il mio vicino di casa. Non so che faccia abbia, ma rientra tutte le notti puntuale intorno alla una. Chissà che lavoro fa. Sarà un uomo? Una donna? Il mio vicino di casa è un serial killer (cit)? Non che mi interessi, però alla una non è che capiti poi molto qui e io di qualcosa devo pur scrivere.
Era veramente tanto tempo che non scrivevo un post di questo tipo.
L’ho già detto vero che è un anno che mi son trasferito in Germania? Ecco, però ancora fatico ad abituarmici.
Non ce n’è, son troppo tedeschi. Intendiamoci, è per questo che qui le cose vanno così bene, perchè la popolazione non è senziente. Fanno quello che gli si dice di fare, quando gli si dice di farlo e come gli si dice di farlo. Se manca una delle tre indicazioni sono persi e, nel dubbio, si bloccano. Nel piccolo è chiaramente assurdo e irritante, ma su scala nazionale questo modello funziona. Con le generazioni poi, credo che la frustrazione sia andata via via scemando ed ora sono persino contenti di essere automi.
Altro mondo.
Sta di fatto che sono qui da un anno e non so ancora quando tornerò indietro. Quest’anno, quasi certamente, ma non ho idea del quando. Il mio capo vorrebbe tenermi qui ancora a lungo e la cosa mi fa piacere, indubbiamente, ma la decisione di rientrare è irrevocabile.
Italiano mammone che non sono altro.
Gli occhi bruciano. Sono stanco come poche volte. Eppure il cervello si rifiuta di riposare.
Situazione fastidiosa.
Quasi quasi pianto qui la scrittura e provo a chiudere gli occhi. Magari mi sento un po’ di musica, che concilia.
Devo dormire, cazzo.
Ho scritto il titolo del post.
Chemmerda…

Ancora lui

Oggi è un anno che vivo a Colonia.
In questi giorni, a Milano, si sta lavorando per chiudere il Palasharp.
Avrei molto da scrivere sulla mia vita ed altrettanto su come il killeraggio delle uniche forme di cultura rimaste ingovernabili prosegua senza che nessuno dica o faccia nulla.

Eppure, nonostante quest’abbondanza di argomenti, mi ritrovo ancora una volta costretto a parlare di Berlusconi.
Ho visto la sua intervista al TG1.
Tralasciamo il tenore dell’intervista e il servilismo dell’intervistatore (la terza domanda ha dell’imbarazzante), tralasciamo il feeling da videomessaggio alla nazione in stile totalitarismo sudamericano.
A colpirmi è stato un altro punto.
Parlando di economia, di proiettare il PIL al 4% e di terribili eredità dei governi passati che in soli 17 anni non si sono potute cancellare, non faceva che ripetere: “Dobbiamo modificare l’articolo 41 della Costituzione.”
Ora, per curiosità, sono andato a cercarmelo questo benedetto articolo che starebbe ancorando l’Italia alla crisi.
Recita così:

“L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”

Perchè Berlusconi può esistere in Italia?

La risposta a questa domanda io non ce l’ho, ma posso fornire tre dati:
1- Il fatto che Berlusconi organizzi feste private con prostitute, indipendentemente dall’età delle stesse, fa più notizia del fatto che abbia corrotto un avvocato per non risultare coinvolto in alcuni processi.
2- Con Berlusconi avviluppato in un turbine di scandali senza precedenti, letteralmente, l’opposizione non guadagna consenso.
3- Il film più visto della storia di questo Paese l’ha realizzato Checco Zalone.

Roba su cui riflettere, direi, ma a questi tre dati aggiungo tre domande:
1- In quanti/quali paesi il Presidente del Consiglio potrebbe far passare le mignotte con cui si sollazza per ritorsioni della Mafia (o agenti del Mossad)?
2- In quali/quanti paesi se il Presidente del Consiglio risultasse coinvolto in uno scandalo di prostituzione minorile, si lavorerebbe per abbassare la soglia della maggiore età?
3- In quali/quanti paesi la popolazione tollererebbe cose come la compravendita di voti di fiducia alla luce del sole, l’avere come Ministro alle Pari Opportunità una che per più di metà della sua vita è stata donna-oggetto o ancora un Ministro dell’Istruzione che utilizza uno dei problemi che dovrebbe risolvere per superare l’esame di Stato? Quanti e quali paesi tollererebbero queste e altre mille porcherie cui noi italiani siamo continuamente sottoposti?
Ce.Lo.Meritiamo.