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Riflessioni

Stati d’animo

Ogni volta che si parte per un viaggio, specie se si va lontano, c’è quell’ansia mista ad eccitazione che ti stringe lo stomaco.
Anche sta sera, a più o meno dodici ore dalla partenza, la sensazione è quella lì.
Che poi oh, non so se è solo una roba mia, o per tutti è la stessa cosa.
Io la vivo così.
La valigia è fatta. Mel è nello zaino con la fotocamera, mentre la camera mask è nel bagaglio imbarcato.
Sta sera, mentre con la Polly si preparavano i bagagli, ho fatto due riprese che dovrebbero fare da prologo al filmino del viaggio che ho la pretesa di provare a realizzare. Vedremo cosa ne uscirà e soprattutto se non mi romperò le balle di filmare dopo pochi giorni o magari poche ore.
Per la prima volta dopo diversi anni non ho un CD della vacanza. Questo perchè non saremo in macchina e non dovrò guidare.
Vacanza strana, sotto tutti i punti di vista.
Forse perchè non è una vacanza.
Chi l’ha mai fatta una vacanza a Giugno?
Vado a stendermi e guardare un po’ di episodi di Prison Break, che devo adattarmi al fuso.
Ho già detto che sono un po’ in ansia?

Questo blog non è morto

Però anche sto giro non riesco a scrivere un post.
Volevo parlare della situazione Moratti/Pisapia, ma non c’è nulla da dire oltre a quanto faccia schifo quanto sta accadendo e a quanto faccia schifo un Paese in cui la sfida per un comune diventi una lotta senza esclusione di colpi per stabilire a quanti ancora vada a genio Berlusconi.
E la cosa drammatica è che Berlusconi, perchè di lui si parla, potrebbe vincere, scavando ulteriormente il fondo di quello che all’inizio era un barile ed ora è un pozzo apparentemente senza fondo. Spostando ancora un po’ più in la il limite per la decenza, la soglia di quanto sia consentito pur di vincere.
In tutta onestà, credo ce la farà. Non ho più fiducia nel mio Paese.
Però per una volta sarebbe bello se non succedesse. Se il peggio, per una volta, non arrivasse.
Non per la Moratti, nè per Pisapia, nè per Berlusconi, nè per Milano, di tutto questo mi interessa relativamente. Ad essere importante sarebbe la risposta della gente, il segnale che si è passata la soglia e che lo schifo, oltre a fare schifo, non paga. E perde.
Sarebbe bello creare un precedente positivo, per una cazzo di volta.

La festa per un omicidio è una cosa che non riesco a digerire.

Mi son preso del tempo per scrivere qualcosa in merito all’assassinio di Osama Bin Laden.
Mi è servito del tempo perchè per una volta non volevo scrivere di getto, ma riflettendo su cosa, davvero, della questione mi abbia colpito. Ed il risultato è che tutto ciò che mi resta e mi resterà per sempre di tutto questo è che ancora una volta la razza umana ha saputo dimostrare il motivo per cui le cose vadano spesso così male.
Siamo e saremo sempre animali.
Finchè ci saranno feste in piazza per l’uccisione di una persona, per quanto colpevole dei peggiori delitti, il futuro non potrà mai apparire roseo. Dall’occidente democratico, da coloro che con la loro politica decidono le sorti dell’intero pianeta è lecito aspettarsi di più, di meglio, rispetto alla danza della vittoria sul cadavere del nemico.
Quando cose come questa accadono tendo davvero a sentirmi fuori posto nella nostra società.
E la pianto qui, perchè il tutto mi mette una tristezza immensa anche senza voler pensare che ci sia una possibilità tutt’altro che remota che molto di tutto questo sia stato inculcato nella testa della gente a forza.
Senza quindi voler pensare ad un funerale in mare, ad un popolo che ha imparato ad odiare chi gli hanno detto di odiare, a situazioni tutt’altro che chiare che hanno scatenato guerre e morti per motivi che posso solo immaginare.

Autocandidatura

Il discorso che Berlusconi oggi ha tenuto a Lampedusa mi ha spinto a riflettere.
Quelle che seguono sono alcune delle cose che ho visto e vissuto da cittadino italiano negli ultimi anni:
– Ho visto un Presidente del Consiglio diventare motivo di vergogna per la popolazione del mio Paese. Soprattutto all’estero.
– Ho visto divorziati e puttanieri in piazza per negare diritti a chi non è abbastanza ipocrita da nascondersi dietro la maschera della “famiglia cattolica”.
– Ho visto “la sinistra” chiedere ai lavoratori della FIAT di acconsentire a farsi sfruttare.
– Ho visto “mani pulite” e ho rivisto molti di coloro che ne presero parte tornare in parlamento come nulla fosse.
– Ho visto Follini, la Binetti e Rutelli nel centrosinistra.
– Ho visto Mastella.
– Ho visto la compravendita di voti e favori in Parlamento. Impuntita e, peggio, ostentata.
– Ho visto la scuola pubblica, patrimonio di cui l’Italia avrebbe dovuto vantarsi, sventrata in vece di sporchi interessi politici.
– Ho visto il Papa in Parlamento.
– Ho visto Scilipoti.
– Ho visto la casta generare ad uno ad uno i propri privilegi arrivando a sbatterli in faccia al cittadino senza alcun pudore.
– Ho visto la politica usare le forze dell’ordine contro i cittadini. Dormienti.
– Ho visto il mio Paese parte in causa in diverse guerre, nonostante la costituzione voglia un’Italia che “ripudia la guerra”.
– Ho visto le leggi ad personam.
– Ho visto puttane e servi fare carriera mentre il governo distruggeva il futuro dei giovani meritevoli al grido, beffardo, di “meritocrazia”.
– Ho visto la legge elettorale “porcata” e gli scempi che ha permesso.
– Ho visto i sindacati aiutare i potenti ad affossare i lavoratori, facendo credere di volerli tutelare.
– Ho visto Gasparri spacciarsi per l’autore di una legge.
– Ho visto gente ridere di disgrazie immani solo perchè queste avrebbero portato loro altri soldi.
– Ho visto la cultura relegata ad un rincaro sulla benzina.
– Ho visto Fede, Minzolini, Bruno Vespa, Liguori, Rossella, Ferrara e tanti altri in onda tutti i sacrosanti giorni a lamentarsi dell’egemonia comunista nell’informazione.
– Ho visto ore di dibattiti e tribune politiche in cui veniva detto tutto ed il contrario di tutto senza che nessuno fermasse la caciara e dicesse qual’era la realtà dei fatti.
– Ho visto il giornalismo morire sotto i colpi di interviste concordate, monologhi sermone e salotti televisivi vuoti di concetti.
– Ho visto un partito nato al grido di Roma Ladrona infiltrare figli, nipoti ed amici in qualunque posizione Roma potesse dar loro uno stipendio sontuoso.
– Ho visto politici rivalutare Mussolini. O peggio, sdoganarne l’apprezzamento.
– Ho visto lo Stato messo in mano ad affaristi senza scrupoli che hanno barattato l’occupazione, il futuro del paese, per i loro interessi.
Ho visto tutto questo e molto, molto altro.
E non ho fatto un cazzo.
Il nobel per la pace quindi, senza falsa modestia, lo merito io, come lo meritano tutti quelli che come me dopo anni, decenni di merda ingoiata a forza non hanno ancora optato per ricorrere alla violenza e risolvere una volta per tutte questa triste e drammatica situazione italiana.

Il peccato.

In questi giorni si è discusso dell’ennesimo attacco da parte del Vaticano alla fecondazione assistita, definita a questo punto senza se e senza ma autentico peccato (NdM: in merito consiglio il bel pezzo di Gilioli sull’argomento, anche se per l’opinione pubblica è probabilmente un altro caso di strumentalizzazione). Quando ho letto la notizia, la mia prima reazione è stata pensare a tutte le cose che, evidentemente, per la chiesa invece peccato non sono o che quantomeno non meritino da parte sua una condanna forte e decisa quanto l’orribile pratica sopra menzionata. L’elenco ottenuto è piuttosto lungo e, all’inizio, sarebbe dovuto essere il protagonista di questo post.
Poco dopo, però, Facebook mi ha messo a conoscenza di un filmato, questo, tratto da una trasmissione di Radio Maria circa i tragici fatti giapponesi. Siccome incrementare il tasso di tumori e leucemie nei bambini fa parte della lista cui questo post sarebbe dovuto essere dedicato, ho pensato di deviare un minimo la rotta e commentare il video in questione. Non so quanto il filmato resterà on-line, quindi cito e commento per iscritto i passaggi che secondo me meritano analisi.
A parlare è tal Roberto de Mattei.
“Dice monsignor Mazzella che in primo luogo le grandi catastrofi sono una voce terribile, ma paterna della bontà di Dio che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita che è immortale. Infatti se la terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi la terra eserciterebbe sopra di noi un fascino incredibile. Non ci accorgeremmo che essa è un luogo di esilio e dimenticheremmo troppo facilmente che noi siamo cittadini del cielo.
Ma in secondo luogo, osserva l’arcivescovo di Rossano Calabro, sono talora esigenza della giustizia di dio della quale sono giusti castighi. Infatti alla colpa del peccato originale che tocca tutta l’umanità, si aggiungono nella nostra vita le nostre colpe personali. Nessuno di noi è immune dal peccato e può dirsi innocente e le nostre colpe possono essere personali o collettive. Possono essere le colpe di un singolo o quelle di un popolo. Ma mentre dio premia e castiga i singoli nell’eternità è sulla terra che premia o castiga le nazioni, perchè le nazioni non hanno vita eterna, hanno un orizzonte terreno. Nessuno può dire con certezza se il terremoto di Messina ieri o quello del Giappone oggi sia stato un castigo di dio. Sicuramente è stata una catastrofe e, scrive monsignor Mazzella, la catastrofe è un fenomeno naturale che dio ha potuto introdurre nel suo piano di creazione per molteplici fini degni della sua sapienza e bontà. Ha potuto farlo per raggiungere un fine della stessa natura, ottenendo per mezzo di una catastrofe un bene fisico più generale, come quando con una tempesta di venti che produce danni si purifica l’aria. Ha potuto farlo per un fine di ordine morale, per esempio come acuire il genio dell’uomo e sollecitarlo a studiare la natura per difendersi dalla sua potenza distruggitrice e così determinare il progresso della scienza. Ha potuto farlo per uno dei fini per i quali la fede ci dice che talora l’ha fatto come sarebbe quello di infliggere alla città un esemplare castigo. Ha potuto farlo per un fine a noi ignoto. Per quale fine in concreto dio ha operato in un caso speciale? Per quale fine Messina e Reggio sono state distrutte? Chi potrebbe dirlo? E’ possibile fare delle congetture, non è possibile affermare alcuna cosa con certezza. Intanto per noi basta la sicurezza che le catastrofi possono essere e talora sono esigenza della giustizia di dio. E aggiungiamo questo concetto che dio talora si serve delle grandi catastrofi per raggiungere un fine alto della sua giustizia, si trova in tutte le pagine della sacra scrittura. Che cosa furono il diluvio, il fuoco che cadde su Sodoma e Gomorra e quello che non si abbattè su Minive se non castighi di dio? Però, si dice, eh la catastrofe è cieca. Punisce il colpevole, ma colpisce anche l’innociente. Come si conciliano con la provvidenza queste stragi dell’innocenza e della virtù che avvengono per esempio in un terremoto? E la rispostna è che dio non potrebbe fare in modo che un terremoto colpisca il colpevole e rispetti l’innocente, se non attraverso la moltiplicazione di miracoli, attraverso una profonda modifica del piano della creazione divina. Ora è chiaro che dio può salvare e talvolta salva l’innocente operando un miracolo, ma dio non è obbligato a moltiplicare i miracoli o a rinunciare al piano della sua creazione per salvare la vita di un innocente. E poi dio è padrone della vita e della morte di ognuno, misura i giorni dell’uomo sulla terra e stabilisce l’ora e il modo della morte di ciascuno. Quindi l’innocente che muore sotto una catastrofe generale che punisce i colpevoli si trova nelle stesse condizioni nella quale si trovano tutti gli innocenti che sono sorpresi dalla morte. Per loro questa morte non è un castigo di colpa personale, ma è l’esecuzione di un decreto di colui che è padrone della vita e della morte. Ogni giorno noi vediamo fanciulli innocenti, uomini virtuosi che muoiono di morte naturale o violenta. Perchè meravigliarsi quando poi vediamo molti fanciulli innocenti o uomini virtuosi morire sotto le rovine di un terremoto? La loro morte, presa isolatamente, non è diversa da quella di tanti uomini innocenti e virtuosi che sono vittima di un accidente e muoiono ad esempio schiacciati da una macchina o investiti da un treno.
Ma c’è un terzo punto. Le grandi catastrofi non sono solo spesso atti di giustizia di dio, ma sono altrettanto spesso una benevola manifestazione della misericordia di dio. Abbiamo detto infatti che nessuno, mettendosi la mano sulla coscienza, potrebbe dare a se stesso un certificato di innocenza. Nessuno può dire io sono innocente e non lo può dire nè per il peccato originale che lo macchia, nè per i propri peccati personali. E un giorno, quando sarà sollevato il velo che copre l’opera della provvidenza e alla luce di dio vedremo quello che egli avrà operato nei popoli e nelle anime, ci accorgeremo che per molte di quelle vittime che oggi compiangiamo il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perchè dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire. Scrive monsignor Mazzella, noi pensiamo con raccapriccio ai momenti terribili passati da loro tra la vita e la morte sotto le rovine, ma forse appunto in quei momenti discese su quelle anime il torrente di una speciale misericordia di dio sotto forma di profonda contrizione e rassegnazione. Chi può dire ciò che è passato tra quelle anime e la misericordia di dio negli ultimi momenti. Chissà con quali slanci dio misericordioso e buono nelle terribili sofferenze ha toccato i loro cuori per unirli a lui. Chi potrebbe in una parola scandagliare l’abisso di espiazione, di merito e di doni di dio che in quelle anime fu scavato per occasione del terremoto. E non si tratta di pie illusioni, perchè sta scritto che nella tribolazione dio rimette più facilmente i peccati e versa più abbondantemente i suoi doni. E sta scritto che dio manda la morte prematura agli innocenti per liberarli da un triste avvenire. Per comprendere l’azione della provvidenza che da una ragione a tutto ciò che avviene, anche ai terremoti, bisogna però avere una prospettiva soprannaturale. La prospettiva di chi crede in un dio creatore e remuneratore della vita eterna. Chi nega dio, gli atei, i laicisti militanti, ma anche coloro che pur non professando l’ateismo vivono di fatto nell’ateismo pratico , eh costoro non possono concepire l’idea della provvidenza.”

Vabbè, non c’è neanche da stare a commentare.
Le cose sono due: o tutta sta gente che sostiene di parlare per bocca di dio dice cazzate (e allora sarebbe anche ora di liberarsene, invece di stare a pensare al sosia di Santana), oppure dio ai miei occhi sarà sempre qualcosa che è difficile non dico venerare, ma anche solo stimare.

L’unica bandiera alla mia finestra ha sette colori.

Siamo in guerra. Ancora. Per l’ennesima volta abbiamo deciso di appoggiare l’esportazione di democrazia tanto cara all’occidente. Caso vuole, ancora una volta il bersaglio di questa azione è, coincidentalmente, un paese ad ampia disponibilità petrolifera. Mu’ammar Gheddafi infatti non è un dittatore sanguinario da ieri, bensì dal 1969. Non solo, a volerla dire tutta non è nemmeno l’unico nè il più pericoloso (se mai fosse possibile stilare una classifica). Da ieri però le truppe alleate hanno deciso di intervenire, come un sol uomo, per porre fine al suo regime di violenza. “Anche l’Italia, non vuol essere da meno, anche lei ha il suo vagone da attaccare in fondo al treno” recitavano cinque ragazzi che a volte, in quanto ad occhio lungo, han fatto seria concorrenza ai temibilissimi Maya. Però questo giro non è così semplice salire sul carrozzone. Il problema, neanche a dirlo, l’ha causato il tale che nella foto a margine mostra il culmine della sua opera in termini di “gestione della questione libica”. Il risultato è che ora siamo in guerra, siamo i più vicini al nemico e, quando ci sarà da spartire, non conteremo una beata proprio in virtù degli ostentati rapporti di amicizia con il colonnello. Senza voler scomodare paragoni illustri, credo che un neonato in termini di politica internazionale avrebbe potuto fare meglio. Vedremo ora cosa succederà, quanto realmente lampo sarà questa guerra (magari si può chiedere un parere in merito al popolo afghano o ai nostri soldati spediti in loco) e quanti morti causerà, da entrambe le parti. Già perchè il raiss, dopo aver lanciato razzi sul suo popolo, ha deciso di utilizzare gli scudi umani a riprova che forse, pazzo come un cavallo, non lo è diventato in un paio di settimane. E se me ne ero accorto io che non ci ho mai parlato, i dubbi su chi l’ha ospitato in casa son più che legittimi. Molti amanti del compianto Benito sottolineano che il suo unico errore furono le amicizie sbagliate. In quest’ottica, direi che Silvio “salvaci tu e difendi la democrazia” Berlusconi non ha imparato proprio nulla, anzi, forse riesce a fare pure peggio.
Non resta che sperare che l’occidente civilizzato e baluardo dei diritti umani non decida mai di fare il passo più lungo della gamba e puntare ad un altro paese sotto dittatura, sempre in zona medio-orientale, ricco di petrolio e combustibili fossili e autoproclamatosi possessore di armi di distruzione di massa. Già perchè a differenza dei suoi sfortunati colleghi e predecessori, Mahmoud Ahmadinejad i mezzi per fare danni pare averceli sul serio. Questo fa sicuramente di lui il dittatore più pericoloso, ma grazie a Dio forse anche l’ultimo sulla lista di quelli da andare a sposdestare.