Vai al contenuto

Riflessioni

Il post demagogico-populista

A quanto pare, finanziariamente, in giro c’è un gran casino.
La crisi.
Sta cosa della crisi è il fenomeno mediatico più longevo che io ricordi. Ha seppellito guerre, tsunami, terremoti e pandemie varie. Resta sempre lì, in prima pagina, alternando giorni in cui tutti dicono che non c’è o che è finita a giorni in cui dicono che siamo tutti spacciati.
Io, in economia, sono ignorante come una capra. Davvero, non ci capisco nulla. Però mi pare di non essere il solo a vivere la cosa con forse eccessivo distacco.
Insomma, mi pare ci sia un baratro tra il paese reale che vive, produce e consuma, rispetto agli indici di borsa con i loro più e meno.
Non lo so. Sarà che l’altra sera ho visto “Capitalism: a love story” di Michale Moore. Che poi lo so anche io che quel film va preso con le pinze, che racconta una verità e non LA verità e via dicendo, ma mi resta fortissima la percezione di presa in giro costante cui tutti i giorni mi sento sottoposto.
Tipo oggi, Tremonti che si presenta ai giornalisti e dichiara che il metodo migliore per uscire dalla merda è, in sostanza, esasperare i principi che nella merda ci hanno buttato. Mercato ancora più libero, mercato del lavoro ancora più flessibile, tasse sproporzionate alle entrate (che in italia diventano addirittura opzionali per chi supera un certo reddito) e via dicendo. Sarà veramente che non capisco un tubo, però mi pare la tattica di chi usa tequila come anti-sbornia.
Ad ogni modo la situazione che mi dicono essere crollata in questi giorni a me non pareva rosea nemmeno prima. Ricordo addirittura che quando questa storia della crisi è incominciata la gente mi diceva: “Cazzo, non è possibile, non assume più nessuno. Solo contratti a termine, neanche fossimo utensili.” e io, scienziato wannabe, pensavo: “Scusate, ma che cazzo è cambiato? Benvenuti nel mio mondo.”.
Poi però cos’era cambiato l’ho capito guardando in giro e vedendo quante aziende, piccole e grandi, hanno iniziato a marciarci sopra a questa situazione generando un rinculo decisamente più dannoso del colpo che l’ha causato. Di punto in bianco la gente si è sentita in diritto di non pagare i fornitori dicendo che: “Ehhh, c’è la crisi”, oppure di lasciare a casa metà dei dipendenti in cassa integrazione per far fare gli straordinari all’altra metà (che tanto di avere ancora uno stipendio dovevano essere solo che grati). Il capolavoro vero lo facevano quelle aziende che riuscivano a non pagare le tasse, non pagare i fornitori e far pagare allo Stato una parte degli stipendi senza avere il benchè minimo passivo, se non sulle proiezioni di bilancio. Che tradotto vuol dire, faccio il cazzo che mi pare perchè avevo previsto di chiudere a +11% ed invece probabilmente chiuderò a +5%. Sarà la mia ignoranza nel campo, ma a me pare comunque un guadagno chiudere a +5% e se io fossi nella posizione di decidere non lascerei che dipendenti venissero lasciati a casa solo per poter incrementare l’attivo ai livelli delle aspettative.
Mi piacerebbe davvero qualcuno mi spiegasse A) cosa sta succedendo e B) se davvero non c’è modo di evitare che chi ha causato il casino lo incrementi ulteriormente.
Ad ogni modo tutto questo fa da sfondo al mio tentativo di trovare un lavoro. Forse avrei potuto scegliere un momento migliore, o forse no visto che come accennavo per me la situazione è sempre stata una merda. E mi fermo qui, perchè se penso a cosa deve fare uno per ottenere anche solo uno di quegli schifidi contratti, beh, mi viene il voltastomaco. Prima ti pagavano per lavorare. Poi si è passati a farti lavorare gratis. Poi c’è chi ha iniziato a chiederti di pagare per lavorare (viva i master e gli stage a pagamento.). Ora pare che si debba addirittura pagare solo per poter sostenere un colloquio. Lo dico adesso, se dovessi finire sui quotidiani per aver massacrato di pugni in faccia un ventenne laureato in, chessò, filosofia/sociologia/cazzivari che seduto di fronte a me forte della sua laurea triennale pretende con supponenza (perchè son supponenti sti pezzi di merda) di poter valutare le mie capacità nello svolgere il mio lavoro, beh, gradirei mi venissero perlomeno concesse delle attenuanti.
Su tutte l’esasperazione.
Chi non si esaspera invece pare essere la gente che, proprio per via del fatto che questa crisi è immensa sui giornali, ma ancora (sottolineo ANCORA) quasi impalpabile per gran parte della popolazione, se ne resta tranquilla in casa.
Magari smadonna quando legge il menù del risotrante del Senato ed i relativi prezzi, quando si parla di casta e di costi indecorosi della politica, ma ancora non ha la convinzione necessaria a raccogliere i tasselli del proprio parquet o i bulloni della propria cassetta del bricolage e partire per Roma all’idea di lanciarli uno ad uno in faccia alla feccia che esce dal parlamento.
Che poi io spero che quel momento non arrivi mai, perchè inutile girarci intorno: la mia vita è meglio adesso che in un ipotetico scenario da guerra civile o rivoluzione armata che dir si voglia. Però ecco, sarà che l’odio ormai è viscerale, ma un po’ della mia serentià la sacrificherei per vedere i forconi alla gola di un ministro dell’economia che spara le dichiarazioni di oggi.
“Si formula anche l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici. Anche questo non è detto debba essere oggetto dell’attività di Governo.”
Sono loro, i dipendenti pubblici di cui si parla?

La figura della donna

Oggi leggendo la Repubblica mi sono imbattuto nella notizia riguardante l’ennesimo manifesto “colorito” del negozio Giallo Oro di Bari. Il manifesto è quello riportato qui a lato e la notizia in questione è linkata al manifesto. Questa questione offre talmente tanti spunti di riflessione che credo farò fatica a sviscerare tutto, ma voglio provarci perchè c’è tutto un movimento di pensiero che al sottoscritto ha ampiamente rotto il cazzo.
Andiamo tuttavia con ordine.
Il manifesto in questione è stato rimosso perchè ritenuto oltraggioso, teniamoci forte, per la figura della donna.
Che il manifesto sia di suo insensato se si pensa strettamente al messaggio pubblicitario di un negozio che compra e vende oro non ci vuole certo una laurea per comprenderlo. L’unico risultato che può ottenere è strappare un sorriso a qualcuno, ma nessuno credo possa capire o anche solo intuire guardando il manifesto per strada, cosa stia reclamizzando. Intimo? Creme Solari? Centri di bellezza? Boh, a me un negozio di compravendita d’oro è l’ultima opzione che verrebbe in mente.
E allora mi chiedo: perchè mai un negozietto di Bari dovrebbe spendere una fortuna per ingaggiare una nota modella (su cui tornerò in seguito) e piazzarla su un cartellone che alla fine non pubblicizza la sua attività?
Semplice: perchè l’italia è piena di idioti che vedono una cosa del genere e iniziano a berciare di femminismo, di donna-oggetto, di se non ora quando (sempre, CRISTODDIO, sempre! Non ora. Fine inciso.) e il manifesto finisce sulla home page di Repubblica. Calma però, non è che ci finisce questa storia sulla home di Repubblica, ci finisce proprio il manifesto. Dico io, se devi proprio sfasciare i coglioni con menate senza senso (poi torno anche sul perchè sta storia non ha senso, altrimenti perdo il filo) limitati a raccontare i fatti. Citi lo slogan e descrivi il cartellone. Cazzo, saprebbe farlo un bambino delle elementari. E invece no. Tirare click a quanto pare non fa schifo nemmeno ai paladini delle donne e, di conseguenza, ecco il cartellone in bella mostra. Dite che sono maligno? Può essere, ma intanto andando al link dell’altro caso di pubblicità ritenuta offensiva effettuata dallo stesso negozio, in cui si tirava in ballo niente meno che dell’ex Papa, la foto del cartellone non c’è.
Ad ogni modo è chiaro che il negozietto di Bari ha capito come farsi pubblicità sul serio e in tutta la nazione e io non credo abbiano fatto nulla di male. E ora spiego il perchè di questa mia affermazione e anche il perchè ritengo questa storia senza senso. L’analisi del cartellone è semplice: c’è una bella ragazza con una frase magari di cattivo gusto o semplicemente più esplicita del lasciato intendere di centomila altri spot che finiscono su cartelloni, tv e giornali. Se ci si riflette, il messaggio che si vuole demonizzare è la possibilità che un uomo, guardando quella ragazza, provi del desiderio sessuale. Pare non sia lecito pensare a dove si vorrebbe metterlo ad una così. Cazzo, ma stiamo scherzando? Sta a vedere che adesso sono machista, maschilista o irrispettoso nei confronti della donna se provo del desiderio sessuale nei suoi confronti. Ma stiamo dando i numeri? Quel pensiero può colpirmi mentre guardo quel cartellone così come mentre guardo i cartelloni di Yamamay o le ragazze al mare. Non è che se c’è scritto sul cartellone ci penso, mentre se ci fosse stato scritto: “compro oro” avrei meditato sulla palma che fa da sfondo. Insomma, la frase di per se non può essere causa dello scandalo.
Allora forse lo è l’immagine. E qui c’è veramente tanto da dire. Avete rotto il cazzo con sto perbenismo da domenica mattina. La pubblicità deve attirare l’attenzione. Una bella donna, come un bell’uomo, attira l’attenzione e la gente la guarda. Punto. Non c’è morale o etica, trattasi di natura. E non mi si dica che è una questione italiana o femminile, perchè il pacco di Beckam ce lo siamo sorbiti per anni senza dire un cazzo. E nessuno pensa che Beckam stia mercificando il suo essere uomo. O meglio, nessuno pensa che faccia male a farlo o faccia torto a qualcuno. Certo, su quel cartellone non c’è scritto “E tu a uno così cosa gli faresti?”, però non sono così idiota da bermi la balla secondo cui il problema stia nell’esplicitare. Queste sono battaglie vuote e isteriche di chi non sa più per cosa cazzo valga la pena lottare veramente. Sveglia. Lo scandalo non è che le belle facciano pubblicità, porcamerda, ma che facciano carriera grazie alla bellezza in ambiti dove la bellezza non dovrebbe contare. Quello è il problema e per quello bisogna combattere, ma smettiamola di rompere i coglioni a pubblicità, riviste e televisioni perchè ci si rende ridicoli e, di conseguenza, si lede all’importanza delle cause vere. Il probelma della TV non è qualche ragazzina che mostra il culo ammiccante, il problema è che intorno a quella ragazzina non c’è nulla. Non ci sono più contenuti. Non si può pensare di negare che la bellezza apra delle porte, bisogna puntare sull’educare a non volersi limitare a quelle poche opzioni e provar a puntare anche, soprattutto su altro per raggiungere i propri obbiettivi. E’ per quello che tutte le ragazzine vogliono diventare veline, perchè manca l’educazione. Perchè una volta non tutte volevano diventare Heter Parisi, o le ballerine del varietà, eppure per i tempi la figura era la stessa. Non è che le scegliessero cesse all’epoca. Una volta però le mamme e i papà dicevano alle bambine e ai bambini di andare a scuola e fare l’università, così avrebbero fatto una bella vita lavorando e vivendo di quello che realmente loro piaceva. Oggi mandare i figli all’università è se non inutile quasi controproducente, perchè li si ritrova a trent’anni senza un lavoro e con le aziende che, se devono proprio assumere, assumono gente di venti “da plasmare”. E allora c’è poco da lamentarsi se una ragazzina di quindici anni magari vede il fratello di venticinque che dopo anni di 30 e lode lavora da schiavo al McDonald e decide di puntare sulle tette. La colpa non è di Striscia la Notizia, ma di uno Stato che non da alternative. Perchè la bella e scema che nella vita non può puntare ad altro che non ad apparire su un cartellone del genere ci sarà sempre. L’obbiettivo è evitare che ci finiscano (se non per scelta loro) le belle, ma con potenzialità per fare altro.
In Italia le donne hanno vita difficile in molti ambienti lavorativi e, ultimamente, la cosa si sta aggravando con esempi al limite del nauseabondo. Bisogna focalizzare l’attenzione su quello e smetterla di rompere la minchia con la questione dell’immagine della donna, perchè tra le due cose c’è la stessa relazione che intercorre tra i giovani killer e la musica metal (ovvero nessuna, preciso perchè chissà mai che Alberoni stia leggendo).
Altrimenti ci si rende ridicoli e si perde di credibilità, rovinando anche il lavoro di chi per le reali necessità delle donne (e dei gay e di chiunque altro) combatte sul serio e in modo sensato.
Che poi dai, sta vicenda è veramente ai limiti del paradossale. La Carfagna definisce il cartellone “Volgare”. Questa frase, di per se, già sembra una battuta di satira. La protagonista dello spot incriminato, tale Barbara Montereale, pare sia una di quelle del giro ciuccia-premier. Ora, davvero vogliamo associare ad una così l’immagine della donna? Io direi di no, quindi al più con quello spot ha offeso la sua, di immagine.
E chissenefrega, aggiungerei.

EDIT: ho scritto a Gilioli e a Repubblica per avere un parere in merito. Vediamo se e cosa dicono.

Up all night

Uno dei momenti più attesi e temuti dal sottoscritto è arrivato.
I Blink 182 hanno rilasciato un pezzo nuovo dopo tipo otto anni. E’ senza vergogna che ammetto di aver avuto i Blink a pilastro della mia adolescenza musicale, ritenendoli tutt’ora uno dei miei gruppi chiave. Non erano certo più bravi di altri, non avevano certo i pezzi più belli, ma per me significavano tanto. Poi vabbè, tutto ha iniziato lentamente ad andare in malora anche a causa di un inaspettato botto da cui non si sono mai ripresi. Dopo “Enema of the state” infatti la storia li ricorda in confusione totale.
Step 1: proviamo a rifare tutto uguale e vediamo se la gente se la beve. Esce “Take off your pants and jacket”. Escono tre singoli copia dei tre singoli del disco precedente (ma copia vera: il primo con Mark che canta e loro che fanno casino in giro, il secondo con Tom che canta e loro vestiti da pagliacci ed il terzo su un pezzo dall’attitudine drammatica.), il disco è una mezza cagata e l’effetto clown sulle folle svanisce. Butta maluccio.
Step 2: Tom inizia a dire che nelle vesti di punk-rocker idiota non ci si sente più tanto a suo agio. Per testare un po’ l’ambiente butta fuori un disco pseudo side project (tipo lui e Travis con Mark in produzione) a nome “BoxCarRacers” e inizia a darsi le pose da emocorer vero mettendo “Fugazi” in qualsiasi frase pronunciata di fronte ad un microfono. Il disco in questione è una mezza bomba, a mio avviso, ed in giro la gente giusta ne parla abbastanza bene. L’operazione “i Blink 182 sono maturati” viene quindi avvallata e il gruppo butta fuori il “self titled” (ovviamente, quando una band ritiene di essere alla svolta, butta fuori un self titled. A caldo, direi di non avere nessun self titled nella lista dei miei dischi preferiti.). Io, per come ho vissuto i Blink, ad un disco del genere non ero per nulla pronto. A me non frega una sega dell’evoluzione artistica. Per me i tre di San Diego erano il gruppo di pirla di riferimento nel periodo in cui anche io ero pirla un bel po’. Veder crescere loro era come ammettere (leggi constatare. Leggi anche rendersi conto) di dover crescere a mia volta. Inaccettabile. Ad ogni modo anche all’interno della band qualcuno doveva vederla un po’ come il sottoscritto, tant’è che le cose vanno a puttane definitivamente e il gruppo va in pausa. Non si sciolgono perchè sanno già, in quel momento, che prima o poi serviranno altri soldi “facili”.
Step 3: parte quel calvario che sono i vari progetti indipendenti. Io i CD li ho presi a priori, di tutti, e li ho visti entrambi (i +44 prima ancora di aver sentito anche solo mezzo pezzo) live a Milano. Tom tira in piedi una cafonata colossale chiamata “Angels and Airwaves” mettendo clamorosamente fine al mio sogno di diventare lui. Mark e Travis provano a metter su una robetta pseudo blink ultimo periodo senza le derive intellettualoidi di Tom e ci riescono anche, ma ben presto ricominciano a suonare pezzi dei Blink che furono ai concerti ed il progetto, ufficialmente o ufficiosamente non è dato saperlo, muore. Travis intanto scopre di essere negro* e inizia una carriera hip-hop in cui può masturbare la batteria come e quando gli pare senza l’incombenza di avere altri musicisti per le palle durante i pezzi. Siamo al punto più nero della storia e, apparentemente, serve un miracolo per risollevarsi.
Step 4: arriva il miracolo. Travis si impasta con l’elicottero e ne esce tutto sommato indenne. L’occasione per una reunion strappalacrime in cui lo spettro della morte riavvicina tre amici di lungo corso è troppo ghiotta e così nasce questo progetto Blink182.0. Ormai i tre musicalmente sono affini quanto me, Andrea Bocelli e Dani Filth, ma questo non è importante se devi passare due anni in giro a suonare i pezzi vecchi spillando soldi alla gente. Ovviamente sul palco si vede chiaramente che non sono più loro. Tom canta con delle linee pretenziose che al sottoscritto mettono solo voglia di salire sul palco e picchiarlo a sangue. Travis ogni sacrosanto minuto spruzza lì un interludio autocompiacente e Mark, porello, resiste sul palco pensando che anche per quella sera ha portato a casa la pensione. La cosa dovrebbe durare un anno, riescono a farla durare due. Poi però i fan iniziano a chiedere pezzi nuovi e lì scatta il dramma. Come fare?
Step 5: i Blink182.0 entrano in studio. Da qui in poi mi baso solo su ipotesi personali e su quanto sentito nel pezzo anteprima “Up all night” rilasciato, appunto, ieri. Le chiavi del progetto, a questo punto, vengono messe in mano a Tom che essendo convinto di essere John Lennon potrebbe decidere da un momento all’altro di rimandare tutti affanculo (NdM: volesse iddio!) e andar via col pallone. Mark decide di produrre la cosa per scongiurare che Travis porti in sala mixer tutti i suoi amici negri*. Tutto dovrebbe andare bene e, con un po’ di fortuna, il disco uscirà. Bello o brutto non conta, perchè vendere venderà in ogni caso. Il problema eventualmente ci sarà col disco successivo ma nessuno di loro, credo, confida di arrivarci.
E così eccoci al punto in questione.
“Up all night” è lo specchio perfetto di questa situazione. Tom scrive un pezzo identico o quasi a quello che ritiene essere il suo momento compositivo migliore, ovvero i BoxCarRacers. Mark ci canta dentro una strofa così, giusto per non dare ai fan l’impressione che siano davvero i BoxCarRacers. Travis viene tenuto più o meno a bada con un mixaggio ed una produzione che con il rock (non dico il punk-rock, ma il rock) c’entra ben poco ed il gioco è fatto. Che la canzone sia bella o brutta, credo, non sia importante al momento. E’ importante solo ascoltarla e cercare di capire quanto possa contenere le basi per un progetto che si proclama rinato o quanto invece sia la trasposizione musicale del tanto discusso sondino naso-gastrico.
Il disco nuovo uscirà presto e lì il quadro sarà completo. Ci sarà anche un tour, ma come ho già spiegato, io non credo ci andrò.
Troppa malinconia

* c’è proprio scritto nogro/i.

Stati d’animo

Ogni volta che si parte per un viaggio, specie se si va lontano, c’è quell’ansia mista ad eccitazione che ti stringe lo stomaco.
Anche sta sera, a più o meno dodici ore dalla partenza, la sensazione è quella lì.
Che poi oh, non so se è solo una roba mia, o per tutti è la stessa cosa.
Io la vivo così.
La valigia è fatta. Mel è nello zaino con la fotocamera, mentre la camera mask è nel bagaglio imbarcato.
Sta sera, mentre con la Polly si preparavano i bagagli, ho fatto due riprese che dovrebbero fare da prologo al filmino del viaggio che ho la pretesa di provare a realizzare. Vedremo cosa ne uscirà e soprattutto se non mi romperò le balle di filmare dopo pochi giorni o magari poche ore.
Per la prima volta dopo diversi anni non ho un CD della vacanza. Questo perchè non saremo in macchina e non dovrò guidare.
Vacanza strana, sotto tutti i punti di vista.
Forse perchè non è una vacanza.
Chi l’ha mai fatta una vacanza a Giugno?
Vado a stendermi e guardare un po’ di episodi di Prison Break, che devo adattarmi al fuso.
Ho già detto che sono un po’ in ansia?

Questo blog non è morto

Però anche sto giro non riesco a scrivere un post.
Volevo parlare della situazione Moratti/Pisapia, ma non c’è nulla da dire oltre a quanto faccia schifo quanto sta accadendo e a quanto faccia schifo un Paese in cui la sfida per un comune diventi una lotta senza esclusione di colpi per stabilire a quanti ancora vada a genio Berlusconi.
E la cosa drammatica è che Berlusconi, perchè di lui si parla, potrebbe vincere, scavando ulteriormente il fondo di quello che all’inizio era un barile ed ora è un pozzo apparentemente senza fondo. Spostando ancora un po’ più in la il limite per la decenza, la soglia di quanto sia consentito pur di vincere.
In tutta onestà, credo ce la farà. Non ho più fiducia nel mio Paese.
Però per una volta sarebbe bello se non succedesse. Se il peggio, per una volta, non arrivasse.
Non per la Moratti, nè per Pisapia, nè per Berlusconi, nè per Milano, di tutto questo mi interessa relativamente. Ad essere importante sarebbe la risposta della gente, il segnale che si è passata la soglia e che lo schifo, oltre a fare schifo, non paga. E perde.
Sarebbe bello creare un precedente positivo, per una cazzo di volta.

La festa per un omicidio è una cosa che non riesco a digerire.

Mi son preso del tempo per scrivere qualcosa in merito all’assassinio di Osama Bin Laden.
Mi è servito del tempo perchè per una volta non volevo scrivere di getto, ma riflettendo su cosa, davvero, della questione mi abbia colpito. Ed il risultato è che tutto ciò che mi resta e mi resterà per sempre di tutto questo è che ancora una volta la razza umana ha saputo dimostrare il motivo per cui le cose vadano spesso così male.
Siamo e saremo sempre animali.
Finchè ci saranno feste in piazza per l’uccisione di una persona, per quanto colpevole dei peggiori delitti, il futuro non potrà mai apparire roseo. Dall’occidente democratico, da coloro che con la loro politica decidono le sorti dell’intero pianeta è lecito aspettarsi di più, di meglio, rispetto alla danza della vittoria sul cadavere del nemico.
Quando cose come questa accadono tendo davvero a sentirmi fuori posto nella nostra società.
E la pianto qui, perchè il tutto mi mette una tristezza immensa anche senza voler pensare che ci sia una possibilità tutt’altro che remota che molto di tutto questo sia stato inculcato nella testa della gente a forza.
Senza quindi voler pensare ad un funerale in mare, ad un popolo che ha imparato ad odiare chi gli hanno detto di odiare, a situazioni tutt’altro che chiare che hanno scatenato guerre e morti per motivi che posso solo immaginare.