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Riflessioni

Oliver Stone, vaffanculo.

ATTENZIONE: questo post è scritto da una persona che pur non sapendo nulla di cinema si appresta a buttare giù una recensione tirando fuori termini inventati di sana pianta. Uno di questi potrebbe essere “overdiretto”, ma anche no. Inoltre c’è la possibilità che la stessa persona ci infili spoiler come non ci fosse un domani, ma proverà comunque a segnalarli per tempo.
Prima di iniziare però, meglio contestualizzare.

Io i libri di Don Winslow li ho letti tutti. O perlomeno, ho letto tutti quelli che sono arrivati in Italia. Quello da cui è tratto questo film si intitola “Le belve” e da noi è uscito a Settembre dello scorso anno. Stando alla mia pagina aNobii io l’ho letto tra il 3 e l’8 Novembre, ben prima di scoprire se ne sarebbe tratto un lungometraggio. Nel leggerlo, anche paragonandolo agli altri romanzi dell’autore, l’impressione era di avere per le mani una sceneggiatura fatta e finita per il cinema. Io non ne ho mai lette, di sceneggiature per il cinema, ma se dovessi scriverne una, stilisticamente e tecnicamente parlando, la imposterei esattamente come Winslow ha messo giù “Savages”. Dovessi ipotizzare, questo libro è nato con l’idea di farne un film.
Il materiale di partenza, quindi, non era di difficilissima trasposizione. In più la storia ed i personaggi sono opera di uno dei miei scrittori preferiti e quindi, per il sottoscritto, roba di prima classe. I personaggi, soprattutto.
Quello che c’era da fare quindi era prendere un insieme di attori che potessero andare bene per la cosa e fargli fare nè più nè meno di quel che c’è scritto su quel dannato libro. Punto. Giri le scene, monti tutto insieme e lo porti a casa. L’avesse girato Renè Ferretti, questo film, forse adesso ne parlerei diversamente. Sicuramente anzi, perchè mi ritroverei 1) senza il rimpianto di veder sprecato tanto buon materiale 2) senza l’impressione di essere stato sottoposto al tentativo insistente di dimostrarmi quanto il regista è un figo e 3) con la consapevolezza o quantomeno la convinzione che lo stupro del finale (ci torno dopo) fosse figlio di un esigenza imposta su un regista che, non essendo nessuno, non può certo opporsi alle dinamiche di produzione.
#einvece, per dirla alla twitter maniera.
Questo “Le Belve”, secondo il modesto giudizio di un ignorante che se l’è visto doppiato in maniera becera, ha un buon cast. A me gli attori son piaciuti grossomodo tutti, ad eccezione forse della biondina sciapa che interpreta O. I personaggi vengono fuori abbastanza bene e sono personaggi fighi. Fighissimo Travolta, gigante Del Toro, credibile la Hayek. Pure i due protagonisti, che non credo d’aver mai visto prima, secondo me mettono lì una prova più che onesta.
La fotografia, sempre da ignorante, m’è piaciuta un bel po’. E mi son piaciute anche le scene con gli spari e i botti, soprattutto quella della rapina.
A farmi completamente cagare, invece, son state tutte quelle scelte di montaggio e post produzione che, a conti fatti, oltre a non servire a un cazzo ti tirano fuori di peso dal film. Da lì, l’idea di usare una parola di fantasia come “overdiretto”. Ci sono diversi modi per costruire una scena, secondo me. Il primo è fartela vedere per com’è, senza cazzeggiare. Il secondo è ricamarci sopra. In questo caso, se poi il messaggio passa con lo stesso impatto, sei un figo. Se lo smorzi, hai toppato. In questo film, Oliver Stone smorza che è una bellezza.
Ma adesso parliamo del finale, quindi [SPOLIER ALERT].
La prima cazzata la mette a segno a 30 secondi netti dall’inizio, con quella frase di cui nessuno sente il bisogno e che recita tipo: “Il fatto che stia raccontando questa storia non vuol dire che io ne sia uscita viva.”. Vaffanculo. Poi ho pensato: “Calma, Manq. E’ l’inizio del film. Tu sai che cosa succederà, ma chi non ha letto il libro no. E’ una di quelle frasi che poi ti dimentichi e che alla fine dici CAZZO, L’AVEVA DETTO ALL’INIZIO, BOMBA!”. Quindi ok, concessa. La seconda cazzata è all’inizio della sequenza finale, quando in maniera del tutto random e demolendo qualsiasi tensione nello spettatore, gliela fai ripetere di nuovo. A sto punto non hai scusanti, sei un coglione. La precisazione è inutile e, in ogni caso, l’avevi già fatta in apertura. Perchè cazzo insisti con sta cosa di rovinarmi il finale? Che cazzo ho fatto di male? Segue concitata serie di eventi girati e montati senza il minimo senso. Spari. Gente ferita. Gente molto ferita. E poi, in un secondo, senza pathos e senza un minimo di atmosfera che possa anche solo marginalmente suscitare empatia o partecipazione al dolore, la decisione finale. Il suicidio. L’abbraccio. Una merda fotonica, pensi. Ma non fai neanche in tempo a finire di incazzarti che una voce fuori campo dice qualcosa come “Così è come pensavo finisse, ma in realtà è andata diversamente”. Tu sgrani gli occhi e passa una serie ancora più agghiacciante di scene stronze che, oltretutto, sai che nel libro non ci sono. Il libro finisce male. Il film finisce in una festa che è una presa per il culo colossale. Dovrei essere contento perchè i tre sono salcazzo dove a fare surf dopo tutto sto casino? Dovrei essere felice perchè il boss del narcotraffico, quella che ordinava ai suoi uomini di decapitare i nemici, invece di morire va in prigione? Dovrei godere per lo sbirro corrotto che diventa un eroe? Cristo, dovrei forse gioire del fatto che il cattivo, se ce n’è uno nel film, invece di crepare male ne esce tanto bene da lasciare lo schermo con un flashforward che lo ritrae con la moglie, felice, mentre guarda il figlio giocare a baseball? Quest’ultima, perdio, mi devi davvero spiegare come t’è venuta in mente, caro il mio Oliver Stone.
Aspetta.
E’ per questo che ogni due per tre fai dire alla protagonista: “Va che alla fine muoio”, perchè poi non muore. Beh, VAFFANCULO. Vaffanculo perchè non devi comunque fargli dire un bel niente e lasciare chi guarda col suo cazzo di fiato sospeso. E, soprattutto, vaffanculo perchè la tipa nella storia muore e non puoi decidere di ribaltare tutto solo perchè non ti va il finale triste. A me il finale triste piaceva. Me ne sbatto i coglioni se te l’hanno imposto, sto stravolgimento. Sei Oliver Stone, mica Gino lo spazzino. Imponiti, cazzo.
E comunque, stravolgimento per stravolgimento, che minchia di decisione è quella di mettere tutti e due i finali? Mettine uno. Vuoi quello paraculo, metti quello paraculo. I Blue Ray esistono per quello. Le Director’s cut pure. Ci montavi un bel contenuto speciale col finalone alternativo (che poi alternativo stocazzo, ma ci siam capiti) ed eravamo tutti comunque incazzati, ma almeno salvavi un po’ la faccia. E, già che c’eri, potevi permetterti di girare il finale tragico con più cura, dandogli lo spessore emotivo ed emozionale richiesto e senza buttarlo lì con la scusa del “tanto non serve a niente”.
Non so se passa il concetto, ma sto film mi ha fatto incazzare un bel po’.
Ora vado a vedere se qualche sito di cinema tra quelli che seguo ne ha scritto, perchè ho bisogno di riscontri.
Per quanto mi riguarda però, vale il titolo del post.

#400tv is a state of mind

I bei tempi in cui questo blog veniva aggiornato di frequente sono finiti, o quantomeno non ci sono attualmente contemporanei. Causa l’impazzare dei social network ed il poco tempo a disposizione ormai qui sopra ci scrivo solo quando c’è qualcosa di veramente GROSSO da dire o raccontare. Ecco, oggi siamo in quelle circostanze lì.
Ieri sera infatti è andata in scena la serata conclusiva della seconda serie della #400tv, quella dedicata al ciclo Nati per Vincere, e per l’occasione il team de “I 400 calci” ha deciso di fare le cose in grande.
Prima di tutto l’evento in questione ha affiancato alla ormai consolidata visione domestica con twittata selvaggia anche la possibilità di trovarsi e vedere il film in compagnia. Le locations sponsorizzate erano due, una a Milano ed una a Roma, e così ho deciso di prendere parte alla “Real Delux Experience” andando ad unirmi al #TemMilano in quel della Santeria. Nota: la Santeria è un localino mica male in zona Milano est che fa un ottimo hamburger con mozzarella di bufala e che, soprattutto, ti omaggia di un piatto di lasagne mentre lo aspetti.
La seconda mossa totale è stata selezionare il più grande capolavoro cinematografico di sempre per la visione collettiva. E non dovrei nemmeno stare a precisare qual è il film di cui si parla (un po’ perchè la locandina qui affianco parla da sola e un po’ perchè non credo possa venirvi in mente altro titolo in seguito alle parole che ho scritto), ma lo faccio solo perchè nell’era Nolan ho imparato che niente deve essere mai lasciato intendere: la pellicola selezionata per la serata finale della #400tv vol.2 è “THE LAST BOYSCOUT”.
Pausa.
Bruce Willis.Tony Scott. Shane Black.
Se cercate on line notizie su questo film potete trovare dei rumors secondo cui Gesù ai tempi decise di ritornare tra noi per prendere parte alla pellicola, ma che poi cambiò idea resosi conto non sarebbe potuta essere in ogni caso migliore di come la conosciamo.
Se cercate on line notizie su questo film sperando di trovare quella che ho scritto qui sopra smettete subito di leggere questo blog, vi prego. O quantomeno non dite a nessuno che lo fate.
Ad ogni modo, tornando a noi, tutto questo insieme di fattori ha reso la serata di ieri una cosa decisamente epica. Più della volta in cui, per vedere lo stesso capolavoro, abbiamo occupato (credo illegalmente, ma non ne ho tutt’oggi la certezza) la sala del cinema di Agrate e ce lo siamo gustati in proiezione privata. Ieri eravamo tantissimi in uno spazio piccolissimo. C’era quella sensazione di umidità e sudore che si riscontra solo in circostanze ad alta carica erotica tipo i video di Britney Spears o la metropolitana in luglio. E poi c’erano le facce. Per me che sono evidentemente anziano (“Ciao, io su twitter sono @tizio92” “92 nel senso che sei del 1992?” “Sì.” “Me lo ripeti?”) le facce hanno ancora una loro certa importanza. Vedere e parlare con le persone nel tentativo, quasi sempre destinato a fallire, di collegarle ai nick con cui di solito chiacchieri on-line è una cosa fighissima. Gente che non avrei mai riconosciuto, gente che immaginavo completamente diversa. Una cosa che mi ha rimandato indietro ai tempi dei forum di GdR. Stesso nerdismo, stesso mix di nick buffi e nick incomprensibili, con l’intersezione dei due insiemi che tende ad infinito.
Tutti belli. Tutti bravi.
E allora la serata funziona a prescindere, anche se dei dieci lettori DVD in sala (credo rubati, non c’è altra spiegazione) non ce ne fosse uno accoppiato ad uno qualsiasi dei venti telecomandi e la visione fosse piombata sul canale audio inglese. Tanto i presenti avrebbero potuto ridoppiarlo interamente lì, sul momento, dalla prima all’ultima scena. Invece s’è preferito commentare, ridere, tifare, applaudire e #berneunpaio che poi, alla fine, credo siano state più di due per grossomodo tutti. Tranne il sottoscritto, che causa arrivo in loco alle 21.00 s’era sparato le sue cartucce ben prima della proiezione.
Chiudo qui, quindi, salutando e ringraziando tutti i presenti per la bella serata in compagnia. Eventuali repliche future non potranno che farmi piacere.
E comunque, #wouldbang Halle Berry.

La volta che ho bevuto una birretta con Pippo Civati

E’ un po’ che non aggiorno il mio blog e il motivo è che aspettavo di poter raccontare questa storia per intero. Oltre al fatto che non avessi in realtà molto altro di cui scrivere, ovviamente.
Tutto inizia più o meno dieci giorni fa, quando girando per i vari social network mi imbatto in un post intitolato “Occupy Civati” che racconta come Pippo Civati, giovane esponente del PD categoria “nuovo che avanza”, abbia anche lui qualche cosina di cui rispondere. Nella fattispecie gli viene contestata la scelta di sottoscrivere una proposta di legge dal titolo: “NORME PER LO SVILUPPO DI METODI SCIENTIFICI INNOVATIVI E TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA E LA SOSTITUZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE”.
Incuriosito, ho deciso di leggermi cosa potesse avere di tanto sbagliato una proposta di legge con un titolo così promettente (no sarcasmo, giuro). Ora, assunto che le quattro persone che leggono questo blog ormai sappiano la mia posizione in materia, ho pensato che prima di criticare fosse il caso di chiedere all’interessato il motivo che lo avesse spinto a firmare una proposta come quella e così ho deciso di scrivergli questa email:

Buongiorno
Mi chiamo Manq [NdM: No, c’era scritto il mio nome] e sono, da qualche anno, un ex elettore PD. Non mi dilungherò nello spiegare i motivi che mi hanno portato a essere un ex elettore, tuttavia vedo nelle imminenti primarie un buon momento per provare a ricucire il mio rapporto con il PD e la politica.
Per farlo però, ho deciso di informarmi un po’ riguardo ai candidati.
La presente quindi è una mail volta a chiedere chiarimenti riguardo alla tua (mi permetto di darti del tu) sottoscrizione al progetto di legge PdL n° 151, quello titolato: “NORME PER LO SVILUPPO DI METODI SCIENTIFICI INNOVATIVI E TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA E LA SOSTITUZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE”.
Io sono un biotecnologo con un PhD in medicina molecolare e traslazionale e per anni ho lavorato in laboratori in cui la sperimentazione animale era parte fondamentale dell’attività di ricerca. Da sempre, tuttavia, ho sviluppato una certa sensibilità alla questione dell’utilizzo di cavie in laboratorio.
L’idea di un progetto di legge volto alla ricerca e allo sviluppo di metodologie alternative alla sperimentazione animale, o quantomeno ad alcune delle sue applicazioni, è a mio avviso lodevole in linea di principio. Leggendolo, tuttavia, mi è parso scritto con i presupposti più sbagliati.
Non starò a dilungarmi in considerazioni scientifiche lunghe e noiose, però vorrei sottolineare un punto, tra i tanti, per esemplificare i miei dubbi in merito (cito dalla parte riguardante l’embriotossicità):
“Saggi alternativi:
Sono stati sviluppati e validati metodi che consentono di individuare possibili effetti nocivi sull’embrione. Tra questi, un saggio che sostituisce completamente l’uso degli animali è quello chiamato EST (embryonic stem cell test), che si basa sull’uso di cellule staminali (ECVAM, 2002).
(fonte: http://www.enpa.it/it/uffici/ducumenti_av/VIV-Sistemi_alt_IPAM.pdf:
SISTEMI ALTERNATIVI alla SPERIMENTAZIONE ANIMALE Annalaura Stammati
Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma).”
Mi pare lecito chiedermi, a questo punto, di che cellule staminali embrionali parliamo. Umane? No, perché per lo Stato l’embrione è vita e quindi non lo si può toccare. Animali? No, perché per lo Stato l’embrione è vita e questa è una proposta di legge volta a sostituire la ricerca sugli animali. E allora di che cellule si parla?
Questo per dire che mi pare la questione sia stata affrontata con un po’ di superficialità (avrei davvero molti altri esempi), superficialità che a mio avviso nuoce alla questione.
Io non dubito assolutamente della buona fede e degli ideali su cui si basano progetti di questo tipo. Il punto è che tutto, nel nostro Paese, viene affrontato un po’ come fosse tifo (quanto aveva ragione Churchill ) e si creano facilmente fazioni opposte brandenti una sorta di integralismo che poco riscontro ha, effettivamente, con la realtà dei fatti. Siti come quello più volte citato nel progetto di legge (www.novivisezione.org) seppur mossi da sentimenti assolutamente non deprecabili, hanno in genere ben pochi riscontri scientifici e quei pochi che utilizzano, spesso decontestualizzati e a sproposito, servono più che altro ad imbonire. Di contro, chi sostiene la ricerca scientifica sugli animali, spesso esagera dall’altro lato e si barrica dietro la sua essenzialità, almeno oggi e almeno in certi campi, per celarne le problematiche innegabili.
Partendo dal presupposto che un progetto di questo tipo sia volto a tutelare gli animali e non a far propria quella fetta di elettorato “green-like” che c’è in tutti gli schieramenti, vorrei una tua opinione sulla questione “Sperimentazione animale”. Più importante, mi piacerebbe sapere se per sottoscrivere una proposta come la 151 tu ti sia affidato a qualche tipo di consulenza esterna e, nella fattispecie, a quali.
In qualità di elettore ritengo questa questione abbastanza importante e, onestamente, una richiesta diretta è credo uno dei pochi modi per sentire parlare dell’argomento.
Immagino che tu non possa rispondere a tutti i possibili elettori che ti scrivono facendoti delle domande, ma spero tu possa fare un’eccezione.
Grazie in anticipo per l’attenzione e la disponibilità.
In bocca al lupo per la tua corsa.

La risposta, effettivamente, è arrivata ed è stata di vedersi per discutere della faccenda a quattr’occhi. Ieri sera quindi sono andato in Regione a trovarlo e dopo averne parlato ci siamo bevuti una birretta insieme. Le impressioni che ho avuto sono varie e adesso cercherò di riassumerle, anche perché scriverle mi aiuterà a rifletterci sopra.
Partiamo dalle cose positive. E’ sicuramente apprezzabile che Civati si sia dimostrato interessato alle mie obbiezioni e abbia voluto ascoltarle. Per molti dei punti da me sollevati, che poi son sempre i soliti, mi è parso ci fosse sintonia. E’ venuto fuori che il tutto è nato sull’onda del caso Green Hill, cosa che potevo ampiamente immaginare, e che l’idea fosse fare qualcosa prima che venisse fatto qualcosa di “sbagliato” da altri. Da che ho capito, la proposta è stata presentata senza un particolare studio dell’argomento (quantomeno non da parte di Civati) nell’idea che il tutto sarebbe servito solo a porre una questione, nell’ottica del fatto che si sarebbe ampiamente potuto migliorare il testo in seguito.
Mia nonna mi diceva che a far le cose bene al primo colpo ci si guadagna tutti, ma mia nonna non faceva politica quindi ci sta. Consequenzialmente io ai miei nipoti probabilmente insegnerò che fare qualcosa solo per non farla fare agli altri è poco furbo, ma ho come l’idea che neanche io farò mai politica.
Anyway, la disponibilità ad ascoltare eventuali suggerimenti c’è e questo è indubbiamente positivo. Più o meno implicitamente ci siamo oltretutto ritrovati a riconoscere come una normativa sensata in tema di sperimentazione scientifica non potrà mai essere regionale (io continuo ad avere dubbi anche in chiave nazionale, ma tant’è) e di conseguenza, a mente fredda, ho l’impressione si sia piacevolmente discorso riguardo una proposta che probabilmente morirà in regione, la cui portata è pressochè nulla e che altro non era che figlia di un momento in cui i beagle chiedevano giustizia, anche sommaria.
Mentre scrivo mi sento pure un po’ coglioncello ad averla presa tanto sul serio, sta proposta, ma questo non mi impedirà di continuare a cercare di renderla, a mio modo di vedere, migliore.
Ad ogni modo, finita la discussione in merito alla proposta di legge n° 0151, io e Pippo Civati siamo andati a berci una birretta in un bar zona Pirellone e abbiamo fatto due chiacchiere riguardo al PD, ai suoi esponenti, al nostro Paese e, soprattutto, all’identità politica di Pippo Civati. Son venute fuori tante cose interessanti, diverse idee condivisibili e un quadro complessivo in cui il PD non è ritratto benissimo.
Tutto l’incontro però mi ha ricordato una situazione vissuta in gioventù quando, lasciato l’oratorio, avevo incontrato il mio prete per strada.
“Non ti fai più vedere in oratorio.”
“E’ vero, DonGa, ma ho rivisto un attimo le mie prospettive.”
“Ok. Perchè non vieni su da me che facciamo due chiacchiere?”
“Va bene.”
Quando sono salito però, invece che sederci e discutere, mi ha confessato.

In tutto questo, ringrazio pubblicamente Civati per la disponibilità, la chiacchierata, il libro che leggerò con molta attenzione e la birra che ha insistito per pagare, precisando non ne avrebbe chiesto il rimborso.

E noi abbiamo Cassano

Oggi, tramite l’ormai indispensabile strumento che è Twitter, sono venuto a conoscenza di una notizia riportata da il Post.it. La storia, riassunta in breve, scaturisce da una risposta del delegato democratico del Maryland Emmet C. Burns Jr. alle esternazioni del giocatore dei Baltimora Ravens Brendon Ayanbadejo in materia di matrimoni gay. Nella fattispecie Ayanbadejo pare essersi pubblicamente schierato, più volte, in favore della concessione di questo diritto alle coppe omosessuali.
La presa di posizione di Burns nei confronti delle esternazioni del giocatore è stata espressa sotto forma di lettera, direttamente alla dirigenza dei Ravens. Questo il testo:

Molti dei miei elettori e molti dei vostri tifosi sono inorriditi e sbalorditi dal fatto che un membro di una squadra di football possa esprimersi in merito a una questione così controversa e cercare di influenzare l’opinione pubblica in un senso o nell’altro. Molti dei vostri tifosi non sono d’accordo con le sue posizioni e pensano che non debbano avere posto nello sport, che è fatto per il tifo, l’intrattenimento e l’entusiasmo. Penso che Ayanbadejo dovrebbe concentrarsi sul football ed evitare di dividere i suoi tifosi.
Richiedo pertanto che lei prenda i necessari provvedimenti, come proprietario della squadra, per impedire altre dichiarazioni di questo tipo da parte dei suoi dipendenti, e che ordini a Ayanbadejo di smetterla con questo comportamento ingiurioso. Non sono a conoscenza di altri giocatori che abbiano fatto quello che fa Ayanbadejo.

(La versione originale della lettera del delegato Burns è visibile qui)
Questa lettera, che effettivamente si commenta da sola, ha tuttavia suscitato la reazione di un altro giocatore della NFL, Chris Kluwe dei Minnesota Vikings, che ha deciso di dire la sua scrivendo una lettera di risposta direttamente al delegato. Il testo della contro replica è decisamente degno di segnalazione, tanto per il contenuto, quanto per lo stile diciamo non propriamente elegante. Stando a quanto sostiene Kluwe, infatti, l’utilizzo di espressioni colorite e forti non solo faciliterebbe l’arrivo del messaggio, ma dovrebbe anche fungere da “cartina tornasole per quelli che sanno vedere il contenuto di verità di un messaggio invece che fermarsi a guardare la confezione con cui quel messaggio è consegnato”.
Di seguito riporto la versione tradotta e “ripulita” del testo. Non perchè mi siano particolarmente indigeste le volgarità, quanto perchè è l’unica traduzione che ho trovato senza dovermela fare da solo. Qui, tuttavia, la versione originale del documento:

Caro Emmett C. Burns Jr.,
Trovo inconcepibile che lei sia stato eletto come delegato dello stato del Maryland. Il suo livore e la sua intolleranza mi imbarazzano, e mi disgusta pensare che lei sia in qualsiasi modo e a qualsiasi livello coinvolto nel processo di formazione delle politiche sociali.
Le posizioni che lei abbraccia ed espone non prendono in considerazione alcuni punti fondamentali, che illustrerò con dovizia di particolari (potrebbe esserle necessaria l’assunzione di uno stagista che la aiuti con le parole più lunghe):
1. Come sospettavo, non ha letto la Costituzione, quindi le vorrei ricordare che il Primo, primissimo emendamento di questo fondamentale documento si occupa della libertà di parola, e in particolar modo delle limitazioni di tale libertà.
Utilizzando la sua posizione istituzionale (facendo riferimento ai suoi elettori in modo da minacciare implicitamente la gestione dei Ravens) per dichiarare che i Ravens dovrebbero «scoraggiare dichiarazioni di questo genere» da parte dei loro dipendenti – nello specifico Brendon Ayanbadejo – non solo lei sta chiaramente violando il Primo Emendamento, ma dimostra di essere una narcisista macchia di merda.
Che cosa mai l’ha fatta diventare così stupido? Mi sconcerta che un uomo come lei, che fa affidamento sullo stesso Primo Emendamento per coltivare i propri studi religiosi senza timore di ritorsioni da parte dello Stato, possa giustificare il soffocamento del diritto alla libertà di espressione di qualcun altro. Chiamare “ipocrita” un uomo come lei sarebbe mancare di rispetto alla parola. “Osceno, assurdo ipocrita del cazzo” è un po’ più appropriato, forse.
2. «Molti dei vostri tifosi non sono d’accordo con questa presa di posizione e ritengono che [questi argomenti] non debbano avere posto nello sport, che dovrebbe riguardare il tifo, l’intrattenimento, l’entusiasmo e nient’altro». Santo cielo, quante stronzate. Ha sul serio detto questa roba, lei che è stato «attivamente coinvolto nelle task force del governo che si sono occupate delle conseguenze culturali e sociali della schiavitù in Maryland» (come recita la sua voce di Wikipedia, ndt)? Non ha mai sentito parlare di Kenny Washington? Di Jackie Robinson? Nel 1962 la NFL prevedeva ancora la segregazione razziale, che è stata spazzata via grazie a atleti e allenatori coraggiosi che hanno osato esprimere il loro parere e fare la cosa giusta. E nonostante tutto questo lei è capace di dire che la politica e le questioni politiche «non dovrebbero avere un posto nello sport»? Non so neanche da dove cominciare per immaginare la dissonanza cognitiva che con ogni probabilità sconvolge in questo momento la sua mente confusa e marcia, e la ginnastica mentale con cui il suo cervello si è contorto fino a produrre una dichiarazione così assurda da meritare una medaglia d’oro olimpica (il giudice russo sicuramente le darebbe 10, per “bellissimo repressivismo”).
3. Questo è più un mio dubbio personale. Ma perché odia la libertà? Perché odia il fatto che altre persone vogliano avere la possibilità di vivere le loro vite ed essere felici, anche se la pensano in modo diverso dal suo, o si comportano in modo diverso? In che modo, in che forma, la riguarda il matrimonio gay? In che modo influisce sulla sua vita? Teme che se il matrimonio gay diventasse legale, lei comincerebbe all’improvviso a pensare al pene? «Oh merda, il matrimonio gay è stato approvato, devo subito correre a farmi sfondare di cazzi!». Ha paura che tutti i suoi amici diventino gay e non vengano più la domenica a vedere le partite da lei? (Comunque è improbabile, dato che anche ai gay piace guardare il football).
Posso assicurarle che il matrimonio gay non avrà alcun effetto sulla sua vita. I gay non verranno a casa sua a rubare i suoi figli. Non la trasformeranno magicamente in un lussurioso mostro mangiacazzi. Non rovesceranno il governo in un’orgia di edonistica dissolutezza soltanto perché all’improvviso avranno gli stessi diritti del 90 per cento della nostra popolazione – diritti come le indennità della previdenza, agevolazioni fiscali per chi ha figli, i permessi familiari o i congedi per malattia per prendersi cura dei propri cari, e l’assistenza sanitaria estesa a coniugi e figli. Sa che cosa farà ai gay il fatto di avere questi diritti? Li renderà cittadini americani a tutti gli effetti, proprio come tutti gli altri, con la libertà di perseguire la felicità con tutto ciò che questo comporta. Le dicono niente le battaglie per i diritti civili degli ultimi 200 anni?
In conclusione, spero che questa lettera, in qualche modo, la porti a riflettere sulla dimensione del colossale casino che lei ha spudoratamente scatenato ai danni di una persona il cui solo crimine è stato esporsi per qualcosa in cui credeva. Buona fortuna per le prossime elezioni, sono certo che ne avrà bisogno.
Cordialmente,
Chris Kluwe
P.S. Mi sono dannatamente esposto sulla questione del matrimonio gay, quindi può anche prendere il suo «non sono a conoscenza di altri giocatori della NFL che abbiano fatto quello che fa Ayanbadejo» e ficcarselo nella sua piccola boccaccia priva di empatia, strozzandocisi.
Stronzo.

A me, tutta questa faccenda, ha chiaramente ricordato le esternazioni di Cassano all’Europeo.
Il punto però non è tanto che ci siano omofobi in Serie A, perchè nella NFL ce ne sono sicuramente di più. La questione è: quando, in Italia, un calciatore proverà ad usare la notorietà per combattere delle battaglie sociali?

Tony Sly

It’s too late to talk to you
And it’s too soon to say good-bye
Listen where ever you may be
You still live inside my mind

La notizia della morte di Tony Sly mi arriva da Carlo, mentre sto andando a mangiare una pizza per il compleanno della Polly. Ovviamente, mi sconvolge. E’ la prima volta che vedo morire uno dei miei idoli di gioventù. Sti cazzi Kurt Cobain, che s’è sparato prima che potessi sapere chi fosse. Sti cazzi Freddie Mercury, i Ramones, Amy Winehouse, Michael Jackson e tutti quegli artisti che sì, può spiacere, ma in fin dei conti finisce lì, subito, con una faccia magari stupita ed una frasetta su facebook. Qui è diverso. Qui si parla di uno che, boh, non solo ho visto suonare mille volte, ma ho sempre sentito vicino. Uno che ha scritto pezzi che faranno per sempre parte di me, uno con cui mi è capitato di chiacchierare.
Sono senza parole.
Non so cosa scrivere e anche dovessi arrivare a capirlo, non saprei come scriverlo. L’ultima volta che ho parlato di lui è stato per recensire il suo ultimo disco acustico. Ho scritto cose brutte, cose come “invecchiare male”, e adesso mi sento terribilmente una merda se penso che di invecchiare, per il buon Tony, non se ne parlerà.
Non ho mai capito quelli che piangono per la morte dei cantanti, però eccomi qui a far parte della categoria. Continuo a non capirlo, ma non credo conti qualcosa.
Ho tre magliette dei No Use. Una, enorme, la uso da tempo come pigiama. Una, distrutta, è la mia maglietta preferita. La terza, tamarra, ma ancora indossabile al lavoro, la metterò domani.
Sto scrivendo un milione di banalità e forse è il caso che la pianti qui. Che poi oh, non so perchè, ma il sapere che per Tony non ci sarà uno spopolare di profile pics, tweets, status e post sui blog mi fa persino rabbia.
Affanculo.
I’ll miss you, Tony, I know I will.
Exit.

Leggere prima di firmare è buona norma

Chi scrive è notoriamente favorevole e legato al mezzo referendario. Da sempre, tanto da considerarlo spesso l’unica vera arma rimasta al cittadino italiano per esercitare il suo ruolo democratico.
In questi giorni si legge in giro di una raccolta firme volta a promuovere un referendum in grado di abrogare la diaria per gli stipendi dei parlamentari. Lo si sta chiamando in vari modi, da “referendum anti-casta” a “taglia privilegi”, e la campagna portata avanti è spesso legata ai mezzi di informazione alternativi quali blog e social network. Come sempre accade in Italia però nessuno ne parla, non si da modo al cittadino di capirne i contenuti o venirne a conoscenza se questi non è particolarmente volenteroso o motivato, e si tende a portare avanti il tutto unicamente a colpi di slogan.
Io, scoperta la raccolta firme in questione, sono andato in comune a sottoscriverla insieme alla Polly. A Gessate eravamo i numeri 24 e 25, se non erro.
Oggi però, ascoltando “Tutto esaurito” ho realizzato di aver firmato senza le adeguate basi conoscitive, rischiando nel migliore dei casi di aver firmato un foglio senza utilità.
Innanzi tutto ho scoperto che le raccolte sono in realtà due, distinte. La prima, promossa dal Partito dell’Unione Popolare e la seconda invece promossa dal Comitato del Sole. Ho così deciso di andare un po’ più a fondo nella questione.
Per prima cosa, io non ho idea di quale delle due raccolte abbia sottoscritto. Già questo è sufficiente a farmi girare non poco le balle. In questo articolo infatti si spiega come i due referendum pongano richieste molto diverse. Stando ai dati riportati e a quanto diceva questa mattina in radio un esponente del Movimento 5 Stelle, il referendum proposto dall’Unione Popolare chiede unicamente l’abolizione della diaria, portando ad un risparmio generale neanche sufficiente a coprire le spese per il referendum stesso (credo, a logica, basandosi sul risparmio per l’anno in corso e non considerando comunque l’impatto degli anni a venire, ma comunque la cosa fa riflettere). I punti del Comitato del Sole invece sembrerebbero molteplici e meglio studiati, portando ad un risparmio decisamente più alto.
Altra faccenda importante, se non cruciale, è la “scadenza” della raccolta firme e la sua presentazione. Se nel caso del Comitato non risulterebbero vincoli temporali di sorta, la sottoscrizione dell’Unione reca limiti precisi, anche se non facili da reperire in giro con chiarezza, e questo forzerebbe la presentazione del quesito referendario per l’anno venturo, il 2013, annullandone immediatamente la messa in essere pechè impossibile effettuare referendum nell’anno delle elezioni politiche. La norma è spiegata per bene nell’articolo citato prima, non sto a riportarne il contenuto.
Pare quindi che questa raccolta firme sia, a tutti gli effetti, una grossa perdita di tempo.
Per finire, giusto per riportare in comletezza tutti i dubbi e le questioni che ho reperito in ambito, sulle liste dell’Unione Popolare c’è chi sospetta addirittura il tentativo di truffa. L’inammissibilità di quella raccolta firme, dovuta ai problemi già visti, non sarebbe infatti dovuta sfuggire a chi si prefige di ottenere un risultato usando il referendum e questa cosa presterebbe il fianco al sospetto che in realtà il vero fine di queste firme sia avere del materiale buono da copiare e riciclare per la presentazione delle future liste elettorali, alimentando i casi tristemente noti di firme false come ad esempio quello che vede imputato il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni.
Se anche quest’ultimo dubbio fosse eccessivamente complottista, almeno a mio parere e nonostante quanto di peggio abbia già messo in mostra il nostro Paese in certe circostanze, resta la certezza di una scarsissima informazione riguardo una raccolta firme fondata su un insindacabile risentimento popolare nei confronti dei politici (che la si finisca di dire antipolitica. Il problema sono gli uomini.), che però rischia di veder disperse le energie lasciando ancora una volta i cittadini con l’amaro in bocca.
Come detto io ho firmato.
Non sapere cosa nè con che utilità l’ho fatto mi fa sentire male e questo post spera di poter essere utile a chi ancora sta decidendo se fare altrettanto o meno.

Un partito democratico

In questi giorni tiene banco la discussione avvenuta in seno al PD riguardo le unioni omosessuali. Che poi “in questi giorni” fa ridere perchè ne parlano da che il PD esiste e non ne son mai venuti a capo, ma diciamo che la questione è recentemente tornata attuale anche per l’opinione pubblica che, in prossimità di elezioni e in concomitanza alla ridiscesa in campo di Berlusconi, mostra giustamente agli italiani cosa succede sull’altra riva del fiume. Come sempre, il timing scelto dal PD per tirar fuori lo squallore di cui è composto è impeccabile, ma davvero non vorrei divagare.
Dicevamo che all’interno del PD si son manifestate per l’ennesima volta posizioni inconciliabili riguardo temi sociali importanti per il futuro di questo Paese. Essendo il partito per definizione democratico, le diverse personalità che lo compongono hanno provveduto ad esprimere legittimamente le loro posizioni, anche discordanti e spesso inconciliabili, perchè alla fine la democrazia è proprio dar voce a tutti. Io questa cosa la apprezzo anche, perchè se avessi voluto sostenere il pensiero unico avrei tranqullamente potuto votare a destra. Quindi ben venga la discussione, ben vengano le diversità che, da sempre, arricchiscono e ben vengano l’apertura ed il dialogo volti a conciliare posizioni diverse nell’interesse del Paese.
Per essere un partito però su qualcosa bisogna concordare. Questo è necessario per scrivere un programma da presentare agli elettori, programma che dovrebbe appunto sancire le basi su cui il partito in questione fonda la sua idea di governo per l’Italia che verrà. Io, quali siano queste basi, non l’ho mica capito. Anzi, non ho ancora mai sentito di un frangente in cui il PD si sia manifestato unito. Ci sarà una cazzo di cosa su cui sono d’accordo, no?
Così ci ho pensato e, gira e rigira, l’ho trovata. Il punto fondamentale del PD, su cui si fonda la sua corsa alle prossime politiche, è continuare ad esistere. Vincere o perdere non conta. Il PD è l’espressione massima de “l’importante è partecipare”. Altrimenti non si spiega.
Io non ne so moltissimo di politica, nè di economia, ma ho la netta impressione che riguardo i grandissimi temi economici e politici, ormai, i governi dei singoli paesi abbiano ben poca voce in capitolo. L’economia e la politica sono ormai globali e che ci governi Tizio, Caio o Sempronio su quelle cose lì c’è poco da fare. Grazie a Dio, perchè fossero stati decisivi i governi dopo vent’anni di Berlusconi vivremmo sulle piante. Se però c’è qualcosa su cui ancora i governi hanno margine decisionale è la politica sociale e in quest’ambito, il PD, non è un partito perchè non avrà mai un programma. Etica medica, diritti civili, ammortizzatori sociali e pensioni sono alcuni dei temi su cui questo insieme di persone non ha mezza base in comune. La cosa drammatica (per il Paese eh, mica per loro) e che non gli interessa. Il loro scopo è raccogliere voti. Per farci cosa non è importante o quantomeno non è un problema da porsi ora. A guidare la politica del partito è un grosso, gigantesco pallottoliere.
La cosa che fa rabbrividire è che ad usarlo però, non son neanche tanto capaci. In primo luogo, se c’è stato uno sconfitto alle precedenti amministrative è stato il centro moderato di stampo cattolico. In che modo la rincorsa alle posizioni recentemente sconfitte e l’alleanza coi recenti perdenti possano o debbano aiutare i numeri del PD, giuro, ma non lo comprendo.
In seconda analisi, è facile a mio avviso constatare come, oggettivamente, il PD sia un partito inutile perchè overlappante posizioni già definite. Non esistesse, con ogni probabilità il 50% dei suoi iscritti starebbe con l’UDC, il 40% con i vari partitucoli di “sinistra” che vanno da SeL all’IdV passando per Grillo, e un buon 10% con il PdL o qualunque altra realtà di destra fosse disposta a dar loro una poltrona. Nessuno si troverebbe scoperto o privo di una realtà capace di portare avanti le i propri ideali con coerenza molto maggiore a quanto il PD saprà mai fare.
E allora fatelo, perdio, disintegratevi. Toglieteci dalla vista sto prodotto indecente e smettetela di provare a far credere che in Italia ci sia un partito di sinistra al 30%.

Higgs, il bosone e la teoria di Ze

Ieri sera stavo chiacchiarando con Ze riguardo alla scoperta del Bosone di Higgs. In quanto uomini di scienza, o nel mio caso quantomeno autoproclamatosi tale in maniera arrogantella (cit.), la scoperta di questa particella fondamentale non ci ha lasciati indifferenti, pur non avendo io capito minimamente di cosa si tratti e quale sia il suo nesso con Dio, l’universo ed il Big Bang.
Ad ogni modo, mentre ne discutevamo, Ze mi guarda e mi dice una cosa tipo: “Massì, è la particella fondamentale. Spiega tutto. Senti qua…” e a quel punto snocciola lì una teoria che, effettivamente, spiega tutto.
Teoria che, autorizzato dall’autore, qui riporto in maniera che possa rimanere scritta da qualche parte.

La scoperta del bosone di Higgs, oltre a convalidare varie teorie scientifiche, apre chiaramente ad una nuova concezione e conoscenza dell’esistente che porterà nel prossimo futuro a una serie notevole di innovazioni tecnologiche e scientifiche. La più rilevante, per quanto concerne questa teoria, è la possibilità di viaggiare indietro nel tempo.
L’ottantaquattrenne scienziato inglese a questa cosa lavora già da tempo imprecisato, ma perchè il suo metodo funzioni è necessario arrivare a conoscere il fantomatico bosone. Con quella nozione e quanto ne deriva, la teoria che permette il “jumpback” (come lo definisce Higgs) è attuabile e necessita solo di essere messa in pratica.
Servono i cosiddetti tempi tecnici, diciamo ancora cinque mesi scarsi.
A lavorare su questo progetto ci sono un gruppo di suoi collaboratori, che prossimamente ultimeranno e collauderanno questa innovativa scoperta. Uno di loro, durante il “Jumpback”, finirà dai Maya e racconterà loro tutto, ma proprio tutto, della storia da lui vissuta fino al giorno in cui è saltato indietro nel tempo.
Giorno che, ovviamente, sarà il 21 Dicembre di quest’anno.
Da lì poi una serie di malintesi hanno portato i maya prima a fidarsi degli Spagnoli, che come il viaggiatore temporale si presentarono dicendo di venire da oltre l’oceano, e poi a formulare ipotesi sulla fine del mondo che in realtà è semplicemente la fine delle conoscenze future di una persona che, il 21-12-2012, è tornata indietro nel tempo.
La spiegazione è talmente lineare da fare paura.

Ze sosteneva che questa teoria può spiegare tutto. Lui era particolarmente focalizzato sulla deriva dei continenti, ma non saprei dirvi perchè. In quel momento infatti io ero intento a collegare questa cosa con l’altra teoria fondamentale di cui scrissi tempo fa: ovvero quella sulla provenienza di Gesù.
Eccitato da questa idea, sono andato a vedere sulla pagina del dipartimento di Higgs se qualcuno dei vari studenti, assistenti e ricercatori potesse avere, almeno per l’aspetto, le carte in regola e, così d’istinto, indicherei uno tra Sam Yoffe, Jamie Hudspith e Rudy Arthur come papabile (gioco di parole). In quest’ottica anche il nomignolo tanto discusso di “Particella di Dio” acquisterebbe tutto un altro spessore.
Questa quindi è la teoria che spiega l’origine di tutte le cose. Mi sarebbe piaciuto fosse Ze a scriverla per benino su questo sito, sarebbe stata esposta anche mille volte meglio, ma realizzo ora, a fine post, di non averglielo neppure chiesto.
Shame on me.

Epilogo

Alla fine sono andato a sentire i Blink 182. Nel 2012.
E mi è pure piaciuto.
Si, lo so, è da non crederci, però è andata così.
Ho un po’ paura che a scriverci sopra, alla fine, iniziarò a riflettere a mente fredda e a rivalutare la cosa, operazione che per altro sento avanzare nella mia testa. Mi fermo subito quindi, che tempo e modo per scriverci sopra, se sarà necessario, lo troverò nei prossimi giorni e in altro luogo.
Questo è il mio blog (che, per la cronaca, non è morto) e serve a dare sfogo alle emozioni. E’ stata una bella emozione.
Quando guardo un film o una partita di pallone, non mi viene da pensare che chi interpreta lo fa per soldi e nulla più. Questa sera era fondamentale riuscire a non avere quella sensazione lì e io non l’ho avuta.
La serata ha svoltato decisamente in tre punti.
Il rutto di Tom durante “Always”.
Infilarsi al parterre.
Josie.

Commenti a tiepido sulla preview del Rock in IdRho

Qui di seguito, la lista di quelli che sarebbero potuti essere i miei live tweet dal concerto di ieri se solo avessi uno smartphone e se non fossimo in realtà sulla pagina di una roba vintage come può essere un blog nel 2012*.

– Rock in IdRho è un nome osceno di suo, diventa surreale se definisce un evento al Carroponte di Sesto. #RockinCarroponte
– Io il mercoledì lavoro, anche per poter cacciare 35 euro per un concerto. Farlo iniziare alle 18.30 è da stronzi. #RockinCarroponte
– 18:45 Lavorando in zona mi fermo a prendere i biglietti. Affluenza scarsa, #LaDispute non male. Vado a mangiare. #RockinCarroponte
– 20:30 Riparto da casa, conscio di essermi perso #HotWaterMusic e #BillyTalent. Spero di perdere anche #TheHives. #RockinCarroponte
– 21:00 Parcheggio nel multisala di fronte al Carroponte. Spero non chiuda, altrimenti ce l’ho nel culo. #RockinCarroponte
– 21:10 Entrando mi offrono un #Jack&Cola di quelli preconfezionati. Lo bevo. E’ una merda. #RockinCarroponte
– 21:12 Realizzo che #TheHives sono SOLO a metà set e la cosa mi dilania. #RockinCarroponte
– 21:16 #TheHives visti tre volte, mai soddisfatto. Sta sera la peggio di tutte. Impresentabili. #RockinCarroponte
– 21:18 Piuttosto che i #TheHives mi guardo il soundcheck dei #Lagwagon. #RockinCarroponte
– 21:27 I #TheHives finiscono con la gag di far sedere tutti in terra. Non mi siedo. Vengo insultato. #RockinCarroponte
– 21:28 Mentre vado verso il secondo palco faccio un analisi della gente presente. #RockinCarroponte
– 21:29 C’è figa. #RockinCarroponte
– 21:30 Si beh, c’è anche, in minima parte, figa. Però ci son più disperate in ballerine. #RockinCarroponte
– 21:32 I #Lagwagon attaccano con “Kids don’t like to share”. #BOMBA. #RockinCarroponte
– 21:33 Che suoni di merda. Una chitarra è muta, l’altra bassa. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:35 Violins. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:40 Non capisco chi sta suonando la batteria. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:41 Island of shame. Shame è la parola più ricorrente dei testi dei #Lagwagon. #RockinCarroponte
– 21:44 I suoni non tendono a migliroare #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:47 After you, my friend. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:55 Oh cazzo, il batterista è Dave, ma ha i capelli. #ODDIO #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:03 Comunque @joeycape sul palco da sempre il milleXcento. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:10 Weak, Sleep, Mr. Coffee, Coffee&Cigarettes, Sick, Razor Burn. Che setlist! #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:28 Alien8, Making friends, May16. Nessun pezzo post 1998. Scaletta totale. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:33 Gli #Offspring si fanno aspettare e qui se va bene vien giù un diluvio. #RockinCarroponte
– 22:35 In rete si dice suonino tutto Ignition. Grande attesa. #RockinCarroponte
– 22:38 Eccoli. Attaccano con un pezzo che boh. #Offspring #RockinCarroponte
– 22:42 All I want secondo pezzo. Sembrano moscetti. #Offspring #RockinCarroponte
– 22:50 Subito Come out and Play. @massimocamoni parte e va in mezzo.#Offspring #RockinCarroponte
– 22:58 Solo singoli, fino ad ora. Temo che di sentire tutti Ignition non se ne parli. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:03 Cambi di chitarra e basso dopo ogni pezzo. Neanche gli U2. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:07 Mazza se son molli. #Invecchiaremale #Offspring #RockinCarroponte
– 23:11 Ma che cazzo stan suonando? #Offspring #RockinCarroponte
– 23:13 Walla walla? WALLA WALLA? #Andateveneaffanculo #Offspring #RockinCarroponte
– 23:14 Sette pezzi da Americana sono una presa per il culo. Passi i singoli, ma gli altri vuol dire essere stronzi. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:18 E ste pasue di silenzio e buio tra un pezzo e l’altro? Cadono i coglioni. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:22 Altri singoli, chitarre acustiche, voglia di vomitare. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:25 Se ne vanno. Mi illudo che suonino tutto Ignition nell’encore. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:30 Rientrano con un pezzo che boh. Vorrei picchiarli. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:38 Chiudono con Self Esteem, avessero saltato pure quella davo fuoco al bus. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:42 Me ne vado a casa, sconsolato. #RockinCarroponte
– 23:43 Rimugino. Pezzi da Ignition: zero. #Offspring #RockinCarroponte

*Questo doveva essere il titolo del post, ma era effettivamente un po lungo, anche senza il “Qui di seguito” iniziale.