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Religione

Croce e delizia

Ci ho provato, lo giuro, a non scrivere nulla riguardo la decisione della corte UE in merito ai crocifissi nelle aule.
Ci ho provato perchè non mi andava di infervorarmi nuovamente in una delle discussioni più antiche, inutili e paradossali del nostro paese.
Oggi però sono costretto a cedere ed i motivi sono essenzialmente due.
Il primo è che scriverò dei crocifissi per distogliere la mente ed evitare di parlare del caso Cucchi, in particolare delle dichiarazioni in merito rilasciate da Giovanardi. Voglio evitare di parlarne perchè in quel caso la rabbia sarebbe difficile da controllare e mi troverei inevitabilmente a scrivere cose tipo: “Giovanardi sei un pezzo di merda e spero che ti capitino cento volte le sofferenze che quel ragazzo ha passato nelle sue ultime ore di vita”, oppure a palesare alcuni miei pensieri riguardo le forze dell’ordine: insomma cose che non voglio scrivere per non avere problemi.
Il secondo motivo, ben meno difficile da spiegare, è che il mio caro amico Manowar non ha mancato di sinsigarmi sulla questione in mattinata, portando alla mia attenzione la performance della Santanchè a Domenica 5.
Siccome non so per quanto questo filmato resterà visibile in rete, ne descrivo il contenuto: la signora in questione ha dichiarato in TV che “Maometto era un pervertito pedofilo in quanto aveva diverse mogli tra cui l’ultima di soli nove anni di età”. Con molta simpatia, Manowar aggiungeva nel suo messaggio: “è la volta buona che la gambizzano :P”.
Dal canto mio, mi sono limitato a rispondergli: “Speriamo”.
Ci sono molte cose buffe da sottolineare in tutta questa vicenda e quasi quasi è bene andare per punti:
– Ho imparato che in televisione è possibile bestemmiare reiteratamente tutte le religioni fuorchè il cattolicesimo.
– Ho imparato che nel farlo è possibile sparare puttanate colossali quali il concetto di pedofilia contestualizzato a più di mille anni fa, quando nessuno prendeva in moglie una diciottenne, o il concetto di perversione associato alla poligamia. Quest’ultimo è ancora più assurdo, se vogliamo, perchè stando alla legge naturale che tanto cara risulta ai fondamentalisti cattolici quando si parla di omosessualità o fecondazione in vitro, beh, è proprio la monogamia ad essere una perversione in quanto certamente non “naturale”.
– Ho imparato che tra la gente che conosco ci sono un sacco di persone che difendono il crocifisso. Le stesse persone che bestemmiano ogni tre parole. Le stesse persone che, quando si era a scuola, lo staccavano dalla parete o lo appendevano al contrario (non scherzo). Le stesse persone che difendono la famiglia e vanno a troie (di qualsovoglia genere). Le stesse persone che difendono la vita e poi fanno pestare a morte ragazzi in carcere. Vabbè, quelle persone lì, insomma.
– Ho imparato che c’è un sacco di gente dalla spiccata ironia, in questo paese, come dimostrano ad esempio questo link e quest’altro.
– Ho imparato che l’educazione dei ragazzi dipende da quel che c’è affisso alle pareti e non da quel che gli si dice.
– Ho imparato che i comandamenti proibirebbero di idolatrare i simboli, ma che i comandamenti sono più che altro una traccia come il codice dei pirati.

Ho anche imparato che mentre noi ci facciamo le seghe su problemi del cazzo, in America stanno facendo la rivoluzione.

Due paroline, ma prorpio due, su questi giorni.

Diventa difficile non parlare di politica in questo fine Agosto.
Ci ho provato, davvero, forte della filosofia adottata dopo aver visitato gli States: ci si lamenta tanto del nostro paese, ma alla fine non è poi così malaccio.
Vero.
Anzi, vero in parte.
Vero sarebbe dire che il nostro paese è meglio di tanti altri, ma dire che non è malaccio proprio non me la sento.
E credo di avere per questo i miei buoni motivi.
Uno di questi è la diatriba politica di queste ore tra il vaticano ed il governo [NdM: tutte le minuscole sono esattamente dove devono essere da qui alla fine del post.]. Contro ogni più rosea previsione del sottoscritto infatti, pare che la chiesa abbia deciso di dire qualcosa a chi da anni si spaccia per “supporter” degli ideali cattolici e poi, ai fatti, non fa altro che infangarli sotto ogni prospettiva, dall’etica alla morale alla caritatevole/solidale. Preciso di essere sempre dell’idea che la chiesa debba stare al suo posto e non curarsi delle questioni politiche del paese, tuttavia non nego che vederla attaccare chi da anni la strumentalizza un po’ mi ha dato gusto.
Quello che la CEI ignora, tuttavia, è che da queste parti i politici sono assai abili nello sputare nel piatto dove si è mangiato fino ad un attimo prima. E così via libera a Feltri, uno che in un paese normale non scriverebbe nemmeno per i rotocalchi scandalistici con cui gli imbianchini proteggono il parquet dalla vernice, ma che se scoprisse di amare il riso da domani potrebbe benissimo dirigere la stampa di stato Cinese. Uno che è talmente idiota/privo di dignità da farsi dire cosa scrivere la mattina e poi guardare in TV lo stesso suggeritore che ne prende le distanze con un velo di disprezzo.
Preciso che, vista la legge vigente, Feltri è libero di venire qui e dire la sua in merito.
Questo però è solo l’ultimo atto della controffensiva. Già da giorni infatti ci sta pensando la lega a dire che la chiesa dovrebbe farsi i cazzi suoi.
Sì, la lega.
Sì, gli stessi che “cacciano gli imam a calci nel culo per difendere le tradizioni e la cultura cattolica dell’italia”.
Sì, gli stessi che sostengono che “torturare i clandestini sia legittima difesa”.
Sì, gli stessi che vorrebbero “garrottare i gay”.
Sì, insomma, quelli lì.
E anche con loro il tema è lo stesso di Feltri: rispondete voi in malo modo, che io non posso, però ditegliene quattro a quei pretacci maledetti.
Berlusconi è furbo, questo gli va riconosciuto.
Ed infatti dal canto suo si sta limitando a non avere fretta nel legiferare sul testamento biologico, tenendo il vaticano sulle spine per non dire in scacco, ma al contempo scatenando quell’altra faina di Gasparri contro il suo ex padrone Fini, reo di aver detto quello che la sinistra dovrebbe dire da anni.
La sinistra?
Errore mio, l’opposizione.
Lo so, sono un po’ acidello, ma dev’essere l’aria del meeting di Rimini che mi rende così.
Ne sento quasi l’odore… ops… no è che ho dimenticato al sole il secchiello dell’umido.
Dalla sagra nazionale di Cl infatti nessuno pare intenzionato a prendere le distanze dalla classe politica in auge e la cosa non sorprende poichè lì di sicuro la tutela dell’ideale cristiano non frega a nessuno.
Se questo è il panorama a dire che le cose nel paese vanno bene non riesco proprio.
Non posso dire bene di una nazione nella cui capitale ormai qualunque violenza sui “diversi” è diventata quotidianità.
Pensare che all’estero ci sia la possibilità di stare ancora peggio è, di conseguenza, decisamente scoraggiante.
Io, dal canto mio, mi limiterò a vedere come vanno le cose in Germania.
Se scoprissi che siamo diventati più “nazi” di loro però non la prenderei bene.
Non vorrei mai che tra dieci, venti o cinquant’anni qualcuno ambientasse a Roma “Inglorious Besterds 2”.

Consigli per dormire sereni

E’ vero, a quest’ora dovrei andare a dormire.
Invece mi ascolto i Propagandhi.
Perchè? Perchè è uscito il disco nuovo e perchè per leggere certe notizie serve la giusta base musicale.
Quando leggo certe cose mi passa la voglia di dormire.
Ho paura dei terribili incubi che potrei fare.
Questo CD non mi sta aiutando.
Cambio.
Ora va molto meglio.

“…and you pigs will pay…”

I nodi, prima o poi, dovranno pur venire al pettine.

Ho sempre più problemi a relazionarmi col mio paese.
Il primo dei problemi è che ormai non riesco a parlare della situazione che mi circonda senza arrabbiarmi.
Ma arrabbiarmi pesantemente.
Prendiamo il caso Eluana, tanto per cominciare.
Evidentemente non era sufficiente spargere in giro disinformazione e far passare il concetto che alcuni torturatori comunisti volessero uccidere la povera Eluana con una straziante e dio solo sa quanto lunga privazione da cibo ed acqua.
Sarà necessario creare apposta un decreto legge che impedisca di dare a Eluana, dopo 17 anni di coma vegetativo e rianimazioni forzate che le hanno letteralmente disfato il cervello, la morte che le spetta di diritto. Questo perchè nel nostro paese ormai non conta più nemmeno quello che stabiliscono i palazzi di giustizia. Il nostro presidente (a cui per inciso auguro una morte lenta e dolorosa possibilmente perpetrata ad oltranza per l’eternità da medici incoscenti, politicanti da quattro soldi e prelati dei miei coglioni) può decidere di alzarsi una mattina e creare leggi apposta perchè le cose vadano come vuole lui.
Ok, il nostro presidente ha sempre fatto queste cose, ma di solito se le faceva per lui.
Girava il cazzo comunque, ma quantomeno non ci rimetteva la salute di nessuno.
La cosa agghiacciante, oltretutto, sono le motivazioni che lo spingono.
Prendiamo il papa, lui almeno ha una motivazione ideologica seria e radicata per portare avanti le stupidate che predica. Non capisce un cazzo in materia, ha l’apertura mentale di un secchio di letame, però quantomeno è spinto da degli ideali in cui crede e di questo, solo di questo, non posso fargli certo una colpa.
Berlusconi invece non sa neanche chi sia Eluana e di lei gli frega meno di zero. Sa bene, però, che comportandosi così si aggiudicherà il voto di quell’ampia parte illuminata, riflessiva e per nulla strumentalizzabile del popolo cattolico italiano.
Fatti due conti, inchiodarla per altri vent’anni al letto contro la sua volontà vale bene i voti che ne guadagnerà alle prossime elezioni.
Semplice. Molto più semplice della valutazione sul vendere o meno Kakà, per fare un esempio.
Intanto giornali e tv continuano a bombardare il pubblico con la foto di Eluana sorridente e la gente pensa: “Cazzo, ma vi pare il caso di ammazzare una ragazza così giovane e allegra? Tenetela in vita che magari si riprende.”
Io le farei una foto adesso.
Dopo 17 anni in un letto, ridotta ad un vegetale, sarà una piaga unica.
Farei vedere alla gente le condizioni in cui versa oggi.
Le reazioni sarebbero sicuramente differenti.
Il mio più grande rammarico è che ieri mattina, durante il trasporto di Eluana in quel di Udine, non ci siano stati tafferugli con i manifestanti.
Chessò, qualche ferito investito dall’ambulanza.
Avrei apprezzato molto.
Questa però non è l’unica questione per cui sono decisamente indisposto nei confronti del mio paesucolo.
Oggi è passato il Decreto Sicurezza.
Imbarazzante.
I medici dovranno/potranno denunciare eventuali clandestini dopo aver loro somministrato le cure di cui hanno bisogno.
Tralasciamo per un secondo la questione etica e deontologica e guardiamo ai fatti.
Quanti immigrati clandestini ricominceranno a buttare i neonati nei cassonetti per evitare la denuncia?
Ok, dei bambini dei clandestini non frega un cazzo a nessuno nel nostro paese, neanche al Comitato per la Vita.
Però della salute propria sì.
Quante epidemie potrebbero avere origine?
Purtoppo però anche a questo nessuno pensa. L’importante è solo alimentare la paura, che in questo periodo viene facilmente convogliata sugli stranieri e si trasforma in xenofobia. Nessuna sorpresa quindi se poi qualcuno decide di dare alle fiamme un indiano per finire la serata nè se gli amici di questo qualcuno commentano in diretta tv: “Vabbè, ma hanno dato fuoco ad un marocchino, mica ad una persona.”.
E’ tutto già visto.
E’ successo agli inizi del secolo scorso in Germania, quando il malessere e la crisi economica furono usati per coalizzare il popolo a seguire il suo Führer anche quando decideva di mandare a morte gli ebrei.
Hitler aveva semplicemente sbagliato bersaglio.
Noi saremo più furbi, africani e slavi non hanno amici importanti.
E comunque, anche fosse, basta negare.
Per questo serve tenersi buona la chiesa, loro a negare son bravissimi.
Io, dal canto mio, mi limito a segnalare a chi di dovere che se porprio ci tenesse a far vedere che nella bibbia non sono scritte solo idiozie adatte ad imbonire i contadini questo è il momento ideale per un bel diluvio universale.
Non voglio certo candidarmi all’arca, per carità, c’è sicuramente chi è più adatto e meritevole di me.
Però cazzo, se fosse possibile far parte del servizio di sicurezza all’ingresso, terrei volentieri fuori con le mie manine tutta la gente di cui sopra.
Sta sera, invece della preghierina, quasi quasi mando a Gesù il mio curriculum.

Acido colico

Oggi sono nervoso.
Parecchio.
Ho lo stomaco chiuso e un nodo in gola, cose che non capitavano veramente da tempo.
Mi piacerebbe essere abbastanza stronzo da fare quella che probabilmente è la cosa giusta.
Mi piacerebbe essere poco orgoglioso al punto da lasciar correre una discussione per il quieto vivere.
Mi piacerebbe avere sotto mano il tipo che mi ha contattato oggi, prima in Facebook e poi in MSN, perchè con lui si che potrei togliermi delle soddisfazioni notevoli.
Mi piacerebbe se chi mi sta vicino non facesse finta di non conoscermi.
Mi piacerebbe saper stare felice per i cazzi miei e sbattermene del prossimo, visto che i momenti in cui sto bene sono già così pochi che guastarseli per i problemi degli altri è proprio da pirla.
Mi piacerebbe aprire una finestra di dialogo di MSN oppure prendere il telefono e liberare il groppo.
Mi accontenterei se altri trovassero la forza di fare quello che io non riesco a fare e provassero a parlarmi.
Al momento però ho bisogno di una valvola di sfogo in cui riversare il mio astio.
Fortunatamente c’è il papa.
Più o meno tutte le persone che conosco oggi hanno trovato modo di accanirsi contro l’ultima sparata del santo padre.
In questo momento vorrei avere di fronte il buon Joseph e sfogare su di lui tutto il mio risentimento, facendo un unico conto, anche sommario, per tutte le puttanate che va avanti a dire da quando l’altissimo ha avuto la malsana idea di chiamare a sè il suo predecessore (e non ti ho detto Voltaire).
Benedetto XVI è il male.
Come tale va combattuto.
Fino a poco tempo fa ero dell’idea che bastasse poterlo ignorare, ora no.
Bisogna proprio osteggiarlo.
Fanculo.
Giornata di merda nel solito mondo di merda.

Me vs. Joseph. Again.

Ennò, cazzo.
Così non va.
Sta sera il mio capo mi ha accennato questa cosa e appena sono giunto a casa, non ho potuto evitare di leggermi l’articolo.
Proverò per una volta ad evitare di fare il mio classico (ed ormai famigerato) discorso in cui annovero episodi come questo tra le prove dell’inesistenza o tutalpiù del totale menefreghismo di Dio.
Mi limito a fare qualche breve ragionamento terra terra.
Per quanto il nostro paese sia vergognoso io non credo si corra il rischio di vedere modificare le leggi in questione. Non è capitato con l’aborto e non sarebbe capitato nemmeno con la procreazione assistita se in tempi non sospetti si fosse legiferato in maniera intelligente. L’Italiano medio di certe cose non si interessa e se non viene adeguatamente strumentalizzato difficilmente si esprime in merito.
Essendo la classe politica ricolma unicamente di italiani medi il discorso vale anche e soprattutto per loro.
Questo però non risolve il problema perchè in Italia esiste l’obbiezione di coscienza.
E allora cosa accadrebbe se tra i rianimatori-anestesisti iniziasse a prendere piede l’usanza di rifiutarsi di dichiarare il decesso in caso di morte cerebrale?
Lo scenario che si dipinge ai miei occhi non è bellissimo, ma non lo descriverò perchè può essere che io sia il solito pessimista.
In testa al momento mi girano tutti i continui slanci di fondamentalismo etico di cui quotidianamente mi ritrovo spettatore.
I miei preferiti sono gli appartenenti al club: “Io ho la malattia di Welby e voglio vivere!”.
Premettendo che sono felice per loro, seriamente, perchè se mai dovesse capitarmi di trovarmi in quella situazione vorrei avere la loro forza d’animo, forse non è chiaro che l’idea non è quella di mandare in giro una squadra di killer ad ammazzare chiunque sia ridotto a un vegetale dalla malattia.
L’idea è semplicemente quella di lasciare la scelta a chi non vuole più continuare ad essere costretto a vivere, di smettere di farlo.
Il concetto tuttavia non passa.
A quanto pare Dio può lasciare il libero arbitrio all’uomo, ma l’uomo non riesce a fare altrettanto con se stesso.

Impossibile tacere

In questi giorni di silenzio sono accadute molte cose di cui avrebbe senso parlare.
Ferrara, Ruini e Bondi, protagonisti del celebre film di Sergio Leone “Il Brutto, Il cattivo e… il brutto l’ho già detto?”, stanno sollevando un polverone riguardo alla Moratoria sull’Aborto. Non avendo la televisione in casa mi sono perso [credo] accesi dibattiti televisivi ricolmi di nulla e probabilmente sono arrivato sul pezzo con un filo di ritardo, tuttavia grazie a Repubblica.it ho potuto farmi un’idea della questione.
Ora so, ad esempio, che il Papa è dalla loro.
Nessuna sorpresa.
So anche che la Binetti è dalla loro.
Della Binetti io non so nulla, a parte il fatto che è una Senatrice del “centrosinistra” e che quindi è lì a rappresentarmi.
Ho solo visto questa foto. Ho riso delle ore e ho capito che Livia Turco, che stimo ogni secondo di più, ha subito utilizzato il giusto approccio alla questione. Il suo commento: “Sì al dibattito, ma la legge non si tocca!”.
Parafrasando: dite un po’ quel cazzo che vi pare, tanto son parole al vento perchè non ho minimamente intenzione di perder tempo con voi e le vostre stronzate.
Mi sento già più rappresentato.
Prevedo un imminente mobilitazione di piazza.
Potrebbe chiamrssi feto day e potrebbe portare alla discesa in campo dei migliaia di embrioni congelati che la legge 40 costringe nei freezer al grido di “ricerca=morte, ibernazione=spasso”.
Se lo indicono ci vado.
Alla fine se Berlusconi, Fini, Casini, Formigoni e gli altri possono andare al Family Day, non vedo perchè io non possa stare in piazza a gridare: “Ricercatori criminali giù le mani dalle staminali!”.
Spero sia di Domenica, perchè altrimenti devo lavorare.
Cambiando discorso, ma restando nell’ambito dell’attualità politica, sto seguendo le primarie U.S.A. con discreto interesse. Mi sto illudendo che questa volta i candidati di Repubblicani e Democratici (quali che siano alla fine) possano essere persone con idee e programmi differenti.
Mi schiero subito: io tifo Obama.
Il motivo principale è che non vedo l’ora di leggere le milioni di vignette tipo “Obama vs. Osama” che lo vedrebbero protagonista in caso di elezione alla Casa Bianca. In secondo luogo credo che gli americani si meritino un presidente nero e mussulmano molto più di quanto il povero nero mussulmano si meriti come popolo gli americani. Infine, mi pare sia giovane, capace e abbastanza motivato a cambiare le cose. Stiamo in fin dei conti parlando di una persona che dopo il primo, secondo molti non indicativo successo nell’Iowa ha dichiarato: “Il tempo del cambiamento è arrivato: sarò il presidente che riporterà a casa i soldati dall’Iraq, che garantirà la sanità a tutti gli americani e metterà fine ai regali fiscali alle grandi multinazionali”.
Ok, non vincerà mai.
Però è bello sperare che ce la faccia, che mantenga la parola e che, soprattutto, non gli sparino durante qualche parata.
Ok, direi di chiudere con le notizie frivole e passare alla vera patata bollente.
Ciò riguardo cui è impossibile tacere.
La rivoluzione.
I Finley saranno tra i Big a S.Remo.
Questo evento è storico ed io l’avevo predetto in tempi non sospetti, quando uscì “Tutto è possibile” (il singolo), nessuno ancora li conosceva ed io scoprii che erano nelle mani di Cecchetto. Allora dissi: “Tempo un paio d’anni e vanno a S.Remo”. Ce ne hanno messi tre, ma mi reputo soddisfatto.
Musicalmente parlando non ho una posizioneriguardo ai Finley. Non li ascolto, ma non mi irritano. Diciamo che all’interno del festival di S.Remo probabilmente la loro canzone sarà quella che mi piacerà di più, ma per ovvi motivi di concorrenza inesistente. Per i gusti musicali che ho avessi 10 anni di meno magari mi piacerebbero pure. Cantassero in inglese magari di anni indietro ne basterebbero 5, non essendo costretto a comprendere i testi.
Chissà.
Comunque sia spero vincano perchè mi stanno simpatici.
E perchè per la prima volta arriva sul palco dell’Ariston qualcosa le cui radici, per quanto lontane, non sono così diverse dalle mie.
Il mio sogno perverso però rimane un’edizione di S.Remo vinta dai Derozer.
E presentata dal Paletta.

Nonostante tutto, oggi indosso una maglietta rossa.

Sto trascurando il blog.
Lo so.
La causa di questa latitanza, paradossalmente, è il blog stesso, ma questa non può e non vuole essere una giustificazione.
Per questo oggi mi ero già messo nell’ottica di scrivere due righe.
Dopo un’attenta analisi mi ero convinto della necessità, anche solo personale, di dare maggiore risalto alla questione Birmana e quindi avrei scritto volentieri di quello. Sarebbe stato un post abbastanza banale, ricco di domande tipo: “Come mai se non c’è di mezzo il petrolio o comunque una qualche possibilità di lucro, diventa così di scarso interesse esportare la democrazia?”, tutta roba che, per quanto vera e saccrosanta, è decisamente poco stimolante da scrivere, leggere ed eventualmente commentare.
Mi fa male sapere che nel mondo ci siano situazioni così tragiche, mi fa stare ancora peggio sapere che nessuno è intenzionato ad alzare un dito a riguardo e addirittura rabbrividisco all’idea che nonostante il continuare incessante dei morti in loco, la notizia slitterà pian piano dalla prima, alla terza, alla quinta, ad un trafiletto in ultima pagina.
Come pensavo, ho scritto una serie di ovvietà ed il fatto che siano tali non mi fa certo stare meglio, visto che nulla sembra in procinto di cambiare.
Meglio parlare d’altro e ad aiutarmi nella scelta di un nuovo argomento è intervenuta questa mattina “La Repubblica”.
Oggi il quotidiano riportava un’inchiesta di Curzio Maltese sui costi del Vaticano per i cittadini italiani. A differenza della questione Birmana, questo problema secondo me è un po’ meno scontato da affrontare, per diversi motivi:
1 – E’ una questione più vicina a chi mi legge e quindi probabilmente più interessante (altra triste ovvietà).
2 – E’ un problema di cui non si parla molto in giro.
3 – E’ qualcosa su cui forse è possibile intervenire.
Riporto l’articolo per intero, così da non attuare anche involontarie interpretazioni erronee.
Buona lettura.

L’otto per mille, le scuole, gli ospedali, gli insegnanti di religione e i grandi eventi
Ogni anno, dallo Stato, arrivano alle strutture ecclesiastiche circa 4 miliardi di euro

I conti della Chiesa
ecco quanto ci costa

“Quando sono arrivato alla Cei, nel 1986, si trovavano a malapena i soldi per pagare gli stipendi di quattro impiegati”. Camillo Ruini non esagera. A metà anni Ottanta le finanze vaticane sono una scatola vuota e nera. Un anno dopo l’arrivo di Ruini alla Cei, soltanto il passaporto vaticano salva il presidente dello Ior, monsignor Paul Marcinkus, dall’arresto per il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. La crisi economica è la ragione per cui Giovanni Paolo II chiama a Roma il giovane vescovo di Reggio Emilia, allora noto alle cronache solo per aver celebrato il matrimonio di Flavia Franzoni e Romano Prodi, ma dotato di talento manageriale. Poche scelte si riveleranno più azzeccate. Nel “ventennio Ruini”, segretario dall’86 e presidente dal ’91, la Cei si è trasformata in una potenza economica, quindi mediatica e politica. In parallelo, il presidente dei vescovi ha assunto un ruolo centrale nel dibattito pubblico italiano e all’interno del Vaticano, come mai era avvenuto con i predecessori, fino a diventare il grande elettore di Benedetto XVI.
Le ragioni dell’ascesa di Ruini sono legate all’intelligenza, alla ferrea volontà e alle straordinarie qualità di organizzatore del personaggio. Ma un’altra chiave per leggerne la parabola si chiama “otto per mille”. Un fiume di soldi che comincia a fluire nelle casse della Cei dalla primavera del 1990, quando entra a regime il prelievo diretto sull’Irpef, e sfocia ormai nel mare di un miliardo di euro all’anno. Ruini ne è il dominus incontrastato. Tolte le spese automatiche come gli stipendi dei preti, è il presidente della conferenza episcopale, attraverso pochi fidati collaboratori, ad avere l’ultima parola su ogni singola spesa, dalla riparazione di una canonica alla costruzione di una missione in Africa agli investimenti immobiliari e finanziari.

Dall’otto per mille, la voce più nota, parte l’inchiesta di Repubblica sul costo della chiesa cattolica per gli italiani. Il calcolo non è semplice, oltre che poco di moda. Assai meno di moda delle furenti diatribe sul costo della politica. Il “prezzo della casta” è ormai calcolato in quattro miliardi di euro all’anno. “Una mezza finanziaria” per “far mangiare il ceto politico”. “L’equivalente di un Ponte sullo Stretto o di un Mose all’anno”.

Alla cifra dello scandalo, sbattuta in copertina da Il Mondo e altri giornali, sulla scia di La Casta di Rizzo e Stella e Il costo della democrazia di Salvi e Villone, si arriva sommando gli stipendi di 150 mila eletti dal popolo, dai parlamentari europei all’ultimo consigliere di comunità montane, più i compensi dei quasi trecentomila consulenti, le spese per il funzionamento dei ministeri, le pensioni dei politici, i rimborsi elettorali, i finanziamenti ai giornali di partito, le auto blu e altri privilegi, compresi buvette e barbiere di Montecitorio.

Per la par condicio bisognerebbe adottare al “costo della Chiesa” la stessa larghezza di vedute. Ma si arriverebbe a cifre faraoniche quanto approssimative, del genere strombazzato nei libelli e in certi siti anticlericali.

Con più prudenza e realismo si può stabilire che la Chiesa cattolica costa in ogni caso ai contribuenti italiani almeno quanto il ceto politico. Oltre quattro miliardi di euro all’anno, tra finanziamenti diretti dello Stato e degli enti locali e mancato gettito fiscale. La prima voce comprende il miliardo di euro dell’otto per mille, i 650 milioni per gli stipendi dei 22 mila insegnanti dell’ora di religione (“Un vecchio relitto concordatario che sarebbe da abolire”, nell’opinione dello scrittore cattolico Vittorio Messori), altri 700 milioni versati da Stato ed enti locali per le convenzioni su scuola e sanità. Poi c’è la voce variabile dei finanziamenti ai Grandi Eventi, dal Giubileo (3500 miliardi di lire) all’ultimo raduno di Loreto (2,5 milioni di euro), per una media annua, nell’ultimo decennio, di 250 milioni. A questi due miliardi 600 milioni di contributi diretti alla Chiesa occorre aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano, oggi al centro di un’inchiesta dell’Unione Europea per “aiuti di Stato”. L’elenco è immenso, nazionale e locale. Sempre con prudenza si può valutare in una forbice fra 400 ai 700 milioni il mancato incasso per l’Ici (stime “non di mercato” dell’associazione dei Comuni), in 500 milioni le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, in altri 600 milioni l’elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l’Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini. Il totale supera i quattro miliardi all’anno, dunque una mezza finanziaria, un Ponte sullo Stretto o un Mose all’anno, più qualche decina di milioni.

La Chiesa cattolica, non eletta dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici, costa agli italiani come il sistema politico. Soltanto agli italiani, almeno in queste dimensioni. Non ai francesi, agli spagnoli, ai tedeschi, agli americani, che pure pagano come noi il “costo della democrazia”, magari con migliori risultati.

Si può obiettare che gli italiani sono più contenti di dare i soldi ai preti che non ai politici, infatti se ne lamentano assai meno. In parte perché forse non lo sanno. Il meccanismo dell’otto per mille sull’Irpef, studiato a metà anni Ottanta da un fiscalista all’epoca “di sinistra” come Giulio Tremonti, consulente del governo Craxi, assegna alla Chiesa cattolica anche le donazioni non espresse, su base percentuale. Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce “otto per mille” ma grazie al 35 per cento che indica “Chiesa cattolica” fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale. Una mostruosità giuridica la definì già nell’84 sul Sole 24 Ore lo storico Piero Bellini.

Ma pur considerando il meccanismo “facilitante” dell’otto per mille, rimane diffusa la convinzione che i soldi alla Chiesa siano ben destinati, con un ampio “ritorno sociale”. Una mezza finanziaria, d’accordo, ma utile a ripagare il prezioso lavoro svolto dai sacerdoti sul territorio, la fatica quotidiana delle parrocchie nel tappare le falle sempre più evidenti del welfare, senza contare l’impegno nel Terzo Mondo. Tutti argomenti veri. Ma “quanto” veri?

Fare i conti in tasca al Vaticano è impresa disperata. Ma per capire dove finiscono i soldi degli italiani sarà pur lecito citare come fonte insospettabile la stessa Cei e il suo bilancio annuo sull’otto per mille. Su cinque euro versati dai contribuenti, la conferenza dei vescovi dichiara di spenderne uno per interventi di carità in Italia e all’estero (rispettivamente 12 e 8 per cento del totale). Gli altri quattro euro servono all’autofinanziamento. Prelevato il 35 per cento del totale per pagare gli stipendi ai circa 39 mila sacerdoti italiani, rimane ogni anno mezzo miliardo di euro che il vertice Cei distribuisce all’interno della Chiesa a suo insindacabile parere e senza alcun serio controllo, sotto voci generiche come “esigenze di culto”, “spese di catechesi”, attività finanziarie e immobiliari. Senza contare l’altro paradosso: se al “voto” dell’otto per mille fosse applicato il quorum della metà, la Chiesa non vedrebbe mai un euro.

Nella cultura cattolica, in misura ben maggiore che nelle timidissime culture liberali e di sinistra, è in corso da anni un coraggioso, doloroso e censuratissimo dibattito sul “come” le gerarchie vaticane usano il danaro dell’otto per mille “per troncare e sopire il dissenso nella Chiesa”. Una delle testimonianze migliori è il pamphlet “Chiesa padrona” di Roberto Beretta, scrittore e giornalista dell’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Al capitolo “L’altra faccia dell’otto per mille”, Beretta osserva: “Chi gestisce i danari dell’otto per mille ha conquistato un enorme potere, che pure ha importantissimi risvolti ecclesiali e teologici”. Continua: “Quale vescovo per esempio – sapendo che poi dovrà ricorrere alla Cei per i soldi necessari a sistemare un seminario o a riparare la cattedrale – alzerà mai la mano in assemblea generale per contestare le posizioni della presidenza?”. “E infatti – conclude l’autore – i soli che in Italia si permettono di parlare schiettamente sono alcuni dei vescovi emeriti, ovvero quelli ormai in pensione, che non hanno più niente da perdere…”.

A scorrere i resoconti dei convegni culturali e le pagine di “Chiesa padrona”, rifiutato in blocco dall’editoria cattolica e non pervenuto nelle librerie religiose, si capisce che la critica al “dirigismo” e all’uso “ideologico” dell’otto per mille non è affatto nell’universo dei credenti. Non mancano naturalmente i “vescovi in pensione”, da Carlo Maria Martini, ormai esiliato volontario a Gerusalemme, a Giuseppe Casale, ex arcivescovo di Foggia, che descrive così il nuovo corso: “I vescovi non parlano più, aspettano l’input dai vertici… Quando fanno le nomine vescovili consultano tutti, laici, preti, monsignori, e poi fanno quello che vogliono loro, cioè chiunque salvo il nome che è stato indicato”. Il già citato Vittorio Messori ha lamentato più volte “il dirigismo”, “il centralismo” e “lo strapotere raggiunto dalla burocrazia nella Chiesa”. Alfredo Carlo Moro, giurista e fratello di Aldo, in uno degli ultimi interventi pubblici ha lanciato una sofferta accusa: “Assistiamo ormai a una carenza gravissima di discussione nella Chiesa, a un impressionante e clamoroso silenzio; delle riunioni della Cei si sa solo ciò che dichiara in principio il presidente; i teologi parlano solo quando sono perfettamente in linea, altrimenti tacciono”.

La Chiesa di vent’anni fa, quella in cui Camillo Ruini comincia la sua scalata, non ha i soldi per pagare gli impiegati della Cei, con le finanze scosse dagli scandali e svuotate dal sostegno a Solidarnosc. La cultura cattolica si sente derisa dall’egemonia di sinistra, ignorata dai giornali laici, espulsa dall’universo edonista delle tv commerciali, perfino ridotta in minoranza nella Rai riformata. Eppure è una Chiesa ancora viva, anzi vitalissima. Tanto pluralista da ospitare nel suo seno mille voci, dai teologi della liberazione agli ultra tradizionalisti seguaci di monsignor Lefebrve. Capace di riconoscere movimenti di massa, come Comunione e Liberazione, e di “scoprire” l’antimafia, con le omelie del cardinale Pappalardo, il lavoro di don Puglisi a Brancaccio, l’impegno di don Italo Calabrò contro la ‘ndrangheta.
Dopo vent’anni di “cura Ruini” la Chiesa all’apparenza scoppia di salute. È assai più ricca e potente e ascoltata a Palazzo, governa l’agenda dei media e influisce sull’intero quadro politico, da An a Rifondazione, non più soltanto su uno. Nelle apparizioni televisive il clero è secondo soltanto al ceto politico. Si vantano folle oceaniche ai raduni cattolici, la moltiplicazione dei santi e dei santuari, i record di audience delle fiction di tema religioso. Le voci di dissenso sono sparite. Eppure le chiese e le sagrestie si svuotano, la crisi di vocazioni ha ridotto in vent’anni i preti da 60 a 39 mila, i sacramenti religiosi come il matrimonio e il battesimo sono in diminuzione.

Il clero è vittima dell’illusoria equazione mediatica “visibilità uguale consenso”, come il suo gemello separato, il ceto politico. Nella vita reale rischia d’inverarsi la terribile profezia lanciata trent’anni fa da un teologo progressista: “La Chiesa sta divenendo per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo”. Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger.

(Hanno collaborato Carlo Pontesilli e Maurizio Turco)

Un fine settimana preciso

A volte capita di passare un week-end preciso, in cui tutto fila come avrebbe dovuto ed alla fine si va a letto soddisfatti, pronti per una nuova settimana di lavoro.
Lo scorso fine settimana per me è andato esattamente così e quindi ho deciso di scrivere un post per ripercorrerne le tappe.
Venerdì sera sono andato a “La Casa 139”, circolo A.R.C.I. di Milano. Ci sono andato con la Bri seguendo questo nuovo trend per cui almeno una sera a settimana cerco di fare qualcosa di diverso. Suonava un tipo Venerdì, tal Fabrizio Coppola. Non sapevamo nemmeno che suonasse, siamo andati lì perchè abbiamo fatto la tessera A.R.C.I. e stiamo cercando di sfruttarla. Il sopracitato cantante stava tenendo un set acustico in cui proponeva in chiave “unplugged” pezzi presi dai suoi due album pubblicati nonchè dal terzo in uscita per Ottobre. Lo show mi è piaciuto talmente tanto che alla fine ho acquistato il primo dei suoi dischi e mi sono ripromesso di andare alla seconda data milanese del suo minitur acustico. Mi piacerebbe proporre ad Aui di venire con me e la Bri a sentirlo, credo che gradirebbe tanto la musica quanto la compagnia.
Sabato mattina mi sono svegliato di buon’ora con diverse commissioni da fare. Il primo punto del programma prevedeva andare in biblioteca a prenotare un libro da leggere dopo Crypto di Dan Brown. L’operazione è perfettamente riuscita perchè ho prenotato “Un nome senza volto” di Ludlum e “Il trono di Spade” di R.R. Martin. A questo punto mi sento in dovere di spendere due parole su Crypto: una merda. Forse due parole sono un po’ pochine, quindi è il caso di argomentare. In sostanza è il classico ed ormai scontato libro di Dan Brown in cui però la tesi cospirativa non appassiona come nelle precedenti circostanze ed in più la trama risulta piuttosto scontata ed incapace di sorprendere. Direi che, visti gli unici intenti che l’autore si pone per i suoi manoscritti, è facile definire il libro come un fallimento.
Seconda tappa della mattinata è stata la questura di Monza, per il ritiro del passaporto della Bri in vista dell’ormai prossima partenza per NY. Tutto ok, documento ritirato e una seccatura in meno a cui badare.
La terza tappa mi ha visto rientrare al liceo “P. Frisi” dopo diverso tempo. L’idea era di dare una copia della tesi alla mia prof. di scienze dell’epoca, ma ho appreso che la totalità dei miei professori è ormai in pensione o in via di pensionamento quest’anno.
Mi sono sentito vecchio.
Sarà perchè sono vecchio.
In tutto questo però sono riuscito a salutare Antonio il bibliotecario e Diario, imperatore del “Mantega”.
Uscito dal mio vecchio liceo con un velo di tristezza mi sono appropinquato all’ultima tappa della mattinata: il Colors Tattoo Studio.
Alle 13.00 di Sabato ho inciso per la terza volta la mia pelle.
Direi che il risultato mi soddisfa decisamente, frocio quanto basta.
La serata di sabato è invece stata all’insegna dello sport: prima spazio alle gesta di Ronaldo sul prato di S.Siro e poi qualche partita a biliardo tra incapaci in un Tatanka inaspettatamente sovrapopolato.
A metà del mio fine settimana ero già ampiamente soddisfatto, ma la situazione è riuscita a migliorare Domenica pomeriggio, quando dopo circa 6 anni di speranze ho potuto assistere alla reunion dei Murder, We Wrote. Cinque pezzi suonati alla festa delle scuole di Cassano d’Adda possono sembrare pochi, ma per i fan che attendevano questo momento da un’eternità, è stato semplicemente magico.
“Falling Down”, cazzo, ho risentito “Falling Down”.
Emozione.
Questo bel week end si è concluso con un aperitivo censurabile al Route 66 e con una visita a casa della Bri.
Ci siamo visti “Lady Vendetta”, un film asiatico che mi aspettavo pesante ed invece si è rivelato bello. Abbiamo anche chiacchierato un bel po’.
Ora chiudo con una chicca scovata Sabato sera su Qoob, il canale pseudo indie di MTV sul digitale.
Mi ha spezzato.

A Dio

Dio.
Quanto segue non credo sia categorizzabile come una preghiera, poichè non ho intenzione di chiederti alcun favore. La intenderei più come una sorta di lettera aperta contenente tutto ciò di cui con te vorrei poter discutere. Per onestà devo ammettere di non essere particolarmente convinto della tua esistenza per come questa viene intesa qui dalle mie parti, ma non credo nemmeno di poter escludere che qualcosa di umanamente incomprensibile stia alla base di tutto quanto non posso e non riesco a spiegarmi. La mia gente quel qualcosa tende a chiamarlo Dio e quindi, per non generare confusione, mi atterrò al costume e farò altrettanto.
Se anche tu dovessi esistere però, non ho certo la presunzione di essere per te più importante di un pesce, di una stella, di un altro universo o del nulla cosmico e quindi non ho molta speranza che tu possa occuparti di quanto sto scrivendo. Questa cosa lascia un po’ di amaro in bocca ad uno che, in fin dei conti, ti ha dedicato la prima metà della sua vita, ma capisco anche che, non essendo stato certo tu a chiedermelo, la mia amarezza non ti sia imputabile. Sempre per essere onesti non è che sia mai stato particolarmente attratto dall’idea di glorificarti.
Sono uno dei tanti che ti hanno venerato per paura delle conseguenze che sarebbero potute scaturire dal non farlo. A differenza di molti che l’hanno fatto e che continuano a farlo giorno dopo giorno per tutta la vita, mi sono unicamente sentito di ammettere questa mia debolezza. A pensarci bene anche per te non dev’essere molto piacevole essere seguito non per quanto hai regalato agli uomini, ma per il timore che in loro incuti. A parti invertite sarei abbastanza frustrato da questa cosa, ma la mia mente non è certo fatta per ragionare come la tua e quindi credo sia normale non vederla nello stesso modo. Inoltre c’è da ammettere che esistono molte persone che ti venerano come meriti e lo fanno solo ed esclusivamente per renderti grazie, il problema tuttavia è che la quasi totalità di quanti sulla terra dicono di parlare a tuo nome non rientra in quest’ultima categoria.
Questa è la ragione che più di tutto mi porta a pensare che, se anche esisti, non ti curi minimamente di noi.
Per quanto tu agisca in modi misteriosi è difficile credere che lasceresti correre il mercimonio continuo che si fa di quanto viene spacciato come tua volontà. Da sempre nel tuo nome l’uomo si è scontrato coi propri simili, rivendicando maggiori diritti dei suoi fratelli solo in virtù del nome diverso con cui ti chiamava. Sai meglio di me che questo è abbastanza assurdo, ma se volgessi lo sguardo da queste parti ti accorgeresti di quanto sia ovvia solo a pochi l’incongruenza di un discorso del genere.
Io sono nato in una regione del mondo a maggioranza cattolica, una delle tante e diverse fedi che volgono lo sguardo a te nel tentativo di risposte che fortunatamente non avranno mai. Fin dai tempi del catechismo mi è stato insegnato come i primi seguaci di Gesù venivano emarginati, disprezzati e perseguitati dai romani perchè ritenuti eretici. Com’è possibile che gente che nella sua storia ha provato l’emarginazione sociale, il disprezzo e la sofferenza ingiustificata si impegni tanto a far passare ad altri queste stesse insopportabili pene? Nessuno che abbia provato sulla sua pelle un simile dolore sarebbe capace di causarlo ad altri. Nessuno che agisca facendo il proprio volere.
In nome tuo invece ogni nefandezza diventa giustificabile e tristemente ben accetta fino a permeare la cultura di un popolo e diventare legge, dovere, tradizione. Delle tre forse quest’ultima parola è la più abominevole visto che ogni volta che vi si viene meno il mondo grida allo scandalo dimenticando che è grazie al superamento delle tradizioni che l’uomo sopravvissuto per più di duemila anni.
Prima ti ho parlato di Gesù e credo sia giusto dirti di chi si tratta: da noi si dice che è tuo figlio. Mi spiego meglio, non tuo figlio come lo siamo tutti, ma inteso come parte di te discesa sulla terra a guidarci. Superiamo per un momento l’inconsistenza di tutta questa teoria e passiamo alla cosa che più di tutto questo mi interessa chiederti. Gesù è stato indubbiamente un grande uomo. Molto di quello che ha detto è indiscutibilmente da fare proprio perchè racchiude un messaggio di speranza, forza, lealtà, amore, pace e libertà fuori dal comune. La storia ci ha tuttavia regalato anche elementi come Hitler e Stalin, per fare altri due esempi, di cui si può dire esattamente l’opposto.
Ora vorrei mi spiegassi perchè tutto ciò che nasce di buono è tuo volere e tutto ciò che invece fa schifo è impurità della natura umana. Lo so, nemmeno tu hai una risposta a questo perchè non sei certo tu ad aver messo in giro questa credenza inconcepibile, ma ancora una volta allora vorrei capire perchè c’è gente al mondo che continua a permettersi di dire qualunque scempiaggine nel tuo nome senza che tu faccia nulla per prendere le distanze.
Se permetti in quest’ottica mi sento legittimato a credere che tu di noi semplicemente te ne disinteressi.
La prova del nove comunque credo la si avrà in questi anni. Se ti è capitato di guardare quaggiù ultimamente avrai visto che siamo arrivati alla frutta. Ormai a fare le tue veci in due delle più grandi religioni al mondo ci sono solo pazzi scatenati. Può essere credibile sostenere che tu hai creato una persona perchè questa si distrugga e distrugga con se una moltitudine di altre tue creazioni? La contraddizione in termini che sta dietro a questa filosofia è palese eppure esistono svariate guerre sante combattute unicamente con i kamikaze di Allah.
E vogliamo parlare di quanto ultimamente esce dalla bocca di colui che si proclama erede di Pietro e afferma di parlare da te ispirato? L’ultima in ordine temporale intima all’uomo di “non fare leggi che soverchino l’ordine naturale” inteso come tua volontà. Ora, se veramente togliessimo le leggi e vivessimo allo stato di natura, chi potrebbe mai credere che l’uomo sarebbe monogamo e che si abbasserebbe ad atti sessuali unicamente volti alla riproduzione? Nessuno. Se così fosse torneremmo tutti a prenderci le donne con la forza, a prendercene tante e a prendercele tra loro molto diverse per generare numerosissime discendenze e fortificare la specie.
Perchè se veramente ci hai creati, è così che ci hai creati. E allora perchè un vecchio visionario, ottuso e particolarmente poco propenso al ragionamento dovrebbe convincerci che invece la tua volontà è che noi ci si comporti come lui vorrebbe facessimo? A mio avviso, oltre all’ingerenza, ci vedo un problema di protagonismo piuttosto grave. Se mi permetti, con i rappresentanti di cui sei attualmente fornito, avere ancora gente che crede in te veramente (escludo quindi i timorosi di repressione di cui ho parlato all’inizio) è già un grande risultato.
Personalmente però io non me la sento proprio di stare sulla stessa barca di tutte queste persone e preferisco continuare a prenderne le distanze con decisione. Per la proprietà transitiva quindi mi tocca prendere le distanze anche da te, non per quello che sei o potresti essere, ma per quello che ormai rappresenti per i miei simili: un mezzo tramite il quale poter dare sfogo alle proprie frustrazioni ed intolleranze sentendosi giustificati e ricevendo persino cori di approvazione.
Come dicevo all’inizio preferisco credere che tu non esista, perchè è meglio essere frutto del caso piuttosto che figlio di un padre sadico o, ancor peggio, menefreghista.
Ti starai chiedendo: “Perchè se non crede che io esista mi ha scritto questa lettera?”.
Semplice, perchè scrivere queste cose mi ha fatto pensare.
Oltretutto è vero che ho scritto di non avere certo la presunzione che tu potessi ascoltarmi, ma ho la forte presunzione che altri possano ascoltarmi e magari fermarsi un momento a riflettere su quanto ho scritto. Se ciò avvenisse sarebbe anche meglio perchè almeno tutto questo avrebbe avuto un senso.
In fede, rigorosamente propria.

Giuseppe Mancuso