Il nuovo avanza, ma io non lo voto comunque
La politica di Matteo Renzi e la questione interna al PD che ne consegue offrono diversi spunti di riflessione su cui ho deciso di fermarmi e scrivere due righe.
Il fulcro della vicenda è il consenso che il sindaco di Firenze sta ottenendo portando avanti una serie di idee e progetti che, io, fatico a definire “di sinistra”. Ora, può benissimo essere che nel 2011 i concetti destra e sinistra siano da considerarsi superati e che si debba provare a guardare oltre le terminologie ed analizzare le proposte senza fossilizzarci sulle loro classificazioni. Benissimo. Il problema però è la cultura politica Italiana che, da sempre, è vissuta con spirito di fede cieca (sia questo un retaggio del Vaticano o della Serie A mi è davvero difficile stabilirlo). L’elettore medio di sinistra vota e voterà a sinistra. Se la nuova liena politica del PD dovesse prenderla in mano Renzi portando avanti il suo programma, molti degli elettori lo voterebbero come hanno votato Prodi, Bersani, Veltroni e Rutelli. Il PD potrebbe arrivare alle primarie candidando, per assurdo, Vendola e Renzi e facendo passare il concetto che siano parte della stessa cosa. Gran parte dell’elettorato resterà fedele e voterà il vincitore a priori. Per capire dove il sindaco di Firenze può guadagnare, in termini di consenso, bisonga quindi spostare il piano dell’analisi sui programmi. A conti fatti, quello che Renzi propone è una versione mild del pensiero Berlusconiano, limata un po’ dall’assenza di così tanti interessi personali in gioco e forte di una capacità operativa, almeno in potenza, molto superiore a quella dell’attuale maggioranza. Tradotto significa che, senza dover passare tutto il tempo ad escogitare modi per sfuggire ai processi, gestire i propri scandali privati e far fruttare le aziende di famiglia, dovrebbero esserci le potenzialità per un vero governo del fare che porti avanti questo tipo di politica. Comprendo quindi che ci siano diversi elettori PdL stufi dei loro attuali “rappresentanti”, ma che ancora credono nel progetto iniziale, disposti a fare il salto.
Ecco quindi spiegati i “voti rubati alla destra”, fiore all’occhiello dei sostenitori del rottamatore. Questi voti, pare, sarebbero molti di più di quelli persi per via delle persone che, pur storicamente “di sinistra”, non si ritroverebbero per nulla nel programma di Renzi. Questa discrepanza si spiega essenzialmente per via di due fattori: mancanza di alternative e costante spauracchio del Berlusconi da battere ad ogni costo a.k.a. voto al meno peggio.
E’ possibile quindi, anzi probabile, che la ricetta sentita in questo Big Bang possa vincere.
La domanda che mi pongo è: sarebbe una vittoria reale?
Lo scopo, per quel che mi riguarda, non è ottenere la maggioranza, ma ottenerla per portare avanti un progetto in cui mi rispecchio. Se per vincere si deve abbracciare l’ideologia dell’avversario, vincere non mi interessa più. O meglio, il successo non potrei mai considerarlo mio. Ecco perchè io Renzi non lo voterei mai, perchè non rispecchia i miei ideali politici. Questo non toglie che sia probabilmente uno dei migliori politici attualmente nel Paese, che sia forse uno dei pochi con la capacità e la forza per attuare un piano di governo e che sia indubbiamente il meno peggio in circolazione.
Dovesse vincere ovviamente gli augurerei il meglio, per lui e per l’Italia, ma è un augurio estendibile a tutti, perchè è anche del mio futuro che si parla e quindi sperare che i miei avversari falliscano, una volta al governo, sarebbe come sperare in un mio fallimento.