Politica
Allontana, astrai, nega. E dimentica.
Oggi ho scritto questa cosa:
La triste realtà è che a quello di Imagine hanno sparato in faccia.
Credo sia una metafora buona per la circostanza. Questo mondo non è destinato a veder vincere chi ci crede, chi ci spera o chi sogna di poterlo vedere migliore. Forse tra mille anni queste tragedie non succederanno più. Potrà essere perché l’umanità avrà altri problemi o forse perché i problemi non avranno più alcuna umanità da affliggere, io tuttavia credo dovrò conviverci per il resto dei miei giorni.
Non una grande prospettiva.
Tempo fa scrivevo che con me la strategia del terrore ha vinto, ma ho cambiato idea. Capita.
Oggi sono convinto il terrorismo non possa vincere e adesso vi spiego perché. È piuttosto semplice in realtà: la morte non l’hanno inventata loro.
L’uomo convive con la certezza di morire da sempre ed è una cosa che, a tutti, fa una paura fottuta. Il viverla meglio o peggio dipende solo da quanto uno sia capace di distrarsi. Di non pensarci. Siamo programmati per non pensarci, in realtà. Il nostro cervello ci lavora con costanza, crea separazione, distacco. E dimentica, molto in fretta grazie al cielo. Non fosse così, andare avanti sarebbe impossibile.
Quindi la lotta di chi cerca di farci vivere nella paura costante è persa in partenza. Possono solo spaventarci di tanto in tanto, ma se continueranno con questa frequenza é probabile anche quell’effetto vada a svanire. Il cancro fa molte più vittime ed è certamente un problema più vicino a ciascuno di noi di quanto lo siano gli attentati, statisticamente. Eppure ne parliamo meno e ne abbiamo meno paura. Esorcizziamo. Ci distraiamo. Neghiamo, inconsciamente.
Quello che è successo a Nizza mi ha sconvolto. Tempo fa ho scritto:
Diventi adulto quando smetti di avere paura per la tua vita ed inizi a preoccuparti per quella degli altri.
In quel caso non mi riferivo ad un figlio, ma avere un figlio questo concetto te lo tatua nel cuore.
Oggi leggendo di tutti quei bambini coinvolti nel massacro ho avuto un crollo, fisico e mentale, finendo sull’orlo di una crisi di panico, a tanto così dal piangere e vomitare. Non mi era mai successo. Ho cercato di leggere delle notizie evitando foto e video, ma è stato complesso. Ora non tornerò su quanto mi disgusti chi pubblica contenuti completamente non necessari alla cronaca di una tragedia, ne ho già parlato troppe volte. Penso che parte della mia indignazione razionale derivi dalla necessità irrazionale di non voler vedere per avere un particolare in meno da rimuovere dalla memoria. Credo sia il mio cervello che ottimizza le risorse.
Sui social è pieno di persone che oggi postano immagini di sdegno e commenti altisonanti su come siano tutti sconvolti sul momento, ma poi dimentichino tutti poco dopo. E’ vero e posso capire sia una cosa razionalmente deprecabile e disgustosa, ma è ciò che ci tiene vivi. E’ ciò che ci fa prendere i mezzi tutte le mattine, ciò che ci fa andare ai concerti o frequentare manifestazioni affollate. E’ il meccanismo che ci porta a mettere al mondo dei figli in una società in cui, potendo scegliere, non vorremmo stare noi per primi, con davanti un futuro che spaventa noi per primi.
Sta sera va così.
Rientrato dal lavoro ho abbracciato mio figlio più stretto del solito, poi sono uscito e mi son buttato in corpo tre birre.
Ora scrivo sul blog nel tentativo di fissare nel tempo emozioni che andranno svanendo domani o dopodomani, soppiantate da nuovi avvenimenti da vivere con più o meno distacco e poi rimuovere con più o meno fatica. L’esito però sarà sempre uguale: separazione, astrazione, negazione. In loop.
Poi scopri che tre giorni fa sul treno in puglia, oltre ad un tot di sconosciuti, è morta la sorella di una ragazza che conosci e, mentre ancora stai metabolizzando, ti dicono che tuo cognato è bloccato in aereoporto a Istanbul durante un colpo di stato.
Così, onestamente, inizia a diventare complicato.
Ve l’ho già (P)detto!
Sta sera ho aperto la posta e ci ho trovato questa email:
Cioè, sul serio?
Ancora?
Siamo nel 2016, l’Italia è il più arretrato tra gli stati considerati civili e quella che dovrebbe essere la forza progressista del Paese sta ancora lì a cercare legittimazione per fare qualcosa di sinistra?
SIAMO FAVOREVOLI!
“Eccola la mia dichiarazione, la prenda e se la schiaffi su per il culo!” per dirla alla Jimmy Dix.
Se poi qualcuno tra gli elettori non fosse della stessa idea, beh, che voti qualche altro partito, se mai prima o poi in Italia si tornerá a votare.
Avete rotto i coglioni, che sono quelle appendici simbolo di coraggio e determinazione di cui siete evidentemente privi.
E mi gira il cazzo perché di questa cosa abbiamo già parlato.
Ve l’avevo già detto.
Questo nuovo sondare la base mi fa pensare (temere, più che altro) che davvero le scimmie urlatrici che compongono il M5S vi abbiano tolto le castagne dal fuoco con quella cagata del dietrofront sul canguro (sorvolo sul fatto che si parli di canguri e supercanguri quando sul piatto ci sono i diritti e la vita di molte persone, ma solo perché sono un signore.).
È davvero ora di smetterla.
Fate questa legge, in fretta e senza parlare, possibilmente.
A discriminare destra e sinistra nel mondo globalizzato in cui viviamo sono rimasti pochi punti, lo spazio di manovra è esiguo. Almeno dove è possibile, fate qualcosa di sinistra, (P)Diomadonna.
Opinioni personali
Ho provato a non dire nulla, a caldo, su quanto successo a Parigi venerdì notte. Bombardato in ogni direzione dai commenti più diversi, ho tentato in tutti i modi di tenermi il mio parere per me, convinto che se avessi parlato sarebbe stato solo per dire qualche banalità o per dare addosso a qualche idiota.
Di idiozie però ne ho lette davvero troppe e, pur continuando a pensare non abbia il minimo senso dare addosso direttamente a chi le ha scritte*, ritengo sia mio sacrosanto diritto usare questo spazio per fare qualche precisazione.
Segue la lista delle opinioni che reputo stronze. Se sentite vostro uno o più di questi concetti, sappiate che non godete della mia stima e se non ve lo dico direttamente é solo perché non ritengo ne valga la pena. Poi oh, ci sono miliardi di persone che senza la mia stima vivono comunque bene quindi penso possiate farvene una ragione.
1) Qualunque pensiero colleghi le stragi di Parigi a qual si voglia campagna xenofoba, é merda. Non c’è molto da dilungarsi in merito.
2) Associare gli atti terroristici alla religione islamica è una stronzata. Sarebbe come dire che i preti pedofili sono tali per colpa del cristianesimo. Non ha senso. Io non sono religioso, ma la religione non è il problema. Il problema è sempre l’uso che se ne fa. Il discorso è analogo a quello che qualcuno fa per le armi, ma il paragone non tiene perché lo scopo ultimo della religione non è arrecare danno al prossimo. Come in tutte le cose, il problema sono gli uomini. Quindi NO, non è sbagliato o deprecabile che chi crede preghi per Parigi e NO non è asserendo con supponenza che le religioni siano roba da scemi e/o fondamentalisti che si contribuisce alla questione.
Questa cosa non vi entra in testa. D’altra parte siete convinti che il tifo sia la causa della violenza negli stadi e non un pretesto.
3) È davvero necessario condividere una frase dal corano che condanna l’omicidio? Ma soprattutto: quella frase è davvero nel corano? Ne siete sicuri? E anche fosse, nel corano non ci sono anche frasi in contraddizione con quella? Io non lo so. So che nella Bibbia ci sono le stragi E il comandamento non uccidere. Lo so perché la bibbia almeno un po’ l’ho letta. Avete letto il corano? Chi cazzo siete per andare ad insegnare il corano ai mussulmani? E soprattutto, tornando al punto 2, davvero siete convinti che la base su cui fonda il terrorismo sia una scarsa conoscenza delle sacre scritture islamiche e che questa lacuna possa essere colmata dai vostri profili social?
4) “Adesso ti scandalizzi per Parigi, ma dov’eri quando a morire erano i vulcaniani (pregasi inserire nome di popolazione a piacere)?”
Questa è una roba che mi manda davvero il sangue in testa. In primis i media non mi sovraespongono alle continue stragi che capitano. Gente nel mondo ne muore in continuazione ed è ovvio che, per dispiacermi, devo saperlo.
Non basta però. Proprio perché succede di continuo devo non solo venirne a conoscenza, ma essere forzato a percepirla come una cosa più grave di altre. E questo è ancora legato all’azione dei media. Conosco molte più persone che siano andate in vacanza a Sharm almeno una volta di quante siano state ad un concerto alternative in un piccolo locale. Eppure l’aereo turistico russo fatto saltare dall’Isis in rientro dall’Egitto poche settimane fa non ha generato tutto questo moto di indignazione. Questo perché vivere le disgrazie come distanti è parte costituente della nostra natura. Se non veniamo forzati a fermarci e pensare, a sentirle vicine, non lo facciamo. Non riusciremmo ad andare avanti, altrimenti. Quindi ok, non discuto che parte del fenomeno “lutto di massa” si basi su omologazione, sovraesposizione mediatica e scarsa informazione, ma chi cazzo siete voi per pontificare?
La maggior parte delle persone che scrivono “Eh, ma dove eravate quando a morire erano i vulcaniani” io non me le ricordo a piangere per i vulcaniani. Quindi è solo voglia di rompere il cazzo, una cosa di cui in questo momento non c’è bisogno.
5) Sottolineare che il cordoglio social sia nel migliore dei casi inutile e nel peggiore moda non fa di voi persone piú autorevoli. E, se lo chiedeste a me, risponderei che il cordoglio social ormai ha lo stesso impatto di una mobilitazione di piazza. Che voglia dire molto oppure niente non conta, conta il fatto che meriti lo stesso livello di analisi e lo stesso metro di giudizio.
6) Basta dietrologie. Può anche esserci un ruolo di Istraele, degli Usa, del prossimo G20 e di chissà chi altri in quanto successo. Dirlo oggi non aggiunge nulla, soprattutto se lo si dice senza mezza prova o dettaglio al seguito. Se qualcuno ha le basi per dimostrare qualsiasi collusione ai teagici attentati farebbe bene a dirlo, altrimenti son solo ipotesi più o meno fantasiose.
7) EDIT del 16/11 alle ore 9:21. Le foto dei morti. Chi pubblica le foto dei morti è un verme.
8) Al punto uno ho detto che la strumentalizzazione di questi avvenimenti per legittimare propagande xenofobe di intolleranza é da stronzi. Lo ripeto.
Come detto, è probabile queste mie riflessioni non aggiungano nulla alla questione, ma sentivo di metterle nere su bianco. D’altro canto purtroppo quel che penso del terrorismo l’avevo già espresso a gennaio e non credo sia necessario ripetermi. Nulla è cambiato.
La discriminante ormai è solo la fortuna: sperare di non esserci quando capita.
Quando, non se.
* A me di solito “litigare” online diverte. Non trollo mai tanto per fare, ma certamente non manco occasione di commentare ciò che non condivido nella speranza ne nasca un dibattito acceso.
In questo caso non l’ho fatto perché non sarebbe stato divertente.
La volta che sono stato all’Expo
Alla fine sono andato all’Expo.
Ci ho messo un po’ a decidermi, non per chissà quali questioni ideologiche, quanto perché non avevo davvero molta idea di cosa fosse. Grossi padiglioni in cui le varie nazioni presentano la loro cultura gastronomica in relazione alla biodiversità territoriale e alle tecnologie agroalimentari per la sostenibilità nutrizionale. Figo eh, ma a me interessava più che altro mangiare robe strane. Immaginavo Expo come una sorta di mercato con le bancarelle di design, insomma, e tutto sommato non è che sbagliassi di molto, anche se dopo esserci stato la sensazione è più quella di un grosso parco divertimenti a tema cibo, con tanto di parata delle mascotte e spettacoli i vari. Come Gardaland, ma senza le giostre.
In una giornata piena, circa 12 ore, sono riuscito a visitare 13 padiglioni: Nepal, Thailandia, Cile, Cina, Giappone, Messico, Marocco, Austria, Kazakistan, Emirati Arabi, Azerbaijan, Cuba e UK. Avendo con me un bimbo di neanche 3 mesi ho saltato qualunque coda, quindi ho visto molto più di quanto avrei potuto in condizioni normali (certi padiglioni arrivano fino ad un’ora di attesa, senza contare le interminabili file all’ingresso dell’area Expo), il che significa che per vedere tutta la fiera senza “favoritismi” è presumibile siano necessari almeno tre giorni pieni, se non quattro. Dei padiglioni che ho visitato, col senno del poi trovo evitabilissimi UK (che ho scelto solo nella speranza, vana, di beccare una buona birra), Cuba (che è un bar di 3x3m che serve mojito a 8 euro), Azerbaijan e forse Messico. Menzione speciale in positivo alla Thailandia e al Giappone, che sono senza dubbio i migliori tra quelli che ho visitato. Volendo fare un podio metto al terzo posto il Marocco.
Un discorso particolare andrebbe fatto per il padiglione degli Emirati. Come dicevo all’inizio ho cercato di sorvolare sulle questioni ideologiche legate all’evento, però è difficile stare a sentire un pippone di 20′ sugli sprechi d’acqua nello stand di chi costruisce piste da sci nel deserto. Tutto il percorso del padiglione (disegnato da Foster, giusto per non farsi mancare nulla) è incentrato su un video il cui messaggio che ho colto è: se sei ricco vale la pena mobilitare elicotteri per trasportare una palma del cazzo dal cantiere dell’ennesimo grattacielo fino al giardino della reggia di tua nonna, sprecando 1000 volte più risorse di quante quella Palma di merda riuscirà mai a produrre. Qui il video, se ci trovate un messaggio diverso fatemelo sapere.
Cosa rimane da dire? Beh, in primo luogo che se uno ci va per mangiare robe strane e assaggiare prodotti del mondo, è facile rimanga deluso. Tolto il latte di cavalla fermentato offerto dallo stand Kazako con l’evidente scopo di trollare i visitatori (“Ehi, nello stand mostriamo storioni un po’ ovunque, ma la nostra chicca non è il caviale, è questa merda qui. Assaggia!”) e la frittellina al miele offerta dagli emiri (che tanto loro possono), per il resto nulla da segnalare. Mi sono fatto sapientemente inculare dai colombiani, che per 20 euro mi hanno rifilato due empanadas meno significative di un sofficino findus, e mi sono fatto ingolosire dal foodtruck americano, come il tipo che va nel birrificio artigianale e prende una nastro azzurro (cit.).
Ho evitato con estrema accortezza tutti gli stand “sponsor” ad eccezione di Chicco, che se hai un bambino di tre mesi con te risulta l’azienda con le istallazioni migliori, e il duo Moretti/Poretti perchè in 12 ore di caldo una birretta te la devi anche bere e piuttosto che spendere 5 euro per una birra colombiana il duo di casa nostra resta la soluzione migliore. Lo stand Poretti, anche noto come 50 sfumature di luppoli, presenta settecento alternative, lo stand Moretti ha SOLO il baffo d’oro (io le cose alla frutta non le conto, che non è birra). Il baffo d’oro, ovviamente, piscia in testa a tutte e settecento le alternative Poretti dimostrando, in Expo come nella vita, che il baffo è e sarà sempre il TOP.
Il mio giudizio finale in sostanza è questo: riuscendo ad avere un biglietto a prezzi ridotti (io ne ho avuto uno in omaggio da Sky, per dire, quindi ho speso 39 euro per due persone) ed un infante per saltare le code, l’esperienza Expo è piacevole e vale la visita. Non imparerete molto sul futuro del pianeta, ma vi verrà voglia di visitare posti in cui non siete stati. Se un certo tipo di architettura vi diverte, vedere gli stand è sicuramente piacevole. Oltre a questo, onestamente, non credo si possa andare.
Come detto all’inizio ho cercato di tenermi fuori dalle questioni ideologiche, ma se proprio volete un mio parere veloce e superficiale anche su quello, cito da un blog che dovreste leggere:
… Dovete sapere che l’Expo è un’esperienza che permette selfie praticamente a ogni passo, ed estremamente twittabile, quindi a noi giovani piace molto, esclusi naturalmente i giovani noExpo, secondo i quali un altro mondo è possibile.
Secondo me, no.
Eh. Spiace.
Alla fine speravo ci fosse una maglietta con la scritta “I went to Expo Milano 2015 and all I’ve got is this stupid t-shirt”, ma no.
(P)Dico la mia
Il Partito Democratico ha avuto una bella idea.
Ha creato un portale online in cui i cittadini possano collegarsi ed esprimere la loro opinione in merito a questioni su cui il partito stesso è chiamato a prendere una decisione. Lo spazio si propone lo scopo di informare in merito al tema in discussione e raccogliere opinioni sullo stesso, in modo da colmare il buco che c’è tra la base e gli eletti e portare avanti quelle che possono essere davvero le posizioni di chi compone il partito e non solo di chi è chiamato a rappresentarlo nelle varie sedi.
E’ chiaramente solo una roba di immagine volta a dare questo aspetto giovane, social e 2.0 al partito, ma tutto sommato resta una bella idea, anche solo di marketing.
Hanno chiamato il sito PDlatua.
Ok, se lo chiedete a me il nome basta da solo per togliere al progetto qualsiasi ambizione giovane, social e 2.0, ma non sono qui con l’intento di fare la punta al cazzo quindi sorvolo sulla scelta e passo a dire cosa davvero non funziona del progetto, in qualsiasi ottica lo si voglia guardare.
Il primo tema in elenco sono le unioni civili.
Il Partito Democratico reputa che nel 2015 sia ancora il caso di chiedere alla base cosa ne pensa delle unioni civili. Io leggo la cosa e penso che, boh, magari vogliono anche sapere cosa ne penso rispetto alla schiavitù o al suffragio universale.
Davvero, vi sembra il caso?
Se ci penso a me vengono in mente solo due possibilità.
La prima è che il PD voglia davvero legittimazione della base per muoversi in quest’ambito. Delle due è quella meno plausibile perchè è talmente macroscopico lo sbaglio con cui hanno approcciato la questione, da rendere inconcepibile qualsiasi buona fede, ma insomma, è anche vero che non è proprio il partito delle faine (più dei giaguari, se ricrodo bene). La seconda è che sia il trucco vecchio come il mondo di non ha le palle per schierarsi apertamente e quindi tira in mezzo altri perchè lo facciano al posto suo. Capita di continuo in ogni compagnia, quando ti trovi, proponi un posto è c’è sempre quello che dice: “Vediamo se anche a tizio va bene” unicamente perchè non ci vuole andare lui. Gran classico.
Se dio vuole questo non problema smetterà di essere dibattuto in meno di una generazione, indipendentemente da quanto farà il PD o qualsiasi altro partito Nazionale nel breve. E’ triste però che proprio il PD rimanga schiavo di questo immobilismo democristiano su una questione come quella delle unioni civili. E non è certo qualcosa di imputabile alla gestione Renzi (primo indiziato quando si parla di democristianicità), perchè Da Bersani a scendere non ricordo un segretario con una posizione ferma e sicura sull’argomento. Va beh dai, il tempo avrà la meglio anche su di loro.
Resta il fatto che questo portale giovane, social e 2.0 si dimostri emblema del vecchiume e della staticità di un partito come il PD.
Il secondo punto in discussione è la legalizzazione della cannabis.
Dai.
Fate i seri.
#LoveWins
Se lo chiedete a me, la monogamia non è la scelta più intelligente che l’uomo, inteso come specie, possa fare. Non è nemmeno la scelta più lungimirante in ottica evolutiva, ma a me interessa proprio “criticarne” gli aspetti più legati all’esistenza del singolo individuo. Nell’arco di una vita che fino a prova contraria è unica e certamente irripetibile, accettare per convenzione ci possa essere un’unica persona con cui volerne condividere ampia parte è tarparsi le ali.
Se lo chiedete a me, una società strutturata sul porre un limite alle possibilità di essere felici è una società che non vuole il bene degli individui che la compongono. Ci sono delle ragioni all’origine di tutto questo e sono probabilmente legate al fatto che un’esistenza triste renda più appetibile la promessa di un regno dei cieli sfavillante di felicità, ma non vorrei fermarmi sul concetto e divagare ulteriormente.
Io sono sposato.
Vista la premessa è lecito pensare che abbia fatto questo passo senza curarmene troppo, “che tanto se serve si divorzia”, ma non è così. Quanto scritto sopra mi pone ad un livello di valutazione che rende, per me, la scelta del matrimonio qualcosa di ancora più forte e radicale. Un conto è sposarsi perché è normale, un conto è farlo perché si vuole, nonostante non ci si senta in dovere di e non la si consideri nemmeno una scelta sempre vincente.
Lasciamo per un attimo da parte le questioni di riconoscimento della coppia di fatto da un punto di vista squisitamente legale, giusto per non ribadire l’ovvio, e focalizziamoci invece sul concetto di matrimonio inteso come scelta di vita. Ci sono persone che hanno avuto la fortuna di trovare il/la compagno/a con cui intendono passare il resto della propria esistenza e, soprattutto, che hanno avuto il coraggio di non lasciarsi sconfortare dal fatto che questi fosse del loro stesso sesso. Uomini e donne che vogliono poter compiere una scelta radicale che, oltretutto, nel ghetto della società dove noi altri proviamo quotidianamente a rinchiuderli non sarebbe manco culturalmente dovuta.
Questa cosa è di una bellezza disarmante.
Per questo, oggi, io sono felice per i cittadini degli Stati Uniti. Essere felici per qualcun altro è una cosa che, purtroppo, le persone che quotidianamente si battono per limitare le possibilità altrui non possono capire. Le sentinelle in piedi, il family day e le altre libere ed altrettanto deprecabili manifestazioni di pensiero unico conservatore si basano su un approccio alla vita che è quello del tuo collega che si incazza perché a te danno l’aumento. Se sei gay e ti batti per i diritti dei gay sei disprezzabile, se sei etero e ti batti per togliere o non estendere i diritti dei gay sei nel giusto. Se sei etero e ti batti per i diritti dei gay sei incomprensibile (o forse gay. Si, devi essere un gay represso).
Eh va beh, ce ne faremo una ragione.
La speranza adesso è che anche nel mio Paese si vada nella stessa direzione, perché essere felici per gli altri è bello, ma se gli altri si conoscono personalmente lo è ancora di più.
Nell’attesa, Obama ridefinisce il concetto di VINCERE TUTTO.
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