Sono un immigrato
La questione casa qui inizia a diventare un problema.
Il grosso difetto dell’intimissimo nido in cui io e Polly viviamo ora è che se uno dei due ha intenzione di guardare un film l’altro deve fare altrettanto.
Sentire un cd? Uguale.
Chiamare casa? Idem.
L’unica cosa che si può fare “da soli” è navigare in internet, anche perchè c’è un solo cavo di connessione ed un solo posto per piazzare il PC. Mentre uno naviga l’altro può stare a letto a leggere, oppure a letto a dormire, oppure a letto a fare quello che vuole. L’importante è che stia sul letto e non si alzi, perchè di spazio non ce n’è.
Perfino andare al cesso diventa parte della vita di coppia.
La cosa in settimana non è più di tanto un problema, visto che in casa alla fine ci si sta giusto la sera. Il dramma è tipo la Domenica, quando qui non ci sono aperte neanche le chiese e, col clima che ci si ritrova, le motivazioni per uscire vengono meno. Il Sabato è diverso. In giro si può stare, c’è vita e fare due passi per il centro è piacevole. Oltretutto gran parte del pomeriggio la passiamo nella lavanderia a gettoni, luogo sempre foriero di gioia e gaudio (specie quando parte l’asciugatrice) e quindi veramente il problema qui è unicamente domenicale. Con tutta probabilità non avere neanche le partite da guardare aggrava di non poco la situazione.
Ad ogni modo il problema c’è e va risolto.
Questo è il principale motivo per cui ci stiamo sciroppando visite continue ad appartamenti in affitto, nella speranza di trovare quello che faccia al caso nostro.
E’ bene precisare che, fino ad ora, tutti facevano al caso nostro. Ad eccezione del primo, che era un incrocio tra una discarica ed un set porno, noi abbiamo sempre concluso la visita con la frase: “siamo molto interessati, vi preghiamo di tenerci presenti al momento della decisione”. Non che si sia particolarmente schizinosi, quindi. Il problema è che evidentemente siamo noi a non fare al caso di chi affitta. Non mi si fraintenda, lungi da me parlare di razzismo (in Germania poi, tzè), ma inizio a pensare che l’essere immigrati non ci aiuti. Alla fine di ogni visita ci viene infatti fatto compilare un foglio su cui l’affittuario in uscita richiede di annotare nomi, età, introito mensile e numero di telefono ed in base a queste informazioni il padrone di casa, che non è mai colui che fa visitare la casa, sceglierà il vincitore. Senza neanche guardarti in faccia, solo sulla base di quelle poche informazioni. Ora, se mi fermo ad analizzare le voci, scopro che:
– solitamente siamo i più anziani sulla lista. Per queste cose dovrebbe essere un pregio visto che l’età è inversamente proporzionale all’attitudine a fare casino o danni.
– solitamente siamo quelli con il reddito più alto. Questo anche perchè non è che stiamo cercando tra le ville, ma tra appartamenti che solitamente vanno a studenti. Anche in questo caso quindi, dovremmo avere la preferenza per noi.
– siamo una coppia. Questo potrebbe non essere indicativo, ma in realtà qui pare conti molto perchè limita, agli occhi degli affittuari, il via vai di gente nonchè il casino che potrebbero fare due ragazzi/ragazze che dividono un appartamento, ma che hanno vite private separate. Anche in questo caso quindi, tutto dovrebbe andare bene.
A questo punto rimangono due scelte: o il nostro numero telefonico suscita parecchie antipatie, oppure forse i nostri nomi suonano meno bene di quelli teutonici nelle orecchie dei padroni di casa. Non avendo prove in merito però, mi limito a pensare che siamo stati unicamente molto sfortunati e che dobbiamo solo insistere. Oggi intanto ci è toccato riconfermare il loculo dove stiamo ora anche per Aprile, visto che l’alternativa al momento è il marciapiede. Attualmente saremmo disposti anche a pagare doppio affitto un mese, se trovassimo qualcosa di più grande da Aprile, ma questo non pare aiutarci.
Vedremo.
Il concetto è che, per il sottoscritto, non è facile vivere non sapendo dove andrà a dormire tra qualche settimana e questo lo spinge ad avere un po’ il Cristo rotante.
Oltretutto pure la Polly inizia ad essere demoralizzata, ma per quel che la riguarda il grande problema è soprattutto non avere un forno. Puntualizzo inoltre che il suo di Cristo è bello stabile e temo tutto questo non basti a cambiare le cose.
In any case la vita prosegue. Sta sera io e la Polly ci spareremo un’altra cena thay, cucina che ormai ci ha conquistato, prima che io me ne vada a tentare di entrare al live dei Fightstar. Lei andrà a vedere l’ennesimo appartamento, per la prima volta senza di me. Che sia la volta buona?
Intanto, usando sempre Pozzetto come metafora della vita, siamo passati dal “Ragazzo di campagna” a “Casa mia, casa mia”.
Chiudo sottolineando come, sebbene fortemente tentato, non etichetterò questo post con “l’Italia è una merda, ma…” perchè non ho affatto la certezza che in Italia per una coppia straniera le cose sarebbero più facili e, anzi, se penso a certi discorsi anche solo del sindaco del mio paese mi girano ancora di più i maroni.