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Musica

Ozio

Inaspettati come la neve a novembre, ecco che tra le mani mi si materializzano ben due giorni di vacanza. Gli esperimenti di clonaggio in laboratorio sono andati alla grande e questo ha permesso che io potessi passare qualche giorno a casa in attesa che arrivi il kit per il luminometro e che il mio progetto possa proseguire per la sua strada. Una sorta di vacanza premio, se vogliamo, e come tale la sto vivendo: totalmente e incondizionatamente nell’ozio.
Che bella parola, musicale quasi.
Sveglia a metà mattinata, calmo e riflessivo tour della rete volto a leggere la Repubblica, i blog degli amici, i due o tre forum su cui bazzico e la Gazzetta e studio leggero di Chimica Bioinorganica. Ritmi blandi, insomma, nel tentativo di liberarmi dallo stress dell’ultimo mese.
Adesso penso che andrò a gustarmi un episodio della quarta serie di Dawson’s Creek spaparanzato sul mio letto, in attesa del pranzo cui seguiranno i Simpson, ancora un po’ di studio ed un aperitivo con The O, Lale e chissà chi altri.
Ulima cosa: non avendo voglia di scrivere l’ennesima pagina malinconica ed intrisa di tristezza, mi limito solo ad annotare la morte di un’altro gruppo che ha segnato la mia adolescenza in maniera irreversibile. Addio agli Ataris che, seppur continuando a fare musica sotto quel nome (blasfemi) si sono trasformati in una band indie/pop/alterna/sarcazzo da cui hanno preso le distanze sia Mike Davenport, ex bassista, sia Chris Knap, ex batterista e mio eroe assoluto. Se l’alternativa era produrre un altro disco come “So Long, Astoria” ben venga questa dissoluzione tuttavia anche in questo caso una piccola parte di me muore con loro.
Ascoltando ad un volume improbabile “I won’t spend another night alone” mi chiedo se questo 2005 la finirà di seppellire ad uno ad uno i mattoni che hanno costituito gli anni più belli della mia vita.

Considerazioni nate nel traffico

Oggi ero in macchina e stavo ascoltando Wake the Dead dei Comeback Kid. Hardcore suonato come si deve, senza fronzoli, capace di darti la carica necessaria a stare nel traffico di Milano. Ad un certo punto mi soffermo a pensare: “Chi direbbe che questa musica violenta racchiude in se il messaggio cristiano?”. I CK infatti sono un gruppo dichiaratamente cristiano e su quel messaggio incentrano la gran parte dei loro testi. Nulla di male, tengo a precisarlo, tuttavia è singolare che nessuno parli mai del fenomeno del “Christ Rock”. Perchè se è vero quel che dicono i media, ovvero che la musica plasma le giovani menti e le porta dove vuole allontanandole dai valori, dovrebbe anche essere in grado di fare l’esatto opposto. Oltre ai Comeback Kid io ascolto un sacco di altri gruppi appartenenti a questo filone, come Anberlin, The Cootees, Dead Poetic, MxPx, Slick Shoes e Underoath solo per citarne alcuni, eppure non sono mai stato pervaso da un irrazionale desiderio di predicare il vangelo. Com’è possibile? Insomma, se ascoltare gli Slayers dovrebbe ridurre gli adolescenti dei provetti satanisti, perchè non accade anche il contrario? E anche qual’ora io fossi l’unico elemento non influenzabile e il fenomeno dell’indottrinamento musicale fosse reale, perchè nessuno ne parla in quest’ottica? Mi piacerebbe vedere un servizio di Lucignolo accanirsi su un ragazzo che, cantando “Hear that Sound” totalmente privo di autocoscienza, si mette a battezzare i suoi amici nel Lambro.
Certo che è una bella fregatura. Io da ateo ritengo molti dei testi delle sopracitate band molto belli. Apprezzo il livello di spiritualità che riescono in alcuni casi a trasmettere, ma forse dovrei temere di esserne inconsapevolmente influenzato? Non saprei. Certo che per chi ascolta un certo genere musicale, come può essere quello che ascolto prevalentemente io, è difficile anche essere indottrinato. Troppe contraddizioni.
Qui sotto riporto testo che mi ha portato a tutta questa riflessione. E’ preso dal sito Christian Rock Lyrics, grande database di bands e testi pro Gesù.
Tutto questo, ma soprattutto la pubblicità di Dogma che ho appena visto in TV, mi ricordano il “Cristo compagnone“. La prima volta che ho visto il film mi aveva letteralmente piegato in due.

This is our city of the dead
Another life holds its weary head
We hope, we try, we live, survive
Counting days, trying to get by
Waiting for the calling
Anticipation in the air
We hope and dream of difference
City sleeping, unaware
Break the silence, WAKE THE DEAD
Running through these streets alone
I’ll kick and scream, let’s break the hold
Cuz I swear, and this won’t render useless
I promise you, we’ve come this far
And I’m not stopping, I’m not stopping now
I’m not hiding in shadows
Wake up, Send out this message, it’s clear

You said, you said, you said
this time was gonna be different
WAKE UP THE DEAD

Coming alive, something stirs inside
This isn’t over yet
Shake off the dirt
Swallow regret
Stop living under the weight
Living under the weight of regret
Your regrets
DON’T LOSE HOPE
Don’t let it happen to you
DON’T LOSE HOPE
Which side are you gonna choose?
Cuz I believe, I believe it’s in you RISE!

We said, we said, we said
This time was gonna be different
WAKE UP THE DEAD

Material Boy

Oggi sono andato a fare Shopping.
Devo ammettere che questa è una pratica che mi da discrete soddisfazioni, sebbene io non sia certo il tipo che dedica troppo tempo all’acquisto dei vestiti. Tuttavia quando devo farlo, ai cambi di stagione solitamente, mi piace farlo come si deve. Con l’aiuto di Ambra siamo partiti destinazione Morgan Air, sede di Eupilio in provincia di Lecco. Era un sacco di tempo che non andavo in quel posto, anche perchè solitamente lì compravo la roba da snowboard ed essendo un paio di annetti che di neve ne vedo veramente poca, occasioni per visitarlo non ce ne sono state. Bri però doveva comprare una giacca e quindi ho pensato potesse essere il posto giusto. Non mi sbagliavo. Ora è diventato un negozio realmente bello, dove poter comprare qualsiasi cosa inerente l’abbigliamento. Vagandoci all’interno mi sono ben presto ritrovato per le mani un jeans della Element, un maglione della Volcom ed un cappellino dell’Atticus, tutto rigorosamente in saldo invernale al 50%. Dei tre capi non so quale sia più poser e questo mi da discreta soddisfazione. Ambra ha trovato la giacca che cercava, molto bella, e grazie ai sopracitati saldi l’ha pagata decisamente poco. Abbastanza da potersi permettere di impiegare quanto risparmiato in una felpa. Siamo usciti da li entrambi molto soddisfatti degli acquisti. Io, dalla mia, posso anche aggiungere di aver passato con lei un fantastico Sabato. Ormai mi rendo sempre più conto di starci bene qualunque attività si scelga di intraprendere.
Dopo lo shopping sfrenato abbiamo deciso di concludere il pomeriggio a Lecco, presso il Mojito Cafè, dove suonava il duo “Trappola per Tope“*, la band di Fili. Più di tre ore tra stuzzichini e melodie che trasudavano ammore, all’insegna di un duo chitarra/sax in preda ai peggiori deliri da alcol. Fili è indubbiamente un rocker.
Corna alzate per lui.
La trappola per tope
* La Trappola per Tope, band che ama definirsi semplicemente “etero”. Gran live set il loro…

Rock in Idro vol.2

Ecco qui due valutazioni anche sulla seconda giornata di concerto.
Anche in questo caso menzione ai compagni di viaggio, che oltre ai reduci della prima giornata annoveravano tra le loro fila anche Fà, Peich e Ciccio, quest’ultimo in grande spolvero soprattutto nel “pogo” cui ci siamo accidentalmente imbattuti.
Iniziamo quindi la disamina dei gruppi:
Viboras: la risposta italiana ai Distillers si dimostra molto efficace e divertente e si lascia apprezzare anche a chi non è particolarmente amante del genere (ad esempio me).
Hormonauts: Rock’n’Roll anni 50, sicuramente divertentissimo da vedere live. Gran batterista.
Me4rent: HC melodico in ialiano. Non mi sono piaciuti.
All American Rejects: secondo me molto molto buoni. Difficile portare quella musica su un palco del genere, ma loro sono riusciti a farlo con personalità e mi sono piaciuti molto.
Funeral for a Friend: acustica pessima. Delusione soprattutto da quel punto di vista. Resta la consolazione che a sentir loro torneranno presto per una data vera e propria e li valutarli sarà più facile. Nota di demerito alla bellissima maglietta solo in taglia girl.
Toy Dolls: si bruciano tutto con l’intro “The Final Countdown” degli Europe suonata col kazoo. Un picco di stile così alto non poteva essere replicato durante il loro set e quindi passano via anonimi e stucchevoli.
Me First and the Gimme Gimmes: enormi. La dimostrazione lampante che la musica può essere puro e semplice divertimento. Molto fanno un Fat Mike ancora sobrio, un Joey Cape ispirato e soprattutto un Jackson che si presenta nonostante la miriade di impegni che ha coi Foo Fighters, con la voglia di divertirsi e divertire. Veramente fantastici.
My Chemical Romance: lui è un animale da palco, lo si capisce subito, ma anche i suoi soci sono veramente in gamba. Gran bella prova a mio avviso.
Millencolin: volumi altissimi e scaletta pessima. Una delusione soprattutto dopo l’ottimo live di Aprile.
Nofx: seppur idoli indiscussi, seppur sempre geniali in tutto offrono una prova discutibile. A tre ore dal suo arrivo, Fat Mike è ormai scoppiato e non si regge più in piedi. La scaletta non c’è, i ragazzi improvvisano cercando di seguire le intenzioni del loro vocalist in uno stato assolutamente pietoso. Il risultato è che suonano poco, troppo poco.
Darkest Hour: Anche loro veramente egregi. Tengono il palco in maniera sopraffina e suonano egregiamente. Direi uno dei migliori gruppi visti nell’arco dei due giorni.
Ska-P: da uccidere. Loro ed i loro fan. La speranza è che si siano sciolti sul serio. Personalmente li ritengo l’emblema del problema più grosso della sinistra italiana.
Tirando due somme è stato un festival buonissimo cui sono lieto di aver preso parte.

Foto del giorno N°11 – C.I.R. at work
Scienziati
* col metodo di Galileo sono state certificate le altezze di quasi tutti i castelli/ponti/pozzi/monumenti scozzesi. E se l’occhio riteneva la misurazione poco attendibile, si trattava certamente di un’illusione perchè la scienza non sbaglia. Mai.

Rock in Idro vol.1

Ecco due commenti alla prima giornata del Rock in Idro.
Come prima cosa è assolutamente d’uopo ringraziare Ale Doni e Lo Ste che dal primo pomeriggio in avanti mi hanno alleviato dalla solitudine, permettendomi di godermi la giornata. Ho seguito più o meno tutti i gruppi del palco principale, ma ho visionato almeno per qualche secondo anche quelli del secondo palco in modo da farmi un’idea in merito. Nel complesso sicuramente un buon concerto, ricco di sorprese. Ora provo ad analizzare gruppo per gruppo.
Useless I.D.: causa anticipazione della scaletta (non annunciata, tra le altre cose) e eccessiva macchinosità delle procedure di ingresso ho perso metà abbondante del loro già striminzito live set, tuttavia per quel poco che ho visto mi sono parsi in gran forma. Da capire come mai al basso ci fosse Matt dei No Use. Nota di merito al chitarrista dei suddetti che mi ha fatto compagnia per un quarto d’ora durante il mio periodo di solitudine.
Tying Tiffany: inascoltabili.
Voicst: possono piacere. Non a me.
Love in Elevator: inascoltabili.
Super Elastic Bubble Plastic: ottimi. Mi hanno fatto una grande impressione. Non saprei bene dire che genere facciano, quindi sto schiscio e dico rock. Un plauso al batterista.
No Use for a Name: beh, poco da dire: dal vivo spaccano sempre. Nonostante i capelli allucinanti che adesso Tony Sly ha in testa, nonostante quella merda che è l’ultimo CD (da cui hanno suonato giusto 2 tracce, scelte tra le uniche tre decenti per giunta) e nonostante l’intro tecno con cassa martellante e gingle elettronico che intona No Use (trash come poche altre cose) hanno fatto la solita buonissima prestazione.
Nomoredolls: inascoltabili.
Juliette & the Licks: inascoltabili. Lei però è un bel vedersi, seppur agghindata da far ridere e impegnata ad imitare Iggy Pop.
Turbonegro: il primo dei due gruppi che mi ha ricordato come il rock’n’roll sia ancora bello vivo anche nel nuovo millennio. Musicalmente non potrei mai apprezzarli, ma live hanno fatto un grande show. Si presentano pittati e vestiti come i Village People, tutti tranne il cantante che riesce a fare di peggio giungendo sul palco conciato come Abbatantuono in Attila. Al grido di Party Animals sfornano un’oretta di puro rock’n’roll dissacrante, smettendo giusto al punto in cui avrebbero incominciato a stufare. Veramente pregevoli visti dal vivo. Nota di merito qui va al tastierista/chitarrista che per movenze e orgoglio gay pareva Pier Piero.
Pennywise: come detto non li avevo mai visti dal vivo visto che non stimo particolarmente la band. Devo ammettere che però sono stati una piacevolissima sorpresa. Si presentano discretamente ubriachi e senza aver fatto l’ombra di un soundcheck. Arrivano e dicono di essere volati qui all’ultimo momento, letteralmente, per rimpiazzare i Transplants. Convinti di suonare prima dei Good Charlotte li prendono per il culo per una buona decina di minuti. Iniziano a suonare e ci mettono 4 pezzi ad avere un suono non più imbarazzante, 6 per averne uno discreto. Fino a quel momento “avevo vergogna io per loro”, citando Lo Ste, ma da li in poi la questione cambia. I milioni di anni passati sulla scena vengono fuori tutti e i quattro iniziano a dominare il palco continuando pur sempre a non prendersi troppo sul serio. Vedere “Bro Himn” intonata da tutta quella gente è un’esperienza da farsi.
Vanilla Sky: li ho visti poco perchè ero piuttosto stanco, ma direi che hanno fatto il loro solito discreto lavoro.
The Hives: altra band che da cd non sopporterei per più di 3 minuti, ma che dal vivo spacca veramente una cifra. Rockstar nate. Nient’altro da aggiungere se non la frase della serata, ovvero quella pronunciata dal loro cantante: “I’m so cool that I would kiss me!”.
Fonzie: anche loro seguiti poco, ma abbastanza per definirli. Ennesima band HC melodico/pop punk. Stesse sonorità di mille altri gruppi, tuttavia hanno la scusante di essere portoghesi e quindi probabilmente originali nel loro contesto nazionale.
Offspring: hanno chiuso il tutto. Non li vedevo live da molto tempo e anche loro mi hanno sorpreso. Una scaletta validissima, con un buon 80% di pezzi vecchi, di quelli che piacciono a me insomma. Non nego che vedere Noodles coi capelli cortissimi e bianchi (si, bianchi…) mi ha fatto riflettere, però è stata una cosa momentanea. Sentire “Bad Habit”, “All I Want”, “Smash” e “Self Esteem” e vederlo li con la sigaretta in bocca mentre suona e salta ha cancellato ogni perplessità.
Domani si replica e le premesse per un’altra ottima giornata ci sono tutte.

Foto del giorno N°10 – Castle of Illusion
Urquhart Castle
* nei vari castelli mi sentivo un po come il Micky Mouse del mio Sega Master System: circondato di illusioni fantastiche.

Festival

Oggi inizia la due giorni del festival “Rock in Idro” e tra poco uscirò per recarmi all’idroscalo e prenderne parte. Nella giornata odierna, dopo la defezione dei Rufio, mi restano da sentire Useless I.D. e No Use for a Name. Una certa curiosità l’ho anche per i Super Elastic Bubble Plastic e i Fonzie, entrambi gruppi di cui ho sentito solo commenti e mai pezzi suonati.
Sul carrozzone all’ultimo momento sono saliti anche i Pennywise che non ho mai visto dal vivo e devo ammettere che la cosa non mi dispiaceva affatto. Chiuderanno gli Offspring che risentirò molto volentieri dopo un sacco di tempo. Sarà dura resistere unicamente durante Hives e l’esibizione di Juliette Lewis ed i suoi amici in TV.
Oggi purtoppo, causa pacchi molteplici, sarò all’idroscalo da solo. Speriamo di incontrare qualche conoscente con cui trascorrere la giornata.
Fortunatamente domani qualcuno dovrebbe venire.

Foto del giorno N°9 – Driving to Skye
In auto
* la strada che porta all’isola di Skye sembrava condurci alle nuvole. Che l’isola fosse su una di queste?

Estate

Finalmente è arrivato il meritato riposo.
La sessione d’esami si è chiusa oggi alle 19, quando sul sito del dipartimento di endocrinologia ho appreso di aver passato Patologia, anche con discreta verve.
Ottimo.
E’ bello sentirsi finalmente leggeri e spensierati. Vedere i propri nervi distendersi lentamente e poter pensare solo a come buttare via le giornate tra Playstation, musica e un discreto quantitativo di alcolici. Di tutto il periodo vacanziero la parte migliore è senza dubbio questa, quando ancora si deve partire e quindi c’è l’aspettativa per quella che nei piani dovrà essere la vacanza del secolo. Saranno due sane settimane di cazzeggio, pratica verso la quale mi sento particolarmente portato. Anche i miei ascolti musicali si stanno adeguando al clima di leggerezza, a farla da padrone in questi giorni sono i Fenix TX, con il loro self titled, e gli MxPx con “Panic”. Quest’ultimo cd è stato una piacevolissima sorpresa, visto che i diretti precedenti mi avevano lasciato con l’amaro in bocca. Se dovessi eleggere due tracce ideali per fare da colonna sonora a questa settimana direi “Surf Song” del primo e “Heard that Sound” del secondo. Yeah!
Il lato negativo di questa parte dell’anno sono le zanzare. Se potessi eliminarle tutte ed essere sicuro che soffrano mentre lo faccio, non ci penserei due volte.
Il lato positivo sono indubbiamente i cubini che prendono il posto della birra e lasciano in bocca il classico gusto d’estate.
Bene, la pigrizia sta già avendo il sopravvento e quindi mi sta passando la voglia di scrivere. Chiudo con una chicca vintage. A buon intenditor…

A me piace l’estate perchè i vestiti costano poco
A me piace l’estate perchè la mia mamma mi fa il gelato
Posso andarmene al mare a giocare con paletta e secchiello
Quando viene l’estate mostro a tutti che sono masiello

A me piace l’estate (Uoh-oh-oh)
L’estate è il mio momento clou (Mio momente clou – momento clou)
Posso andarmene al mare (Uoh-oh-oh-oh)
Qua non ci voglio stare più (Non ci stare più – ci stare più)

A me piace l’estate perchè metto le braghe corte
A me piace l’estate perchè in spiaggia si gioca a carte
Vedo tante ragazze tutte quante poco vestite
Preferisco il caldo alla temperatura mite

A me piace l’estate (Uoh-oh-oh)
L’estate è il mio momento clou (Mio momente clou – momento clou)
Posso andarmene al mare (Uoh-oh-oh-oh)
Qua non ci voglio stare più (Non ci stare più – ci stare più)

H’S’P – Estate (1999)

Idro_serata

Stasera sono andato alle Librerie Acustiche di Monza per sentire finalmente i Videoneve suonare dal vivo. In realtà ho scelto una circostanza particolare, poichè si trattava di un set acustico. Innanzi tutto devo spendere due parole sul posto: carino e torrido.
La serata si è aperta con l’esibizione di un duo chitarra/voceemillesuonicampionati che ha tenuto banco per un’oretta circa. L’effetto suscitato da questa formazione sulla mia persona è stato bizzarro. In realtà la loro musica ad orecchio non era affatto male, ma la si poteva apprezzare solo non guardandoli. Vedersi di fronte un tizio con chitarra e uno con PC e tastiera creava un terribile contrasto con il sentire pezzi composti da suoni di miliardi di strumenti diversi. L’effetto era quello di un film doppiato male, con audio e video non complementari. Secondo me dovrebbero fare musica per non vedenti. Musica Braille.
Dopo di loro è stato il turno dei Videoneve. Prestazione apprezzabile direi, soprattutto per quanto riguarda il cantato e alcuni rearrangiamenti volti alla trasposizione acustica dei pezzi. L’assenza di ossigeno in sala ed una temperatura di 45° C hanno forse compromesso la lucidità del gruppo sul finale, ma devo dire che è stata una buona prova. Nota di merito al pezzo nuovo “Cose orrende”.
Mi sembra di aver scritto una roba alla Mario Luzzardo Fegiz. Che schifo.
Tornando alla serata ho due ringraziamenti da fare.
Il primo è al Dany che, accortosi di avere ancora demo dei Murder, We Wrote per le mani, mi ha omaggiato di una copia per rimpiazzare la mia ormai consunta dagli ascolti. I MWW erano un gruppo enorme.
Il Secondo è ad Ale Doni e ai suoi Salmakki (non ricordo se si chiamassero realmente in questo modo o in modo simile). Trattasi i morbide caramelle alla liquirizia dal peculiare gusto salato. Al primo assaggio sia io che Peich ne siamo rimasti semi-disgustati, per poi diventarne dipendenti poco dopo. Spero di riuscire a trovarne una scorta adeguata all’Ikea.
Un saluto va a Lorenzo che non vedevo da milioni di anni.
Oggi pomeriggio ho rivisto mio cugino Valerio dopo 2 annetti circa e diversi trascorsi poco felici per lui. L’ho trovato bene. Sono contento. Spero non debbano passare altri due anni prima che io possa rivederlo.

Play

Parlerò un po’ di musica.
E’ inevitabile, visto che in questi giorni ne ho sentita parecchia per vari motivi.
Iniziamo col nuovo cd dei Finch, “Say hallo to Sunshine”. Avevo molte aspettative per questo disco, visto che il primo lavoro della band è a mio avviso un piccolo capolavoro, ed ero eccitatissimo quando mi è stato dato il link di un sito che permetteva di ascoltarlo interamente ed in maniera del tutto legale. Nell’attesa che il download dei brani fosse completo mi sono soffermato ad osservare l’artwork* della copertina. Molto bello, niente da dire. Non so se siano i colori o il disegno, ma lo trovo strepitoso. L’aDSL non ha impiegato molto a fare il suo lavoro e quindi i pezzi sono stati quasi subito disponibili all’ascolto. Emozionato, ho dato il via alla riproduzione. Man mano che i minuti si susseguivano, sono passato dal sopreso, allo stranito, al profondamente deluso. A mio avviso il disco è tremendamente brutto. Il cambiamento dietro le pelli, come spesso accade, ha stravolto il sound e originato una band che non ha nulla o quasi a che vedere con quella che mi aveva tanto colpito. Le melodie sono sparite, lasciando spazio ad arzigogolati intrecci di caos sonoro che tutto fanno, tranne che accattivarsi le mie grazie. Credo sia una sorta di Noisecore, una roba più simile ai Deftones per intenderci. Peccato. Peccato veramente.
Lunedì sono invece andato al concerto dei System of a Down. Il nuovo disco, “Mezmerize”, mi piace parecchio anche se devo ammettere essere molto poppy rispetto ai precedenti. Come musicisti devo dire che sono ineccepibili, trovo invece discutibile la scelta di sfornare 2 dischi in 4 mesi e di fare live senza dire una parola al pubblico. Insomma, mi paiono più interessati al denaro che ai fans.
Magia dello showbusiness.
Say hello to sunshine
* bello fuori, brutto dentro…