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Musica

Nights, where post happens

Zapping.
Guardo un video su MTV, a quest’ora c’è Brand New. Il video è figo, parecchio, il pezzo non male.
Alla fine scopro che sono i Floggin Molly e penso: “Cazzo, se il BU scopre che mi piace sono finito.”
Forse è il caso di cambiare canale, ma Orlando-Philadelphia non è ancora iniziata e sullo stesso canale parte il video dei Kings of Leon. Questo è un gran pezzo, quindi aspetto.
“Use Somebody” è il genere di canzone che, in momenti come questo, amplifica le emozioni.
Non ho sonno, anzi ne ho parecchio, ma non voglio andare a letto.
Domani non lavoro, sono ospite ad un matrimonio, e spero di poter usare la mattina per pulire casa.
Casamia attualmente fa schifo.
Finisce anche il pezzo dei Kings of Leon, partono i Prodigy e cambio canale.
Non c’è veramente un cazzo in tele. Non ci sono più neanche le pubblicità zozze, quindi piuttosto che porta a porta, matrix o ancor peggio the club, mi guardo coming soon che è sicuramente il programma migliore del palinsesto.
Oggi ho ufficializzato il mio futuro. Chiunque mi conosce sa di cosa parlo e chi non mi conosce credo vivrà bene anche senza ulteriori precisazioni. Scelta più o meno obbligata, ma pesante ripercussione emotiva già dall’arrivo a casa.
La mia casa.
Alla fine, le tue cose ti possiedono.
Questi sono stati anche i giorni in cui ho piazzato una delle mie classiche uscite, una di quelle che creano scompiglio, malumeore, risentimento, ma intanto risolvono problemi che, altrimenti, sarebbero restati tali per chissà quanto tempo.
Sono abbastanza soddisfatto di come ho gestito la cosa, anche se forse qualche ulteriore precisazione andrebbe fatta di persona a chi di dovere. Se capiterà l’occasione lo farò, ma se ho capito come vanno le cose da queste parti in 28 anni, penso che con tutta probabilità nessuno dirà nulla e si andrà avanti come niente fosse successo.
As usual.
E’ iniziata la partita e dai primi giochi Orlando mi sembra imbarazzante. Al momento è sotto di sei in casa con i 76ers, in una serie che sulla carta avrebbe dovuto dominare. Vediamo come evolverà.
Orlando vs. Philadelphia.
Se tutto va come spero le vedrò entrambe tra qualche mese, ma anche da questo punto di vista non è che arrivino tutte ste buone notizie quindi meglio chiudere qui la parentesi per evitare malumori.
La regione Lombardia oggi ha approvato la legge anti kebab.
Io amo il kebab.
Non mi soffermerò sulla ridicolaggine della cosa, perchè è una legge targata Lega e questo dice già tutto.
Le cose che mi fanno riflettere sono due: la prima è che questa legge fa parte di un pacchetto “sicurezza”, la seconda è che alla lega gli immigrati probabilmente danno in culo sia se non lavorano, sia se lavorano tanto.
E poi rompono il cazzo a me se, guardando una partita, mi accanisco con la madre di Balotelli.
Per carità, non è elegante agurarsi saltellando la morte di un giocatore di pallone, per quanto irritante, ma credo che in quanto a razzismo io abbia ancora veramente tanto da imparare da chi mi governa.
Orlando è sopra di tre.
Vado a guardarmi la partita.
Chissà se questa notte i miei Hornets espugneranno Denver…

Il suono della linfa

Il suono della linfaCome promesso agli autori, mi appresto a scrivere qualche riga riguardo a “Il suono della linfa”, primo lavoro su lunga distanza dei Seventy Times Seven, o 70t7, che dir si voglia.
Per prima cosa devo ammettere che l’oggettino in se è veramente ben fatto. Ok, la copertina è un po’ troppo “tool” per i miei gusti e forse anche per il contenuto musicale del disco, però le grafiche interne mi piacciono: pulite, lineari e con dei bei colori. Molto figa anche l’idea di inserirmi nei ringraziamenti, se devo essere onesto.
Dopo averlo guardato per benino è però giunto il momento dell’ascolto. Degli ascolti, anzi, prima in macchina e poi a casa. Sentire il disco di una band che hai sempre visto dal vivo è strano. L’impatto coi pezzi ti lascia spiazzato perchè il tutto sembra troppo pulito e quindi meno “carico”, ma è solo una prima impressione. Al secondo ascolto la qualità del lavoro fatto in fase di registrazione e mixaggio viene fuori tutta e quindi il disco prende la forma di ciò che è e non di ciò che si è già sentito ai concerti. La parola che mi viene in mente ascoltando “Il suono della linfa” è cura. Cura nei particolari di tutti i suoni. Ogni accordo, ogni riff, ogni coro è esattamente dove deve stare ed ha un perfetto senso nel contesto. Bello. Anche quando le scelte non coincidono con il mio gusto, con i suoni a cui sono più familiare. Capita, ascoltando i dischi, di sentire passaggi e pensare “io qui avrei usato suoni diversi”. Se si ascolta un disco rock con il mio orecchio, abituato da sempre alla sporcizia sonora, è normale trovare questi dieci pezzi troppo poco ruvidi. E’ tuttavia unicamente un problema di abitudine e si risolve con gli ascolti, cosa a cui sto già provvedendo. Tra l’altro, rispetto all’EP uscito un paio d’anni fa, mi pare siano stati fatti in questa direzione dei passi giganteschi poichè l’aggressività, quando serve, questi pezzi ce l’hanno e la tirano fuori bene. Una pecca, a voler essere pignolo, sono i volumi delle voci che a volte rimangono troppo imprigionate nella musica e non risaltano a sufficienza. Sempre personalmente parlando, s’intende. In sostanza a me il disco piace parecchio. Dieci tracce tra cui non saprei ancora scegliere una preferita, nè indicarne una che non mi piaccia. “Asfalto Bagnato” è un bel singolone e si fa cantare sempre, “Time to explode” e “All inside my head” suonano decisamente bene ad alto volume, “Scivolo piano” credo sia il pezzo più rappresentativo del disco e pur non avendola mai sentita prima già mi piace un bel po’, così come “Piove su di te”. “Dance of the shadow” è un pezzo che non può non piacermi, con archi e tastiere a manetta e “Cenere e anima” ha un minuto finale da pelle d’oca. Restano da commentare “Il suono della tua linfa” e “Too much paranoid” per cui credo di necessitare di qualche ascolto in più e “Burning again” che è ormai una certezza, pur essendo il pezzo che più soffre la trasposizione palco/stereo.
Il mio giudizio quindi è decisamente positivo: il disco mi piace, non mi stanca e continua a regalarmi qualcosina ad ogni nuovo replay.
Ecco, questo è il mio parere in merito.
Ah, ascoltato in cuffia è un’atra cosa, rispetto alla macchina.

Consigli per dormire sereni

E’ vero, a quest’ora dovrei andare a dormire.
Invece mi ascolto i Propagandhi.
Perchè? Perchè è uscito il disco nuovo e perchè per leggere certe notizie serve la giusta base musicale.
Quando leggo certe cose mi passa la voglia di dormire.
Ho paura dei terribili incubi che potrei fare.
Questo CD non mi sta aiutando.
Cambio.
Ora va molto meglio.

“…and you pigs will pay…”

Lacrime

“Hi. We’re blink-182. This past week there’ve been a lot of questions about the current status of the band, and we wanted you to hear it straight from us. To put it simply, We’re back. We mean, really back. Picking up where we left off and then some. In the studio writing and recording a new album. Preparing to tour the world yet again. Friendships reformed. 17 years deep in our legacy.

Summer 2009.

Thanks and get ready…”

E’ ufficiale.
Sto già malissimo.
E adesso ovunque suonino, ci vado.

Acculturamento forzato

Approfittando del fatto che sono a casa con la schiena bloccata mi sono guardato Paranoid Park.
Dopo la visione del film ci ho riflettuto un po’ sopra ed ho concluso che non sto bene.
Ho trascorso l’intera durata della pellicola a cercare di capire di che marca fossero i vestiti dei protagonisti.
Ho evidentemente qualche problema.
Il film in se invece non mi è parso eccezionale, anche se curato.
In più ci ho letto una criminalizzazione dell’ambiente “skater” americano che, ovviamente, mi ha lasciato un po’ disgustato.
Forse però l’ho interpretato male.
Non posso escludere che la chiave di lettura fosse opposta a quella che io ne ho tratto, ma alla fine il cinema è ciò che arriva a chi guarda e non ciò che si propone chi gira, indi ho ragione io.
La cosa migliore del film, tuttavia, è la scena finale.
Non tanto per i fotogrammi in se.
Più che altro perchè è girata sulle note di “Angeles” di Elliott Smith.
E non aggiungo altro.

Sui giovani di ieri, i giovani d’oggi ci scatarrano su.

Gli afterhours andranno a Sanremo.
Ho da sempre ritenuto gli afterhours dei buffoni.
Non ho mai ritenuto un reato andare a Sanremo. Tuttavia mi riempie di una certa soddisfazione vedere lo sgomento sulle facce di tutte quelle persone che li hanno idolatrati e che adesso si sentono traditi. Perchè anche di gran parte di quelle persone, in fondo, ho sempre pensato quello che pensavo degli Afterhours. Per quei fan sì che andare a Sanremo è reato. E’ sinonimo di quell’orribile cosa che è la “commercializzazione”.
Molti daranno loro degli incoerenti.
Molti altri diranno che la canzone fa schifo.
Io, probabilmente, farò entrambe le cose.
Premetto che, come già anticipato, a mio modo di vedere l’andare a Sanremo è una cosa che non toglie nulla alla carriera di un artista. E’ un’occasione che capita spesso a chi, come gli afterhours, fa musica da vent’anni (more ro less). Capita perchè i tempi cambiano e adesso gli addetti ai lavori sono i giovani di dieci, quindici anni fa e quindi è normale che i canoni di selezione, i gusti e le scalette si rinnovino anche in un carrozzone statico e a dir poco vintage come può essere Sanremo.
E’ normale che una cosa del genere possa capitare e siccome l’invito è foriero di entrate facili, è altresì normale che di fronte ai soldi nessuno tenda a girarsi dall’altra parte.
E allora perchè mi accanisco?
Perchè questa cosa può farla chiunque, tranne chi fonda una carriera facendo dell’essere underground il suo motto e soprattutto, permettendosi di criticare chi invece non è perfettamente inserito nel loro concetto di “alternativismo”. Se passi una vita a insegnare in giro cosa vuol dire essere alternativo poi a Sanremo non ci vai, altrimenti io ti do del ridicolo.
Com’era la lezioncina?
“Domenica in barca a vela e lunedì al Leonkavallo?”
Mavaffanculo.
Pensavo che qualora avessi deciso di scrivere di Sanremo mi sarei dedicato a quell’ipodotato di mente chiamato Povia.
Quello che è stato gay, ma che è “guarito”.
E che cura avrà mai usato?
Supposte?
Credo che in un qualunque paese civile ci siano persone che la pensano come lui. Tuttavia in qualunque altro paese civile un’affermazione del genere verrebbe ritenuta potenzialmente offensiva e non verrebbe permesso al primo lobotomizzato di passaggio di andare in diretta nazionale, davanti a milioni di persone a gridare questa cagata.
Per evitare di offendere la sensibilità altrui.
Un po’ come se andassi io a Sanremo a cantare una canzone con delle bestemmie dentro (pezzo per altro che in un passato neanche troppo remoto credo di aver interpretato insieme ad una notissima band brianzola). Per quanto milioni di italiani bestemmino cotidie, si riterrebbe offensivo quel tipo di messaggio e non si potrebbe tollerare che questo finisca in diretta TV.
Perchè non si tollerano le bestemmie in tv, mi pare.
E allora perchè a Povia è concesso insultare la gente?
E non mi si parli di minoranze, perchè credo che in Italia oggi ci siano molti più gay che persone che arrivino a sentirsi offese da un moccolo.
L’unica, minuscola, soddisfazione è che quantomeno Povia dimostra cosa vuol realmente dire essere di CL, altro che DJ “Rotten” Francesco.
Se quest’anno a Sanremo ci fossero stati i Finley, avrei consumato 100 ricariche per farli vincere.
I Finley sono dei fighi.

* ho realmente faticato a scegliere il video da linkare. “Sole di Settebre” spacca, ma anche “Domani” e “A Occhi Chiusi” sono ottime.

 

Manq’s Awards 2008

Visto che il nostro premier si è preso un’oretta per dichiarare agli italiani cosa di buono è successo in questo 2008, mi pare giusto fare lo stesso. D’altra parte il maxiriepilogo di fine anno è una tradizione longeva per questo blog e quest’anno non sarà da meno.
Oltretutto io non ho nemmeno da rimproverare “la sinistra ecologista” poichè tutto ciò che non mi è piaciuto in questi dodici mesi non è certo colpa loro. Ecco, si potrebbe precisare che anche l’assenza del nucleare in Italia non è colpa dei comunisti, ma di un referendum indetto sull’onda della paura post Cernobil che ha visto la mobilitazione dell’intero Paese, ma questo probabilmente al Silvio non l’hanno detto. Comunque non ci sono problemi, visto che il Governo ha deciso di defecare sull’espressione del popolo sovrano e avviare la costruzioni di impianti nucleari sul territorio nazionale.
Con tutto che non sono certo contrario al nucleare, l’idea di ribaltare le decisioni popolari senza chiedere nulla a nessuno un po’ mi spaventa in vista, soprattutto, di altri referendum del passato.
Comunque sia, non è di questo che volevo scrivere.
Il fatto è che ultimamente di tempo per me stesso in cui dedicarmi a questa pagina ne ho sempre meno e quindi quando mi trovo a poterlo fare, diventa difficile restringere il campo ad un unico tema.
Tonro quindi alle classifiche.
Anche in questo 2008 mi prendo una pagina in cui valuto il meglio ed il peggio dei [pochi] ambiti culturali di cui mi occupo.
Analizzando gli ultimi mesi devo riconoscere di aver trascurato soprattutto l’ambito musicale, ascoltando veramente pochi CD e vedendo ancor meno concerti. La cosa mi spiace moltissimo perchè la musica resta sempre la mia maggior passione e vorrei dedicarle molto più tempo. Poche volte mi è capitato di chiudere un anno senza innovare quasi per nulla il panorama dei miei ascolti. Parte della colpa però la imputo a “Dedication.it“, la webzine che seguo da anni e da cui solitamente traggo utili consigli per nuovi ascolti. Ultimamente però le recensioni dei dischi coprono un panorama sempre più spesso distante dai miei gusti ed il loro numero è notevolmente diminuito. Non conoscendone altre, mi ritrovo sempre più povero di consigli ed imbeccate utili.
Speriamo in un 2009 migliore da questo punto di vista.
Ok, lascio spazio alle classifiche.
Di quel che è stato quest’anno a livello personale non sento di dover scrivere nulla, se non che mi ha dato veramente moltissime soddisfazioni, lavorative e personali, insegnandomi che anche quando le cose vanno male può essere che sia semplicemente un passaggio necessario a farle andare meglio di prima.
Sarò mica diventato ottimista?
Naaaa…

Miglior Disco:
1° “Lost in the Sound of Separation” – Underøath
2° “Finch (EP)” – Finch
3° “Pneuma” – Moving Mountains
* ho volutamente escluso “How to Ruin Vergani’s Wedding” degli H’s’P per evidente superiorità sui concorrenti.

Peggior Disco:
1° “Machine 15” – Millencolin
2° “Weezer (Red Album)” – Weezer
3° “Remain in Memory – The Final Show” – Good Riddance
* ho volutamente escluso “Chinese Democracy” dei Guns’n’Roses per evidente superiorità sui concorrenti.

Miglior Concerto:
1° Finch@Astoria 2, Londra
2° Coldplay@Datch Forum, Assago
3° Canadians@Bloom, Mezzago

Peggior Concerto:
1° Jimmy Eat World@Musicdrome, Milano
2° Funeral for a Friend@Rolling Stone, Milano
3° Hexes@Astoria 2, Londra

Miglior Libro:
1° “Soffocare” & “Survivor” (exequo) – Chuck Palahniuk
2° “A Storm of Sword” (Tempesta di Spade+I Fiumi della Guerra+Il Portale delle Tenebre) – George R.R. Martin
3° “Terrore” – Danila Comastri Montanari

Peggior Libro:
1° “Lo Scudo di Talos” – Valerio Massimo Manfredi
2° “Bar Sport” – Stefano Benni
3° “Fuori da un Evidente Destino” – Giorgio Faletti

Serie TV rivelazione:
Life

Serie TV delusione:
Scrubs

E’ fatta.

I Finch sono dei fighi.
Ok, lo so, ho iniziato così anche il post sugli Underoath.
Probabilmente non ho la stoffa per fare il “blogger che ne sa”.
Tuttavia i Finch sono assolutamente dei fighi e non c’è altro modo per iniziare a parlare di loro se non riconoscerlo.
Io li ho sempre amati.
“What it is to burn”, il loro primo disco, è stato prodotto da Mark Trombino e vede la partecipazione alle voci di Daryl Palumbo. Non dovrebbe essere nemmeno necessario aggiungere altro.
In quel disco ci sono solo pezzi belli, dal primo all’ultimo.
Ci sono perle come “Ender”, “Untitled”, “Three Simple Words”, “What it is to burn” e la devastante “Project Mayhem”.
E poi c’è “Letters to you”.
Quanto ho amato e amo tutt’oggi quella canzone è indescrivibile.
La adoro persino in chiave acustica.
In conclusione “What it is to burn” lo considero un disco della madonna.
Due o tre anni dopo è uscito “Say hallo to sunshine”.
Dopo averlo sentito la prima volta, scrissi questo post.
Oltre a trattarsi di uno dei peggiori post da me scritti e ad essere stato steso dopo aver visto uno, se non il concerto più pacco di sempre, quello linkato nella precedente frase è un esempio di come i giudizi andrebbero ponderati e non gettati d’impulso.
Ci ho messo più di un anno ad apprezzare “Say hallo to sunshine”.
Oggi forse lo ritengo addirittura più bello del predecessore.
E’ vero, non ci sono più i pezzi accattivanti e canterecci degli inizi, però le melodie ci sono eccome e sono devastanti, se uno ha la pazienza di metabolizzarle.
Con il secondo disco i Finch diventano in assoluto la versione figa dei Deftones.
Non mi pare certamente poco.
Anyway dopo l’uscita di quel disco i cinque sarebbero dovuti passare per l’Italia, precisamente a Torino.
Ai tempi, non amando il disco che stavano promuovendo con il tour, ero in dubbio se adare o no. Dubbio che avevo sciolto a poche settimane dall’evento, propendendo per il sì.
La data, neanche a dirlo, saltò.
Qualche mese più tardi, oltretutto, il gruppo decise di sciogliersi.
Questa primavera tuttavia, la band ha deciso di tornare insieme e di fare un tour negli Usa. La cosa è andata abbastanza bene, evidentemente, perchè i Finch hanno deciso di pubblicare un EP intitolato fantasiosamente proprio “Finch” e di continuare ad andare in tour.
Questa volta decidono pure di espatriare.
Europa.
Italia?
Ovviamente no. Però piazzano abbondanti date nel Regno Unito, tra cui una a Londra il 25 Novembre.
Fatti due conti, ho preso ferie, biglietto aereo e biglietto del concerto.
Se non succede nulla di eclatante, sarò ad Astoria a sentirli suonare dal vivo.
Su “Ender” credo piangerò.
Su “Letters to you” sicuramente piangerò.
Non vedo l’ora.
Sarà la prima volta in cui riesco ad andare ad un concerto fuori dai confini nazionali.
Chiudo con un commento al nuovo EP.
Sono quattro tracce. Le due centrali non mi paiono degne di nota, ma la prima e l’ultima sono dei gran pezzi.
“Daylight” soprattutto.

Io non penso che tu sia un pirla

Ho aggiornato la mia agenda concerti.
La lista con gli eventi cui Manq difficilmente mancherà è, come al solito, nella sezione musica.
Questo è il motivo principale che mi porta a scrivere una paginetta.
Non ho molto da dire, infatti.
La mia vita lavorativa procede a stento, ma comunque meglio di quanto avesse fatto il mese scorso.
La mia vita extralavorativa, al momento, spacca.
E’ esattamente come la vorrei e questa è una cosa figa, che credo di poter affermare non mi sia mai capitata prima.
Non essendo io mai stato particolarmente incline a scrivere lunghi post riguardo la mia “felicità” viene da se che i contenuti di questa pagina necessitino di un qualche incremento.
La cosa si risolverebbe in un niente usando il solito trucchetto di tre step:
1- Aprire Repubblica.it
2- Leggere cosa ha detto oggi il papa
3- Inveire.
Oggi però non ne ho voglia (nonostante i primi due step porterebbero ad un terzo particolamrmente prolisso, visto che oggi il santo padre s’è occupato di malati incurabili).
Non mi va di essere ripetitivo e non voglio trasformare questo sito nel manifesto di un anticlericale.
Cazzo, spero non lo sia già diventato.
Panico.
Vabbè, tiriamo avanti e vediamo di uscirne con delle frivolezze.
Potrei ad esempio parlare di calcio. E’ un bel po’ che non parlo dello sport nazionale, effettivamente, e qualcosa da dire ce l’avrei anche.
Io amo Josè Mourinho.
Sul serio, da quando è approdato in Italia non mi perdo mezza dichiarazione, le trovo tutte decisamente geniali.
Ovviamente spero non vinca nulla, però non posso negare di essere un suo grandissimo ammiratore.
Ironico, sprezzante, arrogante, autocelebrativo e cattivo.
In una parola: idolo.
Ovviamente parlo del personaggio Josè Mourinho.
Se volessi parlare dell’allenatore l’unica parola sarebbe catenacciaro.
E qui si vede il genio che sta dietro alla società nerazzurra che decide di spendere uno sproposito per portare in Italia, patria de “l’importante è non prenderle”, un allenatore catenacciaro dal Portogallo, patria del “tutti avanti a gigioneggiare”.
Oltretutto per sostituire l’unico uomo in grado di far vincere qualcosa all’inter dai tempi di Trapattoni.
In tutto questo il Milan, squadra che seguo con moderata passione, continua ad affidarsi ad un altro elemento di dubbio gusto: Ancelotti, l’unico allenatore italiano che vorrebbe fare il catenaccio, ma non può. E allora si inventa le mezze punte davanti alla difesa, i centrocampisti sulla terzina, le ali che non possono oltrepassare la tre quarti e devono per forza crossare da lì e i fantasisti con compiti di copertura.
Tutto questo nella speranza di poter fare un gol e avere l’alibi per schierare tutti sulla linea di porta a difendere il risultato.
Il risultato è che il Milan, ormai da tre anni, ha perso ogni velleità di giocare al calcio. Tre anni orsono ci andò di lusso, perchè giocando un totale di 360′ in una stagione vincemmo la Champions. L’anno scorso di minuti giocati se ne sono visti forse 90, generati unicamente dalla voglia di non far vincere lo scudetto all’Inter proprio contro di noi.
Un po’ pochino anche per chi alla squadra c’è moderatamente affezionato come il sottoscritto.
Quest’anno però è arrivato Ronaldinho e con lui in casa mia è rientrata la voglia di accendere la tele e guardare i ragazzi. La speranza è ogni settimana quella di assistere alla giocata sensazionale che ti fa saltare in piedi sul divano.
Neanche a dirlo non è ancora successo e, vedendolo in campo, dubito succederà a breve.
Però quantomeno sta giocando e sta segnando, cosa che va ben oltre le mie aspettative di inizio stagione.
Comunque vada, lo amerò per sempre per aver segnato sotto la curva durante il derby e averci regalato quel balletto imbarazzante.
Curva dove ho rischiato più volte l’infarto.
Fortuna che seguo questo sport con moderato distacco, una piena dedizione mi costerebbe la vita.
Ah, il titolo è dedicato a Mourinho.
Se qualcuno si è sentito chiamato in causa nel leggerlo, beh, probabilmente di lui non penso la stessa cosa.

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Coldplay live? Ok!

Eccomi qui a scrivere due righe sul live dei Coldplay al Forum di Assago.
Mi tolgo subito il dente e l’annesso dolore: è stato un bel concerto.
Bene, ora posso prendermi il tempo che serve ad argomentare e a raccontare tutta la storia.
Innanzi tutto va detto che nè io nè Ciccio siamo fan sfegatati del gruppo e che ci siamo ritrovati a questo concerto grazie ad una proposta “di quelle che non si possono rifiutare” e per la quale mi sento di ringraziare sia la Simo che il suo amico collocato.
Arrivati sul posto entrambi abbiamo preferito una pizza e due panini con la salamella annaffiati da un paio di birre all’esibizione del gruppo di supporto. Di quest’ultimo non ricordo neppure il nome, non lo ricordavo nemmeno dieci minuti dopo averlo sentito con buona pace del tipo inglese che mi ha chiesto di loro e che si è sentito rispondere da Ciccio che erano i Beatles. Ricordo solo che erano dei sosia degli Artic Monkeys, ma a livello visivo non musicale. Musicalmente ricordavano più del letame.
Finita la cena, abbiamo deciso di prendere posto nella zona del forum che più ci competeva: la zona vip, accesso alla quale era compreso nell’offerta irrifiutabile. Per quanto io sia avezzo allo stare tra personalità di spicco, non ho mancato di dare luogo a buffe situazioni di cui riporto l’esempio massimo:
Manq: “Oh, c’è uno uguale a Luis Figo!”
Ciccio: “Pirla, è Luis Figo.”
Oltre al pallone d’oro mi sono trovato affianco ad altre figure mitologiche quali Alba Parietti (con attempato accompagnatore), Maurizio “Rete” Compagnoni, Le Vibrazioni (che ho stimato per essersi seguiti il concerto in mezzo alla calca e non nel palchetto VIP dove invece io e Ciccio, decisamente snob, ci siamo accomodati), i Finley, il batterista dei Bluvertigo in compagnia di Giorgia Surina (che dal vivo è una figa inumana) e il “105 friend” pelato.
Nota di demerito per il cantante dei Lost che, oltre ad essere inguardabile ed essere vestito con dei pantaloni stretti rossi che nemmeno Orifizio ai tempi migliori, era anche in compagnia di un cesso indecente.
Come io e Ciccio abbiamo subito convenuto, se sei famoso e non sei in giro con una figa, della vita non hai capito un cazzo.
Per questi motivi mi sono anche prso il lusso di una simpatica gag.
Lo fisso.
Mi vede.
Tocco dentro Ciccio.
Lui sorride.
Lo indico.
Lui si stima e si avvicina.
Io lo guardo e gli dico: “Tu sei il cantante di quel gruppo… com’è che vi chiamate?”
Lui si rabbuia in un istante e mi dice: “Lost.”
Poi se ne va a testa bassa.
A quel punto a sorridere siamo io e Ciccio.
Mondanità a parte direi che è il caso di spendere due parole sul concerto in se.
Come dicevo all’inizio mi è davvero piaciuto: buono show, buoni effetti visivi, buone coreografie, tutto sommato buon suono, idee carine: insomma bella prestazione.
Devo ammettere che i Coldplay hanno dei pezzi eclatanti: “Fix You”, “The Scientist”, “Yellow” e “Politik” su tutti. Unica mancanza in scaletta è “Trouble”, ma alla luce dei fatti non ha pesato.
Anche il nuovo singolo “Viva la Vida” presentata in versione suonata e in remix anni ’90 durante l’unico cambio palco ha reso moltissimo.
Dal vivo i Coldplay hanno una sezione ritmica devastante.
Ora due considerazioni/riflessioni. La prima è nata subito dopo il concerto, parlando col mio socio.
E’ indubbio che tecnicamente i Colplay non siano nulla di che. Nessuno fa più dello stretto necessario eccezion fatta forse per Chris Martin, che è un frontman decisamente capace. La questione è questa: il prodotto finito, ovvero la musica dei Coldplay, è nettamente superiore all’abilità tecnica di chi lo crea. Mai mi è capitato di notare un dislivello così pronunciato. La domanda è: sarà veramente tutta farina del loro sacco? Il dubbio è supportato da due annotazioni fornitemi da Ciccio:
1- Anche prima di sfondare i ragazzi erano decisamente ben collocati (mi si dice che Chris sia baronetto) e quindi gli aiuti non sarebbero mai stati di difficile reperimento.
2- L’ultimo album (mi si dice) prodotto da Brian Eno è decisamente diverso dagli altri.
Questa riflessione non vuole togliere nulla al gruppo, che comunque incarna una delle realtà musicali d’ampia portata più innovative e interessanti dei tempi che corrono, ma solo sinsigare un po’ il dubbio che è sempre divertente alimentare.
La seconda riflessione è invece nata il giorno dopo in laboratorio con Monica.
Durante i primi due pezzi del concerto Chris Martin mi ha dato la netta impressione di essere strafatto. Biascicava, cantava male e si muoveva confuso. Poi si è ripreso e ha fatto un grande show, probabilmente anche grazie al fatto che la droga ha iniziato a fare il suo effetto.
Ho realizzato che senza droga la storia della musica sarebbe probabilmente nulla.
Ampliando il discorso direi che senza droga il 90% dell’arte non esisterebbe.
Cazzo.
E poi dicono che la droga fa male.
Post fiume, post d’altri tempi.
Figata.