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Musica

Ne parlavamo tanto tanti anni fa


Oggi compie vent’anni “Hanno ucciso l’uomo ragno”.
Tipo che ci sarebbero milioni di cose da dire e scriverci sopra, ma alla fine si può benissimo evitare e limitarsi all’omaggio ad uno dei capolavori di quello che, per me, è e sarà sempre il più grande cantautore italiano. Grazie Max!
E comunque, sembra ieri.

Due o tre robe da dire

In aereo, rientrando dal week-end a Colonia, ho pensato che potesse essere il caso di aggiornare il blog.
Avere un blog oggi è cosa complicata, specie se si tratta di un blog come il mio: specchio della mia vita e cassa di risonanza per le mie riflessioni. Le nuove abitudini e la pigrizia infatti spingono perchè io la smetta di scrivere lunghe pagine qui sopra in virtù di lapidari e brevissimi status di Facebook o ancor più trendy Tweets.
E’ così che va il mondo ed è così che credo, prima o poi il mio blog morirà.
Ma non oggi.
Oggi aggiorno, dopo quasi due settimane, dando spazio ad un po’ di pensieri sparsi inerenti a fatti sparsi accaduti in ordine sparso negli ultimi tempi.
– L’FBI ha deciso di chiudere Megaupload e Megavideo. Ora, che quei due siti fossero utilizzati anche in modo illegale è credo incontestabile. Ci sono però un sacco di cose legali che la gente può usare per infrangere la legge senza che l’FBI si metta in mezzo. Tipo: non credo l’FBI chiuda General Motors perchè una parte delle persone che usa le automobili infrange i limiti di velocità. Insomma, mi pare un po’ l’abbiano fatta fuori dalla tazza. Sicuramente chi l’ha presa male son stati quelli dell’Anonimous Group che in prima istanza hanno hackerato qua e la siti di enti governativi statunitensi e di importanti colossi del music and video business e oggi hanno deciso di mettere online, anche simpaticamente (cit.), l’intero catalogo Sony Music. Io, volendo rimanere estraneo a queste lotte, mi limito a chiedermi se non sia forse il caso di rivedere la politica alla base della questione invece di continuare con guerre e rappresaglie che non porteranno mai a nulla. Perchè che di analoghi a Megaupload e Megavideo ce ne sono a bizzeffe non credo sia un segreto.
– Sicuramente l’argomento del momento è il dramma della Costa Concordia. Ora, non volendo entrare nel dettaglio della questione, mi limito a provare una certa pena per la questione Schettino, non tanto per l’uomo che stando a quanto si legge pare abbia sicuramente delle responsabilità, ma per la classica reazione italiana del “tutti fenomeni” per cui anche chi in vita sua non è mai riuscito a tenere a galla un materassino si permette di andarsene in giro a dire come un capitano si dovrebbe comportare e cosa avrebbe dovuto fare nella fattispecie. Io ho sentito la telefonata con la capitaneria di porto e ho visto un po’ di articoli qua e la. Che Schettino probabilmente non fosse il più integerrimo tra gli uomini di mare è una sensazione che difficilmente troverà smentite, tuttavia son sempre dell’idea che il capro espiatorio sia un male colossale perchè riduce problemi seri (la politica delle compagnie di crocere, per esempio, o i rischi di questo tipo di situazioni) alla macchietta di un disgraziato. In sintesi: che ci sia interesse a far finire il tutto in “Schettino era un coglione” mi pare ovvio. Io però verificherei se la cosa è vera e se, anche fosse, sia quella l’unica causa alla base del disastro.
– Venerdì è morta Sarah Burke dopo un brutto incidente mentre si allenava. Io lo capisco che non è Simoncelli e che non è certo il caso di fare a gara di popolarità tra giovanissimi ragazzi morti mentre inseguivano il loro sogno di sportivi, però ecco, due righe sui quotidiani nazionali potevano pure scriverle (Gazzetta esclusa, che ne ha parlato). Ad ogni modo, dispiace tanto.
– Ho visto i primi due episodi di Alcatraz, nuova serie TV in cui c’è lo zampino di JJ Abrams e della Bad Robot. Nonostante le premesse, pare per nulla male. E’ in sostanza identica a Fringe, solo senza le minchiate scientifiche da quattro soldi. Penso seguirò con attenzione. E’ anche iniziata la quinta serie di Californication, ma dopo due episodi non s’è vista nemmeno una tetta e questo non è un buon segno.
– Chiudendo col botto, è di questa sera la release del nuovo disco dei Fine before you came. Si intitola “Ormai” e io non l’ho ancora sentito, ma in battuta penso sia buona cosa per voi scaricarlo (qui) e ascoltarlo.

Manq’s Awards 2011

Di solito questa cosa delle classifiche la butto fuori gli ultimi giorni dell’anno perchè non voglio perdere neanche un minuto di quelli a disposizione per collezionare materiale, valutare e decidere di conseguenza.
Quest’anno però ho deciso di pubblicare tutto in largo anticipo, convinto del fatto che quasi certamente non vedrò, leggerò o ascolterò nulla di nuovo in queste ultime due settimane. Oltretutto, dal mio rientro in patria non è detto io abbia una connessione internet disponibile nel breve, quindi il tutto rischia di saltare. Certo, potrei scrivere il post e programmarne la pubblicazione per fine anno, ma non vedo l’utilità di attendere sconnessa dalla possibilità di implementare.
Insomma, le classifiche le faccio oggi perchè l’unica cosa che mi premeva era finire un paio di serie TV, cosa che ho fatto.
Ok, il gioco è quello di sempre, quindi bando alle ciance e via con le classifiche, che tra categorie e spieghe di materiale da buttar giù ce n’è in abbondanza.

Migliori dischi
1 – Murder, We Wrote – Life
2 – Thrice – Major/minor
3 – Defeater – Empty days & sleepless nights
4 – Crash of Rhinos – Distal
5 – Face to Face – Laugh now, laugh later
Spiega:
Dal basso. I F2F buttano fuori nel 2011 un disco anni novanta come nulla fosse, come se ad essere fuori posto fossimo noi che siamo andati avanti, e certa arroganza va premiata. I COR fanno più o meno la stessa cosa, ma usando due bassi e centomila linee vocali, quindi step up. I Defeater pubblicano un disco violentissimo ed emozionante dalla prima all’ultima traccia, nonchè l’unica cosa urlata ascoltata quest’anno che non mi sia sembrata inutile. I Thrice sono la miglior band post-hc oggi in circolazione e mettono a referto undici prove documentate che avvalorano questa tesi. I MWW registrano “Falling Down” dopo dieci anni che la aspetto e avrebbero vinto a prescindere contro chiunque.

Peggiori dischi
5 – Blink 182 – Neighborhoods
4 – New Found glory – Radiosurgery
3 – Silverstein – Rescue
2 – Aiden – Some kind of hate / Disguise
1 – Get up kids – There are rules
Speiga:
Dall’alto. Dopo tutto quello che è stato (e che non gli perdonerò mai) nessuno sentiva il bisogno di una reunion, figuriamoci di un disco dei Blink182. Il disco dei NFG non contiene un solo pezzo che si incolli in testa, il che lo priva dell’unico suo possibile significato. I Silverstein hanno semplicemente fatto un disco dei Silverstein e tanto basta. Gli Aiden fanno peggio dei Silverstein perchè addirittura di dischi ne fanno due a distanza di otto mesi e li riempiono pure di cover offensive. I GUK sono stati rapiti dagli alieni e rimpiazzati da dei cloni biorobotici malvagi che, non informati dello scioglimento, hanno buttato fuori un disco raccapricciante facendo crollare la loro copertura e salvando il mondo dalla loro stessa minaccia. Nota a margine: girando per youtube in cerca degli orrendi video per questa categoria ho scoperto “Hoppus on music”, programma di interviste condotto da Mark Hoppus e decisamenete carino. Motivo in più per deprecare la scelta di continuare a fare dischi. Nota a margine 2: Matt Pryor, quello vero, smaschera definitivamente i replicanti.

Migliori libri
Premessa: quest’anno ho letto pochissimo, meno di un libro al mese. Da Novembre mi sono imbarcato in “A Dance with Dragons” in inglese e la cosa si sta rivelando più dura del previsto. Non che io abbia scuse eh.
1 – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
2 – Belve – Don Winslow
3 – God hates us all – Hank Moody
Spiega:
Dal basso. Io amo Californication e questo libro/tributo dovevo proprio leggerlo, visti questi presupposti poteva essere molto peggio. Don Winslow è il capo. Il libro di Haddon è la cosa più tenera e commuovente che possa portare un uomo a riflettere su condizioni diverse dalla propria.

Peggiori libri
3 – Un po’ più in la sulla destra – Fred Vargas
2 – Cavie – Chuck Palahniuk
1 – American tabloid – James Ellroy
Spiega:
Dall’alto. Il secondo capitolo della trilogia degli evangelisti di Vargas non è all’altezza degli altri due e l’averlo letto per ultimo non lo ha aiutato. Siccome a Palahniuk voglio bene, mi sento in dovere di dirgli che nello specifico ha scritto una cagata. Ellroy non lo commento nemmeno, non avendo superato il traguardo delle cento pagine prima di sassarlo lontano dal mio comodino.

Migliori serie TV
Premessa: anche quest’anno ne ho viste tantissime, molte delle quali ho scoperto in ritardo e ho recuperato in corsa. In questi casi la valutazione non si attiene solo all’ultima serie, ma a tutto il prodotto che per me è di conseguenza interamente targato 2011.
1 – Game of throne stagione 1
2 – Homeland stagione 1
3 – True Blood
4 – How I met your mother
5 – Romanzo criminale
Spiega:
Dal basso. Le storie della magliana sono un vero capolavoro nostrano e vanno segnalate. “HIMYM” l’ho scoperto tardi, ma fa riderissimo (anche nelle ultime controverse stagioni). “True Blood” è LA droga. “Homeland” unisce terrorismo, complotti, follia, e impulsi anti americani e fa recitare il tutto all’attore di Life. “GOT” vince perchè se aprissero delle cliniche per riabilitare i Martin-dipendenti, io sarei il loro paziente incurabile.

Peggiori serie TV
5 – Grey’s Anatomy stagione 7
4 – The wire stagione 1
3 – Dexter stagione 6
2 – Fringe stagione 1
1 – Breaking bad stagione 1
Spiega:
Dall’alto. “Grey’s Anatomy” è sempre uguale a se stessa, quindi fa sempre schifo ed è al momento l’unico lato negativo del mio matrimonio. “The wire” parla di Baltimora e questo legittima il disinteresse. “Dexter” è diventato un “True Blood” che ha la pretesa di non essere affatto come “True Blood” (sì, il link è uno spoilerone enorme, sorry, è che voglio il male per questa serie). “Fringe” è il modo sbagliato di fare fantascienza. “Breaking bad” prende veramente troppo male.

Migliori film
Premessa: quest’anno, a sorpresa, ne ho visti un bel po’. Giusto per dire che per una volta ho potuto scegliere chi escludere dalle classifiche.
1 – Fast Five
2 – Boris il film
3 – RED
4 – Drive
5 – C’è chi dice No!
Spiega:
Dal basso. Da ricercatore precario, mi piace autocommiserarmi, quindi apprezzo film come “C’è chi dice no”. “Drive” è un film assurdo con una colonna sonora epica e delle scene splendide. “RED” mi ha gasato. “Boris il film” riporta il prodotto ai livelli della prima serie. “Fast Five” è, dopo il primo, il migliore della saga.

Peggiori film
5 – Transformer III
4 – True Grit
3 – Machete
2 – Super 8
1 – Pirati dei Caraibi oltre i confini del mondo
Spiega:
Dall’alto: “T3” è meglio del secondo, ma ancora troooooppo lungo per non stracciare i coglioni. “El Grinta” l’ho visto al cinema in lingua originale e non c’ho capito mezza parola, pur cogliendo la trama appieno. “Machete” è peggio del trailer. “Super 8” ricorda al mondo che Spielberg dovrebbe fare il pizzaiolo e che JJ Abrams, a conti fatti, ci prende meno volte di quante scazza. L’ultimo capitolo dei “Pirati dei Caraibi” l’ho mollato dopo venti minuti e mi sento di avergli già concesso troppo.

Miglior concerto
Premessa: quest’anno ho visto solo tre concerti. Tre. Credo non avvenisse dal 1993.
Millencolin @ E-werk (Koeln)
Spiega:
Tutto “Pennybridge pioneers” dal vivo rende. Poi però è saltata corrente.

Peggior concerto
Persiana Jones @ Carroponte (Sesto S. Giovanni)
Spiega:
Spiace dirlo eh, perchè gli ho voluto bene, ma rivisti oggi il giudizio è impietoso.

Ed eccoci quindi alla fine. A scrivere tutto sto post, con tutto che le classifiche fossero praticamente già pronte, ci ho messo delle ore. Il risultato però mi appaga. Ora posso finalmente andare a letto.

Drive

Lo dico subito, sto post arriva fuori tempo massimo e, anche per questo, può facilmente diventare un plagio di molte delle robe che ho letto in giro a riguardo. Lo dico prima, perchè sono una persona onesta.
Giorni fa mi son deciso a guardare Drive proprio dopo aver letto robe varie in giro per la rete. In realtà neanche tanto varie, perchè chi ne parla peggio grida all’equivalente cinematografico della venuta di Gesù, tuttavia ne ho lette diverse e se la statistica significa ancora qualcosa nel mondo del web 2.0 (cosa di cui a volte dubito) ho pensato che potesse valere la pena di approcciare il film in questione.
La prima cosa da sottolinerare è che questo film ha una colonna sonora eclatante. Che poi son tre pezzi eh, ma son tre pezzi TOTALI. Il primo è quello qui in alto, quello che apre il film, quello su cui vanno i titoli rosa shocking ad inizio pellicola. Diciamo che al sottoscritto è bastata la sequenza iniziale con l’intro, il pezzo in questione e quelle scritte assurde per farsi prendere dall’atmosfera. Non saprei dire perchè, ma è un mix che coinvolge subito.
Il resto sono novanta minuti di immagini e poche, pochissime parole.
Adesso ci scrivo sopra due cose, però prima è bene che vi faccia sentire il secondo pezzo della colonna sonora.

Dicevamo dei novanta minuti di immagini. Io di cinema non è che ne capisca poi tanto. Guardo film che ogni tanto mi piacciono ed ogni tanto no, mi piace commentarli e dire la mia, ma tecnicamente ne so ben poco. Forse per questo non posso dire che Drive sia il mio film dell’anno, perchè novanta minuti che paiono novantamila, i tempi dilatatissimi ed i grandi silenzi, a uno come me onestamente dopo un po’ rompono il cazzo. Le immagini son bellissime, la fotografia ha dei colori assurdi (che però dai titoli rosa shocking in poi, è una cosa che t’aspetti), c’è un sacco di pathos (davvero), ma ogni tanto cadono i coglioni.
Detto questo potrei forse dire di cosa parla questo film, ma non sono sicuro di saperlo fare. Il riferimento che viene in mente al volo guardandolo è Grand Theft Auto: macchine rubate, inseguimenti, violenza estrema e, proprio per non far mancare nessuno degli elementi chiave, ad un certo punto pure qualche stripper in topless. Se però dovessi riassumere la trama farei un po’ fatica. Per quello che mi riguarda Drive è la storia di una persona malata che si innamora, ma che resta una persona malata. Lo so che probabilmente non è sta gran lettura critica, ma come dicevo da me non è che possiate aspettarvi altro.
In giro per la rete non si può evitare di imbattersi in qualcuno che parla della scena del bacio, nell’ascensore, ma a me non ha detto tantissimo. La scena successiva, invece, quella con lei che esce dall’ascensore, secondo me è la roba più figa del film.
Ci ho messo dei giorni a decidermi a scrivere un pezzo su Drive, perchè non sapevo cosa dire e come dirlo. Alla fine, rileggendo, si capisce che metà delle cose che ho scritto le avevano già dette altri e meglio e prima di me, mentre l’altra metà probabilmente non sarà condivisibile per nessuno.
Però un post volevo proprio scriverlo, non per altro, ma per avere una scusa per linkare i pezzi della colonna sonora. L’ho già detto che è la roba più GROSSA del film? Lo ribadisco va.

Tema: La mia collezione di dischi. Svolgimento:

Come al solito, appena vista l’iniziativa lanciata da Kekko su Bastonate avevo deciso di prendervi parte scrivendo due righe pure io sull’argomento. Poi, una volta letto il pezzo previa linkato ed individuato il seguente passaggio:

…Conosco persone che si sono spese migliaia di euro per esporre in bacheca un paio di cento album, tutti messi bene in fila con la costoletta in vista e l’ordine alfabetico e quelle robe lì. Conosco persone che aggiornano un file excel con tutti i dischi in loro possesso…

avevo desistito.
Un po’ per quell’imbarazzo tipo scaccolamento colto in flagrante (non che mi sia mai successo, parlo per sentito dire), un po’ perchè all’inizio pensavo che il mio pezzo non sarebbe stato altro che una diluizione in millemila battute di quella frase lì.
Riflettendoci meglio però, la mia storia con i dischi è decisamente più articolata e può quindi essere raccontata con un senso, così questa mattina, quando su twitter ho letto una nuova richiesta di Kekko in merito, ho avuto la presunzione potesse parlare con me e ho messo mano alla tastiera ed inizato a scrivere la mia storia.
Io con la musica ho sempre avuto un rapporto particolare. Non ricordo infatti nessun’esperienza di vita fatta o subita cui non possa immediatamente ricollegare una canzone o un disco. Forse non è poi così particolare o fuori dal comune, questa cosa, però per quanto riguarda il mio giro di frequentazioni persone con questo attaccamento alla musica ne conosco pochissime. Esempio? A sette anni mi operano al cuore e per me quell’esperienza è una cassetta con “The final countdown” degli Europe sul lato A e “Al di là del muro” di Barbarossa sul lato B. E così a scendere: viaggi, morose, amici e via dicendo son tutti mentalmente connessi a qualche ricordo musicale. Il primo CD che ricordo di aver comprato io risale alle elementari. Dopo scuola vado in piscina e passo l’intera sessione in vasca a canticchiare in testa “Ridere di te” di Vasco. Non so perchè, ma è così. Uscito dalla vasca, vado coi miei a fare la spesa al Carrefour e chiedo di comprare un disco di Vasco che contenesse il pezzo. L’unico reperibile era il doppio live “Fronte del palco” e così procediamo all’acquisto. Seguiranno, nel giro di qualche anno, “Greatest Hits II” dei Queen, “Nord, Sud, Ovest, Est” degli 883 e finalmente “The final countdown” degli Europe, che la cassetta s’era ormai distrutta (e di Barbarossa chisseneincula).
Iniziano le medie. Io ho una mancetta che arriva ogni mese dai nonni e sono uno sfigato. Un bambino inserito a forza in un contesto pre-adolescenziale in cui è tutto un ragazze, sigarette e motorini. Io non fumo, non rimorchio e il motorino non lo voglio perchè mi fa paura. I miei soldi li spendo in CD, dischi che ora non ho nemmeno più. Erano i tempi di Albertino, del DJtime e della DJparade. Compravo compilation a ruota libera, ascoltandole a nastro fino all’uscita della successiva. Oggi di quei dischi non credo di aver più traccia, tra regali e prestiti mai riavuti indietro.
Cambio palco e si passa agli anni del liceo. La mancetta resta quella, ma le spese aumentano (“Hi Manq, my name is beer.” “Nice to meet you, Beer!”) e tutta sta liquidità per comprare i dischi inizia a venir meno. Però la musica mica si ferma, anzi, scopro il punk-rock e l’HC-melodico. Inizio a vestirmi come un deficiente (imbarazzo), tingo i capelli e duplico cassette come non ci fosse un domani. Qualche disco ancora lo porto a casa, ma più che altro i soldi li tengo per andare ai concerti e comprare magliette di gruppi imbarazzanti (tipo Frenzal Rhomb, ma forse ho pure di peggio). I dischi presi a quei tempi sono perloppiù Offspring e Nofx, ma la roba di cui mi riempivo la camera erano le cassettine dei demo con le copertine fotocopiate e tutto il resto. Li ho ancora tutti, anche quelli inascoltabili.
All’università la solfa non cambia moltissimo: stesse entrate, stesse uscite. Arriva però Internet ed io inizio a scaricare e masterizzare senza freni. Non ho mai comprato ne venduto album pirata, ma sono stato produttore e consumatore assiduo per anni. Il momento più basso della mia vita di acquirente di musica, ma probabilmente il mio più alto dal punto di vista del consumo. Napster 1, Metallica 0.
Credo di avere tendenze ossessivo/compulsive. Di tutti i miei CD masterizzati stampavo le copertine, a colori, e li mettevo su una mensola (che in breve diventò molte mensole) con le band in rigoroso ordine alfabetico ed i dischi di uno stesso gruppo in ordine di uscita. Avrò cambiato almeno cinque o sei volte la posizione dei gruppi col “the” davanti, alternandoli da sotto la T a sotto la lettera che avrebbero dovuto avere se l’articolo non ci fosse stato.
A quel punto ho iniziato a lavorare e nella mia testa è diventato un dovere morale comprare i dischi, soprattutto quelli vecchi per rimpiazzare le copie self-made. Ovviamente negozi di dischi neanche l’ombra, dalle mie parti, e di andare a Milano per rischiare di non trovare quello che cercavo non ho mai avuto voglia. Scopro “Interpunk” ed inizio a comprarci dischi a botte di cinque la volta. L’opera di rimpiazzo procede abbastanza lenta, mi serve metodo e così nasce il foglio excell. La lista. Quella su cui riporto i dischi da comprare e i dischi che ho in scaffale, ma che devo rimpiazzare.
Ogni ordine ha qualche disco vecchio e qualche disco nuovo, che non significa necessariamente appena uscito, ma semplicemente appena scoperto. Appena il disco arriva lo apro, sfoglio il libricino, e me lo sento dall’inizio alla fine almeno una volta, prima di riporlo nella libreria.
Metodo. Tipo serial killer, ma usato senza nuocere.
Inoltre, compro sempre qualche disco quando viaggio (se vado in posti in cui ancora ci sono negozi di dischi). Non per forza dischi che potrei trovare solo lì, ma anche solo dischi che quando riascolterò dirò: “questo l’ho comprato in quel posto” ed il ricordo del viaggio sarà classificato a dovere nello scaffale delle mie memorie.
Al momento la mia collezione comprende più o meno duecento dischi, che non sono molti, ma che per chi ha un bilocale sono sufficienti a creare un problema di location. Non smetto di comprarli e, anzi, sto tentando di recuperare roba abbastanza di nicchia con discreto successo. Sono feticista del compact disc e schiavo degli oggetti. Vittima di una società consumistica per cui possedere le cose rende le persone più felici.
Forse un giorno incontrerò Tyler Durden.

Un po’ meno bene di prima

Negli ultimi due giorni son successe due cose grosse in ambito musicale.
La prima è che i Thrice si prendono una pausa indefinita.
La seconda è che i Thursday smettono di essere una band.
L’intento di questo post è provare a dire in due parole perchè queste due brutte notizie sono un male non tanto, o meglio, non solo per il sottoscritto, ma per la musica tutta. I punti di contatto nella storia delle due formazioni son talmente tanti che fare un unico discorso viene quasi spontaneo non solo per la concomitanza delle due notizie, ma proprio per il parallelismo tra le due storie.
Più di dieci anni di attività che ha contribuito a dare all’HC una faccia nuova, una nuova identità. Sono entrambi sopravvissuti ad una scena di cloni letteralmente esplosa loro attorno, in cui bastava copiare le loro mosse per finire nell’iPod di milioni di ragazzini, a volte ignari delle reali origini di quel suono. Eppure questo fenomeno non li ha mai scalfiti e non ha mai intaccato il loro percorso, l’evoluzione artistica continua comune solo alle band che hanno davvero qualcosa da dire. Strade che, parallele, li hanno portati in questo 2011 a buttar fuori due dischi destinati a ridefinire di nuovo l’HC, darne nuove sfaccettature e gettare le basi per una nuova stagione di cloni.
Dico tutto questo non tanto da fan, perchè soprattutto nel caso dei Thursday (che pur indicherei come una delle band che più mi hanno impressionato dal vivo) non ho mai apprezzato particolarmente il prodotto e, anzi, solo con quest’ultimo disco erano riusciti a guadagnarsi un posto nella mia collezzione. Per i Thrice il discorso è un po’ diverso, perchè bene o male gli album per quanto diversi tra loro li ho apprezzati quasi tutti. Anche in questo caso però, è con gli ultimi due che si è giunti ad un livello superiore, ad un nuovo stato di “punto di riferimento”.
E qui entra in gioco un’altra parte dell’analisi. Entrambe le formazioni mollano se non all’apice, sicuramente in un momento di creatività e qualità non indifferente, lasciando un vuoto grande non solo per quanto riguarda la loro musica, ma per la musica tutta, priva di due punti di riferimento capaci come detto di far evolvere un suono. Di band con questa importanza, secondo me, non ce ne sono molte ed averne due in meno così, nel giro di ventiquattro ore, mi porta a pensare che stiamo un po’ meno bene di prima. Magari non tanto, ma sicuramente un po’.
La cosa migliore per chiudere e mettere un po’ di musica, perchè alla fine ok il dramma, ma è pur sempre di quello che si parla.
Ce ne sono parecchi tra cui scegliere, faccio un po’ fatica (soprattutto, come dicevo, nel caso dei Thrice), ma la cosa migliore è forse mettere due robe recenti tratte dai due dischi usciti quest’anno. Sicuramente due dei dischi migliori di questo 2011.

Thursday – Magnets Caught In A Metal Heart (“No devoluciòn”, voto 7.5)

Thrice – Promises (“Major/Minor”, voto 9)

Il numero di Playboy con Stephanie Seymour

Esce oggi, per celebrare i vent’anni di Nevermind, Il numero di Playboy con Stephanie Seymour. Questo libro (perchè effettivamente sembra un libro vero) vuole essere una sorta di tributo all’album dei Nirvana che, un po’ per tutti anche se per tutti con una motivazione differente, è stato importante. Siccome è un’idea che apprezzo molto (e siccome ci ho scritto sopra due righe pure io [anche se la seconda motivazione è diretta conseguenza della prima]) mi pare valga la pena di segnalarlo.
La cover è di Giudit, la retrocopertina è di Tostoini, mentre l’impaginazione è soprattutto opera di Barabba.
L’idea da cui tutto è nato e di conseguenza la regia del progetto è di Bastonate.
Hanno contribuito, in rigoroso ordine alfabetico: Accento Svedese, Alex Grotto, Andrea Bentivoglio, Andrea Mancin, Arianna Galati, Aurelio Pasini, Bart Cosmetic, Capra – Gazebo Penguins, Daniele Funaro, Daniele Piovino, Daniele Rosa, Davide Bolzonella, Diego Peraccini, Elena Marinelli, Emiliano Colasanti, Enrico Veronese, Enzo Baruffaldi, Federico Bernocchi, Federico Guglielmi, Federico Pucci, Federico Sardo, Francesca Fiorini, Francesco Farabegoli, Francesco Russo, Germana Maffucci, Giampiero Cordisco, Giovanni Pontolillo, Giuditta Matteucci, Giulia Blasi, Giuseppe Mancuso, Irene Musumeci, Jacopo Cirillo, Livia Fagnocchi, Luca Benni, Marco Braggion, Marco Caizzi, Marco Delsoldato, Marco Kiado, Marco Manicardi, Marco Pecorari, Marina Pierri, Massimo Fiorio, Matteo Cortesi, Matteo Zuffolini, Mattia Meirana, Nicola Berto, Paolo Barbieri, Paolo Belardinelli, Paolo Grava, Paolo Morelli, Pop Topoi, Ramona Norvese, Ray Banhoff, Renato Angelo Taddei, Roberta Ragona, Roberto Bargone, Roberto Recchioni, Robertz Vinx, Simone Rossi, Solo Macello, Tatiana Traini, Tito Faraci, Tommaso Belletti, Valerio Spisani, Vanessa Carmicino.
Cliccando sull’immagine a sinistra è possibile scaricare il pdf, per l’epub il link è invece questo.
Buona lettura.

A bad day

Si son sciolti i Rem.
Non sono mai stato loro fan, ma onestamente mi vengono in mente poche, per non dire nessuna band che oggi o tra vent’anni, lascerebbero un buco paragonabile nel panorama musicale mondiale annunciando la loro dipartita.

A wise man once said: “the skill in attending a party is knowing when it’s time to leave.”

La classe non gli è mai mancata.

Taking Back Sunday @ Luxor (Cologne)

Alla fine non mi va di scrivere il report del live di ieri sera.
O meglio, non mi va di scrivere un report vero e proprio che possa essere pubblicato su groovebox.it perchè concerti come quello di ieri per il sottoscritto vanno analizzati oltre l’oggettivo resoconto della serata.
La cronaca perfetta del concerto potrebbe farla la Polly, presente all’evento con un bagaglio culturale che non andava oltre i tre pezzi. Lei alla fine ha commentato così: “Non si capiva un cazzo. E il cantante è un cane.”.
Undici parole scolpite nella pietra che da sole bastano per fare una cronaca precisa e puntuale dell’evento. Il bello ed il brutto di certi concerti però è che il lato squisitamente tecnico della faccenda non sempre è centrale alla questione. Per me infatti il concerto di ieri è stato figo un bel po’ fermo restando l’analisi fatta da chi mi accompagnava.
Innanzi tutto perchè vedere John Nolan dal vivo è una cosa che aspettavo da dieci anni e lui ha saputo tener fede alle aspettative in maniera eccelsa. Poi perchè durante il concerto ho realizzato come i Taking Back Sunday abbiano all’attivo una quantità spaventosa di pezzi eclatanti. Di sta cosa sentendo i dischi non ci si accorge tantissimo, ma dal vivo traspare in maniera netta.
Ora parliamo di Adam. Io non so chi gli abbia consigliato quest’ultimo look da motociclista, ma l’effetto è che vederlo esibirsi rimanda immediatamente a scene tipo questa togliendo qualsivoglia credibilità al tutto. Come al solito le sue abilità canore rasentano lo zero, ma in quanto a cinema resta un passo avanti a tutti. Non avendo spazio a sufficienza per lanciare il microfono ovunque come suo solito si limita a passare gran parte del set tra la gente, cantando in faccia a ragazzine in lacrime e limonando presenti di ogni età, sesso e confessione religiosa. La cosa risulta ancora più geniale alla luce dei due fonici che si trovano cotretti a stare in mezzo al macello (c’era un pogo pesissimo nel pit ieri) per sorreggere e far scorrere l’infinito cavo del microfono in modo che il buon Adam non si sentisse limitato nelle sue scorribande.
Per ovviare ad un frontman che canta si e no due parole ogni pezzo, i volumi di tutto il resto erano estremi. La cosa a me ha dato parecchio gusto un po’ per via del fatto che in Italia volumi così non si trovano manco a piangere, un po’ perchè mi risultava impossibile non finire completamente trasportato dai pezzi in mezzo ad una piccola folla di gente che all’unisono cantava e urlava con una foga ed un trasporto che poche volte.
Sarà pure il mio essere insitamente frocio*, ma i testi dei Taking Back Sunday sono la cosa più bella da gridare al cielo. Quindi una situazione in cui i volumi sono come detto illegali e tutti ci si ritrova ad urlare frasi come “the truth is you could slit my throat and with my one last gasping breath I’d apologize for bleeding on your shirt”è impossibile non constatare come il tutto valga assolutamente la pena di essere vissuto.
Momento più alto della serata sicuramente “Ghost man on third”. Momento più basso forse quando Adam decide di cantare anche “Existensialism on prom night” invece che lasciarla a Nolan. Anzi no. Momento più basso quando decidono di suonare un pezzo richiesto da un ragazzo su twitter nel pomeriggio, io mi bagno come una ragazzina convinto stiano per sparare quella “Head Club” che gli avevo prontamente richiesto il pomeriggio su twitter ed invece piazzano “Set phasers to stun”.
Chiunque tu sia, richiedente misterioso, ti odio dal profondo del mio cuore.
Non c’è molto altro da aggiungere. Avrei voluto la maglietta blu con la scritta gialla, ma avevo solo quindici euro in tasca. Avrei voluto scattare delle foto, ma non mi han fatto passare la macchina. Avrei voluto evitare di sentirmi il gruppo di spalla ed invece me lo son beccato tutto. Sta cosa poi aprirebbe di per sè ad un analisi: si trattava di cinque maltrainséma che suonavano male pezzi fotocopia ai primi TakingBackSunday/BrandNew facendo vergognare me per loro. Erano tedeschi. Qui supportano la scena locale. Sempre. Anche quando sarebbe meglio evitare.
Un’altra piccola lezione da prendere e portare a casa.
Ok dai, il “report” direi che può finire qui. Alla fine ho scritto più del previsto.
Volendo chiudere con un messaggio, direi che sarebbe qualcosa tipo: “I Taking Back Sunday sono una delle peggiori live band esistenti, quasi esclusivamente per via del loro frontman. Però in un contesto di club o piccolo locale l’esperienza ne guadagna a pacchi”.

Manq on air

Internet è figo perchè ti permette di fare più o meno tutto. Oggi per esempio ho scoperto che esiste un sito, Spreaker.com, che permette di andare in onda con un proprio programma radiofonico. Io, che di musica ne ho sempre ascoltata un bel po’, il sogno di fare lo speaker radiofonico ce l’ho sempre avuto un po’ nel cassetto e quindi ho colto al volissimo l’occasione e ho deciso di metter su un programmino mio.
Non sentendomi particolarmente originale, l’ho chiamato “Manq on air”. Il sito è abbastanza semplice: si ha mezz’ora a disposizione, intervallata ai venti minuti da un minispot pubblicitario e si può andare in diretta parlando o mettendo musica. A dirla tutta c’è anche la possibilità di inserire effetti sonori o mixare le tracce, ma al momento mi sono fermato al livello base. Ho quindi creato una scaletta di possibili pezzi e ho fatto questa prova.
Mi sono divertito un sacco.
Ovviamente, risentendomi, si notano milioni di pecche tremende (mancanza di ritmo, tosse, discorsi confusi e via dicendo), però mi pare che con l’andare del programma le cose siano migliorate e quindi spero di poter fare ulteriori improvement nella seconda puntata.
Ho deciso infatti che la cosa si ripeterà. L’appuntamento penso sarà settimanale, almeno per il momento, e l’orario è fissato per Mercoledì sera alle ore 20.00. Avendo mezz’ora a mia disposizione e volendo comunque essere un programma di musica, metterò più o meno cinque o sei pezzi alla settimana. L’idea di fondo è cercare di essere eterogeneo all’interno dei miei ascolti, spaziando un po’ per tutti i generi che mi piacciono e quindi cercando di evitare di fare una cosa completamente inascoltabile. Non mi pongo tuttavia il problema di valutare se un pezzo possa o meno piacere a chi ascolta perchè alla fine se va in onda è perchè a me piace e tanto basta.
Cercherò anche di spaziare da roba appena uscita o in via di pubblicazione a roba vecchia o comunque più datata, perchè è quello che vorrei facesse un programma radiofonico che mi piace. Oggi ho passato il singolo d’anteprima del nuovo disco di Fabrizio Coppola, “Ancora vivo”, la open track dell’ultimo disco dei Thursday, “Fast to the end”, i Murder, we wrote con “Falling Down”, i Poison the well con “Lazzaro” e, come pezzo richiesta, i Righeira con “L’estate sta finendo”.
Avevo un pezzo richiesta perchè ho beccato Ale-BU in skype mentre facevo la scaletta e quindi ho chiesto a lui.
La prossima volta il fortunato sarà qualcun altro.
Come detto spero di poter migliorare un po’ la qualità complessiva del prodotto, anche se le mie abilità di speaker credo necessitino di qualcosa di più di un semplice rodaggio, comunque sia sono soddisfatto dell’esperienza.
Mi sono davvero divertito un bel po’.

EDIT: LA SECONDA PUNTATA ANDRA’ IN ONDA VENERDI’ 29 LUGLIO ALLE ORE 20:00.