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Musica

Brevi recensioni volanti

E’ un po’ di giorni che ho in ballo di scrivere questo post, ma sono successe essenzialmente due cose: GTA V e il maxi recupero di Breaking Bad. Di conseguenza, trovare un minuto libero per fare questa cosa è stata operazione ardua. Se lo sto facendo adesso è perchè sto avendo qualche difficoltà a reperire “Say my name”, settimo episodio della quinta stagione della serie, e non ho voglia di perdere d’occhio il download distraendomi con cose tipo la playstation. Comunque sia, di fila sparo la mia personalissima, opinabile e non richiesta opinione riguardo qualche disco che sto ascoltando in questi giorni. E’ tutta roba uscita di recente, dove con di recente si intende quest’anno. Ed è tutta roba che a mio avviso merita.

DEFEATER – LETTERS HOME
Un po’ ovunque si legge che sto disco non vale il precedente. Se mi prendo qualche minuto per scriverne a mesi dall’uscita è solo per dire che secondo me non è vero. Qui non c’è una seconda parte acustica e forse la seconda parte acustica era la cosa più figa del disco precedente, ma i pezzi son tutti buoni, con punte clamorose. Tipo “Hopeless again”, o anche “Bled Out”. Se piace il genere secondo me loro sono attualmente una delle realtà migliori insieme a [SPOILER] quelli che recensisco qui sotto [/SPOILER]. Non c’è molto altro da aggiungere. Nel mio completo disinteresse per la cosa, ho leggiucchiato in giro che i loro dischi sono tutti concept che narrano storie di una “working class family” nel post seconda guerra mondiale. Per alcuni credo sia un valore aggiunto, per altri un deterrente. A me, come dicevo, frega poco. Mi piacciono molto i pezzi, ma ho già detto anche questo.

TOUCHE’ AMORE’ – IS SURVIVED BY
Un po’ ovunque si dovrebbe leggere che sto disco non vale il precedente. Se mi prendo qualche minuto per parlarne è perchè ciò nonostante è un disco fighissimo. Menarla perchè non regge il confronto con quello prima è come andare a dire a Maradona che è un fallito perchè non ha più fatto un gol come quello contro l’Inghilterra. “Is survived by” è un disco bellissimo, preso male come pochi dischi possono essere, e pieno di pezzi clamorosi tipo “Harbor”, “Non fiction” e la stessa title track. Pare sia parere comune e abbastanza diffuso che i Touché Amoré siano una band HC per ragazzine o per gente dalla sessualità dubbia. A me piacciono una cifra.

MOVING MOUNTAINS – S/T
La cosa brutta brutta del disco precedente è che, d’improvviso, i Moving Mountains si erano convinti di essere i Thrice di “Vheissu”, ovvero i Thrice nel loro momento più basso in carriera. La sbandata, a quanto pare, sembra passata. Basta grida sguaiate messe a cazzo dentro i pezzi, basta chitarre fragorose. Si torna a mettere al centro le melodie, i suoni puliti e la voglia di poesia. Il disco è quindi di una mollezza incalcolabile, ma questo per quanto mi riguarda non è un male. Non brilla per tecnica, originalità o suoni, ma se piacciono le melodie ce n’è dentro abbastanza da far contento chiunque. Basta ascoltare “Hands” per finirci dentro in pieno. A me è successo.

BALANCE & COMPOSURE – THE THINGS WE THINK WE’RE MISSING
Questo è un disco strano. Mentre lo sento mi piace sempre una botta, ha i suoni classici del disco perfetto per me: le chitarre soprattutto, ma anche la batteria e la voce son proprio come dovrebbero essere. Poi però smetto di sentirlo e non mi ricordo mezzo pezzo. Vuoto totale. Non saprei spiegare il motivo, ma è il più bel disco anonimo che mi sia capitato di sentire ultimamente. E con ultimamente intendo da tanto tempo.

OLD GREY – AN AUTOBIOGRAPHY
Parlare di questo disco è complicato. E’ sicuramente derivativo, ma come già avuto modo di dire, sticazzi. Ci sono una montagna di idee e questo è sempre un bene. Alcune idee sono stupende, altre deprecabili. Questo, invece, non è un bene. A tratti è registrato e prodotto talmente male da far girare il cazzo. In altri passaggi, dire che sia emozionante è riduttivo. Dentro non si contano le voci che gridano disperate, alcune convincono, altre meno. Insomma, è un disco assolutamente altalenante. Ma “I still remember who I was last Summer” è forse la canzone più bella e coinvolgente che abbia sentito quest’anno.

La chiudo qui. Sta sera vado a sentire i DECREW che presentano il disco nuovo, ascoltabile e downloadabile qui. Si intitola “Worse than yesterday, better than tomorrow”. Io l’ho sentito due volte e al momento non condivido la prima parte del titolo.

La pelle d’oca spessa così

Every moment can’t remain and every life won’t stay the same.
With time comes a layer of rust and our bones will turn to dust.
Everyone will fall away and every season is built on change.
With time the paint will peel and all sense will lose it’s feel.
Every cloth will start to fray and every night will become day.
With time a mold will form and what’s cold can become warm.
Every love can’t always stay and the dead will soon decay.
With time we’ll all be gone but how you lived can live on.

Tema: il mio primo concerto. Svolgimento:

Il mio primo concerto è stato nel 1997. Era primavera, ma la data non la ricordo. Il fatto che una sommaria ricerca su google non abbia saputo aiutarmi contestualizza il periodo molto meglio di mille parole, anche se ho come l’idea che quelle mille parole da qui a qualche riga verranno comunque fuori.
In quel tempo (cit.) facevo la seconda liceo e da qualche mese avevo rivoluzionato i miei gusti musicali passando da Molella al punk-rock. Il mio primo concerto furono gli Offspring al forum di Assago.
E qui tutti si aspetterebbero alcuni secondi di silenzio imbarazzato. Ecco, no. Ma proprio neanche per il cazzo. Nella primavera del 1997 gli Offspring erano in giro a presentare “Ixnay on the hombre”, disco che io avevo già comprato originale dal mio negozio di fiducia e che era una bomba colossale senza se e senza ma. Dopo circa un anno speso ad ascoltare “Smash” a ripetizione, Ixnay l’avevo accolto tipo Parola del Signore.
Era Smash con delle canzoni nuove dentro.
Era perfetto.
Onestamente fatico tantissimo a ricordare come venni a sapere che gli Offspring avrebbero suonato a Milano. Forse me lo disse qualcuno a scuola, quasi certamente un metallaro perché i metallari erano sul pezzo. Può essere avessi già internet, ma certamente non lo sapevo usare. Quindi boh, non lo so, non ricordo e chissenefrega. Fatto sta che si decise immediatamente di andare. Il team, oltre al sottoscritto, annoverava altri tre iscritti. Il primo era Ciccio, il mio compagno di banco nonché fautore del mio indottrinamento al punk-rock. La seconda era la Laura E*, a sua volta responsabile dell’indottrinamento di Ciccio. Si narra che la fonte della cascata punk cui ci abbeverammo in massa in quegli anni fosse proprio la sorella di Laura, che la leggenda vuole anche fosse una figa stellare. Fatico a ricordarle entrambe, ma non faccio testo. Ultimo elemento era Orifizio, t.a.f.k.a. Fabrizio Orsini, della cui formazione musicale amo invece prendermi ampi meriti io.
Chiarite le adesioni fu il momento di comprare i biglietti, presi in prevendita alla Ricordi di Monza e pagati nell’intorno delle trentamila lire. Il biglietto era bellissimo, rosso e nero, stampato su una carta tipo lucida a costine. L’ho guardato giorni e lo tenevo sempre nel portafoglio, piegato dentro la carta d’identità. Un po’ per non perderlo (portarlo in giro per non perderlo era logica ferrea, per il me di allora), un po’ per sfoggiarlo in qualunque circostanza possibile. Allora pensavo che avrei tenuto tutti i biglietti dei concerti e che un giorno li avrei incorniciati tutti e affissi in camera.
Non mi ricordo il mio abbigliamento per l’occasione. Non avevo certamente addosso nessuna maglietta di un gruppo, perché semplicemente la mia prima maglietta di un gruppo la presi lì a fine concerto. Chiaramente la comprai al banchetto del merch ufficiale, perché per me prenderla fuori era l’equivalente di prenderla tarocca e non volevo essere attaccabile quando l’avrei mostrata orgoglioso. L’ho ovviamente conservata e non fosse per i buchi, le fisse di mia moglie e l’essere degli Offspring probabilmente la metterei ancora. Ricordo invece che avevo messo i Cat, quegli stivali da tabbozzo che andavano quando facevo le medie. Li avevo messi perché una delle regole dei concerti era “mettere scarpe alte e ben allacciate che se no nel pogo le perdi” e io, da neofita, mi ci ero attenuto. I Cat erano le uniche scarpe alte che avevo in casa.
Sul posto ci aveva portato mio padre, che s’era anche offerto di venirci a prendere. O forse non s’era offerto per niente, ma tant’è. Se nella primavera del 1997 io mi apprestavo a vedere il mio primo concerto, gran parte della responsabilità era di mio padre. Da bambino credo di avergli chiesto un sacco di volte di portarmi a vedere Vasco e lui mi aveva sempre risposto che a vedere Vasco non ci sarebbe venuto. Che al massimo saremmo potuti andare a vedere Springsteen. Ecco, mi pare un buon momento per dirgli grazie, anche se, oggi come allora, Springsteen mi fa cagare.
All’interno del Forum c’erano millemila persone. La cosa bella è che a quei tempi non c’era un cazzo di divisione tra tribune e parterre e ci si poteva muovere a piacimento tra le diverse aree. Ricordo le band a supporto, ma non ricordo l’ordine in cui suonarono. Certamente le Lunachicks mi fecero cagare tantissimo, mentre i Vandals anche, ma solo fino alla cover del pezzo di Grease che mi piacque una cifra e me li rese simpaticissimi. Ho qualche flash di gente nuda sul palco che si arrampica e fa robe turpi con il microfono, ma sono immagini frammentarie. La sensazione regina di tutto il momento supporting cast però fu la paura cieca del pogo. Vedevamo questo assembramento innaturale di corpi a sbattere gli uni sugli altri con violenza e pensavamo che, qualunque cosa sarebbe successa, l’imperativo era non finirci in mezzo.
Stimammo una sorta di posizione di confine, tra il pogo e la gente normale, e decidemmo di posizionarci lì e non oltre per assistere al concerto. Che vederlo dalle tribune ci sembrava comunque una cosa triste. Quello più a rischio dei quattro era Orifizio, caduto pochi giorni prima portando fuori il cane (true story) e dotato di maxicerottone sul cranio a protezione dei punti di sutura ricevuti. A detta sua era tutto molto punk.
Allo spegnersi delle luci l’adrenalina era altissima e l’attacco di Bad Habit fu una cosa che anche adesso, se ci ripenso, mi mette i brividi. Dexter Holland si presentò sul palco con una giacca verde fluo e dei pantaloni neri completamente pieni di cerniere lampo. Il mio conflitto con l’outfit punk iniziò lì, al primo live.
E poi ci sono ricordi davvero sparsi e frammentati, tipo che a metà del primo pezzo finimmo diritti sotto il palco. Il pogo si rivelò in realtà una cosa fighissima e alienante e catartica e mille altri aggettivi di cui fatico a capire il senso oggi, figuriamoci allora quando l’indomani cercai di spiegarlo a mia madre. Di alcuni momenti ho chiaramente il ricordo di essere stato in compagnia, ad esempio io e Ciccio che gridiamo “I hate Pellizza” durante Cool to hate (NdM: we still hate you.). Di altri invece ricordo la solitudine, come quando durante Genocide ho spiccato i salti più alti di tutta la mia vita senza curarmi di chi o cosa avessi intorno. Che pezzo clamoroso Genocide, porco il cazzo. Le tracce da Ignition non le conoscevo perché il disco non l’avevo mai sentito e forse manco sapevo esistesse, però mi ricordo che uscii deciso a procurarmi quella canzone che cominciava con tutti quei FUCK. Non dimenticherò mai quando partì la base di Intermission e tutti capimmo immediatamente che dopo ci sarebbe stata All I want e che sarebbe stato un delirio totale. E nemmeno il pronosticato delirio quando scoppiò davvero.
Insomma, il mio primo concerto furono gli Offspring al Forum di Assago nel 1997.
E fu fighissimo.

Questo pezzo è nato da la solita bella iniziativa di BASTONATE. Manq endorsa pesantemente BASTONATE ai Macchia Nera Internet Awards 2013 essenzialmente per tre motivi:
1) Oltre a partecipare sempre volentieri ad iniziative tipo quella di questo post, durante quella che fu “la settimana grindcore di BASTONATE” ci avevo pubblicato una cosa. Quindi in caso di vittoria sentirei il premio tremendamente mio.
2) Mi piacerebbe poter dire “Leggevo BASTONATE prima che fosse mainstream”
3) Se leggeste BASTONATE sapreste che i motivi sono sempre tre.
Quindi votate, grazie.

Un po’ di colore

Lo scopo di questo post è solo dire che ultimamente sono in fissa per questo dischetto qui. Gli sport sono un gruppetto francese e questo disco, che a quanto pare è uscito solo in vinile, raccoglie tredici pezzi che sembran fatti apposta per chiudere l’estate. Davvero. Ora, pur non capendo il motivo per cui alcune tracce siano state registrate drammaticamente peggio delle altre, vi dirò dieci motivi per cui secondo me dovreste ascoltarlo. Sarò breve e andrò per punti, perchè credo abbiate intuito da soli che ultimamente scrivere il blog non è propriamente la mia attività principale.
1) E’ un disco perfetto per la stagione che stiamo vivendo. Ascoltato ora vince tutto. Ascoltato in inverno resterà bello, ma un po’ fuori contesto.
2) I pezzi registrati come Dio comanda [SPOILER: la maggior parte] smantellano quel diktat assurdo per cui un certo tipo di suoni e un certo tipo di genere debbano sempre essere prodotti con una qualità oscena. A me il lo-fi fa cagare. E’ bello sentire questo tipo di pezzi senza avere l’impressione li abbiano registrati nel buco del culo di un troll.
3) A me sentendoli vengono in mente i Minnie’s che mi piacciono. Ovvero non quelli dell’ultimo disco.
4) Sarajevo, 1984 è un pezzo CLAMOROSO. E nel disco non è l’unico.
5) La copertina è figa.
6) Sono francesi e comunque suonano buona musica.
7) Lo sto ascoltando a nastro da diversi giorni.
8) E’ un disco breve, che non stanca e non si appesantisce troppo, lasciandoti la voglia di riascoltarlo.
9) Si può scaricare facendo il prezzo, che è sempre una bella cosa. Si può pure scrivere ZERO eh.
10) Ci sono dentro mille mila voci che è sempre un valore aggiunto. Va detto che alcune sono ai limiti dello stonato, ma ci sta.
Oh, io ve l’ho detto.

Tre dischi tre

Che io non abbia più tanto tempo per scrivere mi pare si intuisca. Anche per questo ho smesso di scrivere di musica per Groovebox, non potendo più garantire una “professionalità” mai richiesta, ma che per me è importante quando si decide di fare qualcosa.
Questa cosa però fa si che se un pomeriggio, come oggi, mi prendesse voglia di scrivere di musica io possa farlo sul mio blog. Just like old times. E quindi eccomi qui, a buttar giù qualche riga su alcuni dischi che di recente ho ascoltato e sto ascoltando e di cui, per un motivo o per l’altro, mi sento di dire due robe. Partiamo.

NOMADS – S/T
Questo disco l’ho scoperto grazie al Fragolone, che l’ha scoperto casualmente grazie a facebook. E’ un disco di post rock strumentale come ce ne sono, immagino, centomilioni di altri. La differenza però è che questo a me non annoia e, anzi, in certi punti commuove proprio. Tipo con “Home”. E’ un periodo questo in cui col post rock sto andando abbastanza d’accordo, anche se sono molte di più le cose che non mi piacciono di quelle che apprezzo. Ho ancora molte difficoltà coi dischi interamente strumentali, che spesso appunto mi lasciano davvero pochino, e anche in questo “Nomads” ci sono diversi punti in cui io ci avrei sbattuto una bella voce sopra. Delle belle linee vocali, a dare al tutto una forma più consona al mio palato. Però a differenza di altri casi (sì, parlo per esempio dei Mogwai), anche senza una voce sopra il disco sta in piedi e riesce ad emozionare. Io gli unici dischi completamente strumentali che riesco ad ascoltare sono “The Earth is not a cold dead place” degli Explosion in the Sky e l’ultimo EP degli End of the Ocean. E poi questo, che tutto sommato non ha moltissimo in comune con gli altri due. Io non faccio magari testo, però oh, se piace a me può piacere a tutti.

DEAFHEAVEN – SUNBATHER
Questo disco invece l’ho scoperto grazie all’internet che ne parla da tempo in termini entusiastici. Ci ho messo un po’ ad approcciarlo. Prima perchè ho confuso il gruppo coi Deerhunter, che non mi piacciono, poi perchè alla fine della fiera si tratta di un disco balck metal. E io credo non ci sia bisogno di ribadire il mio rapporto non proprio d’amore col metal. Però ci ho creduto, me lo sono ascoltato un po’ di volte e alla fine è stato amore. Che poi, se lo chiedete a me, non sono convinto sia davvero un disco black metal. Innanzi tutto la copertina è rosa. Poi i testi, per quanto li abbia letti velocemente, non mi paiono particolarmente metal. A renderlo un disco black sono chiaramente le urla strazianti del cantante (anche se, da ignorante, mi chiedo quale sia il confine tra questo black metal e certo emo violence o screamo o che dir si voglia, ma vabbè) che difficilmente si possono ignorare e che richiedono un po’ di tempo per essere metabolizzate. E io di gente che grida ne ascolto eh, ma così no. Così mai. Una volta assimilata la voce ed equiparata ad un altro strumento musicale distorto, il tutto è in discesa perchè le melodie sono di una bellezza sconfinata. Di una poesia rara. Uno dei dischi più belli che mi siano passati per le mani quest’anno, nonchè uno dei più “estremi” che io abbia mai comprato.

JIMMY EAT WORLD – DAMAGE
Ed eccoci infine alla nota dolente, ovvero il nuovo disco dei Jimmy Eat World, che è sostanzialmente un disco inutile. Ci sono dentro una sfilza di pezzi anonimi, un pezzo decoroso (How’d You Have Me) e un pezzo orribile (ByeByeLove) e non c’è verso di definirlo diversamente nonostante mi sia sforzato di ascoltarlo più volte. L’altro giorno su Facebook il buon Ghibo condivideva un video in cui i JEW suonano la cover di Taylor Swift “We are never getting back together” e quel che ne esce è un pezzo cento volte migliore di qualunque cosa si possa trovare in Damage. Credo sia una roba indicativa.

Best gig location EVAH

Quando rientrerò farò, credo, un resoconto completo ed esaustivo del viaggione in corso.
Sta sera mi prendo quindi giusto due minuti per commentare a caldissimo un’esperienza veramente fantastica. Sono andato a sentire i Less Than Jake.
Ok, non proprio la band della vita, MA:
1- Di spalla suonavano i Pentimento.
2- Il concerto si è svolto “on a fucking boat” impegnata a circumnavigare Manhattan.
Il tutto è stato quindi clamoroso per diversi aspetti. Non mi metto a fare un report serio, ho sonno, ma alcune cose vorrei dirle (per farlo farei anche un elenco a punti, ma in sto post me lo sono giocato due righe fa e non posso ripetermi).
Inizio quindi col dire che i Pentimento dal vivo son bravi bravi. Ottima scena, ottimo suono, ottima scaletta, tiro assurdo. Ma roba veramente grossa, che magari da dei ragazzini (perchè son giovani) non ti aspetteresti. Dopo il live sono riuscito anche a comprare il fantomatico disco, che per diverse peripezie non ha avuto una facile distribuzione. Quindi obbiettivo principale della serata portato agilmente a casa.
La bomba vera però è stata la location, che per ovvi motivi si piazza al volo in cima alla lista dei posti più suggestivi in cui io abbia mai visto un concerto. La barca è partita al tramonto e ci ha proposto una visione spettacolare dello skyline di NY nel momento migliore della giornata, passando anche vicinissima alla Statua della Libertà che in questi giorni non è altrimenti accessibile. Veramente una roba da urlo. Poi il ponte era decisamente piccolo, il palco non c’era, i suoni erano buoni e quindi anche le performance musicali aggiuntive son state godibilissime. Menzione particolare ai Less Than Jake che han suonato tipo cinque pezzi dall’unico disco loro che mi sia mai capitato di sentire e che quindi mi hanno reso più accessibile il set. Questo potrebbe aprire a domande sul fatto che una band suoni gran parte dei pezzi di un disco del ’98 (circa, sto sparando) nel 2013, ma chissene. Per me scelta ottima.
Chiudo con un video che ho fatto durante il live. Non sono un pro del filmare/fotografare col cellulare durante i concerti. Anzi, è una roba che non sopporto, ma le circostanze lo richiedevano. Peccato anzi non aver immortalato Lady Liberty e, soprattutto, il finalissimo “circle pit on circus line” che ha chiuso il tutto col botto.

Musica da vacanza

Anche a sto giro, vista l’imminente partenza, è il momento di mettere insieme il CD della vacanza.
Rispetto agli altri anni però non si tratterà della classica compilation perchè non ci dovrebbero essere grossi spostamenti in automobile. Ci sarà però un grosso spostamento in aereo e in questo caso, per quanto potessi sforzarmi ad elaborarla, una compilation non sarebbe bastata.
Così ho deciso di sfruttare ancora una volta i potenti mezzi dell’internet e chiedere ai miei contatti sui vari social network di consigliarmi un po’ di dischi imprescindibili che la mia ignoranza, fino ad oggi, mi ha sempre impedito di approcciare.
Ne è uscita una lista incredibilmente lunga che riporto qui in seguito:

Caspian – Waking season
Editors – An end has a start*
Frightened Rabbit – Pedestrian verse
Godspeed you, Black Emperor! – Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven**
Halestorm – The strange case of
Hüsker Dü – Candy apple grey**
Hüsker Dü – Zen arcade**
Jets to Brazil – Orange rhyming dictionary*
Karate – In place of real insight*
Mikal Cronin – MCII
Mogwai – Hardcore will never die, but you will*
Mogwai – Young Team*
The National – Alligator*
The National – High violet*
The Thermals – More parts per million
The Thermals – The body, the blood, the machine
Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra & Tra-La La Band – Horses in the sky
White lies – Ritual
Wolf Parade – Apologies to the Queen Mary

* mi incuriosisce e penso possa piacermi
** mi incuriosisce, ma temo mi farà cagare

La lista come si vede è abbastanza lunga e di roba da ascoltare ce n’è a pacchi. A naso, le persone che conosco e che hanno voluto provare ad aiutarmi sono tutte o quasi in fissa per il post rock. Vediamo se con sta scusa di acculturarmi riesco ad aprire quel minimo i miei orizzonti.
Ah, vabbè, dimenticavo. La mia compilation ufficiale dell’estate 2013 in realtà esiste e l’ho messa su spotify un po’ di tempo fa, quando sembrava che il sole si fosse deciso a venir fuori. E niente, l’ho intitolata “Summer has come” e ci sono un po’ di pezzi carini dentro a tema squisitamente estivo.

TicketOne.it is the new Merda

Come abitudine, io i biglietti in prevendita da TicketOne.it non li ho mai presi. Un po’ perchè per gli eventi a cui solitamente partecipo pagare la prevendita è abbastanza inutile, trovando sempre o quasi disponibilità sul posto, un po’ perchè proprio come filosofia trovo TicketOne.it una roba contro cui schierarsi a priori e senza necessità di reali motivazioni. E’ tuttavia capitato che mi ritrovassi per le mani due voucher da 25 euro l’uno proprio da utilizzare sul portale in questione e così ho dovuto farmi forza, infrangere quasi tutti i miei preconcetti morali ed etici, e acquistare sul sito.
Tutto questo ha portato ad un’unica conseguenza positiva: ora posso continuare a parlare male di TicketOne.it, ma posso farlo con cognizione di causa. Da lì, la decisione di estendere a tutti una mia analisi in merito.
Andiamo con ordine, per punti.

1 – Decido di regalare due biglietti per un evento all’Arcimboldi ai miei genitori, per Natale. In questo caso il modo più semplice e veloce per procurarmeli è proprio TicketOne.it e quindi decido di interfacciarmi con il loro sistema e provare ad utilizzare questi fantastici voucher.

2- Vado sul sito e procedo a selezionare l’evento e i posti. Mi accorgo che parte un conto alla rovescia di tot minuti, una quindicina, entro cui dovrò per forza di cose completare tutta la procedura di acquisto. La cosa mette un po’ di ansia e di pressione e non ne capisco minimamente l’utilità, ma non è una particolare tragedia.

3- Arrivato al momento di effettuare il pagamento, il primo scoglio. Non è possibile inserire più di un voucher per ogni acquisto. Se volessi usare due voucher, dovrei comprare i due biglietti separatamente, pagando due volte le spese di spedizione. Questa cosa è abbastanza un’inculata, oltre a non essere prassi su moltissimi altri siti di acquisti online. Amazon, ad esempio, ti fa inserire tutti i voucher che vuoi in un singolo acquisto. E ci mancherebbe pure, essendo un voucher a tutti gli effetti denaro. La cosa assurda è che non puoi usare più voucher nemmeno se acquisti più biglietti per lo stesso evento e, probabilmente (non ho provato), nemmeno se acquisti più biglietti per più eventi, ma in un unico ordine.

4- Pensando ingenuamente di sbagliare qualcosa io, sospendo l’acquisto e decido di contattare il servizio clienti on-line per avere spiegazioni in merito. Visto il conto alla rovescia, chiudo proprio tutto e non se ne parli più fino ad ottenuto chiarimento. La risposta mi arriva dopo 2 giorni lavorativi e dice solo: “Non si possono cumulare voucher all’interno dello stesso ordine”. Beh, grazie.

5- A questo punto decido di usare un solo voucher per l’acquisto del regalo dei miei genitori. Scopro però un concerto che mi interessa ad una settimana di distanza. Prezzo 20 euro in cassa, poco meno di 25 con prevendita. Vabbè, pur di non averci più a che fare, decido di fare questi due ordini, smaltire i buoni e buttare via soldi in prevendita per un concerto che sicuramente non sarebbe andato sold out. Torno sul sito TicketOne.it, avvio il procedimento, parte il timer, inserisco i dati e procedo all’inserimento del voucher. Codice Voucher non valido. Bestemmio. Provo un paio di volte, ma niente. Penso quindi che forse l’averlo inserito in quell’ordine mai concluso fatto giorni prima possa aver invalidato il codice. Provo col secondo codice, quello del secondo buono. Nulla. Non va. “Codice non valido”. Essendo Sabato decido di non contattare di nuovo il servizio on-line, ma vado direttamente ad uno sportello a chiedere spiegazioni. Mi dicono che, ovviamente, loro sono solo punto vendita e che non sanno come aiutarmi visto che i voucher, da loro, non li si può usare. Valgono solo on-line. E va bene.

6- Torno a casa e decido di chiamare il servizio clienti a pagamento (1 euro al minuto iva esclusa). Come al solito musichette e menù interattivi a cascata fino a che riesco a parlare con un operatore, a cui riferisco il problema. Risposta: scriva al servizio clienti on-line. What? Sì, loro non sanno come aiutarmi e si fanno pagare un euro al minuto per dirmi di usare il form on-line gratuito. Ormai le bestemmie non si contano più.

7- Ho un’illuminazione. Penso che possa magari essere un problema di browser, così rifaccio tutta l’operazione usando Chrome invece che IE. Sto giro il codice risulta valido e così acquisto i biglietti per i miei (ci torniamo dopo).

8- Decido di usare il secondo voucher per il concerto cui volevo andare, ma ormai siamo a Lunedì ed essendo il live Mercoledì le prevendite sono chiuse. Quindi nisba. Ok, questo non è imputabile a TicketOne.it nello specifico, però se tutto fosse andato via liscio io avrei potuto acquistare senza problemi. Invece no, il voucher mi resta in mano per un futuro evento. Evviva.

9- Dicevo dell’acquisto del regalo dei miei. E’ il 16 dicembre e sul sito TicketOne.it non c’è una previsione di consegna dell’ordine. Nulla. Niente stime, neanche spannometriche. Il niente. Io, spinto da ingenuità cronica, ritengo che 9 giorni per stampare due biglietti e recapitarli via corriere espresso siano sufficienti e così ordino, fiducioso di poter avere il regalo per natale. In quest’ottica, inserisco come luogo di consegna l’ufficio dei miei suoceri, così che il corriere trovi sicuramente qualcuno al momento della consegna. Inoltre seleziono tipo 3 euro di “Confezione Regalo”.

10- Ovviamente nulla arriva per Natale. L’ordine viene preso in carico diversi giorni dopo l’acquisto on-line. Va bene, ok, non garantivano nulla (in realtà proprio non dicevano nulla per potersi orientare) quindi mea culpa. La spedizione parte dopo Natale e il corriere arriva a consegnare. Quando? Il 31-12 alle 16.30. Chiaramente trova chiuso, perchè non dico tutti, ma la maggior parte degli uffici fa mezza giornata il trentuno di Dicembre. Per carità, ancora niente di grave, ma giusto per sottolineare l’ingegno con cui lavorano.

11- Siamo alla conclusione. La consegna avviene i primi giorni di Gennaio ed io ho i miei bei biglietti nella loro fantastica e non proprio economicissima confezione regalo. Vado dai miei e do loro il regalo di natale, scusandomi per il ritardo. Loro aprono la confezione e, come per magia, ecco due bei biglietti con stampato sopra a caratteri cubitali il prezzo.

Ecco, questo è il resoconto dettagliato della mia prima esperienza di interazione con TicketOne.it. La personalissima morale che ho tratto da questa vicenda è che se pure siano meritevoli di disprezzo anche solo per le percentuali assurde di diritti di prevendita che applicano ai biglietti, questo è nulla in confronto alla scarsità del servizio che offrono.
Per queste ragioni, caro il mio bel TicketOne.it, per quanto mi riguarda devi morire male.

Manq’s Awards 2012

Calma gente, non ho certo intenzione di lasciare che il mondo finisca senza che sappiate le mie valutazioni in merito all’anno che sta per concludersi. Si parla di musica, cinema, libri e televisione e come al solito di dice il meglio ed il peggio.
Chiaramente secondo il mio giudizio personale.
Ad ogni categoria corrisponde poi piccola spiega, ma questo ormai dovreste saperlo. Un anno in cui ho visto più film del solito (intesi come usciti nell’anno in corso), ma ho ascoltato meno musica del solito.
Insomma, questo è quanto.
NOTA: tutti i video li sto scegliendo dall’ufficio, ovvero senza audio. Sapevatelo.
Migliori dischi:
Pentimento – Pentimento
The cold harbour – Homebound
Joie de Vivre – We are all better than this
Spiega: Il primo vince perchè è un disco fighissimo pur non essendo mai diventato ufficialmente un disco. Il secondo è un disco HC come ce ne sono mille, ma più bello degli altri novecentonovantanove. Il terzo è “The power of failing” con le trombe. Fa riflettere che la mia top tre in un anno in cui ho ascoltato pochissimo sia composta unicamente da dischi che derivativi è poco. Rimpianto è non aver ascoltato tutto l’esordio dei Bad Ideas perchè i pezzi sentiti mi son piaciuti un sacco, ma il disco intero non sono mai riuscito a sentirlo.
Peggiori dischi:
3° Lostprophets – Weapons
2° The used – Vulnerable
1° Enter shikari – A flash flood of colours
Spiega: vabbè serve? No. E non sto nemmeno a mettere i link che, davvero, è meglio evitare.
Migliori concerti:
Touché Amoré @ Factory (MI)
MxPx All-star + Cancer @ Magnolia (MI)
Derozer @ Nautilus (VA)
Spiega: i primi sono la mia band “rivelazione” dell’anno. Arrivato tardi sui loro dischi, dal vivo sono superlativi. I secondi non li avevo mai visti e per tanti versi son stati un concerto magnifico, anche e soprattutto per l’atmosfera e la band di spalla. I terzi perchè non cantavo così ad un concerto probabilmente dagli anni novanta.
Peggiori concerti:
Converge @ Factory (MI)
Shandon @ Nautilus (VA)
Offspring @ Carroponte (MI)
Spiega: i Converge, dopo i primi venti minuti ad ammirare quanto sono fighi a suonare, mi hanno spaccato il cazzo. Gli Shandon, oggi, non hanno senso. Gli Offspring come gli Shandon, ma con l’aggravante di non essersi sciolti.
Migliori film:
The Avengers
Quella casa nel bosco
Diaz – Don’t clean up this blood
Spiega: The avengers è un film gigantesco dove tutto si picchia e/o esplode. Se andare al cinema ha ancora un senso è per film come questo. Quella casa nel bosco l’ho guardato solo perchè ne ho sentito parlar benissimo in giro e mi son trovato ad ammettere che ciò che avevo letto era vero. Caro Weadon, una doppietta che neanche la Ferrari. Al terzo posto c’è Diaz perchè è un film che va visto. Punto. Per questo toglie il gradino più basso del podio a “End of watch”, che è sempre un film sugli sbirri, ma forse con un’altra prospettiva.
Peggiori film:
Killer Joe
Le belve
J.Edgar
Spiega: Killer Joe, come Quella casa nel bosco, è stato caldamente suggeritomi dal mio amico internet che però, questo giro, secondo me non ci ha preso. Le belve è l’esempio esatto di come si possa fare un film dimmerda partendo da una sceneggiatura fighissima. A sua ulteriore colpa c’è l’averlo fatto credendo di fare un capolavoro. J. Edgar è la più colossale rottura di cazzo vista dal sottoscritto al cinema dai tempi del memorial di 2001: Odissea nello spazio.
Migliri serie TV:
True Blood stagione 5
Homeland stagione 2
Don’t trust the B**** of Apartment 23 stagione 1
Spiega: la prima vince per ampio distacco. La seconda si piazza in alto nonostante il finale. La terza fa riderissimo.
Peggiori serie TV:
Dexter serie 7
The Big Bang Theory serie 5
Californication serie 5
Spiega: la settima di Dexter aveva riportato il livello generale di scrittura su livelli più alti rispetto al passato (soprattutto recente). Restavano i difetti, ma c’era un miglioramento. Il finale, però, merda rara. La quinta di TBBT non faceva ridere. La quinta di Californication non aveva le tette.
Migliori libri:
A tuo rischio e pericolo – Josh Bazell
Tramonto e polvere – Joe R. Lansdale
Un polpo alla gola – Zerocalcare
Spiega: il primo è un libro geniale e pochi cazzi. Il secondo mi ha fatto scoprire un autore che non conoscevo e che mi piacerà approfondire. Il terzo è bello perchè non fa ridere.
Peggiori libri:
Gibuti – Elmore Leonard
Fahrenheit 451 – Ray Bradbury
A dance with dragons – George R.R. Martin
Spiega: il primo è a tratti geniale, ma a tratti pessimo. Sul secondo lo so già cosa state pensando, ovvero che sono un coglione. Io dico solo che l’ho letto, ne comprendo la portata, ma approcciarlo nel 2012 ha comunque un suo peso. E nel 2012 m’ha rotto il cazzo, anche (o forse soprattutto) per come è scritto. Sul terzo non so che dire. A parte “Martin vai a fare in culo”, intendo.
Ecco, direi che ho riassunto tutto.
Il post è stato scritto in parte dopo il pranzo aziendale, imputato della forma quindi è lo sfusaccio della trattoria. Riguardo la sostanza e le scelte, invece, era tutto stato preparato in precedenza.