Ho scelto di non scegliere (cit.)
Prima che parta il classico e ormai decisamente stucchevole carrozzone televisivo in cui tutti i vari candidati di tutte le varie coalizioni si impegneranno a dire che hanno vinto loro, a questo giro voglio pensare che probabilmente ho vinto io.
Io che, per la prima volta da quando ne ho il diritto, ho scelto di non recarmi alle urne.
Potrei facilmente motivare con il fatto che sto all’estero e che rientrare solo per votare il week end prima di Pasqua mi sarebbe risultato non solo dispendioso, ma anche tremendamente seccante, tuttavia non è una precisazione che tiene.
Chi mi conosce sa benissimo che, se davvero mi fosse interessato farlo (come era qualche anno fa), un modo per rimpatriare ed esprimere la mia preferenza l’avrei trovato.
Se non ho votato quindi è perchè non ho voluto votare.
Oggi, tra un esperimento ed una delle tante proiezioni sui vari siti dei quotidiani italiani, mi sono preso qualche secondo per rileggere quanto scrissi in occasione delle ultime elezioni politiche. E’ evidente che sto peggiorando. Solo due anni dodici mesi fa ritenevo sbagliato l’astenersi dal voto ed oggi sono qui a manifestare approvazione verso il boom dei non votanti. Ok, è sicuramente vero che se già ha poco senso spendere soldi per rientrare in Italia ad esprimere una preferenza, non ne ha proprio rientrare per annullare la scheda. In condizioni normali con tutta probabilità avrei annullato, magari utilizzando qualche inutile, ma assai soddisfacente frase ad effetto incisa sulle schede con la matita copiativa. Nella situazione in cui mi trovo però la scelta più facile per esprimere dissenso e disinteresse nei confronti della classe politica italiana è l’astensione, quindi eccomi qui a scrivere l’apologia al non voto.
Stando ai dati, il 34,8% degli aventi diritto ha deciso di non recarsi alle urne. A questi dovranno aggiungersi coloro che hanno annullato la scheda o che l’hanno lasciata in bianco. Più di un Italiano su tre, in definitiva, ha scelto di non scegliere.
Sono numeri grossi.
Rispetto alle scorse Regionali l’incremento delle astensioni è del 7,5%, 8,5% se si restringe il cerchio alla mia cara ed amata Lombardia.
Questi sono dati che, in un paese civile in cui l’astensione non è consuetudine, dovrebbero far riflettere la classe dirigente in toto. Nella mia testa questa dovrebbe essere l’occasione per i nostri politicanti di dire: “Prendiamo questo segnale preoccupante come indice del non aver fatto il nostro dovere al meglio. E’ colpa nostra.”
E’ inutile girarci intorno, è veramente così che stanno le cose. Invece le mie proiezioni vedono il 97,5% dei politici in TV, questa sera e domani, a dire che per un motivo o per l’altro, il risultato è buono. Bersani dirà: “Questo deve portare Berlusconi a capire che deve iniziare a parlare dei problemi della gente.”. Cazzo, quante volte gli ho sentito dire questa frase? Quanto ci vorrà per fargli capire che lui è uno dei “problemi della gente”?
Ma Berlusconi non sarà da meno e dirà: “Tutto questo è frutto del clima d’odio generato dalla sinistra e dalla magistratura politicizzata”. Forse, se interrogato riguardo alle astensioni, millanterà anche di radicali sdraiati fuori dai seggi e gli elettori gli crederanno.
E questo è un altro dei “problemi della gente” di cui Bersani si riempie la bocca e per cui nè lui nè nessun’altro pare avere soluzione.
D’altra parte l’unico atto che ricordo del centro sinistra durante questa campagna elettorare è stato il tentativo, fortunatamente non andato a buon fine, di trombare Vendola in Puglia. Il buon Niki mi è simpatico. Con tutta probabilità, se è osteggiato anche dalla sua parte politica, è perchè forse qualcosa sta facendo.
L’italia ormai è un giocattolo lasciato dai suoi possessori in mano a bambini viziati che finiranno per romperlo.
Toglierglielo di mano ormai è impossibile, l’unica cosa che potremmo e dovremmo fare è dar loro una sonora sculacciata.
NdM: I dati citati sono tratti da Repubblica.it, ad eccezione delle mie personali previsioni.