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Lavoro

Causa/Effetto

Causa:
E’ da venerdì che lavoro sulla mia prima PCR. La macchina è nuova di zecca e gli oligo per fare l’esperimento li ha disegnati Elena, la dottoranda che mi segue, per un lavoro in cui ancora non li ha utilizzati. Ho seguito il protocollo passo per passo eppure dei 12 campioni messi ad amplificare non ne è venuto mezzo. La cosa è decisamente frustrante. Dicono che il lavoro di laboratorio dia un sacco di soddisfazioni e probabilmente è vero. Io al primo esperimento fatto e venuto bene mi sono sentito piuttosto “proud”, non lo nego. Però è innegabile che la delusione sia sempre in agguato e che forse siano più le volte in cui è lei a vincere, soprattutto nell’ambito della ricerca scientifica. La speranza è che una soddisfazione basti a ripagare dei tanti bocconi amari e io continuo a credere che sia così. Vedremo, se mai ne avrò.
L’uscita dall’ufficio è avvenuta alle 18.40, dopo quasi dieci ore di desolante assenza di risultati.
La mia macchina è stata chiusa da un demente in possesso di una nuova Polo TDI. Ci ho messo 17 manovre per uscire dal parcheggio.
Effetto:
Aiutandomi con un puntale da P1000 gli ho sgonfiato una gomma. Anteriore sinstra. E sono ancora stato buono…

Work in progress

Il lavoro in laboratorio procede, direi anche piuttosto bene.
Il risultato è che sono stanco come poche persone, uscendo di casa alle 8 per rientrarvi dopo dodici ore. Dovrei dormire di più.
Invece no.
Riassettare il bioritmo riportando la notte al suo ruolo di ristoro per corpo e mente sarà un lavoro lungo, mi ci vorrà un po’ di tempo. Devo ammettere che arrivo già con difficoltà oltre la 1:30 di notte, mentre un tempo (nemmeno poi così remoto) non riposavo gli occhi prima delle 2 passate. Magari tempo un mese sarò uno di quei bravi ragazzi che vanno a letto prima della mezzanotte. Una sorta di Cenerentola, se non fosse che i miei topi non diventano cocchieri, ma modelli viventi per lo studio di patologie umane.
Se i ritmi circadiani ancora non si sono adattati alla mia nuova vita, la dieta lo ha fatto prontamente. Niente consulto degli esperti, purtroppo, tuttavia l’impegno c’è e già adesso regnano nelle mie abitudini alimentari i Frosties e le insalatone. Come queste ultime possano saziare un uomo credo sia uno dei misteri di Fatima, ma posso garantire che è tutto vero. Come direbbe una delle massaie intervistate nelle televendite: “Neanche io ci credevo, ma poi ho provato: l’insalatona funziona!”
In questi giorni non ho potuto scrivere perchè sono stato in Liguria a prendere un po’ d’acqua. E’ stato molto bello. Un grazie ai nonni di Ambra che mi hanno ospitato, ma che soprattutto mi hanno fatto rivivere il ricordo dei miei nonni. I miei nonni erano fantastici. Mi mancano. Tanto.
Concludo con quella che ho deciso essere l’ultima foto tratta dalle mie vacanze oltre Manica, allegarne altre a queste pagine sarebbe ridondante.
Vorrei poter dipingere i miei stati d’animo. Userei certamente un sacco di colori.

Foto del giorno N°15 – Italians do it better!
La truppa al completo
* Eilan Dolan Castle, Oban (Scotland): 4.75£.
L’italiano all’estero, si sa, è babbo, ma riesce sempre ad arrangiarsi…

At home. Again.

Oggi ho lavorato come un dannato.
Ho passato dieci ore in piedi, facendo soluzioni, conteggiando moli e pHando liquidi sapientemente preparati. Il mio lavoro è questo per il momento, ma mi piace. Sto imparando dalle basi e la cosa mi piace.
Ho rivisto un po’ di amici che avevo lasciato in bicocca: Frants, Edo, Miky, Gabriele e altri di cui fatico a ricrdare i nomi, come loro faticavano a ricordare il mio. La mia mente è volata alle partitone al due che imperavano sui banchi della sala relax.
Tutto questo ricomincerà? Speriamo.
Inutile dire che tornare a bazzicare in Bicocca mi ha fatto molto piacere, non ho mai sopportato la sede di via Celoria/Balzaretti/Sansovino/Tuttiglialtripostidoveciparcheggiavano. Diciamo pure che mi indisponeva. Anche per la gran parte della gente che ci ho trovato.
Stasera, seppur morto, sarei uscito volentieri.
Amici pervenuti in compagnia: zero.
E anche oggi, come ieri, come l’altro ieri, si sta in casa.
Finirà sta settimana?

Foto del giorno n° 14 – Breakfast club
La truppa al completo
* Milk, coffee, tea, orange juice, grapefruits for everybody?

The starting line

Ho iniziato la tesi.
Da oggi sono all’opera nel laboratorio di Biochimica e Genetica di via Temolo a Milano, presso l’Istituto Besta.
Il mio progetto riguarda lo studio del promotore di un gene per una proteina coinvolta in una malattia neurodegenerativa. In realtà non credo di poter dire nè il nome della proteina, nè quello della malattia perchè ormai la scienza è competizione e non vorrei mandare tutto a rotoli dopo solo un giorno.
Come da proposito, domattina mangerò una bella ciotola di cereali con il latte subito dopo l’espresso.
Ora vado a letto perchè ho un mal di testa tremendo.
Sta settimana sta risultando piuttosto dura su tutti i fronti.

Foto del giorno N°13 – Al Dòm l’è sempar al Dòm
Sun semper chi, ma dan del rembambì...
* Oh mia bela Madunina…

Pasqua mit kolazione

Sono in pausa. Il mio contratto è scaduto ed il nuovo avrà inizio solo con i primi di Aprile. L’esame di Fisiologia è andato bene ed inizierò a preparare il prossimo, Fisiologia II, la settimana prossima. In questi giorni quindi non farò altro che godermi un po’ di riposo in attesa di partire per Monaco di Baviera, dove passerò la Pasqua. Saremo in nove: io, Ambra, Simo, Missa, Aui, la Paola, Dani, la Vera e Ori. Una due giorni di totale devasto. La partenza è fissata per Venerdì notte alle 2:00, ovvero Sabato mattina. Dormiremo alla Penzion Beck (mit kolazione) e durante la giornata barcolleremo da una birreria ad un’altra, felici. L’unica cosa che voglio assolutamente fare, oltre a divertirmi, è comprare qualche cd dal momento che li costano meno. Mi piacerebbe molto trovare “New Medicines” dei Dead Poetic, “What it is to Burn” dei Finch e “Stories and Alibis” dei Matchbook Romance. Speriamo. Prima di partire farò un salto da mia cugina Chiara che compie gli anni per farle gli auguri.
L’organizzazione del secondo Torneo di Giochi di Ruolo che io e i miei soci daremo alla luce quest’autunno si è messa in moto. L’idea è molto bella, anche troppo per sembrare nostra, e fino a questo momento non ci sono stati intoppi irrisolvibili. In questi giorni inizieremo a lavorare in maniera concreta. Il brain storming fatto fino ad ora ha portato a delle buone basi, ma è solo iniziando a scrivere che vedremo se la cosa fila. L’impegno è il medesimo dello scorso anno, siamo forti degli errori commessi in passato, che speriamo di evitare, come delle cose buone della scorsa edizione che speriamo di ripetere. La pressione è tanta visto che questa volta saremo parte del Campionato Lombardo, ma di tempo ce n’è in abbondanza e quindi ho modo di pensare che verrà tutto molto bene. Intanto il campionato di quest’anno procede. Visto il mio prossimo passaggio dall’altra parte della barricata, ovvero da giocatore ad organizzatore, tengo molto a far bene quest’anno. Per il momento sta andando bene, ma i rivali sono molto forti e la competizione sarà serrata fino alla fine.
Sono le 15:23 e sono ancora in tenuta da notte.
Figata.

Tempi maturi

Eccomi qui.
Ultimamente non ho un minuto libero tra studio, lavoro ed impegni vari. Viene da se che la prima attività ad aver subito gli effetti negativi di questa situazione è stata, mio malgrado, la stesura del blog. Mi piacerebbe poter dedicare alla scrittura un tempo maggiore, ma al momento la cosa è impossibile e ciò mi rattrista un bel po’.
Adesso però vediamo di scrivere qualcosa che non suoni come una lagna.
Il mio contratto con l’Istituto Neurologico Besta sta per terminare. Un anno è passato piuttosto in fretta e la prima cosa che mi viene in mente pensandoci è che si avvicina il tempo della Tesi. Il mio progetto è di entrarci per Settembre e proprio oggi ho mandato la prima di una serie di e-mail al primo di una serie di laboratori. E’ un laboratorio del Besta ed ho avuto modo di conoscere il tecnico che lo gestisce lavorando qui. Vedremo cosa mi farà sapere. Il mio problema è che non riesco a vedere la tesi imminente come è in realtà e questo perchè gli esami mi sembrano non finire mai. Non nego che col passare degli anni ho iniziato ad odiare il mio corso di laurea per una serie interminabile di motivi. In me non è cambiata la passione per le Biotecnologie, continuo ad esserne affascinato e continua a piacermi studiarle. I problemi sono altri, alcuni dipendenti da mie scelte sbagliate. In primis l’idea di rimanere al vecchio ordinamento si è rivelata un autogol. 30 esami, perloppiù divisi in moduli, da sostenere in 5 anni sono troppi. Almeno per me. Se ci si aggiunge che molti di questi accavallano grandi parti di programmi e alcuni sono esami molto poco attinenti con quello che alla fine andrò a fare, ecco che si capisce facilmente perchè la mia passione stia scemando. Dopo 5 anni dover ristudiare per l’ennesima volta la pompa Sodio/Potassio, i recettori canale e la struttura dei Neuroni credo sfinirebbe anche la Montalcini. Col senno di poi avrei forse dovuto scegliere il nuovo ordinamento e la branca Medica invece di quella Farmaceutica. Sarei stato probabilmente meno preparato, ma la cosa non credo avrebbe creato troppi problemi visto che ampio margine della mia preparazione sarà unicamente volta a mio piacere personale poichè non attinente a quello che farò nel mondo del lavoro. Sempre che io lo trovi un lavoro nel mio ambito di studio.
Se avessi fatto quella scelta ora sarei un Laureato Base sulla strada per la Laurea Specialistica. La differenza è enorme. Averi già conseguito un risultato, un punto di arrivo che si sarebbe trasformato in un nuovo punto di partenza. Così invece il traguardo appare sempre e comunque lontano, nonostante io proceda verso di lui. Per dirla in tre parole: mi sto sfinendo. Ad accrescere il rammarico si aggiunge il fatto che la mia scelta è stata influenzata anche (non solo, chiaramente, però sarebbe ipocrita dire che la cosa non abbia avuto un peso nella scelta) dall’idea di continuare a studiare con coloro che preferivo tra i miei compagni dei primi anni. Questo non perchè non li reputi più persone in gamba, quanto perchè alla fin della fiera con loro non ci ho più studiato salvo in casi eccezionali e quindi mi sono ritrovato comunque da solo. Non so bene come sia successa questa cosa, un po’ per scelte differenti all’inizio del terzo anno, un po’ per il lavoro più avanti, i nostri cammini non sono più sovrapponibili e ora li vedo e sento soltanto le rare volte che si tengono delle Esercitazioni Pratiche oppure le ancor più rare volte in cui riusciamo ad accordarci per uscire.
Pacco.
Vabbè, volevo scrivere qualcosa di bello ed invece mi sono lasciato andare alla depressione. Pazienza, sarà per la prossima volta, che sperò verrà presto.

Adoro l’odore del caffè di prima mattina. Profuma di vittoria…

Capita, a volte, che il lavoro possa dare soddisfazione.
Non succede spessissimo e questo forse è un bene. Solo così se ne gode appieno quando capita.
Tra ieri e oggi, è capitato.
Riunione con i laboratori. Tavolata in mogano che ospita Dottori, Avvocati e personalità di spicco.
Il mio posto è su una sediola azzurra, di quelle col bracciolo/scrittoio tipiche dell’aula congressi o dell’aula catechismo. Considerazione iniziale nei miei confronti pari a quella del cestino dell’immondizia, col cesto in leggero vantaggio per via dei bicchierini da caffè che i presenti devono far sparire. Inizia così la discussione su temi di varia natura e di interesse nullo per la mia persona. Dentro di me penso che potevo evitare di uscire di corsa da casa per arrivare in orario ad una riunione per la quale sono stato avvisato solo due ore prima.
Metaforicamente le riunioni possono essere ben rappresentate da una spiaggia su cui i partecipanti giocano a schiaccia sette palleggiandosi i problemi l’uno con l’altro. Per vincere puoi scegliere se schivare i colpi o prendere la palla al volo ed eliminare chi te l’ha tirata.
Vuoi per la vena polemica che mi pervade in questi giorni, dovuta a tutt’altra situazione, vuoi per dare un senso alla mia presenza li, ho scelto la seconda tattica.
Non appena, come solitamente accade, viene tirato in ballo il lavoro di noi “impiegatucoli” a motivare i problemi dell’ospedale ho alzato la mano.
Stupore generale.
Il mio capo, che ieri mi aveva scelto come consulente per pianificare la strategia di battaglia (inutile chiarire ulteriormente come si tratti di una guerra tra reparti che non vogliono collaborare) decide di darmi la parola.
Con un breve intervento coadiuvato da prove cartacee, dimostro la perfezione del mio operato e la totale falla in quello dei laboratori.
Sempre metaforicamente parlando mi sono sentito un incrocio tra Perry Mason dopo una causa stravinta e Jo Allembak* che balla la giga sui riflettori del L.A. Coliseum.
A fine riunione c’erano dottori che mi chiedevano consigli per venire incontro al mio reparto, che mi pregavano di dar loro del tu e che, ovviamente, dicevano che la colpa era degli altri dottori.
Sebbene domani si comporteranno come se nulla fosse accaduto e continueranno a fare i comodi loro, oggi ho vinto io.
Bruce Willis
* Il mio mito cinematografico di sempre

Noia

14.41
Sono in ufficio. Niente da fare. I laboratori si ostinano a non far pervenire il materiale che mi serve per ultimare il mio lavoro. L’ultimo sollecito ha avuto come unico risultato l’ aver fatto alterare l’arrogante di turno, una di quelle dottoresse convinte di non doversi abbassare ad aiutare noi comuni impiegati perchè è troppo impegnata a salvare il mondo. Se c’è una cosa che questo lavoro mi ha insegnato è che, se mai sarò dottore, non dovrò assolutamente diventare come loro. Non credo che lo sarei stato a prescindere, perchè non è nella mia natura non rispettare il prossimo, tuttavia questa esperienza ha allontanato anche la più remota possibilità, frutto della sovrastima che un eventuale laurea può portare con se. E’ proprio vero che vivere “dall’altro lato della barricata” può aprirti gli occhi.
14.53
Il tempo non passa veramente più. Il mio capo non c’è, è malato. Anna, la collega per cui lavoro, sta poco bene e forse se ne andrà via anche lei. Io continuo a non avere nulla da fare. Due parole in ICQ con Missa riempiono a malapena 30 secondi di questo pomeriggio. La prospettiva di una partita a Spider (ovviamente livello hard) incombe. Sto diventando un mago a quel solitario.
Anna mi chiede se le vado a prendere un caffè con cioccolata alle macchinette del primo piano. Un diversivo. Accetto.
15.04
Eccomi di ritorno. Eccomi GIA’ di ritorno. Questo pomeriggio è ufficialmente buttato. Avrei potuto spenderlo studiando Fisiologia (il libro dovrebbe essermi arrivato proprio oggi), o leggendo il libro “Io Uccido…” di Faletti. L’ho iniziato sabato e sono ancora alle prime pagine. Il suo modo di scrivere non mi entusiasma, ma per il momento ci sono delle buone trovate. Mi è piaciuto molto il fatto che abbia descritto la quotidianità delle prime due vittime, prima di descriverne l’uccisione. Questo le ha rese più vicine al lettore, innescando un meccanismo di dispiacere che solitamente in queste circostanze narrative manca. Di solito le vittime, almeno le prime, sono comparse prive di qualsiasi battuta. Hanno l’unico scopo di evidenziare la presunta perfezione nell’agire del killer e quindi la loro morte non lascia strascichi emozionali nel lettore. Qui invece lo scrittore mi ci ha fatto affezionare quel tanto che basta per accendere la speranza vana che non morissero e per compiangerne la scomparsa. Scelta intelligente, a mio avviso.
Ho un sospetto su chi possa essere l’assassino. E’ probabilmente del tutto infondato e frutto della mia fantasia, visto che ho letto si e no otto dei più di sessanta capitoli del best seller, tuttavia voglio annotarmelo. Per me il colpevole è Pierrot. A farmelo sospettare sono una serie smodata di congetture, tra cui il suo nome collegato al fatto che i capitoli in cui agisce il killer siano intitolati “carnevale”. Più avanti, a fine libro, scoprirò se avevo ragione.
15.33

Fermati un momento e cerca di ricordare: “Perchè stai camminando?”

Ieri ho passato una serata piacevole.
Ci ha fatto visita Giorgio, un cugino di mio padre (NdM: dovrebbe essere anche mio cugino, ma siccome ho sempre avuto problemi nel capire come funzionino i legami di parentela, preferisco non lasciarmi andare a supposizioni magari infondate) che abita in Sicilia. Per la precisione il paese in cui vive è Corleone. Erano un po’ di anni che non lo vedevo, l’ultima volta che le nostre strade si incrociarono è stata almeno 2 o 3 anni fa, quando fui io ad andare a trovarlo. E’ sicuramente una mente geniale. Laureato in Medicina con il massimo dei voti e specializzato in Odontoiatria, ultimamente ha preso a lavorare all’ospedale di Palermo. Neanche a farlo apposta, si è specializzato in biologia molecolare e genomica ed ha iniziato a gestire il laboratorio ospedaliero in queste pratiche scientifiche d’avanguardia. Cosa c’entrano con l’odontoiatria? Niente. Ma proprio niente di niente. Però, stando a ciò che dice lui, questa nuova frontiera della medicina l’ha appassionato enormemente. Si sa, al cuor non si comanda…
E’ stato bello parlare con lui di queste cose, poichè mi ha ricordato il perchè ai tempi scelsi di laurearmi in Biotecnologie Farmaceutiche. Ultimamente infatti avevo perso di vista le mie motivazioni originali. L’università da un po’ di tempo sta diventando una sorta di calvario, una via crucis in cui ogni esame fa da stazione. Non che io stia marciando male, do sempre i miei esami con regolarità e i voti sono quelli di sempre, però fatico a vedere la luce in fondo al tunnel.
Dialogare con Giorgio di farmacologia, diagnosi e cose del genere mi ha riportato alla mente quello che esami e professori mi stavano facendo dimenticare.
Il “perchè”.
Ora non dico di essere tornato motivato o entusiasta, non è così, però la speranza non è più di finire prima possibile per poter dire “E’ finita!”, ma di finire prima possibile per poter dire “Si comincia!”.
Giorgio si è fermato per la notte e gli abbiamo offerto il mio letto. Pur non disdegnando l’opzione “Dormi in macchina” che i miei avevano premurosamente concepito per sistemarmi, ho deciso di farmi ospitare da Aui*. Arrivato da lui dopo cena (appena dopo aver appreso che i ragazzi sono tornati a -5. E andiamo!!) sono stato accolto e sistemato nel letto che una volta era di sua sorella.
Come da me già messo in preventivo, prima di dedicarci all’arte del sonno i discorsi sono stati dei più vari e disparati. Molte le chicche, troppe per riscriverle tutte.
Ho dormito cinque ore.
Ringrazio la mamma di Aui per il caffè, è stato vitale.
Aui
* un vero Amico