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Film

A men’s evening

Take three men.
Take six steaks.
Take wine, bourbon and cognac.
Then, take “The Expandables”.
Fuck yeah.
I can only say that I crossed the city to reach home by feet and that I tried several times to steal a bike without success.
Movie of the year.
Remember: no one cares about how much you tyrannize a country, but don’t ever touch a woman. Expecially if she is the Sly’s one.

In Bruges

Quello appena trascorso è stato un fantastico week-end.
Ci si è divertiti.
La compagnia si è dimostrata eccellente (grazie ragazzi per la visita, davvero), la convivenza più che mai democratica, le trappiste al solito imbevibili ed il waterzooi una prelibatezza come ce ne sono poche.
Riso tanto, camminato di più e dormito poco.
Bello, bello, bello.
E poi Bruges è un posto che va visto, soprattutto dopo essersi gustati il film “In Bruges”.
Bellissima città, veramente mozzafiato, ma effettivamente due settimane lì potrebbero rivelarsi molto vicine al mio concetto di inferno.
Ho scattato qualche foto in questi tre giorni, ad essere sincero più di qualcuna, tuttavia come troppo spesso accade non sono soddisfatto del risultato. Per fortuna c’erano con me altri tre baldi fotografi che non si faranno pregare per inviarmi le loro opere e rimediare alla mia incompetenza.
Sono cotto, vado a letto.
Avrei voluto scrivere di più della gita, ma non riesco proprio.
Aggiungo solo che le praline di cioccolato belga che ho acquistato sono un portento.

Nota: aggiornata la sezione “foto”.

Avatar 3D

Chi mi conosce sa che non sono certo indifferente ai fenomeni di massa, anzi, ne subisco da sempre l’influsso malefico. In virtù di tutto questo si spiega facilmente la scelta di recarmi ieri sera all’Arcadia di Melzo per visionare il nuovo colossal di Cameron: “Avatar”, ovviamente in versione 3D.
Personalmente non avevo mai assistito ad un film 3D di ultima generazione. Le mie esperienze in merito si fermavano al cinema dinamico di Gardaland, almeno 10 anni fa, e non è che lo ritenessi una cosa particolarmente esaltante. Anzi.
Ieri però mi pareva sensato visionare il film che a detta di molti ha rivoluzionato il modo di fare cinema al pieno delle sue potenzialità: 11 euro, occhiali da 100 kg sul naso e via con la visione.
I primi commenti vanno, di conseguenza, all’impatto visivo. Da questo punto di vista Avatar vale tutti i soldi spesi perchè mi ha regalato veramente qualcosa di mai visto ed inaspettato. Sebbene il 3D all’inizio mi abbia un po’ infastidito, appena abituato l’occhio non resta che spalancare la bocca in un’espressione inebetita. Cameron ha generato un’ambientazione sensazionale, fatta di paesaggi e colori che rapiscono chi guarda senza possibilità di scampo. In tutto questo la tridimensionalità gioca, a mio avviso, un ruolo marginale poichè il tutto potrebbe apparire magico anche nel classico piattume cinematografico.
Alla domanda che quindi mi circolava in testa prima di andare, ovvero se potesse valere la pena di vederlo solo per gli effetti speciali, la risposta è sicuramente sì.
Il film però è costituito anche di una trama che, come mi aspettavo, non è certamente travolgente. Intendiamoci, la pellicola dura 166 minuti che non pesano per niente a dimostrazione quindi che anche in fase di sceneggiatura non si sono fatte le cose poi malissimo, il tutto però procede sui binari arcinoti di miliardi di film del genere “arrivano gli alieni convinti di fare brutto e vengono rispediti a casa a calci da chi lotta per la sua dimora e non per la sete di conquista.”.
La cosa che mi è molto piaciuta invece è il messaggio che il film vuole lanciare. Non tanto quello più eclatante del tipo “save the planet / beware of the nature”, ma quella sorta di documentario sulla razza umana dipinta esattamente com’è, ovvero governata dalla legge di profitto. Non so se altri film hanno dipinto l’uomo come alieno invasore e non come vittima di un invasione aliena (ok, “Planet 51” a parte). Effettivamente per come la nostra società è oggi, “Avatar” assume risvolti attualissimi e per nulla etichettabili come fantascienza.
Ad ogni modo per il sottoscritto la scena più bella è quella del soldato che, di fronte alla barbarie compiuta dall’esercito di cui fa parte, rifiuta di eseguire un ordine e non spara. Veramente un gran messaggio, quello.
Alla fine quindi “Avatar” secondo il sottoscritto è un bel film, reso strepitoso da effetti visivi che tolgono il fiato. Tanto bello da meritarsi un post che pensavo avrei dedicato alla sfida Bargnani-Gallinari che ho seguito in diretta Venerdì notte.
Non poco, insomma.

Il 2009 di Manq

Fine anno, tempo di classifiche.
Come di consueto cercherò di prodigarmi nel tentativo vano di selezionare il meglio ed il peggio che quest’anno che sta per chiudersi ha offerto, circoscrivendo la cosa a quei due o tre ambiti che mi preme e soprattutto che posso permettermi di trattare.
Va detto che mai ho avuto tante difficoltà nell’assegnare le posizioni, sia per la presenza di molte opere meritevoli, sia per il fatto che negli ultimi dodici mesi ho veramente visto/sentito/letto molte cose.
Quello che si avvia alla conclusione è stato anche un anno notevole a livello personale, ricco di avvenimenti che in un modo o nell’altro segneranno per sempre la mia vita, ma come al solito riassumere quanto ho vissuto in una pagina del mio diario, che ciò che vivo lo racconta “in diretta”, è un’operazione che ai miei occhi non spicca per utilità. Ecco perchè non lo farò.
Partirò subito con le classifiche invece, che per la prima volta saranno seguite da una breve “spiega” volta a motivare le mie scelte.

Miglior disco
1° Thrice – Beggars
2° Biffy Clyro – Only revolutions
3° Minnie’s – L’esercizio delle distanze
spiega: premio “Beggars” perchè è il disco che non ti aspetti e quindi che apprezzi ancora di più. Questo non toglie che sia anche un capolavoro, ma a mio avviso lo è pure il nuovo Biffy Clyro, quindi per il primato serviva qualcosa in più. Più o meno per le stesse ragioni sego i Brend New, perchè mi aspettavo un capolavoro che non è arrivato. In onestà “Daisy” sarebbe probabilmente nella mia top 3 se fosse stato scritto da altri. Al posto suo ci finiscono i Minnie’s che, semplicemente, una volta ascoltati non ho più tolto dall’auto. Era Maggio. E se dopo aver ascoltato “Milano è peggio” qualcuno avesse ancora da ridire, beh, s’inculi.

Peggior disco
1° Nofx – Coaster
2° 30 Seconds to Mars – This is war
3° Taking Back Sunday – New Again
spiega: primo posto indiscusso per i Nofx che commento citando le pagelle di Giorgio Terruzzi ai tempi di Grand Prix: “Un campione del mondo non si comporta così”. Il disco dei 30StM è ovviamente gran peggio di “Coaster”, tuttavia non ero nemmeno certo di volerlo inserire in classifica. Non avrei proprio dovuto ascoltarlo, inutile lamentarsi dopo. Preciso che, nonostante i fiumi di parole ingiuriose da me spesi su questo blog, “Artwork” dei The Used non è tra i peggiori dischi perchè, pur essendo una maxi cagata, io lo adoro. Letteralmente.

Miglior concerto
1° Biffy Clyro @ Tunnel (Milano)
2° The Get Up Kids @ Estragon (Bologna)
3° All-American Rejects @ Musicdrome (Milano)
spiega: le prime due posizioni hanno una duplice spiegazione. La prima è che i GuK non potevano sperare di vincere non suonando “Forgive & Forget” dopo che mi sono sparato 200km per sentirla. La seconda è che mi sentivo di aver già parzialmente derubato i Biffy Clyro nella sezione dischi. Però anche solo il fatto di essere tornato al Tunnel dopo secoli vale la scelta. Ho segato il set dei Thursday di Bologna perchè, pur essendo ancora convinto abbiano fatto il live perfetto, rivisti a Milano mesi dopo non hanno ripetuto l’opera, anzi, hanno deluso. Se i GuK nonostante lo smacco sono finiti in classifica, non mostro alcuna pietà per Kris Roe. Invece di “Broken Promise Ring” hai suonato “Boys of Summer”. Vergongati!

Peggior concerto
1° Alkaline Trio @ Rolling Stone (Milano)
2° Green Day @ Datch Forum (Milano)
3° Escape the fate @ Estragon (Bologna)
spiega: la prima posizione va da se, trattandosi di una band incapace di suonare dal vivo. Per quel che riguarda i Green Day il giudizio è sulla prova on stage, perchè non si discute sia stata una delle serate più belle e divertenti di questo 2009. In merito agli Escape the Fate dico solo che sono stati in ballottaggio con i Lost e che hanno vinto perchè: 1- i Lost li ho mollati dopo tre canzoni 2- gli EtF se la menavano di più.

Miglior film
1° Inglorious basterds
2° Gran Torino
3° Watchmen
spiega: onestamente credo ci sia poco da spiegare. Watchmen appartiene ad una categoria di film che solitamente non apprezzo e, oltretutto, è lento da morire. Però non premiare una pellicola con una colonna sonora del genere, con una trama del genere ed una realizzazione del genere secondo me sarebbe stato a dir poco ingiusto.

Peggior film
1° New moon
2° Transformer 2
3° Outlander – L’ultimo vichingo
spiega: in condizioni normali District 9 avrebbe vinto a mani basse, ma di fronte ai fuoriclasse bisogna saper chinare il capo.

Miglior Libro
1° Il Mercante in Fiera – L. Scarpetta
2° Herry Potter (saga) – J.K. Rowling
3° L’assassino che è in me – J. Thompson
spiega: sento di dover precisare solo l’inserimento della saga del maghetto di Hogwarts in classifica perchè sui sette libri sono più le pagine discutibili di quelle buone. Molte di più. Però alla fine mi è piaciuto parecchio e quindi chi se ne incula. Ora sto leggendo “Il Potere del Cane” di D. Winslow e non avendolo ancora finito ho dovuto estrometterlo dalla classifica. Al momento però, con 500 pagine lette su 700, caga in testa a tutti e tre i premiati. La spiega più grezza dedicata al capitolo letteratura mi riempie di orgoglio.

Peggior libro
1° Uomini che odiano le donne – S. Larsson
2° La mano sinistra di Dio – J. Lindsay
3° La solitudine dei numeri primi – P. Giordano
spiega: il primo è un polpettone infinito privo del benchè minimo mordente. Il secondo è una cagata colossale da cui, inspiegabilmente, hanno tratto un telefilm favoloso. Il terzo è il libro con i personaggi più odiosi della storia. Direi che ho motivato a sufficienza.

Miglior serie TV
Scrubs – VIII serie
spiega: decisione ultrasofferta. Quest’anno infatti ho scoperto Boris e Californication, per fare due nomi che potrebbero ampiamente meritare il premio. Ho votato col cuore.

Peggior serie TV
Dexter – II serie
spiega: sottotitolo del Manq al cofanetto: “Come gettare in merda una roba figa.”

Influenza maiala!

L’aggettivo nel titolo ha pura accezione dispregiativa.
Non ho l’H1N1.
Non credo, quantomeno, perchè la febbre alta mi è durata si e no 24 ore ed è andata via da se.
O forse l’ho avuta e si è rivelata la cagata che è: una normale influenza.
In ogni caso è meglio che io rimanga a casa al calduccio anche questa sera, per preservare il mio non proprio roccioso organismo.
Ora c’è da capire come impegnare la serata.
Di giocare a PES ulteriormente non se ne parla, a meno di volersi far venire gli occhi pallati. Gran gioco il 2010, per inciso.
L’idea è quella di guardare qualche episodio della quinta serie di House.
Prima di farlo però ho pensato di testare il mio nuovo PC per quanto concerne il blog management e quindi eccomi qui a scrivere qualche riga dopo diversi giorni.
In realtà non ho molte cose di cui scrivere, la vita da malato non riserva particolari emozioni, ed avendo liquidato in una riga l’argomento PES che di questi giorni è stato il protagonista, restano vermanete poche opzioni.
Ieri ho visto “Uomini che odiano le donne”.
Avevo letto il libro tempo fa e devo dire che il film è decisamente meglio.
Un po’ perchè il cinema ha il pregio di eliminare i fronzoli descrittivi e snellire la narrazione, un po’ perchè il regista e lo sceneggiatore hanno avuto il pregio tagliare tutto l’inutile anche a livello di trama. Non solo, hanno anche dato all’assassino movenze più pulite, da vero serial killer cinematografico made in usa, eliminando tutta “l’imprecisione” che invece aveva nel libro. Questa frase credo non sia comprensibile a chi non ha letto il libro e visto il film e forse non è comprensibile nemmeno a loro, ma non credo di poter spiegare cosa intendo senza rivelare qualcosa della trama. Non amando farlo, prefersico essere incomprensibile.
In tele il Venerdì sera non c’è nulla.
Ma veramente nulla, tanto che sto guardando “Niente di Personale” su La7. Ora non è che sia poi malissimo come trasmissione, però oggi proprio non ci siamo.
Si è aperta con il monologo di Piroso e fin li tutto tranquillo.
Poi c’è stato ospite Paolo Brosio a presentare il suo libro.
In sintesi, dopo aver rotto l’ennesimo matrimonio Brosio si è dato ad un periodo di sesso, alchol e droga da cui è uscito grazie alla Madonna.
Devo riconoscere che vederlo lì, in lacrime, a raccontare le sue sofferenze mi ha un po’ rattristato. Sono così io, mi dispiaccio se vedo qualcuno che è veramente e sinceramente distrutto dal dolore e lui lo era.
Però le testimonianze di chi parla con Dio dopo una vita di eccessi un po’ mi stufano.
Dopo Brosio c’è stato Raf a presentare il suo nuovo singolo e lì ho deciso che avevo guardato la televisione abbastanza.
E ho spento.
Un po’ come ora mi sto rendendo conto di aver scritto abbastanza.
E quindi chiudo.

Mi sa che hai ragione, Quentin

E’ passato tempo a sufficienza.
Ho metabolizzato.
Sono pronto per parlare di “Inglorious Basterds” aka “Bastardi senza gloria” aka l’ultimo film di Quentin Tarantino.
Non sono molto abile nello scrivere di opere che ho visto/letto senza lasciarmi andare a riferimenti che possano rovinare la visione/lettura a chi ancora non ci si fosse cimentato, quindi mi scuso da subito per quanto seguirà. D’altra parte, fatta questa precisazione, mi sento sollevato da eventuali possibili imputazioni.
Un’altra cosa che mi preme precisare è che non sono un esperto di cinema. Ne guardo parecchio, lo apprezzo e penso di aver sviluppato una certa sensibilità in merito, ma nulla più e di conseguenza potrei lasciarmi andare a conclusioni del tutto sbagliate e fuori luogo.
Disclamer finito, posso iniziare a scrivere senza remore.
Inglorious Basterds è il primo film che io mi ricordi che prende la seconda guerra mondiale e la riscrive, senza nessuna velleità storica di sorta. E senza nascondersi, perchè i protagonisti storici che contano, da Hitler a Goebbels a Himmler per intenderci, ci sono tutti, ma sono solo pedine nelle mani di un regista che dal primo fotogramma chiarisce subito gli intenti.
“Once upon a time in Nazi occuped France…”
C’era una volta.
Da quel fotogramma in poi quindi è lecito aspettarsi di tutto. E così è.
Per fare “finzione” su un argomento come il nazismo ci voleva un regista come Tarantino. Per gli altri sarebbe stato troppo facile crollare sotto il peso delle responsabilità, delle critiche e di tutto quel fluire di parole spesso sterili che si sollevano attorno ad argomenti scottanti come quello. Invece zero politically correct. Zero lesa maestà. Zero piedi di piombo. A questo punto credo che Tarantino potrebbe girare un film in Vaticano che ha per protagonista un papa vampiro senza che nessuno si sogni di dirgli un cazzo. Anzi. Probabilmente sarebbero tutti pronti ad osannarlo.
Ma è giusto così, i geni sono tali perchè riescono dove l’uomo comune fallirebbe.
Così si prende la Francia degli anni ’40 e la si immerge in atmosfere tipicamente western, tra duelli spesso solo verbali ma non per questo meno carichi di tensione, musiche alla Morricone, scalpi, assalti ed imboscate. Se vogliamo il processo è il medesimo con cui Kill Bill ha omaggiato il cinema orientale, ma il salto tra lo stile ed il soggetto in questo caso è molto più ampio e quindi l’impatto è ancora maggiore.
E poi ci sono i dialoghi, i tipici dialoghi tarantiniani che o li ami o li odi, ma che se li odi hai qualche problema. La scena di “Ho fatto un bingo” messa lì, nel momento chiave di un film che comunque dura 2 ore e mezza, la dice assai lunga su quello che intendo. Così come l’apertura sui ratti.
E ci sono i piedi, come al solito.
E ci sono le citazioni, come al solito.
In un film sui nazisti Tarantino ti da la sua idea di Sherlock Holmes e di cenerentola e trova anche il modo di omaggiare Edwige Fenech. Senza contare tutto quello che dopo una sola prima visione mi dev’essere sfuggito.
E c’è la centralità del cinema nel film, c’è il simbolismo dell’arma di propaganda che si rivolta contro il proprio creatore, ma il tutto in salsa pulp.
E poi ci sono gli attori. Ok, Brad Pitt è uno coi controcazzi, lo sanno tutti. Parliamo degli altri. Sarò esagerato, ma a mio avviso Christoph Waltz (Il colonnello Hans Landa) è da oscar e tutto il resto del cast non cade mai sotto standard elevati, con picchi di stile per Til Schweiger e Mélanie Laurent.
E poi c’è una fotografia a mio avviso incredibile.
Unica pecca, forse, può essre il doppiaggio che credo limi non poco diverse sfumature, ma è una cosa che devo controllare.
Insomma, più ci penso e più sono convinto che qui Tarantino abbia tirato fuori dal cilindro il suo film più riuscito.
E ne è ben conscio.
Tanto da chiudere il film dicendolo.

Aggiornamento

In Luglio non ho ancora scritto nulla su questo diario.
E’ una vergogna, effettivamente.
Di robe di cui parlare ce ne sarebbero anche tante, ma nessuna di queste al momento è riuscita a distogliermi dagli altri interessi che sto coltivando.
Di che interessi parlo?
Nulla di trascendentale, ad essere onesti, però tante piccole cose che occupano una marea di tempo.
Devo leggere altre 450 pagine di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” prima di partire per la Florida, dove dovrò leggere “HP e il Principe Mezzosangue” in modo da giungere preparato al cinema al mio rientro in Italia. Ce la farò? Al momento l’impresa appare titanica, ma non ho ancora smesso di crederci del tutto.
Oltre a questo, sto realmente dedicando del tempo alla costruzione di una nuova sezione per questo sito.
E’ una cosa a cui pensavo da tempo e che solo recentemente ho deciso di fare per davvero, sobbarcandomi di una certa qual mole di lavoro di programmazione, disciplina in cui ero abbastanza arrugginito. Nel fare questa cosa mi sono per altro reso conto che la grafica di questo blog inizia a stancarmi. Cambiarla, tuttavia, risulta un impresa titanica che non credo affronterò mai.
Come ultimo impegno, infine, cito la mia “nuova” e brillante idea di trasformarmi in giornalista musicale. Per questo ho deciso di riprovare ad intervistare una band via e-mail, dopo il fallimentare tentativo ottenuto anni fa coi Relient-k. Allora avevo richiesto l’intervista (per altro commissionatami, non avendo io particolare stima per i suddetti) e mi era stata concessa, ma alle domande non era mai pervenuta risposta. Questa volta ho quantomeno scelto io la band, optando per i meno famosi e per questo spero più disponibili My Own Private Alaska. Il risultato però ,al momento è il medesimo: intervista concessa, domande inviate e risposta mai pervenuta. Non è passato molto tempo in ogni caso, quindi non ho ancora del tutto perso le speranze.
Oltre a tutte queste iniziative, poi, ci sarebbero state un sacco di altre cose da raccontare.
Il matrimonio di Robi, a cui vanno i miei migliori auguri.
L’exploit canora di Salvini che meriterebbe ampia riflessione (accenno: ma possibile che quest’uomo dica una marea di stronzate razziste da anni e ci si debba scandalizzare per l’unica volta in cui, ubriaco, probabilmente stava solo facendo il pirla con gli amici senza pensare di essere parlamentare?).
Il mirabolante calciomercato del Milan.
La visione in semi anteprima del film “Outlander – L’ultimo vikingo” e conseguente disturbo della digestione.
Insomma, ci sarebbero come sempre moltissime cose di cui scrivere.
Io però, devo tornare a leggere Harry Potter.

Ossimoro scampato

E’ un tot che volevo scrivere questo post.
Gli argomenti principali sono due: Harry Potter e Dexter.
Avendoli decisi da tempo, ho già messo i tag al post in questione: TV e libri, un ossimoro che non apprezzo, quindi allargo il campo e senza uscire dal tema introduco anche i film.
Tutto questo perchè i post che scrivo dopo una certa ora della notte devono essere contorti, impulsivi, contraddittori e convulsi.
Parto da Dexter. Mi sono visto tutta la seconda serie del telefilm che tanto mi aveva appassionato agli inizi del 2008 e, tagliando subito corto, ne sono rimasto un po’ deluso. Il motivo è che in questi “nuovi” dodici episodi Dexter Morgan non è più lui. Gli autori l’hanno fatto uscire dal personaggio (loro diranno di averlo portato ad una naturale evoluzione, ma non è così) ed io, che sono cresciuto con la cultura tipica del GdR in cui lo stare adesi al personaggio è tutto, questa cosa non la posso sopportare. Guardando la nuova serie mancano tutte le lucide deviazioni psicologiche del personaggio che perde gran parte del suo essere psicopatico e diventa quasi normale, come se fare a pezzi la gente non fosse più una stravaganza.
Dexter Morgan con delle emozioni, per assurde che siano, non è Dexter Morgan e questo non mi è piaciuto.
La serie resta molto avvincente, grazie ad una trama abbastanza intricata e personaggi secondari con spessore e sfaccettature difficili da trovare in altri serial. Credo che, da questo punto di vista, l’essere stato tratto da un libro aiuti molto.
Io il libro l’ho comprato per scoprire se questa mia ipotesi è vera.
Lo leggerò a breve.
Non lo sto già leggendo perchè sono impegnato con la scalata alla saga di Harry Potter, cosa che mi sta dilaniando.
Per leggere i primi tre libri, i più corti, ci ho messo quasi quattro mesi.
Di questi tre libri non me n’è piaciuto uno. Lenti, prevedibili, monotoni, ripetitivi, prolissi e perfino diseducativi, se considerati letteratura per l’infanzia. Ai libri sto anche affiancando i film, in modo da fissare i concetti e andare avanti nella lettura.
Cinematograficamente parlando i primi due capitoli sono di gran lunga peggio in pellicola che non su carta stampata.
Domani, se tutto va da programma, vedrò il terzo. Intanto mi sono portato a casa “Harry Potter e il calice di fuoco”, che alla sola vista mi incute un certo timore dall’alto delle sue 600 pagine. Di sicuro prima di approcciarlo leggerò “La mano sinistra di Dio” (alias il previa citato libro da cui è stata tratta la prima serie di Dexter) e “Nero a Manhattan”, due libri che mi aspetto scorrano via in fretta e mi restituiscano la voglia di leggere.
Ok, ho detto quel che dovevo dire.
Visto e considerato che ho aggiunto l’etichetta film a questo post, mi prendo qualche altra riga per dire che, a diversi anni dalla visione di “Lady Vendetta”, Sabato sera mi sono sparato “Old Boy”.
Film pazzesco.
Assurdo, ma veramente figo.
Ricordo che anche “Lady Vendetta” mi era piaciuto, ma non saprei oggi dire minimamente di cosa parlasse.
Credo di dovermelo riprocurare e riguardare.
Ovviamente dopo aver visto “Mr. Vendetta”, ovvero il titolo che mi manca per chiudere la trilogia.
Ho pensato al titolo del post.
Secondo me potrebbe essere utilizzato anche per un piatto esotico e ricercato, chessò uno scampo avvolto in una fetta di lardo e rosolato al cognac.