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Diario dall’isolamento

Diario dall’isolamento: day 27

Una cosa bella di questo periodo disastroso sono gli artisti che fanno live sui social e suonano un po’di pezzi, spesso in acustico.
Andare ai concerti è una delle poche attività sociali a cui pur invecchiando non ho rinunciato e devo dire che è una cosa che mi manca tanto. Sono stato ben più di un mese senza andarci, ovviamente, il problema non è l’astinenza forzata, ma se devo pensare a un modo per buttarmi alle spalle tutto sto casino e sfogare tutto quello che mi si è accumulato tra le viscere, non ce n’è uno migliore che accalcarsi sotto ad un palco e cantare tutti insieme urlando come matti.

Oggi Simon dei Biffy Clyro ha fatto un po’ di live su FB in acustico. Ha suonato l’ultimo singolo, che chitarra e voce viene fuori benissimo e si dimostra ampiamente meglio di grossomodo tutto Ellipsis e pure Christopher’s River che aspetto di sentire dal vivo da più o meno sempre.
Ci siamo visti il concertino tutti e quattro, coi bimbi un po’ rapiti e un po’ intenti a ballare musica che avevano in testa e che non aveva tanto a che fare con quel che usciva dallo stereo.
È stato bello, quindi oggi chiudo il post coi Biffy Clyro e mi gioco un pezzo che dice circa così:

I am hopin’
Through the dark clouds
Light shall break and
Bring a bright sky

Ecco, magari.

Diario dall’isolamento: day 26

Oggi Giorgio ha buttato la palla fuori dal giardino, in strada. Di solito la butta nel giardino di un appartamento invenduto in cui riesco ad intrufolarmi per il recupero piuttosto facilmente.
Oggi invece è finita nella via pedonale in cui affaccia il nostro giardinetto e ci è rimasta una ventina di minuti prima che potessi uscire a prenderla. Ero in call.
Forse è vero che in giro non c’è nessuno, ma la palla è sparita ed è molto probabile il motivo sia che qualcuno se l’è portata a casa. Da qualche tempo ho deciso di non augurare più male al prossimo, neanche per scherzo. Non ne faccio una questione di karma, è più un tentativo di essere una persona meno rancorosa. Quindi non mi lascerò andare a facili inviti al Coronavirus di andare e colpire duro, davvero. Però che è una persona di merda mi sento di dirglielo.
Non per la palla in sé, in un altro momento mi sarebbe fregato zero. Fortunatamente ricomprare una palla non impatta sul mio bilancio familiare. Però comprare una palla in questo momento è semi impossibile e la palla ogni giorno ci regalava una mezz’ora di tregua vera, che in casa nostra è semplicemente oro.

Il pezzo di oggi doveva essere dei Funtains of Wayne per ovvi motivi (RIP), ma da quando è sparito il pallone ho in testa un motivetto dei Green Day.

Diario dall’isolamento: day 25

Mi rendo conto di avere sbalzi di umore.
Un giorno va tutto malissimo, quello dopo scorre senza problemi. Un giorno i bambini che giocano mentre cerco di lavorare sono insopportabili, il seguente non mi danno problemi e, anzi, mi strappano più di un sorriso.
Sono sempre io, il contesto è sempre quello, ma il mio umore è più altalenante che mai.

Oggi mi sono arrivati due pacchetti.
Il primo da una collega inglese che ha mandato piccoli passatempi e qualche cioccolatino ai miei figli. Un gesto semplice, ma inaspettato, una pera di buon umore da un ambito, il lavoro, che ultimamente non contribuisce a farmi stare sereno. Ed è assurdo, onestamente. Una cosa però è il lavoro, un’altra sono le persone e nella mia azienda ci sono tante belle persone.
Il secondo me lo ha mandato callmewine che è il mio pusher ufficiale per il vino quando non riesco ad acquistare in cantina. Il vino mi piace, ma di solito a casa non ne bevo. Un po’ perché mangiamo spesso di corsa e un po’ perché aprire una buona bottiglia in due è spesso fastidioso. Il vino che compro lo bevo nei weekend se vado a cena o invito qualche amico. Questo isolamento forzato però da un lato ci ha dato molto più tempo per cucinare e dall’altro ci ha praticamente eliminato ogni remora sul bere e così ero rimasto senza vini bianchi in cantina.
Ho rimediato.
Nell’ordine ci dovrebbe essere anche il mio regalo di compleanno, che Paola per evidenti limiti logistici ha pensato di fare su quello stesso portale accorpando le spedizioni. Ho una mezza idea di cosa abbia preso, ma non dico nulla.

Giornata positiva, zero idee per la canzone. Anche quello di scegliere un pezzo al giorno sta diventando un lavoro stressante. Mi gioco una carta che avrei probabilmente usato la prossima volta in cui l’umore sarebbe finito sotto i piedi. Mi sparo la cartuccia a monito, per pensare positivo: a Luglio suonano a Bologna e bisogna crederci fortissimo.

Diario dall’isolamento: day 24

Una ragazza a Messina è stata ammazzata dal convivente in casa.
Il rettore dell’università per cui lavoravano entrambi ha sostenuto si tratti di un “Dramma della convivenza forzata”. Riporto le virgolette perché le ha messe Repubblica.
Non so perché ogni volta si debba andare a cercare spiegazioni che spostino il piano dell’analisi dal fatto che il tipo è un assassino. Intendiamoci, questo non vuol dire che non sia vero che la convivenza forzata possa aver portato a questa tragedia, vuol dire che anche fosse la responsabilità resta al 100% sulle spalle di chi ha concepito l’omicidio come possibile soluzione al problema, razionalmente o meno poco importa.
In questa storia la convivenza è l’equivalente della minigonna nei casi di stupro.
Tutta Italia è alle prese con la convivenza forzata, non in tutte le case ci saranno omicidi e non perché altrove i contrasti non esistano e i rapporti siano sempre idilliaci, ma perché non tutti sono assassini.
Fine.

La storia di cui sopra mi porta ancora una volta a riflettere sulle mie fortune. Con Paola dopo 24 giorni non solo tutto funziona, ma siamo letteralmente uno l’ancora dell’altra ed è solo grazie a questo che nessuno dei due è ancora imbottito di psicofarmaci.
Perché qui la situazione diventa ogni giorno più asfissiante e finisce che i respiratori serviranno anche a chi il COVID19 non l’ha preso.

Quando ho pensato alla mancanza d’aria mi è venuto subito in mente questo pezzo, ma forse non è proprio in linea con gli altri concetti espressi.

Diario dall’isolamento: day 23

Lavoro in un’azienda che, tra le altre cose, vende reagenti utilizzati per i test COVID19. In questo momento, pur essendo fermi per larga parte del nostro business, stiamo ovviamente ricevendo una quantità di richieste per quei prodotti semplicemente fuori scala.
Qualche ritardato probabilmente pensa che dovremmo regalarli.
Come se la ricerca per arrivare a concepire quel prodotto non abbia avuto un costo iniziale, come se la produzione di quel prodotto non avesse non avesse un costo oggi, come se dal margine tra costo di produzione e prezzo netto di vendita non dipendessero diverse famiglie, ecc. Se l’azienda fosse mia o se potessi decidere io come stare sul mercato in questo momento, forse opterei per abbattere tutto il profitto non necessario e vendere a quel prezzo imposto, ma è probabilmente un’altra faciloneria idiota perchè è impossibile non tenere conto del fatto che, ad esempio, la mia azienda investe la maggior parte degli utili in R&D, che vuol dire che quanto guadagniamo oggi serve a sviluppare prodotti utili a test che potrebbero essere necessari domani e che, senza quei profitti, non avremo mai.
Non voglio stare qui a far passare il concetto di lavorare per un ente benefico, il presidente della mia azienda non è San Francesco d’Assisi, però il tutto è comunque più sfaccettato del semplice “lucrare sulla pandemia” di cui si sciacquano la bocca tante persone.
Sarebbe diverso se la mia azienda, alla luce della richiesta, avesse iniziato a vendere il prodotto a tre, quattro o dieci volte il prezzo che aveva a metà gennaio, come accaduto per esempio in Amazon per amuchina e mascherine. Il fatto che per molti non ci sia differenza è qualcosa che mi manda completamente ai matti.
Nell’economia di mercato ci sarà sempre qualcuno che guadagna dalle situazioni, per quanto brutte, e capisco che questo concetto possa far incazzare. E’ umano inacidirsi pensando che a questa catastrofe corrisponda un qualche “profitto”, ma forse sarebbe il caso di mantenere un briciolo di lucidità e provare a vedere la questione con una prospettiva più ampia.
In soldoni, c’è un monte di differenza tra il discorso di Cairo (un banalissimo spot motivazionale destinato alla propria forza vendite in cui la roba più rivoltante è la parlata alla Berlusconi) e le risate degli imprenditori che commentano il terremoto dell’Aquila, proprio perchè un’imprenditore è legittimo pensi ai profitti che si sviluppano in un contesto favorevole, ma è una persona di merda se non ha la decenza di rendersi conto che la sua fortuna arriva dalla pelle altrui. E Cairo, a mio modesto avviso, quella decenza l’ha mostrata.

Da qualche giorno ormai evito di seguire il bollettino giornaliero, non ho più la lucidità per farlo e sto cercando in qualche modo di prendere un distacco dalla questione. Quando sarà finita, me lo diranno, fino ad allora ho perso lo spirito per mettermi a ragionare su numeri che sono troppo “parziali” per permettermi di cavarne fuori qualcosa. Non con le mie competenze, quantomeno.
Oggi ci ho guardato però perchè gli 812 morti in realtà sono 811 + la mamma del mio migliore amico.

I Jimmy Eat World me li ero già spesi, ma siamo al ventitreesimo giorno e 23 è una canzone troppo bella per essere ignorata.

Diario dall’isolamento: day 22

Scrivere una pagina tutti i giorni sta diventando complicato, ma la cosa peggiore è che i giorni in cui non ho nulla da dire sono quelli buoni.
Oggi fortunatamente non ho nulla da dire.

Ho rasato barba e baffi per la prima volta in quindici anni. Mia moglie dice che sto bene, ai miei figli ho dovuto promettere di non farlo mai più. Io nello specchio ho visto la faccia di quando avevo vent’anni e quindi mi sono sentito vecchissimo.
Al ventiduesimo giorno di prigionia, una per quando avevo ventidue anni.

Diario dall’isolamento: day 21

Oggi era una bella giornata, c’era il sole e in mattinata ho giocato in giardino con Giorgio e Olivia mentre cuocevo il mio primo pollo allo spiedo.
Ho anche chiamato un amico che è malato in quarantena e ha la madre ricoverata, entrambi Covid19 anche se il test lo hanno fatto solo a lei dopo il ricovero.
Lui sta meglio, la febbre è scesa e il senso del gusto è ritornato. Abbiamo scherzato del fatto che la sua chances di mangiare le tanto odiate verdure si fosse chiusa troppo presto.
Tre giorni fa, quando hanno portato via sua mamma, era piuttosto disperato, ma oggi le notizie erano buone. “Dicono che non desta preoccupazioni ed è stabile”, mi ha riportato. Sua madre è anziana e con qualche acciacco di troppo, ma gli ho ribadito che le statistiche lasciano comunque spazio alla speranza.
L’ho trovato bene e siccome gli voglio bene, dopo la telefonata stavo meglio anche io.

Nel pomeriggio la giornata era ancora stupenda ed ero fuori a giocare con le bolle di sapone.
Ne so fare di giganti, se mi ci metto.
Ad una certa mi vibra il cellulare, quindi leggo:

Dall’ospedale ultime news da mia madre. Ha sviluppato la polmonite e la respirazione é peggiorata. Per via del suo diabete e delle problematiche non é un soggetto candidato alla rianimazione.
Ci han detto di prepararci al peggio.

L’ho detto a mia moglie e l’ho scritto agli amici comuni.
Poi sono tornato fuori a fare le bolle.
Ci ho messo 20 miniti a realizzare che i bimbi erano andati via e stavo facendo le bolle da solo.

Diario dall’isolamento: day 20

C’è questa scena in Fast and Furious in cui Brian (RIP) va al negozio con tavola fredda di Toretto. Ancora non si conoscono, ma lui è tipo due settimane che ci va un po’ perché sta indagando, un po’ perché punta Mia.
Quindi entra, si siede, sfoglia una rivista di car tuning e chiede a Mia come sia il tonno, prima di ordinare il suo solito sandwich di pane bianco senza crosta con, appunto, il tonno.
Mia lo guarda e (vado a memoria) gli spara una risposta tipo: “Sono tre settimane che te ne vieni qui e mi chiedi com’è il tonno. Guarda, era una merda ieri, era una merda una settimana fa e, indovina un po’? Non è cambiato.”
Ecco.

Magari mi riguardo il primo F&F, ma la scena di cui sopra, oltre a raccontare la mia giornata meglio di come farei io, è anche quella con incidentalmente anche la miglior canzone della OST.

Diario dall’isolamento: day 19

Le brutte notizie di oggi arrivano dal lavoro, ma siccome sia io che Paola stiamo in realtà che in questo momento hanno assolutamente meno problemi di qualsiasi altro settore, mi sento quasi stronzo a lamentarmene.
Evito quindi di andare nel dettaglio.

A parte quello, giornata davvero priva di qual si voglia spunto narrativo.
Ho giocato a Baldur’s Gate.
Questo isolamento forzato mi ha portato a scoprire l’uscita di una nuova espansione che permette di giocare gli eventi che traghettano i PG da BG1 a BG2. L’ho iniziata ed è come prevedibile superflua al 100%, però mi darà la scusa per rigiocare il secondo capitolo con l’ultimo personaggio che avevo creato, quello con cui ho giocato solo il primo.

Baldur’s Gate è roba da nerd nella sua accezione originale e offensiva, quindi ci vuole un pezzo che al primo accordo evochi subito l’immagine dei capelli unti e delle ascelle pestilenziali. I Queen sarebbero la scelta più ovvia, ma io voglio darmi un tocco di raffinatezza.
Su “evochi” avevo addirittura fatto una gag, ma non ve la meritate che già il post e il video sono punitivi a sufficienza.

Diario dall’isolamento: day 18

Ieri notte in pratica non ho dormito e quindi mi sono guardato un paio di film.
Spencer dovrebbe essere un buddy cop con Marky Mark, ma fa troppo poco ridere nei dialoghi ed è troppo poco credibile sul piano dell’azione. Scorre senza troppi problemi, ma non lo rivedrei neanche per sbaglio. L’incapacità di fare buddy cop decenti nel nuovo millennio è imbarazzante, se non consideriamo Shane Black l’ultimo buono che mi ricordo è Cani Sciolti ed è forse l’unico menzionabile post 2000.
Ultras è l’ultimo arrivato tra i crime in dialetto di casa nostra ed è grossomodo indistinguibile da tutto il resto di questo filone che, volendo usare un eufemismo, inizia a rompere il cazzo. Calcolando che la fenomenologia ultras sia, credo, la stessa in tutto lo stivale, volerlo girare in napoletano è solo il trucco per cavalcare un certo immaginario che al momento vende bene, ma a conti fatti inchioda ancora di più il prodotto all’anonimato.

Per quanto fossi stanchissimo, oggi è invece stata una buona giornata sia per il lavoro, che dal punto di vista prettamente domestico. Stare a casa tre settimane piene con Olivia mi sta permettendo di percepire la crescita costante del suo vocabolario e dell’annessa proprietà di linguaggio. È uno spettacolo bellissimo.

Alla fine avremo un botto di ricordi, belli e brutti, e credo per molti sarà l’esperienza più intensa di tutta una vita.

This is a time in my life
where everything is falling apart,
and at the same time it’s all coming together.