Domenica, terzo giorno del nuovo lockdown e già mi ricordo come fosse difficile scriverci sopra tutti i giorni. Il secondo lockdown è sempre il più difficile nella carriera di un artista.
Oggi però lo spunto è arrivato per posta, grazie alla newsletter di BASTONATE (ci si iscrive qui) e suona come una di quelle robe che si facevano una vita fa sui blog. Io almeno la leggo così e quindi mi accodo volentieri come ho spesso fatto in passato.
Il temino titola Come ascolto cosa (Pandemina Edition) ed è, cito:
una specie di dichiarazione di intenti -tipo “non sono più il tipo di appassionato che ero tre o quattro anni fa” […] aggiornata e molto influenzata dal fatto che i tempi sono un po’ particolari, e come li affronto io.
Per partecipare tengo i titoli dei vari paragrafi e li commento a titolo personale.
QUANTI DISCHI COMPRO
Probabilmente pochi per gli standard di chi si lancia in questi discorsi, ma altrettanto probabilmente più della media della popolazione. Diciamo che ogni anno compro tra i dieci e i trenta dischi, a naso. Non li conto, ma direi che indicativamente la cifra è quella. Compro essenzialmente tre categorie di dischi:
1) roba vecchia che per qualche ragione non mi ero comprato in passato, vuoi perché all’epoca non me la ero cagata o perché all’epoca non mi era piaciuta. Quest’anno, per dire, mi son comprato Full Collapse e i Botch.
2) robe vecchie che compro per una questione di completismo rispetto al fatto che la mia collezione deve in qualche modo rappresentare in modo dettagliato la mia storia musicale. Quest’anno ho investito abbastanza tempo nel recuperare i sei numeri in CD della serie ALBA (Eurodance mid ’90 targata DJ Time) e una compilation di Molella uscita per un programma sempre su Radio DJ che gli avevano messo in mano per qualche mese nel ’94 e che passava la roba se vogliamo più estrema del periodo, in termini di musica dance.
3) roba nuova (non necessariamente appena uscita) con cui entro in contatto magari sui social e che dopo qualche ascolto decido sia imprescindibile. Quel tipo di dischi che poi tra cinque anni manco ricordo di avere. Quest’anno è Speranza o il disco di M83 che hanno usato per la OST del film Suburra, ma forse sarà così anche per RTJ4 e i Dogleg che invece mentre scrivo penso siano i dischi davvero rilevanti di quest’anno.
Per tutti questi dischi di solito compro su Amazon oppure su Discogs se è roba non reperibile su Amazon. Sono servizi comodi. Forse non sono il meglio da un punto di vista etico, ma la giornata ha 24 ore e io tempo per andare a comprare dischi altrove non ne ho. Che poi altrove dove? Un paio di volte ho scritto a Dischivolanti ed entrambe mi ha risposto che per la roba che cercavo era meglio andare su Discogs. Quindi…
C’è in realtà un’altra categoria di dischi che compro e sono quelli di piccoli gruppi indipendenti che “scopro” per qualche motivo e che decido proattivamente di supportare. Quest’anno sono gli Elephant Brain, per esempio. In questi casi mi sbatto un po’ di più per comprare il disco direttamente da loro, magari abbinando la maglia. La mia visione superficiale è che questi siano i casi in cui fare distinguo abbia senso.
QUANTO ASCOLTO IN STREAMING
Tempo fa ho disdetto Sky e con quei soldi mi ci sono pagato l’abbonamento Spotify, Netflix, Disney Plus e League Pass per i Playoff NBA. Probabilmente mi è anche rimasto in tasca qualcosa.
Non credo di poter immaginare una vita senza Spotify Premium. Il ricordo di quando all’idea di dover fare un’ora o più di macchina passavo in rassegna tutti i CD per scegliere quelli che avrei voluto sentire mi causa ancora oggi dolore fisico. In più oggi se mio figlio vuole sentire “Tutti Cantano Cristina” oppure la ost di “Tony Hawk Pro Skater 1+2” in macchina posso accontentarlo ed evitare di guidare in balia delle sue recriminazioni.
Di Spotify apprezzo il catalogo, ovviamente, e la possibilità di farmi delle playlist. Le playlist di Spotify invece le trovo offensive: buttare tutti i pezzi di tutti i dischi di un artista in una lista non è fare una playlist. Fare una playlist è calcolo e sacrificio, un lavoro che richiede moltissimo tempo e di cui devi essere insoddisfstto letteralmente il secondo dopo averla chiusa.
Non so invece esprimermi sull’algoritmo perché essenzialmente non lo uso. Vado e cerco roba, dei suoi consigli faccio volentieri a meno.
C’è un ampio dibattito in merito a quanto sia poco etico Spotify nella sua politica di retribuzione degli artisti, ma ho questa opinione stronza per cui è uno di quei casi in cui si cerca di scaricare le responsabilità sulle persone comuni. Gli artisti continiano a stare su una piattaforma che gli ruba i soldi, ma io dovrei rinunciare a tutta la musica possibile a 10 euro al mese per dar loro una mano. Probabilmente la sto mettendo giù malissimo, ma la percezione è quella.
QUANTO SCARICO
Zero. Non scarico dischi a pagamento perché al massimo li compro su formato fisico e se non escono su formato fisico la prendo come una volontà del gruppo di rinunciare ai miei soldi. Con accesso al catalogo di Spotify e le tariffe a giga illimitati, non scarico più neanche roba illegale. Sono ancora nel giro di alcune agenzie che mandano la preview dei dischi, ma non dovendo più scriverne non scarico mai quello che propongono. I miei download sono zero.
COSA ASCOLTO (PANDEMIA EDITION)
Essenzialmente la stessa roba, sempre. Non ho mai capito come facciano i veri appassionati ad avere migliaia di dischi in casa. Io ne ho meno di 500 e ne ascolto grossomodo rutinariamente una cinquantina abbondante. Forse negli ultimi anni ho iniziato a sentire molta più roba senza le chitarre, prevalentemente rap, ma credo sia perché di roba con le chitarre ne esce davvero poca e quella che esce non mi piace quasi mai. Poi ogni tanto arrivano cose così tanto fuori tempo massimo che in qualche modo mi entrano sotto pelle nonostante razionalmente sia conscio del loro essere prive di qualsiasi dignità. Predi il disco di MGK per esempio, che è un normalissimo e neanche troppo ispirato disco di pop-punk che vent’anni fa non avrei ascoltato neanche pagato e che invece oggi mi risulta molto più tollerabile di uno qualsiasi degli ultimi N dischi dei New Found Glory. Oppure il nuovo BMTH che in pratica è un disco dei Linkin Park fatto di extasy e quindi mi sembra buono nonostante io i BMTH non li abbia mai tollerati. Son comunque tutti diversivi rispetto ai miei ascolti routinari, che sono davvero sempre quelli.
QUANTO ASCOLTO
Meno di prima. Molto meno. Non dover più andare al lavoro mi ha tolto il principale momento della giornata in cui mi mettevo roba in cuffia. Io sono sempre stato uno consapevole di non ascoltare per forza di cose roba che piace al prossimo e quindi ho sempre ascoltato musica da solo, in cuffia appunto. I momenti per farlo in questo periodo storico sono diventati pochissimi e probabilmente mi manca la voglia di ritagliarmene altri. Ascolto musica la notte, a letto.
COME VALUTO LA MUSICA
Come ho sempre fatto: se mi piace, la ascolto. A volte è perché mi comunica qualcosa, altre semplicemente mi fa stare come voglio stare in quel momento (che non vuol per forza dire bene). È essenziale suoni bene, almeno per me, tutto il resto viene dopo. Certamente ormai da anni ho smesso di ritenere l’oggettività parte della questione e, anzi, ormai guardo con sospetto misto a compassione chi ancora cerca di sostenere che questo disco è meglio di quello o questo artista ha più dignità di quest’altro. Certo, ci sono una montagna di fattori, extramusicali e non, per cui è possibile fare dei distinguo e discutere di “valore reale”, ma alla fine della fiera quello che conta è se un pezzo mi piace o no, tutto il resto viene dopo e lascia onestamente il tempo che trova.
QUANTO SONO AGGIORNATO
Per niente. Fortunatamente il mio intorno digitale è abbastanza sul pezzo e quindi ancora oggi riesco ad assorbire qualcosa e non vivere propriamente in una grotta, ma è davvero qualcosa che avviene mio malgrado.
Bon dai, è stato divertente.
Ora vado a farmi un giro in bici coi bimbi, che da quanto ho capito è una roba fattibile se si rimane nel comune di residenza. Almeno prendiamo un po’ d’aria.