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Diario dall’isolamento

Diario dall’isolamento 2: day 20

Stavo scrivedo una roba, ma non c’è nient’altro da dire, oggi.

Da sempre la prima immagine che ho in testa di Maradona.
Quel tiro, quel gol e quell’esultanza.
Poi quel che è successo pochi giorni dopo e infine quel che si è scoperto troppi anni dopo.
Probabilmente ricordarlo così è sbagliatissimo, ma per me è una sintesi perfetta.

Diario dall’isolamento 2: day 19

Questa mattina AleBu mi ha girato l’annuncio per una posizione di lavoro molto particolare. Me l’ha introdotta così:

sei pronto a dirmi grazie?
che ti cambio la vita?
basta con sta storia della farmaceutica
è ora di lavorare con le tue vere passioni

Convincente, come approccio.
Così ho aperto il link che mi ha girato e, sorpresa delle sorprese, non stava scherzando. Mi si è infatti aperta la pagina LinkedIn di una posizione come Brand Manager per Wizards of the Coast, ovvero l’azienda che commercializza D&D.
Ora, diciamocelo, io non sono propriamente un brand manager (neanche impropriamente), sono entrato nel magico mondo del marketing dalla porta di servizio e me ne occupo in un mercato molto specifico e legato alla mia reale formazione, che è scientifica. E’ però vero che negli ultimi sette anni mi sono occupato di marketing e branding per la filiale italiana di una multinazionale americana, gestendo tutti gli aspetti della comunicazione digitale dell’azienda sul territorio italiano e cercando di far arrivare il messaggio e i valori che caratterizzano la mia azienda e sui quali si poggiano i prodotti che vendiamo. Nient’altro che branding, quindi.
Di norma quando leggo di posizioni aperte nel mio settore e relative al marketing, penso sempre di non essere preparato a sufficienza. Credo di essere bravino in quel che faccio, ma ho imparato sul campo dinamiche di marketing dentro la mia azienda e potrebbero non essere lo standard in altri contesti. Questo, in assenza di preparazione teorica, per me è sempre un bel freno a credere di poter fare bene anche altrove.
Recentemente però ho avuto una bella esperienza di selezione per una posizione molto stimolante, a cui alla fine ho rinunciato perchè in questo momento di profonda instabilità familiare poter lavorare in un’azienda in cui so muovermi, che mi stima e che mi garantisce il supporto e la flessibilità di cui ho attualmente bisogno è vitale, ma ciò nonostante è stata una bella iniezione di fiducia nelle mie capacità.
Un po’ perchè sto bene dove sono, un po’ per la mia insicurezza infatti non applico quasi mai a posizioni che trovo online, ma mi capita di accettare colloqui quando vengo contattato perchè trovo sia sempre interessante valutare il proprio mercato, avendo la fortuna di poterlo fare, ma non sono uno che si propone.
Perchè sono partito per ‘sto pistolotto?
Ah sì, perchè senza questa recente mini pera di self-confidence probabilmente vedendo quella posizione non avrei mai pensato di poter essere un candidato papabile e invece per una volta ho pensato “Perchè no? Potrei essere la persona giusta!” e così ho applicato sul serio.

Essere la persona giusta però non implica affatto essere la persona che stanno cercando e, nel mio caso, sono ragionevolmente sicuro di essere molto lontano dal profilo che si aspettano di selezionare, così ho deciso di scrivere una cover letter che fosse meno convenzionale, ma che magari potesse differenziarsi dalle altre portandoli a valutare la possibilità di approfondire il mio profilo non unicamente in base alle competenze.
Siccome non sono Montemagno e questa non è (ancora?) una success story su quanto sia smart nel vendermi, magari pescata col lanternino da una casistica fatta quasi esclusivamente di approcci analoghi falliti malamente, non è per nulla detto che questa mia strategia paghi, nè che quel che ho scritto sia il modo migliore di portare a termine quella stessa strategia, però questo è quel che ho scritto nella mia presentazione:

Dear Hasbro and Wizards of the Coast

I know I’m probably the last person you would imagine applying for this position, but when I saw it on LinkedIn I couldn’t resist to give it a try.
I’m a 39 years old biotechnologist that works in marketing since seven years, for a big corporation involved in life science. In the Italian branch of the company I take care of digital marketing&branding, working with a team to position our products on the market and communicate our values to scientists. So, I’m kind of used to talk with nerds, and I’m a nerd too.
These are the two strongest competences I could offer to you in addition to my 25 years dedication to Dungeons and Dragons.
I love my current job, but this opportunity is something I would have felt guilty not applying for.
Thanks for your attention and eventual consideration.

Best regards.

Giuseppe Mancuso, PhD

Non credo mi chiameranno, onestamente, e anche nel caso succedesse non credo pagherebbero quanto serve per farmi cambiare, ma devo ammettere che se dovesse mai succedere sarei davvero tentato.

Diario dall’isolamento 2: day 18

Hanno iniziato a circolare foto e video sessualmente espliciti di una starlette della televisione nostrana, non metto il nome così in qualche modo non mi faccio promotore di ricerche correlate, e come spesso accade in questi casi mi sono arrivate in una delle chat whatsapp che ho con gli amici.
Non uso Telegram, non sono iscritto a quei gruppi rivoltanti di cui si legge in giro, ho le classiche chat con gli amici di infanzia in cui ogni tanto fa capolino qualche pornazzo, solitamente quando si tratta di leak di materiale che riguarda appunto personalità famose o pubbliche.
Cambia qualcosa tra i video privati della maestra di Torino e i video privati di Jennifer Lawrence o di una soubrette italiana? No.
Se si tratta di materiale privato che viene in qualche modo rubato o circolato contro la volontà della diretta proprietaria è uno schifo sempre e non andrebbe alimentato mai, tuttavia devo dire che se mai nella vita mi verrebbe in mente di vedere cosa combina una perfetta sconosciuta nel suo intimo e, anzi, mi darebbe fastidio ricevere quella roba sul telefono, nel caso una una personalità pubblica c’è quell’aspetto di curiosità morbosa che fa la differenza.
Ne avevo parlato nel caso di Diletta Leotta.
Ora invece provo a fare un discorso diverso che non ha a che fare con i casi citati, a quanto ne so. Fino a qui si è parlato di materiale privato divulgato contro la volontà della vittima, immaginiamo però che quel materiale non sia “privato”, ma commerciale.
Immaginiamo il furto di materiale che ragazz* destinano a portali dove la gente paga per ricevere foto o video espliciti. Immaginiamolo come un servizio che magari completa la proposta di un* escort o anche più semplicemente come attività on demand destinata a clienti esclusivamente virtuali, ma che pur sempre clienti restano.
Ecco, in questo caso parliamo di persone che vendono contenuti di questo tipo in un contesto in cui il porno è gratis ed accessibile, quindi che circuiscono persone evidentemente limitate nelle capacità di intendere e di volere. Bene, in questo caso pur restando a tutti gli effetti un furto, io mi sento di non condannare il gesto e di innalzare questi hacker a moderni Robin Hood che puntano a redistribuire una ricchezza che ingiustamente viene accumulata da vecchi uomini bianchi di mezza età che solo per il fatto di essere ricchi si possono permettere di assistere a spettacoli che dovrebbero essere invece di dominio pubblico. Discriminare l’accesso a quel materiale su base economica è classista e vergognoso ed è qualcosa che va combattuto.

Questo post potrebbe non essere del tutto serio e non rispecchiare il punto di vista di chi scrive.
Potrebbe.

Diario dall’isolamento 2: day 17

Ho chiuso una combo su cui cristavo da mesi a Tony Hawk Pro Skater 1+2.
Inizio a credere di poter portare a casa tutti i trofei del gioco, anche se i due che mi mancano sono uno difficilissimo da fare (per uno con le mie skill) e l’altro noiosissimo.
Probabilmente ci proverò durissimo, ma altrettanto probabilmente mi toccherà fallire.
Bon, nient’altro da segnalare.
Come facessi a scrivere tutti i giorni a Marzo è davvero una roba inspiegabile.

Diario dall’isolamento 2: day 16

Sono le due di notte, siamo stati su zoom tra amici fino ad ora.
Quattro chiacchiere, un diversivo.
A parte quello, nulla da segnalare.
Retrodato il post e vado a letto, che ho sonno.
Ah, Charlotte ha firmato Gordon Hayward alla fine. Contratto senza senso a un giocatore fisicamente mai ristabilito da un infortunio tremendo, ma ragazzo a cui si vuole bene quindi speriamo smentisca tutti.
Metto un video senza guardarlo.

Diario dall’isolamento 2: day 15

Fuori c’è il sole, mi spara in faccia fortissimo e fatico a lavorare. Potrei spostare il PC, ma mi pesa il culo, che poi è lo stesso motivo per cui non tiro le tende.
E’ un momento abbastanza breve, quello in cui il sole trova spazio tra i tetti di fronte e mi si stampa sulla faccia, quindi l’idea è tenere duro. Lo faccio ogni volta che c’è il sole, da Marzo. Forse non proprio ogni singola volta, diciamo tutte le volte in cui non ero costretto a lavorare in situazioni improvvisate in qualche angolo remoto della casa a causa di questo o quel problema.
Venerdì pomeriggio, i bambini sono all’asilo e in casa si lavora bene. Benissimo, da quando è arrivata la nuova cameretta e abbiamo una scrivania in più. Io lavoro in sala, Paola dai bimbi, così durante le millemila call che ci toccano su base quotidiana io posso andarmene in giro per la sala camminando come un Tarcisio qualsiasi e lei può tenere quel tono di voce NYHC che le viene naturale al telefono.
Oggi per me giornata di numeri, quindi giornata con musica in cuffia grossomodo da questa mattina. Ho iniziato sentendomi tutti i dischi dei Good Riddance, definitivamente incoronati miglior band per fare analisi di budget e fatturati, mentre nel pomeriggio sono passato a ripescare un po’ di dischi italiani che non sentivo da un po’. Roba tipo i Gazebo Penguins o i Riviera. Bei dischi, insomma. Magari una volta faccio una playlist di pezzi italiani.
Con buona pace di Crisanti, di cui non linko le dichiarazioni manco a morire perchè dovrebbero finire nell’oblio, Paola mi ha raccontato che in azienda da lei si parla molto dello stato d’avanzamento lavori dei diversi vaccini, come ovvio, e i dati sono molto incoraggianti in tutti i casi, anche e soprattutto in termini di sicurezza. Non so perchè lo scrivo, tanto ognuno dice il cazzo che vuole e qualora qualcuno leggesse qui sarebbe legittimatissimo nel pensare che abbia scritto cazzate. Amen.
Mi mangio un pangocciole e torno ai numeri, vah.
Tra un paio d’ore inizia il weekend, una roba che nei meandri della mia memoria risulta avere un qualche senso lontano che adesso non saprei proprio spiegare, e sto pensando che magari domani griglio del pesce.
Via così dai, che anche sto giorno di lockdown ce lo siamo tolti dai coglioni.

Diario dall’isolamento 2: day 14

A me piacerebbe si riuscisse a salvare il Natale.
Ve la dico così, via il dente e via il dolore, almeno potete inveire senza leggervi tutto quel che segue, che tanto è una posizione indifendibile.
Mi piacerebbe salvare il Natale perché vedo i miei solo su whatsapp da un mese e li vedo ogni giorno più depressi e sconfortati, abbattuti dal peso di giornate tutte uguali e troppo lunghe e vuote per essere sopportabili a tempo indeterminato.
Mi piacerebbe salvarlo per i miei figli a cui manca una parte sostanziale dei loro affetti, da tanto tempo, e ogni sera sono più insofferenti di fronte a quel telefono che cerchiamo di vendergli come soluzione accettabile a tempo indeterminato.
Mi piacerebbe salvarlo per me, perché amo il Natale in famiglia, il pranzo di dieci ore, lo scambio dei regali e non poterlo fare è un’ulteriore spiraglio di luce che viene murato.
Poi ci sono i negozzi, l’economia e tutto quel che ci va appresso, ma di cui egoisticamente non mi interessa poi troppo. Al momento ognuno è legittimamente concentrato sui cazzi propri, credo.
Ad ogni modo io credo che salvare il Natale sia possibile, se si fa lockdown prima. Dieci giorni di reclusione e poi Natale in sicurezza. Chi può lavorare da casa lo fa, chi non può lo paga l’INPS e buone feste a tutti.
Provare a dare alle persone uno spiraglio, una boccata d’ossigeno. Magari però è infattibile, magari “mancano le coperture”, che è sempre buona come motivazione. Sempre verde, come gli abeti.
Non lo so.
Quello che so è che tante, troppe persone si stanno accanendo contro il Natale per potersi accanire contro il prossimo. Una misantropia dilagante per cui gli altri (conoscenti esclusi [a parole, ma sotto sotto pure loro]) sono il problema, la causa di tutte le nostre sfighe. La seconda ondata è arrivata a Ottobre, due mesi dopo Agosto, ma per tutti è colpa delle vacanze e degli stronzi che le hanno fatte fottendosene (non come noi che siamo stati attentissimi).
Forse non riusciremo a salvare il Natale, ma dovremmo provare a salvare noi stessi da quello che stiamo diventando.

Diario dall’isolamento 2: day 13

In questi giorni potreste aver sentito parlare della maestra di Torino licenziata perché ha iniziato a circolare del materiale privato che la poveretta aveva inviato al tipo pezzo di merda con cui usciva.
La storia racchiude in sè davvero molti livelli di disagio, dal tipo pezzo di merda che pensa sia divertente condividere foto/video privati ricevuti dalla sua ragazza, alle persone ai pezzi di merda che hanno ricircolato lo stesso materiale, fino alla donna alla merda che ha usato quel materiale per far pressione sulla dirigente scolastica dell’asilo affinché la maestra venisse sollevata dall’incarico. Non insulto la dirigente scolastica perché in questo film dell’orrore è l’unica a cui potrei riconoscere delle attenuanti, ma di certo non la ricorderò come esempio di etica e spina dorsale.
La storia, che sarebbe potuta finire malissimo come capitato in passato, invece è finita solo male, con la vittima che ha perso il lavoro. Ci sono punizioni per i carnefici, ma non mi sento di dire che questa sia una vittoria.
Non ho tanta voglia di mettermi qui ad analizzare la storia, credo si sia capito come la penso (per i distratti: tutti scopano, anche le maestre), mi interessa invece soffermarmi su un aspetto collaterale.
Pare che la dirigente scolastica abbia licenziato la maestra per via della minaccia ricevuta da una mamma di “ritirare la figlia dall’asilo”. Ecco, io penso che se capitasse domani nell’asilo dei miei figli e io ne venissi a conoscenza, minaccerei di ritirarli entrambi in caso di licenziamento. Farei casino. Ci metterei la faccia e proverei a mettermi di traverso, per quanto possibile.
Questo probabilmente si tradurrebbe nel venire additato in paese per quello che si scopa la maestra. “E’ per quello che la difende!”. Voci che potrebbero causarmi più di un problema.
Eppure in una situazione come questa, il peso del mio antagonismo sarebbe rilevante e tangibile. Magari altri si schiererebbero con me. Magari alla fine ci conteremmo e i bigotti di merda si troverebbero in minoranza e costretti ad accettare una maestra con una vita privata oppure a levarsi dal cazzo senza che qualcuno possa rimpiangerli. Però, ripeto, questa cosa avrebbe un costo.
Non lo so, oggi sono in questo mood per cui mi pare che siamo tutti pronti a boicottare Amazon e a non usare le cannucce di plastica, perchè “se lo facessimo tutti ecc ecc”, ma poi quando davvero si potrebbe fare qualcosa di concreto che sposti gli equilibri, allora “non vale la pena perchè tanto è una causa persa”.
Ho paura la verità sia che tutti siamo capaci di fare attivismo che non ci costa un cazzo, o che addirittura ci porta “consenso” nell’intorno digitale che ci siamo creati apposta per pensare di avere sempre ragione.
Quindi boh, in questa storia orribile per me il vuoto gigante, oltre a tutto quello che si è detto e scritto, è nel fatto che nessuno dei genitori di quell’asilo abbia alzato la voce per prendere le parti di quella povera ragazza. Poi oh, magari qualcuno l’ha fatto e non è servito, ma ne dubito. 

Anche oggi nulla da segnalare sul fronte orientale.
La bolla che ci separa dal COVID si fa sempre più aderente e mostra qualche crepa, ma al momento proviamo a resistere.

Diario dall’isolamento 2: day 12

Non è che ci siano poi chissà quante cose di cui parlare. Fortunatamente, forse.
Ad ogni modo, le cose che faccio in questo lockdown oltre a lavorare non sono tantissime.
Sto seguendo il mercato NBA perché la stagione inizia tra un mese e sarà una preseason spumeggiante. Per esempio c’è questa voce che vorrebbe Westbrook a Charlotte, che incidentalmente é simultaneamente la mia squadra del cuore e una franchigia clamorosamente refrattaria ai giocatori buoni. Non sono il primo tifoso di Westbrook, ma ammetto che anche solo la possibilità mi abbia messo un certo brividino (minimo mentre scrivo starà firmando per qualche altro team, ma va beh). Contestualmente la stessa squadra di cui sopra ha la terza scelta assoluta al draft. Ok, è uno dei draft meno farciti di talento della storia recente e gli Hornets non sono propriamene i migliori nello sfruttare le pick alte (tipo). Però è comunque una buona, buonissima scelta. Non fosse che uno dei papabili sia LaMelo Ball. Non sto ad ammorbarvi coi dettagli perché se seguite l’NBA li sapete e se non la seguite non vi interessa. In sintesi sembrerebbe il classico giocatore che magari è forte sul serio, ma quasi certamente é anche una grana da gestire. Proprio per questo potrebbe andare con una scelta alta, ma non altissima. Tipo la 3.
Ora, io ne ho viste passare troppe per pensare positivo, quindi la mia previsione è che se va alla 1 o alla 2 (anche se alla 2 dovrebbe andare quasi certamente Wiseman) il dubbio resta, ma se lo scegliamo noi quasi certamente sarà un bluff. Pescato alla 4 o alla 5 invece è probabile si dimostri un Magic più forte entro Febbraio.
Pessimismo cronico a parte, la situa potrebbe essere Westbrook e LaMelo più spazio salariale che si libera a fine anno per la scadenza di Batum (maledetto lui e i suoi 27 e passa milioni a stagione), con Rozier ragionevolmente sacrificato sull’altare del numero zero e Zeller affanculo da qualche parte (maledetto pure lui).
Non male.
Tra le altre news dal basket americano impossibile non seguire la pagliacciata che stanno tirando insieme il Barba e i Nets. Premesso che ‘sti giocatoroni che chiedono di andarsene perché non sono stati capaci di rendere vincenti le squadre in cui militano mi sono da sempre stati sulle balle (esiste la free agency per quello, non rompi il cazzo a chi ti ha coperto d’oro), Brooklyn era già prima la franchigia su cui avevo preventivato di investire le mie gufate per il 20/21, un po’ per quel pagliaccio di Durant e un po’ per quell’altro pagliaccio di Irving.
Adesso sono curioso di capire come si svilupperà la cosa perché nella peggiore delle ipotesi (che comunque fatico a capire come possa configurarsi) i pagliacci diventeranno tre, trasformando i Nets nella squadra più odiosa ogni epoca. Nella migliore uno tra KD e KI, dopo essere giunto con mille proclami e la voglia di New York, verrà spedito in Texas come un pacco Amazon arrivato guasto. L’idea, per quanto improbabile, che possa essere Durant mi riempie lo stomaco di farfalle.
Ora alcune altre notizie meno interessanti per me, ma decisamente rilevanti per la lega.
I Bucks si sono liberati di quella pippa di Bledsoe per prendere Holiday da New Orleans e ci hanno messo l’ulteriore carico Bogdanović dai Kings. Dopo due fallimenti clamorosi nelle ultime due stagioni, senza se e senza ma, hanno deciso di fare all-in nel tantativo di vincere senza smantellare il nucleo composto da Giannis, Middleton e coach Bud. Se me lo chiedete, quell’asse ha già dimostrato di non avere i numeri per arrivare in fondo e Middleton non sta propriamente meritando il peso, la considerazione e i dollari che i Bucks gli hanno messo addosso, ma vogliono comunque provarci una terza volta prima di vedere cosa deciderà Giannis per il futuro. Viste le rivali, a questo punto speriamo ci riescano.
Infine, parliamo del mio idolo Chris Paul, aka CP3. Coi quaranta milioni all’anno firmati a Houston due anni fa ha probabilmente messo una croce sopra al potersela giocare per il titolo fino alla fine del contratto, quando probabilmente sarà ormai troppo oltre con gli anni per poterlo fare in ogni caso da protagonista. Per il giocatore che è, sinceramente, credo sia un gran peccato. In ogni caso quest’anno ai Suns potrebbe portare all’esplosione di Booker e di Ayton, togliendosi di nuovo qualche soddisfazione.
Io ci spero.

Chiudo qui, mi tengo le altre attività del lockdown per i prossimi post nella speranza di continuare a non avere argomenti.

Diario dall’isolamento 2: day 11

È finalmente arrivata la cameretta dei bimbi.
Sono andato a prenderli all’asilo e sono tornati a casa super curiosi. Olivia la voleva rosa, Giorgio rossa. Sono riuscito a vendergli che il colore in mezzo tra quei due è l’arancione, cosi che fosse perfetta per entrambi.
Vedergli aprire la porta è stato emozionante.
Sta notte Giorgio non aveva in pratica chiuso occhio. Piangeva dicendo che gli sarebbe mancata la sua vecchia camera, che non voleva rinunciare ai suoi ricordi. Mentre lo calmavo e ci parlavo ho provato a scavare un po’. Il problema di cambiare camera era passare ai letti grandi perché se servono letti grandi vuol dire che lui sta diventando grande e non vuole.
E così siamo tornati ad un discorso che ultimamente lo angoscia parecchio: la paura di crescere perché si diventa vecchi e da vecchi non hai più i nonni e i genitori. E poi muori.
Ha le stesse paure che avevo io alla sua età, spero che lui se ne liberi prima di quanto spero di poter fare io, prima o poi.
La cameretta, per quel che vale, mi piace un bel po’.