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Concerti

Silverstein

Eccomi appena giunto dal concerto.
Parlarne è difficile perchè, per certi versi, è stato sicuramente uno dei più brutti che abbia mai visto, tuttavia è da sottolineare che un po’ me la sono andata a cercare.
Sono arrivato alle 20:30 e i ragazzi avevano appena iniziato a suonare “Hear me out”, primo pezzo della scaletta. Cerco di raggiungere una posizione decente sotto il palco. L’operazione è paradossalmente più difficile del solito, poichè lo stuolo di bambine (non lo dico per dire, l’età media sarà stata 15/16 anni) presenti oppone resistenza. Frasi come “Siamo arrivate prima noi”, “Se vai davanti tu noi non vediamo niente” e “Non spingere” mi vengono rivolte per tutto il tempo che impiego a portarmi a ridosso delle transenne, mentre cerco di spiegare che tanto sarei rimasto lì solo per il gruppo spalla e che poi me ne sarei andato.
Arrivato in posizione decente mi ritrovo affianco ad un tizio alto e capellone che salta e si dimena come un pazzo, pogando da solo e rigorosamente a gomiti altissimi.
Forse era meglio stare tra le ragazzine.
Scatto qualche foto e seguo la performance dei Silverstein piuttosto innervosito, oltre che dall’ambiente circostante, anche dal suono che, per quanto ottimale e pulito, non presenta traccia della voce. In tutto suonano otto pezzi, facendo anche un discreto show per essere un gruppo preposto a scaldare gente che non vuole farsi scaldare.
Un po’ deluso dalla scarna esibizione, ma al contempo conscio che avrei dovuto aspettarmelo, mi reco al banchetto del merchandise dove acquisto il nuovo CD nella versione bonus con DVD alla modica cifra di 8 euro.
Onesto.
Sono le 21:05 e potrei benissimo andarmene a casa. Tuttavia decido di provare a sentirmi almeno un po’ del concerto dei Simple Plan, giusto per dare un senso ai 21 euro spesi e alla vasca fattami ber giungere in via Valtellina.
Alle 21:30 il quintetto pop-punk inizia a suonare.
Ebbene, ora posso asserire che i Simple Plan dal vivo non sono malaccio. Occupano benissimo il palco, si divertono, fanno divertire il loro pubblico e non si atteggiano nemmeno tanto. Una buona metà della folla è in delirio. L’altra metà è invece piuttosto annoiata e sconsolata, ma trattandosi di genitori giunti in loco perchè costretti la cosa è comprensibile.
Il cantante è realmente un gran figo, sia esteticamente che come attitudine, e questo fa si che io possa vedere volentieri metà del loro live set senza che la cosa mi pesi troppo.
Intanto faccio due chiacchiere con Josh, chitarrista dei Silverstein passato dall’altra parte delle transenne a godersi una birretta coi pochi fans. Molto simpatico.
Me ne vado intorno alle 22:30, stancato più che dalla musica dei Simple Plan, dai suoni orrendi (echo e alti a volumi improponibili, roba da male ai timpani) e dai continui “grazie/vi amiamo/siete forti/Ok Milano?/Siete molto sexy/…” che il cantante non fa che gridare tra un pezzo e l’altro.
Se dovessi quindi dare una valutazione alla serata direi che non è stata male, poichè vedere gente che suona mi fa sempre molto piacere. Certo il rapporto qualità:prezzo è ai limiti del vergognoso, ma come detto avrei dovuto aspettarmelo e comunque non aver speso i soldi sta sera l’ha reso meno lampante.
Sono contento però che nel 2005 le ragazzine sbavino per gente che quantomeno suona e scrive della musica piuttosto che per fotomodelli capaci solo di balletti imbarazzanti una volta messi su un palcoscenico. Insomma, le boyband di oggi sono nettamente meglio di quelle della mia generazione.
E’ anche vero che quando io avevo 15 anni il CD cult alternativo per definizione era “Smash” e gli Offspring, con tutto il rispetto per i Simple Plan, erano tutta un’altra musica…
Who's Josh?
*Josh & Manq. He’s crazy!

Emo

Eccomi appena tornato dal live dei Lagwagon e quindi eccomi puntuale a scrivere le mie impressioni.
Innanzi tutto un grazie monumentale a Daniele che mi ha dato il biglietto e mi ha permesso di andarci, regalandomi così una bella serata.
Fatto il doveroso riconoscimento, la cosa che più mi sta a cuore dire non riguarda la musica.
Di quella parlerò dopo.
L’analisi riguarda le persone. Si cresce, è innegabile. I gusti cambiano e molto spesso si preferisce archiviare ciò che si è ascoltato in gioventù al grido di “ero giovane, ora sono diverso.”.
Vero.
Innegabile.
Così quando arrivano i Lagwagon a suonare a Milano il pensiero è: “che ci vado a fare? Non sono più tipo da quella roba.”. Ebbene andandoci comunque la sensazione non è per nulla quella e il pensiero diventa: “sarò anche cambiato, ma queste cose continuano a divertirmi e cazzo, vorrei mi divertissero finchè ho fiato in corpo!”.
Come me devono pensarla un sacco di persone che, puntualmente, capita di incontrare in queste situazioni. E’ stato bellissimo rivedere Carlo e Marco, Fabio Uni, Jack “Lorenzo” Burton e Francy e Marta BG. Quest’ultima tra l’altro studia farmacia a Milano eppure non l’ho mai vista. Comunque, se anche l’avessi vista in quella situazione e non sta sera, sarebbe stato diverso.
Così si viene rapidamente trascinati dall’atmosfera, aiutati da “Violins”, “May 16”, “Alien 8”, “Razor Burn” e tutti quei pezzi che si cantano a squarcia gola, saltando e alzando le corna al cielo. Non conta che Joey Cape non avesse un filo di voce questa sera, l’atmosfera e l’attitudine hanno colmato agilmente la lacuna.
Non so perchè, ma ho sempre l’impressione di poter sembrare ridicolo in queste situazioni.
Chissenefrega.
E’ in serate e momenti come questi che si assapora la felicità vera e quindi sono contento dell’essermela goduta appieno.
Col senno di poi, a non andarci avrei commesso uno sbaglio enorme.
Credo di aver detto tutto, anche riguardo alla musica.
Potrei aggiungere che hanno suonato in maniera impeccabile e precisa, ma se anche così non fosse stato, non credo avrebbe fatto differenza per me quindi l’elemento non è certo rilevante.
Vedrò altri concerti prossimamente, ma credo che nessuno avrà questo impatto emotivo.

Material Boy

Oggi sono andato a fare Shopping.
Devo ammettere che questa è una pratica che mi da discrete soddisfazioni, sebbene io non sia certo il tipo che dedica troppo tempo all’acquisto dei vestiti. Tuttavia quando devo farlo, ai cambi di stagione solitamente, mi piace farlo come si deve. Con l’aiuto di Ambra siamo partiti destinazione Morgan Air, sede di Eupilio in provincia di Lecco. Era un sacco di tempo che non andavo in quel posto, anche perchè solitamente lì compravo la roba da snowboard ed essendo un paio di annetti che di neve ne vedo veramente poca, occasioni per visitarlo non ce ne sono state. Bri però doveva comprare una giacca e quindi ho pensato potesse essere il posto giusto. Non mi sbagliavo. Ora è diventato un negozio realmente bello, dove poter comprare qualsiasi cosa inerente l’abbigliamento. Vagandoci all’interno mi sono ben presto ritrovato per le mani un jeans della Element, un maglione della Volcom ed un cappellino dell’Atticus, tutto rigorosamente in saldo invernale al 50%. Dei tre capi non so quale sia più poser e questo mi da discreta soddisfazione. Ambra ha trovato la giacca che cercava, molto bella, e grazie ai sopracitati saldi l’ha pagata decisamente poco. Abbastanza da potersi permettere di impiegare quanto risparmiato in una felpa. Siamo usciti da li entrambi molto soddisfatti degli acquisti. Io, dalla mia, posso anche aggiungere di aver passato con lei un fantastico Sabato. Ormai mi rendo sempre più conto di starci bene qualunque attività si scelga di intraprendere.
Dopo lo shopping sfrenato abbiamo deciso di concludere il pomeriggio a Lecco, presso il Mojito Cafè, dove suonava il duo “Trappola per Tope“*, la band di Fili. Più di tre ore tra stuzzichini e melodie che trasudavano ammore, all’insegna di un duo chitarra/sax in preda ai peggiori deliri da alcol. Fili è indubbiamente un rocker.
Corna alzate per lui.
La trappola per tope
* La Trappola per Tope, band che ama definirsi semplicemente “etero”. Gran live set il loro…

Rock in Idro vol.2

Ecco qui due valutazioni anche sulla seconda giornata di concerto.
Anche in questo caso menzione ai compagni di viaggio, che oltre ai reduci della prima giornata annoveravano tra le loro fila anche Fà, Peich e Ciccio, quest’ultimo in grande spolvero soprattutto nel “pogo” cui ci siamo accidentalmente imbattuti.
Iniziamo quindi la disamina dei gruppi:
Viboras: la risposta italiana ai Distillers si dimostra molto efficace e divertente e si lascia apprezzare anche a chi non è particolarmente amante del genere (ad esempio me).
Hormonauts: Rock’n’Roll anni 50, sicuramente divertentissimo da vedere live. Gran batterista.
Me4rent: HC melodico in ialiano. Non mi sono piaciuti.
All American Rejects: secondo me molto molto buoni. Difficile portare quella musica su un palco del genere, ma loro sono riusciti a farlo con personalità e mi sono piaciuti molto.
Funeral for a Friend: acustica pessima. Delusione soprattutto da quel punto di vista. Resta la consolazione che a sentir loro torneranno presto per una data vera e propria e li valutarli sarà più facile. Nota di demerito alla bellissima maglietta solo in taglia girl.
Toy Dolls: si bruciano tutto con l’intro “The Final Countdown” degli Europe suonata col kazoo. Un picco di stile così alto non poteva essere replicato durante il loro set e quindi passano via anonimi e stucchevoli.
Me First and the Gimme Gimmes: enormi. La dimostrazione lampante che la musica può essere puro e semplice divertimento. Molto fanno un Fat Mike ancora sobrio, un Joey Cape ispirato e soprattutto un Jackson che si presenta nonostante la miriade di impegni che ha coi Foo Fighters, con la voglia di divertirsi e divertire. Veramente fantastici.
My Chemical Romance: lui è un animale da palco, lo si capisce subito, ma anche i suoi soci sono veramente in gamba. Gran bella prova a mio avviso.
Millencolin: volumi altissimi e scaletta pessima. Una delusione soprattutto dopo l’ottimo live di Aprile.
Nofx: seppur idoli indiscussi, seppur sempre geniali in tutto offrono una prova discutibile. A tre ore dal suo arrivo, Fat Mike è ormai scoppiato e non si regge più in piedi. La scaletta non c’è, i ragazzi improvvisano cercando di seguire le intenzioni del loro vocalist in uno stato assolutamente pietoso. Il risultato è che suonano poco, troppo poco.
Darkest Hour: Anche loro veramente egregi. Tengono il palco in maniera sopraffina e suonano egregiamente. Direi uno dei migliori gruppi visti nell’arco dei due giorni.
Ska-P: da uccidere. Loro ed i loro fan. La speranza è che si siano sciolti sul serio. Personalmente li ritengo l’emblema del problema più grosso della sinistra italiana.
Tirando due somme è stato un festival buonissimo cui sono lieto di aver preso parte.

Foto del giorno N°11 – C.I.R. at work
Scienziati
* col metodo di Galileo sono state certificate le altezze di quasi tutti i castelli/ponti/pozzi/monumenti scozzesi. E se l’occhio riteneva la misurazione poco attendibile, si trattava certamente di un’illusione perchè la scienza non sbaglia. Mai.

Rock in Idro vol.1

Ecco due commenti alla prima giornata del Rock in Idro.
Come prima cosa è assolutamente d’uopo ringraziare Ale Doni e Lo Ste che dal primo pomeriggio in avanti mi hanno alleviato dalla solitudine, permettendomi di godermi la giornata. Ho seguito più o meno tutti i gruppi del palco principale, ma ho visionato almeno per qualche secondo anche quelli del secondo palco in modo da farmi un’idea in merito. Nel complesso sicuramente un buon concerto, ricco di sorprese. Ora provo ad analizzare gruppo per gruppo.
Useless I.D.: causa anticipazione della scaletta (non annunciata, tra le altre cose) e eccessiva macchinosità delle procedure di ingresso ho perso metà abbondante del loro già striminzito live set, tuttavia per quel poco che ho visto mi sono parsi in gran forma. Da capire come mai al basso ci fosse Matt dei No Use. Nota di merito al chitarrista dei suddetti che mi ha fatto compagnia per un quarto d’ora durante il mio periodo di solitudine.
Tying Tiffany: inascoltabili.
Voicst: possono piacere. Non a me.
Love in Elevator: inascoltabili.
Super Elastic Bubble Plastic: ottimi. Mi hanno fatto una grande impressione. Non saprei bene dire che genere facciano, quindi sto schiscio e dico rock. Un plauso al batterista.
No Use for a Name: beh, poco da dire: dal vivo spaccano sempre. Nonostante i capelli allucinanti che adesso Tony Sly ha in testa, nonostante quella merda che è l’ultimo CD (da cui hanno suonato giusto 2 tracce, scelte tra le uniche tre decenti per giunta) e nonostante l’intro tecno con cassa martellante e gingle elettronico che intona No Use (trash come poche altre cose) hanno fatto la solita buonissima prestazione.
Nomoredolls: inascoltabili.
Juliette & the Licks: inascoltabili. Lei però è un bel vedersi, seppur agghindata da far ridere e impegnata ad imitare Iggy Pop.
Turbonegro: il primo dei due gruppi che mi ha ricordato come il rock’n’roll sia ancora bello vivo anche nel nuovo millennio. Musicalmente non potrei mai apprezzarli, ma live hanno fatto un grande show. Si presentano pittati e vestiti come i Village People, tutti tranne il cantante che riesce a fare di peggio giungendo sul palco conciato come Abbatantuono in Attila. Al grido di Party Animals sfornano un’oretta di puro rock’n’roll dissacrante, smettendo giusto al punto in cui avrebbero incominciato a stufare. Veramente pregevoli visti dal vivo. Nota di merito qui va al tastierista/chitarrista che per movenze e orgoglio gay pareva Pier Piero.
Pennywise: come detto non li avevo mai visti dal vivo visto che non stimo particolarmente la band. Devo ammettere che però sono stati una piacevolissima sorpresa. Si presentano discretamente ubriachi e senza aver fatto l’ombra di un soundcheck. Arrivano e dicono di essere volati qui all’ultimo momento, letteralmente, per rimpiazzare i Transplants. Convinti di suonare prima dei Good Charlotte li prendono per il culo per una buona decina di minuti. Iniziano a suonare e ci mettono 4 pezzi ad avere un suono non più imbarazzante, 6 per averne uno discreto. Fino a quel momento “avevo vergogna io per loro”, citando Lo Ste, ma da li in poi la questione cambia. I milioni di anni passati sulla scena vengono fuori tutti e i quattro iniziano a dominare il palco continuando pur sempre a non prendersi troppo sul serio. Vedere “Bro Himn” intonata da tutta quella gente è un’esperienza da farsi.
Vanilla Sky: li ho visti poco perchè ero piuttosto stanco, ma direi che hanno fatto il loro solito discreto lavoro.
The Hives: altra band che da cd non sopporterei per più di 3 minuti, ma che dal vivo spacca veramente una cifra. Rockstar nate. Nient’altro da aggiungere se non la frase della serata, ovvero quella pronunciata dal loro cantante: “I’m so cool that I would kiss me!”.
Fonzie: anche loro seguiti poco, ma abbastanza per definirli. Ennesima band HC melodico/pop punk. Stesse sonorità di mille altri gruppi, tuttavia hanno la scusante di essere portoghesi e quindi probabilmente originali nel loro contesto nazionale.
Offspring: hanno chiuso il tutto. Non li vedevo live da molto tempo e anche loro mi hanno sorpreso. Una scaletta validissima, con un buon 80% di pezzi vecchi, di quelli che piacciono a me insomma. Non nego che vedere Noodles coi capelli cortissimi e bianchi (si, bianchi…) mi ha fatto riflettere, però è stata una cosa momentanea. Sentire “Bad Habit”, “All I Want”, “Smash” e “Self Esteem” e vederlo li con la sigaretta in bocca mentre suona e salta ha cancellato ogni perplessità.
Domani si replica e le premesse per un’altra ottima giornata ci sono tutte.

Foto del giorno N°10 – Castle of Illusion
Urquhart Castle
* nei vari castelli mi sentivo un po come il Micky Mouse del mio Sega Master System: circondato di illusioni fantastiche.

Idro_serata

Stasera sono andato alle Librerie Acustiche di Monza per sentire finalmente i Videoneve suonare dal vivo. In realtà ho scelto una circostanza particolare, poichè si trattava di un set acustico. Innanzi tutto devo spendere due parole sul posto: carino e torrido.
La serata si è aperta con l’esibizione di un duo chitarra/voceemillesuonicampionati che ha tenuto banco per un’oretta circa. L’effetto suscitato da questa formazione sulla mia persona è stato bizzarro. In realtà la loro musica ad orecchio non era affatto male, ma la si poteva apprezzare solo non guardandoli. Vedersi di fronte un tizio con chitarra e uno con PC e tastiera creava un terribile contrasto con il sentire pezzi composti da suoni di miliardi di strumenti diversi. L’effetto era quello di un film doppiato male, con audio e video non complementari. Secondo me dovrebbero fare musica per non vedenti. Musica Braille.
Dopo di loro è stato il turno dei Videoneve. Prestazione apprezzabile direi, soprattutto per quanto riguarda il cantato e alcuni rearrangiamenti volti alla trasposizione acustica dei pezzi. L’assenza di ossigeno in sala ed una temperatura di 45° C hanno forse compromesso la lucidità del gruppo sul finale, ma devo dire che è stata una buona prova. Nota di merito al pezzo nuovo “Cose orrende”.
Mi sembra di aver scritto una roba alla Mario Luzzardo Fegiz. Che schifo.
Tornando alla serata ho due ringraziamenti da fare.
Il primo è al Dany che, accortosi di avere ancora demo dei Murder, We Wrote per le mani, mi ha omaggiato di una copia per rimpiazzare la mia ormai consunta dagli ascolti. I MWW erano un gruppo enorme.
Il Secondo è ad Ale Doni e ai suoi Salmakki (non ricordo se si chiamassero realmente in questo modo o in modo simile). Trattasi i morbide caramelle alla liquirizia dal peculiare gusto salato. Al primo assaggio sia io che Peich ne siamo rimasti semi-disgustati, per poi diventarne dipendenti poco dopo. Spero di riuscire a trovarne una scorta adeguata all’Ikea.
Un saluto va a Lorenzo che non vedevo da milioni di anni.
Oggi pomeriggio ho rivisto mio cugino Valerio dopo 2 annetti circa e diversi trascorsi poco felici per lui. L’ho trovato bene. Sono contento. Spero non debbano passare altri due anni prima che io possa rivederlo.

Bullion

Avevo detto che sarei andato a sentire i Millencolin e così è stato. Il live si è svolto al C-Side, ex Propaganda. Un buco. Al nostro arrivo (ero con Fà. Lì abbiamo incontrato il Dany e la sua consorte della quale, come mio solito, ho dimenticato il nome. Chiedo scusa.) stavano suonando ancora i Lawrence Arms. Tra acustica pessima e suoni indecorosi, mi sono parsi piuttosto scontati e per nulla accattivanti, tuttavia credo non fosse un buon banco di giudizio viste le condizioni. Tempo di orientarci un po’ e salutare gli immancabili amici da concerto, quelli insomma che vedi solo in quelle occasioni, ed è ora dei Millencolin. La nostra posizione era piuttosto defilata sulla destra, tuttavia si vedeva e sentiva piuttosto bene. Il suono non era dei migliori, soprattutto per quanto riguarda le chitarre, ma è difficile essere oggettivi quando si ascolta un gruppo che piace. Questo è per spiegare che mi sono molto divertito e che mi sono piaciuti veramente tanto. Anche dal punto di vista della scaletta ho pochissime recriminazioni da fare, forse avrei tagliato qualche pezzo di “Home from Home” e avrei aggiunto “Lowlife” e “22” di “For Monkeys”. Tuttavia sentire quasi tutti i pezzi storici che amo di più, tra cui soprattutto “Softworld”, mi ha dato parecchio gusto.
Poco da aggiungere a riguardo.
Sono Soddisfatto.
Ieri ho dato la seconda parte di Fisiologia e mi sono tolto un altro esame dalla strada. Seppur io abbia lavorato solo un anno, starmene a casa a far nulla come oggi mi è sembrata una cosa strana. Nonostante io mi sia tenuto impegnato, credo non sarei capace di starmene così senza nulla da fare per troppo tempo. Adesso mi metterò a studiare per nuovi esami e per tutto Aprile sarò impegnato attivamente all’Università per un corso e dei laboratori, almeno due volte a settimana. Sembra essere un buon paliativo alla noia. Speriamo.
In TV c’è “Rivelazioni”, il film con Demi Moore e Michael Duglas. Non ero mai riuscito a guardarlo per intero ed ora che l’ho fatto potevo tranquillamente evitarmi la fatica.
Oggi sono contento.
Domani?

“I’m gonna change my life, plans, Vans start to dance
change my thoughts, sox, moves, even my pro fighter Q”

Mille cose

Finalmente ho una mezz’oretta per dedicarmi al mio diario virtuale. Questa settimana è pienissima di impegni e non ho ancora la certezza di riuscire a tener fede a tutti. Per il momento sto procedendo bene, ma l’imprevisto è certamente annidato dietro qualche svincolo buio, pronto a farmi la festa.
Oggi è il compleanno di Ambra e quindi le faccio gli Auguri. Spero anche di riuscire a telefonarle e trovarla a casa prima di uscire, così da poter espandere il concetto scrittole via SMS. Per festeggiare usciremo domani sera. Andremo a mangiare fuori nel giorno che separa il suo compleanno dal mio, che sarà Venerdì. Il posto prescelto, su consiglio di Dani e della Vera, è in Brianza, poco prima di California. Sembra ci si mangi più che discretamente e questo è l’importante. L’imperativo della serata sarà infighettarsi. Non so perchè a Bri sia venuta questa idea, forse, come sospetta mia madre, è stufa di vedermi vestito come un imbecille. Sta di fatto che dovrò dare spolvero a giacca, camicia e cravatta. Niente vestito nè scarpino elegante però, perchè anche io ho una dignità. Vinceranno probabilmente le Etnies sempre più vicine al loro pensionamento. Le idee chiare sul vestito compensano una totale assenza di spunti creativi in ambito regalo. Le idee venutemi sono mille, quelle buone si riducono ad una. Peccato che questa sia stata destinata ad essere abortita per cause di forza maggiore. Domani alle 16.00 ho appuntamento con la Kla sull’ultima spiaggia, sperando nell’illuminazione ultima.
Sarebbe stato tutto più facile se oggi non fossi totalmente arso dalla tensione per il Derby di Champions che tra poco più di venti minuti andrò a vedermi dal terzo anello del Meazza. Oggi ho provato di tutto nel tentativo di svagarmi: ho tagliato i capelli (tra l’altro questa operazione mi ha avvicinato notevolmente allo stadio finale di “Emo-Poser” cui ambisco da qualche mese), ho fatto la barba, sto scrivendo sul blog e ho persino provato a studiare. Inutile dire che tutto è stato vano.
Ieri sera sono andato a vedere il live dei Queen, o meglio di ciò che ne resta: Bryan May e Roger Tayolr. Esperienza emozionante. Voglio fare una nota di merito a Paul Roger che si è sobbarcato l’onere di frontman con discreta attitudine, intelligenza e capacità. Bravo. Se non fosse stato per Aui che mi ha gentilmente offerto un biglietto, non sarei mai andato ed ora posso indubbiamente dire che sarebbe stato un male. Grazie.
Domattina spero di riuscire a lavare la macchina, visto che ormai ha forme e colori che non le appartengono. Sarà dura convincere la croppa di polvere ad abbandonare gli interni, ma spero di vincere.
Bene, è giunta l’ora di uscire e andare a soffrire.
Prima però vorrei dire solo una piccola cosa riguardo un avvenimento mastodontico accaduto in questi giorni: la morte del Papa. Sebbene disdegni profondamente il caos mediatico spinto dal denaro che ne è conseguito, un pensiero voglio scriverlo anche io.
Per quel che mi riguarda è stato un grande uomo.