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Gnocco fritto
Ero partito con lo scrivere un resoconto della serata di ieri sera, ma poi non mi piaceva e quindi l’ho cancellato.
Non ho neanche intenzione di riprovarci, perchè un po’ sono stufo di riempire questo spazio con riassunti di episodi della mia vita.
Una riflessione tuttavia la voglio fare: non ho più l’età per fare certe cose.
Ieri sera ci siamo uccisi.
Abbiamo mangiato talmente tanto che avevo il reale timore potesse venirmi un infarto.
A parte l’abbuffata di gnocco fritto, salumi e zola abbiamo pensato bene di ordinare anche un paio di primi ed un secondo.
Gnocchi coi fagioli, tagliatelle al ragù di lebre e cinghiale in salmì per altro, tutta roba di un certo peso specifico. Persino la cameriera si è lasciata andare ad un: “Cazzo ragazzi…” quando ha compilato le ordinazioni.
Non che poi sia avanzato niente, tolto un po’ di dessert che nessuno voleva e che abbiamo preso solo perchè la cameriera di cui sopra altrimenti ci avrebbe dato dei chiacchieroni, però alla fine della cena i pantaloni abbottonati si contavano sulle dita di una mano.
Il test di ieri è stato sicuramente un buon banco di prova per l’appuntamento con Mafalda ed il suo menù che, a detta di alcuni, sarebbe addirittura “impossibile da finire”. La prestazione piacentina infatti può definirsi buona e questo farebbe ben sperare, ma basterebbe anche solo una fetta di prosciutto in più rispetto a quanto servitoci ieri, per incappare in una clamorosa disfatta.
Comunque vada, è il caso che mia madre compri un’altro barattolo di Brioschi visto che coi due bicchieri di ieri sera ne ho esaurito le scorte.
Last and even worse least
Oggi ho dato Chimica Bioorganica.
E’ andata bene.
A questo punto sono ad una sola lunghezza dal traguardo.
Un solo esame.
Un’unica prova orale da sostenere entro il 31 Gennaio 2007.
Si tratta di Tecologia, Socioeconomia e Legislazione.
Credo di aver ormai sostenuto molti esami brutti, troppi forse, e questo non è che il loro principe.
Studiarlo sarà realmente un’impresa ardua, ma la consapevolezza che si tratti dell’ultimo esame sarà sempre lì a confortarmi.
Oggi si è laureata Lale.
Sono andato ad assistere e così ho potuto rivedere un po’ di gente che non vedevo da lustri, anche a causa del pacco tirato loro un paio di settimane orsono.
La ragazza ha spaccato, 110 e lode per lei.
Partendo da un onestissimo 100 (media del 27,3) direi che la sua tesi è stata sicuramente ben valutata.
Approfittando della presenza di persone che sicuramente sono più informate di me su punteggi e conteggi delle lauree ho potuto informarmi e fare due calcoli allegri sulle mie prospettive.
La mia media attuale è di 25,1.
Tradotto in punti questo mi vedrebbe ai blocchi con un tutto sommato dignitoso 92.
Il mio voto di laurea dovrebbe quindi aggirarsi intorno al 100.
La Cristina, laureatasi oggi e nelle mie stesse condizioni, ha portato a casa un 101.
Un po’ mi secca pensare che senza quest’ultimo anno avrei potuto ambire ad un 103/104.
Non mi è mai fregato nulla di queste cose, sono sempre stato contento del mio 25 di media e se questo fosse rimasto immutato per tutti e cinque gli anni non avrei avuto certo di che lamentarmi.
Essere arrivato ad un passo dal 26 per poi ripiombare a 25 invece è abbastanza irritante.
Ora però basta con i calcoli.
Ora è il caso di organizzare questo serratissimo week-end, cercando di non lasciare spazio a nulla se non allo svago.
Si comincia Venerdì con la trasferta bolognese targata Taking Back Sunday.
Non ho ancora il biglietto e sarà una vasca importante, tuttavia mi ero ripromesso di regalarmela qualora l’esame fosse andato com’è andato e odio fare di me un bugiardo.
Per quanto riguarda Sabato invece ho propositi di shopping sfrenato da saziare spero con l’aiuto della Bri e questo dovrebbe occuparmi più o meno tutta la giornata.
La sera, dopo aver seguito un’altra imbarazzante partita dei rossoneri, sarà destinata ai festeggiamenti della neodottoressa Lale in un locale danzereccio di Milano ancora da definirsi e che spero sia molto poco fighetto.
Passando a domenica al momento non c’è nulla di organizzato se non la serata con Ambra, quindi credo di poterla occupare comodamente con un sapido mix di sonno e playstation.
Direi che i miei programmi sono da considerarsi niente male e quindi credo di potermi fermare qui.
Con il fatto che in casa mia ancora non vanno i riscaldamenti, mi si stanno ghiacciando le dita delle mani.
E’ il momento di una doccia bollente.
Sabet sira
Sabet sira pasà serum föra in pöc e inscì sem andà a Milan.
Ghe minga nient de dì, Milan l’è sempar Milan e pasà la sira a l’umbria de la Madunina l’è sempar un bel vif.
Cuma l’è, cuma l’è minga em ciapà sù i machin e sem andà ai Navigli. Tüch i völt c’andem di chi part lì, finisum sempar per andà a trasas föra mè i tumates a La Fontanella, cal post lì che l’servis la bira in cal bicer lungh e strenc ca sa ciama “Cavaliere”. Al post saria anca bel e mi ma pias propi la bira che gan dentar lì, al prublema l’è che tüch i völt ca finisum di chi part lì, vegnum sempar föra ciüc impestà.
Sabet sira la fà minga diferensa.
Quand che sem rivà, em sübit tacà sù a dì i solit quatar casat e mentar ca parlaum l’è rivà al prim gir de bira.
Mi ho ciapà una Leffe Rossa, Simo, Peich e Dani una Kilkenny Cream, Ori una Bass e anca Missa, ca de solit ciamem “al pupo” perchè l’è sempar adrè a dì ca l’bef minga perchè pö ga vegn al mal da stumic, l’ha ciapà al so bel Cavaliere di Kilkenny per fa minga la figüra dal martul.
Cuma seri adrè a dì, serum in ses e insci al camerer ga purtà la solita teserina cun da surevia ses timber. La teserina l’è al püsè grand prublema da cal post da merda lì.
Quand che te ghe des timber, chi malnat de l’osti di i camerier ta porten un Cavaliere a gratis. Ghe nanca de dì che em sübit tacà a fa la cursa per ciapà i quater timber che ga mancava per ciapà l’uferta e bef a gratis.
La roba è che ma sà ch’em sbaglià i noster cunt perchè em tacà a ciapà la Dragoon, una bira ca la par la bensina di i camius. Ciapen vüna, ciapa la secunda e serum gimò tüch a l’alter munt. La roba bela lè che quant ca sem un po’ beü, tacum föra a parlà in dialet cuma i vech a l’usteria.
Mama mia quanti ustiat c’ho dì e sentì Sabet e anca chi cinc ciula che ghera cun mì schersaven minga. Ho mai ris inscì tant.
Anca quand che l’è rivada l’Elena, la cumpagna de l’Università de la Bri, l’è minga sta pusibil fa desmet al Dani che l’ sügütava a diga da vulega impiendga al canale rettale.
Ma sa pö?
Vista la piega ca serum adrè a ciapà, em decis de urdinaga al camerer un para de Cavalieri püsè legeri, minga da sta mal. Catà föra la Guinnes dopu la Leffe però secund mi l’è minga stada una roba propi giüsta perchè ca la bira lì la resta un po’ in sül stumic.
L’è anca par cal mutif chi che al Peich l’ha tacà föra a da de stumic in mess al pub, propi de surevia di mè scarp.
Propi menter l’era adrè a rivà al Cavaliere gratis de Dragoon, sem dovü scapà föra per purtà cal vech del Peich a finì fora al laurà in un post men pien da gent.
Al dì d’incö mi disi che l’è sta mei bevel minga cal cavaliere de Dragoon lì, perchè ma sa che sal beveum finium tüch al San Gerardo o dentar a un culumbari.
Minga che inscì mi sun stà propi ben ca la not lì. Gimò quand ca sem rivà a la panca, mi ma cureva la saliva e seri al culur di i mort. Pö, quand ca sun andà in lech, l’ha tacà a giram föra tüta la stansa e inscì ho pensa ca l’era mei andà al gabinet a fa la stesa fin dal Peich.
Se gò de dì, avrò ciapà frech.
*Sabato sera scorso eravamo fuori in pochi e così abbiamo deciso di andare a Milano.
Non c’è niente da dire, Milano è sempre Milano e passare la serata all’ombra della Madonnina è comunque un gran bel vivere.
Com’è, come non è, abbiamo preso le macchine e siamo andati sui Navigli.
Tutte le volte che finiamo da quelle parti, finisce sempre che andiamo a sederci alla Fontanella, il posto che serve la birra in quei bicchieri alti e stretti noti con il nome di Cavaliere. Il posto sarebbe anche bello e la birra che vi servono a me piace molto, il problema è che tutte le volte che ci andiamo va a finire che esageriamo.
Sabato sera non ha fatto differenza.
Appena arrivati abbiamo subito iniziato a chiacchierare e nel frattempo ci è stato portato il primo giro di birre.
Io ho preso una Leffe Rossa,, Simo, Peich e Dani una Kilkenny Cream, Ori una Bass e anche Missa, che di solito chiamiamo “il pupo” per la sua propensione a lamentarsi, ha preso il suo bel cavaliere di Kilkenny per non sfigurare.
Come ho detto eravamo in sei e così il cameriere ci ha portato la classica tesserina con sopra sei timbri. La sopra citata tesserina è sicuramente la peculiarità del locale.
Quando vengono raggiunti i dieci timbri, infatti, i simpatici gestori del locale ti portano un altro cavaliere a tua scelta, gratis. Non serve dire che tra noi è iniziata a farsi strada l’idea di poter arrivare a conquistare l’offerta aggiungendo i quattro timbri che ci mancavano. La questione però è che forse c’è stato un piccolo errore di valutazione da parte nostra, visto che si è iniziato ad ordinare Cavalieri di Dragoon, una birra piuttosto strutturata. Prese le prime due infatti, la situazione è iniziata a precipitare. La nota positiva di tutto questo è che quando ci stiamo divertendo come l’altra sera, iniziamo ad esprimerci in dialetto milanese in omaggio alle nostre radici.
E’ buffo ripensare a quante se ne sono dette e sentite Sabato sera. Credo di essermi divertito poche volte così tanto.
Anche quando ha fatto il suo ingresso nel locale Elena, una compagna di Università di Ambra, non è stato possibile desistere dalle nostre simpatiche esternazioni tradizionali, soprattutto per Dani.
Ma si può?
Questo ci ha permesso di renderci conto che forse si stava un po’ esagerando e così abbiamo deciso di ordinare i due Cavalieri che ancora ci separavano dal traguardo, di birre meno importanti. La scelta della Guinnes, tuttavia, dopo la Leffe, non si è rivelata delle migliori poichè la birra irlandese risulta essere piuttosto corposa e di difficile digestione.
Forse è anche per quello che Peich si è sentito poco bene.
Per questo motivo, mentre arrivava il Cavaliere del record, quello omaggio e ancora una volta di Dragoon, abbiamo preferito lasciare il locale e portare il nostro amico a prendere un po’ d’aria fuori lungo il naviglio.
Forse è stato meglio così, perchè se avessimo bevuto anche quello avremmo rischiato di stare male sul serio.
Non che io sia stato poi benissimo quella notte. Già arrivato alla panchina accusavo una certa pesantezza di stomaco. Poi, una volta rincasato e messomi a letto, l’indisposizione è persistita per lungo tempo.
Probabilmente la causa sta nell’aver preso freddo.
It’s hard to say
Eccomi qui in laboratorio, appena rientrato da Malpensa.
Tra un paio d’ore i miei amici si imbarcheranno su un Boeing 767 con destinazione Los Angeles per compiere uno di quei viaggi che si ricordano per tutta la vita.
Il ruolo di spettatore in tutto questo mi va abbastanza stretto.
E’ come aver perso una di quelle occasioni che, nella vita, non bisogna assolutamente lasciarsi scappare.
Probabilmente avrò nuovamente occasione visitare quei posti, ma non sarà a 25 anni e con gli amici di sempre.
Sarà un’altra cosa.
Non migliore, non peggiore.
Diversa.
Poco importa se tutto questo sia dovuto solamente ad una serie abbastanza lunga di tristi coincidenze, in primis la scelta dei miei soci di fare il viaggio super proprio nell’unico (spero) anno in cui partire non mi è possibile e poco importa anche l’essere consci di quanto sia inutile stare a piangere sul latte versato.
In questo momento fa un po’ male.
Forse anche per questo ho aderito all’idea folle della veglia continuata fino alla loro partenza ed ho poi scelto di accompagnarli in aereoporto, solo per sentirmi un po’ meno “outsider”.
Faccio abbastanza cagare.
Leggere a video quanto so essere stupidamente emotivo rende il tutto ancora più reale, come mi impedisse di mandare giù con indifferenza questo boccone decisamente amaro.
Quello che realmente mi preme fare adesso è augurare ai quattro una bellissima vacanza e ringraziarli per aver provato a tirarmi in mezzo sempre e comunque, facendo di questo mio senso di non appartenenza una tara personale.
Resta solo una cosa da dire: Anubi.
Let’s talk abuot plus and minus
Sabato mattina.
Sono sveglio da poco e ho appena finito di mangiare.
Tempo di scrivere questa pagina e fare un salto in bagno e sarà ora di andare in laboratorio. Speriamo che la buona volontà venga in qualche modo premiata.
Non ho molto sonno.
E’ vero che sono andato a letto approssimativamente alle cinque del mattino ieri sera, ma è altresì vero che ieri pomeriggio, uscito dal lavoro, mi ero regalato un cospicuo sonnellino.
Non è proprio una sana condotta di vita, ma questo è il massimo che riesco a concedermi.
Tirare l’alba a chiacchierare con Missa era una piacevole abitudine anni fa, ora il suo ruolo è stato ridotto a simpatico diversivo.
Sarà la vecchiaia.
Comunque sia ieri è stato divertente, anche grazie all’Ali e a tutte le sue paturnie.
Giovedì invece sono sato ad una festa a tema Hawaii organizzata da un collega del besta che parte per tre anni alla volta della Germania. Ci sono andato con la Bri e mi sono proprio divertito.
L’ambiente lavorativo in cui mi trovo è decisamente piacevole anche al di fuori dell’orario di lavoro.
Questa è una grande fortuna.
I programmi per questo mirabolante Sabato sera danno in forte ascesa le quotazioni della “Fata Verde” dopo aver seguito la finalina mondiale. Il posto, inspiegabilmente, raccoglie molti consensi tra i miei soci. Dico inspiegabilmente perche si tratta di un locale del tutto fuori da quelli che sono i nostri standard di vita.
Forse è proprio per questo che ci andiamo.
Per sentirci esclusi.
Ho deciso di procurarmi tutte le serie di “Dharma & Greg” in attesa di riuscire ad avere l’ultima di “Dawson’s Creek” e la quinta di “Scrubs”.
Sono tristemente dipendente dai serial televisivi.
E fu
E fu così che andammo dal vecchio a cenare.
Niente di diverso dal solito.
Tanto pesce, tanto vino, tanta voglia di stare bene in compagnia.
Pronostico rispettato appieno.
Eccomi qui, scarsamente capace di percepire la realtà per quello che è, in camera mia.
Solo.
In testa tanti pensieri e poca lucidità per connetterli tutti.
Avrei voluto parlare con qualcuno, ma forse è stato meglio che non ci fosse disponibilità in questo senso.
Spaesato tra ciò che penso e quello che forse dovrei pensare, ma che in realtà è lontano dalla mia mente.
Vuoto.
Tirando le somme sono poche le certezze.
Una è che sono dannatamente innamorato.
Se questo è un bene o un male non è certo il momento per stabilirlo.
Di sicuro adesso senza la gioia di essere totalmente preso da una persona vivere sarebbe ancora più insopportabile.
E allora basta pensare.
Basta riflettere.
Basta scrivere frasi sconnesse che chiunque potrebbe leggere e interpretare in chissà quale maniera.
Credo di desiderare che l’80% delle persone che leggono queste righe non lo facessero.
L’altro giorno mia zia Enza mi ha lanciato una battuta sul blog.
Forse ho frainteso, ma credo di aver capito che i miei ne siano lettori e ne parlino con i loro amici.
Non so perchè ma questa cosa mi fa schifo.
Mi piace l’idea che sconosciuti leggano i miei sproloqui, ma odio pensare che lo facciano persone cui sono così strettamente vicino.
La mia più grande paura è che percepiscano miei eventuali disagi solo leggendo queste righe e non vivendo a contatto con me quotidianamente.
Sarebbe triste.
Come cazzo sono finito a parlare di sta faccenda?
Sto cavalcando l’onda emozionale disinibita che le cene dal vecchio causano sovente e, ad essere del tutto sincero, ora non me ne preoccupo minimamente.
Domani probabilmente sarò imbarazzatissimo da quanto ho scritto.
Sono fatto così e non ci sono parole per descrivere ciò che penso di me.
Forse dovrei rileggere il tutto.
Forse dovrei chiudere e andare a dormire.
Senza dubbio scrivere questa pagina mi è molto piaciuto.
Se qualcuno entrasse nella mia stanza, mi sventrasse e spalmasse su foglio elettronico i miei stati d’animo al momento, sarebbero perfettamente sovrapponibili a questa delirante pagina.
Che immagine orribile.
One night in Lugano
Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.
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