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Amici

La sfiga esiste

Ore 16:53, squilla il telefono.
E’ Roby.
Dice che viene a vedere il derby.
Quello è stato l’esatto istante in cui il Milan ha perso la partita.
Alle 16:53 di oggi pomeriggio.
Perchè è vero che l’Inter è più forte, che noi facciamo ridere e che chiunque segua il Milan non può credere in una possibilità di corsa allo scudetto per una squadra che fa la sua miglior prestazione battendo 3 a 0 una Juve in tracollo (per di più limitandosi a battere tre calci d’angolo, mica entusiasmando), però il calcio è strano e sarebbe anche potuto succedere che per qualche strana circostanza questa sera il Milan facesse risultato.
E’ bastata una chiamata di qualche secondo per cancellare ogni possibilità.
La sfiga esiste.
Roby, uno di loro.

P.S.
Se perdi 1 a 0 con l’Inter e metti Seedorf li legittimi ad umiliarti.

P.P.S.
Ma Materazzi con la maschera di Berlusconi a fine gara? Idolo.

Avere trent’anni

La Polly ci teneva proprio a vedere i Green Day dal vivo. Io sono un moroso come si deve e quindi ce l’ho portata, sfruttando ancora una volta le mie conoscenze altolocate. Ci ho portato anche Ciccio, perchè so che a queste cose ci tiene e già che c’ero ho tirato in mezzo anche Marco e Carlo che quando c’è da essere anni novanta son sempre presenti.
Si parte per il forum dopo il lavoro, Ciccio arriva in giacca e cravatta (una Ferragamo coi cuoricini di cui si bullerà per tutta la sera), parcheggiamo nel parcheggio a pagamento e nessuno di noi tre (Marco, Carlo e i loro amici li abbiamo incontrati dentro) ha mai sentito il nuovo disco. Viene quindi facile il totale perpendicolarsimo (my own personal contrario di parallelismo) con il concerto anni novanta.
All’interno del forum ci sono proprio tutti, dai ragazzini con i genitori, ai meno giovani nostalgici fino agli anziani. Ci sono anche diversi VIPs come il cantante dei Lost e Ringo, il DJ di Virgin Radio, da cui vengo inviato affanculo dopo una gag molto divertente che tuttavia perde molto del suo fascino se raccontata per iscritto.
Aprono il set i Prima Donna, gruppo abominevole riguardo al quale non spenderò ulteriori parole.
Io e Ciccio decidiamo di approcciare l’evento con l’attitudine punk di un tempo e così, dopo una salamella ed un rustichella, io perdo in fretta il conto delle birre. Entrambi sappiamo che le nostre speranze di sentire “Haushinka” e “Church on Sunday” verranno frustrate ancora una volta, però Ciccio si sente particolarmente parte della scena e non mi consente di esprimere qualsivoglia dubbio sulla tenuta artistica della band.
Il concerto vero inizia alle 20.38.
La scenografia è eclatante, il palco è immenso e ci sono pure i fuochi artificiali. Attaccano con pezzi dal nuovo album e sul palco ci sono altre due chitarre, una in vista ed una nascosta, più una tastiera. Billy Joe ha la chitarra, ma probabilmente non la suona. Io e ciccio, sempre più punk, decidiamo di riutilizzare uno scontrino che non ci è stato ritirato e prendere altre birre.
A fare i primi tre pezzi ci impiegano 25 minuti. Non essendo i Dream Theater è chiaro che qualcosa non va, ma alla gente sembra piacere particolarmente il momento “Ehhhhhh-Ohhhhhh” e quindi intorno a noi è puro visibilio.
A quasi un’ora dall’inizio Billy Joe attacca con le prime cover, buttate lì a piccoli assaggi per infoiare la gente. Nell’arco della serata ci sarà spazio per tutti, dai Nirvana agli AC/DC, dai Guns a David Bowie, dai Beatles fino agli Oasis, anche se credo che quest’ultimo caso non fosse voluto visto che l’intro di chitarra su cui abbiamo cantato “Wanderwall” era l’intro di “Boulevard of Broken Dreams”. Nel dubbio Ciccio dichiara che il pezzo è orribile e va a pisciare, tornando con una nuova birra. Io lo seguo a ruota.
A più di un’ora dal calcio d’inizio la ciurma inizia a manifestare disagio per via di una scaletta un po’ troppo new wave. I ragazzi sul palco se ne accorgono ed inizia il momento revival. Entra la storica chitarra con gli adesivi, la scenografia si fa minimal ed io inizio a sentire l’adrenalina salire, spinta probabilmente dall’alchol. Da qui i ricordi e le sensazioni si fanno un po’ confusi, ma spero di riuscire a renderli per benino.
Attaccano con “2000 Light Years Away”, che non è “Going to Pasalacqua”, ma che comunque accende gli spiriti. Io tiro a basso in un sorso ciò che resta dell’ennesima birra, per evitare di rovesciarla di li a poco. Nel parterre la gente smette di ballare e agitare le mani. Ciccio mi indica una tipa e grida: “AHAHAH, la figa ha smesso di ballare!!!”. Risate.
Segue “Hitchin a Ride”, il gruppo si compatta e avanza di qualche metro. L’atmosfera viene però distrutta da dieci minuti di “Ehhhhh-Ohhhhhh” e “I need only one, two, one, two, three, four!”. Io dichiaro che se fanno una roba del genere su un pezzo di quelli seri gli tiro le vans e torno a casa in calze.
All’improvviso, senza neanche chiudere il pezzo, parte “When I come Around”. Io perdo il cappellino per la prima volta. Si parte verso il palco, cantando come ragazzini. Si salta, qualcuno cade, nonostante non ci sia neanche l’ombra di quel che una volta era definito “pogo”. A fine pezzo ho il fiatone e ritorno dagli altri.
Parte “Welcome to Paradise” e si ritorna in mezzo, con più cattivria. Un piccolo pogo si crea e io e Ciccio ci buttiamo dentro ridendo come idioti. Dopo pochi scondi Ciccio mi guarda e dice: “Che pogo da froci”. Altre risate.
Sono quasi spaesato, le cose capitano intorno a me e io le subisco in preda a quella sensazione di benessere suscitata solo dai concerti d’una volta.
Durante “Brain Stew” è ormai delirio. Ciccio chiede in giro se c’è qualcuno che gli passa la versione di latino, io sostengo che “Brain Stew la suonavamo anche noi”, conscio del fatto che ciò che noi suonavamo avava solo la pretesa di essere quella canzone.
Parte “Jaded” ed io perdo il controllo del mio corpo.
Si tira di nuovo il fiato per “Longview”, aiutati dal fatto che vengano chiamati a cantare personaggi improponibili dal pubblico. Si canta tutti insieme, desiderando di uccidere la malcapitata ragazza sarda che si sta umiliando di fronte ad un pubblico non proprio ridotto. E’ una festa, con tanto di immancabili e tristissime pistole d’acqua per innaffiare un pubblico che forse un tempo ai concerti sudava, ma che oggi risulta più che altro seccato.
Il tutto pare essere vicino alla conclusione e per un attimo torno semi lucido, ma è un istante.
“Basket Case” è il degenero.
“She” è il colpo di grazia. Io vivo esperienze extracorporee e grido frasi senza senso, tra cui “Se ci sposiamo in chiesa voglio questa canzone” rivolto ad una Polly attonita. Ciccio è altrettanto adeso alla realtà e mi dice fiero di aver toccato le tette prima ad una ragazzina e poi a sua madre. Il momento è di quelli che ne vivi pochi.
Poi tutto torna pian piano alla realtà. Il concerto torna nella sua fase mainstream, l’alchol inizia ad abbandonare le mie sinapsi e l’effetto è quello di una piacevole dissolvenza fatta di botti, coreografie e coriandoli.
In questo stato passano gli ultimi pezzi e i bis, fino alla chiusura che tutti temono. Billy Joe afferra una chitarra acustica e prende il centro del palco. Ciccio mi dice che a quel punto o fa “Time of your Life” o fa “Albachiara”. Invece partono due ballatone presumibilmente estratte dagli ultimi dischi, la gente accende gli accendini, Ciccio accende una sigaretta ed io guardo l’orologio.
Siamo sulla soglia delle due ore e mezza di concerto ed io rifletto sul fatto che, si può dire quel che si vuole, ma va riconosciuto che a tirare in piedi uno show del genere partendo da tre accordi non sono stati in molti, nella storia.
Arriva il momento di “Time of your life” che non è più “Good Riddance” da almeno dieci anni e tutti sono contenti.
Le ragazzine piangono, i genitori pure.
Io ricordo la conclusione del concerto del 1997, ricordo che sono passati 12 anni e che vado per i trenta e a Billy Joe che mi dice “I hope you had the time of your life” rispondo: “I had, Billy. It was 1997”.

Nota: aggiornata la sezione “musica”.

Aggiornamento

In Luglio non ho ancora scritto nulla su questo diario.
E’ una vergogna, effettivamente.
Di robe di cui parlare ce ne sarebbero anche tante, ma nessuna di queste al momento è riuscita a distogliermi dagli altri interessi che sto coltivando.
Di che interessi parlo?
Nulla di trascendentale, ad essere onesti, però tante piccole cose che occupano una marea di tempo.
Devo leggere altre 450 pagine di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” prima di partire per la Florida, dove dovrò leggere “HP e il Principe Mezzosangue” in modo da giungere preparato al cinema al mio rientro in Italia. Ce la farò? Al momento l’impresa appare titanica, ma non ho ancora smesso di crederci del tutto.
Oltre a questo, sto realmente dedicando del tempo alla costruzione di una nuova sezione per questo sito.
E’ una cosa a cui pensavo da tempo e che solo recentemente ho deciso di fare per davvero, sobbarcandomi di una certa qual mole di lavoro di programmazione, disciplina in cui ero abbastanza arrugginito. Nel fare questa cosa mi sono per altro reso conto che la grafica di questo blog inizia a stancarmi. Cambiarla, tuttavia, risulta un impresa titanica che non credo affronterò mai.
Come ultimo impegno, infine, cito la mia “nuova” e brillante idea di trasformarmi in giornalista musicale. Per questo ho deciso di riprovare ad intervistare una band via e-mail, dopo il fallimentare tentativo ottenuto anni fa coi Relient-k. Allora avevo richiesto l’intervista (per altro commissionatami, non avendo io particolare stima per i suddetti) e mi era stata concessa, ma alle domande non era mai pervenuta risposta. Questa volta ho quantomeno scelto io la band, optando per i meno famosi e per questo spero più disponibili My Own Private Alaska. Il risultato però ,al momento è il medesimo: intervista concessa, domande inviate e risposta mai pervenuta. Non è passato molto tempo in ogni caso, quindi non ho ancora del tutto perso le speranze.
Oltre a tutte queste iniziative, poi, ci sarebbero state un sacco di altre cose da raccontare.
Il matrimonio di Robi, a cui vanno i miei migliori auguri.
L’exploit canora di Salvini che meriterebbe ampia riflessione (accenno: ma possibile che quest’uomo dica una marea di stronzate razziste da anni e ci si debba scandalizzare per l’unica volta in cui, ubriaco, probabilmente stava solo facendo il pirla con gli amici senza pensare di essere parlamentare?).
Il mirabolante calciomercato del Milan.
La visione in semi anteprima del film “Outlander – L’ultimo vikingo” e conseguente disturbo della digestione.
Insomma, ci sarebbero come sempre moltissime cose di cui scrivere.
Io però, devo tornare a leggere Harry Potter.

Addio al celibato vol.1

Eccomi di rientro dal primo addio al celibato effettuato dalla mia compagnia.
Il futuro sposo è Robi, detto Scipp.
La location è Monaco di Baviera. Ancora.
Il gruppo era composto da me, Robi, Simo, Peich, Bazzu, Uazza, Aui anche detto “Wiener Schnitzel“, Missa anche detto “pene di Sauropoden” e Dani.
E’ stata una due giorni piuttosto intensa, di cui porto ancora i segni in questo Lunedì mattina di solitaria in laboratorio (la Vero è alle cellule, la Polly alle urne, il capo credo in volo). Mi piacerebbe mettere la testa sul bancone e dormire, ma non posso farlo. Però posso prendermi qualche minuto per scrivere un breve resoconto del week-end monegasco.
Innanzi tutto spero che Robi si sia divertito.
Io credo di sì.
Peccato che non abbia mai voluto approfittare dell’offerta “indicane una e noi te la portiamo, consenziente o no”. Io, al posto suo, in alcuni casi avrei indicato.
Per il resto il viaggetto è stato il classico tour a Monaco, con giro forsennato delle birrerie a partire dalle 10.00 del primo giorno, nessun tipo di visita della città (che alla mia settima volta in loco persiste ad essermi semi sconosciuta), pernottamento alla “Penzion Beck mit Kolazione”, visita dello stadio con annessa foto e goliardia in strada utilizzando le varie statue a disposizione: il cavallo detto “caua”, la signorina da palpeggiare e l’om ca l’và a pè.
Aver scelto l’aereo alla fine si è rivelata una mossa assai saggia. Non tanto all’andata, che essendo stata fissata per le 6.55 ha previsto comunque una nottata in bianco ed una certa stanchezza in loco, ma per il ritorno che alleviato del problema della guida ha concesso al gruppo di uscire dall’ultima birreria alle 19.00 per imbarcarsi alle 21.00 sul volo di rientro.
Unica nota negativa della due giorni è stata la scelta poco elegante, poco simpatica, ma forse lungimirante dei camerieri dell’HB che, poco prima del mezzogiorno di Sabato, ci hanno gentilmente detto: “No more beer for you.”
O forse: “No more fucking beer for you, drunk italian motherfuckers!”.
Non ricordo bene com’è andata la cosa.
Ricordo però che alle 12.30 eravamo a bere all’Augustiner con buona pace dei sopracitati camerieri.
Insomma, risate e divertimento come non se ne facevano da un po’, visto che ormai muoversi per un viaggio tutti in compagnia è diventato molto complicato se non impossibile.
Ovviamente una cosa del genere può essere fatta solo con mete esterne al territorio nazionale o comunque caratterizzate da una lingua diversa dall’italiano, se non si vuole incappare in problemi penali.
Chiudo con l’immagine più significativa della trasferta.

* Dani @ Augustiner, ore 14.00. Risparmio la foto di Dani @ Cesso della Pensione delle ore 15.00 per non sconvolgere gli stomaci deboli.

Nights, where post happens

Zapping.
Guardo un video su MTV, a quest’ora c’è Brand New. Il video è figo, parecchio, il pezzo non male.
Alla fine scopro che sono i Floggin Molly e penso: “Cazzo, se il BU scopre che mi piace sono finito.”
Forse è il caso di cambiare canale, ma Orlando-Philadelphia non è ancora iniziata e sullo stesso canale parte il video dei Kings of Leon. Questo è un gran pezzo, quindi aspetto.
“Use Somebody” è il genere di canzone che, in momenti come questo, amplifica le emozioni.
Non ho sonno, anzi ne ho parecchio, ma non voglio andare a letto.
Domani non lavoro, sono ospite ad un matrimonio, e spero di poter usare la mattina per pulire casa.
Casamia attualmente fa schifo.
Finisce anche il pezzo dei Kings of Leon, partono i Prodigy e cambio canale.
Non c’è veramente un cazzo in tele. Non ci sono più neanche le pubblicità zozze, quindi piuttosto che porta a porta, matrix o ancor peggio the club, mi guardo coming soon che è sicuramente il programma migliore del palinsesto.
Oggi ho ufficializzato il mio futuro. Chiunque mi conosce sa di cosa parlo e chi non mi conosce credo vivrà bene anche senza ulteriori precisazioni. Scelta più o meno obbligata, ma pesante ripercussione emotiva già dall’arrivo a casa.
La mia casa.
Alla fine, le tue cose ti possiedono.
Questi sono stati anche i giorni in cui ho piazzato una delle mie classiche uscite, una di quelle che creano scompiglio, malumeore, risentimento, ma intanto risolvono problemi che, altrimenti, sarebbero restati tali per chissà quanto tempo.
Sono abbastanza soddisfatto di come ho gestito la cosa, anche se forse qualche ulteriore precisazione andrebbe fatta di persona a chi di dovere. Se capiterà l’occasione lo farò, ma se ho capito come vanno le cose da queste parti in 28 anni, penso che con tutta probabilità nessuno dirà nulla e si andrà avanti come niente fosse successo.
As usual.
E’ iniziata la partita e dai primi giochi Orlando mi sembra imbarazzante. Al momento è sotto di sei in casa con i 76ers, in una serie che sulla carta avrebbe dovuto dominare. Vediamo come evolverà.
Orlando vs. Philadelphia.
Se tutto va come spero le vedrò entrambe tra qualche mese, ma anche da questo punto di vista non è che arrivino tutte ste buone notizie quindi meglio chiudere qui la parentesi per evitare malumori.
La regione Lombardia oggi ha approvato la legge anti kebab.
Io amo il kebab.
Non mi soffermerò sulla ridicolaggine della cosa, perchè è una legge targata Lega e questo dice già tutto.
Le cose che mi fanno riflettere sono due: la prima è che questa legge fa parte di un pacchetto “sicurezza”, la seconda è che alla lega gli immigrati probabilmente danno in culo sia se non lavorano, sia se lavorano tanto.
E poi rompono il cazzo a me se, guardando una partita, mi accanisco con la madre di Balotelli.
Per carità, non è elegante agurarsi saltellando la morte di un giocatore di pallone, per quanto irritante, ma credo che in quanto a razzismo io abbia ancora veramente tanto da imparare da chi mi governa.
Orlando è sopra di tre.
Vado a guardarmi la partita.
Chissà se questa notte i miei Hornets espugneranno Denver…

Un saluto

Mi prendo due righe per salutare Elena alias “Rianna” che oggi ha trascorso il suo ultimo giorno nel lab. Rugarli.
Elena è stata la mia tutor e mi ha insegnato molto di quello che so oggi.
Lavorare con lei è stato molto bello e se si considera che quando sono arrivato lì c’era solo lei, beh, da Gennaio ai miei occhi sarà tutto diverso.
In bocca al lupo Rianna!

Acido colico

Oggi sono nervoso.
Parecchio.
Ho lo stomaco chiuso e un nodo in gola, cose che non capitavano veramente da tempo.
Mi piacerebbe essere abbastanza stronzo da fare quella che probabilmente è la cosa giusta.
Mi piacerebbe essere poco orgoglioso al punto da lasciar correre una discussione per il quieto vivere.
Mi piacerebbe avere sotto mano il tipo che mi ha contattato oggi, prima in Facebook e poi in MSN, perchè con lui si che potrei togliermi delle soddisfazioni notevoli.
Mi piacerebbe se chi mi sta vicino non facesse finta di non conoscermi.
Mi piacerebbe saper stare felice per i cazzi miei e sbattermene del prossimo, visto che i momenti in cui sto bene sono già così pochi che guastarseli per i problemi degli altri è proprio da pirla.
Mi piacerebbe aprire una finestra di dialogo di MSN oppure prendere il telefono e liberare il groppo.
Mi accontenterei se altri trovassero la forza di fare quello che io non riesco a fare e provassero a parlarmi.
Al momento però ho bisogno di una valvola di sfogo in cui riversare il mio astio.
Fortunatamente c’è il papa.
Più o meno tutte le persone che conosco oggi hanno trovato modo di accanirsi contro l’ultima sparata del santo padre.
In questo momento vorrei avere di fronte il buon Joseph e sfogare su di lui tutto il mio risentimento, facendo un unico conto, anche sommario, per tutte le puttanate che va avanti a dire da quando l’altissimo ha avuto la malsana idea di chiamare a sè il suo predecessore (e non ti ho detto Voltaire).
Benedetto XVI è il male.
Come tale va combattuto.
Fino a poco tempo fa ero dell’idea che bastasse poterlo ignorare, ora no.
Bisogna proprio osteggiarlo.
Fanculo.
Giornata di merda nel solito mondo di merda.

Questo post è essenzialmente per Bazzu

L’Italia è un paese strano.
I cittadini sentono il bisogno di maggiore sicurezza e la risposta viene data con l’esercito nelle strade.
Se i cittadini specificano che vorrebbero maggiore sicurezza sul lavoro, prima gli si dice che il problema è ingigantito e poi, se insistono, la si risolve mettendo i carabinieri nei cantieri.
Le forze dell’ordine sono ormai diventate la soluzione a qualunque problema.
Non si disperi quindi chi chiede al governo la sicurezza di riuscire a fare la spesa con i pochi euro del minimo salariale e l’inflazione salita al 4%, perchè se non dovesse bastare l’ottimismo consigliato dal premier, La Russa tra poco metterà i carabinieri alle casse dei supermercati.
Polizia, carabinieri, vigili urbani possibilmente armati fino ai denti ed esercito.
Ecco la risposta ai problemi dell’Italia.
Questo ed un ordinata e disciplinata educazione per le generazioni a venire, fornita ovviamente dalla sopracitata panachea in campi estivi “balilla flavour” proposti ancora una volta da quella fucina di idee che è il buon Ignazio (non me ne voglia Accento Svedese per essermi accanito sul suo stesso bersaglio, con tutte quelle che sta dicendo c’è spazio per chiunque si voglia accanire senza nemmeno necessità di sovrapporre le argomentazioni).
Ed in questo panorama di delirio collettivo potrei inserire molte altre citazioni illustri, gran parte per la verità snocciolate da Alemanno, ed andare avanti per ore a dire come questo paese sia ormai diventato invivibile.
Eh sì Riccardo, avevi ragione, forse sarebbe veramente il caso di cambiare aria.
Tuttavia mentre pensi che il tuo mondo stia diventando una palude infestata solo da rigurgiti del ventennio (e dai suoi fan telematici) e che presto ti ritroverai a vivere in uno stato di polizia, ecco che arriva Bazzu e ti apre gli occhi.
Non è vero che la gente vuole sicurezza.
Non è vero che i giovani vogliono sicurezza.
Non è vero che i giovani sono diventati incapaci di sognare, di credere in qualcosa e di mettersi in gioco completamente pur di raggiungere il loro obbiettivo.
I giovani sono pazzi, romantici e sognatori e tu me l’ha ricordato.
Stima piena ed incondizionata al tuo gesto, ragazzo, e te lo dico senza nessun tipo di ironia.
Giuro.
E sappi che ci sarò quando te ne pentirai.

In studio

Finalmente trovo il tempo di scrivere un po’ riguardo la due giorni di studio di registrazione che mi son fatto insieme ai miei soci.
Già, gli H’S’P sono andati in sala a registrare cinque pezzi che finiranno in un EP destinato ai futuri sposi Vergani/Bassi. Cinque pezzi di cui quattro ripescati direttamente dai gloriosi anni novanta.
In sostanza, ho vissuto due giorni in una bolla temporale.
L’esperienza dello studio di registrazione è stata fantastica da tutti i punti di vista. Mi sono divertito, ho imparato un sacco di cose grazie all’aiuto di Fra e Teo (i due fonici del Frequenze che ci hanno seguito e che meriterebbero una statua per la pazienza e la disponibilità) e soprattutto ho ottenuto un risultato inaspettato.
Ascoltando i pezzi una volta a casa devo ammettere di esserne soddisfatto. Nessuno di loro, ad eccezione forse di quello dedicato a Carlo e Sara, è venuto perfetto. Ci sono un monte di errorini ed erroroni sparsi in giro che a sentirli mi picchiano in testa terribilmente. Però sentire “Quella nuova” uscire dalle casse della mia autoradio è una bella sensazione.
Ogni volta.
Anche se si tratta di un pezzo idiota scritto da quattro adolescenti spesso ubriachi nel lontano 1998.
Perchè uno di quei quattro idioti ero io e quel pezzo, per quanto brutto, a me piace. Cosa che non posso dire di “Estate”, quindi non credo la cosa sia dovuta al fatto che il pezzo è nostro.
Anyway, pezzi a parte, stare due giorni in studio è stato veramente figo. Vedere come funziona “fare un disco” è una cosa che da sempre mi incuriosisce e adesso ne ho sicuramente un’idea più concreta. Adesso so anche che saper suonare non è poi così necessario, ad esempio.
Non avevo idea di quel che si può fare nella fase di mixaggio di un pezzo ed ora che lo so capisco molto bene come possano esserci certi gruppi in circolazione.
Ad essere onesto sono anche abbastanza soddisfatto della mia prova da singer. Di solito odio la mia voce registrata mentre in questo caso reisco quasi a sentirmi senza disprezzarmi (e questo non so fino a che punto sia un bene). “Carlo&Sara” dubito di poterla cantare dal vivo tutta di fila senza morire, è altissima, però per il resto mi pare di essermela cavata non male.
E poi le cazzate partorite su “Sombrero” mi spezzano ogni volta che le sento. Difficilmente scorderò la faccia dei miei compari e del fonico mentre le ho improvvisate registrando.
Mai riso tanto.
Adesso non so se l’avventura degli H’S’P continuerà o meno. Ci sono sicuramente un sacco di cose da fare per preparare la demolizione del matrimonio di Carlo, ma non è di questo che parlo.
Non so se continueremo a suonare o no.
Mi piacerebbe andare avanti e fare qualche pezzo nuovo.
Personalmente proverei a farci sopra anche dei testi che non mi debba vergongare solo all’idea di suonare in giro, però queste sono cose che dovremo valutare e decidere tutti insieme.
Comunque sia, questa reunion mi ha reso strafelice.
Ci voleva.

Ansia

La serata di festa per il mio compleanno, indetta per Sabato, sta assumendo i toni cupi della tragedia.
Si è innescato un meccanismo perverso che ha portato le mie già poco affidabili colleghe Paola e Monica a contattare alcuni miei amici.
Ori, Peich e Max, per la precisione.
Gente che dovrebbe stare in galera, per intenderci.
La cosa però non è finita qui.
La certezza matematica della totale debucle che subirò Sabato è che il tutto è foraggiato da mia madre.
Mia madre credo sia la peggio, tra tutti.
Ho seriamente paura di ciò che andrà a capitarmi. Ringraziando il cielo Peich, che insieme ad Ori è l’elemento cerebralmente più instabile, Sabato sarà per mare con la sua barchetta.
La speranza è che affondi.
E che ci siano squali nei paraggi.
E coccodrilli, murene, piranhas e magari anche il re degli animali, come accadde a Lance Murdock in una celebre puntata dei Simpson.
L’ansia che mi pervade in attesa dell’evento è decisamente a livelli preoccupanti. E’ capace di prevaricare l’angoscia scaturita dalla schiacciante vittoria di Berlusconi alle politiche unita al trionfo della Lega Nord, per dirne una.
Ignaro del mio destino quindi colgo l’occasione per dire un paio di cosette:
1- Intorno a mezzanotte, se sarò ancora vivo, l’idea è di andare a ballare un po’ di sana house. La destinazione dovrebbero essere i Magazzini Generali, ove ho scoperto non esserci selezione all’ingresso. L’alternativa è il Karma, sconfitto al momento per via del costo ingente. Chiunque abbia intenzione di aggregarsi alla serata danzante è ben accetto. Chiunque si batterà per fare in modo che io ci arrivi, alla serata danzante, è un eroe. Chiunque stia tramando nell’ombra insieme agli altri senza che io lo sappia, spero Sabato sia in barca con Peich.
2- Grazie a coloro che hanno organizzato la festa. Lo dico ora perchè non credo poi ne avrò ancora l’intenzione a giochi conclusi.
Ok, ora vado a letto a guardarmi un film nel tentativo di distogliere la testa dal mio imminente destino.

“While you’re taking your time with apologies, I’m making my plans for revenge”