Manq
Manovre per rendere la televisione migliore.
Ci sarebbe molto di cui parlare a voler trattare dell’attualità italiana in questi giorni, ma ho deciso di focalizzarmi sull’aspetto televisivo della questione.
Sono altrettanto conscio del fatto che anche in quell’ambito ci sarebbe molto, troppo da dire, ma io voglio restringere ulteriormente il campo a coloro che vengono cacciati ed oscurati dalla TV italiana di Stato, ovvero mamma Rai, perchè si limitano ad esprimere il loro pensiero anche quando questo non è ossequioso nei confronti di chi comanda.
Voglio parlare di… Aldo Busi.
Leggo oggi sui giornali che il noto scrittore sarebbe stato esiliato con effetto immediato dalle televisioni di Stato a causa di una sua esternazione sul Papa in merito ad una riflessione sull’omofobia. Per chiarire meglio la questione non solo linko il video del passaggio incriminato, ma riporto anche testualmente. Sia mai che, un domani, il video sparisca dalla rete. Busi dice: “… però dico che se anche il Papa si scaglia contro gli omosessuali forse quello che… ormai è risaputo: l’omofobo è un omosessuale represso.”
Non mi interessa entrare nel merito della veridicità o meno della tesi, quel che mi interessa è analizzarne il contenuto ed i provvedimenti che ha scatenato, con le adeguate premesse.
Io comprendo, pur non condividendo, l’allontanamento dai programmi televisivi in caso di bestemmia come accadde al buon Roberto “Parola di Baffo” da Crema, per intenderci. Non condivido non perchè sia favorevole a certe esternazioni sullo schermo televisivo, intendiamoci. Sono il primo a ritenere doveroso un processo che porti alla diffusione, da parte dei mezzi di comunicazione di massa, di un certo tipo di educazione. Secondo me tutto il linguaggio scurrile, di ogni genere e tipo, andrebbe rimosso dalle televisioni. Tuttavia fatico a credere che la motivazione di Rai o Mediaset sia l’evitare di diffondere la maleducazione, visto e considerato che entrambe le reti passano reality in cui il linguaggio è colorito a dir poco. E non mi pare neppure che nessuno venga espulso da un programma televisivo perchè utilizza parolacce o linguaggio inappropriato di tipo “laico”.
Ad ogni modo Aldo Busi non ha bestemmiato, ma semplicemente accostato al Santo Padre la definizione di omosessuale represso. Ritenere questa un’offesa è implicitamente accostare alla parola omosessuale un significato offensivo e dileggiatorio che, se non erro, non ha. Avesse detto: “il Papa è un frocio” sarebbe stato diverso. Ritenere quindi la parola “omosessuale” un’offesa è implicitamente fare ammissione di omofobia, indi per cui anche definire il Papa come omofobo non risulterebbe poi così sacrilego. Quindi, stando all’analisi di ciò che Busi ha detto, si può pensare che sia condivisibile o meno, ma tutto pare fuorchè abbia rivolto al Santo Padre parole di insulto.
Poniamo però il caso sopra citato, ovvero che il cattolico medio ritenga quella di Busi un’offesa imperdonabile, perchè è necessario prendere provvedimenti così seri nei suoi confronti?
Una risposta potrebbe essere che nelle TV del nostro paese non è concesso parlare del credo religioso altrui in toni che potrebbero offendere la sensibilità dei credenti. Così fosse non avrei nulla da obbiettare.
Tuttavia a questo punto riterrei opportuno bandire dalle televisioni anche la signora Santanchè che, in questo video, così si esprime nei confronti del massimo profeta dell’Islam: “Maometto era un pervertito pedofilo in quanto aveva diverse mogli tra cui l’ultima di soli nove anni di età“. Tralasciando l’assurdità della frase, talmente decontestualizzata rispetto ad un momento storico e culturale che non è certo il presente da risultare di per sè risibile, ritengo di non sbagliarmi nel ritenere la definizione di “pervertito e pedofilo” ben peggiore di “omosessuale represso”.
Non mi risulta, tuttavia, che la signora Santanchè abbia dovuto subire alcun tipo di conseguenza dopo questa esternazione, quindi forse il motivo per cui l’uscita di Busi è intollerabile e quella dell’esponente del Movimento per l’Italia no è che la prima offende un largo numero di persone mentre la seconda solo una monoranza. Nel nostro paese, intendo.
Così fosse non credo sia tollerabile, per un paese civile, che vengano fatte certe differenze.
Meno male che così non è. Perchè insultare una vastissima parte del popolo italiano, usando un termine indiscutibilmente offensivo e volgare, è ritenuto tollerabilissimo dalla nostra televisione. Anzi. Proprio il nostro premier, che di TV ne ha tre e si batte quotidianamente per gestire anche le tre non di sua stretta proprietà, in questo video si permette di apostrofare diciamo il 35% degli Italiani come “coglioni che fanno il proprio disinteresse”.
Allora perchè tutta questa avversione per il povero Busi?
Io proprio non riesco a spiegarmelo. Tuttavia credo che nemmeno chi ha deciso per questo linciaggio mediatico possa spiegarne le motivazioni senza entrare in contraddizione o risultare ipocrita.
Meno male che a queste persone nessuno chiede spiegazioni.
Vedi di non morire
[…]
Una cosa la so, comunque, ed è che nel combattimento al coltello esistono due fondamentali scuole di pensiero: quella realista, in base alla quale ogni volta che si combatte contro qualcuno dotato di una certa abilità è inevitabile incorrere in qualche ferita, e quindi tanto vale prepararsi (come quei tipi che, prima di incrociare le lame, si avvolgono il giubbotto di pelle attorno all’avanbraccio sinistro), e quella idealista, che suggerisce di evitare con la massima attenzione ed energia ogni rischio di ferita. Per esempio, cercando di tenere la lama sempre più avanti di qualsiasi parte del corpo.
Entrambe le scuole seguono un paio di regole basilari. Ricordarsi, intanto, di allungare pedate e cazzotti a ogni minima opportunità, perchè i coltelli incutono una tale paura che la gente tende a focalizzare l’attenzione soltanto su di essi. E mai pugnalare nessuno. E’ un gesto idiota, che lascia scoperta fin troppa parte del corpo in cambio di una minima prospettiva di successo. Invece menare fendenti, tagliare, sfregiare ogni bersaglio a portata di mano (come le nocche della mano dell’avversario, quella che impugna il coltello) è una prassi doverosa. I punti più indicati sono l’interno delle braccia e delle cosce, là dove corrono i vasi sanguigni più grossi. Così facendo, è possibile provocare una forte emorragia e, quasi sempre, la morte: l’identica tattica utilizzata dagli squali.
Per principio – e anche perchè al momento indosso un minuscolo camice da paziente ospedaliero invece di un giubbotto di pelle – io sarei orientato verso la scuola idealista. Certo, sarei ancora più propenso ad avere un coltello, cosa che non è.
[…]
NdM: libro geniale, questo. E scritto con un numero di incisi, parentesi, note a margine e periodi interminabili che io non posso che amare alla follia.
Nota: aggiornata la sezione “letture”.
Il mio amico Tim
Ieri sera sono stato a cena da Tim, un ragazzo canadese di origini cinesi che sta facendo il suo post-doc qui in università. E’ una delle persone con cui ho subito legato, quindi ho accettato il sui invito molto volentieri.
Appena arrivati Tim decide di farci vedere casa sua e, giunti in salotto, noto nella sua libreria un volume che subito attira la mia attenzione.
Si tratta di “Judaism for dummies“. Decido di chiedere come mai abbia quel libro in casa e lui mi risponde che è una storia buffa, così me la racconta.
Scopro così che in nord america, se sei ebreo e hai meno di ventisei anni, hai la possibilità di visitare Israele totalmente gratis. Devi solo fare richiesta alla comunità ebraica e dimostrare di essere ebreo, anche solo da parte di madre. Tim ha scoperto questa cosa da due suoi amici ebrei che hanno deciso di aiutarlo a sembrare tale per avere diritto a questo viaggio, regalandogli il libro in questione.
Effettivamente è una storia buffa, gli dico.
Lui mi risponde che è ancora più buffa quella di quando a diciannove anni si è fatto battezzare dalla chiesa cattolica perchè in Quebec se sei battezzato paghi la metà delle tasse universitarie.
Ovviamente il buon Tim non è riuscito in nessuna delle due imprese. Per quel che riguarda il battesimo doveva essere stato effettuato prima del 1984 per dare diritto allo sconto, mentre riguardo al viaggio in Israele, se ho ben capito, si è accorto del tutto quando stava per compiere ventisei anni e non è riuscito ad organizzarsi per tempo.
La cosa realmente divertente è che quando qui ha chiesto il domicilio ed ha dovuto dichiarare la sua religione, per quella storia dei cinquanta euro mensili che i credenti devono versare alla chiesa, lui ha risposto “I do not belive in God”, ma la tipa dell’amministrazione, non si sa bene come mai, l’ha inserito sia come cattolico che come protestante richiedendo che pagasse cento euro al mese invece che cinquanta.
Insomma, il mio amico Tim con le religioni ha un rapporto tutto particolare che, se devo essere onesto, mi ispira non poca simpatia.
A fine serata mi ha anche raccontato le origini del culto mormone, sempre più popolare negli States. Riporto quanto da lui detto senza controllarne la veridicità:
“Un tipo, in galera per truffa negli Stati Uniti, esce di prigione e si mette un cappello nero in testa. Da quel momento dice di avere un link diretto con Dio che gli racconta come Gesù, dopo essere risorto, sia partito con una barca destinazione New York per sotterrare le sacre scritture. Quest’uomo dice poi di aver recuperato le scritture in questione: il libro di Mormon.”
L’immagine di Gesù su una barca a remi che voga destinazione nuovo mondo la trovo geniale.
Nota: aggiornata la sezione “letture”.
Ignorance is bliss
Non mi è mai piaciuta la musica colta.
Da sempre ascolto quello che mi piace e che mi diverte, senza badare troppo alla situazione culturale e sociale che mi circonda. Non sono uno di quelli che si spara gli eventi cool per essere cool, per dirla chiara, ma semplicemente uno che ci può capitare nel momento in cui quello che gli piace diventa in qualche modo trandy. Questo mi porta ad ascoltare ed apprezzare un monte di roba che probabilmente mi taglia fuori dal giro giusto, ma mi da anche modo di vedere spettacoli di indubbio valore artistico e socio-culturale.
Questo preambolo infinito serve ad introdurre il fatto che ieri mi sono sparato il live di Scooter. E mi è piaciuto parecchio.
Vedere un evento techno in Germania è una roba che volevo fare da tempo e ieri questa mia voglia è stata appagata appieno, con annessa dimostrazione di quanto realmente qui siano tagliati per quel genere di storie.
Nell’ambito poi, Scooter è il capo.
Lo so, sono un gruppo di tre persone ed io continuo a parlarne come fosse una sola, ma per me Scooter è il frontman, quello biondo-finto, ed è così dai tempi delle medie quindi non cambierò certo adesso il mio modo di intendere la cosa. E poi, diciamoci la verità, visti live traspare come Scooter sia lui e lui soltanto. Il resto è contorno, per quanto fondamentale.
Lo show si è tenuto al Palladium ed a costo di apparire ripetitivo, ancora una volta Colonia ha dimostrato di avere il locale giusto per l’evento giusto. Questo posto infatti è una sorta di vecchio capannone nel pieno nella zona industriale fuori Colonia, adibito a sede concerti e rave. L’ingresso, la zona bar, il guardaroba ed i bagni sono stati del tutto riattrezzati, quasi in stile teatro, ma la parte dove si svolge l’evento è ancora un capannone in tutto e per tutto, con travi e colonne d’acciaio a sostenere il soffitto, impianti a vista ed muri non verniciati. L’effetto rave è quindi tangibile ancora prima dell’inizio dell’evento.
E c’è un mare di gente.
Scooter attacca pochi minuti dopo le nove e nei primi quindici secondi ridefinisce completamente il mio concetto di “alto volume”. La gente ovviamente esce di testa ed inizia a ballare priva di ogni tipo di controllo, ma io mi soffermo ad analizzare l’aspetto visivo della questione. C’è un impianto luci impressionante, con effetti veramente assurdi. In bilico tra estasi ed epilessia inizio a lasciarmi prendere dalla performance in un tripudio di fuochi artificiali, fiamme che neanche i Ramstein e schermi dalle immagini allucinanti. Rapito da quello spettacolo ho il sospetto di aver appreso come debba essere calarsi dell’acido.
Sul palco, oltre ai “dj”, si alternano i due ragazzi protagonisti di “J’adore hardcore“* e la crew ballerina di “What is the question?“, oltre ad una coppia di cubiste di notevole caratura tecnico-tattica, ma l’attenzione è sempre per lui, il biondone, che salta e si dimena come un pazzo continuando a tirare i cori del pubblico come fosse allo stadio.
La performance dura poco più di un’ora e vengono proposte, oltre alle previa citate, chicche un po’ da tutta il repertorio. Da “Posse” a “Call me manana“, da “Fuck the millenum” a “Stuck on replay“, da “The sound above my hair” (una delle mie preferite) all’acclamatissima “One“, fino alla conclusione lasciata a “Maria“, il pezzo che la gente ha cantato per tutto il tempo dell’attesa per l’inizio dello show.
Ovviamente non è finita qui.
Scooter concede ben due bis snocciolando altre perle come “How much is the fish?“, pezzo durante il quale credo che il Palladium sia stato rilevato dai sismografi di mezza Europa, fino ad arrivare alla conclusione già scritta per l’accoppiata “Hyper hyper” e “Move your ass!“, coronata dalla comparsa di una gigantesca scritta “The end” sui monitor dietro il palco.
Tutto molto divertente. Unico rimpianto è non aver sentito “Faster harder Scooter“, ma non si può avere tutto.
La cosa che invece mi ha sconcertato è stata vedere gente di cinquanta/sessant’anni, dignitosissima all’apparenza, lasciare cappotto e maglione al guardaroba per indossare la maglia del gruppo e gettarsi in mezzo alla folla a ballare. Personaggi impagabili.
Insomma, sarà anche musica ignorante, però gran divertimento.
* al banchetto c’era anche la maglia, fighissima. Non l’ho presa solo perchè volevo qualcosa di più chiaramente riconducibile a Scooter, ma devo ammettere che le mutande con quel logo mi hanno tentato fino all’ultimo…
Blogosphera
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Ho deciso di tentare di dare qul minimo di visibilità in più al mio blog.
Il motivo è che, sarò arrogante, ma penso di meritarla.
Questo post però non è volto a tessere le lodi di me stesso, anzi. Il primo modo che mi era balzato in testa per perseguire questo mio scopo è stato quello di iniziare a pubblicare i post di questo blog sul mio “facebook wall”. Se non l’ho mai fatto fino ad ora però è perchè trovo la cosa abbastanza triste. Qui sopra scrivo quello che penso e non credo di nascondermi, mettendolo on-line. Tuttavia non mi piace essere promotore di me stesso, forse per timidezza o forse per qualche altra tara psicologica, non lo so. In ogni caso non è questo il punto. Il punto è che ho deciso di optare per soluzioni diverse.
Come primo passo ho contattato il bell’uomo, che in quest’ambito è un po’ il mio mentore. Il prezzo da pagare per la sua consulenza è sentirsi costantemente l’ultimo degli ignoranti, ma essendo questa cosa molto vicina alla realtà dei fatti non credo sia nemmeno troppo colpa sua.
Il primo consiglio che mi ha dato è utilizzare “Feedburner”, l’applicazione di Google che da quella marcia in più al feed del sito. E’ presto per valutare, ma questa nuova veste dei feed è coincisa con un incremento di visite quasi del 30%.
Il passo successivo, sempre su consiglio del bell’uomo, è stato quello di inserire in fondo ai post la possibilità per il lettore di divulgarne il contenuto con un click, utilizzando Facebook, Twitter o la cara e vecchia e-mail. Infatti seppur io sia lungi da voler essere promotore di me stesso, apprezzerei molto se qualcuno, leggendo quancosa da me scritto, sentisse la voglia di condividerlo con gli altri.
Ora, l’ultima cosa che potrebbe aiutarmi a dare visibilità a questo sito, sono i buoni e cari link su altri siti. La cosa fastidiosa, molto fastidiosa ad essere onesti, è che non c’è più la buona creanza di linkarsi a vicenda, cosa che una volta funzionava abbastanza bene. Ora l’idea che mi son fatto è che, quantomeno per i blog che seguo in prima persona, ci sia una sorta di cricca in cui i link alla fine son sempre gli stessi ed in cui non entri se non sei sufficientemente trendy nel tuo essere indie.
Lo so, è il classico discorso di chi rimane fuori.
Avrei potuto scrivere “non importa sai, avevo judo.” e sarebbe stato ancora più lampante, però questa nella sua tristezza è una grossa verità.
Chiudo sottolineando come l’esperimento Trombi si stia rivelando un colossale fallimento. A circa una settimana dall’installazione ho registrato un’unica foto, fatta più che altro per pietà.
Lo lascio, in ogni caso, perchè magari prima o poi esplode.
E poi non ho voglia di riscrivere altre righe di codice per questa sera, già allineare i bottoni qui sotto è stata roba da sangue dal naso.
Rileggendo questo post, forse avrei potuto anche scriverlo così:
Voglio incrementare le visite al blog e per questo ho migliorato i feed ed aggiunto la possibilità di condividere i miei post in diverse maniere.
Speriamo funzioni.
Bazinga.
Chi ha orecchie per intendere…
Quello riportato qui a fianco è uno dei tre spot d’autore che Intesa San Paolo ha deciso di far circolare sulle reti televisive del nostro bel paese. Non so se stia girando per davvero o no, purtoppo non posso più seguire la TV italiana, però in rete c’è arrivato, la gente ha iniziato a parlarne ed io, di conseguenza, voglio spender due parole in merito.
Per prima cosa mi permetterei di fare due pulci alla storia narrata nel promo. Claudio “33 anni, laurea con lode e dottorato (o PhD come dicono in America)” è il protagonista della favola. Facendo due conti a quell’età, se è bravo come si lascia intendere, a Los Angeles deve aver fatto il PhD e almeno un post-doc, se non due. Verrebbe da dire che uno non fa dottorato e due post-doc nello stesso laboratorio, se vuol davvero fare questo lavoro, ma qui andrei sulla pignoleria e non è questo quel che mi preme adesso, quindi passo oltre. Sta di fatto che a questo punto decide di ritornare in Italia a fare il PI, ovvero il capo laboratorio. Il professore americano gli fa il suo in bocca al lupo, la morosa americana sclera un po’, ma lui è deciso e parte. Domanda: dove cazzo va? Qualcuno gli ha spiegato che per tornare a fare il PI in Italia, in Università, deve fare milioni di concorsi che non vincerà mai perchè il suo posto è già assegnato ad almeno tre diversi sgherri che hanno sacrificato la scienza per restare a far da schiavi a qualche cattedrato? Forse no. Però, grazie al cielo, in Italia non c’è solo l’università e questo Claudio lo sa. Lui a Los Angeles ha pubblicato bene, diciamo un paio di primo nome su Nature/Science/Cell, ha un buon curriculum e quindi applica a Telethon e vince un posto da PI al Tigem di Napoli. Bravo. Come lui ce ne saranno 1 su un milione, anche e soprattutto considerata l’età, ma ci sono e quindi bravo. Adesso qualcuno mi spiega in tutto questo che ruolo può mai ricoprire Intesa San Paolo?
Sul serio, qualcuno me lo spieghi perchè io non lo capisco. Mi pare ovvio che non abbia la minima intenzione di finanziare la ricerca, visto che in gergo scientifico “finanziare” non vuol dire prestare dei soldi, ma regalarli. Potrei non prendere bene il fatto di essere emigrato proprio quando le banche iniziano a regalare denaro invece che succhiarlo come sanguisughe.
Forse però ho capito male. Forse quello che Intesa fa per Claudio, il ragazzo dello spot, esula dalla ricerca e si riferisce alla sua vita privata. A quel punto non capisco perchè scegliere il ricercatore come figura e non un qualunque ragazzo che decide di rientrare a lavorare nel suo paese, forse perchè la figura del ricercatore fa sempre un po’ più pena delle altre, ma ad ogni modo ok. Diciamo che Claudio ha bisogno di una mano per rifarsi una vita a Napoli, insieme a Kate, e quindi si rivolge alla banca amica dei ricercatori.
Sono così andato, per curiosità, a vedere sul sito di Intesa San Paolo i servizi che offrono ai giovani, ricercatori e non. Alla fine Claudio ha 33 anni e Kate forse pure qualcuno meno, quindi rientrano ampiamente nella finestra d’età necessaria per poter accedere a questi privilegi.
I due possono ad esempio aprire un conto a zero spese con operazioni on-line (ZEROTONDO). Wow. Non so quante banche non abbiano ormai conti di questo tipo, ma anche fosse l’unica mi chiedo in ogni caso cosa ci sarebbe di così straordinario in un ente che ti chiede di prestargli i tuoi soldi e non ti paga nemmeno. A sto punto te li tieni nel materasso, no? Vabbè, Claudio sta a Napoli e non vuole rischiare, quindi ok fa bene ad aprire il conto.
Costantemente in due su uno scooter però non possono andare avanti, ‘sti poveri figli (oltretutto, non per apparire razzista, ma è assodato che glielo fottano la prima settimana e non potendo nemmeno assicurarlo credo che presto o tardi avrà bisogno di una macchina. Se compra un altro scooter c’è da farsi due domande su come abbia avuto quei risultati nella ricerca.). Avranno bisogno di un’auto ed essendo ricercatori, indi privi di risparmi di sorta, potranno chiedere ad Intesa di far loro un prestito (PRESTITO GIOVANI). Purtroppo però Intesa chiuderà loro la porta in faccia perchè nessuno dei due ha risieduto in Italia gli ultimi due anni e quando avranno due anni di residenza, finalmente, saranno fuori dalla finestra temporale che consente di richiedere il prestito. Una sfiga, perchè avrebbero potuto farsi prestare 30.000 euro per renderne 35.000 dopo ventiquattro mesi (spannometricamente).
Servirà loro pure una casa, direi. Possono provare per un mutuo (DOMUS GIOVANI), ma come sopra Kate non ha i requisiti di italianità necessari per avere il prestito. Claudio invece dovrebbe poterlo ottenere anche senza un lavoro fisso e quindi siamo a posto. Ora, sul sito non se ne parla, ma credo che al buo Claudio qualche garanzia la chiedano comunque (l’ipoteca sull’immobile acquistato con i soldi della banca pare non bastare più).
Per finire, la coppia coraggiosa dello spot può anche scegliere di far partire un maxi investimento (EURIZON META GIOVANI) in cui affida un tot dei suoi risparmi nelle mani della Banca per almeno 5 anni per riuscire finalmente ad avere qualche spicciolo di interesse. Anche fosse vantaggioso (non ho tempo nè voglia di fare una simulazione on-line per capire quanto realmente frutti la cosa) non so quante coppie che devono costruirsi una vita in un nuovo paese, con un affitto da pagare (perchè di comprar casa, come detto, temo non se ne parli) e tutte le spese del caso, abbiano anche del valore aggiunto da investire. Che lavoro abbiamo detto che facevano Claudio e Kate? Ricercatori? Ah, ecco.
Politica/Informazione – Split post
Side A – Politica
Pur essendo in Germania non posso fare a meno di seguire quanto sta avvenendo nella mia cara Italia riguardo le prossime elezioni amministrative. In particolare, ovviamente, mi riferisco a quanto accaduto alla lista Formigoni in quel della Lombardia e alla lista Polverini in Lazio. Lo dico subito: trovo che non dare la possibilità ad un numero elevato di persone di esercitare il proprio diritto fondamentale sia quanto di più antidemocratico possa esistere. Per questo sono molto più che solidale nei confronti di tutti i cittadini incazzati che, se le cose andranno come dovrebbero andare, saranno costretti ad un voto di ripiego o, come farei io al loro posto, ad un’astensione forzata. In quest’ottica farebbero davvero bene a farsi sentire, questi cittadini. Il problema però è che gli unici colpevoli di questo mezzo disastro sono gli esponenti stessi delle liste in questione e nessun altro. Non ha colpa chi ha notato le scorrettezze fatte nel presentare le liste nè tanto meno chi ha deciso di attuare la legge e, a problema riscontrato, prendere i dovuti provvedimenti. Le migliaia di persone che potrebbero non riuscire a votare dovrebbero prendere i loro rappresentanti ed esigere non solo delle sentite e profonde scuse, ma anche che i colpevoli di questo crimine contro i loro diritti paghino di conseguenza. Invece no, in Italia è tutto buono per fare casino e quindi via ai proclami di rivolte di piazza ed anacronistiche marce su Roma. Si grida al complotto, alla congiura, con una faccia tosta che solo la nostra classe dirigente può ostentare in certe occasioni. E ovviamente tutti dietro a dar ragione a chi sbraita, nessuno che si prenda la briga di dire: “Cazzo, ma pare possibile che io debba perdere il voto perchè un cazzone qualsiasi va a mangiarsi un panino invece di fare quello per cui lo pago profumatissimamente?”. Tutta la gente che c’era in piazza oggi, per esempio, avrebbe dovuto tirare pomodori al grido di: “Non siete nemmeno in grado di farvi votare.” invece di osannare i loro stessi carnefici. Io, almeno, avrei reagito così. E’ anche vero che è difficile che ci sia qualcuno, oggi, per cui mi dispiacerebbe perdere la possibilità di votare. Ah, ho appena appreso che la lista Polverini è stata riammessa. Domani probabilmente toccherà a Formigoni. Quanto ho scritto resta comunque valido, per quel che mi riguarda.
Side B – Informazione
Oggi è stato anche il giorno in cui, tramite il bell’uomo, sono venuto a conoscenza di un esperimento mediatico molto interessante di cui riporto a lato unicamente la parte video. L’intero post è leggibile qui. La notizia su cui verte il documento in questione è che Barak Obama farebbe i suoi comizi in playback, con tutte le implicazioni del caso. Ovviamente la notizia è una bufala, ma non è qui la questione. Il punto sta nel fatto che il post che ho linkato era null’altro che un tentativo di dimostrare che internet non è affatto luogo ove si possono mescolare con facilità notizie vere e notizie false. Il tutto è stato fatto in risposta ad un articolo del Corriere in cui si diceva come la rete, per due italiani su tre, non sia affidabile. Direi che il loro esperimento è riuscito. La cosa buona della rete, infatti, è che è accessibile a tutti e che, di conseguenza, tutti possono “controllarne” i contenuti. Se si diffonde una notizia falsa quindi saranno moltissime le persone a sottolineare come questa lo sia. Esattamente come accaduto nei commenti del post in questione. A meno di un complotto globale che spinge l’intero pianeta a mentire, difficilmente si possono pubblicare notizie false e dar loro risalto senza venir sbuggerati. L’esperimento è stato riporposto in piccolo proprio da Ale che, nonappena ha pubblicato la notizia (al momento presa per buona) si è trovato di fronte a diverse persone che gli hanno segnalato come si trattasse di un falso. La rete funziona bene perchè è di tutti, non c’è un caporedattore, un padrone o un vertice cui rendere conto. E, cazzo, cercare di far passare tutto questo come negativo è ovviamente il gioco di chi un potere sovrano ce lo metterebbe di corsa. E’ tuttavia importante sottolineare come l’informazione on-line sia utile solo se sfruttata e sempre l’esperimento in questione offre la dimostrazione di quanto ho scritto. Appena vista la notizia sul wall del bell’uomo, oggi, ci sono cascato come una pera, ma ho comunque deciso di controllare le fonti. Ho così cercato in google se c’era tracca di questa notizia su altri siti ed ho anche cercato sul sito della Casa Bianca la fantomatica lettera di scuse citata nel video in questione. Questo perchè, come reazione alle notizie che mi interessano, ho l’abitudine di approfondirle e verificarle. Se non avessero immediatamente detto tutti che era un falso, ci sarei comunque arrivato io tramite ricerca. Questo vuol dire informarsi ed è una cosa che con la TV non si può fare e, purtroppo, lo si può fare sempre meno anche con i giornali. Ecco perchè la rete da fastidio a molti ed ecco perchè c’è una campagna in atto per fare in modo che la gente vi riponga sempre meno fiducia. La rete è un contraddittorio continuo, la TV no. Semplice e facile.
Nessuna nuova, buona nuova.
Ho scelto questo proverbio come titolo del post unicamente per dire che non lo sottoscrivo.
Non parlerò di questo, tuttavia.
Non parlerò di nulla in realtà, perchè sono stanchissimo. Mi limiterò a segnalare alcune piccole novità riguardanti questo mio blog. Da qualche tempo infatti in fondo al menu è comparsa una piccola icona che, all’occorrenza, si colora di verde o di grigio. Trattasi del mio contatto Skype, messo lì apposta perchè chi abbia voglia di sentirmi e vedermi possa provare a farlo. Se, come credo nella grande maggioranza dei casi, questa esigenza fosse da me corrisposta utilizzare questo mezzo risulterebbe facile e veloce per entrambe le parti.
La seconda novità riguarda una nuova voce nel menu, corrispondente al tasto “visitatori”. Ecco di cosa si tratta: ho semplicemente deciso di installare un Trombi su questo sito. Trombi è uno strumento facile e veloce che permette a chi passa di qui, se vuole, di lasciare una foto ricordo del suo passaggio. L’utilizzo è immediato, non servono spiegazioni, e lo trovo un modo facile e veloce per conoscere le facce di chi si interessa alla mia vita. Non so quanto verrà utilizzato, se mi si chiedesse un parere direi “per niente”, ma ho voluto provare questa cosa. La mia blogstar di riferimento d’altronde lo utilizza ormai da tantissimo tempo e io dopo un po’ mi sento a disagio a non emularla nelle tendenze on-line (ho resistito e resisto tutt’ora solo per quel che riguarda twitter e non ho idea del perchè).
In ogni caso, funziona così:
La prima foto del mio trombi è un mio autoritratto. Lo so, è abbastanza triste, ma volevo immortalare l’irritazione che ha colpito il mio occhio sinistro da qualche giorno a questa parte. Ovviamente ho fallito nell’intento, ma quello è un altro discorso.
La terza ed ultima novità riguarda la sezione musica ed è una brutta notizia. Libero, nota compagnia costitutivamente incapace di fornire servizi decenti ai clienti, ha deciso che la mia pagina personale sui loro server non mi è più accessibile in quanto connesso da fuori dall’Italia. Di per se la cosa non mi frega più di tanto, il problema è che utilizzavo i loro server per uploadare i sample tratti dal disco in ascolto. Questo perchè, non ho mai capito per quale ragione, Aruba si rifiuta di far funzionare i file .rbs. Ora, fino a che troverò un nuovo spazio gratuito su cui poter caricare questi file e farli andare nel lettore posto sotto l’immagine del disco del momento, il mio sito resterà purtoppo orfano di quel servizio. Mi scuso con chi eventualmente possa averlo utilizzato nel tempo e, addirittura, possa averlo ritenuto utile.
Ok, penso di aver detto quel che c’era da dire.
Ora me ne vado a nanna e se l’occhio me lo consente mi sparo un paio di episodi della terza serie di Dexter.
Google Hit List [Febbraio 2010]
E’ tempo della prima classifica dalla Germania.
Devo riconoscere che gran parte delle ricerche sono divertenti, anche se inizio a farmi delle domande sul perchè il mio blog attiri così tanti decerebrati ed analfabeti.
Ad ogni modo ecco i risultati.
Ah, prima di chiudere, segnalo una chicca assoluta.
Polly, cercando un’estetista a Colonia, ha scovato questo sito (NdM: l’audio vale il 50% della chicca).
Genialità allo stato brado.
1 – canzone degli u2 che inizia one two three four
2 – “borsista a vita”
3 – sono spaesato il mio migliore amico è andato a letto con mia moglie
4 – la classifica degli sfigati di oggi
5 – il lavoro è na merda
6 – arriba arriba bubu ah
7 – c’è sempre qualcuno piu cattivo di tè
8 – scandale a tamarria
9 – ti sei sconnesso senza neanche salutarmi
10 – voglio scrivere il mio loco nella mia macchina
Nota: aggiornata la sezione “musica”.
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