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Manq

Non proprio sul pezzo – vs.ROME

Sicuramente la mia età dell’oro come recensore di dischi l’ho vissuta nei due anni in Germania.
Non perchè abbia scritto chissachè o su chissà quali riviste, ma perchè dopo aver recensito il disco dei Far e intervistato Jonah Matranga ho allacciato un buon rapporto con la Arctic Rodeo. La cosa ha avuto come principale risvolto il fatto che mi spedissero tutti i dischi in uscita. Senza che io li chiedessi e, anzi, nonostante avessi detto loro che molti di questi non li avrei mai recensiti (tendo ad essere onesto e sincero, io.).
Ad ogni modo, dei tantissimi dischi che mi hanno spedito molti sono imbarazzanti, alcuni sono semplicemente lontani dai miei ascolti abituali e qualcuno è degno di nota. In questi giorni, sfruttando il tragitto in macchina che mi sparo per andare al lavoro ogni mattina, sto riprendendo in mano quelli che mi erano sembrati meglio e mi sono reso conto che tra questi c’è anche un disco che vale davvero.
Il gruppo si chiama vs.ROME, ed è composto da cinque ragazzi di Dusseldorf che cantano (e suonano) in inglese. Il CD è intitolato “The end is important in all things” e questo basta e avanza per capire di che genere di suono stiamo parlando. Purtroppo documentandomi per scrivere questo post ho scoperto che la band ha già smesso di vivere a causa di “mancanza di tempo” (riporto spiega ufficiale), ma il disco esiste ancora e sarebbe buona cosa per molti dargli un ascolto.
A corollario del pezzo avrei voluto mettere la traccia numero 6, “It’s home where I am not”, ma in rete si recupera poca roba e quella non è tra il materiale disponibile. Posto quindi “All ending”, che ad onor del vero sarebbe comunque stata la mia seconda scelta.

Non proprio roba nuova, ma suonata con cognizione, passione e una certa qual freschezza. Poi oh, si son sciolti immediatamente e la cosa in ambito emocore da un sacco di valore aggiunto.
Questo è quanto. Per una volta volevo provare l’ebrezza di segnalare ai lettori che non ho un gruppo che non gli piacerebbe. Lo fanno tutti i blog che seguo e io, come la musica che ascolto, tendo ad essere derivativo.
Il titolo del post potrebbe dare l’idea di una sorta di rubrica e magari così sarà. Alla fine la musica che scopro con lustri di ritardo è il 96% di quella che ascolto, quindi di spunti per nuove puntate non dovrebbero mancarne.

Surreale

Ieri sera sono andato all’ultima data del reunion tour degli Shandon.
Quando dici Shandon le possibili reazioni dell’interlocutore sono essenzialmente due. La prima prevede il classico e se vogliamo legittimo: “E chi cazzo sono?”. Chi li conosce invece tende a rispondere: “Ah, quelli di Questosichiamaska!”. Ecco sì, sono proprio loro che, dopo diversi anni, hanno deciso di tornare a suonare insieme dodici date, un po’ per i fan rimasti orfani, un po’ forse per loro che avevano voglia di farlo.
C’è stato un tempo, un’estate di diversi anni fa, per cui senza farlo apposta io e i miei amici ci si trovava sistematicamente in posti in cui stavano suonando gli Shandon. Non lo si faceva apposta, non era una cosa voluta, semplicemente qualsivoglia locale o sagra di paese cui si decideva di andare li vedeva on stage. A qualcuno piacevano di più, ad altri meno, ma nessuno s’è mai lamentato della cosa.
Molti anni dopo, abbiamo quindi deciso di partecipare alla “festa” della reunion e di andare ad assistere all’ultima data, ieri sera appunto, in quel del Nautilus di Cardano al Campo.
Ieri sera gli Shandon hanno suonato più di un’ora ripescando pezzi un po’ da tutti i loro dischi. Io, alla fine, conoscevo in tutto sette pezzi. Non avendoli seguiti per metà abbondante della loro carriera, mi pare un bilancio comunque positivo.
Tra questi pezzi non c’è Questosichiamaska. Non l’hanno suonata. Il motivo, probabilmente, è quello spiegato nel video qui sotto, tratto da una delle prime date del tour.

Personalmente a me quella canzone lì non è mai piaciuta. Io, ieri sera, speravo di sentire altri pezzi: Vampire girl, Noi-Oi!, L’Informazione e la sempre ottima “My sun”, unica che hanno suonato. Però ecco, un po’ mi ha spiazzato come scelta. Mettiamola così, un reunion tour di questo tipo credo abbia la valenza che ha il sedersi con gli amici e guardare le vecchie fotografie. Tenere nel cassetto quelle a cui son collegati più ricordi è una scelta che non comprendo appieno. Insomma, se una band dopo anni decide di smettere di suonare il suo pezzo più conosciuto a me la cosa non sconvolge, ma ho avuto l’impressione che questa decisione facesse un po’ a cazzotti con lo spirito del tour.
Ad ogni modo il concerto è stato gradevolissimo, divertente, con tanti pezzi che come detto non conoscevo, ma che mi son sembrati buoni (uno dovrebbe intitolarsi qualcosa tipo “Novembre” ed un altro invece, se ho capito giusto, è un pezzo dei The Fire). Mi sono divertito.
A fine set, come vuole la regola, tutti in pista a ballare la selezione di pezzi scelta dal DJ resident del Nautilus.
Si parte con un pezzo dei Rage Against the Machine, si passa a “The kids aren’t allright” (che avevano già messo appena prima dell’inizio del concerto) e “Self esteem”, poi arrivano “Aca toro e “Cannabis””, di nuovo i RATM con “Killing in the name” (anch’essa già messa prima) e per finire “Toxicity” (terzo bis del pre concerto). A quel punto ce ne siamo andati.
Dico, ma è possibile che ancora oggi, nelle discoteche rock, ci sia sempre la stessa cazzo di scaletta che c’era nel 1998? Neanche gli stessi artisti, che già sarebbe incomprensibile, ma proprio gli stessi pezzi. C’è gente che è quindici anni che tutti i sabati va a ballare la stessa musica. Le stesse venti canzoni. Perchè io me ne sono andato, ma scommetto che la scaletta è continuata con “Beautiful people”, “Rollin'”, “Smells like teen spirit”, “Tutti in pista”, “Cheope” e via dicendo.
Mi chiedo, ma c’è davvero chi paga un DJ per mettere la stessa scaletta ad oltranza? Ma chi li gestisce questi posti? Lo capisco che per far ballare la gente, se sei scarso, hai bisogno dei pezzi che la gente conosce. Però puoi fare lo sforzo di cercarne altri, altrettanto noti, e di intervallarli con qualcosa di personale, qualcosa che magari in pista conoscono in pochi e che susciti la curiosità di chi ascolta.
Quindi nella stessa sera, nello stesso locale, son passato da una band che pur nella volontà di festeggiare un tempo che non c’è più ha deciso di metterci la personalità e la faccia e proporre una scaletta quantomeno figlia del loro gusto attuale, per arrivare a un DJ (che chiamare tale fa ridere) che ripropone con ottusa determinazione da quindici anni le stesse canzoni.
La combinazione, fidatevi, è stata surreale.

“Gesù Cristo, no nessuno!”

Se n’è andato Germano Mosconi.

Il filmato qui sopra, che potrebbe urtare la sensibilità di alcuni, è il mio modo di ricordarlo.
Checchè ne dica La Repubblica, che ormai in quanto a perbenismo, paraculaggine e velleità moralizzatrici è ormai giunta al punto di non ritorno, trovo giusto e sacrosanto ricordare Germano Mosconi con quei vituperati filmati youtube.
Il motivo è presto detto: a me non è mai interessato il Mosconi giornalista, non ho mai visto una sua trasmissione e dolermi della sua morte in quanto “volto della televisione veronese” vorrebbe dire dolermi per la morte di tutti gli sconosciuti che abitano questa terra. Tradotto, vorrebbe dire passare la vita a dolermi per la fine di quella altrui.
Mosconi per me era un perfetto sconosciuto, una persona normale, genuina, di cui youtube ha mostrato il lato più umano e vero creando così un legame che altrimenti non ci sarebbe mai stato. “Germano uno di noi” perchè lo era per davvero. A me non interessano le bestemmie di per sè stesse. Non ho bisogno di un video di Mosconi per sentirle nè di emularlo per dirle. Strappano un sorriso perchè sono lo sfogo di situazioni di nervosismo in cui tutti ci troviamo e cui tutti dobbiamo far fronte. C’è chi reagisce nello stesso modo, chi si sfoga in altra maniera e chi tiene tutto sotto pelle. Il primo caso forse è il più folkloristico, ma sicuramente anche il più genuino e probabilmente il più efficace.
E comunque, la creatività che utilizzava nel bestemmiare è degna del grande artista e faceva decisamente simpatia.
Tutto questo per dire ciao a Germano Mosconi, immaginandolo al cospetto di San Pietro mentre chiede “chi l’è che va avanti e indrio da che la porta lì?”. Poi oggi sarebbe morto pure Lucio Dalla, ma con tutto il rispetto non è mai stato tra i miei cantanti preferiti e non ci sono video youtube che, nel vederli, generino quel genere di empatia.

Grazie di cuore

La cosa che veramente manda il sangue alla testa in questa Italia da ricostruire è che gli ultimi trent’anni di politica ci hanno privato di tutto. Sono riusciti pure a toglierci la possibilità di controbattere, di far valere quantomeno a parole i nostri diritti.
Oggi Emma Marcegaglia se n’è uscita dicendo che l’articolo 18 serve esclusivamente a tutelare “assenteisti cronici e ladri“. Qualche giorno fa Lupi, con molta più eleganza, su twitter aveva sollevato la medesima questione sostenendo che nessun imprenditore licenzierebbe in tronco un buon lavoratore e che quindi, implicitamente, l’articolo 18 tutela quelli che buoni lavoratori non sono.
In altre circostanze sarebbe facilissimo rispondere a questi individui. Senza una tutela del lavoratore il confine tra buon dipendente e lazzarone diventa assai labile. Oggi posso valutare bene chi fa il suo dovere. Domani chi non obbietta a fare più del suo dovere. Dopodomani chi fa più del suo dovere ed essendo più giovane lo fa più in fretta e stancandosi meno. In tre giorni chi il tutto lo fa pretendendo la metà del salario. Tra una settimana chi, oltre a tutte queste caratteristiche, mi sta più simpatico.
Senza un freno, senza una regola, non so quanti di noi a lungo andare potranno essere definiti “buoni dipendenti” dal loro datore di lavoro e questo, nell’ambito di professioni poco specializzate, non è un bello scenario.
Che, quindi, l’argomentazione che fa perno sul vantaggio imprenditoriale nel tenere i lavoratori di cui si è soddisfatti faccia acqua da tutte le parti non è che sia poi così arcigna.
Cosa rende allora gente come la Marcegaglia, Lupi o la Fornero così sicuri della loro posizione? Cosa fa di loro quasi degli inattaccabili?
Io un’idea ce l’ho. Innanzi tutto non è certo bravura loro. L’abolizione dell’articolo 18 non è una cosa che si sono inventati gli imprenditori del dopo crisi, nè i tecnici del governo Monti. Questa proposta è vecchia come il cucco. Paradossalmente più vecchia dell’articolo stesso, perchè vede gli imprenditori tentare di riportarsi nella posizione che avevano un tempo, ovvero quella di poter decidere dei loro dipendenti come più gli aggrada.
Come dire “per uscire dalla crisi e rilanciare l’impresa, re-istituiamo la schiavitù”. Non è che sia un’idea nuova, nè tantomeno intelligente, e il fatto che funzionerebbe non credo porti nessuno a prenderla in considerazione. Al momento, perlomeno.
Il merito di aver ridato fiato e vigore a chi vorrebbe tornare ad essere “padrone” (termine che Dio solo sa quanto ero felice di ritenere fuori tempo massimo) va solo ed esclusivamente alla sinistra italiana.
Va ad anni, decenni di sindacalisti prezzolati, di lotte inutili e strumentali, di accordi beceri. Va a chi ha trasformato la sottoscrizione al sindacato ad un equivalente del pizzo da pagare per non aver problemi e, spesso, per potersi garantire un’esistenza “al risparmio energetico”. La tutela per anni degli scansafatiche, dei ladri e dei disonesti non è leggenda e non è certo colpa della destra. Delle persone che conosco, qualsiasi credo politico esse abbiano, non solo non ce n’è mezza che stimi i sindacati, ma la maggior parte può snocciolare almeno un episodio in cui questi si son comportati in maniera vergognosa.
E i partiti? Dov’erano i partiti di sinistra in tutto questo?
Che sinistra è una che tradisce la base del proprio elettorato mettendola nella posizione di diventare vittima sacrificale designata? Che sinistra è quella capace di far tornare plausibili scenari lavorativi vecchi di cent’anni?
Ci si stupisce che in vent’anni non sia riuscita a cacciare Berlusconi, ma ditemi voi, oggi, se questa è la colpa più grave.
Siamo arrivati al punto che una Marcegaglia o un Marchionne qualsiasi possono fare la voce grossa e strapparci in faccia dei diritti acquisiti con questa cosiddetta sinistra che nemmeno li lascia fare, ma li appoggia (ieri il sì del referendum FIAT, oggi l’articolo 18). Certo, la scusa è sempre che “o così, o la rovina”. Beh, quasi quasi scelgo la seconda perchè, sarò un illuso, ma almeno potrebbe essere per tutti.
E mi chiedete di andare a votare.
Andatevene tutti affanculo. TUTTI.
E con voi portatevi i giornalisti beceri e celebralmente inerti che abbiamo in questo paese.
Notizia di oggi: scandalo sulla clausola maternità in RAI. Insorgono i sindacati: contratto illegittimo.
In un Paese dove la regola sono i Co.Co.Pro. dove sta la differenza?
La destra ci ha messo in ginocchio governando praticamente da sempre.
La sinistra è riuscita nella non facile opera di prendersi le colpe.
A noi, tanto per cambiare, toccherà pagare le conseguenze.

Roma 2020 e altre cose di cui avrei potuto scrivere

Oggi pomeriggio al lavoro è noia pesa.
Siccome ho già provato ad impegnare il tempo facendo ogni sorta di lavoro e ho tirato al massimo un’oretta, ho deciso che potrebbe essere un buon momento per aggiornare il blog. Magari con un post vero, non con una di quelle ciofeche da tre/quattro righe che pubblico ultimamente.
Tra tutti gli argomenti che ho a disposizione (e che sono tantissimi), deciso di spendere due parole in merito all’ormai quasi ufficiale veto di Monti ad Alemanno per la candidatura di Roma alle olimpiadi 2020.
Se in Italia parlare di pudore avesse ancora un senso, ci si chiederebbe chi s’è portato via quello del sindaco di Roma che, a pochi giorni dalla manifesta incapacità di gestire qualche centimetro di neve, se ne esce autocandidandosi all’organizzazione dell’evento sportivo mondiale per antonomasia. Una roba tipo Schettino che domani chiama la NASA e si auto-candida per pilotare il prossimo Shuttle. E conta poco che probabilmente nessun comitato olimpico (vado a braccio eh, non ho idea minima di chi sia poi incaricato a scegliere tra le candidate) prenderebbe in considerazione Roma (e l’Italia) sulla scia di quanto stiamo mostrando in giro ultimamente, il NO di Monti sarebbe ampiamente giustificabile anche solo per una questione di dignità. “No, caro Alemanno, oggi come oggi il permesso per farci bocciare l’ennesima volta non te lo do. Stiamocene buoni per un po’ e vediamo se ne usciamo.”
Il dramma vero è che la debacle di Roma nella sua sfida alle intemperie, pur essendo indicazione sufficiente a far nascere legittimi dubbi sulle capacità organizzative della capitale, non è nulla paragonata a quanto verificatosi l’ultima volta che a Roma s’è avuto in gestione un evento sportivo rilevante. Perchè ci ricordiamo tutti vero, quello che è successo in occasione dei mondiali di nuoto 2009? Ora, io non dubito che un alone di corruzione aleggi intorno più o meno a tutti i grandi eventi di questo genere, in tutti i paesi del mondo. Ci sarà sempre chi alle spalle di una macchina miliardaria come l’olimpiade (o i mondiali, gli europei, l’expo e via dicendo) troverà il modo di arricchirsi. Non dovrebbe capitare, ovviamente, ma capita e sono convinto non solo qui nel bel Paese. Il dramma è che da noi il tutto è esasperato. Oggi leggevo in twitter che intorno a Napoli ci sono dei lavori in corso per un’uscita della tangenziale appaltata per Italia ’90. Non mi ci metto nemmeno a verificare se l’nformazione è vera, perchè è credibile e tanto basta. Insomma, c’è un’attitudine italiana alla tangente che già spaventa a priori, c’è il precedente, proprio a Roma, di una situazione analoga, più piccola, e finita malissimo e ci sono un sindaco ed una giunta che dimostrano il loro non essere pronti al minimo inconveniente e il non saper farvi fronte. In aggiunta, come ciliegina, siamo in una situazione economica che dire precaria e puro eufemismo (oggi c’è chi dice che la crisi Greca iniziò con l’olimpiade e, non avendo le basi, non posso nè confermare nè smentire).
Con questi presupposti, il NO di Monti non solo è legittimo, ma auspicabile.
Che poi, Alemanno, è sicuro di avere abbastanza parenti per farsi carico di un evento del genere?
Ecco fatto, il post è scritto e il blog torna, per una volta, sul pezzo.
Giusto per conoscenza, ecco gli altri argomenti che avrei potuto trattare:
Il nuovo singolo di Jovanotti ha una base che è plagio plagissimo della colonna sonora di Drive. Così, a muzzo, senza che io verifichi chi è uscito prima e chi poi.
Il nuovo singolo di Madonna ad un certo punto (minuto 2:20 del video, per apprezzare appieno) piazza un breakdown di chiara matrice hardcore. L’unica spiega plausibile è che nel 2012 i produttori siano gente che ascolta bella musica e questo porterà inevitabilmente ad un mondo migliore. (vedi parentesi al punto precedente).
– Su radio 105 gira un pezzo che pare fatto mischiando insieme tutta la discografia dei Jimmy Eat World. Non avendo uno smartphone dalle mille applicazioni utili, non ho idea di chi siano gli autori. Sono solo sicuro non si trati dei Jimmy Eat World. Nel nome della band potrebbero esserci le parole Pedro o Leon, ma non si tratta dei Pedro the Lion.
– Il PD perde le primarie a Genova e la sindachessa uscente si incazza su twitter dicendo che è tutto dovuto al suo essere donna. Stando al ragionamento, quattro anni fa probabilmente non lo era.
– Google celebra S.Valentino con un cartoon in cui si omaggiano tutti i tipi di coppie. Google non ha mai omaggiato, ne mai omaggerà Giovanardi. Il passato, prima o poi, ci lascerà liberi.
– Si vocifera di una possibile mossa del governo volta a rivedere le esenzioni ICI per i beni immobiliari della Chiesa. Bravi. E’ vero, son gli stessi che provano quotidianamente a cancellare i diritti dei lavoratori, ma un governo normale non fa mai solo cose giuste o cose sbagliate. Quello di Monti è un governo normale. E’ che non ci siamo più abituati.

EDIT: Il pezzo che frulla cinque dischi Jimmy Eat World e finisce per passare in radio è Cough Syrup degli Young Giant. Da li a capire perchè avessi in mente Pedro e Lion ne passa una vita.

Ne parlavamo tanto tanti anni fa


Oggi compie vent’anni “Hanno ucciso l’uomo ragno”.
Tipo che ci sarebbero milioni di cose da dire e scriverci sopra, ma alla fine si può benissimo evitare e limitarsi all’omaggio ad uno dei capolavori di quello che, per me, è e sarà sempre il più grande cantautore italiano. Grazie Max!
E comunque, sembra ieri.

J. Edgar

  • Manq 
  • Film

Ieri sera siamo andati a vedere J. Edgar, ultimo film di Clint Eastwood. Film imbarazzante.
Ora, che sarebbe stata una pellicola lenta me lo aspettavo, ma non così. La storia della vita di un cagacazzo (parafrasando Nixon) raccontata più o meno in tempo reale. A questo si aggiunge la personalissima sensazione che il film sia stato montato completamente a caso, con buchi di sceneggiatura notevoli e passaggi temporali indefinibili capaci di rendere confuso il nulla cui si stava assistendo. Di Caprio buono, però mi è piaciuto di più Hammer nel ruolo del suo braccio destro. Secondo me come prova vince su tutti. Unica nota positiva comunque, su un film che a mio avviso ha ben pochi lati positivi.
Mi spiace però, perchè mi aspettavo decisamente di più dal vecchio Clint. Di solito i suoi film non sono male, pur non brillando per ritmo, ma in questo caso la sensazione è di un vero e proprio buco nell’acqua.
Insomma, senza girarci intorno, una cagata.
Fortuna che pomeriggio, su Sky Cinema HD, mi sono sparato “The Expandables”.

Due o tre robe da dire

In aereo, rientrando dal week-end a Colonia, ho pensato che potesse essere il caso di aggiornare il blog.
Avere un blog oggi è cosa complicata, specie se si tratta di un blog come il mio: specchio della mia vita e cassa di risonanza per le mie riflessioni. Le nuove abitudini e la pigrizia infatti spingono perchè io la smetta di scrivere lunghe pagine qui sopra in virtù di lapidari e brevissimi status di Facebook o ancor più trendy Tweets.
E’ così che va il mondo ed è così che credo, prima o poi il mio blog morirà.
Ma non oggi.
Oggi aggiorno, dopo quasi due settimane, dando spazio ad un po’ di pensieri sparsi inerenti a fatti sparsi accaduti in ordine sparso negli ultimi tempi.
– L’FBI ha deciso di chiudere Megaupload e Megavideo. Ora, che quei due siti fossero utilizzati anche in modo illegale è credo incontestabile. Ci sono però un sacco di cose legali che la gente può usare per infrangere la legge senza che l’FBI si metta in mezzo. Tipo: non credo l’FBI chiuda General Motors perchè una parte delle persone che usa le automobili infrange i limiti di velocità. Insomma, mi pare un po’ l’abbiano fatta fuori dalla tazza. Sicuramente chi l’ha presa male son stati quelli dell’Anonimous Group che in prima istanza hanno hackerato qua e la siti di enti governativi statunitensi e di importanti colossi del music and video business e oggi hanno deciso di mettere online, anche simpaticamente (cit.), l’intero catalogo Sony Music. Io, volendo rimanere estraneo a queste lotte, mi limito a chiedermi se non sia forse il caso di rivedere la politica alla base della questione invece di continuare con guerre e rappresaglie che non porteranno mai a nulla. Perchè che di analoghi a Megaupload e Megavideo ce ne sono a bizzeffe non credo sia un segreto.
– Sicuramente l’argomento del momento è il dramma della Costa Concordia. Ora, non volendo entrare nel dettaglio della questione, mi limito a provare una certa pena per la questione Schettino, non tanto per l’uomo che stando a quanto si legge pare abbia sicuramente delle responsabilità, ma per la classica reazione italiana del “tutti fenomeni” per cui anche chi in vita sua non è mai riuscito a tenere a galla un materassino si permette di andarsene in giro a dire come un capitano si dovrebbe comportare e cosa avrebbe dovuto fare nella fattispecie. Io ho sentito la telefonata con la capitaneria di porto e ho visto un po’ di articoli qua e la. Che Schettino probabilmente non fosse il più integerrimo tra gli uomini di mare è una sensazione che difficilmente troverà smentite, tuttavia son sempre dell’idea che il capro espiatorio sia un male colossale perchè riduce problemi seri (la politica delle compagnie di crocere, per esempio, o i rischi di questo tipo di situazioni) alla macchietta di un disgraziato. In sintesi: che ci sia interesse a far finire il tutto in “Schettino era un coglione” mi pare ovvio. Io però verificherei se la cosa è vera e se, anche fosse, sia quella l’unica causa alla base del disastro.
– Venerdì è morta Sarah Burke dopo un brutto incidente mentre si allenava. Io lo capisco che non è Simoncelli e che non è certo il caso di fare a gara di popolarità tra giovanissimi ragazzi morti mentre inseguivano il loro sogno di sportivi, però ecco, due righe sui quotidiani nazionali potevano pure scriverle (Gazzetta esclusa, che ne ha parlato). Ad ogni modo, dispiace tanto.
– Ho visto i primi due episodi di Alcatraz, nuova serie TV in cui c’è lo zampino di JJ Abrams e della Bad Robot. Nonostante le premesse, pare per nulla male. E’ in sostanza identica a Fringe, solo senza le minchiate scientifiche da quattro soldi. Penso seguirò con attenzione. E’ anche iniziata la quinta serie di Californication, ma dopo due episodi non s’è vista nemmeno una tetta e questo non è un buon segno.
– Chiudendo col botto, è di questa sera la release del nuovo disco dei Fine before you came. Si intitola “Ormai” e io non l’ho ancora sentito, ma in battuta penso sia buona cosa per voi scaricarlo (qui) e ascoltarlo.