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Manq

Un partito democratico

In questi giorni tiene banco la discussione avvenuta in seno al PD riguardo le unioni omosessuali. Che poi “in questi giorni” fa ridere perchè ne parlano da che il PD esiste e non ne son mai venuti a capo, ma diciamo che la questione è recentemente tornata attuale anche per l’opinione pubblica che, in prossimità di elezioni e in concomitanza alla ridiscesa in campo di Berlusconi, mostra giustamente agli italiani cosa succede sull’altra riva del fiume. Come sempre, il timing scelto dal PD per tirar fuori lo squallore di cui è composto è impeccabile, ma davvero non vorrei divagare.
Dicevamo che all’interno del PD si son manifestate per l’ennesima volta posizioni inconciliabili riguardo temi sociali importanti per il futuro di questo Paese. Essendo il partito per definizione democratico, le diverse personalità che lo compongono hanno provveduto ad esprimere legittimamente le loro posizioni, anche discordanti e spesso inconciliabili, perchè alla fine la democrazia è proprio dar voce a tutti. Io questa cosa la apprezzo anche, perchè se avessi voluto sostenere il pensiero unico avrei tranqullamente potuto votare a destra. Quindi ben venga la discussione, ben vengano le diversità che, da sempre, arricchiscono e ben vengano l’apertura ed il dialogo volti a conciliare posizioni diverse nell’interesse del Paese.
Per essere un partito però su qualcosa bisogna concordare. Questo è necessario per scrivere un programma da presentare agli elettori, programma che dovrebbe appunto sancire le basi su cui il partito in questione fonda la sua idea di governo per l’Italia che verrà. Io, quali siano queste basi, non l’ho mica capito. Anzi, non ho ancora mai sentito di un frangente in cui il PD si sia manifestato unito. Ci sarà una cazzo di cosa su cui sono d’accordo, no?
Così ci ho pensato e, gira e rigira, l’ho trovata. Il punto fondamentale del PD, su cui si fonda la sua corsa alle prossime politiche, è continuare ad esistere. Vincere o perdere non conta. Il PD è l’espressione massima de “l’importante è partecipare”. Altrimenti non si spiega.
Io non ne so moltissimo di politica, nè di economia, ma ho la netta impressione che riguardo i grandissimi temi economici e politici, ormai, i governi dei singoli paesi abbiano ben poca voce in capitolo. L’economia e la politica sono ormai globali e che ci governi Tizio, Caio o Sempronio su quelle cose lì c’è poco da fare. Grazie a Dio, perchè fossero stati decisivi i governi dopo vent’anni di Berlusconi vivremmo sulle piante. Se però c’è qualcosa su cui ancora i governi hanno margine decisionale è la politica sociale e in quest’ambito, il PD, non è un partito perchè non avrà mai un programma. Etica medica, diritti civili, ammortizzatori sociali e pensioni sono alcuni dei temi su cui questo insieme di persone non ha mezza base in comune. La cosa drammatica (per il Paese eh, mica per loro) e che non gli interessa. Il loro scopo è raccogliere voti. Per farci cosa non è importante o quantomeno non è un problema da porsi ora. A guidare la politica del partito è un grosso, gigantesco pallottoliere.
La cosa che fa rabbrividire è che ad usarlo però, non son neanche tanto capaci. In primo luogo, se c’è stato uno sconfitto alle precedenti amministrative è stato il centro moderato di stampo cattolico. In che modo la rincorsa alle posizioni recentemente sconfitte e l’alleanza coi recenti perdenti possano o debbano aiutare i numeri del PD, giuro, ma non lo comprendo.
In seconda analisi, è facile a mio avviso constatare come, oggettivamente, il PD sia un partito inutile perchè overlappante posizioni già definite. Non esistesse, con ogni probabilità il 50% dei suoi iscritti starebbe con l’UDC, il 40% con i vari partitucoli di “sinistra” che vanno da SeL all’IdV passando per Grillo, e un buon 10% con il PdL o qualunque altra realtà di destra fosse disposta a dar loro una poltrona. Nessuno si troverebbe scoperto o privo di una realtà capace di portare avanti le i propri ideali con coerenza molto maggiore a quanto il PD saprà mai fare.
E allora fatelo, perdio, disintegratevi. Toglieteci dalla vista sto prodotto indecente e smettetela di provare a far credere che in Italia ci sia un partito di sinistra al 30%.

Higgs, il bosone e la teoria di Ze

Ieri sera stavo chiacchiarando con Ze riguardo alla scoperta del Bosone di Higgs. In quanto uomini di scienza, o nel mio caso quantomeno autoproclamatosi tale in maniera arrogantella (cit.), la scoperta di questa particella fondamentale non ci ha lasciati indifferenti, pur non avendo io capito minimamente di cosa si tratti e quale sia il suo nesso con Dio, l’universo ed il Big Bang.
Ad ogni modo, mentre ne discutevamo, Ze mi guarda e mi dice una cosa tipo: “Massì, è la particella fondamentale. Spiega tutto. Senti qua…” e a quel punto snocciola lì una teoria che, effettivamente, spiega tutto.
Teoria che, autorizzato dall’autore, qui riporto in maniera che possa rimanere scritta da qualche parte.

La scoperta del bosone di Higgs, oltre a convalidare varie teorie scientifiche, apre chiaramente ad una nuova concezione e conoscenza dell’esistente che porterà nel prossimo futuro a una serie notevole di innovazioni tecnologiche e scientifiche. La più rilevante, per quanto concerne questa teoria, è la possibilità di viaggiare indietro nel tempo.
L’ottantaquattrenne scienziato inglese a questa cosa lavora già da tempo imprecisato, ma perchè il suo metodo funzioni è necessario arrivare a conoscere il fantomatico bosone. Con quella nozione e quanto ne deriva, la teoria che permette il “jumpback” (come lo definisce Higgs) è attuabile e necessita solo di essere messa in pratica.
Servono i cosiddetti tempi tecnici, diciamo ancora cinque mesi scarsi.
A lavorare su questo progetto ci sono un gruppo di suoi collaboratori, che prossimamente ultimeranno e collauderanno questa innovativa scoperta. Uno di loro, durante il “Jumpback”, finirà dai Maya e racconterà loro tutto, ma proprio tutto, della storia da lui vissuta fino al giorno in cui è saltato indietro nel tempo.
Giorno che, ovviamente, sarà il 21 Dicembre di quest’anno.
Da lì poi una serie di malintesi hanno portato i maya prima a fidarsi degli Spagnoli, che come il viaggiatore temporale si presentarono dicendo di venire da oltre l’oceano, e poi a formulare ipotesi sulla fine del mondo che in realtà è semplicemente la fine delle conoscenze future di una persona che, il 21-12-2012, è tornata indietro nel tempo.
La spiegazione è talmente lineare da fare paura.

Ze sosteneva che questa teoria può spiegare tutto. Lui era particolarmente focalizzato sulla deriva dei continenti, ma non saprei dirvi perchè. In quel momento infatti io ero intento a collegare questa cosa con l’altra teoria fondamentale di cui scrissi tempo fa: ovvero quella sulla provenienza di Gesù.
Eccitato da questa idea, sono andato a vedere sulla pagina del dipartimento di Higgs se qualcuno dei vari studenti, assistenti e ricercatori potesse avere, almeno per l’aspetto, le carte in regola e, così d’istinto, indicherei uno tra Sam Yoffe, Jamie Hudspith e Rudy Arthur come papabile (gioco di parole). In quest’ottica anche il nomignolo tanto discusso di “Particella di Dio” acquisterebbe tutto un altro spessore.
Questa quindi è la teoria che spiega l’origine di tutte le cose. Mi sarebbe piaciuto fosse Ze a scriverla per benino su questo sito, sarebbe stata esposta anche mille volte meglio, ma realizzo ora, a fine post, di non averglielo neppure chiesto.
Shame on me.

Epilogo

Alla fine sono andato a sentire i Blink 182. Nel 2012.
E mi è pure piaciuto.
Si, lo so, è da non crederci, però è andata così.
Ho un po’ paura che a scriverci sopra, alla fine, iniziarò a riflettere a mente fredda e a rivalutare la cosa, operazione che per altro sento avanzare nella mia testa. Mi fermo subito quindi, che tempo e modo per scriverci sopra, se sarà necessario, lo troverò nei prossimi giorni e in altro luogo.
Questo è il mio blog (che, per la cronaca, non è morto) e serve a dare sfogo alle emozioni. E’ stata una bella emozione.
Quando guardo un film o una partita di pallone, non mi viene da pensare che chi interpreta lo fa per soldi e nulla più. Questa sera era fondamentale riuscire a non avere quella sensazione lì e io non l’ho avuta.
La serata ha svoltato decisamente in tre punti.
Il rutto di Tom durante “Always”.
Infilarsi al parterre.
Josie.

Prologo

Tra un’ora, più o meno, partirò alla volta del Forum con una serie di stranissime sensazioni addosso.

NB: questo blog non è ancora morto.

Commenti a tiepido sulla preview del Rock in IdRho

Qui di seguito, la lista di quelli che sarebbero potuti essere i miei live tweet dal concerto di ieri se solo avessi uno smartphone e se non fossimo in realtà sulla pagina di una roba vintage come può essere un blog nel 2012*.

– Rock in IdRho è un nome osceno di suo, diventa surreale se definisce un evento al Carroponte di Sesto. #RockinCarroponte
– Io il mercoledì lavoro, anche per poter cacciare 35 euro per un concerto. Farlo iniziare alle 18.30 è da stronzi. #RockinCarroponte
– 18:45 Lavorando in zona mi fermo a prendere i biglietti. Affluenza scarsa, #LaDispute non male. Vado a mangiare. #RockinCarroponte
– 20:30 Riparto da casa, conscio di essermi perso #HotWaterMusic e #BillyTalent. Spero di perdere anche #TheHives. #RockinCarroponte
– 21:00 Parcheggio nel multisala di fronte al Carroponte. Spero non chiuda, altrimenti ce l’ho nel culo. #RockinCarroponte
– 21:10 Entrando mi offrono un #Jack&Cola di quelli preconfezionati. Lo bevo. E’ una merda. #RockinCarroponte
– 21:12 Realizzo che #TheHives sono SOLO a metà set e la cosa mi dilania. #RockinCarroponte
– 21:16 #TheHives visti tre volte, mai soddisfatto. Sta sera la peggio di tutte. Impresentabili. #RockinCarroponte
– 21:18 Piuttosto che i #TheHives mi guardo il soundcheck dei #Lagwagon. #RockinCarroponte
– 21:27 I #TheHives finiscono con la gag di far sedere tutti in terra. Non mi siedo. Vengo insultato. #RockinCarroponte
– 21:28 Mentre vado verso il secondo palco faccio un analisi della gente presente. #RockinCarroponte
– 21:29 C’è figa. #RockinCarroponte
– 21:30 Si beh, c’è anche, in minima parte, figa. Però ci son più disperate in ballerine. #RockinCarroponte
– 21:32 I #Lagwagon attaccano con “Kids don’t like to share”. #BOMBA. #RockinCarroponte
– 21:33 Che suoni di merda. Una chitarra è muta, l’altra bassa. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:35 Violins. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:40 Non capisco chi sta suonando la batteria. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:41 Island of shame. Shame è la parola più ricorrente dei testi dei #Lagwagon. #RockinCarroponte
– 21:44 I suoni non tendono a migliroare #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:47 After you, my friend. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 21:55 Oh cazzo, il batterista è Dave, ma ha i capelli. #ODDIO #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:03 Comunque @joeycape sul palco da sempre il milleXcento. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:10 Weak, Sleep, Mr. Coffee, Coffee&Cigarettes, Sick, Razor Burn. Che setlist! #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:28 Alien8, Making friends, May16. Nessun pezzo post 1998. Scaletta totale. #Lagwagon #RockinCarroponte
– 22:33 Gli #Offspring si fanno aspettare e qui se va bene vien giù un diluvio. #RockinCarroponte
– 22:35 In rete si dice suonino tutto Ignition. Grande attesa. #RockinCarroponte
– 22:38 Eccoli. Attaccano con un pezzo che boh. #Offspring #RockinCarroponte
– 22:42 All I want secondo pezzo. Sembrano moscetti. #Offspring #RockinCarroponte
– 22:50 Subito Come out and Play. @massimocamoni parte e va in mezzo.#Offspring #RockinCarroponte
– 22:58 Solo singoli, fino ad ora. Temo che di sentire tutti Ignition non se ne parli. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:03 Cambi di chitarra e basso dopo ogni pezzo. Neanche gli U2. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:07 Mazza se son molli. #Invecchiaremale #Offspring #RockinCarroponte
– 23:11 Ma che cazzo stan suonando? #Offspring #RockinCarroponte
– 23:13 Walla walla? WALLA WALLA? #Andateveneaffanculo #Offspring #RockinCarroponte
– 23:14 Sette pezzi da Americana sono una presa per il culo. Passi i singoli, ma gli altri vuol dire essere stronzi. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:18 E ste pasue di silenzio e buio tra un pezzo e l’altro? Cadono i coglioni. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:22 Altri singoli, chitarre acustiche, voglia di vomitare. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:25 Se ne vanno. Mi illudo che suonino tutto Ignition nell’encore. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:30 Rientrano con un pezzo che boh. Vorrei picchiarli. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:38 Chiudono con Self Esteem, avessero saltato pure quella davo fuoco al bus. #Offspring #RockinCarroponte
– 23:42 Me ne vado a casa, sconsolato. #RockinCarroponte
– 23:43 Rimugino. Pezzi da Ignition: zero. #Offspring #RockinCarroponte

*Questo doveva essere il titolo del post, ma era effettivamente un po lungo, anche senza il “Qui di seguito” iniziale.

La mia lista dei dieci pezzi degli anni zero

Ciao, sono quello che da due settimane non aggiorna il blog e che diverse settimane fa prometteva l’impegno a creare qualche post monografico sui generi musicali più importanti all’interno della sua vita, post che ovviamente non hanno mai preso forma. Ciao, sono Manq e sono un cazzaro.
Prima che ricominci a dire che quella cosa delle monografie/compilation è in potenza una roba che mi piacerebbe fare tantissimo e che presto terrò fede alle mie promesse, vi svelo che ancora una volta a riportarmi a scrivere su queste pagine ci pensa Bastonate, che sfodera il secondo round delle liste dei dieci pezzi simbolo dei decenni che contano sul serio.
Prima di iniziare voglio dire che, dopo attenta analisi, la lista dei miei dieci pezzi degli anni ’90 io la cambierei per almeno 3/10. Dirvi cosa sostituirei con chi, oggi, non ha senso e forse viola anche le regole del gioco. Però è indice del fatto che, probabilmente, anche la lista che segue potrebbe non essere la migliore possibile.
Altre premesse necessarie (che allungano il brodo e creano odio verso il sottoscritto, ma tanto chi vuol sapere i pezzi tutto il preambolo nemmeno lo legge, quindi mi prendo lo spazio che voglio): 1) negli anni zero ho ascoltato soprattutto roba anni 90′. Roba che però non può finire nella lista degli anni ’90 perchè a quei tempi non la conoscevo. Di conseguenza, lista un po’ falsata per chi come me tende a non essere sul pezzo. 2) Ci sarà tanta merda dentro, temo, perchè negli anni zero ho iniziato ad apprezzare tanta robaccia. 3) Scopro che associare ricordi ai pezzi è vietato dalle regole, quindi questa classifica avrà un sapore e colore diverso dalla precedente in quasi tutti i suoi episodi. 4) Anni zero è un nome fighissimo.
Vabbè, andiamo a cominciare, in rigoroso ordine sparso:

The Ataris – Fast times at dropout high
Io gli Ataris ho iniziato ad ascoltarli nel 2000 e sono stati una mia band di riferimento totale almeno fino al 2005. Il disco, che resta oggi uno dei miei dischi preferiti di sempre, è quello uscito nel ’99. Siccome però non posso infilarci un pezzo di quel disco lì, in questa classifica, ci infilo uno dei due capolavori assoluti che hanno inciso nel disco dopo, così siam tutti felici e non sgarriamo di una virgola. Questo pezzo, per quanto mi riguarda, è una roba esageratissima. 2001.

Poison the well – Lazzaro
Negli anni zero io ho iniziato ad ascoltare la gente che grida. Prima del 2004/2005 grossomodo tutto ciò che aveva delle urla dentro mi faceva cagare pesantemente. Poi, di botto, l’amore. I Poison the well rappresentano bene quella band che negli anni novanta non solo non avrei mai ascoltato, ma avrei anche criticato pesantemente. Scelgo questo pezzo, che vince il ballottaggio con “Meeting again for the first time” del disco successivo, ma anche qui avrei dovuto mettere una cosa uscita negli anni ’90, ovvero “Nerdy”. 2002.

Brand New – The Quiet Things That No One Ever Knows
Presente quando esce un disco che lo ascolti e dici: “Oddio.” e poi lo riascolti per bene un bel po’ di volte perchè hai il dubbio che sia la roba più grossa ti sia mai capitato di sentire, però è anche a suo modo molto distante dai tuoi gusti e quindi non sei sicuro ti piaccia davvero? Quei dischi che ci metti tanto a metabolizzare e intanto vai al concerto della suddetta band ed è uno dei migliori concerti della tua vita e così ti metti l’anima in pace e riconosci il capolavoro che hai di fronte? Ecco, quel disco è “The Devil and God Are Raging Inside Me” e arriva tre anni dopo questo pezzo qui. Questo pezzo qui sta in “Deja Entandu” e quando l’ho sentito la prima volta ho detto: “Capolavoro.”. Risentito oggi, il pensiero è sempre lo stesso (cit.). 2003.

GAMBEdiBURRO – 32″
Qui baro un po’. Intendiamoci, il pezzo è perfettamente in tema, ma questa vuole essere una celebrazione delle GAMBEdiBURRO più che altro per un altro dei concerti più fighi a mia memoria, il 30 Aprile del 2007, fatto essenzialmente di canzoni degli anni ’90. L’intersezione dei tre insiemi “Canzoni anni zero”, “Canzoni suonate in quella data” e “Canzoni reperibili su youtube” vuole che io selezioni questa, che comunque è una delle mie preferite del disco. 2000.

Biffy Clyro – Bubble
Uno dei miei ultimi amori musicali, nel senso che attualmente sono uno dei miei gruppi preferiti. Ci sono arrivato nei tardi anni zero, grazie a “Puzzle”, ma avrei potuto mettere un pezzo del primo disco, che comunque è del 2002. Invece pesco questo pezzo clamoroso da “Only revolutions” perchè una volta che posso stare sulla roba più recente, non vedo perchè andare indietro nel tempo. Se non vi piace questo pezzo avete qualcosa di grave che non va. 2009.

Finch – Without you here
Qui ci sono un bel tot di ragioni da snocciolare. In primis, gli anni zero son stati gli anni del new-emocore/post-HC/whatever quanto i ’90 son stati quelli del So-Cal punk. In secondo luogo per vedere i Finch dal vivo son dovuto andare a Londra e l’esperienza è stata figa un bel po’. In terzo luogo i Finch di “What it is to burn” sono, in sostanza, I Deftons se i Deftones fossero una band figa. Il disco è pieno zeppo di pezzi giganti. Il disco dopo, in cui i Finch sono gli Incubus se gli Incubus fossero una band figa, pure. Io pesco dal primo, ma senza andare a tirar fuori un singolone, forse perchè col senno dell’adesso è la canzone più figa del disco. 2003.

Britney Spears – If U Seek Amy
Finiti gli anni delle boyband, iniziano gli anni delle passerone. La Britney non è mai stata nè la più figa, nè la più brava, nè quella coi singoli migliori. Però è sempre stata la mia preferita. Metto questo pezzo, perchè a mio avviso è il suo punto più alto, musicalmente parlando, ed arriva dopo il grande successo, il tonfo, i matrimoni falliti, i bambini allevati a cazzo, le storie di alcol e droga, i capelli a zero, i baci lesbo, i chili presi, il presunto sex tape (che pagherei oro) e le ombre del successo che fu e che non tornerà mai. Tutte cose decisamente anni zero. Io poi avevo pure una sua maglietta che mettevo per andare ai concerti “pesi”. 2009.

Coldplay – Fix you
Sparatemi, ma i Coldplay sono la band degli anni zero, se gli anni zero devono avere una band “simbolo”. Primi due album indiscutibili, pesco dal terzo perchè il pezzo in questione è pazzesco, anche se già si iniziava a sentire aria di chi sta andando in vacca. Avrei potuto mettere “Yellow” o “The scientist”, cambiava poco in sostanza. 2005.

Moving Mountains – Ode We Will Bury Ourselves
Sarà che l’ho riascoltato ultimamente, sarà che ne ho scritto ultimamente, ma “Pneuma” ce l’ho proprio in testa oggi come ce l’ho avto per mesi dopo la sua uscita. Uno dei rari casi in cui ho beccato una band sul pezzo, in uscita, e non dopo anni, fa si che io a casa abbia la versione del disco datata 2007, quella sorta di demo nella bustina di cartone. Altro esempio di come negli anni zero io abbia imparato ad apprezzare anche tante cose che prima non mi sarei mai azzardato a sentire. Robe dilatate, sopra i 3 minuti, con lunghi sprazi strumentali. 2007.

The Used – Buried Myself Alive
Ho detto che gli anni zero non stati gli anni della musica dimmerda. Qui esplicito il concetto. Primo disco dei The Used che, secondo me, è una bomba colossale nel suo essere tutto ciò che di male c’è in un certo ambito musicale. Scritto ed interpretato da una band che per percorso, evoluzione e idea di base è tutto ciò che di sbagliato ci può essere in un certo ambito musicale. Pesco il singolo perchè gli altri pezzi si trovano solo in versione live e dal vivo questi non son propriamente uno spettacolo che vale la pena guardare. Però lo ripeto, mica che non si capisse, questo disco è una bomba. 2002.

Eccoci qui quindi, alla fine di questa interminabile lista. Dove interminabile sta per il tempo che ho impiegato a stilarla. Come detto in anticipo, sarà molto probabilmente una lista incompleta, sbagliata e che tra qualche giorno sentirò il bisogno di correggere. Tuttavia non lo farò, quindi così è.
Chiudo giusto con l’unico leftover di giornata, che ovviamente non avrei mai potuto inserire nella lista, ma che mi sembra giusto nominare.

H’S’P – Carlo e Sara
Sono i MIEI anni zero, quelli di cui si parla? E allora vi ciucciate questo pezzo che abbiamo inciso per il matrimonio di Uazza, con annesso video, frutto di un operazione che dire DIY è ancora niente. Non siamo mai stati una band. Ci siamo divertiti ad andare in sala prove per un paio di anni, nei ’90, e poi ci siamo tornati per quattro mesi nel 2008. Fine. Zero dischi, zero demo. Abbiamo stampato delle magliette, che vendevamo a un deca il pezzo. Ne avevamo stampate 50, ma sono esaurite in due giorni (true story) e le abbiamo dovute ristampare. Questo pezzo va in classifica a simbolo di tutta una serie di cose che per me fanno molto anni zero. E poi perchè secondo me è figo. 2008.

Blackwater

Domenica sera la HBO ha trasmesso il penultimo episodio della seconda serie di Game of Thrones. Si intitolava “Blackwater” e narrava le vicende dell’omonima battaglia avvenuta tra i Lannister, arroccati ad approdo del Re, e le truppe di Stannis Baratheon.
Questo episodio, con la dovuta moderazione di giudizio, è essenzialmente la roba più grossa che sia mai stata trasmessa in una serie TV. Cinquantaquattro minuti di tensione devastante, paura, ansia e adrenalina. Cinquantaquattro minuti di pelle d’oca, che, può sembrare assurdo, tocca l’apice sui titoli di coda.
Non: “appena prima dei titoli di coda”. Durante.
“The rain of Castamare” io non me l’ero mai immaginata, ma mi son bastate due note per realizzare come non potesse che suonare così. E già piango all’idea di quando la sentirò di nuovo.

And who are you, the proud lord said,
that I must bow so low?
Only a cat of a different coat,
that’s all the truth I know.
In a coat of gold or a coat of red,
a lion still has claws,
And mine are long and sharp, my lord,
as long and sharp as yours.
And so he spoke, and so he spoke,
that lord of Castamere,
But now the rains weep o’er his hall,
with no one there to hear.
Yes now the rains weep o’er his hall,
and not a soul to hear.

La mia lista dei 10 pezzi degli anni ’90.

Io sono una persona che cambia umore e idea ogni due secondi.
Ieri, bazzicando quei quattro/cinque blog che quotidianamente leggo, è saltata fuori questa cosa del fare una lista di dieci canzoni degli anni ’90. O meglio de “Le 10 canzoni degli anni ’90” che definiscono l’epoca. Tipo che al solito la cosa è partita da questo post di Bastonate ed è stata ripresa in simultanea da quest’altro post su Junkiepop. Io, come dicevo, prima di mettermi a stendere il post che segue ho attraversato diverse fasi.
La prima cosa che ho pensato è stata: “Figa lo faccio subito anche io.”.
La seconda è stata: “Mmmhh, no. Lascio perdere. Che poi tanto farei una lista di 10 pezzi HC melodico. Anzi questo mi fa venire in mente che da mesi dico di voler fare due o tre post monografici in cui metto insieme due o tre compilation dei generi che più mi hanno preso da che ascolto musica.”.
Fase tre: “Sta cosa delle monografie è figa, però potrei comunque fare quella lista dei dieci pezzi. Anche perchè, pensandoci, dieci pezzi dei miei anni novanta non devono per forza essere dieci pezzi HC melodico. C’è un botto di roba che per me riassume gli anni ’90. Lo faccio.”.
Così è. Ok, ci sarebbe anche tutto un sotteso di pare dovute al non voler dare l’impressione di quello che tenta in tutti i modi di inserirsi in un certo contesto sociale, ma su quello è meglio sorvolare, che siamo tutti adulti. Comunque la regola del gioco è facile: 10 canzoni, LE 10 canzoni che identificano gli anni ’90. Niente elettronica (complicato) e niente rap (easy). Se a casa ho tempo linko i video, che da qui è un delirio. Altrimenti basta andare su youtube facendo copia-incolla.

The offspring – Self esteem
Spiega: tutto inizia da lì. L’adolescenza, affermare la propria personalità omologandosi a trend cui però si omologano solo in pochi. Sto disco è uscito il giorno del mio tredicesimo compleanno. L’ho scoperto adesso. 1994.
U2 – Discoteque
Spiega: gli anni del liceo. Io, Ciccio e gli evidenziatori battuti sul banco a ritmo, durante le lezioni. Rappresentanti di classe. “La Vecchia” che interroga in Italiano, il voto di grammatica che da oggi pare non conti più, il panico in classe, io e Ciccio impreparati come tutti, ma investiti da un senso del dovere che boh. Ci offriamo noi e prendiamo a testa altissima un 5 che in altre circostanze sarebbe stato un 4. La Vecchia che, in cuor suo, aveva apprezzato il nostro sacrificio. 1997
NOFX – Bleeding Heart Disease
Spiega: i NOFX sono il mio gruppo anni novanta se ce n’è uno. Negli anni novanta non c’era internet, non c’erano gli mp3 e i dischi dovevi farteli passare da qualcuno. A me dei NOFX han passato “Heavy petting zoo” e siccome ero giovane, non leggevo le riviste con le recensioni e non frequentavo tutta quella massa critica del “si però rispetto a Punk in drublik è un disco di merda”, a me “Heavy Petting Zoo” ha spaccato il cuore in due. 1996.
Blur – M.O.R.
Spiega: negli anni ’90 impazzava il brit-pop. Oasis vs. Blur. A me non fregava un cazzo, ma pareva che non si potesse non avere opinione in merito, allora. Scelsi i Blur perchè mi piaceva “Song 2” e così comprai il disco. Solo che M.O.R. era più figa. 1997.
Derozer – Branca day
Spiega: la prima vacanza da solo io l’ho fatta con gli amici in puglia, in un villaggio che per l’occasione era stato dato interamente a disposizione a studenti delle scuole superiori. Si chiamava tipo “Student’s village”. Nella top 3 delle mie esperienze di vita. La sera si ballava e mettevano la dance per quasi tutto il tempo, ma all’improvviso potevano partire dieci/quindici minuti di rock ed era il degenero. Tipo Robi s’è spaccato un labbro nel pogo e il medico del villaggio voleva dei soldi per ricucirlo, quindi s’è tenuto lo sbrego premendoci sopra una lattina di the alla pesca. In quei minuti questa andava fortissimo. Io limonavo con una che se ci penso mi stimo molto poco. 1995.
Marilyn Manson – The beautiful people
Spiega: negli anni novanta era bello essere contro qualcosa. Io ero contro il metal. Presente quella diatriba per cui se ti piace il punk ti devono stare sul cazzo i metallari? Ecco, a me girava così e non era un grosso problema perchè il metal mi faceva abbastanza cagare davvero. Dovevo solo negare di aver ascoltato “Master o puppets” e “Fear of the dark”, innocentemente registrati sul b-side delle cassette dei NOFX e dei RANCID prima di scoprire che non si poteva fare. Insomma, Marilyn Manson era un simbolo contro cui andare e io mi ci scagliavo volentieri. 1996.
Lit – Zip-lock
Spiega: gli anni ’90 erano gli anni dello stare bene e questo disco è il disco dello stare bene. Poi se a 17 anni vai ad un concerto è c’è uno che suona la chitarra con un vibratore, diventa idolo per forza. 1999.
883 – Gli anni
Spiega: come fosse possibile vivere di ricordi a diciannove/vent’anni io ancora non me lo spiego. Però ce la si faceva abbondantemente e Max era un po’ il nostro mentore, da questo punto di vista. Nessuno che ha mai neanche visto un paio di Roy Rogers o una partita del grande Real, però la si cantava tutti insieme ricordando non si sa bene quale glorioso passato. 1995.
No Use for a Name – Not your savior
Spiega: velocità. L’HC melodico era la mia risposta al bisogno di velocità di quegli anni. Il tentativo di evolversi rispetto alla base, di sviluppare un gusto proprio, ma contemporaneamente il rendersi conto di preferire pantaloni corti e cappellini da baseball a chiodo e spille da balia. Essere e aparire. 1999.
Blink 182 – Josie
Spiega: negli anni novanta ero un teen-ager e volevo una ragazza. Grazie al cazzo. La cosa è che io la volevo proprio così, pure che del testo capivo si e no una parola ogni cinque. 1997.

Ecco la mia lista dei 10 pezzi che definiscono gli anni ’90 per come li ho vissuti io. L’ho scritta di getto, potrei già volerla cambiare, ma va bene così. Comunque i post con le compilation li farò, prima o poi.

Consenso informato

Da Wikipedia:
“In Italia, qualunque trattamento sanitario, medico o infermieristico, necessita del preventivo consenso del paziente; è quindi il suo consenso informato che costituisce il fondamento della liceità dell’attività sanitaria, in assenza del quale l’attività stessa costituisce reato. Il fine della richiesta del consenso informato è dunque quello di promuovere l’autonomia dell’individuo nell’ambito delle decisioni mediche.
Il malato può decidere se vuole essere curato per una malattia e ha il diritto/dovere di conoscere tutte le informazioni disponibili sulla propria salute, chiedendo al medico ciò che non è chiaro; inoltre deve avere la possibilità di scegliere, in modo informato, se sottoporsi a una determinata terapia o esame diagnostico. In qualsiasi caso il consenso informativo va allegato (pinzato) alla fattura per legge.”

Diversi comitati etici, in italia, non vogliono che nel consenso informato su trattamenti in fase sperimentale compaia la dicitura cancro o tumore. Molto meglio neoplasia.

Qualche battuta su M^C^O

Premessa d’obbligo: da giorni sento parlare di questa iniziativa senza essermene mai curato fino ad oggi, quando la vicenda è diventata di mio interesse per una serie di ragioni che esulano da cosa sia Macao. Ad ogni modo, riassumendo, quanto accaduto è che un gruppo di persone ha occupato un grattacielo sfitto nei pressi della stazione Centrale di Milano allo scopo di creare un “centro per le Arti di Milano”. L’iniziativa (leggo da varie fonti internet, resto apertissimo a smentite o correzioni) ha il duplice scopo di dare alla città uno spazio culturale sicuramente necessario e utile e di sensibilizzare l’opinione pubblica cittadina e non solo verso una categoria di addetti ai lavori le cui condizioni contrattuali sono spesso indecorose.
Questa mattina, se non erro circa dieci giorni dopo l’occupazione, le forze dell’ordine hanno sgomberato l’edificio. Immediatamente, sui vari social network e su qualche organo di stampa, s’è aperto un mondo di botta e risposta, di riflessioni e, chiaramente, di insulti intorno alla vicenda Macao.
La mia analisi vuole partire da un twitt dei 99 Posse che recita: “Chi sgombera un posto occupato è un fascista. Pisapia giù le mani da #macao”. A me, nel 2012, star qui a discutere di fascismo vs. occupazione fa abbastanza tristezza. Per quanto il movente dell’iniziativa Macao sia condivisibile (e per il sottoscritto, da quando ne è a conoscenza, lo è parecchio) il metodo con cui lo si voleva portare in essere è sbagliato. Occupare per il sottoscritto è un’azione violenta e illecita che non trova mai giustificazione, nemmeno con tutte le grosse attenuanti del caso. La scarsa adesione alla realtà di chi grida al fascismo e accusa il sindaco di Milano oltretutto è disarmante. Lo stabile occupato non è del comune, è della famiglia Ligresti. Fatta richiesta di sgombero al comune e alle forze dell’ordine non resta che prendere atto e agire per far rispettare la legge. Il punto infatti è che occupare i beni immobili altrui è illegale, quindi facendolo si fa un danno alla causa. Oltretutto si accusa Pisapia di “risposta ottusa” quando, stando sempre a quanto leggo, il sindaco si dice disposto ad incontrare i ragazzi di Macao e discutere coi suoi assessori di una possibile risoluzione del problema. Ora, secondo me è dovere di un sindaco porsi in questi termini di fronte ad una evidente necessità dei cittadini, ma non so quanti altri sindaci sentirebero questo dovere in seguito ad un’azione fatta nel pieno diritto e nella tutela della legge.
Personalmente trovo molto meno corretto e giusto l’appoggio che Boeri e la giunta di Milano hanno dato, a parole, all’iniziativa nei giorni precedenti lo sgombero. Avvallare un’iniziativa autogestita che occupa spazi non suoi senza il diritto di poterlo fare è sinonimo di non curanza verso un problema. E’ dire ai cittadini di arrangiarsi. E’ creare ancora più confusione sui piani leciti e illeciti di una battaglia sociale. E’, anche e soprattutto, un tentativo di ottenere il massimo risultato senza sporcarsi le mani. Questo non va bene ed è di questo che si dovrebbe parlare. Verificata l’esigenza di Milano e dei suoi abitanti nell’avere spazi da dedicare alla cultura tu, comune, devi impegnarti per farli saltare fuori. E’ lì che la lotta si deve combattere, spaccando il cazzo in comune, facendosi sentire e portandoli a mantenere gli impegni presi. Altrimenti la società civile muore e si passa alla legge del più forte che, manco a dirlo, contro i Ligresti di turno ci vedrebbe sconfitti comunque.
Lo so, il mio sembra il classico discorsetto di chi se ne sta sicuro dietro la tastiera, ma nel mio piccolo ho provato a relazionarmi con un comune per ottenere spazi e organizzare manifestazioni culturali che vanno al di fuori dell’interesse dei più. Cazzate eh, piccole cose, ma ottenute con grande sforzo e grande lavoro di dialogo, mediazione, interazione e via dicendo. Tutta roba molto più complessa dello sfondare la porta di un edificio abbandonato.
Poi oh, l’Italia è anche questo. Venti persone sgomberate da un edificio e ventimila che protestano su twitter.