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Manq

A tuo rischio e pericolo

[…]
Dev’esserci una cinquantina di gradi Fahrenheit. Quella dei Fahrenheit è una faccenda che la fa uscire dai gangheri. Non riuscirà mai a calcolare d’istinto una temperatura in gradi Celsius. Non gliel’hanno insegnato. E se non ti insegnano il sistema metrico decimale vieni su come se avessi le briglie al cervello.
Nel sistema metrico, un millilitro d’acqua occupa un centimetro cubo, pesa un grammo e consuma una caloria per raggiungere la temperatura di un grado centigrado – che è poi l’uno per cento della differenza tra il punto di congelamento e il punto di ebollizione. E la stessa quantità di idrogeno contiene esattamente una mole di atomi.
Invece, nel sistema americano la risposta a “Quanta energia ci vuole per far bollire un gallone d’acqua a temperatura ambiente?” è “Ma vaffanculo”, perchè non si può mettere in rapporto diretto nessuna di quelle quantità.
Finchè il quadrante del suo orologio rimane illuminato, Violet decide di calcolare la temperatura in base al verso di un grillo. Conosce l’equazione*, e l’equazione – come tutte quelle a lei note – segue il sistema metrico decimale.
A dar retta al grillo ci sono dieci gradi Celsius. Che convertiti in Fahrenheit fanno cinquanta.
Il calcolo la convince a lasciare la veranda. Qualunque cosa ci sia fuori è meglio che riflettere su certe stronzate.
[…]

Nella bibliografia di fine libro, si legge: “Secondo The Manga Guide to Calculus, di H. Kojima e S. Togami, 2009, la formula che mette in relazione la temperatura con la frequenza del canto del grillo è Fc = 7(Tc), dove Fc è la frequenza del canto e Tc è la temperatura in gradi centigradi. Da notare che la stessa equazione in Fahrenheit (Tf) sembra inizialmente pesante: Tf = 9/5[(Fc+30)/7]+32 ma si riduce a Fc/0,26+39,71 che arriva abbastanza comodamente vicino (specie se i grilli non sono proprio precisissimi) a Tf = 4(Fc)+40 oppure Tf = 4(Fc+10).”

“Rest in pieces”

  • Manq 
  • Film

Premessa:
Se vai al cinema a vedere “The Expendables 2” e non esci con il cazzo sotto il mento ci sono un problema e due possibili spiegazioni.
Il problema non serve nemmeno esplicitarlo.
Le due spiegazioni sono che o ho qualcosa che non va io, o ha qualcosa che non va il film.
Nel primo caso, che considerato il film in questione non mi sento di escludere, da scrivere rimarrebbe poco quindi provo ad ipotizzare quali possono essere le motivazioni alla base di un ipotetico scenario B.
Prima di tutto però, è doveroso avere chiarissimo ciò di cui stiamo parlando:

Il mio discutibilissimo parere:
A me il primo Expendables era piaciuto parecchio. E vorrei vedere. Prima della visione di sta sera quindi io e Bazzu eravamo fuori dall’Arcadia di Melzo ed era tutto un “E’ resuscitato il film d’azione”, basandoci unicamente su due principi di cui il primo è proprio che nel film di partenza tutto funzionava e il secondo è che l’unica cosa nota del sequel era l’averci messo ancora più gente grossa. E invece, paradossalmente, l’equilibrio si spacca e ti ritrovi a pensare che, col cast della foto qui sopra, è possibile fare qualcosa di meglio. E lì tutto inizia ad andare a rotoli, ti senti sporco che più sporco non si può e hai bisogno di giustificare ogni due righe il tuo non essere convinto.
Che poi è quello eh, perchè non puoi scrivere “non mi è piaciuto” parlando di un film come The Expendables 2. Bastano i primi quindici minuti, con tutto che esplode e/o sanguina (non necessariamente nell’ordine) e tu sei lì che leggi le varie scritte sui tank e hai già tutto il sangue convogliato in un’unica parte del corpo. [SPOILER: non è il cervello]. Poi i conti però iniziano a non tornare. Lungi da me dire che tutto vada a rotoli eh, perchè le due scazzottate finali son roba grossissima, ma ci son cose che onestamente non capisco e che adesso elenco per punti visto che scrivere male di sto film mi sta mettendo a disagio:
– Fai un film in cui Stallone, Shwartzy, Willis e compagnia non fanno che sparare ad ogni cosa si muove. Mi vuoi davvero dire che serve infilarci del fan service? Il film stesso è un cazzo di fan service. Se ci piazzi battute tipo “ti termino” rivolta ad Arnie, “Yippie-Ya-Yee” rivolta a Bruce e compagnia secondo me caghi fuori dalla tazza. Poi oh, Norris che recita uno dei celeberrimi facts m’ha ucciso sul momento, ma a rifletterci boh… no vabbeh dai, quella ci stava, ma per il resto confermo la mia tesi.
– Il punto precedente è parte di un macropunto più ampio: la comicità. Per come la vedo io il film d’azione ha una sola comicità plausibile al suo interno, ovvero quella sarcastico/smargiassa che ha toccato il suo punto massimo con “l’ultimo boyscout”. Se Sly crivella di colpi un tizio e poi gli dice “Rest in pieces” (dio ci salvi dal doppiaggio, davvero squalificante ammesso questa parola esista) io mi gaso e la cosa funziona. A non andare sono invece i momenti da sitcom di cui è infarcito questo film. Un po’ perchè spesso non fanno ridere e tendono al patetico e un po’ perchè dei sessant’enni che fanno il culo al mondo sono un soggetto che è ad un niente dal diventare grottesco. L’autoironia ci sta (bella la battuta alla fine sui pezzi da museo) ed è necessaria nel contesto, ma buttare tutto in vacca no.
– Anche la comicità è parte a sua volta di un terzo macropunto ulteriore: il film. Qui non c’hanno nemmeno tentato di fare un film. E non ci provate a dirmi che anche negli action anni ’80 era così perchè la risposta è “STOCAZZO”. Qui han buttato assieme un po’ di scenette a cazzo di cane, incollate tra loro a volte con lo sputo e a volte nemmeno con quello. Poi è chiaro che se le scene sono di botti, morti e calci in faccia uno magari lo nota meno, ma a voler ben guardare qui ci sono pure un montone di scene inutili incollate tra loro alla cieca e in cui non succede un bel cazzo di niente se non qualche perculata tra Stallone e Statham. Battutine che oltretutto non fanno un cazzo ridere, mannaggia a loro. Non è che mi aspetti un plot lineare e inattaccabile eh, da un film così, ma cazzo almeno il tentativo di tirare in piedi una mezza sceneggiatura secondo me era auspicabile. Nel primo film c’era una trama. Di dieci righe eh, scritte grosse, ma almeno composta di frasi consequenziali e con capo e coda. Qui buio pesto, da sto punto di vista, e ritorno a dire che se fai una cosa del genere devi mettermici talmente tanti schiaffi dentro che non me ne devo accorgere. Cosa che evidentemente non è successa.
Insomma ecco, questi sono i dubbi che ho dopo aver visto il film e che, a costo di ripetermi, uno che vede un film con il cast della foto sopra non dovrebbe avere. Mai. E quindi niente, spero di avere qualcosa io, perchè pensare che “The Expendables 2” non sarà il mio film dell’anno è una roba troppo brutta.

Piccole novità post ferie

Rientrato ieri dalla Turchia, non ho perso tempo e mi son messo subito a lavorare a quelli che di solito sono gli appuntamenti fissi post ferie.
Il primo è la classica mini guida che redigo ogni volta che faccio una vacanza itinerante. Il link è questo, ma la si può trovare come al solito nella sezione “itinerari” del sito.
La seconda cosa è l’annesso album con le foto migliori del viaggio. Anche in questo caso, il link è qui, ma ci si può arrivare tanto dalla sezione foto del menu qui a destra, quanto dalla previa citata miniguida.
Già che ero in ballo ad aggiornare e ricaricare parti di questo sito, ho deciso di mettere mano anche alla sezione musica che era priva di aggiornamenti da più di un anno (chi se ne fosse accorto vince la mia simpatia). Al momento quella parte del menu è quindi stata rimossa e verrà reintrodotta presto (indicativamente) all’interno di quel progetto sulle monografie di cui ho tanto parlato, ma che non ho ancora iniziato.
Il progetto però c’è, non si scappa.
Ecco, queste le novità principali.
Per il resto io ho passato delle ottime, seppur brevi, vacanze e sono rientrato abbastanza riposato.
Di tutto quel che ho fatto in queste due settimane però, vorrei scrivere solo del secondo libro di Josh Bazell, “A tuo rischio e pericolo”, perchè è semplicemente un capolavoro. Gli dedicherò un post in questa settimana. Vi basti sapere che è un libro su un mostro lacustre che cita “Science” e il “New England Journal” come referenze qua e la, e che alla fine ha una bibliografia chilometrica. Ah, e che fa letteralmente morire dal ridere.
Nient’altro da dire.
Domani sera probabilmente andrò a vedere “The Expandables 2”, con ben due giorni di ritardo. Se tutto va bene, scriverò anche di quello.
Si preannuncia una settimana ricchissima di aggiornamenti.

Tony Sly

It’s too late to talk to you
And it’s too soon to say good-bye
Listen where ever you may be
You still live inside my mind

La notizia della morte di Tony Sly mi arriva da Carlo, mentre sto andando a mangiare una pizza per il compleanno della Polly. Ovviamente, mi sconvolge. E’ la prima volta che vedo morire uno dei miei idoli di gioventù. Sti cazzi Kurt Cobain, che s’è sparato prima che potessi sapere chi fosse. Sti cazzi Freddie Mercury, i Ramones, Amy Winehouse, Michael Jackson e tutti quegli artisti che sì, può spiacere, ma in fin dei conti finisce lì, subito, con una faccia magari stupita ed una frasetta su facebook. Qui è diverso. Qui si parla di uno che, boh, non solo ho visto suonare mille volte, ma ho sempre sentito vicino. Uno che ha scritto pezzi che faranno per sempre parte di me, uno con cui mi è capitato di chiacchierare.
Sono senza parole.
Non so cosa scrivere e anche dovessi arrivare a capirlo, non saprei come scriverlo. L’ultima volta che ho parlato di lui è stato per recensire il suo ultimo disco acustico. Ho scritto cose brutte, cose come “invecchiare male”, e adesso mi sento terribilmente una merda se penso che di invecchiare, per il buon Tony, non se ne parlerà.
Non ho mai capito quelli che piangono per la morte dei cantanti, però eccomi qui a far parte della categoria. Continuo a non capirlo, ma non credo conti qualcosa.
Ho tre magliette dei No Use. Una, enorme, la uso da tempo come pigiama. Una, distrutta, è la mia maglietta preferita. La terza, tamarra, ma ancora indossabile al lavoro, la metterò domani.
Sto scrivendo un milione di banalità e forse è il caso che la pianti qui. Che poi oh, non so perchè, ma il sapere che per Tony non ci sarà uno spopolare di profile pics, tweets, status e post sui blog mi fa persino rabbia.
Affanculo.
I’ll miss you, Tony, I know I will.
Exit.

Il CD delle vacanze

Il countdown da vacanza è iniziato.
Tra quattro giorni, più o meno a quest’ora, sarò in quel di Istambul pronto ad iniziare il mio tour attraverso le mi si dice meravigliose terre turche e devo riconoscere che poche volte ho avuto una voglia così spasmodica di partire.
Ho voglia di vacanze.
Roba che oggi ho preso un “Mojito Soda” alle macchinette del lavoro, scoprendolo una lemonsoda con concentrazioni omeopatiche di aroma di menta. Una merda, a voler essere sintetici. Insomma, il clima è quello, e dover tirare ancora quattro giorni non aiuterà a smorzare i toni.
Prima di partire, gli obbiettivi da me prefissati erano essenzialmente due:
Il primo consisteva nell’acquisto di una montagna di canotte. Questa sarà l’estate della canotta, fatevene una ragione. Tank summer. Io, di certo, di farmi trovare impreparato proprio non avevo voglia, così mi son dato agli acquisti.

Eccole. Tutte belle, tutte incapaci di starmi bene. Però vaffanculo, almeno per una volta non tornerò con l’abbronzatura di chi è stato sui ponteggi per due settimane, evitando l’odiosa riga a mezzo bicipite tipica del t-shirt guy.
Il secondo punto invece stava nel mettere insieme il classicissimo CD della vacanza. La modalità scelta è quella dell’ultima volta, con 10 tracce per partecipante sapientemente accostate, equalizzate e masterizzate dal sottoscritto.
Rispetto la volta precedente, sto giro si parte in quattro quindi i CD saranno solo due, di venti tracce ciascuno. Li sto risentendo in questo momento e, sinceramente, sono una roba che va ampiamente al di là del bene e del male.

CD1:
01 – Gabri Ponte Ft. Dorotea Mele – Lovely on my hands (Simo)
02 – Foo Fighters – Walk (Polly)
03 – Florence and the machine – Shake it out (Giudi)
04 – Cancer – I Felt Hope (Manq)
05 – Shakira Feat. Pitbull – Rabiosa (Simo)
06 – Baustelle – Charlie Fa Surf (Polly)
07 – The Ting Tings – Hands (Giudi)
08 – Finch – Without You Here (Manq)
09 – Scissor Sisters – Only The Horses (Simo)
10 – Max Pezzali Ft. J-Ax – Sempre noi (Polly)
11 – M.I.A. – Bad Girls (Giudi)
12 – Lit – Zip-lock (Manq)
13 – Pitbull Ft. Chris Brown – International Love (Simo)
14 – Coldplay – Speed of Sound (Polly)
15 – Rebecca Ferguson – Glitter & Gold (Giudi)
16 – Derozer – Mururoa (Manq)
17 – Avicii – Levels (Simo)
18 – Jimmy Eat World – The Middle (Polly)
19 – Planet Funk – These Boots Are Made For Walking (Giudi)
20 – Defeater – I Don’t Mind (Manq)

CD2:
01 – Biffy Clyro – Mountains (Polly)
02 – Arisa – L’Amore È Un’Altra Cosa (Giudi)
03 – Justin Bieber Vs. Slipknot – Psychosocial Baby (Manq)
04 – Jennifer Lopez Ft. Pitbull – Dance again (Simo)
05 – Linkin Park – Burn It Down (Polly)
06 – FloRida – Whistle (Giudi)
07 – MxPx – Wrecking Hotel Rooms (Manq)
08 – Tacabrò – Tacatà (Simo)
09 – Foo Fighters – These Days (Polly)
10 – Le Tigre – I’m So Excited (Giudi)
11 – The All-American Rejects – Move Along (Manq)
12 – Guru Josh – Infinity 2012 (Simo)
13 – Minnie’s – Se Arriva Il Temporale (Polly)
14 – Lana Del Rey – Blue Jeans (Giudi)
15 – Blink 182 – Wasting Time (Manq)
16 – DJ Antoine – Ma Cherie (Simo)
17 – James Blunt – Carry you home (Polly)
18 – Coldplay Ft. Rhianna – Princess of China (Giudi)
19 – Vs.Rome – It’s Home Where I Am Not (Manq)
20 – Bob Sinclar ft. Pitbull – Rock The Boat (Simo)

Come detto, roba per stomaci forti. Dovendo giustificare le mie scelte, volevo roba estiva, roba che non desse troppo fastidio agli altri, ma neanche che fosse completamente digeribile viste le innumerevoli tracce di Pitbull che mi son state recapitate tra capo e collo. E poi ho messo cose che, per motivi vari che vanno dal compilare liste improbabili dei pezzi degli ultimi due decenni al vedere concerti che pensavo facessero schifo e che invece no, sto ascoltando parecchio.
Bon, questo post da aria di vacanza può considerarsi concluso.
Vado a farmi una doccia.

Leggere prima di firmare è buona norma

Chi scrive è notoriamente favorevole e legato al mezzo referendario. Da sempre, tanto da considerarlo spesso l’unica vera arma rimasta al cittadino italiano per esercitare il suo ruolo democratico.
In questi giorni si legge in giro di una raccolta firme volta a promuovere un referendum in grado di abrogare la diaria per gli stipendi dei parlamentari. Lo si sta chiamando in vari modi, da “referendum anti-casta” a “taglia privilegi”, e la campagna portata avanti è spesso legata ai mezzi di informazione alternativi quali blog e social network. Come sempre accade in Italia però nessuno ne parla, non si da modo al cittadino di capirne i contenuti o venirne a conoscenza se questi non è particolarmente volenteroso o motivato, e si tende a portare avanti il tutto unicamente a colpi di slogan.
Io, scoperta la raccolta firme in questione, sono andato in comune a sottoscriverla insieme alla Polly. A Gessate eravamo i numeri 24 e 25, se non erro.
Oggi però, ascoltando “Tutto esaurito” ho realizzato di aver firmato senza le adeguate basi conoscitive, rischiando nel migliore dei casi di aver firmato un foglio senza utilità.
Innanzi tutto ho scoperto che le raccolte sono in realtà due, distinte. La prima, promossa dal Partito dell’Unione Popolare e la seconda invece promossa dal Comitato del Sole. Ho così deciso di andare un po’ più a fondo nella questione.
Per prima cosa, io non ho idea di quale delle due raccolte abbia sottoscritto. Già questo è sufficiente a farmi girare non poco le balle. In questo articolo infatti si spiega come i due referendum pongano richieste molto diverse. Stando ai dati riportati e a quanto diceva questa mattina in radio un esponente del Movimento 5 Stelle, il referendum proposto dall’Unione Popolare chiede unicamente l’abolizione della diaria, portando ad un risparmio generale neanche sufficiente a coprire le spese per il referendum stesso (credo, a logica, basandosi sul risparmio per l’anno in corso e non considerando comunque l’impatto degli anni a venire, ma comunque la cosa fa riflettere). I punti del Comitato del Sole invece sembrerebbero molteplici e meglio studiati, portando ad un risparmio decisamente più alto.
Altra faccenda importante, se non cruciale, è la “scadenza” della raccolta firme e la sua presentazione. Se nel caso del Comitato non risulterebbero vincoli temporali di sorta, la sottoscrizione dell’Unione reca limiti precisi, anche se non facili da reperire in giro con chiarezza, e questo forzerebbe la presentazione del quesito referendario per l’anno venturo, il 2013, annullandone immediatamente la messa in essere pechè impossibile effettuare referendum nell’anno delle elezioni politiche. La norma è spiegata per bene nell’articolo citato prima, non sto a riportarne il contenuto.
Pare quindi che questa raccolta firme sia, a tutti gli effetti, una grossa perdita di tempo.
Per finire, giusto per riportare in comletezza tutti i dubbi e le questioni che ho reperito in ambito, sulle liste dell’Unione Popolare c’è chi sospetta addirittura il tentativo di truffa. L’inammissibilità di quella raccolta firme, dovuta ai problemi già visti, non sarebbe infatti dovuta sfuggire a chi si prefige di ottenere un risultato usando il referendum e questa cosa presterebbe il fianco al sospetto che in realtà il vero fine di queste firme sia avere del materiale buono da copiare e riciclare per la presentazione delle future liste elettorali, alimentando i casi tristemente noti di firme false come ad esempio quello che vede imputato il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni.
Se anche quest’ultimo dubbio fosse eccessivamente complottista, almeno a mio parere e nonostante quanto di peggio abbia già messo in mostra il nostro Paese in certe circostanze, resta la certezza di una scarsissima informazione riguardo una raccolta firme fondata su un insindacabile risentimento popolare nei confronti dei politici (che la si finisca di dire antipolitica. Il problema sono gli uomini.), che però rischia di veder disperse le energie lasciando ancora una volta i cittadini con l’amaro in bocca.
Come detto io ho firmato.
Non sapere cosa nè con che utilità l’ho fatto mi fa sentire male e questo post spera di poter essere utile a chi ancora sta decidendo se fare altrettanto o meno.

Un partito democratico

In questi giorni tiene banco la discussione avvenuta in seno al PD riguardo le unioni omosessuali. Che poi “in questi giorni” fa ridere perchè ne parlano da che il PD esiste e non ne son mai venuti a capo, ma diciamo che la questione è recentemente tornata attuale anche per l’opinione pubblica che, in prossimità di elezioni e in concomitanza alla ridiscesa in campo di Berlusconi, mostra giustamente agli italiani cosa succede sull’altra riva del fiume. Come sempre, il timing scelto dal PD per tirar fuori lo squallore di cui è composto è impeccabile, ma davvero non vorrei divagare.
Dicevamo che all’interno del PD si son manifestate per l’ennesima volta posizioni inconciliabili riguardo temi sociali importanti per il futuro di questo Paese. Essendo il partito per definizione democratico, le diverse personalità che lo compongono hanno provveduto ad esprimere legittimamente le loro posizioni, anche discordanti e spesso inconciliabili, perchè alla fine la democrazia è proprio dar voce a tutti. Io questa cosa la apprezzo anche, perchè se avessi voluto sostenere il pensiero unico avrei tranqullamente potuto votare a destra. Quindi ben venga la discussione, ben vengano le diversità che, da sempre, arricchiscono e ben vengano l’apertura ed il dialogo volti a conciliare posizioni diverse nell’interesse del Paese.
Per essere un partito però su qualcosa bisogna concordare. Questo è necessario per scrivere un programma da presentare agli elettori, programma che dovrebbe appunto sancire le basi su cui il partito in questione fonda la sua idea di governo per l’Italia che verrà. Io, quali siano queste basi, non l’ho mica capito. Anzi, non ho ancora mai sentito di un frangente in cui il PD si sia manifestato unito. Ci sarà una cazzo di cosa su cui sono d’accordo, no?
Così ci ho pensato e, gira e rigira, l’ho trovata. Il punto fondamentale del PD, su cui si fonda la sua corsa alle prossime politiche, è continuare ad esistere. Vincere o perdere non conta. Il PD è l’espressione massima de “l’importante è partecipare”. Altrimenti non si spiega.
Io non ne so moltissimo di politica, nè di economia, ma ho la netta impressione che riguardo i grandissimi temi economici e politici, ormai, i governi dei singoli paesi abbiano ben poca voce in capitolo. L’economia e la politica sono ormai globali e che ci governi Tizio, Caio o Sempronio su quelle cose lì c’è poco da fare. Grazie a Dio, perchè fossero stati decisivi i governi dopo vent’anni di Berlusconi vivremmo sulle piante. Se però c’è qualcosa su cui ancora i governi hanno margine decisionale è la politica sociale e in quest’ambito, il PD, non è un partito perchè non avrà mai un programma. Etica medica, diritti civili, ammortizzatori sociali e pensioni sono alcuni dei temi su cui questo insieme di persone non ha mezza base in comune. La cosa drammatica (per il Paese eh, mica per loro) e che non gli interessa. Il loro scopo è raccogliere voti. Per farci cosa non è importante o quantomeno non è un problema da porsi ora. A guidare la politica del partito è un grosso, gigantesco pallottoliere.
La cosa che fa rabbrividire è che ad usarlo però, non son neanche tanto capaci. In primo luogo, se c’è stato uno sconfitto alle precedenti amministrative è stato il centro moderato di stampo cattolico. In che modo la rincorsa alle posizioni recentemente sconfitte e l’alleanza coi recenti perdenti possano o debbano aiutare i numeri del PD, giuro, ma non lo comprendo.
In seconda analisi, è facile a mio avviso constatare come, oggettivamente, il PD sia un partito inutile perchè overlappante posizioni già definite. Non esistesse, con ogni probabilità il 50% dei suoi iscritti starebbe con l’UDC, il 40% con i vari partitucoli di “sinistra” che vanno da SeL all’IdV passando per Grillo, e un buon 10% con il PdL o qualunque altra realtà di destra fosse disposta a dar loro una poltrona. Nessuno si troverebbe scoperto o privo di una realtà capace di portare avanti le i propri ideali con coerenza molto maggiore a quanto il PD saprà mai fare.
E allora fatelo, perdio, disintegratevi. Toglieteci dalla vista sto prodotto indecente e smettetela di provare a far credere che in Italia ci sia un partito di sinistra al 30%.

Higgs, il bosone e la teoria di Ze

Ieri sera stavo chiacchiarando con Ze riguardo alla scoperta del Bosone di Higgs. In quanto uomini di scienza, o nel mio caso quantomeno autoproclamatosi tale in maniera arrogantella (cit.), la scoperta di questa particella fondamentale non ci ha lasciati indifferenti, pur non avendo io capito minimamente di cosa si tratti e quale sia il suo nesso con Dio, l’universo ed il Big Bang.
Ad ogni modo, mentre ne discutevamo, Ze mi guarda e mi dice una cosa tipo: “Massì, è la particella fondamentale. Spiega tutto. Senti qua…” e a quel punto snocciola lì una teoria che, effettivamente, spiega tutto.
Teoria che, autorizzato dall’autore, qui riporto in maniera che possa rimanere scritta da qualche parte.

La scoperta del bosone di Higgs, oltre a convalidare varie teorie scientifiche, apre chiaramente ad una nuova concezione e conoscenza dell’esistente che porterà nel prossimo futuro a una serie notevole di innovazioni tecnologiche e scientifiche. La più rilevante, per quanto concerne questa teoria, è la possibilità di viaggiare indietro nel tempo.
L’ottantaquattrenne scienziato inglese a questa cosa lavora già da tempo imprecisato, ma perchè il suo metodo funzioni è necessario arrivare a conoscere il fantomatico bosone. Con quella nozione e quanto ne deriva, la teoria che permette il “jumpback” (come lo definisce Higgs) è attuabile e necessita solo di essere messa in pratica.
Servono i cosiddetti tempi tecnici, diciamo ancora cinque mesi scarsi.
A lavorare su questo progetto ci sono un gruppo di suoi collaboratori, che prossimamente ultimeranno e collauderanno questa innovativa scoperta. Uno di loro, durante il “Jumpback”, finirà dai Maya e racconterà loro tutto, ma proprio tutto, della storia da lui vissuta fino al giorno in cui è saltato indietro nel tempo.
Giorno che, ovviamente, sarà il 21 Dicembre di quest’anno.
Da lì poi una serie di malintesi hanno portato i maya prima a fidarsi degli Spagnoli, che come il viaggiatore temporale si presentarono dicendo di venire da oltre l’oceano, e poi a formulare ipotesi sulla fine del mondo che in realtà è semplicemente la fine delle conoscenze future di una persona che, il 21-12-2012, è tornata indietro nel tempo.
La spiegazione è talmente lineare da fare paura.

Ze sosteneva che questa teoria può spiegare tutto. Lui era particolarmente focalizzato sulla deriva dei continenti, ma non saprei dirvi perchè. In quel momento infatti io ero intento a collegare questa cosa con l’altra teoria fondamentale di cui scrissi tempo fa: ovvero quella sulla provenienza di Gesù.
Eccitato da questa idea, sono andato a vedere sulla pagina del dipartimento di Higgs se qualcuno dei vari studenti, assistenti e ricercatori potesse avere, almeno per l’aspetto, le carte in regola e, così d’istinto, indicherei uno tra Sam Yoffe, Jamie Hudspith e Rudy Arthur come papabile (gioco di parole). In quest’ottica anche il nomignolo tanto discusso di “Particella di Dio” acquisterebbe tutto un altro spessore.
Questa quindi è la teoria che spiega l’origine di tutte le cose. Mi sarebbe piaciuto fosse Ze a scriverla per benino su questo sito, sarebbe stata esposta anche mille volte meglio, ma realizzo ora, a fine post, di non averglielo neppure chiesto.
Shame on me.

Epilogo

Alla fine sono andato a sentire i Blink 182. Nel 2012.
E mi è pure piaciuto.
Si, lo so, è da non crederci, però è andata così.
Ho un po’ paura che a scriverci sopra, alla fine, iniziarò a riflettere a mente fredda e a rivalutare la cosa, operazione che per altro sento avanzare nella mia testa. Mi fermo subito quindi, che tempo e modo per scriverci sopra, se sarà necessario, lo troverò nei prossimi giorni e in altro luogo.
Questo è il mio blog (che, per la cronaca, non è morto) e serve a dare sfogo alle emozioni. E’ stata una bella emozione.
Quando guardo un film o una partita di pallone, non mi viene da pensare che chi interpreta lo fa per soldi e nulla più. Questa sera era fondamentale riuscire a non avere quella sensazione lì e io non l’ho avuta.
La serata ha svoltato decisamente in tre punti.
Il rutto di Tom durante “Always”.
Infilarsi al parterre.
Josie.