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Manq

A bad day for Die Hard

Se molteplici indizi fanno una prova, credo di aver capito dove sta il problema.
Non sanno più scrivere i film d’azione. Il problema è solo quello, a pensarci bene, perchè i mezzi ci sono, gli attori pure e nella maggior parte dei casi c’è anche un certo stile nel costruire le scene fracassone. In questo film, ad esempio, le scene di inseguimento, sparatoria e esplosioniglobbali son fatte più che discretamente. Anzi, son proprio belle. Però a vederle mi viene il forte dubbio che chi ha realizzato questo film si stia prendendo gioco di me e quindi alla fine, pensandoci, tendono a farmi incazzare. E non perchè siano inverosimili, quello non è mai stato un problema, ma perchè danno proprio l’idea di essere quello su cui si fonda il film. L’idea alla base, secondo me, è questa: “Chi viene a vedere Die Hard nel 2013 vuole vedere i botti, quindi diamogli i botti, ma senza prenderci la briga di contestualizzare. Botti di per sè stessi e lo portiamo a casa.”. E invece un cazzo.
[NOTA: da qui potrebbero entrare spoiler come piovesse. Non credo guastino nulla, ma meglio avvisare] Prendiamo la sequenza che in sostanza apre il film, quella dell’inseguimento in piena Mosca. Come sequenza io non credo ci sia nulla da eccepire. Non sono un tecnico, ma secondo me è una roba gigante, con un sacco di botti ed esplosioni e spari e testacoda e altri scontri. E pure che John McClane con una cazzo di jeep fa ribaltare un blindato grosso cinque volte e venti più pesante non c’è problema, già dal passato episodio il buon detective di New York da eroe per caso s’è trasformato in una sorta di Superman e quindi non sta davvero lì la questione. Il problema è che nel centro di mosca, senza sapere cosa sta succedendo, Bruce ruba prima un camion e poi una macchina gettandosi in una mischia di cui non sa nulla. Manca anche una minima idea di base per cui tutto possa succedere senza che il pubblico si chieda: “Ma che cazzo succede?”. Non ci hanno neanche provato a fare un film. A me Die Hard 4 era piaciuto parecchio perchè pure con un poliziotto al limite del pensionabile ferma un’organizzazione criminale addestrata e senza scrupoli praticamente da solo, c’era una storia. Semplice, lineare, di contorno ad elicotteri abbattuti a colpi di utilitarie, ma pur sempre una storia con un capo ed una coda che potesse avere un senso, estrapolata da quello che ci succede dentro, e che tutto sommato aveva anche buoni rimandi ai capitoli precedenti. Il furto mascherato da terrorismo, McClane che ci si trova in mezzo per puro caso, grandi classici del marchio contestualizzati quella minima per dare alle esplosioni quell’alone di verosimiglianza che basta a sospendere l’incredulità. A questo giro invece c’è un Bruce Willis che parte apposta per Mosca con intenzioni dubbie (nel senso che sono probabilmente bellicose, ma non si capiscono perchè gli arrestano il figlio e lui va senza un’idea di che cazzo fare una volta lì. Farlo evadere? Salutarlo? Ucciderlo? Mah.), scende dall’aereo e si trova in mezzo ad un inseguimento e da lì tutto prende il via. Pure il plot twist, se vogliamo definirlo tale, è non solo ovvio, ma pure completamente decontestualizzato e privo di qual si voglia senso. Non entro nei dettagli che non c’è davvero bisogno e, comunque, è difficle spiegare una roba che non sta in piedi, comuqnue il grosso, enorme problema di sto film è che non è un film. E io scrivo sta cosa essenzilamente per dire che me ne sono accorto e che non mi si compra con un dito medio fatto lanciandosi da una finestra mentre un elicottero guidato da una passera in vena kamikaze si schianta dentro il palazzo. E’ una scena che apprezzo, ma non mi ci vendi il film. Perchè non sono un coglione. Anzi, inzio a pensare che chi non capisce sei tu che questo film l’hai scritto convinto di aver centrato l’obbiettivo solo perchè hai messo insieme delle buone sequenze action e del basso fanservice ammiccando a The Last Boyscout in un paio di sequenze.
Vai affanculo, va, che mentre scrivo mi sto proprio incattivendo.
Chiudo dicendo che prima del film ho visto il trailer di Gangster Squad. Quello che ho colto è che han fatto il remake degli Intoccabili.

Indicazioni di voto

Mi si segnala questo test facile e veloce che dovrebbe più o meno indicare da che parte ci si trova, in termini programmatici, rispetto ai partiti che si presentano alle prossime elezioni politiche. L’ho trovato interessante e quindi ve ne parlo.
Poi magari nei prossimi giorni scrivo un post sulle mie intenzioni di voto, ma magari no.
Sicuramente scriverò un post su Fringe e sul suo avermi privato di qual si volgia tempo libero.

THX to: Voi Siete Qui.

TicketOne.it is the new Merda

Come abitudine, io i biglietti in prevendita da TicketOne.it non li ho mai presi. Un po’ perchè per gli eventi a cui solitamente partecipo pagare la prevendita è abbastanza inutile, trovando sempre o quasi disponibilità sul posto, un po’ perchè proprio come filosofia trovo TicketOne.it una roba contro cui schierarsi a priori e senza necessità di reali motivazioni. E’ tuttavia capitato che mi ritrovassi per le mani due voucher da 25 euro l’uno proprio da utilizzare sul portale in questione e così ho dovuto farmi forza, infrangere quasi tutti i miei preconcetti morali ed etici, e acquistare sul sito.
Tutto questo ha portato ad un’unica conseguenza positiva: ora posso continuare a parlare male di TicketOne.it, ma posso farlo con cognizione di causa. Da lì, la decisione di estendere a tutti una mia analisi in merito.
Andiamo con ordine, per punti.

1 – Decido di regalare due biglietti per un evento all’Arcimboldi ai miei genitori, per Natale. In questo caso il modo più semplice e veloce per procurarmeli è proprio TicketOne.it e quindi decido di interfacciarmi con il loro sistema e provare ad utilizzare questi fantastici voucher.

2- Vado sul sito e procedo a selezionare l’evento e i posti. Mi accorgo che parte un conto alla rovescia di tot minuti, una quindicina, entro cui dovrò per forza di cose completare tutta la procedura di acquisto. La cosa mette un po’ di ansia e di pressione e non ne capisco minimamente l’utilità, ma non è una particolare tragedia.

3- Arrivato al momento di effettuare il pagamento, il primo scoglio. Non è possibile inserire più di un voucher per ogni acquisto. Se volessi usare due voucher, dovrei comprare i due biglietti separatamente, pagando due volte le spese di spedizione. Questa cosa è abbastanza un’inculata, oltre a non essere prassi su moltissimi altri siti di acquisti online. Amazon, ad esempio, ti fa inserire tutti i voucher che vuoi in un singolo acquisto. E ci mancherebbe pure, essendo un voucher a tutti gli effetti denaro. La cosa assurda è che non puoi usare più voucher nemmeno se acquisti più biglietti per lo stesso evento e, probabilmente (non ho provato), nemmeno se acquisti più biglietti per più eventi, ma in un unico ordine.

4- Pensando ingenuamente di sbagliare qualcosa io, sospendo l’acquisto e decido di contattare il servizio clienti on-line per avere spiegazioni in merito. Visto il conto alla rovescia, chiudo proprio tutto e non se ne parli più fino ad ottenuto chiarimento. La risposta mi arriva dopo 2 giorni lavorativi e dice solo: “Non si possono cumulare voucher all’interno dello stesso ordine”. Beh, grazie.

5- A questo punto decido di usare un solo voucher per l’acquisto del regalo dei miei genitori. Scopro però un concerto che mi interessa ad una settimana di distanza. Prezzo 20 euro in cassa, poco meno di 25 con prevendita. Vabbè, pur di non averci più a che fare, decido di fare questi due ordini, smaltire i buoni e buttare via soldi in prevendita per un concerto che sicuramente non sarebbe andato sold out. Torno sul sito TicketOne.it, avvio il procedimento, parte il timer, inserisco i dati e procedo all’inserimento del voucher. Codice Voucher non valido. Bestemmio. Provo un paio di volte, ma niente. Penso quindi che forse l’averlo inserito in quell’ordine mai concluso fatto giorni prima possa aver invalidato il codice. Provo col secondo codice, quello del secondo buono. Nulla. Non va. “Codice non valido”. Essendo Sabato decido di non contattare di nuovo il servizio on-line, ma vado direttamente ad uno sportello a chiedere spiegazioni. Mi dicono che, ovviamente, loro sono solo punto vendita e che non sanno come aiutarmi visto che i voucher, da loro, non li si può usare. Valgono solo on-line. E va bene.

6- Torno a casa e decido di chiamare il servizio clienti a pagamento (1 euro al minuto iva esclusa). Come al solito musichette e menù interattivi a cascata fino a che riesco a parlare con un operatore, a cui riferisco il problema. Risposta: scriva al servizio clienti on-line. What? Sì, loro non sanno come aiutarmi e si fanno pagare un euro al minuto per dirmi di usare il form on-line gratuito. Ormai le bestemmie non si contano più.

7- Ho un’illuminazione. Penso che possa magari essere un problema di browser, così rifaccio tutta l’operazione usando Chrome invece che IE. Sto giro il codice risulta valido e così acquisto i biglietti per i miei (ci torniamo dopo).

8- Decido di usare il secondo voucher per il concerto cui volevo andare, ma ormai siamo a Lunedì ed essendo il live Mercoledì le prevendite sono chiuse. Quindi nisba. Ok, questo non è imputabile a TicketOne.it nello specifico, però se tutto fosse andato via liscio io avrei potuto acquistare senza problemi. Invece no, il voucher mi resta in mano per un futuro evento. Evviva.

9- Dicevo dell’acquisto del regalo dei miei. E’ il 16 dicembre e sul sito TicketOne.it non c’è una previsione di consegna dell’ordine. Nulla. Niente stime, neanche spannometriche. Il niente. Io, spinto da ingenuità cronica, ritengo che 9 giorni per stampare due biglietti e recapitarli via corriere espresso siano sufficienti e così ordino, fiducioso di poter avere il regalo per natale. In quest’ottica, inserisco come luogo di consegna l’ufficio dei miei suoceri, così che il corriere trovi sicuramente qualcuno al momento della consegna. Inoltre seleziono tipo 3 euro di “Confezione Regalo”.

10- Ovviamente nulla arriva per Natale. L’ordine viene preso in carico diversi giorni dopo l’acquisto on-line. Va bene, ok, non garantivano nulla (in realtà proprio non dicevano nulla per potersi orientare) quindi mea culpa. La spedizione parte dopo Natale e il corriere arriva a consegnare. Quando? Il 31-12 alle 16.30. Chiaramente trova chiuso, perchè non dico tutti, ma la maggior parte degli uffici fa mezza giornata il trentuno di Dicembre. Per carità, ancora niente di grave, ma giusto per sottolineare l’ingegno con cui lavorano.

11- Siamo alla conclusione. La consegna avviene i primi giorni di Gennaio ed io ho i miei bei biglietti nella loro fantastica e non proprio economicissima confezione regalo. Vado dai miei e do loro il regalo di natale, scusandomi per il ritardo. Loro aprono la confezione e, come per magia, ecco due bei biglietti con stampato sopra a caratteri cubitali il prezzo.

Ecco, questo è il resoconto dettagliato della mia prima esperienza di interazione con TicketOne.it. La personalissima morale che ho tratto da questa vicenda è che se pure siano meritevoli di disprezzo anche solo per le percentuali assurde di diritti di prevendita che applicano ai biglietti, questo è nulla in confronto alla scarsità del servizio che offrono.
Per queste ragioni, caro il mio bel TicketOne.it, per quanto mi riguarda devi morire male.

Django Unchained

  • Manq 
  • Film

Ieri sera sono andato a vedermi il nuovo film di Quentin Tarantino, che si intitola “Django Unchained” e la cui locandina è qui a fianco.
Sono tutt’ora un po’ dubbioso.
Nel senso, il film è un film grosso così e su questo non ci sono dubbi, però boh, sono uscito dalla sala senza la convinzione di aver visto una cosa irripetibile o sconvolgentemente bella. Convinzione che finito “Inglorious Basterds”, ad esempio, era subito lì scolpita sulla mia faccia inebetita. Il motivo è che forse sono troppo ignorante, cinematograficamente parlando, ma per una volta ho visto un film di Tarantino che mi ha dato l’idea di essere “solo” quello che avevo visto. Non so come spiegarmi.
Faccio il parallelo coi Basterds perchè è il concorrente diretto. Lì ho visto un film sui nazisti che però era un metaforone facile e diretto sull’arte del cinema che salva il mondo dalla violenza. E poi era un film sui nazisti che però era un western travestito, con gli scalpi, gli indiani e via dicendo. Insomma, c’era tutto un sottotesto facile facile da cogliere che però dava uno spessore al film che qui, secondo me, manca un po’.
Questo film è esattamente quello che si vede on screen: un film sulla schiavitù degli afroamericani nell’america del far west. O almeno, a me è arrivato così.
Per cui è facilmente il miglior western che io abbia mai visto, però ti resta quella sensazione di “tutto qui?” quando finisci di vederlo che non s’è mai accompagnata ad un film di Tarantino. Non che io ricordi, quantomeno.
Da lì i piccoli dubbi all’uscita della sala.
Però, chiariamolo bene, a me questo film è piaciuto tanto tanto. Ci sono un tot di attori che mettono lì interpretazioni gigantesche, tutti i principali protagonisti in effetti, con punta massima probabilmente in un Di Caprio fenomenale nei suoi denti grigi e sporchi.
Ecco, sta cosa mi si è incollata in testa e non conterà nulla forse, ma io non potevo ogni volta non notare che Di Caprio in questo film ha i denti marci e come lui tutti gli attori. I denti sporchi sono un tocco di classe, secondo me, in un western dove tutti masticano tabacco e/o fumano tabacco.
Ad essere onesti, dopo una prima visione, forse mancano anche un po’ i dialoghi rispetto ai predecessori, ma dovrei rivederlo per esserne sicuro.
Di contro, la scena del KKK è credo il momento in cui ho riso di più all’interno di un cinema nella mia vita, roba da male ai reni.
Insomma, Django è un film di quasi tre ore che si guarda senza il minimo problema e senza dare neanche l’impressione di essere lungo. Succedono cose, tante, e anche quando i tempi e le atmosfere si fanno un po’ rarefatte (credo per volontà d’omaggio allo spaghetti western, ma è un parere da ignorante il mio) non si ha mai la sensazione di stanca. E poi, di solito, appena dopo arriva sempre una sana sparatoria a tirare in pari tutto. E’ un western e ci sono le sparatorie, questo è fuor di dubbio.
Non sto ad entrare nel merito delle polemiche sulla violenza o sul razismo, perchè boh, mi sembrano davvero cose fuori dal mondo. A meno che la questione sia davvero quante volte si dice “negro” indipendentemente dal contesto in cui lo si dice, che è quello di un film sulla schiavitù, ma non voglio davvero credere si possa discutere di una cosa del genere.
Bon, queste le mie impressioni.
Avrei voglia di rivederlo, magari in lingua originale, per vedere se viene fuori qualcosa di più.
Intanto, ho scritto il mio parere, che prima di rileggere ho il forte dubbio sia venuto fuori sconnesso come poche altre volte.

Epos

[…]
Poi la madre di Benedetta concluse con il suo classico “quei maiali comunisti” e a quel punto la mia lingua fu più svelta del mio buon senso, benché anche il mio istinto di sopravvivenza di certo voleva sapere chi fossero questi pericolosi individui per evitarli, e infatti dalla mia bocca uscì un ingenuo: “Vorrei proprio sapere chi sono, questi odiosi comunisti”.
Calò un lunghissimo istante di gelo.
Benedetta non ebbe nemmeno la forza di tirarmi un calcio sullo stinco da sotto il tavolo, forse perchè questa volta avrebbe desiderato rompermelo, mentre suo padre si sedeva scuotendo il capo.
Invece Enrica Colzani sembrava non aspettasse altro e mi inondò come un fiume in piena.
Così appresi che per la madre di Benedetta comunisti erano tutti i magistrati, quasi tutti i giornalisti, la maggioranza degli insegnanti, tutti i docenti universitari, buona parte degli scrittori, i giornali stranieri e in modo particolare il Financial Times, il presidente degli USA Barack Obama, gli immigrati russi perchè “vengono da un paese da sempre comunista” nonostante gli sforzi del povero Putin, il settimanale Famiglia Cristiana, tutti i teologi, tutti i vescovi, specialmente la Cei, il quotidiano Avvenire, naturalmente i catto-comunisti, quasi tutti i parroci, Gianfranco Fini, la famiglia Agnelli, Lady Diana, Luca Cordero di Montezemolo, gli immigrati, in modo particolare quelli clandestini, i massoni, Emma Marcegaglia che in quel momento pareva ricoprisse il ruolo di Presidente di Confindustria, La7, i presidenti dei seggi alle elezioni, le prostitute tra cui sicuramente Patrizia D’Addario, che non avevo mai sentito nominare, Licio Gelli – sebbene il tizio si fosse sempre pubblicamente dichiarato fascista -, ovviamente i partigiani, gli americani e in generale tutti gli alleati che li appoggiarono durante la seconda guerra mondiale, gli studenti tranne quelli di destra, la Siberia, il Tg3, le formiche, gli Appennini, gli ebrei dei kibbutz, l’Islam, tutti i cantautori italiani, il Giappone (ma forse si trattava di un refuso e probabilmente Enrica Colzani intendeva la Cina), le banche, la Cgil, l’Arcigay e tendenzialmente tutti gli omosessuali, tutti i Presidenti della Repubblica Italiana, e infine il mostro di Lock Ness, quest’ultimo per motivi che, per la verità, mi sembrarono un po’ fumosi.
[…]

Manq’s Awards 2012

Calma gente, non ho certo intenzione di lasciare che il mondo finisca senza che sappiate le mie valutazioni in merito all’anno che sta per concludersi. Si parla di musica, cinema, libri e televisione e come al solito di dice il meglio ed il peggio.
Chiaramente secondo il mio giudizio personale.
Ad ogni categoria corrisponde poi piccola spiega, ma questo ormai dovreste saperlo. Un anno in cui ho visto più film del solito (intesi come usciti nell’anno in corso), ma ho ascoltato meno musica del solito.
Insomma, questo è quanto.
NOTA: tutti i video li sto scegliendo dall’ufficio, ovvero senza audio. Sapevatelo.
Migliori dischi:
Pentimento – Pentimento
The cold harbour – Homebound
Joie de Vivre – We are all better than this
Spiega: Il primo vince perchè è un disco fighissimo pur non essendo mai diventato ufficialmente un disco. Il secondo è un disco HC come ce ne sono mille, ma più bello degli altri novecentonovantanove. Il terzo è “The power of failing” con le trombe. Fa riflettere che la mia top tre in un anno in cui ho ascoltato pochissimo sia composta unicamente da dischi che derivativi è poco. Rimpianto è non aver ascoltato tutto l’esordio dei Bad Ideas perchè i pezzi sentiti mi son piaciuti un sacco, ma il disco intero non sono mai riuscito a sentirlo.
Peggiori dischi:
3° Lostprophets – Weapons
2° The used – Vulnerable
1° Enter shikari – A flash flood of colours
Spiega: vabbè serve? No. E non sto nemmeno a mettere i link che, davvero, è meglio evitare.
Migliori concerti:
Touché Amoré @ Factory (MI)
MxPx All-star + Cancer @ Magnolia (MI)
Derozer @ Nautilus (VA)
Spiega: i primi sono la mia band “rivelazione” dell’anno. Arrivato tardi sui loro dischi, dal vivo sono superlativi. I secondi non li avevo mai visti e per tanti versi son stati un concerto magnifico, anche e soprattutto per l’atmosfera e la band di spalla. I terzi perchè non cantavo così ad un concerto probabilmente dagli anni novanta.
Peggiori concerti:
Converge @ Factory (MI)
Shandon @ Nautilus (VA)
Offspring @ Carroponte (MI)
Spiega: i Converge, dopo i primi venti minuti ad ammirare quanto sono fighi a suonare, mi hanno spaccato il cazzo. Gli Shandon, oggi, non hanno senso. Gli Offspring come gli Shandon, ma con l’aggravante di non essersi sciolti.
Migliori film:
The Avengers
Quella casa nel bosco
Diaz – Don’t clean up this blood
Spiega: The avengers è un film gigantesco dove tutto si picchia e/o esplode. Se andare al cinema ha ancora un senso è per film come questo. Quella casa nel bosco l’ho guardato solo perchè ne ho sentito parlar benissimo in giro e mi son trovato ad ammettere che ciò che avevo letto era vero. Caro Weadon, una doppietta che neanche la Ferrari. Al terzo posto c’è Diaz perchè è un film che va visto. Punto. Per questo toglie il gradino più basso del podio a “End of watch”, che è sempre un film sugli sbirri, ma forse con un’altra prospettiva.
Peggiori film:
Killer Joe
Le belve
J.Edgar
Spiega: Killer Joe, come Quella casa nel bosco, è stato caldamente suggeritomi dal mio amico internet che però, questo giro, secondo me non ci ha preso. Le belve è l’esempio esatto di come si possa fare un film dimmerda partendo da una sceneggiatura fighissima. A sua ulteriore colpa c’è l’averlo fatto credendo di fare un capolavoro. J. Edgar è la più colossale rottura di cazzo vista dal sottoscritto al cinema dai tempi del memorial di 2001: Odissea nello spazio.
Migliri serie TV:
True Blood stagione 5
Homeland stagione 2
Don’t trust the B**** of Apartment 23 stagione 1
Spiega: la prima vince per ampio distacco. La seconda si piazza in alto nonostante il finale. La terza fa riderissimo.
Peggiori serie TV:
Dexter serie 7
The Big Bang Theory serie 5
Californication serie 5
Spiega: la settima di Dexter aveva riportato il livello generale di scrittura su livelli più alti rispetto al passato (soprattutto recente). Restavano i difetti, ma c’era un miglioramento. Il finale, però, merda rara. La quinta di TBBT non faceva ridere. La quinta di Californication non aveva le tette.
Migliori libri:
A tuo rischio e pericolo – Josh Bazell
Tramonto e polvere – Joe R. Lansdale
Un polpo alla gola – Zerocalcare
Spiega: il primo è un libro geniale e pochi cazzi. Il secondo mi ha fatto scoprire un autore che non conoscevo e che mi piacerà approfondire. Il terzo è bello perchè non fa ridere.
Peggiori libri:
Gibuti – Elmore Leonard
Fahrenheit 451 – Ray Bradbury
A dance with dragons – George R.R. Martin
Spiega: il primo è a tratti geniale, ma a tratti pessimo. Sul secondo lo so già cosa state pensando, ovvero che sono un coglione. Io dico solo che l’ho letto, ne comprendo la portata, ma approcciarlo nel 2012 ha comunque un suo peso. E nel 2012 m’ha rotto il cazzo, anche (o forse soprattutto) per come è scritto. Sul terzo non so che dire. A parte “Martin vai a fare in culo”, intendo.
Ecco, direi che ho riassunto tutto.
Il post è stato scritto in parte dopo il pranzo aziendale, imputato della forma quindi è lo sfusaccio della trattoria. Riguardo la sostanza e le scelte, invece, era tutto stato preparato in precedenza.

La fine del mondo

Cari Maya,
due anni fa sono passato dalle vostre parti. Ho visto il calendario, ho visitato le piramidi e mi sono fatto una cultura in merito alle vostre previsioni astrali e al vostro studio del cosmo. So bene quindi che quello che voi altri avete messo in programma per il 21.12.2012 non è affatto la fine del mondo, ma semplicemente la fine di un’era come ce ne sono già state altre nel corso della storia del pianeta. So anche che, razionalmente, pure di fine del mondo si trattasse non avrebbe grande senso prendersela con voi, visto che non ne siete affatto la causa, bensì eventualmente gli ambasciatori. E “ambasciator non porta pena” dice il proverbio.
Però pur convinto che il 21 Dicembre non avverrà nulla di particolarmente eclatante, in questi giorni mi sono trovato a riflettere sull’ipotesi della fine del mondo e dovendo definire un possibile interlocutore, mi siete venuti in mente voi. Vi scrivo quindi questa lettera aperta per spiegarvi i motivi per cui spero il mondo e l’umanità non giungano al capolinea il prossimo Venerdì.
Premessa: il mondo così com’è fa abbastanza schifo.
O meglio, lui di suo resta un posto bellissimo, ma mi pare insindacabile il fatto che noi se ne stia facendo un uso improprio. E’ l’umanità quindi il vero problema e, detto tra noi, io non vedo davvero margine per una possibile redenzione. Non nel prossimo futuro, si intende (Nota: abbiate pietà, il mio concetto di futuro è chiaramente incompatibile col vostro. Io del calendario guardo a malapena il mese seguente, al più i dodici seguenti se è un calendario con le donnine nude, ma certamente non sono uno che ragiona in termini di ere.). Che l’umanità non sia venuta fuori proprio uno splendore, evolutivamente parlando, lo sappiamo quindi entrambi, ma per una volta non è quello di cui voglio discutere. Quello che voglio dirvi, cari Maya, è che nelle pieghe di questa società discutibile c’è ancora margine per vivere e io, insomma, ci terrei a farlo ancora per un po’. Perchè? Ve lo spiego subito.
Innanzi tutto io del mondo che ho a disposizione, ho visto ancora poco. Lo so che ai vostri tempi muoversi non era una cosa facile e che il concetto di turismo forse vi manca proprio come base, però cercate di starmi dietro. Ci sono un sacco di posti un cui ancora mi piacerebbe andare. Per cominciare vorrei tornare dalle vostre parti e, magari, farmi un giro pure nelle terre che furono degli Incas. Mi piacerebbe visitare il Belize, il Costa Rica, il Perù e l’Argentina. Il Brasile, onestamente, non mi ispira tantissimo. Poi vorrei visitare la parte più a nord del vostro continente, facendomi un giro nella west coast degli Stati Uniti e girandomi i vari parchi naturali come anche le città che i conquistadores hanno costruito nei secoli su quello che fu il vostro suolo nativo. Vorrei vedere la Cina, il Giappone, la Nuova Zelanda. Mi piacerebbe attraversare l’Asia con la transiberiana e visitare almeno una volta uno stato dell’Africa centro meridionale. Vorrei andare in Egitto per vedere se le vostre piramidi sono meglio delle loro e magari anche in qualche paese medio orientale una volta che avranno finito di ammazzarsi tra loro senza una ragione plausibile. E poi vorrei spararmi quante più isolette sperdute nell’oceano sia possibile vedere, dalle Hawaii a Bali, passando per la Polinesia, le Isole Vergini e le Maldive. Insomma, di roba ancora da vedere e scoprire ne ho un bel po’, quindi spero di averne modo.
Un’altra cosa per cui spero il mondo non finisca Venerdì è che, prima o poi, mi piacerebbe diventare papà. Eh, lo so, avete ragione pure voi. Mi sembra di sentirvi con quel “Alla tua età noi eravamo già nonni (e saltavamo i fossi per la lunga)”. Però qui è un gran casino. Crescere nell’agio ci ha resi deboli e viviamo le nostre vite nella paura costante del non riuscire a farcela, specie ora che l’agio se ne sta andando via via a quel paese. Ad ogni modo, non è che stia accampando scuse o prendendo tempo, però ecco mi pare di essere arrivato a quel punto in cui si inizia a crederci a questa cosa della paternità. E’ vero, crederci non è che il primo passo, però è quello più importante. Una volta che ci credi puoi metterti nell’ottica e una volta che sei nell’ottica puoi organizzarti in merito. Tutta discesa, poi. Sì, ho detto tutta discesa e non voglio sentire smentite, cari Maya. Mazza che gufi che siete, ce l’avete proprio di indole eh?
Andiamo avanti con le robe serie va. Se il mondo finisse Venerdì, nessuno saprebbe come si concludono le cronache del Ghiaccio e del Fuoco di Martin. Non ci posso pensare, a sta cosa. Anni e anni riversati su pagine e pagine di libri senza sapere il finale. Profondamente ingiusto. Oppure volete dirmi che l’umanità dovrà estinguersi prima di conoscere l’identità della madre dei figli di Ted Mosby? E chi sarà il secondo Mastechef italiano?
Troppe domande, troppe questioni aperte per piantare lì tutto Venerdì. Eccheccazzo, non saprei nemmeno cosa mi regalerebbero a Natale.
No dai, lasciamo che il mondo prosegua la sua corsa con la razza umana a bordo e bene in salute ancora per un po’. Vediamo cosa succede. Che poi se avete ragione voi, e non ne dubito eh, magari la nuova era sarà una figata tale da rendere il mondo e l’uomo due cose di cui essere contenti.
A posto quindi, direi che ci siamo chiariti. Come dite? Se c’è dell’altro? No… non direi… come? Ma no, vabbè… checc’entra… sì, forse un po’, ma… cazzo se siete insistenti… va bene, va bene, lo dico.
Vorrei anche che il mondo non finisse Venerdì perchè, onestamente, morire mi fa una paura fottuta.

NBA All-Star Game 2013

Anche quest’anno, come ogni anno, è giunta l’ora di votare i quintetti dell’ NBA All-Star Game.
Come al solito quindi ho effettuato tutta la procedura on-line e, dopo diversi ballottaggi, sono giunto alle mie dieci pick definitive. Che sono queste.

Prima di procedere con le spiegazioni dettagliate è bene chiarire alcune linee guida usate per la votazione. Per prima cosa, ovviamente, c’è la simpatia personale, ovvero quel sano tifo che permette di andare oltre il reale valore tecnico del giocatore o del suo attuale rendimento. In secondo luogo l’ormai consueta regola di dare al quintetto una parvenza old school, mettendo quindi in campo un solo play, un solo centro e così via. Last but not least, in protesta verso la tendenza ormai spiccata di aggregare stelle all’interno di un’unica franchigia, mi sono imposto di non pescare più di un giocatore per squadra. Andiamo quindi all’analisi dei due quintetti.
OVEST:
In posizione di centro, la prima notevole esclusione. Niente Howard, quest’anno, un po’ per come stanno realmente andando i Lakers e un po’ anche perchè da centro io voglio far giocare Sergione Ibaka. Certo, avrei potuto mettere Ibaka da 4 e tagliare Davis, che ancora non ha fatto vedere un beneamato niente a noi tifosi dei calabroni, però monociglio sta rientrando e necessita di tutto il supporto possibile. Fuori Howard quindi e fuori pure Danilone Gallinari, per la prima volta da che è possibile votarlo, a vantaggio di un Iguodala che a Denver per come la vedo io sta facendo buone cose. Per quanto riguarda il pacchetto guardie, immancabile selezione per CP3 che resta uno dei miei giocatori preferiti della lega nonostante un po’ di alti e bassi in questa prima parte di stagione. Al suo fianco, impossibile da non votare, spunta la barba di James Harden che taglia fuori dai giochi un Kobe mai così meritevole di menzione. E per la pacific side, abbiamo concluso.
EST:
Il mio centro preferito della east side è Lopez e quindi si becca la canotta, non che avesse chissà quali concorrenti. Al suo fianco il genio e la sregolatezza di Josh Smith, un altro dei miei personali pallini quando si parla di NBA. A fare l’ala piccola del quintetto ci mettiamo Melo che, si dica un po’ quel che si vuole, ma al momento fa tanto MVP. In cabina di regia, assolutamente impossibile da non votare nonostante mi spiacesse tagliare Irving, c’è Rondo, l’uomo che ha giocato tutta la stagione unicamente per allungare la sua striscia di partite con +10 assist e ha vanificato tutto con un’espulsione insulsa. Con lui ci metto Monta Ellis anche se quest’anno non ho una minima idea di quanto stia producendo coi Bucks. E’ rimasto fuori talmente tante volte pur dovendoci andare, che il mio voto lo prende anche per quello.
Resta la scelta finale, quella dell’outsider, che nel mio caso è andata a Greivis Vásquez perchè secondo me è un giusto.
That’s it.

Lost in Google & Kubrick

Oggi ero a casa con la febbre e quindi ho diviso la mia giornata tra dormire e guardare serie TV.
Niente da dichiarare riguardo la prima parte, mentre sulla seconda qualcosa da dire ce l’ho.
Navigando in rete ho scoperto questa miniserie di cinque episodi chiamata Lost in Google e me la sono vista tutta.
E’ gran bella.
La si può vedere qui.
Mi spiace solo non averla scoperta in tempo per partecipare attivamente alla cosa, ma anche da semplice spettatore mi sono divertito moltissimo. E’ una serie in crescendo, nel senso che non è velocissima ad ingranare, ma quando poi prende diventa sublime. Straconsigliata.
Da li poi sono arrivato ad una seconda serie, di cui attualmente sono disponibili solo tre episodi. Si chiama “Kubrick – Una storia porno” e la si trova qui. Anche qui ho riso molto e la speranza è che ne vengano fuori altri episodi.
Insomma, grazie al web, oggi la giornata m’è passata.