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Manq

Diario dall’isolamento: day 12

La situazione in casa ha una sua quadra. Non è normalità la parola da usare, ma è qualcosa che ci va vicino.
Da un paio di giorni non guardo i numeri dell’epidemia. Sento le reazioni di chi mi sta intorno, ne parlo, ma è come se il pericolo fosse distante. È un meccanismo psicologico, ma per una volta non è illusorio. Finché sto in casa e non vedo nessuno, nulla può succedere. As simple as that.

Sta sera ci siamo fatti i panini del lurido home version. Paola ha fatto il pane, io ho stufato i peperoni e preparato le cipolle NY (quelle che a NY mettono sugli hot dog). Un modo per celebrare la festa del papà.
Queata mattina i bimbi mi hanno fatto trovare due disegni, come regalo. Quello di Olly era un tenerissimo pasticcio, me lo ha dato insieme ad un bacione gigante. Giorgio prima mi ha recitato una filastrocca arrivata probabilmente nel gruppo whatsapp delle maestre dell’asilo, poi mi ha dato un disegno che boh, dai, che cazzo vuoi dirgli? Ho faticato a tenere il cuore tra le costole e le lacrime nei dotti.
Si fa una fatica bestia, ma ci si vuole un gran bene.

Il pezzo di oggi è per tirarvi un po’ su il morale. Spero sia utile.

Diario dall’isolamento: day 11

22:32. Ho finito ora di lavorare.
Non è per forza una cosa negativa eh, impegna tempo che altrimenti passerei facendo cose che mi ricordano di essere in isolamento. Perchè intendiamoci, i film o le serie che vuoi davvero vedere, i giochi che vuoi davvero fare, prima o poi finiscono e lasciano il posto ai ripieghi. E i ripieghi, purtroppo, non sempre riescono a smarcarsi dal loro essere ripieghi.
Il lavoro invece è sempre lui: quando fai tardi per finirlo tiri seicento madonne, ma almeno stai con la testa in un posto pseudo normale. Boh, non so, per me ha senso.

Oggi ho chiacchierato online di cose interessanti, che riassumo qui per punti:
1) La situazione contingente ha portato alla ribalta una nutrita schiera di persone che auspicano l’espropriazione dei brevetti farmaceutici e medicali. I motivi per cui l’idea non mi convince li ho spiegati in una serie di tweet e non ho voglia di ripeterli qui. Nessuno è ancora venuto a dirmi che mi sbaglio, se capita vi aggiorno.
2) Arriverà un vaccino, prima di lui arriverà una terapia efficace per trattare la sintomatologia grave. In ogni caso, farmaci realizzati grazie alla sperimentazione animale. Una delle più comuni (e offensive) obbiezioni che ricevo quando mi capita di chiedere a qualche nazi-animalista: “Scusa, ma sai che tutti i farmaci sono testati su animali?” è: “Certo, infatti io non prendo farmaci!”. Perfetto. Visto che da sani è facile, mi auguro questa gente stia già firmando autocertificazioni per escludersi volontariamente da qual si voglia trattamento ci tolga dalla merda. Sarebbe un bel gesto, per liberare spazio a chi ne ha bisogno, ma anche per favorire la selezione naturale.
3) I dati diramati dalla protezione civile oggi sono brutti, ma non bisogna commettere l’errore di pensare siano frutto di quanto stiamo facendo. C’è un delta di tempo, diciamo 14 giorni, tra quel che facciamo e gli effetti misurabili dell’epidemia (ovvero nuovi infetti e decessi). I dati di oggi sono frutto di come ci siamo comportati 14 giorni fa. Come ci comportiamo oggi dovrebbe, speriamo, farci leggere dati molto migliori tra quattordici giorni.
Tenere duro, stare calmi e stare a casa, volendola riassumere.

Anche oggi il pezzo lo rubo dalla mia bolla social, che non ho avuto tempo di pensarci io. Su twitter questa mattina un mio contatto ha postato il video del concerto a porte chiuse che i Dropkick Murphys hanno registrato per San Patrizio. Qui sotto vi metto direttamente il link al minuto in cui vi viene la pelle d’oca di marmo.

Diario dall’isolamento: day 10

Ah, la doppia cifra, quante sodisfazioni.
E’ incredibile, ma sta diventando complicato scrivere un diario giornaliero del mio periodo di isolamento familiare senza tornare sempre sugli stessi concetti. Non ci crederete, ma la vita qui è piuttosto ripetitiva.

Altra cosa che forse vi risulterà difficile da credere è che sia io che Paola siamo ultra carichi di lavoro. Lei si occupa di sperimentazione clinica e apparati regolatori, potete immaginare cosa sia la situazione in questo momento nel suo ambito, io invece ho il mio solito lavoro ed in più devo dedicare molto tempo alla formazione/supporto del personale che in questo momento si trova con più tempo a disposizione, come ad esempio la forza vendite.
Questi picchi nella mole di lavoro vanno come sempre inseriti nel contesto dei due figli da gestire. Vi ho detto che Paola ha pensato fosse un buon momento per addestrare Olly alla vita senza pannolino?
Il rendimento al momento è quello del Milan di Gattuso: ottime prestazioni alternate a momenti in cui l’oggetto del tuo amore ti piscia addosso, in questo caso però in senso letterale. Come per il Milan, anche qui l’obbiettivo è la salvezza.

Oggi, come qualche giorno fa, arrivo a fine diario senza avere ancora idea di che pezzo mettere, quindi anche oggi rubo da Facebook (tra l’altro, sempre dalla stessa persona). In questo caso non è tanto la canzone, che è comunque stupenda, ma il suo essersi fusa nel mio immaginario con la sequenza cinematografica più bella mai realizzata.
Il messaggio è quello dei fogli con gli arcobaleni, ma Cristo santo, fa tutto un altro effetto.

Diario dall’isolamento: day 9

Stanotte ho dormito sul divano.
Non è vero, non ho dormito. Olivia ha avuto una nottata complessa e così mi sono spostato, perché tanto in tre non avremmo dormito uguale. Di solito sul divano ci dormo bene. Non mi capita spesso, ma da quando ho i figli è successo in qualche occasione e non mi ha mai causato problemi. Invece sta notte boh, un po’ i pianti e un po’ il sonno agitato mi hanno tenuto grossomodo sveglio.
Una volta soffrivo di insonnia, lo sapevate? Era prima dei figli e del lavoro che faccio oggi. L’insonnia è una merda vera, ma a livello di stanchezza e di fastidio fisico soffro quasi di più le notti dal sonno spezzettato. Non riesco proprio ad ammortizzarle, quelle.
Va beh, il punto è che una notte di merda era la premessa ideale ad una giornata di merda e invece oggi è andata bene.

Alle 18:00 c’è stato ancora il flashmob delle canzoni al balcone e un tizio nella mia via ha messo Volare. Oggi però ho risposto al fuoco, usando la canzone qui sotto.
Magari non è un messaggio positivo, ma almeno ti ricorda di essere vivo.

Diario dall’isolamento: day 8

Oggi molto bene.
Ci voleva una giornata positiva prima di riprendere col lavoro e così è stato. Questa mattina c’era il sole, quindi ho montato i seggiolini sulla bici e sono partito con entrambi i figli. Ho pedalato fino a che le gambe hanno tenuto e non lo dico per retorica, ma proprio perché a pochi km da casa sentivo di non farcela più.
La fortuna di vivere dove vivo io sono le campagne, la possibilità di girare su strade dove non trovi nessuno neanche in periodi standard, figuriamoci oggi.
Mettere un attimo il muso fuori era vitale per tutti e, sembrerà pazzesco, ma ha fatto benissimo anche all’umore dei piccoli che poi hanno tenuto botta tutto il giorno.

Il mio svago però oggi è proseguito anche nel pomeriggio, sia quando sono andato a fare la spesa in un ipermercato realmente deserto (mia l’unica macchina nel parcheggio, una roba da film), sia quando ci siamo ritrovati con gli amici per un aperitivo in chat. Nove famiglie tutte davanti allo schermo per passare insieme un’oretta e, di nuovo, respirare. Su cosa significhino i social in questo momento ha scritto una cosa bella Francesco nella mailing di Bastonate Per Posta, inutile riprendere il concetto peggio di come ha fatto lui.
Se vi va, iscrivetevi alla newsletter.

Oggi sono stato bene, serve un pezzo da stare bene.

Diario dall’isolamento: day 7

Inizio a starci male.
Io non ho mai alzato le mani sui miei figli, perché nessuno le ha mai alzate su di me e perché lo ritengo un metodo educativo sbagliato. Oggi, per la prima volta da quando sono papà, ho avuto la voglia di farlo. Non l’istinto, perché non è qualcosa che mi viene istintiva, altrimenti prima o poi sarebbe capitata. Gli istinti non li puoi controllare sempre. Dico proprio la voglia, il desiderio di spingermi oltre col solo obbiettivo di farli smettere. È stato un lampo, non ci sono state conseguenze: la voglia la controlli e te la fai passare, ma è stato bruttissimo.
Non sono capace di immaginare come si possa amare qualcuno più di quanto ami i miei figli. Forse è possibile, ma sono certo che se fosse per me concepibile, lo farei.
Sapere di essere al limite con loro mi fa stare molto peggio di quanto stia quando arrivo effettivamente a quel limite. Trenta secondi di sfaso, urla e castighi e poi molti minuti di presa male. Un inferno.
Questo perché so benissimo che la situazione è dura per loro più di quanto sia per me. Anche loro non credo vivano bene questa reclusione, ma a differenza degli adulti non hanno né gli strumenti per comprenderla, ne l’autocontrollo per limitarsi.
Quindi di fatto sono più incazzato con me stesso e coi miei limiti di pazienza e di padre, che non con loro e pensare di aver avuto voglia di menarli per questo è davvero duro da digerire.

Oggi abbiamo fatto il pane, grigliato dell’ottima carne e bevuto Chianti Riserva. Se deve essere galera, la vivremo al massimo delle nostre possibilità e vaffanculo.
Abbiamo anche pulito 2/3 di casa e questo mi fa bene. Lo ha fatto mia moglie in realtà e so che starete pensando al patriarcato e a quella vignetta francese di merda intitolata tipo: “Se hai bisogno, chiedi” o qualcosa di simile, ma la realtà è che Paola certe cose vuole farle lei e basta, tanto da non fidarsi di un compulsivo dell’ordine in tema pulizie. Per darvi una misura della situazione: una delle mie più grandi conquiste post matrimonio è la possibilità di fare le valigie. Dopo anni sono riuscito ad ottenere di potermi fare da solo quelle per i miei viaggi di lavoro e, recentemente, mi è concesso fare anche quelle delle vacanze, anche se 9/10 poi trova una scusa per disfarle e rifarle lei. A volte non me lo dice per non farmi incazzare, ma sono compulsivo e le valigie le faccio con una mia logica, quindi la sgamo sempre.
Non ho mai detto di essere l’unico soggetto problematico in famiglia.
Tornando a noi, dicevo che stiamo cercando di viverla meglio possibile ed è vero.
Il fatto che mi sia tornata fuori la dermatite da stress che avevo sotto laurea è indice del fatto che ci stiamo riuscendo il giusto.

Il pezzo di oggi me lo ha suggerito Facebook, o meglio uno dei miei contatti FB. Nella mia testa è associato in modo indelebile alla morte del padre di uno dei miei migliori amici, in un’epoca lontana in cui quel tipo di cosa sembrava non dover succedere mai.
Per me, il miglior pezzo dei Foo Fighters.

Diario dall’isolamento: day 6

Il barometro della mia situazione di isolamento sono i bambini. Se io e Paola stiamo grossomodo trovando la quadra, loro sembrano andare nella direzione opposta.
Ieri hanno iniziato a sfasare un pochino, ma speravo fosse una giornata no. Oggi è andata addirittura peggio e questo è abbastanza da farci preoccupare. Domani e domenica fortunatamente non si lavora e quindi dovremmo quantomeno avere tempo da dedicare al 100% a loro. Dovrebbe aiutarci, anche solo per il fatto di poterne prendere uno a testa.
Se i bambini sono nervosi, noi diventiamo nervosi ed è un casino.

Qui è dove vi racconto una cosa di me di cui non sono propriamente fiero: tendo ad essere compulsivo. Non a livelli patologici, ma abbastanza da provare disagio fisico se, ad esempio, c’è casino in giro.
Normalmente la sera torno a casa e dopo aver giocato coi bambini, prima che vadano a letto, riordino tutto. Non è un sacrificio, è un piacere.
In questi giorni come potete immaginare la casa è un disastro. È evidente non abbia senso correre dietro a due bambini di 4 e 2 anni per riordinare costantemente, sono lucido, ma non poterlo fare e vivere in questo caos mi disturba. Stesso discorso vale per una casa in cui viviamo in quattro costantemente e che nessuno ha tempo di pulire.
Prendi questo disagio, sommaci quello che prova Paola per altri motivi (ognuno ha i suoi), mettici il lavoro che in questa situazione non è proprio facile da gestire e condisci tutto con due bambini che fanno i matti. Ad una certa si sbotta.
Ci sono tonnellate di situazioni più dure della nostra, ne parlavamo proprio oggi su twitter. Ne sono conscio e mi dispiace per chi ci vive dentro. Solo é difficile mettere le cose in prospettiva, quando si vive un disagio. Magari vale solo per me eh.

Oggi è stata una giornata dura, quindi vi beccate i Darkest Hour.

Diario dall’isolamento: day 5

Ho pulito il box.
Non ne avrò riprova per anni, credo, ma dovessi ipotizzare è probabilmente una cosa che in altre circostanze non avrei mai fatto.
Non intendo riordinare eh, in quello sono abbastanza maniacale sempre, ma proprio svuotare l’ambiente, pulire il pavimento con la scopa e poi rimettere tutto dentro. Ci ho messo un’oretta, finito il lavoro.
Inizio seriamente ad apprezzare il tempo che recupero non dovendo andare a lavorare in auto, come inizio ad apprezzare il poter fare colazione coi miei figli. Sembrano discorsi retorici, ma davvero queste situazioni ti fanno rimettere tante cose in prospettiva.

Sta sera parte una nuova edizione della #400tv ed è un altra delle cose positive legate a questa situazione (che tra qualche anno porterà qualche idiota a dire: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone”). I 400 calci oggi sono una cosa diversa da quando ci ai sparava insieme i film commentandoli su twitter. Non per forza peggiore, dopo un breve periodo di transizione/sbando si sono ripresi alla grande e oggi escono con libri e fanno eventi live molto spesso, eppure per me hanno perso un po’ quel senso di community che avevano ai tempi. Se vogliamo è paradossale, visto che allora non conoscevo nessuno di loro fuori da internet mentre oggi a tantissimi nickname posso associare un volto.
Sta sera ci guardiamo TOP GUN, bestemmiando per il probabile rinvio del secondo non più imminente capitolo.

Per oggi nient’altro da segnalare quindi chiudo col pezzo di oggi, che mentre scrivo non ho ancora idea di quale sarà.


Diario dall’isolamento: day 4

Oggi il diario mi tocca scriverlo davvero tardi. Il motivo è che questa sera con gli amici di D&D abbiamo re-installato Baldur’s Gate 2 per giocarci in multiplayer. Videogame di vent’anni fa, ultra noto a tutti, ma è più che altro l’ennesimo modo per sentirci capaci se non di superare l’ostacolo (non ancora), quantomeno di dimenticarlo per qualche ora. E’ stato divertente.

Il resto della giornata è trascorso abbastanza liscio. Fuori era un’altra bellissima giornata di sole e in giardino abbiamo giocato a bocce, come fossimo in spiaggia. Le call di lavoro dal tavolino IKEA sono sempre una tortura, il caos in casa è ancora padrone, ma forse mi spaventa meno di ieri l’idea di doverli ritrovare domani.
Oltre a sentire i nonni in videochiamata tutte le sere, abbiamo iniziato a registrare dei piccoli video per amici e parenti. Un saluto, giusto per alleviare il distacco e, di nuovo, dimenticare l’isolamento. L’idea di dover sostenere una situazione del genere nell’era pre-internet mi sembra impensabile. Se davvero è la nostra guerra, ci siamo arrivati con il miglior armamento possibile.

La canzone di oggi l’ho scelta nel pomeriggio, ora spengo tutto e sistemo la cucina che c’è ancora tutto in giro e domani tocca ricominciare.

Diario dall’isolamento: day 3

Il terzo giorno è un po’ presto per parlare di routine, ma non di adattamento. Ci stiamo adattando. I meccanismi si sono fatti un pelino più fluidi e le dinamiche meno caotiche, ma sempre di delirio si parla.
Al momento il mio problema più grande è che a casa mangio troppo. Avanti così mi ritroverò a ridosso delle vacanze (ahahaha, le vacanze, che ridere) con un botto di chili da smaltire e visto che l’idea è andare negli Stati Uniti (ahahaha, gli Stati Uniti, mi fai davvero scompisciare…) potrebbe rivelarsi una combo terribile.
Urge mettersi un freno fin da ora.
A proposito di Stati Uniti, prima dell’estate dovrei andarci anche per lavoro. Tutte le volte che ci sono andato durante la stagione NBA, per vari motivi, non sono mai riuscito a vedere una partita live. Quest’anno avrei avuto l’opportunità di essere a Milwaukee durante le finali di conference e se davvero riuscirò a partire, probabilmente fermeranno la lega. Se esiste un destino, me lo immagino sbattere la testa al muro bestemmiante: “Cosa cazzo devo fare ancora per fargli capire che l’NBA dal vivo non è cosa per lui?”

Avere un pezzettino di giardino, per quanto piccolo, è una bella valvola di sfogo. Abbiamo giocato a palla, fatto merenda sul prato, imparato le basi di 1,2,3 Stella. Poi, verso sera, approfittando di non dover passare un’ora e passa in macchina per rientrare da Milano ho tagliato il prato e acceso il bbq. Se il tempo fuori è clemente, tutto sommato le cose girano.

Terzo giorno, terza canzone. Bellina anche questa dai.